Sardegna…tracce del passato
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m e lunga 1500 m che partendo dalla porta nord conduce a Birgi, sulla terraferma, dove furono<br />
individuate <strong>del</strong>le tombe puniche. Recentemente gli scavi nella zona hanno individuato anche <strong>del</strong>le<br />
tombe cosiddette fenicie con una percentuale inversa di defunti: a Mozia 1 su 3 è greca, a Birgi 1<br />
su 3 è fenicia, quindi si è ipotizzato che Birgi sia la necropoli di un centro ancora da identificare<br />
ubicato sulla costa. Sulla base di alcuni ritrovamenti recenti si è ipotizzato che la necropoli punica<br />
di Mozia si trovi diffusa sulla spiaggia, all’esterno <strong>del</strong>le fortificazioni, in una serie di tombe ad<br />
inumazione (a cassone e a sarcofago) vicino alla porta nord. A ridosso <strong>del</strong>le fortificazioni sono<br />
state individuate dalla Ciasca anche <strong>del</strong>le tombe ellenistiche ad incinerazione. Sappiamo che<br />
questo rito risente <strong>del</strong>l’influenza greca perché il fenomeno si riafferma nel IV e nel III a.C., e nelle<br />
tombe molti materiali sono greci. In base a questa interpretazione si è escluso che la strada che<br />
collega l’isola a Birgi servisse ai moziesi per raggiungere i defunti.<br />
Il santuario di Mozia si trova a Cappidazzu (cappellaccio, forse nome <strong>del</strong>lo spaventapasseri per i<br />
vigneti) e ha una lunga vita, fino al periodo bizantino. La parte arcaica è costituita da tracce di<br />
fondamenta e fosse profonde circa 30 cm con resti di sacrifici animali bovini e ovini. La seconda<br />
fase (VII a.C.) vede la costruzione di muretti e la presenza di un pozzetto. Durante la fase punica<br />
venne impiantato un edificio monumentale che aveva in opera <strong>del</strong>le gole egizie. Il monumento<br />
venne smontato in età ellenistica per costruire un edificio a tre navate.<br />
La parte settentrionale <strong>del</strong>la città è importante per la fiorente attività artigianale, soprattutto per la<br />
produzione di manufatti in ceramica. Nell’area addossata alle fortificazioni ci sono forni ceramici<br />
ben conservati e vasche per la preparazione e la tintura di pelli e tessuti. I forni sono di fase<br />
punica: sono di forma circolare, non ad omega, ma persiste ancora il muretto che non è stato<br />
sostituito dal pilastro centrale. La suola in argilla che ingloba i mattoni piano-convessi è ben<br />
visibile, così come il vano di combustione e il vano di attizzaggio.<br />
Un’altra area artigianale è denominata “zona K”. Ha restituito sia una fase arcaica di lavorazione,<br />
con un pozzo per l’acqua e un forno ad omega, sia una fase punica con un grande forno circolare<br />
e un muretto con alzato in mattoni crudi che si è conservato perché inglobato nelle fortificazioni.<br />
Nella zona K è stato rinvenuto “il giovane di Mozia”, una statua greca in marmo <strong>del</strong> V a.C. che<br />
rappresenta forse una divinità o un’auriga o un sacerdote. Nella testa, nel petto e nella schiena ci<br />
sono dei fori per attacchi metallici. Forse si tratta di una statua di committenza punica realizzata da<br />
artigiani greci che fu sepolta dai moziesi per preservarla dall’attacco di Dionigi di Siracusa. Oggi è<br />
esposta nel museo di Mozia.<br />
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