Sardegna…tracce del passato

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03.06.2013 Views

Col passare del tempo l’abitato si allarga e va ad occupare le aree delle necropoli arcaiche, che precedentemente erano occupate dal quartiere artigianale. Le necropoli si spostano verso l’esterno e le più recenti sono infatti all’estrema periferia degli abitati. Fig. 72 Cartagine Intorno al V a.C. l’abitato si sviluppa verso sud e arriva fino all’area del tophet; successivamente l’espansione interessa anche le altre direzioni. La città arcaica, ubicata in prossimità della costa, è stata scavata da varie equipe di tedeschi (Rakob, Neemayer) e da una missione olandese con a capo Dauteck. Gli scavi hanno operato in ampie aree andando ad intaccare la stratigrafia in profondità. Per rendere fruibili i vari strati si è pensato di ricostruire i vari periodi andando a ricoprire gli scavi con pietrame di vari colori per evidenziare i vari periodi (ad esempio l’area di Magone). In pratica ogni livello ha pietrisco di diverso colore. Anche a Nora hanno fatto una ricostruzione simile. In tutti gli scavi di Cartagine sotto gli strati bizantini, romani e punici sono venute fuori strutture più antiche: lacerti mediterranei e materiali vari che mostrano già dall’VIII a.C. un commercio intenso con i nuragici e con i greci. L’impianto urbanistico ortogonale è collegabile con l’area sui colli nella quale si trova la Byrsa che in età arcaica era occupata da numerose tombe. La Byrsa nel V a.C. viene raggiunta da un quartiere artigianale, sono visibili infatti tracce di impianti metallurgici con scorie di lavorazione, frammenti di fornace e tuyer. Nel II a.C. la zona è raggiunta dall’urbanizzazione. Secondo le fonti la Byrsa era la sede dell’acropoli. Appiano racconta che i romani nel 146 a.C. conquistarono la città combattendo casa per casa e distruggendo tutto. Considerato che i cartaginesi avevano perso già due guerre contro i romani dobbiamo ritenere che ebbero le capacità per risollevarsi e riorganizzare un’economia fiorente. Dopo l’abbandono degli ultimi cartaginesi avvenuto in seguito alla sconfitta nella III guerra punica, Roma decise di spianare la Byrsa per edificare il nuovo foro della città, proprio per romanizzare l’area. In età Augustea si decise di ristrutturare la città e Cartagine divenne la città più importante 216

dell’Africa. Quando i romani tagliarono la sommità della collina per ampliare l’area della Byrsa, gettarono i detriti a valle, ricoprendo con uno strato alto sette metri che sigillò le strutture puniche, quelle dell’ultima fase dell’urbanizzazione. L’ambiente abitativo è quindi ben conservato. Le strutture puniche più recenti sono state usate solo per circa 50 anni, e oggi possiamo studiare la tipologia dell’edilizia popolare di quell’epoca. Una missione archeologica francese ha scavato la zona e sotto tonnellate di detriti è stato ritrovato il quartiere cartaginese della Byrsa. Secondo Appiano le case erano alte fino a sei piani con alzato in mattoni crudi e soffitti in legno. Le case presentano una pianta caratteristica: si affacciano su una corte centrale interna dalla quale prendono luce, aria e acqua grazie alle cisterne nelle quali confluiva l’acqua piovana che veniva canalizzata. L’ingresso è collegato alla corte attraverso un corridoio. La fronte della casa, quella sulla strada, era occupata da alcuni vani che generalmente erano destinati alle attività economiche, dunque aperti al pubblico o agli animali. Gli ambienti interni al pianterreno erano quelli di vita: cucina e locali per vivere, mentre la notte si andava nei piani alti per dormire. Le case erano costruite su uno zoccolo in pietra grossa e alzato in mattoni crudi cementati con malta di fango. I muri erano intonacati con calce, anche per garantire che l’acqua piovana non si infiltrasse nelle camere. Gli alzati probabilmente erano progressivamente più sottili perché dovevano reggere un peso minore. Le scale mostrano la presenza della zona notte. La copertura del tetto con lastre di pietra a doppio spiovente convogliava l’acqua piovana in canalette che la indirizzavano poi verso la cisterna. Lo smaltimento delle acque reflue avveniva con dei canali che confluivano nella strada dove lo scarico era assicurato da pozzetti. Ogni casa aveva la sua cisterna realizzata con intonaco idraulico e spigoli stondati per una più agevole pulizia. Se vi era un banco roccioso sotto la casa veniva scavato un vano per ottenere la cisterna, altrimenti si scavava il terreno e si costruiva un muretto con blocchetti, a loro volta rivestiti in argilla. Le cisterne erano chiuse con lastre a piattabanda e avevano un pozzetto per attingere l’acqua. L’intonaco con il quale si rivestiva l’interno della cisterna era grigio perché era costituito da malta, inerti e piccoli carboncini per aumentare l’impermeabilizzazione. In alternativa si utilizzava il cocciopisto, materiale utilizzato anche per il tipico pavimento punico. Per ottenerlo si miscelavano degli inerti, calce e frammenti di ceramica che sono quelli che danno il colore rosato. Le strade, ortogonali, erano in terra battuta e per recuperare la pendenza presentano scale, quindi non erano percorse da carri. Le fonti parlano di una Cartagine del II a.C. in forte declino ma i riscontri archeologici, a partire dalle strutture portuali, descrivono una realtà completamente diversa e mostrano una città fiorente. Attorno alla città bassa si sviluppano le necropoli. Le più arcaiche sono quelle di Byrsa, Dermech, Duimès, Santamonica e Odeòn. Come per Tharros, Ibiza e Cagliari, la necropoli è quella che è stata depredata per prima perché proprio in questi luoghi si trovano materiali integri e spesso pregiati. Soprattutto nel corso del 1800 gli scavi avevano ideali differenti da quelli odierni: si cercavano materiali esotici, c’era un gusto antiquario, l’archeologia era una specie di caccia al tesoro. Un personaggio importante a Cartagine era Padre Delacr, un sacerdote che alla fine dell’Ottocento ha scavato centinaia di tombe ma, non essendo archeologo, decontestualizzava i reperti per cui oggi è difficile ricostruire i contesti. Verso la metà del 1800 sulla Byrsa è stata impiantata una 217

Col passare <strong>del</strong> tempo l’abitato si allarga e va ad occupare le aree <strong>del</strong>le necropoli arcaiche, che<br />

precedentemente erano occupate dal quartiere artigianale. Le necropoli si spostano verso l’esterno<br />

e le più recenti sono infatti all’estrema periferia degli abitati.<br />

Fig. 72 Cartagine<br />

Intorno al V a.C. l’abitato si sviluppa verso sud e arriva fino all’area <strong>del</strong> tophet; successivamente<br />

l’espansione interessa anche le altre direzioni. La città arcaica, ubicata in prossimità <strong>del</strong>la costa, è<br />

stata scavata da varie equipe di tedeschi (Rakob, Neemayer) e da una missione olandese con a<br />

capo Dauteck. Gli scavi hanno operato in ampie aree andando ad intaccare la stratigrafia in<br />

profondità. Per rendere fruibili i vari strati si è pensato di ricostruire i vari periodi andando a<br />

ricoprire gli scavi con pietrame di vari colori per evidenziare i vari periodi (ad esempio l’area di<br />

Magone). In pratica ogni livello ha pietrisco di diverso colore. Anche a Nora hanno fatto una<br />

ricostruzione simile.<br />

In tutti gli scavi di Cartagine sotto gli strati bizantini, romani e punici sono venute fuori strutture più<br />

antiche: lacerti mediterranei e materiali vari che mostrano già dall’VIII a.C. un commercio intenso<br />

con i nuragici e con i greci. L’impianto urbanistico ortogonale è collegabile con l’area sui colli nella<br />

quale si trova la Byrsa che in età arcaica era occupata da numerose tombe. La Byrsa nel V a.C.<br />

viene raggiunta da un quartiere artigianale, sono visibili infatti tracce di impianti metallurgici con<br />

scorie di lavorazione, frammenti di fornace e tuyer. Nel II a.C. la zona è raggiunta<br />

dall’urbanizzazione. Secondo le fonti la Byrsa era la sede <strong>del</strong>l’acropoli. Appiano racconta che i<br />

romani nel 146 a.C. conquistarono la città combattendo casa per casa e distruggendo tutto.<br />

Considerato che i cartaginesi avevano perso già due guerre contro i romani dobbiamo ritenere che<br />

ebbero le capacità per risollevarsi e riorganizzare un’economia fiorente.<br />

Dopo l’abbandono degli ultimi cartaginesi avvenuto in seguito alla sconfitta nella III guerra punica,<br />

Roma decise di spianare la Byrsa per edificare il nuovo foro <strong>del</strong>la città, proprio per romanizzare<br />

l’area. In età Augustea si decise di ristrutturare la città e Cartagine divenne la città più importante<br />

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