4 - Gola gioconda
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sped. in A.P. 45% art. 2. comma 20/B legge 662/96 Prato CPO<br />
il piacere<br />
della tavola<br />
in Toscana<br />
in Italia<br />
nel mondo<br />
GOLA<br />
<strong>gioconda</strong><br />
Itinerari<br />
Sicilia<br />
32006 2006<br />
€ 3,50<br />
€ 3,50<br />
edizioni Aida
Editoriale<br />
Il cibo fuori dal cibo: detta così<br />
sembrerebbe solo un gioco di parole. Ma se<br />
proviamo a pensare a quanto sia<br />
influenzabile il nostro gusto e perciò a<br />
quanto conti realmente l’intrinseco del<br />
cibo (se esiste poi davvero) e quanto quindi<br />
qualcosa sia buono per uno e cattivo per un<br />
altro, allora entriamo in un bel ginepraio, dal<br />
quale ci aiuta ad uscire, con qualche elemento<br />
di riflessione in più, l’onniscente Bosticco;<br />
Sandro ovviamente conclude il suo contributo<br />
con tre delle sue degustazioni, che definire<br />
insolite e/o originali è forse riduttivo. E se,<br />
continuando nello sfoglio della nostra rivista, ci<br />
soffermiamo a esaminare, come fa Leonardo<br />
Romanelli, quelli che, pur lavorandoci,<br />
rimangono sempre un po’ fuori dal cibo<br />
(i fotografi, i food sculptor, i televisivi, certi<br />
giornalisti, ecc.), forse capiamo che il cibo non<br />
sempre è da mangiare; spesso è da sezionare,<br />
usare e, che tristezza, guardare con freddo<br />
distacco. E chi invece lo prepara il cibo (il<br />
cuoco, il pasticcere, il trippaio) che fa quando<br />
non cucina? Cosa mangia? Chiara Tacconi ne ha<br />
scovati tre di professionisti che confessano il<br />
loro privato gastronomico. Mentre la nostra<br />
inviata Olivia Chierighini disserta<br />
elegantemente su quello che intorno al cibo, ma<br />
a debita distanza, è nei secoli diventato<br />
un’arte: il galateo. E il nostro racconto, finisce,<br />
ad opera di Antonella Landi, con chi col cibo ci<br />
scherza poco e lo vuole a tal punto che se ne<br />
infischia, per golosità o necessità, degli orari e<br />
delle convenzioni.<br />
1
s o m m a r i o<br />
4 Mens (in)sana…<br />
SANDRO BOSTICCO<br />
11 Il carrozzone<br />
LEONARDO ROMANELLI<br />
17<br />
22<br />
27<br />
Speciale Simply Red?<br />
Gli itinerari di <strong>Gola</strong><br />
Sicilia<br />
Mangiare per vivere,<br />
vivere per mangiare<br />
CHIARA TACCONI<br />
“Non ti ha detto niente<br />
la mamma?”<br />
OLIVIA CHIERIGHINI<br />
Fuori orario<br />
ANTONELLA LANDI<br />
48 Cibo tra le righe
Staseranonesco<br />
51 Early dinner<br />
53 <strong>Gola</strong>... Milano<br />
Gustati per voi<br />
55 Osteria dei nobili santi<br />
56 Locali per un giorno<br />
59<br />
Slow Food Firenze<br />
Campionato di vino<br />
Appuntamenti<br />
61 con il gusto<br />
66 Winelovers<br />
69 <strong>Gola</strong> cocktail<br />
73 Le degustazioni<br />
<strong>Gola</strong> <strong>gioconda</strong><br />
I piaceri della tavola<br />
in Toscana<br />
Trimestrale<br />
www.gola<strong>gioconda</strong>.it<br />
posta@gola<strong>gioconda</strong>.it<br />
Realizzazione editoriale, grafica,<br />
impaginazione, riproduzione<br />
immagini:<br />
edizioni Aida<br />
Via Maragliano 31/A,<br />
50144 Firenze<br />
Tel. 055 321841<br />
Fax 055 3215216<br />
Direttore editoriale<br />
Leonardo Romanelli<br />
Direttore responsabile<br />
Lirio Mangalaviti<br />
Coordinamento redazionale<br />
Chiara Tacconi<br />
In redazione<br />
Max Frascino, Maurizio Izzo,<br />
Daniela Lucioli,<br />
Cristiano Maestrini,<br />
Silvia Vigiani<br />
Hanno collaborato a questo numero<br />
Barbara Gabbrielli,<br />
Sandro Bosticco,<br />
Cinzia Collini, Marco Ghelfi,<br />
Antonella Landi, Luigi Pittalis<br />
Progetto grafico<br />
Lucia Chieffo<br />
Copertina<br />
Chiara Raugei<br />
Disegni originali<br />
Chiara Raugei<br />
Abbonamento annuale<br />
(4 numeri) 12,00 euro da<br />
versare sul c/c postale<br />
n. 25030503, intestato a Aida,<br />
causale del versamento<br />
“abbonamento a 4 numeri di<br />
<strong>Gola</strong> <strong>gioconda</strong>”<br />
Pubblicità:<br />
Aida srl, tel. 055 3218448<br />
Stampa<br />
Nuova Grafica Fiorentina,<br />
Firenze<br />
Aut. del Trib. di Firenze<br />
n. 4843 del 18/12/98
Mens (in)sana…<br />
4<br />
SANDRO BOSTICCO<br />
Attenzione, questo articolo è un polpettone filosofico: difficile da<br />
digerire!<br />
Scusate, ma ogni tanto ci vuole: mettiamo da parte i gusti<br />
personali; sforziamoci di ragionare sul serio e di capire cosa<br />
c’è dietro le nostre scelte gastronomiche. Amaro? Salato? Profumo<br />
di vaniglia e puzzo di uovo marcio? Macché, quello che<br />
ci guida è la mente, certi suoi binari stabili che pilotano i<br />
vagoncini dei nostri sensi. È vero che spesso il cibo condiziona<br />
i pensieri; e non importa pensare subito all’alcol; basta indulgere<br />
con le patate arrosto, aspettare mezz’ora e ammettere che<br />
la nostra percezione della realtà è cambiata. Ancora più spes-<br />
Ovvero come associazioni mentali e stereotipi culturali<br />
influenzano il modo di percepire il “valore” di un cibo
so, tuttavia, succede proprio l’opposto: i nostri “gusti” dipendono<br />
da certe valutazioni psicologihe semi-automatiche, che<br />
gli specialisti della pubblicità sfruttano ad arte. Bastano pochi<br />
concetti-chiave ad evocare il Buono e il Cattivo in cibi e bevande,<br />
prima ancora che entrino in azione le papille gustative. Per<br />
esemplificare, accontentatevi qui dei tre concetti che mi risultano<br />
più immediati, illustrati da tre aggettivi fra i più comuni.<br />
Antico<br />
Vecchio = già conosciuto = sicuro, collaudato. Su questa equivalenza<br />
apparentemente banale si basa una delle valutazioni<br />
più importanti che governano (anche) il gusto del cibo. Del<br />
resto è difficile negargli una valenza darviniana del tipo “se l’ho<br />
già mangiato e sono ancora vivo vuol dire che non era veleno”,<br />
al che il cervello registra un ok e da quel momento quel certo<br />
profumino viene apprezzato. Più sottili associazioni con eventi<br />
e circostanze particolarmente positive si possono sviluppare<br />
nel corso della vita di ciascuno di noi, come incontri romantici<br />
o vittorie della squadra del cuore. Per quanto mi riguarda,<br />
per esempio, un forte effetto evocativo mi fa sempre apprezzare<br />
quella specialità emiliana chiamata Erbazzone, associata a<br />
uno storico concerto romano dei Pink Floyd. Un classico per<br />
tutti è il rimando al vissuto familiare: appena si nomina la<br />
nonna in quanto autrice di piatti della vera o presunta tradizio-<br />
ne viene a tutti l’acquolina in bocca mentre anche gli occhi si<br />
inumidiscono per il pathos, con o senza cipolle. Se il futuro è<br />
sconosciuto e denso di incognite, meglio andare sul sicuro:<br />
ecco il trionfo rassicurante degli Antico Forno, Vecchia Bettola,<br />
Metodo Classico, Stracchino del Nonno, Balsamico sì ma<br />
Tradizionale e via mangiandobevendo. Per quanto riguarda il<br />
vino, basta che pensiate all’idea di Riserva, qualcosa che sfida<br />
il tempo basandosi su un passato dal particolare valore. Nell’area<br />
del Chianti, quando Riserva significava ancora tre anni<br />
di invecchiamento, esisteva addirittura un vino intermedio,<br />
tenuto in botte “solo” due anni, chiamato appunto Chianti<br />
Vecchio. La zona d’altronde si giova della sua fama storica, e<br />
appena possibile saltano fuori rovine longobarde o etrusche<br />
dietro la cantina, quasi fossero capaci di iniettare nel vino più<br />
soavi profumi.<br />
L’alcol, essendo un ottimo conservante, favorisce facilmente<br />
quest’associazione antico = buono. Qui la Francia trionfa, con<br />
il vino dalle “veilles vignes” sbandierate volentieri in etichetta, o<br />
con l’Armagnac Hors d’Age... e persino certi formaggi vantano<br />
una certa età. Ho un paio di amici nella regione del Perigord<br />
sintesi magnum<br />
➤<br />
Champagne<br />
del millennio<br />
La Moët & Chandon,<br />
per celebrare il giro del<br />
millennio, confezionò<br />
una tiratura limitata di<br />
323 magnum (vedete<br />
per questo anche il concetto<br />
di “raro”) di spumante<br />
ottenuto da un<br />
mix di bottiglie di vari<br />
suoi millesimati del secolo<br />
scorso, aperte per<br />
l’occasione. Fu così creato<br />
un blend di undici<br />
annate – 1900 la prima,<br />
1995 l’ultima – che poi<br />
svolse una terza fermentazione<br />
in bottiglia quasi<br />
nel tentativo di vendere<br />
davvero un secolo in forma<br />
liquida, cento anni<br />
forzatamente “zippati”.<br />
5
6<br />
Consorz
che preparano il fois gras in casa, lo inscatolano sempre a livello<br />
casalingo e poi… aspettano, perchè “più è vecchio e più è<br />
buono” – come ha sempre ripetuto la grand-maman. Il record<br />
in questo settore va tuttavia alla Cina con le sue “Uova di<br />
cento anni”, che in barba ai frigoriferi e ai regolamenti delle<br />
Asl riposano pacificamente sotto terra per alcuni decenni prima<br />
di finire in bocca a qualche muso giallo… o al sottoscritto,<br />
come accaduto e descritto in un numero di “<strong>Gola</strong> Gioconda”<br />
del 2001, e che i collezionisti se lo vadano a rileggere! Avrete<br />
notato che l’apprezzamento dell’antico si estende malauguratamente<br />
pure alla moda delle cene d’epoca, da quella “di Caterina<br />
de’Medici” a quella “di Trimalcione”, ma c’è chi si spinge<br />
con fantasia disinvolta fino agli Etruschi e chi si accontenta<br />
della “Sagra del pollo come una volta”.<br />
Raro<br />
L’oro avrà certamente delle pregevoli qualità fisico-chimiche<br />
ed estetiche, ma non è per queste<br />
virtù che vale quello che vale. A un certo<br />
punto l’umanità l’ha preso per misura universale<br />
del valore per via della sua rarità. Raro =<br />
prezioso = buono: e in quest’ultimo termine<br />
rientra a pieno, pienissimo titolo il nostro significato<br />
organolettico. Anche l’altro aggettivo, “eccezionale”,<br />
scritto magari con tre zeta sul cartellino<br />
della frutta al mercato, la dice lunga sull’identificazione<br />
mentale tra qualità positiva e limitata disponibilità della cosa<br />
in questione. Guidati da questo parametro, attribuiamo a certi<br />
alimenti straordinarie qualità che sconfinano nel mitico-religioso,<br />
chiaramente scisse da quelle organolettiche, solo – o quasi –<br />
perché sono rari. Gli psicologi si chiedono se il tartufo, con quel<br />
suo odore tra l’aglio e il gas di città, sarebbe poi così apprezzato<br />
se gli si togliesse il fascino del trifolau che gira nella nebbia col<br />
cane rigorosamente bastardo. Quanto alla pappa reale, altra rarità<br />
che si misura in milligrammi, non è nemmeno un gran che<br />
come sapore, e viene addirittura declassata a placebo da gran<br />
parte dela scienza ufficiale.<br />
Ci sono poi gli abbinamenti, per cui prezioso deve andare con<br />
prezioso. Il caviale è prezioso? Allora dobbiamo sposarlo allo<br />
Champagne, che lo è altrettanto. Il nesso mentale resiste, e<br />
quando vengono servite uova di lompo e prosecco alla festa di<br />
laurea della cugina Matilde tutti vanno in sollucchero.<br />
Alla fine, poi, tutti gli alimenti citati scivolano verso l’afrodisiaco.<br />
La rarità dell’oggetto in questo caso si coniuga perfetta-<br />
➤<br />
➤<br />
7
8<br />
mente alla scarsissima verificabilità della sua virtù, per cui il<br />
mito può resistere all’infinito.<br />
Anche la moda dell’esotico si iscrive in questo filone. Fintantoché<br />
un alimento è poco reperibile perché prodotto in un<br />
paese lontano le sue quotazioni rimangono alte, viene citato<br />
nei racconti di viaggio con nonchalance, in realtà per destare<br />
l’invidia degli amici in ascolto. Quando poi una linea aerea in<br />
più o le piantagioni intensive di qualche multinazionale lo rendono<br />
più comune, perde completamente il suo fascino e anche<br />
il sapore non sembra poi un granché. Un andazzo di questo<br />
tipo investe spesso anche la ristorazione. A Firenze un paio di<br />
ristoranti cinesi, i soli presenti negli anni ’70, occupavano la<br />
fascia alta del mercato, erano roba esotica da gastronomi abbienti.<br />
Negli anni ’90 siamo arrivati all’inflazione del cinese, la<br />
concorrenza ha abbassato i prezzi e nella testa dei fiorentini tutta<br />
la grande tradizione di quel paese si è banalizzata a livello di<br />
pizzeria di terz’ordine. Oggi nei negozi di prodotti orientali<br />
si incontrano solo occhi a mandorla. Ma la qualità<br />
era davvero così diversa? Chi può dirlo?<br />
Altro esempio classico: i veri gastronomi hanno<br />
snobbato presto tutto quanto spacciato per<br />
Lardo di Colonnata, appena diventato sospettosamente<br />
comune. Sarebbe interessante, però,<br />
controllare certe presunte qualità caratteristiche<br />
del prodotto originale a confronto diretto<br />
con quelle delle sue imitazioni. Forte dell’esperienza<br />
della gara del Campionato di Vino di<br />
Fiesole, proporrò a Slow Food di organizzare<br />
un tasting-testing di vari lardi di varie origini e prezzi,<br />
dove i partecipanti assaggino alla cieca e stilino la classifica (da<br />
lanciare, magari, come “Sagra del Colesterolo”).<br />
Difficile<br />
Qui si rischia di sfociare nel sado-maso. Da qualche parte in<br />
un angolo del nostro dna ci dev’essere nascosto l’apprezzamento<br />
istintivo per fatiche e difficoltà. Il difficile assume spesso e<br />
paradossalmente valore positivo. Pensateci bene: prove sportive<br />
estreme lontanissime dalla normale attività fisiologica, severi<br />
esami scolastici basati su argomenti assolutamente inutili,<br />
durissimi addestramenti militari che nulla hanno a che fare<br />
con eventuali occasioni di combattimento sono solo pochi esempi.<br />
Dietro queste attività ci sono addirittura dei professionisti,<br />
come nei casi citati un allenatore, un insegnante o un sergente.<br />
Nel nostro settore gli possono corrispondere un critico gastro-<br />
➤
nomico come uno chef-tiranno. Per aspera ad astra! Perché mai<br />
usare l’impastatrice? La vera sfoglina tira la pasta a forza di<br />
muscoli su un ripiano di marmo! Il frullatore per fare il battuto?<br />
Ma scherziamo! Il vero gourmet taglia le foglie di prezzemolo<br />
ad una ad una con il bisturi. «No, dico: mica avrete<br />
comprato le more al mercato?» – «Scherzi? Le abbiamo prese<br />
sull’Amiata, ho ancora le spine nei polpacci!». Fin qui sulle<br />
riviste, in televisione e nelle chiacchiere di fine settimana, anche<br />
se poi, in pratica, andiamo tutti a comprare le lasagne<br />
precotte in rosticceria e giù col microonde.<br />
La quintessenza del difficile a tutti i costi – con una spruzzatina<br />
di brivido per il rischio – è ben rappresentata dal culto<br />
giapponese del fugu. Potrebbero accontentarsi di eccellenti ed<br />
innocue sogliolette, o godersi in santa pace un sashimi di pesce<br />
spada. Si, questi sono bocconi quotidiani, ma l’eccellenza risiede<br />
nel Fugu Rupribes o nel Fugu Porphireus per dirla col<br />
latino dei naturalisti. Questi pesci-palla abitanti dei mari intorno<br />
all’isola di Honshu sono invece velenosi, e qui sta il bello!<br />
Anni di scuola specializzata formano il molto onorevole Maestro<br />
di Taglio, che deve sbarazzarsi delle parti del pesce contenenti<br />
il principio letale. Difficile, difficilissimo, perché il veleno<br />
si può nascondere nel fegato, nell’intestino, nelle ovarie o<br />
semplicemente nella pelle. Ma alla fine... ah, che gusto! E che<br />
conto al ristorante! Il Maestro è un gran Maestro, e come tale<br />
va pagato; e probabilmente c’è sotto pure un’assicurazione...<br />
Anche le viti, poverine, vengono umanizzate e pertanto stressate:<br />
se producono meno il vino sarà più buono, si ripete,<br />
quindi devono soffrire la competizione idrica e subire potature<br />
multiple. Cento quintali ad ettaro per un buon vino? Troppo,<br />
o meglio “troppo facile”: bisogna lasciar intendere che si<br />
soffre per poter chiedere più euro a bottiglia. E, per noi bevitori,<br />
sapere che si effettuano complicatissime e perigliose vendemmie<br />
in barca su isolette sperdute o in funicolare su rocce<br />
di montagna sembra amplificare il piacere di certi sorsi di<br />
vino. Molto cerebralmente. ➤<br />
9
Degustazioni della mente ➤<br />
10<br />
I punteggi di queste degustazioni presuppongono<br />
un forte convincimento<br />
ideologico...<br />
Raro<br />
Nulla è più raro dei cibi afrodisiaci,<br />
che semplicemente non esisitono.<br />
Love, the drink with Heart<br />
Cordiale a base di zucchero “di canna”,<br />
acqua e aromi naturali prodotto<br />
da Alchemy Cordial Company,<br />
35 Veronica Street – 4157<br />
Capalaba, Queensland, Australia<br />
(www.alchemycordial.com.au).<br />
Diluito in ragione di una parte per dieci di acqua –<br />
come suggerito in etichetta – offre colore rosa pallidissimo,<br />
come di un Primitivo svinato dopo mezz’ora<br />
di contatto colle bucce; agli americani ricorderà<br />
certo lo Zinfandel nella versione blush, confermata<br />
anche in bocca dal residuo zuccherino. L’aroma<br />
riprende il colore e suggerisce la rosa, mentre l’altro<br />
ingrediente vantato in etichetta, il lime, è avvertibile<br />
solo dall’acidità che alla fine rende il tutto gradevole<br />
al gusto medio.<br />
Giudizio: accompagna benissimo la macedonia a base<br />
di Frutto della Passione. Si tratta comunque di un<br />
innocuo, piacevole soft drink. Come poi sia possibile<br />
classificare “soft” un drink che dovrebbe provocare<br />
lo “hard” rimane un mistero. Il suggerimento “shake<br />
me!” sul lato della bottiglia è (volutamente?) ambiguo.<br />
Infine l’indicazione “no preservatives” sull’etichetta<br />
potrebbe creare ulteriori, pericolosi equivoci.<br />
Ottimo per intrugli da ragazzini alla prima, al massimo<br />
seconda cotta.<br />
Difficile<br />
Le ortiche sono un’erba particolarmente difficile<br />
a) da manipolare b) ma soprattutto da trovare!<br />
Frittata alle ortiche<br />
L’originale colore brillante delle foglie giovani si è<br />
perso in cottura, e virando verso uno sbiadito grigetto<br />
dà alle uova un aspetto marmorizzato. La preparazione<br />
si riscatta al profumo (che mai come in que-<br />
sto caso si può definire<br />
“pungente”), offrendo netto<br />
l’aroma tipico di Sauvignon<br />
Blanc. Avete letto sulle<br />
riviste specializzate che<br />
questo vino/vitigno profuma<br />
spesso di ortica, anche<br />
se mi riesce difficile immaginare<br />
i degustatori di vino<br />
così abili nel riconoscere<br />
qualcosa che ben raramente<br />
hanno occasione di avvicinare...<br />
La frittata scade<br />
nuovamente un po’ in bocca,<br />
dove – ma qui dipende<br />
anche dalle dosi – l’ortica offre una consistenza molto<br />
fibrosa del genere “fetta biscottata svedese”, per<br />
chi conoce il genere.<br />
Giudizio (ma più che altro un consiglio): caso mai ci<br />
fossero delle ortiche a disposizione, usatene con parsimonia,<br />
sostenendo magari che state seguendo la<br />
“vera ricetta di nonno Asdrubale”; abbondate invece<br />
in parmigiano, che piacerà proprio a tutti.<br />
Vecchio<br />
È un paradosso, ma il Futurismo appartiene già al passato...<br />
Golfo di Trieste, da “La Cucina Futurista”<br />
di Marinetti e Fillìa, 1932<br />
La mia amica Clara ha preparato il piatto, a base di<br />
ingredienti autarchici inclusa l’allora coloniale vaniglia.<br />
Adesso tocca a me assaggiarlo: dunque l’aspetto<br />
è intrigante, la crema è stata servita a lato del risotto<br />
fumante, con artistico stacco di colore. Il profumo è<br />
quello di buone vongole anche se non rigorosamente<br />
triestine, accompagnato da classico sottofondo di cipolla<br />
e aglio. L’assaggio rimbalza tra il piacevole risotto<br />
e l’altrettanto piacevole crema vaniglia, peccato<br />
che non incastrino per niente fra di loro!<br />
Giudizio: L’autarchico Marinetti si rivolterà nella<br />
tomba, ma mi è venuta in mente certa Nouvelle<br />
cuisine...
Il carrozzone<br />
Vale la pena mangiare, verrebbe da chiedersi, considerando<br />
oggi quanto il cibo diventi un prodotto raccontato, fotografato,<br />
rappresentato, insomma, oggetto spettacolarizzato, fino ad andare<br />
a perdere la funzione principale per la quale esiste? Se già<br />
gli alimenti in quanto tali rappresentano un business di notevoli<br />
proporzioni, a livello mondiale, che dire di chi si è inventato<br />
una professione grazie a tutto quanto ci ruota intorno? Proviamo<br />
a fare una piccola carrellata, non esaustiva ma già caratterizzante,<br />
di “nuovi” lavori del settore.<br />
Home economist e food stylist<br />
Due categorie di lavoratori che procedono di pari passo. Sono<br />
fotografi che si occupano di immortalare il cibo per i motivi più<br />
svariati, come pubblicità dei supermercati, ricette per libri, calendari<br />
gastronomici e tutto quanto possa avere utilità dalle foto-<br />
LEONARDO ROMANELLI<br />
Da chi lo fotografa a chi ne scrive, un viaggio<br />
nel variegato mondo di quelli che con il cibo<br />
fanno di tutto, fuorché mangiarlo<br />
➤<br />
11
➤<br />
grafie, supportati da professionisti che sanno come rendere appetibile<br />
alla vista, anche senza cuocerlo, un pollo crudo, una<br />
fetta di prosciutto, una forma di formaggio. Sono anche bravi<br />
nel riuscire a trovare gli oggetti giusti da abbinare, secondo lo<br />
schema che vuole il fotografo, ad un tavolo apparecchiato: un<br />
pestello per il pesto, il mortaio, il matterello, ma anche la tovaglia<br />
adeguata, il piatto del colore corretto. Una vena artistica<br />
potente è altamente necessaria. Il fotografo cercherà di rendere<br />
vero il falso più macroscopico.<br />
Giudizio. Sono bravi nel rubare i sogni dei golosi, sempre pronti<br />
a credere che il pollo arrosto con patate debba essere come<br />
quello che compare in fotografia, non pensando che è esattamente<br />
il modo di renderlo immangiabile. Leggermente sadici.<br />
Food sculptor<br />
Una categoria di recente istituzione ma che affonda le sue radici<br />
nel passato, quando durante i banchetti del Re Sole, Vatel, il<br />
maître più famoso al suo servizio, faceva preparare delle<br />
sculture in ghiaccio o in burro in tutto paragonabili a<br />
quelle preparate con altre materiali. Sono, questi cuochi,<br />
a tutti gli effetti, degli artisti, che invece di lavorare di<br />
scalpello e marmo impiegano coltelli e frutta o verdura<br />
per creare le loro opere. Zucchine e ravanelli trasformati<br />
in fiori, angurie che diventano animali, la fantasia regna<br />
sovrana nella loro mente. I più specializzati sanno<br />
lavorare anche lo zucchero, con il quale sono capaci di<br />
creare cestini, riproduzione di oggetti di utilizzo quotidiano,<br />
e quant’altro faccia dimenticare il materiale di partenza.<br />
Giudizio. Sotto le mani potrebbero avere qualunque materiale,<br />
il cibo è solo un mezzo. Magari possono scegliere di fare<br />
gli artisti di arte contemporanea ed esporre le loro opere al<br />
MOMA di New York. Indecisi.<br />
Cuochi televisivi<br />
Da distinguere rispetto a quelli “veri” perché spesso le ricette<br />
eseguite non vanno mangiate e sono così dotati di ampia licenza<br />
“poetica” nell’espressione dei tagli e della cottura. Dotati di incredibile<br />
parlantina, riescono ad eseguire più operazioni in contemporanea,<br />
sempre con il sorriso sulle labbra malgrado le scottature<br />
e le abrasioni ricorrenti. In una cucina normale avrebbero<br />
vita breve a causa dell’inquinamento acustico eccessivo e per<br />
l’ostinazione nel servirsi di strumenti che spesso nella professione<br />
quotidiana non vengono usati, sostituiti dalle mani.<br />
Giudizio. Il passo per diventare uomini di spettacolo è breve ed<br />
➤<br />
13
14<br />
➤<br />
è quello che dovrebbero decidere di andare a fare da grandi.<br />
Improbabili.<br />
Insegnanti<br />
Ce ne sono di tutti i gusti e per tutte le categorie, anche perché<br />
un titolo di maestro non si rifiuta a nessuno. Si può insegnare<br />
tutta la storia di quanto viene ingerito, dallo zucchero al caffè,<br />
passando dall’olio al vino, ai cereali, senza dimenticarsi di formaggi<br />
e salumi. Si può insegnare alla scuola alberghiera, oppure<br />
ai corsi organizzati da Comuni e Regione. Non mancano le associazioni<br />
che si occupano di questo, dall’Ais allo Slow Food,<br />
passando per la Fisar, l’Onav ed un altro gruppo nutrito di sigle<br />
che rilasciano diplomi ed affini. Bisogna mantenere una<br />
certa equidistanza dal cibo onde evitare di essere<br />
scambiati per semplici golosi che vogliono trovare<br />
ogni occasione propizia per mangiare.<br />
Giudizio. Quando ci mettono passione ed amore<br />
riescono a portare le folle ad appassionarsi di<br />
prodotti per lungo tempo sconosciuti. Trascinatori.<br />
Giornalisti<br />
Un tempo la parte ludico-alimentare veniva affidata<br />
ai cosiddetti “trombati” dei settori importanti<br />
quale gli esteri, la politica o l’economia, o a quei<br />
pensionati che avevano ancora voglia di bazzicare la redazione<br />
scrivendo qualcosa di innocuo. Oggi si sono trasformati<br />
in un esercito che deve essere equamente suddiviso in categorie.<br />
Guidaioli. Sono quelli che si occupano della compilazione delle<br />
guide, siano esse dei ristoranti e dei vini. Hanno picchi di lavoro<br />
notevoli in alcuni periodi dell’anno, quando sono costretti (si<br />
fa per dire) ad assaggiare un centinaio di vini al giorno, far visita<br />
a due ristoranti quotidianamente, guidare in stato d’ebbrezza<br />
perenne, con tutti i rischi del caso, battere i pezzi sulla tastiera<br />
sperando di scrivere qualcosa di sensato. Una volta pubblicata la<br />
guida, tornano in letargo fino all’anno successivo. Riservati.<br />
Blogger. Di gran lunga la categoria più frequentata in questi<br />
ultimi tempi, vista la penuria di spazi dove scrivere. I più bravi<br />
riescono ad interagire con un bel po’ di pubblico dando luogo a<br />
siparietti divertenti. Il problema maggiore rimane l’autoreferenzialità,<br />
se non si capisce quanti sono i reali utenti con i quali<br />
dialogare. Snob.<br />
Critici enogastronomici. I più fortunati hanno una rubrica fissa<br />
all’interno di settimanali, mensili o, in pochi casi, anche quoti-
diani. La penna fa la differenza, chi è bravo riesce a creare interesse<br />
e quando salta la rubrica sono dolori per i lettori. Chi<br />
crede di svolgere un reale servizio all’umanità si prende molto<br />
sul serio, utilizzando toni apocalittici, seriosi ma, fortunatamente,<br />
suo malgrado, anche comici. Amano essere prime donne e<br />
non esiste proprio una solidarietà di categoria, ma vige la legge<br />
“mors tua, vita mea”! Egocentrici.<br />
Ministeriali. Sono quelli costretti a seguire tutte le manifestazioni<br />
più impensate, convegni, tavole rotonde, seminari sui prodotti<br />
più assurdi. La loro colpa è quella di scrivere per riviste<br />
che fanno dell’agricoltura la loro mission e magari ricevono anche<br />
fondi per promuovere la conoscenza di taluni alimenti introvabili.<br />
Riescono a fare domande sensate, seguire gli interventi<br />
senza far calare la palpebra, rilanciare con proposte vivaci su<br />
quale potrà essere il futuro scenario mondiale del fagiolo coco<br />
nano, tanto per fare un esempio. Ottimisti.<br />
Televisivi/radiofonici. Vanno a braccetto con i cuochi, dei quali<br />
assumono gli stessi pregi e gli stessi difetti. La radio rimane<br />
ancora un mezzo esplorato da pochi: un merito è quello di poter<br />
giocare sulle modulazione della voce per esaltare le qualità di<br />
alimenti che, una volta visti da vicino, possono lasciare alquanto<br />
perplessi, come il sanguinaccio di maiale o la trippa. Pionieri.<br />
Creativi<br />
Una categoria molto in voga nei favolosi anni ‘80 per settori<br />
trainanti quali moda e mezzi di comunicazione, sono usati dall’industria<br />
alimentare per capire le tendenze del gusto attuale,<br />
onde rispondere in maniera adeguata alle esigenze del mercato.<br />
Più che la bontà del prodotto, a loro interessa che abbia una<br />
forma divertente o un colore accattivante. A loro va il merito di<br />
aver inventato i “Sofficini” (che poi sono croccanti), le patatine<br />
ai gusti di pizza, cipolla, peperoncino oppure le carni in scatola<br />
dai formati diversi, o ancora i gadget da abbinare alle diverse<br />
scatole di merendine. Il gusto diventa veramente una variabile<br />
di pochissima importanza, rendendo così vani anni di lezione<br />
alimentare fatte alle scuole elementari. Senza pietà.<br />
15
Mangiare per vivere,<br />
vivere per mangiare<br />
Quando noi mangiamo, loro lavorano. Quel che al nostro<br />
palato sembra straordinario, per loro è lavoro ordinario. C’è<br />
una ristretta minoranza di persone che con il cibo di qualità,<br />
quello che noi assaporiamo ogni tanto, ci lavora quotidianamente:<br />
per tutto il giorno selezionano, inventano, mescolano,<br />
cucinano, assaggiano, perché gli altri possano gustare un cibo<br />
eccellente. Eppure dovranno mangiare anche loro. Ma come fa<br />
uno che da mattina a sera, sei giorni su sette, ha tutti e cinque i<br />
sensi impegnati a lavorare con gli alimenti, come fa a “staccare”<br />
e concedersi un pasto senza avere un briciolo di stanchezza o<br />
assuefazione? Qual è la sua percezione del cibo-relax e del mangiar<br />
bene al di fuori del cibo-mestiere? Lo abbiamo chiesto a tre<br />
professionisti del gusto, che lavorano con materie ad alto tasso<br />
CHIARA TACCONI<br />
Tre professionisti del mangiar bene raccontano<br />
vizi e virtù alimentari fuori dall’orario di lavoro<br />
➤<br />
17
18<br />
Andrea Accordi<br />
Età: 30 anni<br />
Professione: chef del ristorante<br />
Onice, Firenze<br />
Vive con: moglie e figlio<br />
Lavora: sei giorni su sette<br />
dalle 8 a mezzanotte<br />
Un estratto del suo lavoro:<br />
tortelloni con stracotto<br />
d’animelle, tartufo d’Alba<br />
con brodetto di gallo e topinambur<br />
Andrea Accordi<br />
➤<br />
di golosità e di impegno gusto-olfattivo: uno chef che ama la<br />
cucina elaborata; un maestro del cioccolato; un trippaio.<br />
Fuori dal ristorante la “stella”<br />
di Firenze mangia thai<br />
Trent’anni e non li dimostra se non fosse per quella stella Michelin<br />
che ha portato a casa dopo un anno che guidava Onice.<br />
Onice è il ristorante dello stralussuoso albergo fiorentino Villa<br />
La Vedetta, al piazzale Michelangelo; ristorante con piscina e<br />
mega jacuzzi per una ventina di persone, cose così. Il ristorante<br />
è aperto “anche ai residenti”, come si dice in gergo, e ha<br />
sfatato la diceria per cui in Italia negli alberghi si mangia malino.<br />
Andrea lavora sei giorni la settimana, dalla mattina presto<br />
fino a tarda, tardissima sera. «La mia cucina è italiana e internazionale<br />
– racconta – legata ai sapori del territorio ma con un<br />
tocco personale che nasce dalle mie esperienze in giro per il<br />
mondo». Una full immersion quotidiana di cibi, assaggi, pentole,<br />
piatti come tutti gli chef, e ai comuni mortali può sembrare<br />
un lavoro bellissimo ma duro. Cosa mangia un cuoco, e<br />
quando mangia? E qual è il suo rapporto con il cibo nel (poco)<br />
tempo libero che gli resta, cioè a casa e in vacanza? «Il mio<br />
rapporto con il cibo? Impossibile staccare! Durante il giorno<br />
assaggio di continuo le cose che prepariamo, ma cerco comunque<br />
di fare dei pasti, anche se molto<br />
leggeri. E questo modo di alimentarmi<br />
non mi pesa. Non ho mai fatto<br />
una dieta, non sono grasso (è vero<br />
che ha solo trent’anni ma è da sedici<br />
che lavora nelle cucine n.d.r.)<br />
anche se un po’ di pancetta c’è,<br />
sennò che cuoco sarei? Il poco,<br />
pochissimo tempo libero che ho<br />
lo dedico alla mia famiglia, ho<br />
un bambino di cinque anni. A<br />
casa cucina mia moglie che è<br />
thailandese, e quando ci sono è<br />
difficile che decidiamo di passare<br />
una serata insieme andando a mangiare<br />
fuori. Magari posso cucinare anche<br />
io, mio figlio adora gli spaghetti con il pesce che gli preparo,<br />
semplici semplici. Però devo confessare che negli unici<br />
dieci giorni di vacanza che abbiamo fatto, a giro per il nord<br />
Italia, sono andato a cena fuori tutte le sere, è più forte di<br />
me...». Voglia di confrontarsi con i colleghi? Riesci a gustarti i
piatti preparati dagli altri o scatta subito il palato critico dello<br />
chef? «No, mi piace sapere cosa cucinano gli altri per confrontarmi,<br />
ma prima ancora mi piace mangiare bene!».<br />
Fuori dalla fabbrica di cioccolato,<br />
spaghetti cacio e pepe (ma anche nutella!)<br />
Claudio Pistocchi è l’uomo che vive nella fabbrica di cioccolato.<br />
Se non avete assaggiato la tortapistocchi (tutto attaccato<br />
con la erre piccina in alto perché è un marchio registrato) è<br />
inutile ragionare. Può dare effetti di dipendenza come la nutella.<br />
È un disco di cioccolata cosparso di cacao, una mattonella<br />
bassa fatta “solo” con cioccolato fondente lavorato con la panna;<br />
niente zucchero e farina, così non ti stucca e ne mangi di<br />
più, una consistenza burrosa da non credere alle proprie papille.<br />
Ecco, come fa uno che lavora così tutti i giorni, che scioglie<br />
enormi pentoloni di cioccolato e lavora e confeziona ogni giorno<br />
fino a duecento chili di torte, come fa uno così quando<br />
stacca ad andare a cena fuori? O anche, semplicemente, ad<br />
arrivare a casa e mettersi a tavola? Prima di essere un artigiano<br />
del cioccolato, Claudio è da sempre un appassionato del cibo.<br />
A tredici anni già faceva la gavetta nei ristoranti; ha fatto la<br />
scuola alberghiera ed è stato forse il più giovane chef fiorentino<br />
a capo di un ristorante. Fu allora che inventò la torta di<br />
cioccolato. Come spesso succede, una ricetta azzeccatissima<br />
nata da pochi ingredienti, molta qualità delle materie e prime<br />
e moltissimo mestiere. Ed ecco la sua giornata tipo di lavoro.<br />
«La mattina è tutta dedicata alla produzione della torta, e si<br />
comincia con il temperare il cioccolato (che significa fonderlo<br />
portandolo a una determinata temperatura), e vi assicuro che<br />
il profumo si sparge ovunque, anche fuori<br />
dal laboratorio. Io però dopo tanti<br />
anni non lo sento più. Comunque,<br />
se sto lontano dal laboratorio per<br />
un po’ di giorni, appena rientro<br />
sento di nuovo il profumo del cioccolato.<br />
Spesso sono in giro per partecipare<br />
a mostre enogastronomiche,<br />
ed è una fortuna perché significa frequentare<br />
produttori di alto livello e tornare sempre con la saccoccia<br />
piena di prelibatezze alimentari». Nauseato dal cioccolato?<br />
«Niente affatto, se mi invitano gli amici devo portare per forza<br />
la mia torta e ce la mangiamo insieme. Per fare questo mestiere<br />
bisogna esser prima di tutto dei golosi, io amo la cioccolata<br />
e la assaggio ben volentieri anche al di fuori della mia professio-<br />
➤<br />
Claudio Pistocchi<br />
Età: 43 anni<br />
Professione: già chef; inventore<br />
e produttore della torta<br />
al cioccolato conosciuta<br />
come “torta pistocchi”<br />
Vive con: genitori e sorella<br />
Lavora: nell’azienda che gestisce<br />
con la famiglia<br />
Un estratto del suo lavoro:<br />
torta pistocchi di cioccolata<br />
fondente classica, al peperoncino,<br />
alle amarene, agli<br />
agrumi di Sicilia<br />
Claudio Pistocchi<br />
19
20<br />
Consorzio Chianti Colli Senesi<br />
c/o CCIAA Piazza Matteotti, 30 - 53100 Siena<br />
Tel. 0577 202584 - Fax 0577 43186<br />
www.collisenesi.it - collisenesi@virgilio.it
➤<br />
ne... soprattutto quella al latte, anche se sembra un’eresia, e la<br />
Nutella, proprio a cucchiaiate. Poi mi piace provare le torte<br />
degli altri, ma non sono ipercritico, me le gusto ed avendo il<br />
palato “educato” al cioccolato so apprezzare sfumature e differenze».<br />
Il girovita ne risente? «Per forza, ma nonostante la mia<br />
golosità, quando arrivo a casa mi mangio volentieri una cosa<br />
semplice, un piatto di spaghetti cacio e pepe. Se la roba è buona<br />
ne basta poca, non c’è bisogno di abbuffarsi. Io comunque riesco<br />
anche a mangiarne anche tre etti...».<br />
Fuori dal chiosco, panino “slow”<br />
e cene con gli amici<br />
Alle otto già prepara i pentoloni per il brodo, con gli odori messi<br />
a bollire piano piano. Alle nove e un quarto è pronto il primo<br />
panino per chi ama iniziare la giornata con i sapori forti. Poi<br />
verranno anche i piatti più complicati, la trippa alla fiorentina, il<br />
lampredotto rifatto, il bollito con tutti i tagli. Da mezzogiorno<br />
fino alle tre si fa sul serio perché la gente fa la fila al chiosco di<br />
Leonardo Torrini per pranzare. Poi giù il bandone per rimettere<br />
a posto e rigovernare, e un’oretta dopo si ricomincia, con i panini,<br />
le vaschette da asporto ecc. ecc. Il “suo” panino, però, Leonardo<br />
se lo concede solo il sabato. Gli altri giorni non c’è il<br />
tempo, e allora preferisce saltare il pranzo, e da bravo militante<br />
Slow Food sostiene che «anche un panino col lampredotto va<br />
mangiato con la giusta calma, se non ho cinque minuti<br />
di pace preferisco rimandare. E anche il cibo che<br />
cucino tutto il giorno non mi è venuto a noia,<br />
anzi; un pezzetto di bollito a metà mattina me lo<br />
mangio volentieri. Comunque durante la mattinata<br />
vado dall’ortolano qui dietro che mi fornisce<br />
tutti gli odori, e ne approfitto per mangiare<br />
un po’ di frutta, per assaggiare le introvabili pesche<br />
di Londa o altre prelibatezze. La sera a casa<br />
con i bambini cerchiamo di mangiare per bene<br />
anche se il tempo è poco, ma stai sicura che i<br />
sofficini da noi non sono mai entrati». Qualche<br />
momento di noia per il cibo una volta che il chiosco<br />
è finalmente chiuso? «No, affatto, magari cuciniamo<br />
qualcosa di veloce ma meglio una pasta all’olio<br />
(con l’olio dell’Impruneta!) che un quattrosaltinpadella.<br />
Se poi nel fine settimana abbiamo tempo ci piace anche cenare<br />
con gli amici, meglio se in casa perché al ristorante mi<br />
sento troppo “ingessato” e io a tavola voglio anche divertirmi, se<br />
mi va anche tirare le molliche di pane!».<br />
Leonardo Torrini<br />
Età: 43 anni<br />
Professione: trippaio<br />
Vive con: moglie e due figli<br />
Lavora: nel chiosco in Piazza<br />
del Bandino, a Firenze<br />
Un estratto del suo lavoro:<br />
panino col lampredotto<br />
21
“Non ti ha detto niente<br />
la mamma?”<br />
Che cos’è il galateo? È un codice di comportamento legato<br />
ad un luogo ed a una cultura e, come tale, si è modificato –<br />
e si modificherà ancora – enormemente nel corso dei secoli.<br />
Il galateo legato alla tavola, quello che noi conosciamo e mettiamo<br />
in pratica, è la derivazione moderna di un immenso<br />
numero di regole che sono state codificate a partire dal secondo<br />
medioevo, nell’ambito della cucina di corte francese ed italiana,<br />
e che ha trovato definitiva diffusione con la grande cucina<br />
internazionale.<br />
Tra foreste di calici, eserciti di posate, distese<br />
di tovaglioli, le elementari regole del galateo a tavola<br />
22<br />
OLIVIA CHIERIGHINI
Al di là degli aspetti teorici, che coinvolgono più il lavoro di<br />
uno storico che quello di un’attenta padrona di casa, il galateo<br />
della tavola è un bel grattacapo, una materia sulla quale sarebbe<br />
meglio essere edotti fin dall’infanzia, per non dover ancora<br />
chiedersi, ad un’età più consona a domande sul senso della<br />
vita, se si debba apparecchiare posizionando il coltello a destra<br />
o a sinistra del piatto.<br />
Le nozioni generali e le curiosità che seguono, per varietà ed<br />
astruseria, potrebbero essere utilizzate per una partita casalinga<br />
di Trivial Pursuit.<br />
Istruzioni per l’uso<br />
Come si apparecchia? Nelle occasioni formali è bene<br />
prevedere un sottopiatto, che rimane per tutta la<br />
durata del pasto, e sul quale si posiziona un piatto<br />
piano e la fondina. Nel caso di numerose<br />
portate, è bene avere a portata di mano un<br />
carrello o un piano d’appoggio per l’avvicendamento<br />
dei piatti. Le posate: il<br />
coltello alla destra del piatto, con la lama<br />
rivolta verso l’interno, affiancato dal<br />
cucchiaio; sulla sinistra le forchette,<br />
al massimo tre; in alto le posate da<br />
dessert, la forchettina con l’impugnatura<br />
a sinistra, il coltello o il cucchiaio<br />
con l’impugnatura a destra. Altre<br />
posate o posate speciali – come le forchette<br />
a due rebbi per le lumache o le<br />
pinze – possono essere portate in tavola<br />
un attimo prima di servire la pietanza per<br />
la quale sono indicate.<br />
I bicchieri si trovano sopra le posate di destra e non devono<br />
essere più di 4, il più grande per l’acqua a sinistra e gli altri a<br />
scalare. Altri bicchieri possono essere portati in tavola solo se<br />
si rendono necessari, eliminando o sostituendo i superflui.<br />
Sulla sinistra del piatto si può trovare anche la mezzaluna da<br />
insalata o il piattino per il pane.<br />
Dove va messo il tovagliolo? Non al collo, anche se si ha paura di<br />
macchiare la cravatta celeste regalo della fidanzata. Il tovagliolo<br />
si trova alla sinistra del piatto o sopra di esso, e deve essere<br />
sempre posato sulle ginocchia, poi sul tavolo senza ripiegarlo a<br />
fine pasto.<br />
Serve unicamente per forbire la bocca, utilizzando sempre la<br />
parte interna, e non per pulirsi gli occhiali, togliersi il rossetto<br />
➤<br />
23
➤<br />
o giocherellarci durante il pranzo.<br />
Come si dispongono a tavola gli invitati? Il padrone di casa e la<br />
padrona di casa dovrebbero sedersi ai capi opposti della tavola;<br />
alla destra del padrone di casa si siederà la signora di maggior<br />
importanza mentre alla sua sinistra la signora al “secondo<br />
posto” come importanza; la stessa regola vale per gli ospiti di<br />
sesso maschile che affiancano la padrona di casa.<br />
A tavola, l’anzianità merita sempre un posto d’onore.<br />
Da che parte si servono gli ospiti? Le pietanze da sinistra e le<br />
bevande da destra, mentre al momento della sparecchiatura i<br />
piatti si tolgono da sinistra e se ne mettono di puliti da destra.<br />
Chi bisogna servire per primo? Vige la regola della persona più<br />
importante, generalmente la signora più anziana per poi scendere<br />
fino alla più giovane e chiudere con la padrona di casa.<br />
Nei casi di “parimerito”, si va per ordine di importanza, ricordandosi<br />
soprattutto che tutte le signore devono essere servite<br />
prima dei signori.<br />
Prima di accettare un invito, mi posso informare<br />
sul menu? Assolutamente no! Dovrebbe essere<br />
cura della padrona di casa accertarsi che i propri<br />
ospiti non abbiano allergie fatali e concepire un<br />
menu che possa essere di gradimento generale.<br />
Dubbi amletici<br />
Dove sputo i nocciolini delle olive? Tutti i noccioli<br />
della frutta possono essere sputati nella mano<br />
chiusa e riportati con discrezione nel piatto.<br />
È vero che la scarpetta non è reato, se fatta<br />
infilzando il pane con la forchetta?<br />
L’unico frangente in cui ci si può<br />
aiutare con il pane, è quando non<br />
sia stato messo il coltello del pesce<br />
per una pietanza che lo richiede<br />
oppure per mangiare i legumi aiutandosi<br />
a spingerli sulla forchetta.<br />
Il pane deve essere portato in tavola sempre in quantità<br />
sufficiente, eventualmente già tagliato, e portato via<br />
prima del dolce e della frutta. Prima di portarlo alla bocca,<br />
se ne spezza un piccolo pezzo da poter mangiare in un solo<br />
boccone, senza addentarlo.<br />
Burro, paté e formaggi si adagiano su un pezzettino di pane<br />
alla volta, senza spalmarne intere fette. Se non vi piace la mollica,<br />
potete scartarla ma non farci delle palline da cerbottana.<br />
Dove appoggio il coltello sporco? Non sulla tovaglia! Il coltello<br />
➤<br />
25
monsignore docet<br />
26<br />
Non istà<br />
bene<br />
grattarsi<br />
sedendo<br />
a tavola…<br />
Il galateo di Giovanni<br />
della Casa, scritto tra il<br />
1551 e il 1555, è uno<br />
dei più celebri trattati di<br />
precettistica in materia.<br />
Scritto in forma di “dialogo<br />
platonico”, condensa<br />
le esperienze di<br />
vita cortigiana e diplomatica<br />
dell’autore in<br />
qualità di Nunzio apostolico<br />
a Venezia e Segretario<br />
di stato durante<br />
il pontificato di Papa<br />
Paolo III.<br />
andrebbe sempre posato quando non è utilizzato, ma all’interno<br />
del piatto (come del resto la forchetta) e mai sul bordo.<br />
Posso mangiare il pollo con le mani? Solo se sono da solo a casa e<br />
non mi vede nessuno, nemmeno dalla finestra, ma anche in<br />
questo caso si fa tenendo le ossa con una mano sola.<br />
In compenso, si possono mangiare con le mani, o con il loro<br />
ausilio, i crostacei presentati in un piatto di frutti di mare.<br />
Se mi scappa una lumachina sotto il tavolo, posso dire d’essermi<br />
ispirata a Pretty Woman? Se la lumachina scappa, è colpa della<br />
padrona di casa, perché non bisognerebbe mai mettere in imbarazzo<br />
gli ospiti con pietanze o strumenti ai quali non sono<br />
avvezzi; le lumache si possono benissimo cucinare anche senza<br />
guscio.<br />
Se mangio una lisca, che faccio? Se possibile la estraggo con<br />
pollice e indice e la poso sul bordo del piatto, altrimenti scappo<br />
in bagno (ma con nonchalance) per dedicarmi a operazioni<br />
più delicate ed inguardabili. Analogamente, per nessun motivo<br />
devo sognarmi di usare uno stuzzicadenti a tavola.<br />
Posso usare quel pratico aspirabriciole elettrico che mi hanno regalato<br />
con i punti del supermercato? Purtroppo, no. Per rassettare<br />
la tavola prima di servire il dessert, bisogna utilizzare il buon<br />
vecchio metodo che prevede l’utilizzo di palettina e spazzola.<br />
Si servono sempre il formaggio e l’ammazzacaffè, a fine pasto? Il<br />
formaggio precede il dolce solo nella seconda colazione e si<br />
serve una volta sola. L’ammazzacaffè, invece, è importante soprattutto<br />
chiamarlo liquore o superalcolico.<br />
Infine, dopo il caffè, una bella sigaretta…Solo a fine pasto e con<br />
il permesso della padrona di casa! Il fumo a tavola è sempre<br />
sgradito, quindi è impensabile anche andare a nascondersi sul<br />
balcone tra una portata e l’altra.<br />
Ho mangiato e bevuto così bene che adesso mi sento male…Già di<br />
per sé, eccedere è sintomo di una carenza di stile. Dovesse<br />
capitare, però, è meglio eclissarsi per non disturbare gli altri,<br />
senza alludere “all’indisposizione”.<br />
Naturalmente, tutte le piccole regole che abbiamo elencato<br />
valgono in maniera assoluta durante i pranzi formali, ma sono<br />
facilmente allentate durante i pasti familiari o con persone che<br />
hanno la nostra confidenza. Sarebbe meglio ricordare, però,<br />
che buona parte del galateo della tavola riguarda la buona educazione,<br />
oltre che l’etichetta “ufficiale”, e che è molto difficile<br />
applicare in pubblico delle regole alle quali si è poco avvezzi in<br />
privato.<br />
E dunque… non emettete gorgoglii mentre sorbite il brodo,<br />
anche se il nonno lo fa!<br />
➤
Fuori orario<br />
Edoardo ha dodici anni, fa la seconda media, è alto un<br />
metro e trentuno, pesa sessanta chili. Mangerebbe (come dice<br />
mia madre quando veste panni nobiliari) “anche in capo a un<br />
tignoso” e vive le sei ore scolastiche come un’eterna attesa.<br />
L’attesa dell’intervallo. Che nel suo caso coincide con un’erotica<br />
unione tra lui e il panino alla mortazza. Non gli importa di<br />
chiacchiere, corse nei corridoi, scambio di figurine e gara di<br />
tiro alla caccola. Pochi discorsi: Edo vuole mangiare. E poiché<br />
lo fa in razioni esagerate da un esatto dodicennio, Edo (va detto)<br />
è sovrappeso. Da qui, l’epiteto davvero poco esornativo, ma<br />
intellettualmente molto onesto, di CiccioEdo.<br />
Tuttavia per lui la mole non è un problema. Il problema per lui è<br />
l’assenza dell’accoppiata vincente farinaceo-mortazza. O – peggio<br />
ancora – l’attesa struggente del momento della consumazione.<br />
CiccioEdo, in questo, non è per nulla leopardiano, anzi, è<br />
sfacciatamente tardo-oraziano: crede nel consumo subitaneo e<br />
odia l’ideologia nascosta tra i versi del Sabato del villaggio.<br />
➤<br />
ANTONELLA LANDI<br />
Quando il gusto (non) è nell’attesa…<br />
27
28<br />
➤<br />
Egli inizia la sua giornata con l’involontaria inspirazione dell’olezzo<br />
stimolante che proviene dal suo Invicta. La mamma gli<br />
prepara con amore il panino dei suoi sogni quotidiani: lo fa la<br />
mattina presto, prima ancora che CiccioEdo si alzi dal letto.<br />
Sventra la mezza baguette ma lascia intonsa la mollica perché,<br />
senza quella compattezza pesante a far volume, CiccioEdo si<br />
smarrirebbe in un vuoto cosmico intestinale che non gli darebbe<br />
pace. Poi la inzeppa di fette di mortadella. In alternativa,<br />
CiccioEdo accetta anche del salame: va bene il milanese ma va<br />
meglio il toscano, per quei tondi di grasso più consistenti che<br />
gli allietano l’ingordo palato. Indi lo chiude e lo avvolge nel<br />
domopak. Probabilmente non lo avvolge così bene, perché alle<br />
otto e dieci/otto e un quarto, nella classe II sezione A, il profumo<br />
del peccato si diffonde subdolo e silenzioso.<br />
Merenda con Nausicaa<br />
Chi fa confusione semmai è lo stomaco di CiccioEdo, che<br />
prende a gorgogliare, borbottare, argomentare, filosofeggiare<br />
e reclamare nutrimento a modo suo, con modi non sempre<br />
ortodossi. È la seconda ora e siamo in piena lezione di Epica<br />
greca quando CiccioEdo cade vittima dei morsi della fame.<br />
È il canto VI: Ulisse è appena approdato all’isola dei<br />
Feaci, ha incontrato quel ben di dio di Nausicaa<br />
proprio mentre (guarda il caso, a volte) lei era<br />
impegnata in un bucolico pic nic con le ancelle, è<br />
già stato accompagnato dal babbo di lei, il re Alcinoo<br />
e, tutto ripulito e rifocillato, si fa sopraffare<br />
da un’ingestibile logorrea raccontando i dettagli<br />
di dieci anni di viaggio nel corso di una<br />
cena degna dei fasti di Eliogabalo.<br />
L’Odissea è bellissima. Certo: è bellissima se uno<br />
sta a posto coi bisogni fisiologico-alimentari. Se<br />
uno ha fame, taluni passi dell’Odissea sono un inferno<br />
dantesco. Dove va va, Ulisse trova da mangiare: con la<br />
sua flotta si abbandona ad abbuffate invereconde, ospite ora di<br />
maghe seducenti, ora di splendide ninfe. Trova da mangiare anche<br />
nella spelonca del ciclope Polifemo: caciotte stagionate e<br />
litri di latte di pecora, profumo di carni ovine e frutti agresti.<br />
CiccioEdo gestisce con risultati ridicoli l’ora di Epica: mentre<br />
l’insegnante fa le voci e si abbandona alla lettura interpretativa<br />
dei passi migliori, lui consuma un’analoga energia nello svoltare<br />
il panino e spezzarne singoli brandelli a nude mani. Si sbriciola<br />
addosso ma non demorde, suscita la distrazione dei compagni<br />
che sibilano: «Oh, CiccioEdo, un pezzettino anche a
me». Ma lui è cieco, sordo e muto, non vede, non sente, non<br />
parla. Non si volta nemmeno, simula indifferenza, diventa freddo<br />
e distante, sfiora il cinismo. Però ha paura che la docente lo<br />
becchi: per questo si specializza in tattiche teatrali rispolverando<br />
la tecnica del fermo immagine alla “un due tre stella” di<br />
quando era un infante che giocava in cortile. Come il ragionier<br />
Fantozzi che s’abbuffa di polpette nel pieno di un corso<br />
rapido di dimagrimento presso una clinica specializzata e blocca<br />
la mandibola quando il dottore sospetta di lui e lo guarda<br />
improvviso, analogamente il CiccioEdo allenta una quindicina<br />
di dentate al boccone salvo immobilizzarsi nel momento in cui<br />
la professoressa alza gli occhi dal libro per puntarli sul suo<br />
imberbe pubblico discente.<br />
L’insegnante inclemente caccerebbe CiccioEdo dall’aula inviando<br />
alla sua mamma un biglietto di denuncia. L’insegnante comprensiva,<br />
che pur coglie in fallo l’alunno indisciplinato e ribelle,<br />
finge di non aver visto niente: riabbassa lo sguardo e torna<br />
a leggere. In quel mentre, torna anche il ciclope dal pascolo col<br />
suo gregge lanoso. Annusa odore di carne umana con la stessa<br />
predisposizione olfattiva che CiccioEdo possiede nei confronti<br />
degli insaccati suini. Come attualmente in voga tra le giovani<br />
generazioni urbane, anche il monoculare ciclope ama intrattenersi<br />
in aperitivi e stuzzichini: presi per le gambe un paio di<br />
compagni di Odisseo, costui li ingurgita pressoché interi, non<br />
prima di averli battuti in terra tre o quattro volte come si fa coi<br />
rospi per renderli più teneri.<br />
L’ala femminile della classe manifesta conati di vomito, i compagni<br />
maschi sussurrano «che schifo», ma CiccioEdo nulla:<br />
butta giù un altro boccone di panino imbottito.<br />
Cercando di gestire l’orrore che prova e la paura che lo attanaglia,<br />
Ulisse suggerisce a Polifemo di sorbire qualcosa di liquido,<br />
pena una difficile digestione delle proteine in eccesso. Ma<br />
che non sia latte (troppo pesante): qui ci vuole del buon vino.<br />
CiccioEdo conviene con il fatto che Ulisse, in effetti, ha ragione<br />
e, fingendo di cercare qualcosa di importante nello zaino,<br />
➤<br />
29
30<br />
➤<br />
stappa l’Estathè e butta giù una gozzata abbandonandosi gaudioso<br />
ad un simpatico mangia-e-bevi.<br />
Il vino che Ulisse offre all’ingrato ospite è succoso, adamantino,<br />
squisito: chi sostiene fosse un Assyrtiko del Peloponneso,<br />
chi un Moscophilero di Tessaglia, ma in questa sede sottilizzare<br />
è superfluo. Vale invece la pena di far presente che a quel<br />
punto, nelle viscere di CiccioEdo si è formata una voragine<br />
difficilmente colmabile. L’intervallo è ancora una visione lontana<br />
nel tempo e nello spazio, l’insegnante una minaccia concreta<br />
che intimorisce, inibisce, paralizza.<br />
Finché, più della tema, poté il digiuno.<br />
Anche i grandi…<br />
Certo, il discorso si complica quando, un anno,<br />
ti assegnano un incarico presso una scuola serale<br />
e vedi fare le stesse scene a un quarantacinquenne.<br />
Era un Istituto Tecnico per Geometri.<br />
I frequentatori di giorno lavoravano e di sera<br />
sedevano dietro a dimenticati banchi. Dopo<br />
otto, nove, dieci ore di cantiere, cinque, sei ore<br />
di materie lontane nella memoria e difficili da<br />
digerire. Sbadigli doppi a raffica: mezzi a causa<br />
del sonno e mezzi per colpa della fame. La prima ora andava<br />
dalle sette alle otto. Chiaro che alla seconda partiva allegramente<br />
il borbottìo viscerale. Ma l’intervallo non giungeva che<br />
alle nove: tardi, davvero troppo tardi per quei quindici reduci<br />
da un giorno di fatica fisica e mentale. Così Vittorio si portava<br />
avanti, in un aperitivo non previsto dal regolamento d’istituto.<br />
Scordandosi di essere un esemplare umano adulto e maturo,<br />
egli si abbandonava giocoso alla pantomima adolescenziale. Solo<br />
che, a differenza di tanti adolescenti, egli nello zaino non aveva<br />
un semplice panino imbottito pret-a-manger, bensì un banchetto<br />
conviviale d’altri tempi.<br />
Sobbalzai dalla sedia quando per la prima volta gli vidi aprire<br />
l’obsoleto contenitore già usato da mio padre operaio in fabbrica:<br />
sai quelle gamelle soldatesche col coperchio a chiusura<br />
ermetica? Il suo menù era così fantasioso che scadeva nell’offensivo:<br />
melanzane alla parmigiana, pollo in fricassèa, fagioli<br />
rifatti all’uccelletta e stufato alla valdarnese. Se il giorno prima<br />
si era sentito poco bene però, tortellini in brodo di cimalino.<br />
Per bere, una borraccetta di vino.<br />
Finì che, siccome all’epoca avevo quindici anni meno di lui,<br />
dall’imbarazzo che provavo non riuscii mai a dirgli nulla.
Simply Red?<br />
L’osservatorio di <strong>Gola</strong> Gioconda continua<br />
la sua indagine sullo stato dei vini di Toscana.<br />
Ora che la crisi sembra allontanarsi<br />
quale lezione dobbiamo trarre?<br />
Forse la più semplice di tutte: che il legame<br />
con il territorio è indissolubile.<br />
31
32<br />
Signori,<br />
si riparte!<br />
sono un produttore di<br />
Chianti, perciò faccio Super «Io<br />
Chianti e non Super Tuscan!». La<br />
citazione è troppo bella per non<br />
riportarla fedelmente. L’autore è il<br />
Principe Duccio Corsini. La frase è stata<br />
pronunciata in risposta a un visitatore<br />
straniero che domandava se<br />
nell’azienda del Principe si<br />
producessero anche Igt di prestigio.<br />
C’è di che riflettere: abbiamo vissuto<br />
quasi galleggiando con certe<br />
convinzioni che alla luce dei fatti non<br />
hanno retto. Tutti (produttori,<br />
giornalisti, operatori del settore,<br />
consumatori) avevano erroneamente<br />
scambiato il mercato dei vini per un<br />
mercato di gioielli. Grandi vini e grandi<br />
prezzi. La nascita di uno stupidario di<br />
personaggi e frasi fatte, tutte orientate<br />
a una corsa a sancire quale fosse il<br />
miglior vino del momento, il blend più<br />
intrigante, la foresta delle barriques,<br />
eccetera eccetera. Insomma si perdeva<br />
di vista il fatto che il vino nascesse in<br />
vigna e con lavoro ben sudato. Si<br />
preferiva il “vanity fair” delle grandi<br />
serate mondane e dei grandi<br />
sbicchieramenti in cui il vino appariva<br />
in tavola come una modella a una<br />
sfilata di moda. E il pubblico sembrava<br />
come quello che assiste a un concerto<br />
di musica classica in cui qualcuno<br />
capisce, qualcuno non capisce niente,<br />
in molti fanno finta di capirci qualcosa<br />
La ripresa dopo la tempesta,<br />
fra ritorno al tipico<br />
e valorizzazione del territorio<br />
adottando atteggiamenti scolastici e<br />
un po’ plateali. Tutti, in ogni caso, si<br />
sentono in diritto di dire qualcosa di<br />
autorevole. Ecco allora i calici roteare,<br />
fasto di un’epoca che è passata e non<br />
tornerà più: l’epoca del vino glamour.<br />
È finita l’epoca<br />
del vino glamour<br />
Insomma eravamo tutti convinti di<br />
viaggiare all’infinito sopra un grande e<br />
potente motoscafo. Ma poi sono<br />
arrivare nuvole nere di tempesta.<br />
Insomma è sopraggiunta la crisi. E<br />
allora ci siamo accorti che il motoscafo<br />
era una barca normale e che contava<br />
arrivare a un approdo sicuro per poter<br />
poi ripartire.<br />
Le crisi sono tali perché segnano un<br />
punto di passaggio da una condizione<br />
a un’altra. E servono perché insegnano<br />
qualcosa. Cosa ha insegnato questa<br />
crisi? In primo luogo che – fatte le<br />
debite eccezioni – quello del vino non
è un mercato ricco. Il prezzo del vino,<br />
se non si vogliono lasciare piene le<br />
cantine, non può essere<br />
sovradimensionato. D’altra parte tale<br />
prezzo non può neanche essere<br />
sottodimensionato, pena la scomparsa<br />
di tanti piccoli e medi soggetti che<br />
operano bene e con grande<br />
competenza. Occorre una giusta<br />
remunerazione per i produttori, che<br />
consenta giusti ricarichi da parte dei<br />
ristoranti (e qui si aprirebbe un<br />
capitolo molto spinoso che<br />
meriterebbe una riflessione a sé<br />
stante) e che permetta al consumatore<br />
di bere bene senza asciugare il<br />
portafoglio.<br />
In secondo luogo occorrono idee e<br />
personalità. In tempi difficili sono<br />
necessari calma e sangue freddo per<br />
poter tenere ferma la rotta e guardare<br />
appena più in là del proprio naso.<br />
Targettizzazione e segmentazione della<br />
domanda lasciano posto a tutti (o<br />
quasi). Le idee servono a trovare<br />
nuove soluzioni, la personalità serve a<br />
resistere alle sirene o alle cassandre<br />
che di volta in volta suggeriscono<br />
percorsi che si rivelano poi essere<br />
vicoli ciechi.<br />
In terzo luogo comunicazione e<br />
promozione. Si può fare il miglior vino<br />
del mondo ma cosa conta se nessuno<br />
lo sa?<br />
La valorizzazione<br />
del territorio<br />
La risposta alla crisi è in sintesi data<br />
dalla valorizzazione del territorio di<br />
appartenenza. In tempi di<br />
globalizzazione selvaggia e<br />
sconsiderata, l’eccellenza di ciò che<br />
non può essere replicato diventa<br />
valore aggiunto per una fetta di<br />
pubblico consistente che desidera bere<br />
bottiglie non costruite e non<br />
palestrate. Si, perché alla fin fine ciò<br />
che ha salvato il mondo del vino in<br />
questi anni è stata l’enorme curiosità<br />
dei consumatori che hanno continuato<br />
a informarsi e riempire serate e corsi di<br />
degustazione. Si è magari scelto di<br />
bere lo sfuso dei vari vinai che hanno<br />
aperto bottega negli ultimi anni, ma la<br />
bottiglia, dopo aver rallentato fino a<br />
quasi fermarsi, adesso comincia a<br />
riprendere quota. Ci si accorge in<br />
definitiva che alla qualità del vino –<br />
quella vera – è difficile rinunciare e<br />
che oltre vent’anni di sforzi da parte<br />
del mondo del vino per acquistare<br />
dignità culturale non sono passati<br />
invano.<br />
La risposta alla crisi è data dal<br />
territorio, dicevamo. Si può comprare<br />
tutto ma non il sole, la terra, la<br />
bellezza dei nostri paesaggi, la tecnica<br />
dei produttori e dei loro operai che<br />
diventa arte quando ciò che si fa è<br />
unico e non replicabile. In questa<br />
direzione conservare e tramandare<br />
storia, natura e cultura diventa<br />
essenziale, affinché il vino resti “la<br />
parte intellettuale di una cena”.<br />
E allora quale sarà il futuro? Meno<br />
Super Tuscan, più Super Chianti, se<br />
vogliamo usare questa espressione. Ma<br />
anche Super Brunelli, Super Nobili,<br />
Super Carmignano, Super Morellino, e<br />
via dicendo. Elogio del tipico, si<br />
potrebbe dire con uno slogan. La<br />
Toscana è un luogo incantato, una<br />
regione che offre uno straordinario<br />
incrocio di saperi e sapori, intelligenze<br />
33
34<br />
e mestieri, cultura alta e cultura<br />
popolare, attaccamento alle proprie<br />
radici e capacità di sapersi rinnovare,<br />
identità locali e solidarietà verso<br />
l’altro.<br />
Che fine faranno<br />
i Super Tuscan?<br />
E i famosi Super Tuscan? Troveranno<br />
anche loro una via d’uscita. Quello che<br />
non è auspicabile è che diventino il<br />
simbolo di una realtà aziendale,<br />
relegando in secondo piano Doc e<br />
Docg. Quel tempo è passato dopo anni<br />
di inebriante elogio di ciò che non era<br />
autoctono.<br />
L’auspicio è piuttosto che si vada con<br />
convinzione nella direzione opposta,<br />
ossia verso aziende protese a fare bene<br />
nelle Doc e Docg annata e riserva, che<br />
curino bene il sangiovese, che ne<br />
traggano vini di buona beva, senza<br />
tuttavia che risultino semplici e banali.<br />
Questo è il futuro, curiosamente<br />
uguale al passato. Naturalmente<br />
considerando il progresso dei tempi,<br />
perché nessuno pur essendo la stessa<br />
persona ha più lo stesso taglio di<br />
capelli o gli stessi vestiti di trent’anni<br />
fa. Siamo diversi noi, è diverso il<br />
nostro modo di mangiare e bere. Ma<br />
come dice il grande romanziere<br />
portoghese Saramago «le mode sono<br />
fatte per vestire, i modi per capirsi».<br />
Non vogliamo vini alla moda, pertanto.<br />
Ma dai produttori vogliamo un nuovo<br />
modo (cioè più attuale) di fare lo<br />
stesso Chianti, lo stesso Brunello, lo<br />
stesso Nobile.<br />
Ciò che talvolta sembra mancare è la<br />
convinzione degli stessi produttori. In<br />
qualche misura vanno incoraggiati. Gli<br />
anni della crisi hanno amareggiato<br />
molti di loro, i dubbi si sono<br />
moltiplicati, le difficoltà anche. Hanno<br />
resistito perché quello del vignaiolo è<br />
un mestiere a cui non si rinuncia<br />
facilmente. È troppo l’amore e<br />
l’attaccamento a quello che si fa. È<br />
quasi impossibile produrre vino in<br />
maniera distaccata, solo per<br />
guadagnare. Il guadagno è<br />
naturalmente una parte importante,<br />
ma non l’unica. Si fa il mestiere del<br />
vignaiolo anche perché si ama il luogo<br />
dove si è nati o ci è fermati a vivere,<br />
perché si pensa di fare qualcosa che<br />
soddisfa se stessi e gli altri, perché il<br />
fascino di una vigna o di una cantina è<br />
qualcosa di intramontabile.<br />
La crisi sta lentamente passando, in<br />
fondo al tunnel si vede una luce,<br />
finalmente. È vero che niente sarà più<br />
come prima e che pochi potranno<br />
permettersi bottiglie che richiedono un<br />
portafoglio pesante. Ma il bello<br />
comincia ora, perché dopo tanto girare<br />
siamo tornati al punto di partenza.<br />
Contano i veri valori, non quelli<br />
effimeri. Quello che potremmo definire<br />
semplicemente rosso è in realtà un<br />
vino che porta con sé sedimenti non<br />
casuali di natura e storia.
Agricoltori<br />
Chianti<br />
Geografico<br />
Chianti Classico<br />
Riserva<br />
Montegiachi 2003<br />
Docg<br />
Via Mulinaccio 10 Gaiole in Chianti (Si)<br />
Tel. 0577 749489 Fax 0577 749223<br />
info@chiantigeografico.it - www.chiantigeografico.it<br />
Il Chianti Classico Riserva Montegiachi 2003 si distingue per<br />
raffinata eleganza. Rubino luminoso al colore, presenta al<br />
naso sentori fruttati vivi e intensi con mora, ribes e ciliegia in<br />
primo piano. L’attacco in bocca è pieno, con tannini calibrati<br />
e buon equilibrio fra le componenti. Il finale è in crescendo<br />
con restrogusto piacevolmente fruttato.<br />
Chianti<br />
Classico<br />
Riserva<br />
Clemente VII<br />
2003<br />
Docg<br />
Via Grevigiana 34<br />
Mercatale – San Casciano Val di Pesa (Fi)<br />
Tel. 055 821911 Fax 055 8217920<br />
info@castellidelgrevepesa.it - www.castellidelgrevepesa.it<br />
Tipica e innovativa allo stesso tempo questa Riserva 2003.<br />
Tipica perché, organoletticamente, rimanda a un legame<br />
autentico con il territorio d’origine. Innovativa perché risulta<br />
comunque vicino al gusto del consumatore moderno.<br />
Colore rubino e riflessi granata, profumi di viola mammola<br />
e ciliegia, sostenuti da cenni più evoluti di pepe, tabacco,<br />
liquirizia. Intenso e giustamente persistente al gusto,<br />
con tannini eleganti e buona armonia d’insieme.<br />
Tesori enologici di Toscana<br />
Carpineto<br />
Chianti Classico<br />
Riserva 2001<br />
Docg<br />
Loc. Dudda,<br />
Lucolena (Fi)<br />
Tel. 055 8549062<br />
Fax 055 8549001<br />
info@carpineto.com<br />
www.carpineto.com<br />
Ennesima prova convincente dell’azienda Carpineto. La<br />
Riserva si mostra potente e di struttura, eppure con una<br />
straordinaria piacevolezza di gusto. La vista è rubino-granata,<br />
il naso percepisce note evolute di frutta matura,<br />
confettura, cenni di rabarbaro, liquirizia, caffè, foglie di tabacco.<br />
I tannini si fondono bene su un corpo armonico in<br />
cui calore alcolico e freschezza si supportano a vicenda.<br />
Castello<br />
La Leccia<br />
Chianti<br />
Classico<br />
2004 Docg<br />
Loc. La Leccia<br />
Castellina in Chianti (Si),<br />
Tel./Fax 0577 743148<br />
laleccia@chianticlassico.it<br />
Vista tendente al granato, con buona consistenza e archetti<br />
fitti e regolari. L’esame olfattivo rimanda a sentori di<br />
frutta matura a bacca rossa, fiori quali viola e rosa, elementi<br />
più evoluti fra cui chiodi di garofano e liquirizia. In bocca si<br />
mostra vivo ed equilibrato, con tannini ben calibrati e bilanciamento<br />
fra alcol e freschezza. Come si suol dire... un vino<br />
da bistecca.<br />
35
Tesori enologici di Toscana<br />
In questa Riserva di Famiglia si ravvisa tutto lo stile Cecchi,<br />
imperniato su vini rispettosi del territorio. L’esame gustativo<br />
ci pone davanti a un calice con bel punto di colore rubino,<br />
con archetti fitti e regolari. I profumi rimandano a ciliegia, ribes,<br />
frutti di bosco. Quindi note floreali e speziate. Godibilissimo<br />
in fase gustativa con un attacco lineare, equilibrio, tannini setosi<br />
e prolungato finale in cui riemergono ciliegia e mora.<br />
36<br />
Cecchi<br />
Chianti<br />
Classico<br />
Riserva<br />
di Famiglia<br />
Docg 2003<br />
Loc. Casina dei Ponti 56 - Castellina in Chianti (Si)<br />
Tel 0577 54311 - Fax 0577 543150<br />
cecchi@cecchi.net - www.cecchi.net<br />
Fattoria<br />
di Grignano<br />
Chianti Rufina<br />
Riserva 2003<br />
Docg<br />
Via di Grignano 22<br />
Pontassieve (Fi)<br />
Tel. 055 8398490<br />
Fax 055 8395940<br />
info@fattoriadigrignano.com - www.fattoriadigrignano.com<br />
Grignano si conferma come realtà in continua ascesa qualitativa,<br />
secondo un progetto di valorizzazione del terroir che<br />
permette di programmare razionalmente ogni fase dell’attività<br />
in vigna e in cantina. La Riserva 2003 si presenta di una<br />
tonalità rubino-granata, con archetti regolari e fitti. Al naso<br />
emergono note di frutta matura (prugna, ciliegia), confettura,<br />
fiori, nobili spezie (pepe sopratutto). Il gusto è signorile, quasi<br />
intellettuale. Alcol e freschezza si fondono, ma non si annullano.<br />
I tannini, ben calibrati, sostengono l’insieme del vino, ampio<br />
e strutturato. Lungo e convincente il finale.<br />
Cesani<br />
San Gimignano<br />
Rosso<br />
Cellori<br />
2002<br />
Doc<br />
Loc. Pancole - San Gimignano (Si)<br />
Tel./Fax 0577 955084<br />
info@agriturismo-cesani.com<br />
www.agriturismo-cesani.com<br />
Cesani non finisce mai di stupire. Mai un passo falso, mai un<br />
vino che sia “minore” rispetto ad altri. Il Cellori è l’ennesimo<br />
gioiello di famiglia. Rubino impenetrabile alla vista, fa<br />
percepire al naso note di mora, mirtillo, confettura, liquirizia,<br />
spezie nobili. Al gusto risulta assolutamente centrato<br />
fra le componenti, con equilibrio e armonia d’insieme. Non<br />
resta altro che dire: bravi, bene, bis!<br />
Tenuta<br />
Il Poggione<br />
Brunello<br />
di Montalcino<br />
Docg 2001<br />
S. Angelo in Colle<br />
Montalcino (Si)<br />
Tel. 0577 844029<br />
Fax 0577 844165<br />
ilpoggione@tin.it<br />
www.tenutailpoggione.it<br />
Un vero, autentico fuoriclasse. Quello che altrove pare<br />
difficilissimo qui riesce naturale. Sarà perché ogni fase del<br />
lavoro è veramente curata nei minimi dettagli? Crediamo<br />
proprio di sì. Il Brunello ha tonalità cangiante fra il rubino<br />
e il granato. Al naso si percepiscono frutti maturi a bacca<br />
rossa e nera, confettura di prugna, pepe e ancora liquirizia<br />
e tabacco dolce. Al gusto è impattante, ma estremamente<br />
pulito, con una struttura complessiva che affascina<br />
il degustatore.
Una Riserva con vista tendente al granato, con buona<br />
consistenza e archetti fitti e regolari. L’esame olfattivo<br />
rimanda a sentori di frutta matura a bacca rossa, fiori quali<br />
viola e rosa, elementi più evoluti fra cui chiodi di garofano<br />
e liquirizia. In bocca si mostra vivo ed equilibrato, con<br />
tannini ben calibrati e bilanciamento fra alcol e freschezza.<br />
Come si suol dire... un vino da bistecca.<br />
Tesori enologici di Toscana<br />
Villa del Cigliano<br />
Chianti Classico<br />
Riserva 2003<br />
Docg<br />
Via Cigliano 17<br />
San Casciano<br />
Val di Pesa (Fi)<br />
Tel. 055 820033<br />
Fax 055 8290719<br />
fattoriacigliano@libero.it<br />
www.villadelcigliano.it,<br />
www.villadelcigliano.com<br />
Il Pozzo<br />
Chianti<br />
Rufina<br />
Riserva<br />
Docg 2003<br />
Via Argomenna 14-15<br />
Loc. Acone, Pontassieve (Fi)<br />
Tel. 055 8397029 - Fax 055 8399273<br />
bellinicant@bcc.tin.it - www.bellinicantine.it<br />
Davvero convincente la prova di questa Riserva 2003. Il<br />
vino si mostra equilibrato e complesso. Rubino concentrato<br />
è il calice, impenetrabile con archetti fitti e regolari.<br />
Impatto olfattivo eccellente, per intensità e pulizia dei<br />
profumi. Si va dalla mora alla ciliegia nera matura, alla viola,<br />
al mirtillo. Si apre a un mosaico di spezie dolci e terziari<br />
avvolgenti quali cioccolato, liquirizia, tabacco. Gusto equilibrato<br />
con buona armonia complessiva. Parti perfettamente<br />
bilanciate, morbido, tannini setosi ed eleganti. Da<br />
abbinare a ricchi ragù e selvaggina.<br />
Fattoria<br />
Castellina<br />
Daino<br />
Bianco<br />
2004<br />
Igt<br />
Via Palandri 27 - Capraia e Limite<br />
Tel./Fax 0571 57631<br />
info@fattoriacastellina.com - www.fattoriacastellina.com<br />
Azienda che adotta il metodo biodinamico e lo unisce a<br />
una produzione di altissimo livello. Il Daino Bianco, ottenuto<br />
da merlot in purezza, è un vino davvero convincente e<br />
che mostra al contempo struttura e bevibilità. Alla vista si<br />
conferma rubino profondo, quasi impenetrabile. Consistente<br />
è il calice con archetti regolari. Mora, mirtillo, ciliegia<br />
nera sono i profumi che emergono e si fanno apprezzare<br />
per intensità e finezza. Al gusto si rivela ampio e di grande<br />
generosità. Adatto ai grandi eventi conviviali.<br />
37
Tesori enologici di Toscana<br />
Fra le aziende del Chianti Colli Fiorentini Lanciola si pone<br />
come azienda leader. Vini che mostrano personalità, raffinata<br />
eleganza, potenza d’insieme, assoluta capacità di accattivarsi<br />
le simpatie dei wine lovers più esigenti. La Riserva<br />
2003 si presenta rubina cupa. Il naso fa percepire un<br />
bouquet di frutti a bacca rossa e nera e di fiori. Emergono<br />
ciliegia matura, prugna, mora. Quindi spezie nobili e cenni<br />
di liquirizia. Perfetta al gusto per equilibrio e armonia complessiva.<br />
Imperdibile!<br />
Due vere gemme vinicole quelle degustate a Terrabianca. Il<br />
Classico Scassino, dal colore perfettamente rubino, colpisce<br />
per l’eccezionale bagaglio olfattivo: mora, mirtillo, prugna, ma<br />
anche note speziate e balsamiche. Elegante in bocca con una<br />
lunga scia fruttata finale. Il Classico Riserva Croce si presenta<br />
con un rubino concentrato alla vista. Il bagaglio olfattivo si<br />
apre progressivamente con profumi fruttati, floreali e speziati.<br />
Al gusto è giustamente concentrato, con grande personalità,<br />
con grande armonia complessiva fra le componenti. Due<br />
vini magnifici, espressione di un terroir unico.<br />
38<br />
Lanciola<br />
Chianti Colli<br />
Fiorentini<br />
Riserva<br />
Docg 2003<br />
Via Impunetana<br />
per Pozzolatico 210<br />
Impruneta (Fi)<br />
Tel. 055 208324 - Fax 055 208063<br />
info@lanciola.net - www.lanciola.net<br />
Terrabianca<br />
Chianti Classico<br />
Scassino 2003 Docg<br />
e<br />
Chianti Classico Croce<br />
Riserva 2003 Docg<br />
San Fedele a Paterno - Radda in Chianti (Si)<br />
Tel. 0577 54029 - Fax 0577 540214<br />
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Le Torri<br />
Chianti<br />
Colli Fiorentini<br />
Riserva<br />
Docg 2003<br />
propr. Campiglioni S.p.A.<br />
Via San Lorenzo<br />
a Vigliano 31- Marcialla (Fi)<br />
Tel. 055 8076161<br />
Fax 055 8061257<br />
campiglioni@tin.it<br />
www.letorri.net<br />
Anno dopo anno appare sempre più convincente la performance<br />
de Le Torri, azienda ben condotta e molto<br />
attenta alle tradizioni chiantigiane. La Riserva è l’esempio<br />
di un lavoro serio e molto curato. Alla vista si presenta un<br />
calice rubino con unghia granata. Al naso si percepiscono<br />
prugna, ciliegia, frutta sotto spirito, spezie quali pepe nero.<br />
In bocca convince per intensità e persistenza gustativa e<br />
richiama un abbinamento con carni alla brace e grandi<br />
arrosti. Da provare!
L’azienda dei fratelli Fonseca si trova alle porte di Firenze,<br />
sulla via che dalla città conduce verso Rosano. Il Bocciolè si<br />
presenta di un rubino concentrato e impenetrabile. Roteando<br />
si può notare la consistenza del calice, manifestata da<br />
regolarità e fittezza di archetti. L’analisi olfattiva rende conto<br />
di un fruttato intenso in cui emergono la ciliegia e la prugna.<br />
Successivamente si aggiungono note più complesse. Fine ed<br />
equilibrato in bocca, con tannini ancora fitti e buona persistenza<br />
retrogustativa che conferma i profumi fruttati.<br />
Via S. Martino in Cecione 5<br />
Greve in Chianti (Fi)<br />
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Petreto<br />
Bocciolè<br />
Igt<br />
2002<br />
Via di Rosano 196 A<br />
Bagno a Ripoli (Fi)<br />
Tel. 055 6519021<br />
Fax 055 698022<br />
Per gli amanti dei grandi vini Cafaggio costituisce da sempre<br />
una certezza. La Riserva 2003 è suadente, signorile,<br />
elegante. Il calice è rubino profondo e al naso si percepiscono<br />
mora, mirtillo, amarena. Poi cenni floreali e quindi<br />
pepe bianco e una sottile trama di cioccolato. Lunga la<br />
persistenza finale, con un gusto ampio e bilanciato fra le<br />
componenti.<br />
Tesori enologici di Toscana<br />
Villa Cafaggio<br />
Chianti<br />
Classico<br />
Riserva 2003<br />
Docg<br />
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Tel./Fax 055 8361098<br />
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Travignoli<br />
Chianti<br />
Rufina<br />
Riserva<br />
Docg<br />
2003<br />
Tutto ciò che vorreste da un vero vino toscano lo ritrovate<br />
degustando il Chianti Rufina Riserva Travignoli, azienda<br />
storica dell’area rufinese: potenza, eleganza, e ancora armonia<br />
e vellutato equilibrio. La Riserva si presenta di un<br />
rubino concentrato, con unghia virata sul granato.<br />
Il vantaglio olfattivo spazia dalla prugna alla ciliegia matura,<br />
evidenziando note piacevolmente erbacee. L’analisi gustativa<br />
conferma la personalità del vino e fa intravedere quella<br />
longevità che possiedono i grandi Chianti Rufina.<br />
Viticcio<br />
Chianti<br />
Classico<br />
Riserva<br />
Docg<br />
2003<br />
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Tel. 055 854210 - Fax 055 8544866<br />
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www.fattoriaviticcio.com<br />
Grande personalità per la Riserva 2003 che si presenta di<br />
veste profondamente rubina. L’esame olfattivo rivela un<br />
bel mosaico fruttato (mora, ciliegia, mirtillo, fico nero) e<br />
floreale (iris, rosa), seguono sentori vanigliati, tabacco e<br />
liquirizia. In bocca l’attacco è impattante ma non aggressivo,<br />
il vino si mostra equilibrato ed elegante. Buona la<br />
persistenza finale. Come dire? Signori si nasce...<br />
39
Foto © Filippo Mangalaviti<br />
La seduzione<br />
della scoperta<br />
40<br />
Un pianeta<br />
diverso,<br />
dove<br />
sapori e<br />
colori<br />
condiscono<br />
il piacere<br />
del<br />
viaggio:<br />
questa<br />
è la<br />
Sicilia
Èstato detto che la Sicilia punta verso<br />
tre continenti e ne sintetizza le<br />
caratteristiche. Ecco perché un viaggio<br />
nell’isola significa farsi sedurre da una<br />
civiltà a strati, scoprire il difficile equilibrio<br />
che nel corso dei secoli è emerso dal più<br />
straordinario avvicendarsi di razze, invasioni,<br />
dinastie, culture, feudi e civiltà. Tanti<br />
hanno scritto, dopo l’esperienza del viaggio,<br />
il loro reportage, hanno raccontato la<br />
loro idea di Sicilia, hanno lasciato pagine<br />
memorabili su questo paese strano, mezzo<br />
orientale e mezzo africano, bizzarro e<br />
meraviglioso. Rileggerle sarebbe piacevolissimo;<br />
Guy de Maupassant a proposito<br />
dell’Etna scrisse: “Siamo in piedi su un<br />
monte sorprendente, fuori dalle nuvole e<br />
annegato nel cielo, che si stende sulle<br />
nostre teste, sotto i nostri piedi da per<br />
tutto”. Difficile, se non impossibile, aggiungere<br />
altro; come veramente arduo sarebbe<br />
raccontare la Sicilia con parole migliori<br />
di quelle usate dei tanti scrittori nati in questa<br />
terra antica. L’unica alternativa è provare<br />
a tradurre in tentativi di descrizione le<br />
sensazioni vissute, flash emotivi che forse<br />
possono sintetizzare la stranezza o la<br />
varietà della Sicilia, il cambiamento che si<br />
nota da una città all’altra, la diversità dei<br />
paesaggi, dei colori, dei profumi, degli<br />
gli gli itinerari di di gola<br />
umori. Definire i tratti comuni, tentare di<br />
dare un senso all’idea di sicilianità non è<br />
quindi facile. Se fosse obbligatorio individuare<br />
il tratto peculiare dell’essere siciliani,<br />
non sarebbe sbagliato affermare che<br />
è il senso di appartenenza. È la storia comune<br />
e il presente di tutti a segnare tendenze<br />
più o meno uniformi; tutto il resto è<br />
diversità: e un viaggio di pochi giorni non<br />
può che coglierne solo alcune. Il mare e<br />
la montagna, le grandi città e i piccoli centri,<br />
la tranquillità e il caos, la modernità<br />
estrema e il conservarsi della tradizione:<br />
tutto questo è il continente Sicilia, che siamo<br />
sicuri stupisca ancora come secoli<br />
addietro riempì di meraviglia i viaggiatori<br />
d’oltralpe. Emozioni forti, natura ancora<br />
selvaggia, segni non sempre belli dell’umano<br />
operare, testimonianze splendide o rovinose<br />
di grandezze e fulgori passati: il<br />
puzzle si ricompone negli occhi e nella<br />
mente di chi ama questa terra.<br />
41
La cucina<br />
42<br />
Se la conoscenza di un territorio passa<br />
attraverso i sapori dei suoi prodotti e dei<br />
piatti della sua cucina, la Sicilia merita un<br />
soggiorno lungo e meditato, che, attraverso<br />
un articolato itinerario possa portare<br />
alla comprensione di una ricchezza inusitata<br />
di varietà e di qualità gastronomiche.<br />
Non a caso tantissimi sono gli estimatori;<br />
e numerosi sono gli interpreti (cuochi e ristoratori)<br />
di grande livello che ripropongono<br />
quotidianamente gli esempi migliori di<br />
una cucina tra le più antiche; basti pensare<br />
che Trimalcione, celebre cuoco d’epoca romana,<br />
era siciliano; e che la lunga storia di<br />
questa terra da sempre crocevia di popoli<br />
e culture non poteva non lasciare tracce<br />
evidenti anche tra i fornelli, facendo di quella<br />
sicula una delle più ricche espressioni culinarie<br />
d’Italia. Agli ingredienti della cucina<br />
mediterranea – olio, verdure, pasta, pesce,<br />
frutta – in Sicilia si abbinano sapori inediti:<br />
come ad esempio il pesto alla trapanese,<br />
in cui a aglio e basilico si aggiungono pomodori<br />
e mandorle sgusciate, in un mix che<br />
ricorda analoghe salse spagnole di origine<br />
araba. E se sulla costa è il pesce protago-<br />
Suino nero dei Nebrodi<br />
nista della tavola (quello povero è ingrediente<br />
base della favolosa pasta cu ‘i sarde)<br />
nell’entroterra trionfano le verdure, le uova,<br />
le carni e i formaggi, questi ultimi spesso<br />
usati per insaporire e arricchire i piatti come<br />
nel caso dello sformato o pasticcio di rigatoni<br />
al ragù, piselli, pezzetti di pecorino fresco,<br />
la tuma, ricoperto prima di essere infornato<br />
con uova sbattute e caciocavallo<br />
grattugiato; o come nel capretto agglassato,<br />
che dopo essere stato cotto con le patate<br />
viene cosparso di pecorino.<br />
Ma la cucina è espressione anche della<br />
semplicità della strada, dello sfamarsi a<br />
poco prezzo senza la tavola imbandita: arancine,<br />
panelle e pane cu ‘a mieusa ora sono<br />
prelibatezze per palati fini, per secoli sono<br />
stati il cibo di tutti i giorni di chi lavorava<br />
fuori casa e doveva sfamarsi con gioia.<br />
Una menzione particolare spetta ai dolci:<br />
dalle granite (di limone, di caffè, di ogni<br />
tipo di frutta, di mandorla) ai gelati; dalla<br />
frutta marturana (piccole sculture colorate<br />
a base di pasta di mandorle) ai semifreddi;<br />
dalla cassata ai cannoli di ricotta; dai biscotti<br />
(regina, di San Martino) ai buccellati:<br />
è tutto un trionfo di colori e sapori che riassume<br />
secoli di tradizione creativa, anche in<br />
questo caso frutto di sovrapposizioni culturali<br />
anche violente, con spiccati elementi<br />
arabi riscontrabili soprattutto nelle preparazioni<br />
con la ricotta e canditi.
La ricetta<br />
Arancine di riso<br />
Ingredienti per quattro persone: riso 300<br />
g, piselli novelli 150 g, rigaglie di pollo<br />
100 g, polpa di vitello 100 g, burro 70<br />
g, uova intere 3, formaggio grattugiato<br />
q.b., parmigiano grattugiato q.b., cipolla<br />
media grandezza 1, prezzemolo q.b.,<br />
sedano q.b., basilico q.b., zafferano in<br />
polvere q.b., brodo vegetale q.b., salsa<br />
di pomodoro q.b., olio extravergine<br />
d’oliva q.b., olio per friggere q.b., farina<br />
q.b., sale e pepe q.b.<br />
Preparazione: versare in una casseruola<br />
tre cucchiaiate di olio extravergine<br />
d’oliva e 20 g di burro. Porre il<br />
recipiente sul fuoco e farvi rosolare la<br />
cipolla sottilmente affettata. Unire poi le<br />
rigaglie di pollo, pulite e tagliate a piccoli<br />
pezzetti, la carne di vitello ed i piselli<br />
sgranati. Mescolare e dopo qualche<br />
minuto aggiungere un po’ di salsa di<br />
pomodoro diluita in un bicchiere di<br />
brodo caldo e alla quale si sarà aggiunto<br />
un trito di prezzemolo, sedano e basilico.<br />
Salare, pepare e proseguire la cottura<br />
sino a quando la salsa si sarà molto<br />
addensata. Rassodare un uovo. Lessare il<br />
riso molto al dente in mezzo litro di<br />
acqua in ebollizione. Far assorbire tutta<br />
l’acqua e aggiungerne dell’altra sempre<br />
bollente qualora occorresse prolungare<br />
la cottura. Levare il recipiente dal fuoco<br />
gli itinerari di gola<br />
e incorporare al riso 50 g. di burro, un<br />
pizzico di zafferano, tre cucchiaiate<br />
di formaggio grattugiato e un uovo:<br />
mescolare bene e ricavare dall’impasto le<br />
arancine a forma tonda o leggermente<br />
allungate (a “pera”).<br />
Al centro di ognuna formare una cavità<br />
e riempirla con un poco del ragù preparato<br />
e l’uovo sodo tagliuzzato, richiudendola<br />
con del riso. Passare le arancine così<br />
ottenute prima nella farina, poi in un uovo<br />
sbattuto e quindi nel pane grattugiato.<br />
Friggerle in abbondante olio caldo.<br />
Scolarle ed asciugarle sulla carta da pane.<br />
Servirle calde.<br />
43
Il vino<br />
44<br />
Perché il colore di una Malvasia, gli aromi<br />
di un Nero d’Avola, i profumi di un Alcamo<br />
o di uno Zibibbo costituiscono un’esperienza<br />
sensoriale complessa, forse più ricca<br />
di quella provocata dai vini di altre regioni?<br />
Un romantico amante del vino potrebbe<br />
rispondere rinviando ai fenici, ai romani,<br />
agli arabi, ai normanni, agli spagnoli che<br />
hanno fatto e disfatto non solo il potere e<br />
le sue strutture, ma anche il cibo, il vino e<br />
quindi la cultura e la tradizione. Un esperto<br />
più prosaico direbbe invece che in Sicilia la<br />
corsa verso la qualità ha affinato gusti e<br />
indotto più che altrove a sperimentare, a<br />
innovare, a tentare quindi, accanto alla valorizzazione<br />
dell’esistente, strade nuove.<br />
Oggi ci sono venti Doc, tra cui l’Alcamo, il<br />
Cerasuolo di Vittoria, il Contessa Entellina,<br />
l’Etna, il Melfi, Il Monreale, il Moscato-Passito<br />
di Pantelleria, il Santa Margherita di<br />
Belice, lo Sciacca ed altri. Ma l’elemento<br />
che contraddistingue le caratteristiche enologiche<br />
dell’isola è la varietà dei vitigni autoctoni,<br />
su cui, come accennato, molto si è<br />
lavorato negli ultimi anni. Alcuni di questi<br />
vitigni sono rari, coltivati per passione; e<br />
hanno nomi antichi, che sanno di fierezza<br />
e storia: Alzano, Bracau o Grecau, Mannella<br />
Nera, Regina, Rosata, Visaprola, Zu’<br />
Matteo, Inzolfa nera, Racina di Vento, Fiore<br />
d’Arancio, Cornicchiola.<br />
Accanto a questi, che tutt’insieme rappresentano<br />
solo una piccola parte della prodizione<br />
vinicola siciliana, ecco un numero<br />
grande e necessario di Igt, cui spetta il<br />
compito di fare massa, creare audience,<br />
far circolare l’idea del vino buono a buon<br />
prezzo che non tradisce la qualità. E i risultati<br />
non tardano ad arrivare, sorretti da<br />
politiche di promozione e di marketing su<br />
cui gli enti locali molto investono. Nascono<br />
così le strade del vino, gli incentivi al<br />
turismo enogastronomico, i corsi che creano<br />
nuove professionalità nel mondo del<br />
vino; e si sviluppa, in modo sia autonomo<br />
che sostenuto dalle politiche locali,<br />
una nuova classe di imprenditori, spesso<br />
giovani, ancor più spesso donne, che<br />
si aggiunge agli eredi della vecchia aristrocrazia<br />
agraria. Insomma il vino di qualità<br />
nasce dalla buona terra e dal lavoro<br />
di chi la ama.
al cielo dagli alberi<br />
DDifficile dire se la manna di biblica memoria<br />
piovuta dal cielo per salvare gli ebrei<br />
nel deserto sia la stessa che producono i<br />
frassini tra Pollina e Castelbuono, paesi<br />
distesi sui fianchi delle Madonie.<br />
Qui decine di ettari di terreno arso e soleggiato<br />
ospitano questi alberi secolari da<br />
cui si ricava un miracolo, non biblico, ma<br />
della natura: tutte le estati i rami più bassi<br />
di questi alberi vengono incisi con sapienza<br />
da mani esperte, e a livello del<br />
taglio viene legato un filo di cotone che<br />
dal ramo arriva al suolo; nei giorni successivi<br />
si ha uno spettacolo meraviglioso:<br />
migliaia di stalattiti di bianca manna<br />
partono dai rami incisi per arrivare al suolo<br />
seguendo il filo di cotone. La manna<br />
viene poi raccolta e tagliata in cannoli lunghi<br />
cinque centimetri e commercializzata.<br />
È un dolcificante naturale, con proprietà<br />
depurative e leggermente lassative, ma<br />
ha una benefica azione sull’apparato respiratorio,<br />
infatti, si comporta da fluidificante,<br />
emolliente e sedativo della tosse.<br />
Usata quindi anche in pasticceria, la manna<br />
può essere un ottimo alibi per visitare<br />
Castelbuono, uno dei centri più interessanti<br />
e vivaci dell’entroterra tirrenico che<br />
vanta almeno un paio di rinomate pasticcerie<br />
(Cammarata e Fiasconaro) e un grande<br />
ristorante (Nangalarruni). Ma la citta-<br />
gli itinerari di gola<br />
La manna<br />
dina non è solo piaceri della gola: il castello<br />
medioevale con la cappella di Sant’Anna,<br />
piazza Margherita con la fontana<br />
cinquecentesca e la chiesa Madre Vecchia,<br />
la chiesa Madre Nuova, la chiesa<br />
dei Cappuccini e quella di Sant’Antonio<br />
Martire, la fontana Venere Ciprea possono<br />
essere le tappe di un itinerario piacevolissimo<br />
tra le strade di Castelbuono.<br />
Castelbuono, il Castello<br />
45
46<br />
Noto, mensole<br />
del Palazzo Nicolaci<br />
Il suggerimento<br />
C’è solo l’imbarazzo della scelta nel dover<br />
scegliere in un viaggio in Sicilia una meta<br />
piuttosto che un’altra; le bellezze naturali,<br />
l’aspra natura o la dolcezza del mare, i monumenti<br />
o i siti archeologici (il meglio dell’antica<br />
Grecia pare sia proprio sulla nostra<br />
isola), i profili urbani e i siciliani, le<br />
opere d’arte, il patrimonio enologico e alimentare<br />
richiederebbero una serie di lunghi<br />
soggiorni che potrebbero solo dopo<br />
molto tempo aiutare a delineare il mosaico<br />
del pianeta Sicilia. Dovendo però circoscrivere<br />
i suggerimenti a una porzione limitata<br />
di territorio (quella visitabile in pochi<br />
giorni), un buon tour potrebbe prevedere<br />
di attraversare l’angolo più meridionale,<br />
quello tagliato da una ipotetica linea<br />
che da Siracusa scende verso sud ovest<br />
e tocca la sponda mediterranea, il Canale<br />
di Sicilia, all’altezza di Camarina.<br />
Vendicari, tonnara<br />
Al di sotto di questo confine immaginario<br />
c’è il barocco più spavaldo, quello che si<br />
può ammirare nei palazzi e soprattutto<br />
nelle chiese di Ragusa, di Modica, di<br />
Noto e di Siracusa. Spazi ornati da trionfi<br />
di pietra e di intonaco che trovano luce<br />
nelle piazze, ostentando bellezza e potere.<br />
A Ortigia, l’isola che racchiude il nucleo<br />
originario di Siracusa, e a Noto lo<br />
stile architettonico è diventato il simbolo<br />
della rinascita, della ricostruzione e della<br />
valorizzazione di nuclei che l’incuria dell’uomo<br />
e il tempo avevano degradato. Il<br />
risultato è spesso emozionante e comunque<br />
sempre suggestivo; e rappresenta<br />
insieme al mare e alla natura l’aspetto<br />
saliente dell’itinerario. L’oasi di Vendicari,<br />
otto chilometri di costa selvaggia, è un<br />
ecosistema popolato da migliaia di uccelli<br />
migratori; impreziosito da una bellissima<br />
spiaggia, Calamosche, e da una tonnara<br />
da anni in disuso. Ancora attiva invece<br />
quella di Marzamemi, più a sud, a pochissima<br />
distanza dei borghi di pescatori<br />
di Portopalo e da Capo Passero, punta<br />
estrema e meridionale dell’isola dove all’incrocio<br />
dei mari può finire il nostro viaggio<br />
e può cominciarne un altro: la Sicilia<br />
è infinita.
Dove mangiare<br />
Nangalarruni<br />
via Alberghi 5,<br />
Castelbuono<br />
tel. 0921 671428<br />
La Finanziera<br />
via Epicarmo 41, Siracusa<br />
tel. 0931 61888<br />
La Gazza Ladra<br />
via Cavour 8, Siracusa<br />
tel. 340 0602428<br />
Taverna Nicastro<br />
via Sant’Antonio 28,<br />
Modica<br />
tel. 0932 945884<br />
Cucina e Vino<br />
via Orfanotrofio 91,<br />
Ragusa Ibla<br />
tel. 0932 686447<br />
Maurì 1987<br />
via Tagliamento 22,<br />
Portopalo<br />
tel. 0931 842644<br />
L’Acquario<br />
via Jonio 1, Marzamemi<br />
tel. 0931 841251<br />
Trattoria al Buco<br />
via Zanardelli 1, Noto<br />
tel. 0931 838142<br />
gli itinerari di gola<br />
Dove comprare<br />
Vino<br />
Azienda Abbazia<br />
Sant’Anastasia<br />
Contrada Sant’Anastasia,<br />
Castelbuono<br />
tel. 0921 671959<br />
Dolci e cioccolato<br />
Cammarata<br />
corso Umberto 46,<br />
Castelbuono<br />
tel. 0921 671034<br />
Fiasconaro<br />
piazza Margherita 10,<br />
Castelbuono<br />
tel. 0921 671231<br />
Antica Dolceria Bonaiuto<br />
corso Umberto 159,<br />
Modica<br />
Vino, dolci e marmellate<br />
Antica Drogheria<br />
corso XXV aprile 59,<br />
Ragusa<br />
Formaggio<br />
La casa del formaggio<br />
Sant’Anna<br />
corso Italia 330, Ragusa<br />
La Casa del Formaggio<br />
via Marchesi Tedeschi 5,<br />
Modica (10 km)<br />
Conserve, formaggi,<br />
salumi, vino<br />
Fratelli Bugio<br />
piazza Cesare Battisti,<br />
Siracusa<br />
Da Dieci e lode<br />
viale Zecchino 165,<br />
Siracusa<br />
Dove dormire<br />
Villa Levante<br />
via per Isnello,<br />
Castelbuono<br />
tel. 0921 671914<br />
Hotel Gutkowski<br />
lungomare Vittorini 26,<br />
Siracusa<br />
tel. 0931 465861<br />
Giuggiulena<br />
via Pitagora da Reggio<br />
35, Siracusa<br />
tel. 0931 468142<br />
Hotel Vittorio<br />
via Vittorio Emanuele 2,<br />
Portopalo<br />
tel. 0931 842181<br />
B&B Vicerè Speciale<br />
via Vicerè Speciale 14,<br />
Noto<br />
tel. 0931 835789<br />
Masseria degli Ulivi<br />
contrada Porcari, Noto<br />
tel. 0931 813019<br />
Terra di Pace<br />
contrada Zisola, Noto<br />
tel. 0931 838472<br />
Agriturismo Il Roveto<br />
Contrada Il Roveto,<br />
Vendicari<br />
tel. 0931 66024<br />
47
Piemonte zen<br />
La pesca alla trota come<br />
allenamento alla vita, come<br />
metafora dell’esistenza di un<br />
ragazzino di 13 anni, arrivato<br />
da Laigueglia, nella riviera<br />
ligure di Ponente, a Gozzano,<br />
un piccolo<br />
paese del<br />
Piemonte. La<br />
passione per<br />
la pesca, che<br />
poi è la<br />
stessa<br />
dell’autore<br />
del romanzo<br />
(nonché di<br />
svariati<br />
manuali<br />
dedicati a<br />
questo<br />
sport), lo accompagnerà negli<br />
anni cruciali della sua<br />
adolescenza.<br />
La trota ai tempi di Zorro<br />
Michele Marziani<br />
DeriveApprodi<br />
11 euro<br />
Scoprire l’Acquacotta<br />
È il piatto più semplice e più<br />
povero, simbolo della<br />
tradizione contadina di una<br />
terra toscana aspra e difficile.<br />
Umile anche nel nome:<br />
acquacotta. Eppure ne<br />
esistono 30 versioni diverse.<br />
Le ha scoperte tutte Aldo<br />
Santini, instancabile<br />
archeologo della cucina<br />
48<br />
Cibo tra le righe<br />
Barbara Gabbrielli<br />
maremmana. In questo libro<br />
c’è però un<br />
protagonista incontrastato: il<br />
cinghiale. Simbolo del<br />
territorio, fino a diventare<br />
parte dell’identità della<br />
Toscana intera, in cucina sarà<br />
bello conoscere i segreti delle<br />
preparazioni più tipiche, fatte<br />
di cotture lente e profonde.<br />
Cucina maremmana<br />
Aldo Santini<br />
Muzzio<br />
16 euro<br />
Intrighi dolciamari<br />
Violetta, commessa, e sua<br />
sorella Caterina, sarta e<br />
minuscola imprenditrice in<br />
proprio, non sono forse le<br />
inquiline ideali per un<br />
appartamento ricavato in<br />
un’elegante villa in collina.<br />
D’altra parte, nemmeno gli<br />
altri abitanti sono del tutto<br />
irreprensibili. Rebecca è una<br />
madre separata alle prese con<br />
tre bambine, mirmecologi<br />
fedifraghi e pastori metodisti<br />
killer; Mattia è un interior<br />
designer ricercatissimo per il<br />
suo pessimo gusto e il suo<br />
fisico prestante; Emanuele è<br />
appena arrivato da Calcutta<br />
con una moglie<br />
che sembra<br />
intenzionata a<br />
rovinargli la<br />
vita... Dal<br />
connubio tra le<br />
nuove residenti<br />
e i vecchi<br />
inquilini<br />
nasceranno<br />
amori,<br />
naturalmente,<br />
ma anche<br />
incidenti,<br />
equivoci, scontri,<br />
travestimenti... come<br />
nell’effervescente, trascinante<br />
e scatenato musical della<br />
nostra vita di tutti i giorni.<br />
Biscotti e sospetti<br />
Stefania Bertola<br />
Tea<br />
8,00 euro<br />
Più dolcezza per tutti<br />
Dolcetti, frollini, ventagli,<br />
croccanti, gallette, meringhe.<br />
Ma anche kourambiedes,<br />
speculos, macaron, madeleine.<br />
C’è un mondo di infinita<br />
dolcezza racchiuso fra le<br />
pagine di questo libro. Un<br />
manuale per rendere migliore
la vita, cospargendola di<br />
zucchero a velo e marmellata,<br />
dandole<br />
sapore con spezie, uvetta e<br />
mandorle. Vedrete, una ricetta<br />
tira l’altra.<br />
Biscotti<br />
Ilona Chovancova<br />
Bibliotheca Culinaria<br />
11,80 euro<br />
A cena con i grandi<br />
scrittori<br />
Se Kafka avesse scritto ricette,<br />
che cosa sarebbe venuto fuori?<br />
C’è di che essere preoccupati:<br />
frigorifero vuoto, e gli ospiti<br />
hanno subito una metamorfosi,<br />
ora sono un gruppo di<br />
inquisitori. Parte da questa<br />
riflessione l’idea di un libro che<br />
riassume la storia della<br />
letteratura mondiale in 16<br />
ricette, scritte nello stile di<br />
sedici grandi scrittori: Jane<br />
Austen, Jorge Luis Borges, Italo<br />
Calvino, Raymond Chandler,<br />
Geoffrey Chaucer, Graham<br />
Greene, Franz Kafka, Thomas<br />
Mann, Gabriel García Márquez,<br />
Omero, Harold Pinter, Marcel<br />
Proust, Marchese de Sade, John<br />
Steinbeck, Irvine Welsh, Virginia<br />
Woolf.<br />
La zuppa di Kafka<br />
Mark Crick<br />
Ponte alle Grazie<br />
10.00 euro<br />
La signora in giallo<br />
(crema)<br />
È prevista per novembre, nel<br />
trentesimo anniversario della<br />
scomparsa di Agatha Christie,<br />
l’uscita di un volume di 168<br />
pagine con golose ricette<br />
ispirate alle storie della<br />
signora del giallo. Ci avete<br />
fatto caso? Nella maggior<br />
parte dei suoi libri, l’arma del<br />
delitto non è un revolver o un<br />
altro tipo di arma. Bensì un<br />
cibo, un bevanda, con qualcosa<br />
di mortale dentro. Un bicchiere<br />
di brandy, un sandwich al<br />
cetriolo. Forse perché Aghata<br />
era una rinomata buongustaia.<br />
E questo libro raccoglie e<br />
spiega le migliori ricette della<br />
tradizione culinaria della sua<br />
patria, l’Inghilterra, e alcuni<br />
piatti esotici assaggiati dalla<br />
scrittrice durante i suoi viaggi.<br />
Il tutto intervallato da<br />
succulenti brani delle gesta di<br />
Miss Marple e Poirot.<br />
Creme & crimini<br />
Anne Martinetti<br />
e Francois Rivière<br />
Sonzogno<br />
18 euro<br />
Buoni propositi<br />
per il 2007<br />
Esce per il terzo anno<br />
consecutivo il libro-agenda dei<br />
vegani e<br />
vegetariani,<br />
adottata<br />
dalle<br />
principali<br />
associazioni<br />
italiane<br />
impegnate<br />
nella<br />
protezione<br />
degli animali<br />
e nella<br />
promozione<br />
di uno stile di<br />
vita cruelty-free. Non è<br />
necessario sposare il credo veg<br />
per apprezzarla. Si tratta<br />
infatti di un utilissimo<br />
strumento:dentro, oltre a tutto<br />
quello che deve avere<br />
un’agenda in piena regola, ci<br />
sono informazioni utili, notizie<br />
e tantissime ricette verdi.<br />
VegAgenda 2007<br />
Sonda<br />
9,50 euro<br />
49
Era un<br />
pomeriggio<br />
buio e<br />
tempestoso…<br />
Early dinner<br />
Luigi Pittalis<br />
«La luce rossa lampeggiante<br />
sopra la torre di Boston sta ad<br />
indicare che è prevista neve»<br />
ci spiega Dan mentre guida.<br />
L’idea che ci hanno proposto<br />
ieri è di quelle che non<br />
lasciano spazio all’esitazione:<br />
un invito a cena da amici, per<br />
un early dinner di cui presto<br />
scopriremo il significato.<br />
La nostra preparazione non è<br />
forse delle più indicate per<br />
quel tipo di impegno<br />
pomeridiano, ma chi poteva<br />
immaginare quello che sarebbe<br />
successo di lì a poco. Fatto sta<br />
che la mattina, di comune<br />
accordo, avevamo deciso di<br />
onorare comunque il pranzo<br />
con un bel piatto di spaghetti<br />
con la bottarga (occultata ad<br />
una dogana che immaginammo<br />
impreparata alla spiegazione<br />
sull’origine del prezioso<br />
alimento).<br />
Non che ne sentissimo<br />
particolarmente il peso, ma<br />
certo alle quattro di<br />
pomeriggio l’appetito non ci<br />
annebbia la vista.<br />
Arriviamo dunque a casa di<br />
Dina, portando in dote un buon<br />
Chianti, una grande curiosità e<br />
un tiramisù preparato con una<br />
specie di mascarpone<br />
recuperato in uno degli<br />
immensi drugstores della<br />
periferia di Boston.<br />
Ci avevano detto che (anche<br />
considerando l’incendio che<br />
distrusse la città nel 1872) la<br />
casa in cui avremmo mangiato<br />
era una delle dimore più<br />
antiche della città, ma la<br />
costruzione interamente in<br />
legno che ci accoglie è al di là<br />
della nostra immaginazione.<br />
L’interno ci spara subito nel<br />
passato. Un caminetto in ogni<br />
stanza rivela la concezione di<br />
una riscaldamento non<br />
propriamente moderno, ma<br />
non ci vorrà molto a scoprire<br />
quali sono gli autentici tesori<br />
che la casa cela.<br />
Rompiamo il ghiaccio con un<br />
ottimo Champagne assieme ai<br />
canapé di rito… il tutto alle<br />
quattro di pomeriggio!<br />
Per fortuna la lingua straniera,<br />
complice forse l’effetto<br />
dell’alcool di primo pomeriggio,<br />
non sembra costituire un grave<br />
impedimento, ma d’altro canto<br />
l’argomento cibo scioglie le<br />
lingue meglio di qualsiasi corso<br />
di inglese. Poco dopo, a tavola,<br />
51
mi ritrovo gomito a gomito con<br />
Vinnie, maître fromagier.<br />
Un’autentica forza della natura<br />
che mi racconta le sue<br />
esperienza (chi ricorda una<br />
certa Confraternita del Chianti?)<br />
dalle parti di Certaldo, quando<br />
senza una lira in tasca riuscì<br />
comunque a fare rientro a<br />
Firenze grazie al supporto degli<br />
abitanti del luogo cui (in un<br />
perfetto inglese!) aveva chiesto<br />
indicazioni del suo referente in<br />
zona.<br />
Un brodo di funghi davvero<br />
fenomenale apre le danze<br />
della cena vera e propria.<br />
In attesa della zuppa, faccio<br />
un salto in cucina. Mille mani<br />
si incrociamo sui fornelli.<br />
Ognuno dei partecipanti ha<br />
preparato qualcosa e sta<br />
impartendo le istruzioni per<br />
presentarlo al meglio. Scorgo<br />
alcuni corridoi che si aprono<br />
sulle pareti da cui è quasi<br />
possibile veder comparire la<br />
servitù che, in altri tempi, si<br />
prendeva discretamente cura<br />
dei pasti degli antichi abitanti.<br />
Le immagini di Gosford Park mi<br />
tornano immediatamente alla<br />
memoria!<br />
Ma eccoci al passato di zucca:<br />
tutti di nuovo a tavola, a<br />
raccontare un po’ di sé,<br />
cercando di fotografare con i<br />
sensi qualcosa di così difficile<br />
da rendere. Provo a continuare<br />
l’opera. Mentre continuo a<br />
provocare Vinnie sui formaggi<br />
a latte crudo «Non mi dire<br />
niente! Lo sai benissimo che<br />
qui (i barbari…) lo hanno<br />
vietato!», proviamo a spiegare<br />
che usare l’olio di oliva anche<br />
per i passati di zucca ma<br />
soprattutto a crudo è quasi<br />
obbligatorio dalle nostre parti.<br />
Sembra del resto che i<br />
commensali siano ben<br />
52<br />
La ricetta<br />
Pan Cakes<br />
Tutti li conosciamo come le famose frittelle che Charlie Chaplin<br />
nei suoi film sommergeva di un liquido denso fino a poco tempo<br />
fa ignoto dalle nostre parti. Si tratta dei pan cakes, alimento<br />
da gustare dopo rigorosa preparazione espressa, da eseguire<br />
possibilmente in compagnia.<br />
La ricetta che vi presento riporta le misure anglosassoni e mi<br />
arriva dalle stesse persone che hanno animato la nostra serata<br />
speciale. Buon appetito!<br />
Ingredienti: 2 cups di farina “00”, 3 cucchiai di zucchero, 1<br />
cucchiaino di bicarbonato di sodio, 1/2 cucchiaino di sale, 3<br />
cups di latte intero, 3 uova, estratto di vaniglia (1 e ½)<br />
Esecuzione: mescolare tutti gli ingredienti ad esclusione del bianco<br />
d’uovo, che verrà incorporato dopo essere stato montato a<br />
parte. Versare in una padella antiaderente leggermente imburrata<br />
e cuocere girando una volta. Il momento giusto è quando<br />
cominciano ad affiorare delle bollicine. Servire caldo con burro<br />
e/o sciroppo d’acero.<br />
Si possono aggiungere all’impasto pezzi di frutta (tipicamente<br />
mela, banane o lamponi) prima di mettere in padella.<br />
consapevoli dell’importanza dei<br />
condimenti mediterranei. Anche<br />
se forse gli orari non ci sono del<br />
tutto consoni, il gusto per la<br />
scoperta e, soprattutto, il test<br />
dei sapori è lo stesso che<br />
muove la maggior parte di noi.<br />
Anche se la prima sensazione è<br />
quella di trovarsi in una<br />
enclave del gusto in terra<br />
straniera, a pensarci bene<br />
queste persone non hanno<br />
fatto altro che tenere vive le<br />
loro tradizioni alimentari<br />
anglosassoni in una regione<br />
che, in un continente diverso,<br />
si chiama non a caso New<br />
England.<br />
Il fatto che tutto si svolga<br />
all’interno di una dimora che<br />
riproduce esattamente i canoni<br />
architettonici di coloro che dal<br />
vecchio continente tra i primi<br />
partirono alla colonizzazione del<br />
nord America, non fa che<br />
aggiungere fascino al momento.<br />
È il momento del tacchino,<br />
servito con la meravigliosa<br />
salsa di cottura ristretta e la<br />
marmellata di mirtilli.<br />
Arriviamo senza il minimo<br />
sforzo alla sequela di dolci tra<br />
i quali il nostro tiramisù non<br />
sfigura affatto.<br />
Nel frattempo, la nevicata che<br />
il meteo-pennone ci aveva<br />
annunciato, si è trasformata in<br />
un’autentica bufera che rischia<br />
di bloccarci lontano da casa.<br />
Anche se così facendo<br />
sappiamo che ci perderemo il<br />
classico delitto, decidiamo di<br />
riprendere la strada prima che<br />
sia troppo tardi.<br />
Sono solo le otto di sera, il<br />
viaggio nel tempo e lo strano<br />
orario ci fanno sentire esausti.<br />
La bufera di neve e gli effluvi<br />
dell’alcool attenuano il nostro<br />
ritorno alla realtà da un early<br />
dinner che comunque<br />
difficilmente dimenticheremo.
Ecco i migliori propositi che si<br />
possano fare per godersi la<br />
ristorazione milanese in questo<br />
inizio d’autunno.<br />
1) Concedersi un menù<br />
degustazione da Sadler (via<br />
Troilo 14, tel. 02 58104451)<br />
prima che lo chef con due<br />
stelle Michelin lasci lo storico<br />
locale per trasferirsi in via<br />
Ascanio Sforza (sempre in zona<br />
Navigli). Costa 145 euro, e non<br />
sono pochi, ma in cambio ci<br />
sono otto portate con ben<br />
cinque vini diversi. Da provare<br />
le ostriche con gelatina di<br />
zucchine e la farinata di ceci<br />
con broccoletti e mozzarella.<br />
2) Andare a vedere, se non lo<br />
abbiamo ancora fatto, l’ultima<br />
creazione di Vinicio Valdo, il<br />
mago della nightlife milanese<br />
che, dopo essersi inventato il<br />
Baretto di Sant’Eustorgio e il<br />
Roialto, ha dato vita a Invilllà<br />
(via Pegaso 11, tel. 02<br />
48702743). A pochi metri dallo<br />
Stadio Meazza, una villa di tre<br />
piani, arrredata con mobili<br />
vintage, stufe ottocentesche,<br />
<strong>Gola</strong>... Milano<br />
Barbara Gabbrielli<br />
pezzi d’arte contemporanea,<br />
tatami e un bancone cubano<br />
dove, insieme all’aperitivo, si<br />
servono ostriche e frutta<br />
fresca.<br />
3) Fare scorta di mozzarelle da<br />
La Contadina (Corso Sempione<br />
88, tel. 02 33103620). I titolari<br />
“operano” da un caseificio nel<br />
salernitano, da cui inviano<br />
provole affumicate, burro,<br />
ricotta, bocconcini e mozzarelle<br />
di bufala. In alternativa c’è<br />
Gusto (via Meravigli 16, tel. 02<br />
86984573), un<br />
piccolo negozio aperto da<br />
Pasquale Lupo dopo anni di<br />
trasferte dalla Campania ai<br />
mercati del Nord: ‘nduja<br />
calabrese, passata della<br />
Costiera amalfitana,<br />
mozzarella filata a mano sono<br />
delle vere specialità.<br />
4) Assaggiare l’hoummous più<br />
delizioso della città da Alì<br />
Baba, il ristorante libanese di<br />
via Cadore 26 (tel. 02<br />
5450046). È un posto che<br />
conquista. Accogliente,<br />
luminoso (non come la vera<br />
caverna di Alì), cucina a vista,<br />
un piccolo spazio all’aperto. Si<br />
inizia con La Meza (12 picoli<br />
antipasti irresistibili), poi carni<br />
alla griglia provenienti da una<br />
macelleria islamica e per finire<br />
i dolci della tradizione: datteri<br />
e albicocche farcite, halwa,<br />
budino all’arancio. I vini?<br />
Naturalmente quelli<br />
della valle della Beeka,<br />
tristemente nota per i recenti<br />
fatti di guerra.<br />
5) Passare almeno una serata<br />
al mese da Cippirimerlo (via<br />
Volta 14, tel. 347 5882512),<br />
termine intraducibile dal<br />
milanese, che viene usato<br />
come vezzeggiativo scherzoso<br />
per i bambini. È un wine bar<br />
con cucina, ma assomiglia di<br />
più a una taverna d’altri tempi<br />
dove ritrovarsi con gli amici,<br />
fare un po’ di baldoria e<br />
conoscere nuova gente. Il<br />
proprietario dosa bene<br />
sapienza nel consigliare le<br />
etichette giuste, simpatia e<br />
abilità nel capire quando è il<br />
momento giusto per alzare il<br />
volume della musica. Un po’<br />
circolo anarchico, un po’ bistrot<br />
dove assaggiare sarde fritte<br />
con peperoni, risotto cozze e<br />
vongole, formaggi con<br />
mostarde, salumi e dolci<br />
davvero ottimi ogni volta<br />
diversi.<br />
53
Gustati per voi<br />
Sapori<br />
e profumi<br />
di mare,<br />
nella cornice<br />
suggestiva<br />
dell’Argentario<br />
Un indirizzo sicuro dove gustare<br />
una cucina di mare di notevole<br />
fattura, che trova i suoi punti di<br />
forza nella freschezza delle<br />
materie prime e, cosa che non<br />
guasta mai, nell’onesto<br />
rapporto fra qualità e prezzo.<br />
Siamo a Porto Ercole, sullo<br />
sfondo il promontorio<br />
dell’Argentario, località estiva<br />
che si trasforma nel resto<br />
dell’anno in meta ideale per<br />
piacevoli escursioni fuori porta.<br />
Percorrendo l’angusta Via<br />
dell’Ospizio, proprio nel cuore<br />
del paese, ci si imbatte in<br />
questo piccolo ed accogliente<br />
locale, divenuto ormai una<br />
tappa fissa per tanti attori e<br />
personaggi dello spettacolo.<br />
L’avventura di Moreno, il<br />
simpatico patron, ha avuto<br />
inizio quasi per caso. Impiegato<br />
per anni nel settore<br />
Osteria<br />
dei nobili santi<br />
Marco Ghelfi<br />
ortofrutticolo, la sua innata<br />
passione per i fornelli –<br />
«maturata a suon di<br />
esperimenti e tegami bruciati»,<br />
come ricorda divertito – ha<br />
fatto a lungo la felicità di amici<br />
e parenti. Un bel giorno arriva<br />
la proposta di un conoscente,<br />
titolare di un rinomato<br />
ristorante della zona, che gli<br />
affida senza esitare le sorti<br />
della sua cucina. È la svolta<br />
professionale della sua vita: qui<br />
Moreno passa quattro anni, a<br />
cui ne seguono altri due in un<br />
altro locale. Nel 2000 inaugura<br />
finalmente la sua Osteria dei<br />
Nobili Santi, che anche grazie al<br />
passaparola diviene ben presto<br />
un ambito punto di sosta<br />
all’insegna della buona tavola.<br />
Una volta accomodati,<br />
soppressata di polpo e bavarese<br />
di baccalà rappresentano<br />
senz’altro un buon inizio, anche<br />
se il posto d’onore spetta ormai<br />
alla deliziosa purea di cavolo<br />
con bottarga, entrata a pieno<br />
titolo tra le specialità della<br />
casa. La pasta è di<br />
preparazione casalinga, fra cui<br />
le mezzelune, proposte con<br />
crostacei e fiori di zucca, i<br />
maltagliati con calamari, rucola<br />
e pomodoro fresco, o ancora i<br />
ravioli con pesce e bottarga ad<br />
affiancare piatti della tradizione<br />
come la zuppa “alla<br />
portercolese”, con patate,<br />
scampi e peperoni, e<br />
Osteria dei nobili santi<br />
Via dell’Ospizio 8/10<br />
Loc. Porto Ercole<br />
Monte Argentario (GR)<br />
Tel. 0564 833015<br />
Chiuso: lunedì<br />
Aperto: cena<br />
Ferie: variabili<br />
Coperti: 50<br />
Carte di credito: tutte<br />
Prezzo: 40 euro (vini esclusi)<br />
l’acquacotta. Per proseguire<br />
pesce al cartoccio, filetto di<br />
tonno all’aceto balsamico,<br />
mazzancolle ai formaggi, pesce<br />
cappone in guazzetto o baccalà<br />
“della svinatura”, con<br />
pomodoro, aglio e finocchietto<br />
di campo, che ripropone<br />
l’antica ricetta locale che<br />
accompagnava la festa per<br />
l’arrivo del vino nuovo. Non<br />
mancano per concludere in<br />
dolcezza dessert fatti in casa,<br />
fra cui le crespelle con frutta<br />
di stagione, la creme brulé o<br />
la piramide di cioccolato,<br />
ripiena di pistacchi e<br />
torroncino. Per i palati più<br />
curiosi è anche disponibile un<br />
menu degustazione.<br />
Interessante la carta dei vini,<br />
con possibilità di scelta fra<br />
circa duecento etichette da<br />
ogni parte d’Italia.<br />
55
Colazione Colazione<br />
Pranzo<br />
Tropponais<br />
Via San Gallo 92r, Firenze, tel. 055 483017<br />
Chiuso la domenica<br />
Primi piatti, torte salate, sformati, pasticceria: tutto<br />
all’insegna del naturale e quindi con una forte attenzione<br />
alla provenienza delle materie prime; il risultato è<br />
senz’altro piacevole, con una serie di proposte molto<br />
adatte anche a un pranzo non impegnativo ma pieno di<br />
sapore. Cortese e sincera l’accoglienza.<br />
56<br />
Locali per un giorno<br />
Caffè Sicilia<br />
Corso Vittorio Emanuele 125, Noto (SR), tel. 0931 835013<br />
Chiuso il lunedì<br />
Se lo spettacolo del barocco vi lascia senza fiato, è<br />
qui che potrete ritrovare equilibrio, gustando, oltre<br />
che un ottimo caffè o delle semplici brioscie, mitiche<br />
granite (all’arancia rossa, alle mandorle, al limone, al<br />
caffè) o cannoli con crema di ricotta di pecora; tutti i<br />
sapori della pasticceria variano tra i toni della tradizione<br />
e gli acuti della creatività.<br />
Pasticceria Vigorito<br />
Piazza San Domenico 7, Marina di Camerota (SA)<br />
tel. 0974 932062<br />
Affacciato sulla piazza principale del paese, un laboratorio<br />
che propone il meglio della tradizione napoletana:<br />
babà farciti con crema pasticcera, panna o chantilly al<br />
limone, sfogliatelle sia ricce che frolle, un grande assortimento<br />
di specialità a base di pasta di mandorle e frutta<br />
secca (imperdibili i brutti-buoni alle noci). Manca il servizio<br />
di caffetteria, ma sulla piazza ci sono almeno altri due<br />
locali, con tavolini en terrasse, per supplire alla bisogna.<br />
Da Triestina<br />
Via Flaminia 150, Numana (AN), tel. 071 9332149<br />
Chiuso lunedì; martedì, mercoledì e giovedì aperto solo a<br />
cena (orario invernale)<br />
Una “trattoria di pesce e vino”, un’allegra coppia – lei<br />
brava a cucinare, lui (da ex pescivendolo) bravissimo a<br />
selezionare i prodotti più freschi – un’insegna rosso<br />
fuoco, un nome che rimanda a chi gestiva questo locale<br />
negli anni ‘70. Da Triestina, ubicato appena fuori<br />
il centro di Numana, si mangiano magnifici<br />
piatti da mare a prezzi contenuti. Per il vino<br />
si punta molto su valide etichette locali.<br />
Spuntino<br />
Solaria<br />
Via Roma 86, Siracusa, tel. 0931 463007<br />
Chiuso la domenica<br />
Siamo nel cuore del cuore vero di Siracusa, a Ortigia; non<br />
ci sono fronzoli, nell’arredamento e nel servizio; in compenso<br />
i vini, a mescita e in bottiglia, e gli assaggi di salumi,<br />
formaggi, olive hanno un’autenticità e una qualità pari<br />
solo alla ostentata vocazione anarcolibertaria del patron e<br />
di molti degli habituès: le mode non abitano qui.<br />
Il cerchio del vento<br />
Via del Calcinaio 32, Sant’Angelo in Colle, Montalcino<br />
(SI), tel. 0577 844102<br />
Chiuso il lunedì<br />
Sant’Angelo in Colle è un minuscolo paese medievale in<br />
terra di Brunello, da visitare in un solo giorno ma con<br />
lentezza. Il locale, ricavato da una antica cantina, propone<br />
bruschette, pecorino e miele, sottoli casalinghi,<br />
salumi di qualità, cinta senese compresa, dolci casalinghi.<br />
Vini del territorio, più qualche altra proposta niente<br />
male.
Aperitivo<br />
Marisa<br />
Via Donizetti 97, Scandicci (FI), tel. 055 7350949<br />
Chiuso il lunedì<br />
Colazione con grande cappuccino, buoni lieviti,<br />
pasticceria e gelateria proprie, un pranzo con tipicità<br />
toscane e insalate; però è all’ora dell’aperitivo che forse il<br />
locale dà il meglio, con un’offerta di stuzzichini, di vini e<br />
di cocktail veramente notevole: l’affollamento ne è la<br />
prova.<br />
Le Logge del Tarlati<br />
Piazza Tarlati 8, 52011 Bibbiena (AR), tel. 0575 593346<br />
Un aperitivo veramente come si deve nella piazza più<br />
bella di Bibbiena. I cocktail non sono molti ma preparati<br />
a regola d’arte, c’è qualche birra interessante, spumanti<br />
al calice, e poi un tripudio di stuzzichini: verdure fritte<br />
caldissime, focaccine con varia farcitura, salumi e formaggi<br />
locali, crudités, ottimi sottaceti e altre sfiziosità.<br />
E poltrone di vimini per godersi il tramonto sulla piazza.<br />
Cena<br />
I Diavoletti<br />
Stradone di Camigliano 302, Capannori (LU), tel. 0583<br />
920323<br />
Chiuso il lunedì, a pranzo aperto solo su prenotazione<br />
Non vi lasciate inquietare dall’edificio anonimo e dall’insegna<br />
che parla di pizza… all’interno vi attende un’affiatata<br />
e cortese squadra familiare che propone piatti<br />
tradizionali della provincia di Lucca, garfagnini in particolare.<br />
Un sublime biroldo (salume assanguato di testa<br />
di maiale) servito su pane di castagne, altri affettati<br />
tipici, minestre di mais e formaggio e, in stagione, la<br />
splendida garmugia lucchese (zuppa di verdure primaverili,<br />
pane e manzo macinato), coniglio, pollo e verdure<br />
fritti, asciutti e impeccabili, lievi frittate di verdure,<br />
formaggi e ricotte serviti con miele.<br />
Tarì<br />
Piazza Maggiore Francesco De Palma 8/9/10, Scalea (CS),<br />
tel. 0985 91777. Chiuso il mercoledì e a pranzo<br />
Nella piazza più scenografica del centro storico di<br />
Scalea, un po’ decadente e ancora sgombro dalle<br />
escrescenze turistiche che deturpano il paese nuovo,<br />
una sosta piacevole per gustare una cucina e<br />
un’accoglienza calabresi davvero squisite. Ottimi piatti,<br />
e una sublime torta a base di pasta di mandorle e cedro<br />
di Diamante. Splendido dehors, e una rustica sala interna<br />
che si apre su un giardino di palme e verzura.<br />
Notte Notte<br />
Sale in Zucca Café<br />
via 1° Settembre 27 (ang. via Pratese), Firenze, tel. 055<br />
308193<br />
Dal lunedì al giovedì aperto dalle 6 alle 20.30, il venerdì<br />
dalle 6 alle 2 del mattino, il sabato e la domenica dalle<br />
6 alle 13<br />
Dalla colazione golosa con pasticceria di produzione propria<br />
al ricco pranzo con vasta scelta di primi e secondi<br />
che variano tutti i giorni, al bancone imbandito per<br />
l’aperitivo serale, al venerdì sera speciale con apertura<br />
fino alle 2 quando il buffet è allietato dalla musica dal<br />
vivo. La periferia nord della città (siamo proprio di fronte<br />
al Tenax) si arricchisce di un locale per tutti i gusti, gli<br />
appetiti e le ore, che propone anche serate enogastronomiche<br />
e vernissage con artisti e poeti. Grande ambiente<br />
moderno (Antonella, la proprietaria, è architetto, e si<br />
vede), un piccolo spazio all’esterno, parcheggio senza<br />
stress. Una bella novità.<br />
57
Foto © Cristiana Niccoli<br />
Cronaca<br />
di un successo<br />
(abbastanza)<br />
annunciato<br />
via Benedetto da Maiano 11,<br />
50016 Fiesole (FI)<br />
tel. 055 599600 fax 055 599640<br />
fattoria@contemiarifulcis.it<br />
www.FattoriadiMaiano.com<br />
Campionato<br />
di Vino<br />
Cristiano Maestrini<br />
Fiduciario Slow Food Firenze<br />
Domenica 10 settembre, ore<br />
19 circa. Mentre la squadra<br />
“Adriatica” festeggiava la<br />
vittoria della seconda edizione<br />
del Campionato di Vino mi<br />
sono detto: bene, anche<br />
quest’anno è andata, adesso<br />
pensiamo all’edizione 2007.<br />
Per essere andata è andata più<br />
che bene. Oltre 5000 presenze,<br />
la gente continuava a entrare<br />
al Teatro Romano di Fiesole<br />
con un’affluenza straordinaria,<br />
F ATTORIA DI MAIANO<br />
continua, senza soluzione di<br />
continuità. Per curiosità, ma<br />
anche (e soprattutto) per<br />
assaggiare e bere.<br />
Nei giorni precedenti la<br />
manifestazione avevamo<br />
percepito che il Campionato<br />
avrebbe avuto una certa<br />
risonanza. Insomma, la cosa<br />
era nell’aria. Non solo per gli<br />
articoli di giornale, ma anche<br />
perché, incontrando la gente<br />
per strada, sentivi che<br />
dell’evento ne parlavano un po’<br />
tutti.<br />
Beh, non è stato poi così facile<br />
lavorarci. Abbiamo cominciato<br />
a marzo a organizzare,<br />
mettendo in piedi la struttura<br />
base di questa seconda<br />
edizione tassello dopo tassello,<br />
attraverso confronti periodici<br />
con il Comune di Fiesole e con<br />
Slow Food Italia.<br />
Avevamo capito che<br />
comunicare bene era<br />
essenziale. Perciò abbiamo<br />
deciso di far uscire il bando di<br />
concorso della gara allegato al<br />
numero primaverile di<br />
La Fattoria di Maiano immersa nel verde delle colline fiesolane si trova a soli 5 km<br />
dal centro storico di Firenze. Azienda agricola a totale indirizzo biologico, la fattoria<br />
dispone di 300 ettari di superficie con oltre 20.000 piante di olivo, i cui frutti lavorati<br />
nel frantoio aziendale danno un eccellente olio extra vergine d’oliva. Il fulcro centrale<br />
della fattoria è costituito dall’incantevole borgo dove hanno sede l’ex convento di clausura<br />
ed alcuni edifici rurali oggi adibiti ad agriturismo mentre il quattrocentesco chiostro<br />
fa da cornice al ristorante “La Terrazza” dove è possibile gustare la tipica cucina toscana<br />
(aperto pranzo e cena – consigliata la prenotazione). Su tutto domina la villa di Maiano,<br />
l’antica dimora padronale oggi sede ideale per cerimonie, congressi e meeting di lavoro.<br />
59
Slowfood. In tutto 22000<br />
brochure diffuse fra altrettanti<br />
soci del Nord e del Centro<br />
Italia.<br />
Da giugno in poi,<br />
progressivamente, abbiamo<br />
tessuto la trama dei rapporti<br />
con i produttori e con i<br />
consorzi vinicoli. Dall’altra<br />
parte ci siamo resi conto che<br />
lo spazio del 2005 era troppo<br />
piccolo per ospitare l’evento.<br />
In un primo momento avevamo<br />
ipotizzato di posizionare alcuni<br />
stand nella strada adiacente al<br />
Teatro Romano. Ma la<br />
soluzione non convinceva<br />
nessuno. L’idea era quella di<br />
creare un percorso di<br />
degustazione, anche perché<br />
nel frattempo, oltre agli amici<br />
tedeschi di Slow Food Berlino,<br />
Muritz e Potsdam, aveva<br />
manifestato il suo interesse la<br />
Region Languedoc Roussillon.<br />
Perciò la possibilità di<br />
utilizzare l’intero spazio<br />
disponibile dietro al palco del<br />
Teatro ci è sembrata una<br />
scommessa da fare.<br />
Probabilmente l’unica possibile.<br />
E anche la più affascinante.<br />
Le ultime settimane sono state<br />
le più frenetiche. Mille tessere<br />
da mettere a posto, mille<br />
esigenze, in un puzzle che,<br />
sapevamo, non sarebbe mai<br />
potuto tornare alla perfezione.<br />
Infine il tempo. Siamo stati<br />
affezionati spettatori delle<br />
previsioni in tv, abbiamo<br />
60<br />
consultato internet, letto le<br />
pagine dedicate al meteo sui<br />
quotidiani.<br />
C’è stato sole sabato 9 e<br />
domenica 10 a Fiesole, tanto<br />
sole e bel tempo. Perché ogni<br />
appuntamento importante ha<br />
bisogno di essere aiutato dalla<br />
fortuna. Non si era mai vista<br />
tanta gente a un evento di<br />
Slow Food Firenze, a bere<br />
grandi vini rossi e bianchi,<br />
toscani e non, ad assaggiare<br />
salumi, formaggi, cioccolato,<br />
delizie gastronomiche<br />
nostrane, tedesche e francesi.<br />
Una grande soddisfazione per i<br />
protagonisti di questa bella<br />
avventura, per l’impegno che<br />
ciascuno ha messo per far sì<br />
che tutto riuscisse al meglio.<br />
Per inciso parte dei volontari<br />
Slow Food domenica 10 sono<br />
stati impegnati nella<br />
manifestazione di Palazzo<br />
Aperto, indetta dal Consiglio<br />
Regionale della Toscana in via<br />
Cavour a Firenze. Anche lì non<br />
abbiamo scherzato. Fra trippa,<br />
salumi, olio e vini abbiamo<br />
fatto capire cos’è Slow Food<br />
Firenze a più di 1000 persone.<br />
Insomma un weekend targato<br />
Slow Food, sia a Fiesole che<br />
nel capoluogo.<br />
Adesso, per l’autunno, riprende<br />
la nostra normale attività<br />
fatta di cene, di corsi master<br />
of food, di educazione<br />
alimentare e al gusto. Ma i<br />
motori sono già caldi per la<br />
terza edizione del Campionato<br />
di Vino che avrà nuove idee,<br />
nuovi spunti e nuovi assaggi.<br />
Il tutto sempre dentro al<br />
Teatro Romano di Fiesole,<br />
letteralmente uno dei luoghi<br />
più belli del mondo.
Torna Volterragusto<br />
Dopo il grande successo<br />
registrato nel corso della sua<br />
prima edizione, torna<br />
Volterragusto, la rassegna<br />
autunnale interamente<br />
dedicata alle specialità<br />
enogastronomiche della<br />
tradizione volterrana e della<br />
Val di Cecina. Durante i sette<br />
fine settimana della<br />
manifestazione, in scena dal<br />
14 ottobre al 26 novembre, gli<br />
stand allestiti in Piazza XX<br />
Settembre vedranno alternarsi<br />
produttori ed espositori, che di<br />
volta in volta presenteranno le<br />
specialità locali più gustose,<br />
con possibilità di assaggio ed<br />
acquisto. Numerose anche le<br />
iniziative pensate per<br />
coinvolgere il pubblico di<br />
curiosi ed appassionati della<br />
buona tavola. Per informazioni<br />
sarà sempre possibile<br />
consultare il sito<br />
www.volterragusto.com (mail:<br />
info@volterragusto.com), o<br />
contattare il Consorzio Turistico<br />
allo 0588 86099 (mail:<br />
info@volterratur.it).<br />
Eurochocolate<br />
“Costruttori di dolcezze” è il<br />
motto scelto per la tredicesima<br />
e golosa edizione di<br />
Eurochocolate, in programma<br />
dal 14 al 22 ottobre 2006, che<br />
trasformerà il centro di Perugia<br />
in un vero e proprio cantiere<br />
Appuntamenti<br />
con il gusto<br />
Silvia Vigiani<br />
del cioccolato. Dolcezza<br />
protagonista, dunque, il tutto<br />
accompagnato come sempre da<br />
una buona dose di ironia e<br />
divertimento, ma sempre con<br />
attenzione allo sviluppo di<br />
progetti culturali legati alle più<br />
variegate forme d’arte e alla<br />
tutela di importanti valori quali<br />
solidarietà, biodiversità,<br />
tracciabilità e sostenibilità<br />
della filiera produttiva del<br />
cacao, in prospettiva di un<br />
futuro sostenibile che limiti e<br />
tenda ad eliminare le<br />
differenze tra Paesi Sviluppati<br />
e Paesi in via di Sviluppo. In<br />
particolare, in questa edizione<br />
verranno presentate alcune<br />
realtà economiche dei piccoli<br />
Paesi produttori di cacao,<br />
come il Venezuela, Vietnam,<br />
Cuba, Bolivia, Papa Guinea, al<br />
Primo Summit Internazionale<br />
dei Piccoli Paesi Produttori che<br />
si terrà a Perugia il 19<br />
Ottobre.<br />
Per informazioni:<br />
www.eurochocolate.com<br />
Altrocioccolato<br />
Cultura e solidarietà insieme a<br />
Gubbio (Pg), nel nome del<br />
cioccolato, per l’edizione 2006<br />
di Altrocioccolato, in<br />
programma dal 19 al 22<br />
ottobre. Altrocioccolato è una<br />
manifestazione culturale che,<br />
partendo dalla promozione del<br />
commercio equo e solidale,<br />
specie per ciò che concerne il<br />
cacao, intende sensibilizzare il<br />
grande pubblico sulle<br />
tematiche inerenti la<br />
61
produzione, la trasformazione,<br />
la commercializzazione ed il<br />
consumo innanzitutto del<br />
cacao, ma anche di ogni altro<br />
bene di cui siamo soliti far<br />
uso. Durante la manifestazione<br />
verranno allestiti per le vie di<br />
Gubbio circa 60 stands dedicati<br />
principalmente al commercio<br />
equo e solidale ed alle sue<br />
centrali d’importazione in<br />
Italia.<br />
Inoltre, dibattiti, seminari,<br />
teatro di strada, musica<br />
itinerante ,mostre,<br />
gastronomia.<br />
Per informazioni:<br />
www.altrocioccolato.org<br />
Salone del Gusto 2006<br />
Dal 1996 il Salone del Gusto è<br />
un appuntamento costante<br />
(con cadenza biennale) per chi<br />
vuole scoprire, conoscere e<br />
apprezzare il meraviglioso<br />
mondo dell’enogastronomia. Un<br />
crescente successo che ha<br />
portato all’attenzione del<br />
pubblico sapori e tradizioni,<br />
ma anche straordinari esempi<br />
di patrimonio storicoambientale<br />
nel campo<br />
62<br />
dell’alimentazione.<br />
L’appuntamento<br />
quest’anno è a Torino, dal<br />
26 al 30 ottobre. Il<br />
Salone del Gusto,<br />
organizzato da Slow<br />
Food, Regione Piemonte<br />
e, per la prima volta<br />
quest’anno, Città di<br />
Torino, è stato definito<br />
con un’efficace metafora<br />
mediatica il villaggio<br />
globale del cibo: non una<br />
semplice fiera commerciale,<br />
dunque, ma un “mercato”,<br />
intendendo questo termine<br />
nella sua accezione non solo<br />
economica, ma anche etica e<br />
sociale, che riproponga<br />
all’interno dei padiglioni del<br />
Lingotto Fiere un luogo<br />
d’incontro, scambio,<br />
aggregazione sociale.<br />
Per informazioni:<br />
www.salonedelgusto.it<br />
Terra Madre 2006<br />
1600 comunità del cibo<br />
provenienti da 5 continenti e<br />
150 paesi, 5000 contadini,<br />
allevatori, pescatori e<br />
produttori artigianali,1000<br />
cuochi e 200 università: sono<br />
questi i numeri e i protagonisti<br />
di Terra Madre 2006, di nuovo<br />
insieme a Torino in<br />
contemporanea con il Salone<br />
del Gusto (26-30 ottobre 2006)<br />
per scambiarsi esperienze e<br />
discutere proposte concrete<br />
per una nuova idea di<br />
agricoltura e per un cibo<br />
buono, giusto e pulito. Nel<br />
2006 i grandi temi di Terra<br />
Madre saranno: la rete fra le<br />
comunità del cibo (ma anche<br />
fra le comunità, i cuochi e le<br />
università), l’agro-ecologia<br />
(ovvero tutte le questioni<br />
relative a un’agricoltura<br />
rispettosa dell’ecosistema),<br />
l’accesso al mercato (tema<br />
sentito a livello planetario da<br />
tutti i piccoli produttori<br />
artigianali costretti a<br />
confrontarsi con la schiacciante<br />
concorrenza della produzione e<br />
distribuzione agro-alimentare<br />
di massa).<br />
Per informazioni:<br />
www.terramadre2006.org<br />
Tenera Ascoli<br />
Nelle vie ricche di storia e<br />
tradizione di Ascoli Piceno<br />
torna nei giorni di sabato 11 e<br />
domenica 12 novembre 2006<br />
“Tenera Ascoli – Viaggio tra<br />
storia e gusto” la<br />
manifestazione organizzata da
Slow Food Condotta del Piceno.<br />
Protagonista assoluta anche<br />
quest’anno sarà l’oliva della<br />
varietà Ascolana Tenera, che lo<br />
scorso anno ha ottenuto la Dop<br />
dal Ministero delle Politiche<br />
Agricole e Forestali dell’Unione<br />
Europea. Nei due giorni di<br />
sabato e domenica a Tenera<br />
Ascoli si succederanno incontri,<br />
degustazioni, una colazione<br />
itinerante nel cuore del centro<br />
storico di Ascoli e un<br />
mercatino dove poter trovare il<br />
meglio delle golosità locali con<br />
la presenza dei produttori del<br />
progetto “Filiera Corta”<br />
promosso dalla provincia di<br />
Ascoli Piceno. E ancora i<br />
Laboratori del Gusto, vero e<br />
proprio “marchio di fabbrica”<br />
di Slow Food.<br />
Per informazioni:<br />
www.teneraascoli.it<br />
Jazz & Wine of Peace<br />
Musica, vino e amicizia fra i<br />
popoli vanno in scena a<br />
Cormòns (Go) dal 27 al 29<br />
ottobre 2006 per il Jazz & Wine<br />
of Peace Festival 2006. Il palco<br />
è quello del Teatro Comunale<br />
di Cormòns, cuore del Collio,<br />
terra di grandi vini in Friuli<br />
Venezia Giulia (con un<br />
incursione anche nella vicina<br />
Slovenia) per un festival che<br />
riannoda in tre giorni le fila<br />
sparse di quasi tutto quello<br />
che è chiamato “jazz”. Ad ogni<br />
artista viene offerto il “Vino<br />
della pace”, lo stesso che<br />
viene inviato ai Capi di Stato<br />
del mondo e che proviene dalla<br />
Vigna del mondo, un luogo<br />
dove sono impiantati più di<br />
450 vitigni provenienti da<br />
cinque continenti. Le bottiglie<br />
di questo vino sono<br />
impreziosite da etichette<br />
dipinte dai più grandi artisti<br />
contemporanei, e arricchite<br />
dagli scritti di illustri poeti e<br />
scrittori.<br />
Per informazioni: Circolo<br />
Controtempo, tel. 347<br />
4421717, 348 4466770,<br />
www.controtempo.org,<br />
info@controtempo.org.<br />
Halloween<br />
alla romagnola<br />
Mentre in Italia la festa di<br />
Halloween è ormai diventata<br />
una moda per festeggiare una<br />
sorta di “carnevale” fuori<br />
stagione, sulle colline del<br />
comprensorio turistico delle<br />
Terre di Faenza, e<br />
precisamente nella cittadina di<br />
Riolo Terme (Ra), questo<br />
evento ripropone invece i riti,<br />
le maschere, il mangiare<br />
rituale, i fuochi e la cultura<br />
della Romagna di un tempo<br />
molto antico. In questa zona,<br />
infatti, secondo la cultura<br />
celtica che qui era presente, il<br />
passaggio dal mese di ottobre<br />
a quello di novembre era<br />
considerato il Capodanno, la<br />
notte in cui i morti tornavano<br />
sulla terra dopo la conclusione<br />
del ciclo produttivo agricolo,<br />
per preparare il successivo. Per<br />
far rivivere questa antica e<br />
affascinante realtà a Riolo<br />
Terme sono in programma due<br />
eventi assolutamente unici e<br />
caratteristici: la cena celtica<br />
all’interno della sala S.<br />
Giovanni (21 ottobre), con un<br />
menu che rappresenta una<br />
rivisitazione di alcuni piatti<br />
rituali della tradizione<br />
romagnola al tempo dei celti e<br />
la quattordicesima edizione<br />
della Notte di Halloween –<br />
Capodanno celtico Samhain:<br />
dalle 18 del 31<br />
ottobre il centro<br />
storico e le vie più<br />
caratteristiche di<br />
Riolo Terme si<br />
trasformeranno in<br />
un villaggio<br />
celtico, tra giochi<br />
e balli fino<br />
all’alba. Si<br />
apriranno anche il<br />
mercato con<br />
prodotti della campagna e di<br />
altri generi rigorosamente<br />
legati al tema celtico e i punti<br />
di ristoro dove sarà possibile<br />
degustare ricercate pietanze.<br />
Per informazioni:<br />
www.terredifaenza.it.<br />
Saperi e sapori<br />
del mangiare insieme<br />
Proposte, soluzioni, arredi e<br />
ancora ricette e degustazioni:<br />
anche quest’anno la rassegna<br />
Ristora si preannuncia come<br />
un’importante vetrina in grado<br />
di accogliere tutti i diversi<br />
aspetti della ristorazione<br />
collettiva: dai principi di una<br />
sana e corretta alimentazione,<br />
al rispetto delle diverse<br />
63
culture, dalla gestione<br />
organizzativa a quella<br />
economica. Il contesto è quello<br />
tradizionale della Settimana<br />
della vita collettiva, mostraconvegno<br />
internazionale in<br />
programma dal 17 al 20<br />
novembre 2006 alla Fiera di<br />
Roma. Quest’anno protagonista<br />
indiscusso del salone Ristora<br />
sarà il riso, alimento principe<br />
della nostra tradizione<br />
gastronomica, e per la prima<br />
volta prenderà il via una gara<br />
gastronomica, il 1°<br />
Campionato Nazionale della<br />
Ristorazione Collettiva, in cui si<br />
sperimenteranno cuochi e<br />
ristoratori nella preparazione<br />
di un piatto a base di riso.<br />
Per informazioni,<br />
www.sevicol.it.<br />
A scuola di cioccolato<br />
Chocotravels organizza, per<br />
l’autunno 2006, una nuova<br />
serie di week end presso i<br />
grandi maîtres chocolatier<br />
italiani con lo scopo di<br />
apprendere proprio da loro<br />
l’affascinante arte della<br />
lavorazione del cioccolato.<br />
Saranno gli allievi, come<br />
sempre, a recarsi nelle città<br />
dove vivono ed operano i vari<br />
maestri che metteranno a<br />
disposizione i loro laboratori. Il<br />
primo incontro, dal titolo<br />
“Chocolate Valley: Roberto<br />
Catinari”, si terrà ad Agliana<br />
(Pt) il 18 e 19 novembre 2006.<br />
Roberto Catinari è<br />
universalmente riconosciuto<br />
come fondatore della “scuola<br />
di cioccolato” nata in Toscana<br />
in questi ultimi trent’anni. Per<br />
informazioni su iscrizioni (a<br />
numero chiuso) e costi: tel.<br />
333 4860753, fax 02 733547,<br />
info@chocotravels.com,<br />
www.chocotravels.com.<br />
Olio e territorio<br />
a Lucca<br />
Quando il mite autunno<br />
lucchese stempera i colori e le<br />
atmosfere, e città e paesi<br />
appaiono nel loro aspetto più<br />
vero, Lucca prende i colori<br />
dell’oro verde: dal 18<br />
novembre al 10 dicembre, la<br />
seconda edizione della<br />
manifestazione “Oli e tesori di<br />
Lucca” si articolerà in una<br />
serie di eventi musicali,<br />
espositivi, enogastronomici e<br />
ricreativi, allo scopo di<br />
valorizzare i tesori artistici e<br />
culturali di Lucca e del suo<br />
territorio e di promuovere la<br />
produzione dell’Olio<br />
extravergine di Lucca. Molti e<br />
di pregio saranno gli eventi<br />
culturali per gli amanti<br />
dell’Opera, della musica,<br />
dell’arte, della fotografia, ma<br />
anche per piccoli e grandi<br />
appassionati al mondo dei<br />
fumetti. Momento centrale<br />
della manifestazione sarà la<br />
grande mostra mercato dei<br />
prodotti tipici agroalimentari,<br />
dell’artigianato da tavola e<br />
dell’arredo casa “Il Desco” che<br />
si terrà in un prestigioso<br />
edificio del Centro storico di<br />
Lucca, il Real Collegio, tutti i<br />
fine settimana a partire dal 18<br />
novembre e fino al 10<br />
dicembre. Grazie a particolari<br />
convenzioni con gli operatori<br />
turistici, durante tutta la<br />
durata della manifestazione,<br />
sarà possibile usufruire di<br />
offerte e prezzi promozionali<br />
per il soggiorno ed il<br />
pernottamento e sarà donata a<br />
tutti una bottiglia di olio<br />
extravergine d’oliva prodotto<br />
dalle aziende lucchesi.<br />
Per informazioni: APT Lucca,<br />
tel. 0583 91991,<br />
eventi@luccaturismo.it.<br />
65
Il Tocai cambia nome<br />
e diventa “Friulano”<br />
Il 2006 è destinato ad essere<br />
l’ultima annata del più tipico<br />
dei vini bianchi friulani: dal<br />
2007, infatti, il “Tocai” avrà un<br />
nuovo nome, si chiamerà<br />
“Friulano”. Con un decreto del<br />
Ministero per le Politiche<br />
Agricole Alimentari e Forestali<br />
si conclude così la querelle<br />
sullo storico nome, nata dalla<br />
decisione della Comunità<br />
Europea di assegnare l’utilizzo<br />
della denominazione di Tokaji<br />
solamente all’omonimo vitigno<br />
ungherese. Nonostante il vino<br />
ungherese sia completamente<br />
diverso da quello friulano, per<br />
grafia del nome,<br />
per tipologia di<br />
vino, per terra<br />
d’origine e per<br />
uve da cui è<br />
prodotto, sarà<br />
l’unico a poter<br />
usare questo<br />
nome. Quindi,<br />
sulle etichette<br />
del più diffuso, anche per la<br />
vastità della superficie vitata,<br />
vino bianco prodotto in terra<br />
friulana, non apparirà più il<br />
nome Tocai, per generazioni e<br />
generazioni sinonimo di “tajut”,<br />
cioè di bianchetto bevuto senza<br />
impegno. Per promuovere e far<br />
conoscere ai consumatori tale<br />
cambiamento, il Ministero<br />
d’intesa con la regione ha<br />
66<br />
Winelovers<br />
deciso lo stanziamento di 15<br />
milioni di euro in tre anni a<br />
partire dal 2007.<br />
Telefono Rosa, sono<br />
loro le Prime Donne<br />
Un premio all’insegna della<br />
solidarietà e dell’attenzione<br />
alle problematiche sociali<br />
quello che si assegna a<br />
Montalcino alle protagoniste<br />
dell’emancipazione delle<br />
donne: il riconoscimento è<br />
andato quest’anno alle<br />
volontarie del Telefono Rosa,<br />
l’associazione nata quasi<br />
vent’anni fa su iniziativa di un<br />
gruppo di donne con alle spalle<br />
un’esperienza di battaglie<br />
legali a difesa dei loro diritti.<br />
Il “Premio Casato Prime<br />
Donne”porta non a caso il<br />
nome di una cantina del<br />
Brunello di Montalcino, l’unica<br />
in Italia dove lavorano solo<br />
donne, che è quasi un simbolo<br />
di nuova femminilità e di<br />
grande enologia.<br />
Le altre sezioni del Premio<br />
hanno avuto oltre cento<br />
concorrenti divisi nelle sezioni<br />
di giornalismo, fotografia e<br />
Cinzia Collini<br />
ricerca vitivinicola. La<br />
cerimonia di premiazione si è<br />
svolta nel Teatro degli Astrusi<br />
di Montalcino ed è stata<br />
seguita da una cena in onore<br />
dei vincitori nella Fattoria del<br />
Colle di Trequanda dove<br />
Donatella Cinelli Colombini, la<br />
vera animatrice del Premio, ha<br />
proposto in anteprima le “Fiabe<br />
povere” che dal prossimo<br />
ottobre vivacizzeranno i<br />
weekend invernali della Fattoria<br />
del Colle.<br />
Doc e Igt ora sono<br />
a marchio<br />
Dal Müller Thurgau al Nero<br />
d’Avola, dal Chianti al<br />
Vermentino di Sardegna, sono<br />
venti in tutto i vini italiani Doc<br />
o Igt che gli ipermercati<br />
Carrefour offrono adesso in<br />
versione “a marchio”. “Al<br />
tralcio antico”, così si chiama<br />
la nuova etichetta di vino della<br />
selezione Carrefour, è il<br />
risultato di un percorso che<br />
inizia con la scelta dei vitigni<br />
più rappresentativi delle<br />
diverse regioni italiane e la<br />
selezione di alcuni dei fornitori<br />
più affidabili presenti sul<br />
territorio di produzione. Una<br />
linea, dunque, che si rivolge a<br />
una clientela sempre più<br />
preparata e selettiva, in cerca<br />
di un prodotto di qualità<br />
superiore ad un ottimo<br />
rapporto qualità-prezzo.
Orpale Tour 2006<br />
Per festeggiare il suo 40°<br />
anniversario, la maison De<br />
Saint Gall ha organizzato un<br />
tour, con protagonista la<br />
prestigiosa Cuvée Orpale, le cui<br />
tappe verranno ospitate presso<br />
alcuni noti ristoranti che hanno<br />
conquistato le ambite stelle<br />
della Guida Michelin. Il Tour<br />
Orpale prevede 6 tappe nel<br />
centro e nel nord Italia.<br />
I ristoranti proporranno una<br />
degustazione in abbinamento a<br />
varie tipologie di champagne<br />
Premier e Grand Cru, entrambe<br />
firmate De<br />
Saint Gall, tra<br />
cui non<br />
mancherà la<br />
pluripremiata<br />
annata 1996<br />
della Cuvée<br />
Orpale Brut<br />
Blanc de<br />
Blancs Grand<br />
Cru,<br />
presentata tra<br />
l’altro in<br />
anteprima mondiale al Vinitaly<br />
2006. Alle serate è prevista la<br />
partecipazione di sommelier di<br />
prim’ordine, quali Paolo Basso,<br />
Roberto Gardini, Luca Gardini,<br />
Alessandro Scorsone e Graziano<br />
Simonella.<br />
Per informazioni e per l’elenco<br />
completo dei ristoranti ospitanti<br />
è possibile consultare, alla<br />
sezione news, il sito<br />
www.pasqua.it.<br />
Tre stelle per i vini di<br />
Fonterutoli<br />
Sono importanti e prestigiosi i<br />
riconoscimenti per i vini di<br />
Castello di Fonterutoli, giunti<br />
da alcuni anni tra i principali<br />
banchi d’assaggio a livello<br />
nazionale e internazionale.<br />
Il numero di luglio della<br />
prestigiosa Revue du Vin de<br />
France ha assegnato, in un<br />
ampio e documentato servizio,<br />
ben tre stelle all’azienda<br />
Castello di Fonterutoli; sono<br />
solo sette le aziende toscane<br />
che hanno raggiunto questo<br />
prestigioso traguardo. Inoltre,<br />
i vini di Fonterutoli hanno<br />
ottenuto ottimi giudizi anche<br />
da parte del mensile italiano<br />
Bibenda, organo ufficiale<br />
dell’Associazione Italiana<br />
Sommeliers.<br />
Diadema, un brillante<br />
di...vino<br />
Etichette preziose quelle dei<br />
vini “Diadema” prodotti dalla<br />
fattoria Villa L’Olmo di<br />
Impruneta (Fi), Diadema Rosso<br />
Supertuscan 2003 e 2004 e<br />
Diadema Bianco Sauvignon<br />
Blanc 2004: la particolarità<br />
delle eleganti etichette è che<br />
sono realizzate a mano con<br />
scintillanti cristalli Swarovski. I<br />
cristalli, di tre diametri diversi,<br />
vengono incastonati<br />
singolarmente nell’etichetta di<br />
metallo. L’idea è di Alberto<br />
Giannotti, titolare della tenuta<br />
F ATTORIA DI MAIANO<br />
Villa l’Olmo. Giannotti ha voluto<br />
attualizzare ed impreziosire la<br />
grande tradizione del vino<br />
rosso Toscano con un blended<br />
corposo e vellutato, ottenuto da<br />
uve di Sangiovese e Syrah<br />
raccolte e vinificate<br />
tradizionalmente tranne che per<br />
un particolare: il vino rimane<br />
per 30 giorni in contatto con le<br />
bucce. Viene fatto poi riposare<br />
in botticelle di rovere di medio<br />
e piccolo taglio, nelle quali si<br />
affina grazie a tecniche<br />
accurate come il “batonageno”.<br />
La permanenza in legno varia<br />
da 9 a 12 mesi. Una volta<br />
imbottigliato<br />
prosegue con<br />
un affinamento<br />
di circa tre<br />
mesi per<br />
diventare<br />
Diadema.<br />
La curiosità:<br />
ogni bottiglia<br />
Diadema può<br />
essere<br />
personalizzata<br />
con il nome<br />
della persona o dell’azienda<br />
per cui è stata imbottigliata.<br />
Lo hanno già fatto, tra gli<br />
altri, Roberto ed Eva Cavalli,<br />
Ornella Muti, Jeremy Irons e<br />
Marcello Lippi.<br />
67
Taste.net<br />
La Toscana non è solo un<br />
territorio, ma una rete di<br />
attività produttive che si<br />
innestano sulla scia di antiche<br />
tradizioni locali e che oggi<br />
trovano sbocchi sul mercato<br />
globale sotto forma di prodotti<br />
artigianali e industriali di<br />
eccellenza. In questo senso, la<br />
Toscana è già di per sé un<br />
“marchio”, che si conosce e si<br />
vende in tutto il mondo. L’arte<br />
culinaria e l’intero settore<br />
agroalimentare appartengono a<br />
pieno titolo a questo circuito<br />
economico. L’obiettivo del<br />
progetto Taste.net è dare<br />
impulso al “Sistema-Toscana”<br />
sviluppando una rete di nuovi<br />
strumenti promozionali: un<br />
portale sulla “rete” internet, ed<br />
una rete in franchising di<br />
negozi, capace di portare sui<br />
mercati globali prodotti dalle<br />
antiche radici locali. Oltre alla<br />
promozione di prodotti locali di<br />
qualità, il progetto “Taste.net”<br />
offre servizi innovativi e<br />
tecnologicamente avanzati alle<br />
aziende presenti sul territorio,<br />
<strong>Gola</strong> cocktail<br />
mettendole in condizione di<br />
orientarsi verso nuovi orizzonti<br />
commerciali. La Confartigianato<br />
Imprese Pisa, insieme<br />
all’Università di Firenze, alla Sil<br />
Computer di Livorno e ad altri<br />
parteners, grazie al sostegno<br />
della Regione Toscana, ha<br />
creduto nella possibilità di<br />
vincere questa sfida. In<br />
seguito ad una prima fase di<br />
ricerca, è stato progettato e<br />
realizzato un percorso capace<br />
di valorizzare le risorse di<br />
eccellenza della nostra terra.<br />
Un’operazione complessiva in<br />
cui la tradizione delle comunità<br />
locali si coniuga alle più<br />
moderne tecnologie di<br />
produzione e diffusione, al fine<br />
di inserire una selezione di<br />
prodotti di alta qualità su vasti<br />
scenari commerciali. Nella<br />
convinzione che le identità e le<br />
tradizioni locali possano ancora<br />
giocare un ruolo attivo e<br />
produttivo (dal punto di vista<br />
economico, ma anche<br />
culturale) nei nuovi scenari<br />
della globalizzazione che<br />
avanza (laura armani).<br />
Gusto in passerella<br />
al Sirha<br />
Tendenze e innovazioni della ristorazione<br />
protagoniste al Sirha, Salone<br />
Internazionale della Ristorazione<br />
del settore Alberghiero<br />
e dell’Alimentazione,<br />
in programma dal<br />
20 al 24 gennaio<br />
2007 a Eurexpo<br />
Lione. Luogo di<br />
riunione dei grandi<br />
nomi della cucina,<br />
esposizione di<br />
prodotti nuovi o<br />
rivisitati, terreno di<br />
competizione per i<br />
giovani talenti, questo salone internazionale<br />
è il riferimento mondiale<br />
della ristorazione e del settore alberghiero.<br />
Nel corso del salone,<br />
ospiti, chef, fornitori e produttori<br />
progettano congiuntamente i menù<br />
delle stagioni future, mettendo insieme<br />
con eleganza le innovazioni<br />
tecniche ed i nuovi gusti dei consumatori<br />
e avvicendandosi come stilisti,<br />
per presentare le “sfilate” delle<br />
più belle collezioni culinarie del<br />
pianeta. Info: www.sirha.com<br />
69
I V e r o n i<br />
Quando<br />
i calici<br />
parlano<br />
Forse un giorno qualcuno (chissà, forse<br />
proprio “<strong>Gola</strong> Gioconda”) si prenderà la briga<br />
di scrivere e pubblicare una guida che non<br />
giudichi solo ciò che c’è dentro il bicchiere,<br />
conferendo premi e riconoscimenti al prodotto,<br />
ma racconti anche (e soprattutto) il lavoro, la<br />
passione e la dedizione dei produttori.<br />
Si potrebbero scoprire, magari con una certa<br />
sorpresa, che esistono realtà quale quella de I<br />
Veroni. Un’azienda che fa combaciare il<br />
concetto di qualità con la cura dei particolari.<br />
Vigne tenute perfettamente, cantina di<br />
fermentazione e cantina d’invecchiamento<br />
separate, ubicate in ambienti<br />
termocondizionati e regolati anche dal punto di<br />
vista dell’umidità, una stanza di degustazione<br />
che sembra un piccolo salotto di rappresentanza.<br />
E ancora, scelte tecniche che fanno la<br />
differenza, dalla diraspatrice che non intacca i<br />
grappoli alla scelta dei legni di botti grandi e<br />
piccole, funzionale al tipo di vino che si vuole<br />
ottenere. Già, perché anche questo non è<br />
casuale. Una piccola azienda sta sul mercato se<br />
e solo se riesce a esprimere al meglio il proprio<br />
territorio. Questa è la convinzione, anche se<br />
dubbi e difficoltà non mancano. La zona di<br />
Rufina fa ancora fatica ad affrancarsi dall’etichetta<br />
di sorella minore del Chianti Classico, i<br />
costi di produzione di una fattoria sono ben<br />
70<br />
Un modello di dedizione<br />
al lavoro, una passione<br />
autentica. La fattoria<br />
di Pontassieve produce<br />
vini che raccontano<br />
storia e territorio<br />
Fattoria I Veroni<br />
Via Tifariti, 5<br />
50065 Pontassieve (Firenze)<br />
Tel. 055 8368886 - Fax 055 8223715<br />
mail: info@iveroni.it<br />
www.iveroni.it<br />
diversi da quelli di un commerciante, i vini che ne<br />
risultano hanno carattere e personalità ma, proprio<br />
perché figli del territorio, non strizzano certo<br />
l’occhio al gusto medio internazionale.<br />
E allora proviamo a raccontare i vini dei Veroni<br />
partendo dalla sua storia.<br />
Nel Medioevo il complesso agricolo “I Veroni”<br />
(il cui nome pare derivare da ampie terrazze che<br />
costeggiavano l’aia della Fattoria e sulle quali si<br />
facevano essiccare le foglie di tabacco ed il grano<br />
coltivati nella pianura lungo le rive dell’Arno)<br />
faceva parte di un immenso feudo che i Conti<br />
Guidi possedevano e controllavano nelle valli dei<br />
fiumi Arno e Sieve. L’edificio principale della<br />
Fattoria, posto nelle vicinanze dell’attuale<br />
Pontassieve, era infatti originariamente una torre<br />
di avvistamento. Dai Guidi passò alla famiglia<br />
Modigliani di Rufina e da questa, alla fine dell’Ot-
tocento, l’azienda fu acquistata da Carlo Malesci,<br />
alla cui famiglia ancora oggi appartiene.<br />
È interessante comprendere come la fattoria fosse<br />
anticamente organizzata: I Veroni era gestita in<br />
modo del tutto autosufficiente. La produzione di<br />
vino e olio si combinava con altre attività come<br />
l’allevamento di bestiame, la coltivazione di<br />
ortaggi, l’accatastamento di legna. Addirittura<br />
all’interno delle antiche mura della Fattoria vi era<br />
anche la bottega del fabbro e una piccola fornace<br />
dove si producevano orci e mattoni.<br />
Dalla vendemmia 1996 ha assunto la direzione<br />
dell’azienda Lorenzo Mariani che, con la consulenza<br />
dell’amico ed enologo Emilio Monechi ed il<br />
lavoro e l’entusiasmo di altri giovani collaboratori,<br />
ha portato a termine una radicale ristrutturazione<br />
dell’azienda agricola.<br />
Ecco il punto. Sarebbe bello che nello<br />
stappare una bottiglia de I Veroni ci si potesse<br />
ricordare anche solo per un attimo del tabacco<br />
essiccato, del grano e dei Conti Guidi, della<br />
famiglia Modigliani, dei Malesci, infine della<br />
bottega del fabbro e della fornace. E ancora che<br />
Lorenzo Mariani e i suoi amici continuano un<br />
lavoro di secoli. Lo sappiamo, è solo poesia, che al<br />
giorno d’oggi vale meno di zero. Ma sarebbe bello<br />
lo stesso.<br />
Servirebbe a capire che i vini hanno una dote in<br />
più, che nessuna guida tecnica esplicita. I vini<br />
parlano! Trasmettono una storia, una cultura, una<br />
dedizione al lavoro, il sapere di un territorio.<br />
Potremmo comprendere<br />
meglio la sincera<br />
eleganza del Chianti<br />
Rufina 2004, tipico,<br />
ben registrato al gusto,<br />
con note di ciliegia e<br />
fiori. E potremmo<br />
provare ancora più<br />
ammirazione per il<br />
“crescendo” della<br />
Riserva 2003,<br />
rubina e cupa nel colore, ampia e armonica al<br />
gusto, capace di offrire al naso sentori di amarena,<br />
prugna, mirtillo, spezie pregiate, contrappunti di<br />
rabarbaro. Potremmo dissertare sulla vellutata<br />
stoffa del Terre del Pelacane 2004, un Igt<br />
interessante capace di rimandare a note di frutta<br />
rossa e pepe bianco, o sulla trama gusto-olfattiva<br />
del Vin Santo, quasi arancio al colore e di frutta<br />
molto matura al naso e in bocca, con una splendida<br />
albicocca a primeggiare.<br />
Per tutti questi motivi e nell’attesa, forse vana, che<br />
qualcuno si decida a pubblicare quella benedetta<br />
guida cui accennavamo all’inizio, noi restiamo<br />
dell’idea che fattorie come quelle de I Veroni siano<br />
patrimoni da tutelare, indipendentemente da<br />
quante stelle, bicchieri, soli, riconoscimenti<br />
riusciranno a ottenere nel tempo.<br />
71
istoranti di gola<br />
Cucina<br />
d’autore<br />
Alla scoperta di ristoratori<br />
e ristoranti amici<br />
di <strong>Gola</strong> Gioconda<br />
72<br />
Taverna Pane e Vino<br />
Cortona (Ar), Piazza Signorelli 27<br />
Tel 0575 631010<br />
Un locale nel pieno centro della splendida<br />
Cortona, dove è possibile mangiare piatti<br />
semplici ma molto gustosi. Grande<br />
attenzione alle materie prime e grande<br />
attenzione alla carta vini, aspetto che il<br />
patron Arnaldo Rossi cura di persona.<br />
Etichette di piccole e grandi aziende, locali<br />
e non. Spesso proposte in interessantissime<br />
serate a tema.<br />
Vinandro<br />
Fiesole (Fi), Piazza Mino 33<br />
Tel. 055 59121<br />
Un’osteria<br />
nel vero<br />
senso della<br />
parola.<br />
Alessandro è<br />
bravissimo<br />
ad accogliere<br />
i commensali<br />
ad ogni ora<br />
del giorno.<br />
Pochissimi i<br />
coperti<br />
(appena 20)<br />
in un locale delizioso per arredamento e<br />
proposta culinaria. Si mangia gomito a<br />
gomito facendo amicizia. Buoni i piatti,<br />
tipici della tradizione toscana, e buona la<br />
ristretta ma qualificata selezione di vini.<br />
Ottimi i prezzi.
Enoteca Gustavino<br />
Firenze, Via della Condotta 37<br />
Tel. 055 2399806<br />
Appena dietro Piazza della Signoria, Gustavino è, da qualche<br />
anno, una delle mete preferite dai gourmet fiorentini e non. Il<br />
locale è elegante, con un design all’avanguardia. La cucina è<br />
elaborata, ma senza inutili forzature, basandosi su materie<br />
prime eccellenti e gustosa fantasia. Ottima la carta dei vini, che<br />
spazia a 360° fra le migliori cantine d’Italia e del mondo.<br />
Enotria<br />
Firenze, Via delle Porte Nuove 50<br />
Tel. 055 354350<br />
Un raffinato<br />
wine bar in zona<br />
Porta al Prato a<br />
Firenze. Il locale<br />
è frequentato a<br />
pranzo da<br />
coloro che<br />
amano una<br />
pausa pranzo di<br />
qualità e alla sera da veri amanti del nettare di<br />
bacco. Maurizio sa proporre con rara maestria<br />
etichette di ogni parte d’Italia. Spesso la<br />
proposta è al bicchiere e i clienti si lasciano<br />
volentieri consigliare l’abbinamento giusto.<br />
Vinolio<br />
Firenze, Via San Zanobi 126/r<br />
Tel. 055 489957<br />
La mano magistrale dello chef Kazuki<br />
Furusawa, un locale accogliente e molto ben<br />
arredato, una carta dei vini interesantissima. I<br />
piatti sono quelli<br />
della tradizione<br />
toscana, ma<br />
rivisitati dall’eccezionale<br />
sensibilità<br />
di Kazuki. Il<br />
rapporto qualità<br />
prezzo è assolutamente<br />
corretto<br />
sia la sera, sia il giorno quando Vinolio è meta<br />
di molti professionisti e lavoratori.<br />
Ristorante Leonardo<br />
Vinci (Fi), Via Montalbano Nord 16, Tel 0571 567916<br />
Massimo Bertoncini e sua moglie Franca gestiscono questa bella<br />
osteria nel cuore di Vinci, la terra del genio. La proposta culinaria<br />
è semplice, ma per niente banale, sincera e rispettosa del territorio.<br />
Materia prima di grande qualità, simpatia e cortesia nel<br />
servizio, proposta dei vini basata su un’intelligente valorizzazione<br />
delle fattorie locali. Da provare.<br />
73
Simbologia dei punteggi<br />
95-100 90-94 85-89 80-84 75-79 70-74<br />
Degustazione verticale del vino<br />
“Sassicaia” della<br />
Tenuta San Guido<br />
effettuata il 13.12.2005,<br />
a Roma presso l’Hotel Parco dei Principi<br />
di Paolo Baracchino<br />
La verticale riguarda quasi tutte le annate<br />
prodotte. Tutte le bottiglie erano in formato<br />
Magnum ad eccezione del 1981 che era in<br />
formato bordolese.<br />
Il blend del Sassicaia è del 75% di Cabernet<br />
Sauvignon e del 25% di Cabernet Franc, da<br />
viti di età compresa che vanno dai 7 anni ai<br />
40 anni. La vinificazione avviene con fermentazione<br />
di circa 14 giorni in vasche di acciaio<br />
inox, con passaggio in barrique di rovere francese<br />
per ventiquattro mesi e affinamento per<br />
altri sei in bottiglia. Le vigne sono ubicate<br />
dagli 80 ai 300 metri di altitudine, delimitate<br />
dal bosco da una parte e dal mare, dall’altra.<br />
1980<br />
Veste rosso aranciato. Al<br />
naso è intenso e piacevole<br />
con intensi sentori di<br />
carruba, prugna secca,<br />
fieno secco e terra bagnata,<br />
accompagnati da note<br />
di menta, confettura di<br />
more e buccia di arancia<br />
candita. In bocca gode di<br />
struttura, ha buon corpo<br />
ma non si abbandona ad<br />
esasperazioni estrattive,<br />
raggiungendo un sano<br />
equilibrio tra tannini e<br />
freschezza. Buona sapidità<br />
e mineralità, lunga la<br />
persistenza aromatica.<br />
Giudizio. Piacevole con<br />
riconoscimenti vari e<br />
franchi. Buono il suo<br />
equilibrio, i tannini non<br />
sono molto larghi, mentre<br />
il finale gustativo<br />
ha delle note un<br />
po’ asprine.<br />
1981<br />
Di colore rosso aranciato.<br />
Dopo qualche minuto di<br />
ossigenazione nel bicchiere<br />
si apre ad intense note di<br />
menta ed eucalipto, a cui<br />
fanno eco profumi fruttati<br />
di confettura di more, note<br />
di terra, fieno secco e<br />
Tenuta San Guido<br />
Località Capanne, 20<br />
57020 Bolgheri (LI)<br />
Tel. +39 0565 762003<br />
Fax +39 0565 762017<br />
www.sassicaia.com<br />
info@sassicaia.com<br />
carruba. Al gusto spicca la<br />
mora, con finale di fieno<br />
secco. La bocca è in totale<br />
equilibrio, morbida, con un<br />
tannino dolce, inizialmente<br />
vellutato che va ad asciugarsi<br />
nel finale. Lunga la<br />
persistenza sia diretta che<br />
indiretta.<br />
Giudizio. All’olfatto<br />
inizialmente è chiuso per<br />
poi aprirsi elargendo<br />
profumi piacevoli.<br />
Tannino un po’<br />
secco e centrale.<br />
1983<br />
Di colore rosso granato<br />
Le degustazioni 75
chiaro, con bordo aranciato.<br />
Il primo impatto<br />
olfattivo non è entusiasmante,<br />
con profumi non<br />
particolarmente intensi.<br />
Una volta aperto offre note<br />
intense di menta, humus e<br />
sottobosco. Al gusto si<br />
godono sia una buona<br />
sapidità che una buona<br />
mineralità, accompagnate<br />
da note di liquirizia.<br />
Il corredo acido-tannino è<br />
egregiamente bilanciato<br />
dall’alcol e dalla struttura.<br />
Il tannino è dolce, centrale,<br />
inizialmente vellutato,<br />
per poi nel finale asciugarsi.<br />
Lunga è la sua persistenza<br />
aromatica.<br />
Giudizio. Non proprio<br />
entusiasmante all’olfatto,<br />
al gusto è ben equilibrato,<br />
anche se in bocca si ha una<br />
lieve sensazione<br />
di asprino.<br />
1984<br />
Rosso granato con bordo<br />
aranciato. All’olfatto<br />
inizialmente non troppo<br />
franco, con profumi non<br />
molto vari, dopo qualche<br />
minuto di sosta nel bicchiere<br />
emergono profumi di<br />
caffè freddo e di menta,<br />
intensi, a cui seguono note<br />
di confettura di mora ed<br />
arancia candita. Al gusto<br />
dona piacevolezza, l’alcol,<br />
la freschezza ed i tannini<br />
sono ben bilanciati, grazie<br />
anche ad un corpo medio<br />
del vino. I tannini sono<br />
dolci, abbastanza larghi,<br />
inizialmente vellutati per<br />
76 Le degustazioni<br />
poi nel finale diventare un<br />
po’ asciutti e centrali.<br />
Buona è la sua persistenza<br />
aromatica.<br />
Giudizio. Deficita un po’<br />
olfattivamente, mentre al<br />
gusto è migliore anche se i<br />
tannini finiscono<br />
un po’ centrali e<br />
asciutti.<br />
1985<br />
Rosso granato con sfumature<br />
color porpora. Al naso<br />
emergono note fruttate di<br />
more e di cassis in confettura,<br />
accompagnate da<br />
intensi sentori balsamici di<br />
menta, prugna secca, fieno<br />
secco e liquirizia. Esplosione<br />
fruttata di mora e di<br />
cassis al palato, ancora<br />
accompagnata da note<br />
mentolate. La mole scorre<br />
frusciante come la seta, il<br />
tannino è perfettamente<br />
integrato in una struttura<br />
articolata e bilanciata, che<br />
gode nel lunghissimo<br />
finale di freschi richiami<br />
balsamici di menta che<br />
fanno riemergere sentori<br />
fruttati.<br />
Giudizio. È sempre il<br />
migliore! Il colore fa<br />
capire ancora la sua<br />
gioventù e le sue potenzialità<br />
future. L’olfatto non<br />
è varissimo, ma notevolmente<br />
vario e franco.<br />
L’alcol e la freschezza non<br />
sono presenti in abbondanza<br />
ma sono in perfetto<br />
equilibrio tra loro con<br />
l’aneto del tannino che è<br />
dolce, setoso e largo,<br />
anche se inizialmente ha<br />
avuto uno<br />
spessore più<br />
spinto.<br />
1987<br />
Rosso granato chiaro. Nette<br />
e fini le sensazioni fruttate<br />
di mora in confettura e di<br />
prugna secca, accompagnate<br />
da note balsamiche<br />
intense di menta, di amido,<br />
di fieno secco e di clorofilla.<br />
Nel finale si avverte<br />
persino una nota di anice<br />
stellato. In bocca irrompe<br />
con un’avvolgente morbidezza,<br />
un tannino dolce e<br />
vellutato. Retrogusto di<br />
confettura di more e di<br />
menta che lasciano una<br />
piacevole dolcezza. Buona<br />
è la sua persistenza aromatica<br />
intensa.<br />
Giudizio. Olfattivamente<br />
piacevole anche se i<br />
profumi non sono abbondantemente<br />
presenti.<br />
L’equilibrio gustativo alcolfreschezza<br />
è un po’ ai limiti<br />
ed il tannino è un po’<br />
centrale. Nell’insieme<br />
è un vino<br />
piacevole.<br />
1988<br />
Impatto visivo con rosso<br />
granato chiaro.<br />
I profumi affiorano delicati<br />
con eleganti note fruttate<br />
di cassis, di mora e di<br />
prugna secca cui fanno<br />
seguito note mentolate di<br />
intensa menta e di eucalipto.<br />
Il ventaglio olfattivo<br />
prosegue con piacevoli
note di fieno secco e<br />
prugna secca. Al palato<br />
denota una ampiezza e<br />
concentrazione di rara<br />
fattura. Il tannino, dolce,<br />
largo e suadente, si palesa<br />
ancora protagonista. Alcol<br />
e freschezza sono ben<br />
presenti. Piacevoli sono la<br />
sapidità e la mineralità che<br />
completano la piacevolezza<br />
gustativa. Retrogusto<br />
fruttato con finale mentolato.<br />
Lunga è la sua persistenza<br />
aromatica.<br />
Giudizio. Annata che si<br />
avvicina molto al 1985,<br />
anche se il colore del vino<br />
parla e fa capire la maggiore<br />
longevità di quest’ultimo.<br />
I profumi potevano<br />
essere un po’ più numerosi<br />
e un po’ più incisivi.<br />
Grande vino, il<br />
secondo della<br />
verticale.<br />
1989<br />
Si presenta con un rosso<br />
granato chiaro. Sprigiona<br />
in sequenza note intense di<br />
menta, e poi humus, terra,<br />
viola mammola, amido e<br />
speziate di pepe nero e<br />
noce moscata. Gusto<br />
equilibrato con una freschezza<br />
vivace che domina<br />
l’alcol, anche con l’ausilio<br />
del tannino che è dolce,<br />
abbastanza largo, inizialmente<br />
vellutato per poi<br />
diventare un po’ asciutto<br />
nel finale. All’impatto<br />
gustativo si sente la nota<br />
mentolata, mentre il<br />
retrogusto è di viola<br />
mammola. Lunga è la sua<br />
persistenza aromatica<br />
intensa.<br />
Giudizio. Tannino non<br />
particolarmente<br />
largo, corpo<br />
medio scarico.<br />
1990<br />
Rosso granato con unghia<br />
rosa chiaro cipolla. L’impatto<br />
olfattivo è intenso,<br />
franco e ricco di profumi,<br />
con toni fruttati di confettura<br />
di mora e di prugna<br />
secca, accompagnati da<br />
note floreali di viola<br />
mammola, di erbe aromatiche,<br />
di menta, di prugna<br />
secca e di caffè freddo.<br />
Ampio il gusto, con piacevoli<br />
sentori di viola mammola.<br />
Presenta un buon<br />
equilibrio con una freschezza<br />
che domina l’alcol e che<br />
ben si accompagna ad un<br />
tannino dolce, setoso ed<br />
abbastanza largo. Corpo<br />
medio. Retrogusto di viola<br />
mammola. Lunga e piacevole<br />
è la sua persistenza<br />
aromatica intensa.<br />
Giudizio. Vino interessante<br />
e piacevole sia olfattivamente<br />
che gustativamente,<br />
anche se il tannino non è<br />
completamente largo. Dopo<br />
il 1985 ed il 1988 questa<br />
annata è quella<br />
che mi è piaciuta<br />
di più.<br />
1991<br />
Alla vista è rosso granato<br />
con bordo rosa cipolla.<br />
Evidenti le note di menta<br />
accompagnate da sentori di<br />
confettura di mora, di<br />
prugna secca e di fieno.<br />
Succedono sentori di<br />
buccia di arancia candita e<br />
terra bagnata. La bocca è<br />
invasa da una piacevolissima<br />
frutta, in particolare<br />
dalla confettura di mora.<br />
Ingresso morbido e caldo<br />
perfettamente bilanciato da<br />
una efficace spalla acida e<br />
da un tannino ben integrato;<br />
il tannino è dolce,<br />
vellutato ed abbastanza<br />
largo. Retrogusto fruttato<br />
di confettura di mora.<br />
Lunga e piacevole la<br />
persistenza.<br />
Giudizio. Vino interessante,<br />
piacevole in bocca<br />
anche se il<br />
tannino non è<br />
molto largo.<br />
1993<br />
Rosso granato chiaro con<br />
unghia rosa cipolla chiara.<br />
Accattivante bagaglio<br />
olfattivo, ben assortito:<br />
smalto di vernice, lieve<br />
confettura di mora, uva<br />
fragola, lievi note vegetali,<br />
menta e buccia di arancia<br />
muffita. Personalità che si<br />
Le degustazioni 77
conferma al gusto con una<br />
immediata dolcezza fruttata<br />
di confettura di mora. In<br />
bocca è morbido, caldo,<br />
abbastanza equilibrato: il<br />
tannino è dolce, vellutato<br />
ma non molto largo.<br />
Retrogusto fruttato di<br />
confettura di more. Bella e<br />
piacevole è la sua persistenza<br />
aromatica intensa.<br />
Giudizio. Piacevole all’olfatto<br />
e fruttato al gusto.<br />
Tannino piacevole<br />
ma non troppo<br />
largo.<br />
1994<br />
Veste rosso granato, non<br />
tanto trasparente, con<br />
bordo rosa cipolla chiaro.<br />
Esordisce con piacevoli note<br />
di menta, e poi sentori di<br />
prugna secca, accompagnate<br />
da note intense di fungo<br />
porcino secco, note di<br />
sottobosco e di buccia di<br />
arancia candita. Non ha<br />
corpo pieno ma ha un<br />
sufficiente equilibrio<br />
gustativo con la parte<br />
alcolica che si sposa con la<br />
parte acido-tannica. Il<br />
tannino è dolce, non molto<br />
largo, inizialmente vellutato<br />
per poi asciugarsi un po’ nel<br />
finale. Retrogusto di humus<br />
e sottobosco. Buona è la<br />
sua persistenza aromatica<br />
intensa.<br />
Giudizio. Forse a me è<br />
toccata una bottiglia non<br />
perfetta, comunque l’annata<br />
climatica non<br />
è stata delle<br />
migliori.<br />
78 Le degustazioni<br />
1995<br />
Rosso rubino con intensi<br />
bagliori di rosso granato<br />
chiaro. Al primo impatto<br />
gustativo spiccano note di<br />
terra, foglie morte, confettura<br />
di mora e menta.<br />
Gusto abbastanza equilibrato<br />
con alcol e freschezza<br />
ben dosati e con un<br />
tannino dolce, vellutato e<br />
quasi totalmente avvolgente,<br />
ben integrato nel corpo.<br />
Retrogusto di confettura di<br />
mora.<br />
Lunga e piacevole è la<br />
persistenza aromatica<br />
intensa.<br />
Giudizio. Vino giovane, il<br />
colore lo dimostra. Olfatto<br />
un po’ penalizzato a<br />
momenti da una lieve<br />
presenza di riduzione.<br />
Nonostante ciò il vino è<br />
ugualmente ad<br />
un buon livello.<br />
1996<br />
Color rosso granato.<br />
Inizialmente un po’ chiuso,<br />
dopo alcuni ulteriori minuti<br />
di sosta nel bicchiere si<br />
apre sfoggiando note<br />
intense di menta, fruttate<br />
di mirtillo e di confettura<br />
di mora e note speziate di<br />
pepe nero. Al palato si<br />
evidenzia la buona struttura<br />
e la piacevole morbidezza<br />
che, comunque, non<br />
nascondono il tannino<br />
dolce, vellutato e abbastanza<br />
largo. La bocca è<br />
estasiata dalla viola<br />
mammola e da una piacevole<br />
fruttata dolcezza.<br />
Retrogusto di viola mam-<br />
mola. Lunga e piacevole la<br />
sua persistenza.<br />
Giudizio. Vino con notevole<br />
struttura e buon equilibrio,<br />
piacevole<br />
sia olfattivamente<br />
che gustativamente.<br />
1997<br />
Rosso granato con bagliori<br />
rubino e con unghia rosa<br />
cipolla.<br />
Al naso note balsamiche di<br />
menta, mora, cuoio, e<br />
ginepro. Al gusto l’ingresso<br />
è morbido, con sensazione<br />
pseudocalorica abbastanza<br />
efficacemente contrastata<br />
dalla freschezza e da una<br />
adeguata tannicità. Il<br />
tannino è elegante, dolce,<br />
setoso, fruttato ma non<br />
completamente largo.<br />
La bocca è piacevolmente<br />
pervasa da sentori di viola<br />
mammola che donano al<br />
vino una bella eleganza.<br />
Lunga è la persistenza<br />
aromatica intensa.<br />
Giudizio. Vino elegante e<br />
piacevole, migliore al gusto<br />
che all’olfatto. Continuo ad<br />
essere dubbioso<br />
che il 1997 sia<br />
superiore al 1996.<br />
1998<br />
Profondo rosso rubino con<br />
bordo porpora che ricorda<br />
la buccia di melanzana.<br />
Naso intenso e molto<br />
persistente dai toni di<br />
menta ed eucalipto,<br />
liquirizia e pepe nero. Al<br />
gusto sfoggia una bella
eleganza ed una piacevole<br />
dolcezza fruttata.<br />
In bocca ha una avvolgente<br />
morbidezza, l’alcol è<br />
controllato da una generosa<br />
vena acida e da un tannino<br />
dolce, vellutato ed abbastanza<br />
largo.<br />
Retrogusto mentolato.<br />
Giudizio. Vino importante,<br />
con una bella eleganza e<br />
piacevolezza<br />
gustativa.<br />
1999<br />
Rosso rubino con bordo<br />
rosa cipolla, naso di bella<br />
intensità fruttata con<br />
mora, fragola e poi note<br />
tostate, di pelle e di<br />
menta. Al gusto si percepiscono<br />
subito note di anice<br />
stellato, di liquirizia e di<br />
viola mammola. Evidenzia<br />
subito la sua bella struttura<br />
e muscolatura mentre<br />
l’alcol è efficacemente<br />
contrastato da una aciditàtannicità<br />
adeguata; il<br />
tannino è dolce, setoso ed<br />
abbastanza largo. Retrogusto<br />
di viola mammola.<br />
Lunga è la sua persistenza<br />
aromatica intensa.<br />
Giudizio. Quest’annata in<br />
generale in Italia ha dato<br />
vini corposi e possenti.<br />
Vino ancora molto giovane<br />
e già molto<br />
piacevole.<br />
2000<br />
Rosso rubino intenso con<br />
bordo rosa cipolla.<br />
Intrigante naso con note<br />
fruttate di mora e di cassis,<br />
note boisé, balsamiche di<br />
menta, di amido, di rosmarino<br />
e di anice stellato.<br />
Bella maturità in bocca,<br />
quasi dirompente, con note<br />
fruttate e di menta. Buon<br />
equilibrio gustativo con il<br />
binomio acidità-tannicità<br />
in netta prevalenza sull’alcolicità.<br />
Il tannino è dolce, setoso e<br />
largo quasi nella sua<br />
totalità. Retrogusto di<br />
menta. Persistente.<br />
Giudizio. Vino interessante<br />
sia sotto il profilo olfattivo<br />
che gustativo<br />
con una struttura<br />
importante.<br />
2001<br />
Bel rosso rubino luminoso.<br />
All’olfatto si presenta un<br />
po’ chiuso, con un po’ di<br />
riduzione, per poi aprirsi<br />
con note mentolate e<br />
fruttate di ribes.<br />
Alcol e freschezza sono<br />
abbastanza in equilibrio<br />
tra loro anche se entrambi<br />
copiosamente presenti; il<br />
tannino è dolce e setoso,<br />
affiancato da piacevoli<br />
sapidità e mineralità.<br />
Retrogusto di viola mammola.<br />
Lunga persistenza.<br />
Giudizio. Bel vino ma io ho<br />
preferito il 2000 al 2001<br />
poiché ho trovato il primo<br />
con una struttura ed un<br />
equilibrio più<br />
importante.<br />
2002<br />
Colore rosso rubino un po’<br />
stanco con bordo rosso<br />
cipolla. Evidenti note<br />
floreali di viola mammola e<br />
fruttate di mirtillo, a cui<br />
seguono note di menta, di<br />
cioccolato e di spezie<br />
dolci.<br />
Al gusto delinea subito la<br />
sua gracilità di struttura<br />
anche se il vino si presenta<br />
piuttosto equilibrato.<br />
Bocca pervasa di acidità e<br />
calore su corpo snello, il<br />
tutto accompagnato da<br />
gentile tannicità, il<br />
tannino è dolce, setoso e<br />
abbastanza largo. Sufficientemente<br />
persistente.<br />
Giudizio. Vino<br />
elegante, ben<br />
fatto, ma con<br />
poco corpo.<br />
Le degustazioni 79
Simbologia dei punteggi<br />
95-100 90-94 85-89 80-84 75-79 70-74<br />
Degustazione verticale del vino<br />
“Tenuta di Trinoro”<br />
effettuata presso “La Corte del Vino” il 14.05.2006,<br />
in Mercatale Val di Pesa<br />
di Paolo Baracchino<br />
Si è trattata, in assoluto, della<br />
prima verticale mondiale di<br />
questo particolare vino, il cui<br />
uvaggio può variare di anno<br />
in anno, a seconda dell’andamento<br />
climatico. La piacevolezza<br />
ulteriore è stata anche<br />
per il fatto che tutte le bottiglie<br />
aperte erano in formato<br />
“magnum”. L’azienda è ubicata<br />
in Sarteano (Si) ed è di proprietà di<br />
Andrea Franchetti che funge anche da agronomo<br />
e da enologo. I vigneti sono a 5-700<br />
metri s.l.m. con esposizione sud ovest –<br />
ovest. La densità è di ben 9.400 piante per<br />
ettaro e le piante hanno dai 10 ai 18 anni.<br />
Il terreno è argilloso-calcareo con ghiaie miste,<br />
sia erosive che alluvionali, con diverse<br />
profondità. La vinificazione avviene con lieviti<br />
indigeni, con fermentazioni da 12 a 16<br />
1997<br />
(Cabernet Franc 60%,<br />
Merlot 20%, Cabernet<br />
Sauvignon 10% e Petit<br />
Verdot 10% - gr. 14%)<br />
Color rosso rubino con<br />
unghia color melanzana.<br />
All’olfatto manifesta subito<br />
la sua complessità, con<br />
sentori di polvere di cacao,<br />
liquirizia, viola, pepe nero<br />
e poi menta, e note fruttate<br />
che ricordano il mirtillo,<br />
80 Le degustazioni<br />
la ciliegia e la prugna.<br />
Alcol e freschezza sono<br />
presenti con una notevole<br />
intensità, ma tra di loro<br />
sono un po’ altalenanti. I<br />
tannini sono vellutati ed<br />
abbastanza larghi. Il corpo<br />
è medio. In bocca si ha<br />
una bella esplosione di<br />
frutta che dona ottima<br />
piacevolezza. Lunga è la<br />
sua persistenza aromatica<br />
intensa.<br />
Tenuta di Trinoro s.r.l.<br />
53047 Sarteano (Siena)<br />
Tel. 0039 0578-267110<br />
Fax 0039 0578-267303<br />
info@trinoro.it<br />
giorni in vasche di acciaio<br />
aperte, alcune partite vengono<br />
fatte fermentare fino a 3<br />
mesi e poi vengono svinate.<br />
La fermentazione malolattica<br />
viene effettuata in barriques<br />
di legno francese misto, interamente<br />
nuovo ogni anno. La<br />
produzione di questo vino è<br />
di quasi circa 10.000 bottiglie<br />
per anno. Il primo anno di produzione è stato<br />
il 1997 e l’anno in cui non si è prodotto<br />
questo vino è stato il 2002, a causa delle<br />
pessime condizioni climatiche. Questo vino<br />
si è imposto, nel mercato mondiale, nonostante<br />
il suo prezzo non economico, per merito<br />
di Andrea Franchetti, che da una zona<br />
non tradizionalmente vocata al vino è riuscito<br />
a fare un prodotto che molti cugini<br />
francesi ci invidiano.<br />
Giudizio. Vino sotto il<br />
piano olfattivo di gran<br />
lunga superiore al gusto. Il<br />
vino deficita un po’ di<br />
freschezza e di corpo che<br />
possano contrastare più<br />
efficacemente l’alcol.<br />
Nonostante ciò il vino è<br />
interessante anche alla luce<br />
del fatto che questa è stata<br />
la prima<br />
annata commercializzata.
1998<br />
(Cabernet Franc 80%,<br />
Cabernet Sauvignon 10% e<br />
Petit Verdot 10% - gr. 14%)<br />
Il suo aspetto ha le tinte<br />
del rosso rubino intenso,<br />
vivace, brillante, con bordo<br />
cipolla rosa. Bagaglio<br />
olfattivo di grande impatto,<br />
da note intense di<br />
menta a sentori floreali di<br />
viola, e poi ancora pepe<br />
nero, mirtillo e ciliegia.<br />
L’alcol è possente ma è<br />
accompagnato da una<br />
spalla acida che lo sovrasta.<br />
Il tannino è dolce,<br />
vellutato e largo, quasi<br />
nella sua totalità. Morbido<br />
con buona sapidità e<br />
mineralità. Retrogusto<br />
fruttato di prugna e di<br />
ciliegia e floreale di viola.<br />
Equilibrato e persistente.<br />
Giudizio. Olfatto interessante,<br />
ma non come il<br />
1997. Gusto ben equilibrato<br />
e piacevole,<br />
lunga è la sua<br />
persistenza.<br />
1999<br />
(Cabernet Franc 70%,<br />
Merlot 20%, Cabernet<br />
Sauvignon 6% e Petit<br />
Verdot 4% - gr. 15%)<br />
Di colore rosso rubino<br />
concentrato, con riflessi<br />
aranciati. All’olfatto<br />
esprime un elegante<br />
complesso di profumi tra i<br />
quali menta, seme di<br />
finocchio, caramella mou,<br />
polvere di cacao e note<br />
erbacee, e poi ancora note<br />
fruttate di cocomero,<br />
ciliegia e mora. L’impatto<br />
gustativo è buono e<br />
sufficientemente complesso,<br />
le sostanze dure e le<br />
sostanze morbide cercano<br />
di equilibrarsi, l’alcol ha un<br />
notevole spessore e la<br />
freschezza, nonostante sia<br />
di eguale calibro, non<br />
riesce sempre a sovrastarlo.<br />
Il tannino è dolce, vellutato<br />
ed abbastanza largo;<br />
piacevole mineralità finale.<br />
Ottima persistenza finale.<br />
Giudizio. Vino sotto il<br />
profilo olfattivo più interessante<br />
del ’98, ma<br />
gustativamente è più<br />
equilibrato il ’98 del ’99.<br />
Disturba un po’ l’alcol a<br />
causa della insufficienza<br />
del corpo, che è ben<br />
presente, e della freschezza,<br />
ma nonostante ciò il<br />
vino è ugualmente<br />
assai<br />
interessante.<br />
2000<br />
(Cabernet Franc 55%,<br />
Cabernet Sauvignon 35% e<br />
Petit Verdot 10% - gr. 14%)<br />
Colore rosso rubino intenso<br />
con larghe trame porpora.<br />
All’olfatto si apre con una<br />
ricca e potente sequenza di<br />
profumi che spaziano dalla<br />
selvaggina al cuoio, quindi<br />
fruttato di ribes e di<br />
prugna, e poi ancora pepe<br />
nero e cannella. In bocca<br />
una soave potenza con un<br />
filo di freschezza ad<br />
accompagnare altrettanta<br />
alcolicità, ed un tannino<br />
dolce ed abbastanza largo.<br />
Il vino è equilibrato ed il<br />
finale è piuttosto lungo.<br />
Giudizio. Vino importante,<br />
si sente molto che è<br />
giovane ed il colore lo<br />
conferma. Naso complesso.<br />
Equilibrato, avrebbe<br />
tuttavia avuto bisogno di<br />
un po’ più di freschezza. Il<br />
tannino non è completamente<br />
largo. Nel complesso<br />
vino di alto livello, il<br />
migliore rispetto<br />
ai precedenti<br />
degustati.<br />
2001<br />
(Cabernet Franc 48%,<br />
Merlot 22%, Cabernet<br />
Sauvignon 19% e Petit<br />
Verdot 11% - gr. 15%)<br />
Rosso rubino intenso con<br />
trame porpora. Al naso<br />
note di viola, cuoio,<br />
ciliegia e mirtillo, e poi<br />
ancora caramella mou al<br />
latte e tabacco. La massa<br />
avvolge il palato in un<br />
caldo abbraccio, la tensione<br />
è tenuta alta dalle fitte,<br />
larghe e setose maglie della<br />
tessitura tannica, assistita<br />
dalla giusta spalla acida,<br />
che domina l’alcol, a<br />
testimonianza di un’evoluzione<br />
che promette ancora<br />
belle sorprese.<br />
Sapido e minerale. Lunghissimo<br />
il finale che si esaurisce<br />
lentamente lasciando<br />
sensazioni floreali di viola.<br />
Giudizio. Vino strepitoso,<br />
elegante, sia olfattivamente<br />
che gustativamente, ben<br />
equilibrato anche se l’alcol<br />
e la freschezza non sono<br />
abbondanti. Il tannino è<br />
dolce, setoso e finalmente<br />
largo. Persistenza quasi<br />
Le degustazioni 81
interminabile. La gradazione<br />
alcolica di quest’annata<br />
è stata uguale al 1999, con<br />
la differenza che nella<br />
prima il vino è equilibrato,<br />
grazie ad una maggior<br />
presenza di freschezza, di<br />
corpo e di tannino. Questa<br />
è la migliore annata di<br />
questa verticale. In generale<br />
in Italia il 2001 ha dato<br />
vini giustamente<br />
potenti e molto<br />
eleganti.<br />
2003<br />
(Cabernet Sauvignon 42%,<br />
Cabernet Franc 37%, Merlot<br />
16% e Petit Verdot 5% - gr.<br />
14,5%)<br />
Si presenta con un rosso<br />
rubino intenso con riflessi<br />
color porpora. All’olfatto<br />
sentori balsamici di menta<br />
intensa, ciliegia, mirtillo,<br />
mora, pepe nero, noce<br />
moscata e cannella. L’impatto<br />
gustativo è caldo e<br />
morbido, anche se lievemente<br />
scomposto, mentre<br />
la freschezza è in lieve<br />
sottotono rispetto all’alcol.<br />
Le sostanze dure e quelle<br />
morbide sono un po’<br />
altalenanti tra loro. Il<br />
tannino è dolce, vellutato<br />
ed abbastanza largo.<br />
82 Le degustazioni<br />
Sapido e minerale. Retrogusto<br />
di tabacco, confettura<br />
di frutta e viola. Lunga è la<br />
sua persistenza aromatica<br />
intensa.<br />
Giudizio. Vino troppo<br />
maturo olfattivamente e<br />
con lieve eccesso di alcol<br />
al gusto. Le note di confettura<br />
di frutta e le note di<br />
pesca sono una ulteriore<br />
conferma che l’annata è<br />
stata troppo calda. Nonostante<br />
ciò, il vino, anche se<br />
è il meno interessante della<br />
verticale è<br />
sempre ad un<br />
buon livello.<br />
2004<br />
(Merlot 83%, Cabernet<br />
Franc 9%, Petit Verdot 4%<br />
e Cabernet Sauvignon 4% -<br />
gr. 14,5%)<br />
Colore rosso rubino con<br />
bordo cipolla, dai riflessi<br />
porpora. Al naso si evidenziano<br />
chiaramente sentori<br />
di crosta di pane (pane<br />
appena uscito dal forno),<br />
accompagnati da note<br />
intense di viola, ciliegia, e<br />
note speziate di pepe<br />
nero, noce moscata e<br />
cannella.<br />
Al gusto è subito elegante<br />
e piacevolmente fruttato.<br />
Alcol e freschezza sono<br />
presenti in buona dose,<br />
anche se la spalla acida<br />
sembra essere in sottotono.<br />
Il tannino è dolce, vellutato<br />
ed abbastanza largo<br />
anche se non completamente<br />
largo. Sapidità e<br />
mineralità rendono il vino<br />
più interessante e piacevole.<br />
Retrogusto di amido di<br />
riso e di viola. Buona è la<br />
sua persistenza aromatica<br />
intensa.<br />
Giudizio. Quest’annata in<br />
generale ha dato vini<br />
profumati, ma con minor<br />
corpo. L’avere minor corpo,<br />
in certi casi, ha dato dei<br />
vini con dominio di alcol.<br />
Olfattivamente stupendo<br />
ma meno interessante sotto<br />
il profilo gustativo; sicuramente<br />
più<br />
interessante del<br />
2003.
Simbologia dei punteggi<br />
95-100 90-94 85-89 80-84 75-79 70-74<br />
Degustazione verticale del vino<br />
“Poggio ai Chiari”<br />
effettuata il 16.06.2006 presso l’Azienda Agricola<br />
Colle Santa Mustiola<br />
di Paolo Baracchino<br />
Se non conoscete il proprietario dell’Azienda,<br />
Fabio Cenni, avete perso molto e quindi non<br />
vi resta che “correre” a conoscerlo. Fabio Cenni<br />
è persona di altri tempi, schietto, trasparente,<br />
pacato che non accetta compromessi di<br />
qualsiasi genere, ma che ambisce a fare un<br />
buon Sangiovese, con una piccola aggiunta<br />
di Colorino. È coadiuvato nella sua opera dal<br />
bravo agronomo Federico Curtaz mentre l’enologo<br />
che lo ha seguito nel suo cammino fino<br />
a poco tempo fa è stato Attilio Pagli, importante<br />
personaggio del mondo del vino.<br />
Dal 1990 Fabio Cenni si è dedicato a tempo<br />
pieno all’attività di vignaiolo, riproducendo<br />
le piante migliori di Sangiovese e Colorino che<br />
erano presenti nei vecchi vigneti,<br />
credendo fermamente<br />
nella sequenza: ottima uva –<br />
ottimo vino.<br />
Le rese sono bassissime, le<br />
maturazioni molto avanzate,<br />
i grappoli sono accuratamente<br />
scelti, le fermentazioni<br />
sono naturali con macerazio-<br />
1992<br />
(Alcol 13,31% vol.)<br />
Appare di colore rosso<br />
aranciato. L’impatto olfattivo<br />
è intenso, franco e ricco<br />
di profumi, giocato sull’eleganza<br />
con toni di fieno<br />
secco, prugna secca e di<br />
viola, seguito da note<br />
balsamiche di menta.<br />
Morbido al palato, dal<br />
tannino dolce. Corpo di<br />
media struttura, buona ma<br />
non sufficiente la sua persistenza.<br />
Retrogusto di viola<br />
mammola e di minerale.<br />
Azienda Agricola<br />
Colle Santa Mustiola<br />
Via delle Torri n. 86/A<br />
53043 Chiusi (Siena)<br />
Tel. 0039 0578/20525<br />
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ni lunghe; l’affinamento avviene in piccoli legni<br />
nuovi. L’Azienda si trova a Chiusi, il vino<br />
prodotto è uno solo e le bottiglie ogni anno<br />
sono circa ventimila.<br />
Il primo vino prodotto è stato nel 1992 e inizia<br />
proprio da qui la mia piacevole verticale<br />
che purtroppo non include il 2003. Quest’annata<br />
è stata assaggiata in modo sfuggevole<br />
dopo la verticale; sono rimasto colpito dall’equilibrio<br />
e dalla piacevolezza olfattiva e gustativa.<br />
Vino molto equilibrato con alcol in<br />
sottotono rispetto alla freschezza. Mi ha colpito<br />
sotto il profilo olfattivo l’intensissimo profumo<br />
di grafite che prevale su tutti gli altri.<br />
Se questo vino fosse stato incluso nella verticale<br />
sarebbe stato sicuramente<br />
in assoluto il migliore<br />
(93/100).<br />
Nell’ordine, le annate preferite,<br />
a parte quanto scritto<br />
per il 2003, sono state le seguenti:<br />
1993, 1997, 2001,<br />
1998, 2000, 2002, 1995,<br />
1994, 1999, 1992 e 1996.<br />
Giudizio. Piacevole olfattivamente<br />
anche se con una<br />
lieve pungenza di alcol. Al<br />
gusto la nota di alcol si<br />
accentua. Nel complesso<br />
vino piacevole<br />
anche se in fase<br />
di discesa.<br />
Le degustazioni 83
1993<br />
(Alcol 13,40% vol.)<br />
Rosso granato con unghia<br />
rosa cipolla. Elegante e<br />
potente all’olfatto, con<br />
intensi sentori di cuoio,<br />
fieno secco e pepe nero. Al<br />
gusto esplode la viola<br />
mammola con il minerale<br />
che prende tutta la bocca.<br />
Tannino dolce, inizialmente<br />
vellutato che termina un po’<br />
asciutto. Intensa la sua<br />
persistenza aromatica.<br />
Giudizio. Vino piacevole sia<br />
olfattivamente che gustativamente.<br />
Buon<br />
equilibrio tra alcol<br />
e freschezza.<br />
1994<br />
(Alcol 13,51% vol.)<br />
Rosso granato intenso, al<br />
naso regala nette sensazioni<br />
di pelle, viola e menta. Al<br />
gusto sfoggia il suo equilibrio<br />
con l’alcol e la freschezza<br />
che sono in buona<br />
sintonia mentre il tannino è<br />
dolce, abbastanza largo,<br />
vellutato inizialmente per<br />
poi asciugarsi nel finale.<br />
Morbido e dalla lunga<br />
persistenza aromatica.<br />
Giudizio. Ha più corpo del<br />
’93, ma le gengive bruciano<br />
un po’. Profumi non troppo<br />
vari. La viola mammola, che<br />
ricorre sempre in questo<br />
vino, è interminabile<br />
al gusto.<br />
1995<br />
(Alcol 15,42% vol.)<br />
Rosso aranciato molto<br />
evoluto. Al naso appare un<br />
84 Le degustazioni<br />
po’ chiuso, ma si apre dopo<br />
qualche minuto che è nel<br />
bicchiere con note di pelle,<br />
di ruggine di ferro (intense),<br />
di viola mammola e<br />
intense note balsamiche di<br />
menta. Al gusto è ricco,<br />
saporito, sapido e minerale<br />
(intenso), avvolgente.<br />
Buono l’equilibrio tra<br />
sostanze dure e morbide,<br />
alcol e freschezza sono in<br />
buona sintonia, mentre il<br />
tannino è dolce. Bel retrogusto<br />
di viola mammola.<br />
Persistente.<br />
Giudizio. Gustativamente<br />
superiore rispetto all’olfatto,<br />
anche se le gengive<br />
bruciano un po’. Dal 1992 è<br />
quello che ha il<br />
colore più evoluto.<br />
1996<br />
(Alcol 13,40% vol.)<br />
Rosso aranciato chiaro, al<br />
naso apre con sentori di<br />
pelle vegetale, balsamici di<br />
menta, pepe nero, terra<br />
bagnata e nel finale di lieve<br />
carruba. Al gusto emergono<br />
sentori vegetali. Al palato<br />
un alcol che è abbastanza<br />
dominante, un tannino<br />
dolce, abbastanza largo,<br />
inizialmente vellutato per<br />
asciugarsi nel finale.<br />
Retrogusto di viola mammola<br />
e di fieno secco. Persistenza<br />
non eccessiva.<br />
Giudizio. Vino che risente<br />
dell’annata che non ha fatto<br />
maturare bene le uve, lo<br />
dimostra il vegetale che si<br />
sente sia all’olfatto<br />
sia al gusto.<br />
1997<br />
(Alcol 13,72% vol.)<br />
Alla vista presenta un<br />
profondo e avvolgente rosso<br />
rubino intenso con abbondanti<br />
bagliori granati. Al<br />
naso nette sensazioni di<br />
cuoio, di viola mammola e<br />
di ruggine di ferro. Seguono<br />
toni di pepe nero, menta,<br />
terra bagnata, fieno secco,<br />
per terminare con sentori di<br />
tabacco. Al palato presenta<br />
una bella struttura e<br />
corposità, bilanciato in tutti<br />
i suoi elementi. Il tannino è<br />
dolce, abbastanza largo e<br />
vellutato. Notevole il<br />
retrogusto per spessore e<br />
potenza, con chiare note di<br />
viola mammola. Lunga la<br />
sua persistenza aromatica.<br />
Giudizio. Vino piacevole sia<br />
olfattivamente che gustativamente.<br />
All’olfatto si<br />
percepisce un po’ di esuberanza<br />
di alcol<br />
che al gusto<br />
non si avverte.<br />
1998<br />
(Alcol 13,33% vol.)<br />
Alla vista si presenta con<br />
un luminoso rosso rubino,<br />
con sfumature granate ed<br />
un’unghia color rosa<br />
cipolla. Piacevole ed<br />
articolato al naso, con<br />
sentori che richiamano il<br />
cuoio, la viola e la ciliegia,<br />
con note speziate di pepe<br />
nero, noce moscata e<br />
liquirizia. Alcol e freschezza<br />
sono ben dosate ed in<br />
equilibrio, mentre il<br />
tannino è dolce, abbastan-
za largo, vellutato e poi<br />
asciutto nel finale. Buona<br />
la persistenza.<br />
Giudizio. Vino piacevole,<br />
migliore all’olfatto che al<br />
gusto, le gengive bruciano<br />
un po’ ma il vino ha un<br />
buon equilibrio gustativo,<br />
c’è una speziatura che fino<br />
a qui non si è<br />
mai sentita.<br />
1999<br />
(Alcol 13,23% vol.)<br />
Vino dal bel colore rosso<br />
granato con bordo rosa<br />
cipolla, all’olfatto evidenzia<br />
subito note fruttate<br />
sovrammature che richiamano<br />
la confettura di<br />
ciliegia, e poi note balsamiche<br />
di menta (“duro di<br />
menta”), di pelle vegetale<br />
e viola mammola.<br />
Il corpo è medio con<br />
piacevole sapidità e<br />
mineralità. Il gusto è<br />
morbido, i tannini sono<br />
dolci, non molto larghi,<br />
inizialmente vellutati che si<br />
asciugano nel finale.<br />
Buona la persistenza.<br />
Giudizio. Olfatto non<br />
ottimale, al gusto si ha una<br />
lieve sensazione di bruciore<br />
alle gengive. Disturba un<br />
po’ il lieve vegetale che si<br />
sente sia all’olfatto che al<br />
gusto. Positivi sono l’equilibrio<br />
gustativo e<br />
la persistenza.<br />
2000<br />
(Alcol 13,63% vol.)<br />
Appare di un bel rosso<br />
rubino abbastanza intenso<br />
con bordo rosa cipolla.<br />
Naso intenso e molto<br />
persistente dai toni di<br />
pelle, di viola mammola, di<br />
amido (appretto), di<br />
ciliegia, speziati di lieve<br />
pepe nero e di lieve lemongrassa.<br />
Al gusto sfoggia un<br />
bel corpo ed un piacevole<br />
sapore di viola mammola. È<br />
caldo, in buon equilibrio,<br />
con tannini e freschezza<br />
ben coesi. Il tannino è<br />
dolce, abbastanza largo e<br />
abbastanza vellutato.<br />
Retrogusto di viola mammola.<br />
Lunga e piacevole è<br />
la persistenza.<br />
Giudizio. Naso piacevole<br />
ma non troppo vario.<br />
Nonostante l’equilibrio<br />
gustativo bruciano un po’<br />
le gengive. Nell’insieme<br />
è un vino<br />
piacevole.<br />
2001<br />
(Alcol 13,45% vol.)<br />
Bellissimo rosso rubino<br />
luminoso, esprime intensi<br />
profumi speziati di pepe<br />
nero, di noce moscata, di<br />
camomilla e chiodi di<br />
garofano. La potenza<br />
alcolica è smussata da una<br />
vena fresca altrettanto<br />
importante. I tannini sono<br />
molto larghi, ma non<br />
completamente, dolci e<br />
vellutati. Bel corpo e buona<br />
mineralità. Lunga è la<br />
persistenza aromatica.<br />
Giudizio. Vino giovane, da<br />
risentire perché migliorerà<br />
sicuramente sotto il profilo<br />
olfattivo. Anche in questa<br />
annata le gengive bruciano<br />
un po’. Nell’insieme il vino è<br />
molto piacevole con un bel<br />
corpo ed una bella<br />
piacevolezza.<br />
2002<br />
(Alcol 13,50% vol.)<br />
Appare con un bellissimo<br />
rosso rubino. All’olfatto<br />
regala profumi di pelle, di<br />
intensa viola mammola, di<br />
ciliegia, di menta e di lievi<br />
note speziate di pepe nero.<br />
Al gusto esplode la viola<br />
mammola. Il corpo è medio<br />
ma un po’ sfuggevole.<br />
Buona dose di alcol e di<br />
freschezza, anche se non<br />
troppo equilibrate. Retrogusto<br />
di viola mammola. Non<br />
particolarmente lunga la<br />
persistenza aromatica.<br />
Giudizio. All’olfatto, anche<br />
se è giovane, è già interessante<br />
e i profumi si devono<br />
sviluppare. Un po’ sfuggevole<br />
di corpo, nonostante la<br />
non buona annata, in<br />
generale, l’azienda<br />
ha ottenuto un vino<br />
piacevole.<br />
Le degustazioni 85
Simbologia dei punteggi<br />
95-100 90-94 85-89 80-84 75-79 70-74<br />
Degustazione verticale del vino<br />
Grüner Veltliner, austriaco<br />
effettuata in Austria il 09.06.2006<br />
di Paolo Baracchino<br />
Un vitigno bianco incredibile! Il Grüner Veltliner<br />
non finisce mai di sorprendere: ha una<br />
sapidità ed una mineralità uniche, assomiglia<br />
ad un grande Chardonnay di Borgogna e ad<br />
un grande Riesling Alsaziano come potrete leggere<br />
nelle note che seguono. Tengo a precisare<br />
che si tratta di vini ai quali non viene fatta<br />
fare la fermentazione malolattica, per permettergli<br />
di avere una forte sapidità.<br />
Il 09.06.2006, in Austria, con il Grand Jury<br />
Européen, dopo una giornata di degustazioni<br />
di questo vitigno, nelle annate 2003 la mattina<br />
e 1999 nel tardo pomeriggio, ci è stata<br />
riservata una sorpresa: l’assaggio di alcuni vini,<br />
sempre Grüner Veltliner, di annate diverse,<br />
esattamente 12 vini di varie aziende. Non posso<br />
fare a meno di segnalare un vino aldifuori<br />
della verticale, degustato il pomeriggio del<br />
09.06.2006, che mi ha entusiasmato in modo<br />
sorprendente a tal punto, da farmi scrivere,<br />
nelle mie note: “sembra un Montrachet”, si<br />
1) Grüner Veltliner<br />
Weingut Birgit<br />
Eichinger 1997<br />
Veste giallo paglierino.<br />
All’esame olfattivo emergono<br />
note intense di uva<br />
fragola, accompagnate da<br />
piacevoli sentori di burro di<br />
nocciola, di pietra focaia,<br />
quindi note minerali, di<br />
pepe bianco, di iodio, di<br />
salsedine, di salvia e di<br />
vinavil (profumo terziario).<br />
All’esame gustativo l’impat-<br />
86 Le degustazioni<br />
to alcolico è importante e<br />
non è mitigato sufficientemente<br />
da una buona spalla<br />
acida. La sapidità e la<br />
mineralità sono esuberanti e<br />
danno enorme piacevolezza.<br />
I polialcoli danno una<br />
buona morbidezza al vino<br />
che però risente molto della<br />
nota alcolica. Il vino è di<br />
poco insufficientemente<br />
equilibrato con sensazione<br />
di pepe bianco sulla lingua,<br />
mentre le gengive bruciano<br />
trattava del Grüner Veltliner Spiegel Jurtschitsch<br />
Sounof 1999. Analizzando questo vino,<br />
osservando il bicchiere si ha la sensazione di<br />
iniziare un’esperienza che si ricorderà; la tonalità<br />
giallo oro riluce di mille bagliori luminosi,<br />
invitandomi a roteare il bicchiere ed a<br />
notare un’ottima consistenza dettata dagli alcoli<br />
e dalla glicerina. L’olfatto è deliziato da<br />
un’altalena di morbide ed intense suggestioni<br />
di minerale, di ananas maturo, di marcata pietra<br />
focaia, di burro di nocciola e di lieve burro<br />
fuso. Ne è uscito un quadro che non può far<br />
altro che cercare altri profumi intriganti, ma<br />
purtroppo il tempo è tiranno e ciò non mi è<br />
stato possibile. Il tenore alcolico si inserisce<br />
al meglio nella solida struttura, ricca di estratto<br />
e di guizzante freschezza creando con la<br />
presenza di una marcata sapidità e mineralità<br />
un perfetto equilibrio. Piacevole è la sua morbidezza<br />
e lunga è la sua persistenza aromatica<br />
intensa. Vino da manuale (95/100).<br />
un po’. Buona è la sua<br />
persistenza aromatica<br />
intensa.<br />
2) Grüner Veltliner<br />
Weingut Brandl<br />
1993<br />
Giallo paglierino con riflessi<br />
dorati.<br />
All’esame olfattivo si rimane<br />
entusiasmati dalle intense<br />
note di burro di nocciola e<br />
di pietra focaia, accompagnate<br />
da note di burro fuso
(queste ultime mi ricordano<br />
l’Haut Brion bianco del<br />
1994). Il palcoscenico<br />
olfattivo prosegue con note<br />
di kerosene, di frutta<br />
esotica quali il mango e la<br />
papaia accompagnate da<br />
sentori di pepe bianco e di<br />
menta piperita. All’esame<br />
gustativo alcol e freschezza<br />
sono ben presenti come<br />
pure la mineralità e la<br />
sapidità. Vino abbastanza<br />
equilibrato, un po’ asciutto,<br />
quindi non grasso e persistente.<br />
Migliore all’olfatto<br />
che al gusto, avrebbe avuto<br />
bisogno di una<br />
maggiore freschezza<br />
e morbidezza.<br />
3) Grüner Veltliner<br />
Weingut Buchegger<br />
1986<br />
Giallo paglierino.<br />
All’olfatto spiccano note di<br />
pietra focaia, di frutta<br />
esotica quali il mango e la<br />
papaia e note speziate<br />
intense di pepe bianco, di<br />
salda di cotone (amido) e di<br />
episperma (pellolina della<br />
castagna bollita).<br />
In bocca c’è una piacevole<br />
esplosione di frutta esotica.<br />
La sapidità è immensa e ben<br />
presente è la sua mineralità.<br />
Vino non molto grasso, con<br />
finale un po’ asciutto.<br />
L’alcol domina un po’ la<br />
freschezza, entrambi ben<br />
presenti. Vino non abbastanza<br />
equilibrato e persistente,<br />
che risente un po’<br />
della presenza del<br />
legno e dell’alcol.<br />
4) Grüner Veltliner<br />
Weingut Steininger<br />
1983<br />
Veste giallo paglierino con<br />
forti riflessi dorati.<br />
All’olfatto inizialmente si<br />
evidenziano note di<br />
episperma, di salda di<br />
cotone (amido) di pietra<br />
focaia e di note di grafite,<br />
queste ultime in modo<br />
molto evidente, accompagnate<br />
da sbuffi di miele.<br />
Al gusto l’impatto è di<br />
dolcezza e di mineralità,<br />
vino grasso e sapido, con<br />
alcol presente in buona<br />
misura e con spalla acida<br />
che lo mitiga, ma non lo<br />
sovrasta.<br />
Vino abbastanza equilibrato<br />
e persistente. Retrogusto<br />
di kerosene,<br />
con finale intenso<br />
di miele.<br />
5) Grüner Veltliner<br />
Weingut Berger<br />
1979<br />
All’esame visivo mostra un<br />
giallo paglierino intenso.<br />
All’esame olfattivo sfoggia<br />
note di minerale, note<br />
intense di camomilla, di<br />
pietra focaia, di kerosene e<br />
di miele mille fiori.<br />
Al gusto l’alcol supera<br />
prepotentemente la<br />
freschezza rendendo il vino<br />
poco equilibrato.<br />
Buona è la sua sapidità.<br />
Finale un po’ asciutto.<br />
Retrogusto di camomilla.<br />
Buona è la sua<br />
persistenza aromatica<br />
intensa.<br />
6) Grüner Veltliner<br />
Weingut Steininger<br />
1971<br />
Veste giallo paglierino, con<br />
riflessi dorati.<br />
All’olfatto si notano subito<br />
note boisè, di legno di<br />
rovere di botte grande, note<br />
intense di lievito di birra, di<br />
fungo champignon, di amido<br />
di cotone, di burro di<br />
nocciola, di pietra focaia e di<br />
kerosene. L’esame olfattivo<br />
prosegue con note di pepe<br />
bianco e di zabaione. Al<br />
gusto emergono subito la<br />
sapidità e la mineralità,<br />
l’alcol e la freschezza sono<br />
presenti in sufficiente uguale<br />
misura, anche se si ha la<br />
sensazione di sentire il pepe<br />
bianco sulla lingua, che fa<br />
pensare ad una insufficiente<br />
freschezza. Vino scarsamente<br />
equilibrato. Persistente,<br />
con retrogusto<br />
di zabaione.<br />
7) Grüner Veltliner<br />
Weingut Leithner<br />
1969<br />
Giallo paglierino con riflessi<br />
dorati.<br />
L’impianto olfattivo elargisce<br />
note di formaggio di capra<br />
stagionato, di liquirizia, di<br />
burro di nocciola e di burro<br />
fuso. Al gusto sapidità e<br />
mineralità sono piacevolmente<br />
ben presenti.<br />
Alcol e freschezza sono in<br />
buon equilibrio, accompagnati<br />
da una piacevole<br />
grassezza. Vino<br />
equilibrato e<br />
persistente.<br />
Le degustazioni 87
8) Grüner Veltliner<br />
Weingut Leithner<br />
1959<br />
Giallo paglierino intenso.<br />
All’olfatto si godono intense<br />
note di biancospino e di<br />
pepe bianco accompagnate<br />
da note di burro di nocciola,<br />
di minerale, di amido di<br />
cotone e di kerosene.<br />
Piacevoli sono la sapidità e<br />
la mineralità anche se il<br />
corpo non è troppo presente.<br />
Buon equilibrio di alcol<br />
e di freschezza anche se la<br />
lingua brucia un po’. Vino<br />
abbastanza equilibrato<br />
e abbastanza<br />
persistente.<br />
9) Grüner Veltliner<br />
Weingut Haimerl<br />
1958<br />
Giallo paglierino.<br />
All’olfatto si rimane colpiti<br />
dalla presenza di note di<br />
pasta di mandorla (ricciarello)<br />
di iodio, di finocchio<br />
fresco, di sedano fresco e di<br />
minerale.<br />
Accompagnano questi<br />
sentori delle note fumé e di<br />
episperma, queste ultime<br />
evidenziano la presenza del<br />
legno.<br />
Al gusto sorprende la buona<br />
morbidezza, anche se<br />
accompagnata da un alcol<br />
che supera la spalla acida.<br />
Sapido e minerale. Vino non<br />
molto equilibrato ed<br />
abbastanza persistente.<br />
Retrogusto di burro<br />
fuso e di minerale.<br />
88 Le degustazioni<br />
10) Grüner Veltliner<br />
Weingut Haimerl<br />
1947<br />
Veste un bellissimo giallo<br />
dorato.<br />
All’esame olfattivo i profumi<br />
non sono molti, ma quelli<br />
che si percepiscono sono<br />
netti, di miele di castagno,<br />
di kerosene e di minerale. Al<br />
gusto si percepisce la sua<br />
maturità. Alcol e freschezza<br />
sono in perfetto equilibrio<br />
accompagnati da una<br />
consistente sapidità,<br />
mineralità e morbidezza che<br />
completano la sua piacevolezza.<br />
Lunga è la sua<br />
persistenza aromatica<br />
intensa. Questo a mio<br />
avviso è il migliore vino di<br />
quelli degustati in<br />
questa verticale.<br />
11) Grüner Veltliner<br />
Weingut Haimerl<br />
1942<br />
Giallo dorato intenso con<br />
ampie trame ambrate.<br />
Profumo incredibile che<br />
nasconde la sua vera età,<br />
con note di sedano fresco,<br />
accompagnate da note di<br />
menta piperita, di miele, di<br />
burro di nocciola, di burro<br />
fuso, di salsedine, di iodio,<br />
di pietra focaia e di vaniglia.<br />
Al gusto la sapidità e<br />
la mineralità fanno da<br />
padroni, con alcol non<br />
sufficientemente contrastato<br />
dalla spalla acida, riprova<br />
di ciò è la sensazione di<br />
bruciore che si ha un po’ in<br />
bocca. Vino non molto<br />
equilibrato ed abbastanza<br />
persistente. Olfatto veramente<br />
importante ed<br />
intrigante ma con gusto in<br />
sottotono. Buona è<br />
la sua persistenza<br />
aromatica intensa.<br />
12) Grüner Veltliner<br />
Weingut Haimerl<br />
1936<br />
Veste giallo dorato intenso.<br />
L’impianto olfattivo evidenzia<br />
note speziate, intense,<br />
di pepe bianco, accompagnate<br />
da note di minerale,<br />
di burro di nocciola e di<br />
radice di liquirizia.<br />
L’ingresso in bocca evidenzia<br />
una piacevole sensazione<br />
di burro di nocciola e di<br />
pepe bianco. Alcol e<br />
freschezza sono presenti in<br />
modo marcato, anche se la<br />
freschezza è in sottotono<br />
rispetto all’alcol, rendendo<br />
il vino non troppo equilibrato.<br />
Ben presenti e piacevoli<br />
sono la sapidità e la mineralità.<br />
Il corpo è un po’<br />
sfuggente anche se<br />
il vino è abbastanza<br />
persistente.
365<br />
giorni<br />
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