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4 - Gola gioconda

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sped. in A.P. 45% art. 2. comma 20/B legge 662/96 Prato CPO<br />

il piacere<br />

della tavola<br />

in Toscana<br />

in Italia<br />

nel mondo<br />

GOLA<br />

<strong>gioconda</strong><br />

Itinerari<br />

Sicilia<br />

32006 2006<br />

€ 3,50<br />

€ 3,50<br />

edizioni Aida


Editoriale<br />

Il cibo fuori dal cibo: detta così<br />

sembrerebbe solo un gioco di parole. Ma se<br />

proviamo a pensare a quanto sia<br />

influenzabile il nostro gusto e perciò a<br />

quanto conti realmente l’intrinseco del<br />

cibo (se esiste poi davvero) e quanto quindi<br />

qualcosa sia buono per uno e cattivo per un<br />

altro, allora entriamo in un bel ginepraio, dal<br />

quale ci aiuta ad uscire, con qualche elemento<br />

di riflessione in più, l’onniscente Bosticco;<br />

Sandro ovviamente conclude il suo contributo<br />

con tre delle sue degustazioni, che definire<br />

insolite e/o originali è forse riduttivo. E se,<br />

continuando nello sfoglio della nostra rivista, ci<br />

soffermiamo a esaminare, come fa Leonardo<br />

Romanelli, quelli che, pur lavorandoci,<br />

rimangono sempre un po’ fuori dal cibo<br />

(i fotografi, i food sculptor, i televisivi, certi<br />

giornalisti, ecc.), forse capiamo che il cibo non<br />

sempre è da mangiare; spesso è da sezionare,<br />

usare e, che tristezza, guardare con freddo<br />

distacco. E chi invece lo prepara il cibo (il<br />

cuoco, il pasticcere, il trippaio) che fa quando<br />

non cucina? Cosa mangia? Chiara Tacconi ne ha<br />

scovati tre di professionisti che confessano il<br />

loro privato gastronomico. Mentre la nostra<br />

inviata Olivia Chierighini disserta<br />

elegantemente su quello che intorno al cibo, ma<br />

a debita distanza, è nei secoli diventato<br />

un’arte: il galateo. E il nostro racconto, finisce,<br />

ad opera di Antonella Landi, con chi col cibo ci<br />

scherza poco e lo vuole a tal punto che se ne<br />

infischia, per golosità o necessità, degli orari e<br />

delle convenzioni.<br />

1


s o m m a r i o<br />

4 Mens (in)sana…<br />

SANDRO BOSTICCO<br />

11 Il carrozzone<br />

LEONARDO ROMANELLI<br />

17<br />

22<br />

27<br />

Speciale Simply Red?<br />

Gli itinerari di <strong>Gola</strong><br />

Sicilia<br />

Mangiare per vivere,<br />

vivere per mangiare<br />

CHIARA TACCONI<br />

“Non ti ha detto niente<br />

la mamma?”<br />

OLIVIA CHIERIGHINI<br />

Fuori orario<br />

ANTONELLA LANDI<br />

48 Cibo tra le righe


Staseranonesco<br />

51 Early dinner<br />

53 <strong>Gola</strong>... Milano<br />

Gustati per voi<br />

55 Osteria dei nobili santi<br />

56 Locali per un giorno<br />

59<br />

Slow Food Firenze<br />

Campionato di vino<br />

Appuntamenti<br />

61 con il gusto<br />

66 Winelovers<br />

69 <strong>Gola</strong> cocktail<br />

73 Le degustazioni<br />

<strong>Gola</strong> <strong>gioconda</strong><br />

I piaceri della tavola<br />

in Toscana<br />

Trimestrale<br />

www.gola<strong>gioconda</strong>.it<br />

posta@gola<strong>gioconda</strong>.it<br />

Realizzazione editoriale, grafica,<br />

impaginazione, riproduzione<br />

immagini:<br />

edizioni Aida<br />

Via Maragliano 31/A,<br />

50144 Firenze<br />

Tel. 055 321841<br />

Fax 055 3215216<br />

Direttore editoriale<br />

Leonardo Romanelli<br />

Direttore responsabile<br />

Lirio Mangalaviti<br />

Coordinamento redazionale<br />

Chiara Tacconi<br />

In redazione<br />

Max Frascino, Maurizio Izzo,<br />

Daniela Lucioli,<br />

Cristiano Maestrini,<br />

Silvia Vigiani<br />

Hanno collaborato a questo numero<br />

Barbara Gabbrielli,<br />

Sandro Bosticco,<br />

Cinzia Collini, Marco Ghelfi,<br />

Antonella Landi, Luigi Pittalis<br />

Progetto grafico<br />

Lucia Chieffo<br />

Copertina<br />

Chiara Raugei<br />

Disegni originali<br />

Chiara Raugei<br />

Abbonamento annuale<br />

(4 numeri) 12,00 euro da<br />

versare sul c/c postale<br />

n. 25030503, intestato a Aida,<br />

causale del versamento<br />

“abbonamento a 4 numeri di<br />

<strong>Gola</strong> <strong>gioconda</strong>”<br />

Pubblicità:<br />

Aida srl, tel. 055 3218448<br />

Stampa<br />

Nuova Grafica Fiorentina,<br />

Firenze<br />

Aut. del Trib. di Firenze<br />

n. 4843 del 18/12/98


Mens (in)sana…<br />

4<br />

SANDRO BOSTICCO<br />

Attenzione, questo articolo è un polpettone filosofico: difficile da<br />

digerire!<br />

Scusate, ma ogni tanto ci vuole: mettiamo da parte i gusti<br />

personali; sforziamoci di ragionare sul serio e di capire cosa<br />

c’è dietro le nostre scelte gastronomiche. Amaro? Salato? Profumo<br />

di vaniglia e puzzo di uovo marcio? Macché, quello che<br />

ci guida è la mente, certi suoi binari stabili che pilotano i<br />

vagoncini dei nostri sensi. È vero che spesso il cibo condiziona<br />

i pensieri; e non importa pensare subito all’alcol; basta indulgere<br />

con le patate arrosto, aspettare mezz’ora e ammettere che<br />

la nostra percezione della realtà è cambiata. Ancora più spes-<br />

Ovvero come associazioni mentali e stereotipi culturali<br />

influenzano il modo di percepire il “valore” di un cibo


so, tuttavia, succede proprio l’opposto: i nostri “gusti” dipendono<br />

da certe valutazioni psicologihe semi-automatiche, che<br />

gli specialisti della pubblicità sfruttano ad arte. Bastano pochi<br />

concetti-chiave ad evocare il Buono e il Cattivo in cibi e bevande,<br />

prima ancora che entrino in azione le papille gustative. Per<br />

esemplificare, accontentatevi qui dei tre concetti che mi risultano<br />

più immediati, illustrati da tre aggettivi fra i più comuni.<br />

Antico<br />

Vecchio = già conosciuto = sicuro, collaudato. Su questa equivalenza<br />

apparentemente banale si basa una delle valutazioni<br />

più importanti che governano (anche) il gusto del cibo. Del<br />

resto è difficile negargli una valenza darviniana del tipo “se l’ho<br />

già mangiato e sono ancora vivo vuol dire che non era veleno”,<br />

al che il cervello registra un ok e da quel momento quel certo<br />

profumino viene apprezzato. Più sottili associazioni con eventi<br />

e circostanze particolarmente positive si possono sviluppare<br />

nel corso della vita di ciascuno di noi, come incontri romantici<br />

o vittorie della squadra del cuore. Per quanto mi riguarda,<br />

per esempio, un forte effetto evocativo mi fa sempre apprezzare<br />

quella specialità emiliana chiamata Erbazzone, associata a<br />

uno storico concerto romano dei Pink Floyd. Un classico per<br />

tutti è il rimando al vissuto familiare: appena si nomina la<br />

nonna in quanto autrice di piatti della vera o presunta tradizio-<br />

ne viene a tutti l’acquolina in bocca mentre anche gli occhi si<br />

inumidiscono per il pathos, con o senza cipolle. Se il futuro è<br />

sconosciuto e denso di incognite, meglio andare sul sicuro:<br />

ecco il trionfo rassicurante degli Antico Forno, Vecchia Bettola,<br />

Metodo Classico, Stracchino del Nonno, Balsamico sì ma<br />

Tradizionale e via mangiandobevendo. Per quanto riguarda il<br />

vino, basta che pensiate all’idea di Riserva, qualcosa che sfida<br />

il tempo basandosi su un passato dal particolare valore. Nell’area<br />

del Chianti, quando Riserva significava ancora tre anni<br />

di invecchiamento, esisteva addirittura un vino intermedio,<br />

tenuto in botte “solo” due anni, chiamato appunto Chianti<br />

Vecchio. La zona d’altronde si giova della sua fama storica, e<br />

appena possibile saltano fuori rovine longobarde o etrusche<br />

dietro la cantina, quasi fossero capaci di iniettare nel vino più<br />

soavi profumi.<br />

L’alcol, essendo un ottimo conservante, favorisce facilmente<br />

quest’associazione antico = buono. Qui la Francia trionfa, con<br />

il vino dalle “veilles vignes” sbandierate volentieri in etichetta, o<br />

con l’Armagnac Hors d’Age... e persino certi formaggi vantano<br />

una certa età. Ho un paio di amici nella regione del Perigord<br />

sintesi magnum<br />

➤<br />

Champagne<br />

del millennio<br />

La Moët & Chandon,<br />

per celebrare il giro del<br />

millennio, confezionò<br />

una tiratura limitata di<br />

323 magnum (vedete<br />

per questo anche il concetto<br />

di “raro”) di spumante<br />

ottenuto da un<br />

mix di bottiglie di vari<br />

suoi millesimati del secolo<br />

scorso, aperte per<br />

l’occasione. Fu così creato<br />

un blend di undici<br />

annate – 1900 la prima,<br />

1995 l’ultima – che poi<br />

svolse una terza fermentazione<br />

in bottiglia quasi<br />

nel tentativo di vendere<br />

davvero un secolo in forma<br />

liquida, cento anni<br />

forzatamente “zippati”.<br />

5


6<br />

Consorz


che preparano il fois gras in casa, lo inscatolano sempre a livello<br />

casalingo e poi… aspettano, perchè “più è vecchio e più è<br />

buono” – come ha sempre ripetuto la grand-maman. Il record<br />

in questo settore va tuttavia alla Cina con le sue “Uova di<br />

cento anni”, che in barba ai frigoriferi e ai regolamenti delle<br />

Asl riposano pacificamente sotto terra per alcuni decenni prima<br />

di finire in bocca a qualche muso giallo… o al sottoscritto,<br />

come accaduto e descritto in un numero di “<strong>Gola</strong> Gioconda”<br />

del 2001, e che i collezionisti se lo vadano a rileggere! Avrete<br />

notato che l’apprezzamento dell’antico si estende malauguratamente<br />

pure alla moda delle cene d’epoca, da quella “di Caterina<br />

de’Medici” a quella “di Trimalcione”, ma c’è chi si spinge<br />

con fantasia disinvolta fino agli Etruschi e chi si accontenta<br />

della “Sagra del pollo come una volta”.<br />

Raro<br />

L’oro avrà certamente delle pregevoli qualità fisico-chimiche<br />

ed estetiche, ma non è per queste<br />

virtù che vale quello che vale. A un certo<br />

punto l’umanità l’ha preso per misura universale<br />

del valore per via della sua rarità. Raro =<br />

prezioso = buono: e in quest’ultimo termine<br />

rientra a pieno, pienissimo titolo il nostro significato<br />

organolettico. Anche l’altro aggettivo, “eccezionale”,<br />

scritto magari con tre zeta sul cartellino<br />

della frutta al mercato, la dice lunga sull’identificazione<br />

mentale tra qualità positiva e limitata disponibilità della cosa<br />

in questione. Guidati da questo parametro, attribuiamo a certi<br />

alimenti straordinarie qualità che sconfinano nel mitico-religioso,<br />

chiaramente scisse da quelle organolettiche, solo – o quasi –<br />

perché sono rari. Gli psicologi si chiedono se il tartufo, con quel<br />

suo odore tra l’aglio e il gas di città, sarebbe poi così apprezzato<br />

se gli si togliesse il fascino del trifolau che gira nella nebbia col<br />

cane rigorosamente bastardo. Quanto alla pappa reale, altra rarità<br />

che si misura in milligrammi, non è nemmeno un gran che<br />

come sapore, e viene addirittura declassata a placebo da gran<br />

parte dela scienza ufficiale.<br />

Ci sono poi gli abbinamenti, per cui prezioso deve andare con<br />

prezioso. Il caviale è prezioso? Allora dobbiamo sposarlo allo<br />

Champagne, che lo è altrettanto. Il nesso mentale resiste, e<br />

quando vengono servite uova di lompo e prosecco alla festa di<br />

laurea della cugina Matilde tutti vanno in sollucchero.<br />

Alla fine, poi, tutti gli alimenti citati scivolano verso l’afrodisiaco.<br />

La rarità dell’oggetto in questo caso si coniuga perfetta-<br />

➤<br />

➤<br />

7


8<br />

mente alla scarsissima verificabilità della sua virtù, per cui il<br />

mito può resistere all’infinito.<br />

Anche la moda dell’esotico si iscrive in questo filone. Fintantoché<br />

un alimento è poco reperibile perché prodotto in un<br />

paese lontano le sue quotazioni rimangono alte, viene citato<br />

nei racconti di viaggio con nonchalance, in realtà per destare<br />

l’invidia degli amici in ascolto. Quando poi una linea aerea in<br />

più o le piantagioni intensive di qualche multinazionale lo rendono<br />

più comune, perde completamente il suo fascino e anche<br />

il sapore non sembra poi un granché. Un andazzo di questo<br />

tipo investe spesso anche la ristorazione. A Firenze un paio di<br />

ristoranti cinesi, i soli presenti negli anni ’70, occupavano la<br />

fascia alta del mercato, erano roba esotica da gastronomi abbienti.<br />

Negli anni ’90 siamo arrivati all’inflazione del cinese, la<br />

concorrenza ha abbassato i prezzi e nella testa dei fiorentini tutta<br />

la grande tradizione di quel paese si è banalizzata a livello di<br />

pizzeria di terz’ordine. Oggi nei negozi di prodotti orientali<br />

si incontrano solo occhi a mandorla. Ma la qualità<br />

era davvero così diversa? Chi può dirlo?<br />

Altro esempio classico: i veri gastronomi hanno<br />

snobbato presto tutto quanto spacciato per<br />

Lardo di Colonnata, appena diventato sospettosamente<br />

comune. Sarebbe interessante, però,<br />

controllare certe presunte qualità caratteristiche<br />

del prodotto originale a confronto diretto<br />

con quelle delle sue imitazioni. Forte dell’esperienza<br />

della gara del Campionato di Vino di<br />

Fiesole, proporrò a Slow Food di organizzare<br />

un tasting-testing di vari lardi di varie origini e prezzi,<br />

dove i partecipanti assaggino alla cieca e stilino la classifica (da<br />

lanciare, magari, come “Sagra del Colesterolo”).<br />

Difficile<br />

Qui si rischia di sfociare nel sado-maso. Da qualche parte in<br />

un angolo del nostro dna ci dev’essere nascosto l’apprezzamento<br />

istintivo per fatiche e difficoltà. Il difficile assume spesso e<br />

paradossalmente valore positivo. Pensateci bene: prove sportive<br />

estreme lontanissime dalla normale attività fisiologica, severi<br />

esami scolastici basati su argomenti assolutamente inutili,<br />

durissimi addestramenti militari che nulla hanno a che fare<br />

con eventuali occasioni di combattimento sono solo pochi esempi.<br />

Dietro queste attività ci sono addirittura dei professionisti,<br />

come nei casi citati un allenatore, un insegnante o un sergente.<br />

Nel nostro settore gli possono corrispondere un critico gastro-<br />


nomico come uno chef-tiranno. Per aspera ad astra! Perché mai<br />

usare l’impastatrice? La vera sfoglina tira la pasta a forza di<br />

muscoli su un ripiano di marmo! Il frullatore per fare il battuto?<br />

Ma scherziamo! Il vero gourmet taglia le foglie di prezzemolo<br />

ad una ad una con il bisturi. «No, dico: mica avrete<br />

comprato le more al mercato?» – «Scherzi? Le abbiamo prese<br />

sull’Amiata, ho ancora le spine nei polpacci!». Fin qui sulle<br />

riviste, in televisione e nelle chiacchiere di fine settimana, anche<br />

se poi, in pratica, andiamo tutti a comprare le lasagne<br />

precotte in rosticceria e giù col microonde.<br />

La quintessenza del difficile a tutti i costi – con una spruzzatina<br />

di brivido per il rischio – è ben rappresentata dal culto<br />

giapponese del fugu. Potrebbero accontentarsi di eccellenti ed<br />

innocue sogliolette, o godersi in santa pace un sashimi di pesce<br />

spada. Si, questi sono bocconi quotidiani, ma l’eccellenza risiede<br />

nel Fugu Rupribes o nel Fugu Porphireus per dirla col<br />

latino dei naturalisti. Questi pesci-palla abitanti dei mari intorno<br />

all’isola di Honshu sono invece velenosi, e qui sta il bello!<br />

Anni di scuola specializzata formano il molto onorevole Maestro<br />

di Taglio, che deve sbarazzarsi delle parti del pesce contenenti<br />

il principio letale. Difficile, difficilissimo, perché il veleno<br />

si può nascondere nel fegato, nell’intestino, nelle ovarie o<br />

semplicemente nella pelle. Ma alla fine... ah, che gusto! E che<br />

conto al ristorante! Il Maestro è un gran Maestro, e come tale<br />

va pagato; e probabilmente c’è sotto pure un’assicurazione...<br />

Anche le viti, poverine, vengono umanizzate e pertanto stressate:<br />

se producono meno il vino sarà più buono, si ripete,<br />

quindi devono soffrire la competizione idrica e subire potature<br />

multiple. Cento quintali ad ettaro per un buon vino? Troppo,<br />

o meglio “troppo facile”: bisogna lasciar intendere che si<br />

soffre per poter chiedere più euro a bottiglia. E, per noi bevitori,<br />

sapere che si effettuano complicatissime e perigliose vendemmie<br />

in barca su isolette sperdute o in funicolare su rocce<br />

di montagna sembra amplificare il piacere di certi sorsi di<br />

vino. Molto cerebralmente. ➤<br />

9


Degustazioni della mente ➤<br />

10<br />

I punteggi di queste degustazioni presuppongono<br />

un forte convincimento<br />

ideologico...<br />

Raro<br />

Nulla è più raro dei cibi afrodisiaci,<br />

che semplicemente non esisitono.<br />

Love, the drink with Heart<br />

Cordiale a base di zucchero “di canna”,<br />

acqua e aromi naturali prodotto<br />

da Alchemy Cordial Company,<br />

35 Veronica Street – 4157<br />

Capalaba, Queensland, Australia<br />

(www.alchemycordial.com.au).<br />

Diluito in ragione di una parte per dieci di acqua –<br />

come suggerito in etichetta – offre colore rosa pallidissimo,<br />

come di un Primitivo svinato dopo mezz’ora<br />

di contatto colle bucce; agli americani ricorderà<br />

certo lo Zinfandel nella versione blush, confermata<br />

anche in bocca dal residuo zuccherino. L’aroma<br />

riprende il colore e suggerisce la rosa, mentre l’altro<br />

ingrediente vantato in etichetta, il lime, è avvertibile<br />

solo dall’acidità che alla fine rende il tutto gradevole<br />

al gusto medio.<br />

Giudizio: accompagna benissimo la macedonia a base<br />

di Frutto della Passione. Si tratta comunque di un<br />

innocuo, piacevole soft drink. Come poi sia possibile<br />

classificare “soft” un drink che dovrebbe provocare<br />

lo “hard” rimane un mistero. Il suggerimento “shake<br />

me!” sul lato della bottiglia è (volutamente?) ambiguo.<br />

Infine l’indicazione “no preservatives” sull’etichetta<br />

potrebbe creare ulteriori, pericolosi equivoci.<br />

Ottimo per intrugli da ragazzini alla prima, al massimo<br />

seconda cotta.<br />

Difficile<br />

Le ortiche sono un’erba particolarmente difficile<br />

a) da manipolare b) ma soprattutto da trovare!<br />

Frittata alle ortiche<br />

L’originale colore brillante delle foglie giovani si è<br />

perso in cottura, e virando verso uno sbiadito grigetto<br />

dà alle uova un aspetto marmorizzato. La preparazione<br />

si riscatta al profumo (che mai come in que-<br />

sto caso si può definire<br />

“pungente”), offrendo netto<br />

l’aroma tipico di Sauvignon<br />

Blanc. Avete letto sulle<br />

riviste specializzate che<br />

questo vino/vitigno profuma<br />

spesso di ortica, anche<br />

se mi riesce difficile immaginare<br />

i degustatori di vino<br />

così abili nel riconoscere<br />

qualcosa che ben raramente<br />

hanno occasione di avvicinare...<br />

La frittata scade<br />

nuovamente un po’ in bocca,<br />

dove – ma qui dipende<br />

anche dalle dosi – l’ortica offre una consistenza molto<br />

fibrosa del genere “fetta biscottata svedese”, per<br />

chi conoce il genere.<br />

Giudizio (ma più che altro un consiglio): caso mai ci<br />

fossero delle ortiche a disposizione, usatene con parsimonia,<br />

sostenendo magari che state seguendo la<br />

“vera ricetta di nonno Asdrubale”; abbondate invece<br />

in parmigiano, che piacerà proprio a tutti.<br />

Vecchio<br />

È un paradosso, ma il Futurismo appartiene già al passato...<br />

Golfo di Trieste, da “La Cucina Futurista”<br />

di Marinetti e Fillìa, 1932<br />

La mia amica Clara ha preparato il piatto, a base di<br />

ingredienti autarchici inclusa l’allora coloniale vaniglia.<br />

Adesso tocca a me assaggiarlo: dunque l’aspetto<br />

è intrigante, la crema è stata servita a lato del risotto<br />

fumante, con artistico stacco di colore. Il profumo è<br />

quello di buone vongole anche se non rigorosamente<br />

triestine, accompagnato da classico sottofondo di cipolla<br />

e aglio. L’assaggio rimbalza tra il piacevole risotto<br />

e l’altrettanto piacevole crema vaniglia, peccato<br />

che non incastrino per niente fra di loro!<br />

Giudizio: L’autarchico Marinetti si rivolterà nella<br />

tomba, ma mi è venuta in mente certa Nouvelle<br />

cuisine...


Il carrozzone<br />

Vale la pena mangiare, verrebbe da chiedersi, considerando<br />

oggi quanto il cibo diventi un prodotto raccontato, fotografato,<br />

rappresentato, insomma, oggetto spettacolarizzato, fino ad andare<br />

a perdere la funzione principale per la quale esiste? Se già<br />

gli alimenti in quanto tali rappresentano un business di notevoli<br />

proporzioni, a livello mondiale, che dire di chi si è inventato<br />

una professione grazie a tutto quanto ci ruota intorno? Proviamo<br />

a fare una piccola carrellata, non esaustiva ma già caratterizzante,<br />

di “nuovi” lavori del settore.<br />

Home economist e food stylist<br />

Due categorie di lavoratori che procedono di pari passo. Sono<br />

fotografi che si occupano di immortalare il cibo per i motivi più<br />

svariati, come pubblicità dei supermercati, ricette per libri, calendari<br />

gastronomici e tutto quanto possa avere utilità dalle foto-<br />

LEONARDO ROMANELLI<br />

Da chi lo fotografa a chi ne scrive, un viaggio<br />

nel variegato mondo di quelli che con il cibo<br />

fanno di tutto, fuorché mangiarlo<br />

➤<br />

11


➤<br />

grafie, supportati da professionisti che sanno come rendere appetibile<br />

alla vista, anche senza cuocerlo, un pollo crudo, una<br />

fetta di prosciutto, una forma di formaggio. Sono anche bravi<br />

nel riuscire a trovare gli oggetti giusti da abbinare, secondo lo<br />

schema che vuole il fotografo, ad un tavolo apparecchiato: un<br />

pestello per il pesto, il mortaio, il matterello, ma anche la tovaglia<br />

adeguata, il piatto del colore corretto. Una vena artistica<br />

potente è altamente necessaria. Il fotografo cercherà di rendere<br />

vero il falso più macroscopico.<br />

Giudizio. Sono bravi nel rubare i sogni dei golosi, sempre pronti<br />

a credere che il pollo arrosto con patate debba essere come<br />

quello che compare in fotografia, non pensando che è esattamente<br />

il modo di renderlo immangiabile. Leggermente sadici.<br />

Food sculptor<br />

Una categoria di recente istituzione ma che affonda le sue radici<br />

nel passato, quando durante i banchetti del Re Sole, Vatel, il<br />

maître più famoso al suo servizio, faceva preparare delle<br />

sculture in ghiaccio o in burro in tutto paragonabili a<br />

quelle preparate con altre materiali. Sono, questi cuochi,<br />

a tutti gli effetti, degli artisti, che invece di lavorare di<br />

scalpello e marmo impiegano coltelli e frutta o verdura<br />

per creare le loro opere. Zucchine e ravanelli trasformati<br />

in fiori, angurie che diventano animali, la fantasia regna<br />

sovrana nella loro mente. I più specializzati sanno<br />

lavorare anche lo zucchero, con il quale sono capaci di<br />

creare cestini, riproduzione di oggetti di utilizzo quotidiano,<br />

e quant’altro faccia dimenticare il materiale di partenza.<br />

Giudizio. Sotto le mani potrebbero avere qualunque materiale,<br />

il cibo è solo un mezzo. Magari possono scegliere di fare<br />

gli artisti di arte contemporanea ed esporre le loro opere al<br />

MOMA di New York. Indecisi.<br />

Cuochi televisivi<br />

Da distinguere rispetto a quelli “veri” perché spesso le ricette<br />

eseguite non vanno mangiate e sono così dotati di ampia licenza<br />

“poetica” nell’espressione dei tagli e della cottura. Dotati di incredibile<br />

parlantina, riescono ad eseguire più operazioni in contemporanea,<br />

sempre con il sorriso sulle labbra malgrado le scottature<br />

e le abrasioni ricorrenti. In una cucina normale avrebbero<br />

vita breve a causa dell’inquinamento acustico eccessivo e per<br />

l’ostinazione nel servirsi di strumenti che spesso nella professione<br />

quotidiana non vengono usati, sostituiti dalle mani.<br />

Giudizio. Il passo per diventare uomini di spettacolo è breve ed<br />

➤<br />

13


14<br />

➤<br />

è quello che dovrebbero decidere di andare a fare da grandi.<br />

Improbabili.<br />

Insegnanti<br />

Ce ne sono di tutti i gusti e per tutte le categorie, anche perché<br />

un titolo di maestro non si rifiuta a nessuno. Si può insegnare<br />

tutta la storia di quanto viene ingerito, dallo zucchero al caffè,<br />

passando dall’olio al vino, ai cereali, senza dimenticarsi di formaggi<br />

e salumi. Si può insegnare alla scuola alberghiera, oppure<br />

ai corsi organizzati da Comuni e Regione. Non mancano le associazioni<br />

che si occupano di questo, dall’Ais allo Slow Food,<br />

passando per la Fisar, l’Onav ed un altro gruppo nutrito di sigle<br />

che rilasciano diplomi ed affini. Bisogna mantenere una<br />

certa equidistanza dal cibo onde evitare di essere<br />

scambiati per semplici golosi che vogliono trovare<br />

ogni occasione propizia per mangiare.<br />

Giudizio. Quando ci mettono passione ed amore<br />

riescono a portare le folle ad appassionarsi di<br />

prodotti per lungo tempo sconosciuti. Trascinatori.<br />

Giornalisti<br />

Un tempo la parte ludico-alimentare veniva affidata<br />

ai cosiddetti “trombati” dei settori importanti<br />

quale gli esteri, la politica o l’economia, o a quei<br />

pensionati che avevano ancora voglia di bazzicare la redazione<br />

scrivendo qualcosa di innocuo. Oggi si sono trasformati<br />

in un esercito che deve essere equamente suddiviso in categorie.<br />

Guidaioli. Sono quelli che si occupano della compilazione delle<br />

guide, siano esse dei ristoranti e dei vini. Hanno picchi di lavoro<br />

notevoli in alcuni periodi dell’anno, quando sono costretti (si<br />

fa per dire) ad assaggiare un centinaio di vini al giorno, far visita<br />

a due ristoranti quotidianamente, guidare in stato d’ebbrezza<br />

perenne, con tutti i rischi del caso, battere i pezzi sulla tastiera<br />

sperando di scrivere qualcosa di sensato. Una volta pubblicata la<br />

guida, tornano in letargo fino all’anno successivo. Riservati.<br />

Blogger. Di gran lunga la categoria più frequentata in questi<br />

ultimi tempi, vista la penuria di spazi dove scrivere. I più bravi<br />

riescono ad interagire con un bel po’ di pubblico dando luogo a<br />

siparietti divertenti. Il problema maggiore rimane l’autoreferenzialità,<br />

se non si capisce quanti sono i reali utenti con i quali<br />

dialogare. Snob.<br />

Critici enogastronomici. I più fortunati hanno una rubrica fissa<br />

all’interno di settimanali, mensili o, in pochi casi, anche quoti-


diani. La penna fa la differenza, chi è bravo riesce a creare interesse<br />

e quando salta la rubrica sono dolori per i lettori. Chi<br />

crede di svolgere un reale servizio all’umanità si prende molto<br />

sul serio, utilizzando toni apocalittici, seriosi ma, fortunatamente,<br />

suo malgrado, anche comici. Amano essere prime donne e<br />

non esiste proprio una solidarietà di categoria, ma vige la legge<br />

“mors tua, vita mea”! Egocentrici.<br />

Ministeriali. Sono quelli costretti a seguire tutte le manifestazioni<br />

più impensate, convegni, tavole rotonde, seminari sui prodotti<br />

più assurdi. La loro colpa è quella di scrivere per riviste<br />

che fanno dell’agricoltura la loro mission e magari ricevono anche<br />

fondi per promuovere la conoscenza di taluni alimenti introvabili.<br />

Riescono a fare domande sensate, seguire gli interventi<br />

senza far calare la palpebra, rilanciare con proposte vivaci su<br />

quale potrà essere il futuro scenario mondiale del fagiolo coco<br />

nano, tanto per fare un esempio. Ottimisti.<br />

Televisivi/radiofonici. Vanno a braccetto con i cuochi, dei quali<br />

assumono gli stessi pregi e gli stessi difetti. La radio rimane<br />

ancora un mezzo esplorato da pochi: un merito è quello di poter<br />

giocare sulle modulazione della voce per esaltare le qualità di<br />

alimenti che, una volta visti da vicino, possono lasciare alquanto<br />

perplessi, come il sanguinaccio di maiale o la trippa. Pionieri.<br />

Creativi<br />

Una categoria molto in voga nei favolosi anni ‘80 per settori<br />

trainanti quali moda e mezzi di comunicazione, sono usati dall’industria<br />

alimentare per capire le tendenze del gusto attuale,<br />

onde rispondere in maniera adeguata alle esigenze del mercato.<br />

Più che la bontà del prodotto, a loro interessa che abbia una<br />

forma divertente o un colore accattivante. A loro va il merito di<br />

aver inventato i “Sofficini” (che poi sono croccanti), le patatine<br />

ai gusti di pizza, cipolla, peperoncino oppure le carni in scatola<br />

dai formati diversi, o ancora i gadget da abbinare alle diverse<br />

scatole di merendine. Il gusto diventa veramente una variabile<br />

di pochissima importanza, rendendo così vani anni di lezione<br />

alimentare fatte alle scuole elementari. Senza pietà.<br />

15


Mangiare per vivere,<br />

vivere per mangiare<br />

Quando noi mangiamo, loro lavorano. Quel che al nostro<br />

palato sembra straordinario, per loro è lavoro ordinario. C’è<br />

una ristretta minoranza di persone che con il cibo di qualità,<br />

quello che noi assaporiamo ogni tanto, ci lavora quotidianamente:<br />

per tutto il giorno selezionano, inventano, mescolano,<br />

cucinano, assaggiano, perché gli altri possano gustare un cibo<br />

eccellente. Eppure dovranno mangiare anche loro. Ma come fa<br />

uno che da mattina a sera, sei giorni su sette, ha tutti e cinque i<br />

sensi impegnati a lavorare con gli alimenti, come fa a “staccare”<br />

e concedersi un pasto senza avere un briciolo di stanchezza o<br />

assuefazione? Qual è la sua percezione del cibo-relax e del mangiar<br />

bene al di fuori del cibo-mestiere? Lo abbiamo chiesto a tre<br />

professionisti del gusto, che lavorano con materie ad alto tasso<br />

CHIARA TACCONI<br />

Tre professionisti del mangiar bene raccontano<br />

vizi e virtù alimentari fuori dall’orario di lavoro<br />

➤<br />

17


18<br />

Andrea Accordi<br />

Età: 30 anni<br />

Professione: chef del ristorante<br />

Onice, Firenze<br />

Vive con: moglie e figlio<br />

Lavora: sei giorni su sette<br />

dalle 8 a mezzanotte<br />

Un estratto del suo lavoro:<br />

tortelloni con stracotto<br />

d’animelle, tartufo d’Alba<br />

con brodetto di gallo e topinambur<br />

Andrea Accordi<br />

➤<br />

di golosità e di impegno gusto-olfattivo: uno chef che ama la<br />

cucina elaborata; un maestro del cioccolato; un trippaio.<br />

Fuori dal ristorante la “stella”<br />

di Firenze mangia thai<br />

Trent’anni e non li dimostra se non fosse per quella stella Michelin<br />

che ha portato a casa dopo un anno che guidava Onice.<br />

Onice è il ristorante dello stralussuoso albergo fiorentino Villa<br />

La Vedetta, al piazzale Michelangelo; ristorante con piscina e<br />

mega jacuzzi per una ventina di persone, cose così. Il ristorante<br />

è aperto “anche ai residenti”, come si dice in gergo, e ha<br />

sfatato la diceria per cui in Italia negli alberghi si mangia malino.<br />

Andrea lavora sei giorni la settimana, dalla mattina presto<br />

fino a tarda, tardissima sera. «La mia cucina è italiana e internazionale<br />

– racconta – legata ai sapori del territorio ma con un<br />

tocco personale che nasce dalle mie esperienze in giro per il<br />

mondo». Una full immersion quotidiana di cibi, assaggi, pentole,<br />

piatti come tutti gli chef, e ai comuni mortali può sembrare<br />

un lavoro bellissimo ma duro. Cosa mangia un cuoco, e<br />

quando mangia? E qual è il suo rapporto con il cibo nel (poco)<br />

tempo libero che gli resta, cioè a casa e in vacanza? «Il mio<br />

rapporto con il cibo? Impossibile staccare! Durante il giorno<br />

assaggio di continuo le cose che prepariamo, ma cerco comunque<br />

di fare dei pasti, anche se molto<br />

leggeri. E questo modo di alimentarmi<br />

non mi pesa. Non ho mai fatto<br />

una dieta, non sono grasso (è vero<br />

che ha solo trent’anni ma è da sedici<br />

che lavora nelle cucine n.d.r.)<br />

anche se un po’ di pancetta c’è,<br />

sennò che cuoco sarei? Il poco,<br />

pochissimo tempo libero che ho<br />

lo dedico alla mia famiglia, ho<br />

un bambino di cinque anni. A<br />

casa cucina mia moglie che è<br />

thailandese, e quando ci sono è<br />

difficile che decidiamo di passare<br />

una serata insieme andando a mangiare<br />

fuori. Magari posso cucinare anche<br />

io, mio figlio adora gli spaghetti con il pesce che gli preparo,<br />

semplici semplici. Però devo confessare che negli unici<br />

dieci giorni di vacanza che abbiamo fatto, a giro per il nord<br />

Italia, sono andato a cena fuori tutte le sere, è più forte di<br />

me...». Voglia di confrontarsi con i colleghi? Riesci a gustarti i


piatti preparati dagli altri o scatta subito il palato critico dello<br />

chef? «No, mi piace sapere cosa cucinano gli altri per confrontarmi,<br />

ma prima ancora mi piace mangiare bene!».<br />

Fuori dalla fabbrica di cioccolato,<br />

spaghetti cacio e pepe (ma anche nutella!)<br />

Claudio Pistocchi è l’uomo che vive nella fabbrica di cioccolato.<br />

Se non avete assaggiato la tortapistocchi (tutto attaccato<br />

con la erre piccina in alto perché è un marchio registrato) è<br />

inutile ragionare. Può dare effetti di dipendenza come la nutella.<br />

È un disco di cioccolata cosparso di cacao, una mattonella<br />

bassa fatta “solo” con cioccolato fondente lavorato con la panna;<br />

niente zucchero e farina, così non ti stucca e ne mangi di<br />

più, una consistenza burrosa da non credere alle proprie papille.<br />

Ecco, come fa uno che lavora così tutti i giorni, che scioglie<br />

enormi pentoloni di cioccolato e lavora e confeziona ogni giorno<br />

fino a duecento chili di torte, come fa uno così quando<br />

stacca ad andare a cena fuori? O anche, semplicemente, ad<br />

arrivare a casa e mettersi a tavola? Prima di essere un artigiano<br />

del cioccolato, Claudio è da sempre un appassionato del cibo.<br />

A tredici anni già faceva la gavetta nei ristoranti; ha fatto la<br />

scuola alberghiera ed è stato forse il più giovane chef fiorentino<br />

a capo di un ristorante. Fu allora che inventò la torta di<br />

cioccolato. Come spesso succede, una ricetta azzeccatissima<br />

nata da pochi ingredienti, molta qualità delle materie e prime<br />

e moltissimo mestiere. Ed ecco la sua giornata tipo di lavoro.<br />

«La mattina è tutta dedicata alla produzione della torta, e si<br />

comincia con il temperare il cioccolato (che significa fonderlo<br />

portandolo a una determinata temperatura), e vi assicuro che<br />

il profumo si sparge ovunque, anche fuori<br />

dal laboratorio. Io però dopo tanti<br />

anni non lo sento più. Comunque,<br />

se sto lontano dal laboratorio per<br />

un po’ di giorni, appena rientro<br />

sento di nuovo il profumo del cioccolato.<br />

Spesso sono in giro per partecipare<br />

a mostre enogastronomiche,<br />

ed è una fortuna perché significa frequentare<br />

produttori di alto livello e tornare sempre con la saccoccia<br />

piena di prelibatezze alimentari». Nauseato dal cioccolato?<br />

«Niente affatto, se mi invitano gli amici devo portare per forza<br />

la mia torta e ce la mangiamo insieme. Per fare questo mestiere<br />

bisogna esser prima di tutto dei golosi, io amo la cioccolata<br />

e la assaggio ben volentieri anche al di fuori della mia professio-<br />

➤<br />

Claudio Pistocchi<br />

Età: 43 anni<br />

Professione: già chef; inventore<br />

e produttore della torta<br />

al cioccolato conosciuta<br />

come “torta pistocchi”<br />

Vive con: genitori e sorella<br />

Lavora: nell’azienda che gestisce<br />

con la famiglia<br />

Un estratto del suo lavoro:<br />

torta pistocchi di cioccolata<br />

fondente classica, al peperoncino,<br />

alle amarene, agli<br />

agrumi di Sicilia<br />

Claudio Pistocchi<br />

19


20<br />

Consorzio Chianti Colli Senesi<br />

c/o CCIAA Piazza Matteotti, 30 - 53100 Siena<br />

Tel. 0577 202584 - Fax 0577 43186<br />

www.collisenesi.it - collisenesi@virgilio.it


➤<br />

ne... soprattutto quella al latte, anche se sembra un’eresia, e la<br />

Nutella, proprio a cucchiaiate. Poi mi piace provare le torte<br />

degli altri, ma non sono ipercritico, me le gusto ed avendo il<br />

palato “educato” al cioccolato so apprezzare sfumature e differenze».<br />

Il girovita ne risente? «Per forza, ma nonostante la mia<br />

golosità, quando arrivo a casa mi mangio volentieri una cosa<br />

semplice, un piatto di spaghetti cacio e pepe. Se la roba è buona<br />

ne basta poca, non c’è bisogno di abbuffarsi. Io comunque riesco<br />

anche a mangiarne anche tre etti...».<br />

Fuori dal chiosco, panino “slow”<br />

e cene con gli amici<br />

Alle otto già prepara i pentoloni per il brodo, con gli odori messi<br />

a bollire piano piano. Alle nove e un quarto è pronto il primo<br />

panino per chi ama iniziare la giornata con i sapori forti. Poi<br />

verranno anche i piatti più complicati, la trippa alla fiorentina, il<br />

lampredotto rifatto, il bollito con tutti i tagli. Da mezzogiorno<br />

fino alle tre si fa sul serio perché la gente fa la fila al chiosco di<br />

Leonardo Torrini per pranzare. Poi giù il bandone per rimettere<br />

a posto e rigovernare, e un’oretta dopo si ricomincia, con i panini,<br />

le vaschette da asporto ecc. ecc. Il “suo” panino, però, Leonardo<br />

se lo concede solo il sabato. Gli altri giorni non c’è il<br />

tempo, e allora preferisce saltare il pranzo, e da bravo militante<br />

Slow Food sostiene che «anche un panino col lampredotto va<br />

mangiato con la giusta calma, se non ho cinque minuti<br />

di pace preferisco rimandare. E anche il cibo che<br />

cucino tutto il giorno non mi è venuto a noia,<br />

anzi; un pezzetto di bollito a metà mattina me lo<br />

mangio volentieri. Comunque durante la mattinata<br />

vado dall’ortolano qui dietro che mi fornisce<br />

tutti gli odori, e ne approfitto per mangiare<br />

un po’ di frutta, per assaggiare le introvabili pesche<br />

di Londa o altre prelibatezze. La sera a casa<br />

con i bambini cerchiamo di mangiare per bene<br />

anche se il tempo è poco, ma stai sicura che i<br />

sofficini da noi non sono mai entrati». Qualche<br />

momento di noia per il cibo una volta che il chiosco<br />

è finalmente chiuso? «No, affatto, magari cuciniamo<br />

qualcosa di veloce ma meglio una pasta all’olio<br />

(con l’olio dell’Impruneta!) che un quattrosaltinpadella.<br />

Se poi nel fine settimana abbiamo tempo ci piace anche cenare<br />

con gli amici, meglio se in casa perché al ristorante mi<br />

sento troppo “ingessato” e io a tavola voglio anche divertirmi, se<br />

mi va anche tirare le molliche di pane!».<br />

Leonardo Torrini<br />

Età: 43 anni<br />

Professione: trippaio<br />

Vive con: moglie e due figli<br />

Lavora: nel chiosco in Piazza<br />

del Bandino, a Firenze<br />

Un estratto del suo lavoro:<br />

panino col lampredotto<br />

21


“Non ti ha detto niente<br />

la mamma?”<br />

Che cos’è il galateo? È un codice di comportamento legato<br />

ad un luogo ed a una cultura e, come tale, si è modificato –<br />

e si modificherà ancora – enormemente nel corso dei secoli.<br />

Il galateo legato alla tavola, quello che noi conosciamo e mettiamo<br />

in pratica, è la derivazione moderna di un immenso<br />

numero di regole che sono state codificate a partire dal secondo<br />

medioevo, nell’ambito della cucina di corte francese ed italiana,<br />

e che ha trovato definitiva diffusione con la grande cucina<br />

internazionale.<br />

Tra foreste di calici, eserciti di posate, distese<br />

di tovaglioli, le elementari regole del galateo a tavola<br />

22<br />

OLIVIA CHIERIGHINI


Al di là degli aspetti teorici, che coinvolgono più il lavoro di<br />

uno storico che quello di un’attenta padrona di casa, il galateo<br />

della tavola è un bel grattacapo, una materia sulla quale sarebbe<br />

meglio essere edotti fin dall’infanzia, per non dover ancora<br />

chiedersi, ad un’età più consona a domande sul senso della<br />

vita, se si debba apparecchiare posizionando il coltello a destra<br />

o a sinistra del piatto.<br />

Le nozioni generali e le curiosità che seguono, per varietà ed<br />

astruseria, potrebbero essere utilizzate per una partita casalinga<br />

di Trivial Pursuit.<br />

Istruzioni per l’uso<br />

Come si apparecchia? Nelle occasioni formali è bene<br />

prevedere un sottopiatto, che rimane per tutta la<br />

durata del pasto, e sul quale si posiziona un piatto<br />

piano e la fondina. Nel caso di numerose<br />

portate, è bene avere a portata di mano un<br />

carrello o un piano d’appoggio per l’avvicendamento<br />

dei piatti. Le posate: il<br />

coltello alla destra del piatto, con la lama<br />

rivolta verso l’interno, affiancato dal<br />

cucchiaio; sulla sinistra le forchette,<br />

al massimo tre; in alto le posate da<br />

dessert, la forchettina con l’impugnatura<br />

a sinistra, il coltello o il cucchiaio<br />

con l’impugnatura a destra. Altre<br />

posate o posate speciali – come le forchette<br />

a due rebbi per le lumache o le<br />

pinze – possono essere portate in tavola<br />

un attimo prima di servire la pietanza per<br />

la quale sono indicate.<br />

I bicchieri si trovano sopra le posate di destra e non devono<br />

essere più di 4, il più grande per l’acqua a sinistra e gli altri a<br />

scalare. Altri bicchieri possono essere portati in tavola solo se<br />

si rendono necessari, eliminando o sostituendo i superflui.<br />

Sulla sinistra del piatto si può trovare anche la mezzaluna da<br />

insalata o il piattino per il pane.<br />

Dove va messo il tovagliolo? Non al collo, anche se si ha paura di<br />

macchiare la cravatta celeste regalo della fidanzata. Il tovagliolo<br />

si trova alla sinistra del piatto o sopra di esso, e deve essere<br />

sempre posato sulle ginocchia, poi sul tavolo senza ripiegarlo a<br />

fine pasto.<br />

Serve unicamente per forbire la bocca, utilizzando sempre la<br />

parte interna, e non per pulirsi gli occhiali, togliersi il rossetto<br />

➤<br />

23


➤<br />

o giocherellarci durante il pranzo.<br />

Come si dispongono a tavola gli invitati? Il padrone di casa e la<br />

padrona di casa dovrebbero sedersi ai capi opposti della tavola;<br />

alla destra del padrone di casa si siederà la signora di maggior<br />

importanza mentre alla sua sinistra la signora al “secondo<br />

posto” come importanza; la stessa regola vale per gli ospiti di<br />

sesso maschile che affiancano la padrona di casa.<br />

A tavola, l’anzianità merita sempre un posto d’onore.<br />

Da che parte si servono gli ospiti? Le pietanze da sinistra e le<br />

bevande da destra, mentre al momento della sparecchiatura i<br />

piatti si tolgono da sinistra e se ne mettono di puliti da destra.<br />

Chi bisogna servire per primo? Vige la regola della persona più<br />

importante, generalmente la signora più anziana per poi scendere<br />

fino alla più giovane e chiudere con la padrona di casa.<br />

Nei casi di “parimerito”, si va per ordine di importanza, ricordandosi<br />

soprattutto che tutte le signore devono essere servite<br />

prima dei signori.<br />

Prima di accettare un invito, mi posso informare<br />

sul menu? Assolutamente no! Dovrebbe essere<br />

cura della padrona di casa accertarsi che i propri<br />

ospiti non abbiano allergie fatali e concepire un<br />

menu che possa essere di gradimento generale.<br />

Dubbi amletici<br />

Dove sputo i nocciolini delle olive? Tutti i noccioli<br />

della frutta possono essere sputati nella mano<br />

chiusa e riportati con discrezione nel piatto.<br />

È vero che la scarpetta non è reato, se fatta<br />

infilzando il pane con la forchetta?<br />

L’unico frangente in cui ci si può<br />

aiutare con il pane, è quando non<br />

sia stato messo il coltello del pesce<br />

per una pietanza che lo richiede<br />

oppure per mangiare i legumi aiutandosi<br />

a spingerli sulla forchetta.<br />

Il pane deve essere portato in tavola sempre in quantità<br />

sufficiente, eventualmente già tagliato, e portato via<br />

prima del dolce e della frutta. Prima di portarlo alla bocca,<br />

se ne spezza un piccolo pezzo da poter mangiare in un solo<br />

boccone, senza addentarlo.<br />

Burro, paté e formaggi si adagiano su un pezzettino di pane<br />

alla volta, senza spalmarne intere fette. Se non vi piace la mollica,<br />

potete scartarla ma non farci delle palline da cerbottana.<br />

Dove appoggio il coltello sporco? Non sulla tovaglia! Il coltello<br />

➤<br />

25


monsignore docet<br />

26<br />

Non istà<br />

bene<br />

grattarsi<br />

sedendo<br />

a tavola…<br />

Il galateo di Giovanni<br />

della Casa, scritto tra il<br />

1551 e il 1555, è uno<br />

dei più celebri trattati di<br />

precettistica in materia.<br />

Scritto in forma di “dialogo<br />

platonico”, condensa<br />

le esperienze di<br />

vita cortigiana e diplomatica<br />

dell’autore in<br />

qualità di Nunzio apostolico<br />

a Venezia e Segretario<br />

di stato durante<br />

il pontificato di Papa<br />

Paolo III.<br />

andrebbe sempre posato quando non è utilizzato, ma all’interno<br />

del piatto (come del resto la forchetta) e mai sul bordo.<br />

Posso mangiare il pollo con le mani? Solo se sono da solo a casa e<br />

non mi vede nessuno, nemmeno dalla finestra, ma anche in<br />

questo caso si fa tenendo le ossa con una mano sola.<br />

In compenso, si possono mangiare con le mani, o con il loro<br />

ausilio, i crostacei presentati in un piatto di frutti di mare.<br />

Se mi scappa una lumachina sotto il tavolo, posso dire d’essermi<br />

ispirata a Pretty Woman? Se la lumachina scappa, è colpa della<br />

padrona di casa, perché non bisognerebbe mai mettere in imbarazzo<br />

gli ospiti con pietanze o strumenti ai quali non sono<br />

avvezzi; le lumache si possono benissimo cucinare anche senza<br />

guscio.<br />

Se mangio una lisca, che faccio? Se possibile la estraggo con<br />

pollice e indice e la poso sul bordo del piatto, altrimenti scappo<br />

in bagno (ma con nonchalance) per dedicarmi a operazioni<br />

più delicate ed inguardabili. Analogamente, per nessun motivo<br />

devo sognarmi di usare uno stuzzicadenti a tavola.<br />

Posso usare quel pratico aspirabriciole elettrico che mi hanno regalato<br />

con i punti del supermercato? Purtroppo, no. Per rassettare<br />

la tavola prima di servire il dessert, bisogna utilizzare il buon<br />

vecchio metodo che prevede l’utilizzo di palettina e spazzola.<br />

Si servono sempre il formaggio e l’ammazzacaffè, a fine pasto? Il<br />

formaggio precede il dolce solo nella seconda colazione e si<br />

serve una volta sola. L’ammazzacaffè, invece, è importante soprattutto<br />

chiamarlo liquore o superalcolico.<br />

Infine, dopo il caffè, una bella sigaretta…Solo a fine pasto e con<br />

il permesso della padrona di casa! Il fumo a tavola è sempre<br />

sgradito, quindi è impensabile anche andare a nascondersi sul<br />

balcone tra una portata e l’altra.<br />

Ho mangiato e bevuto così bene che adesso mi sento male…Già di<br />

per sé, eccedere è sintomo di una carenza di stile. Dovesse<br />

capitare, però, è meglio eclissarsi per non disturbare gli altri,<br />

senza alludere “all’indisposizione”.<br />

Naturalmente, tutte le piccole regole che abbiamo elencato<br />

valgono in maniera assoluta durante i pranzi formali, ma sono<br />

facilmente allentate durante i pasti familiari o con persone che<br />

hanno la nostra confidenza. Sarebbe meglio ricordare, però,<br />

che buona parte del galateo della tavola riguarda la buona educazione,<br />

oltre che l’etichetta “ufficiale”, e che è molto difficile<br />

applicare in pubblico delle regole alle quali si è poco avvezzi in<br />

privato.<br />

E dunque… non emettete gorgoglii mentre sorbite il brodo,<br />

anche se il nonno lo fa!<br />


Fuori orario<br />

Edoardo ha dodici anni, fa la seconda media, è alto un<br />

metro e trentuno, pesa sessanta chili. Mangerebbe (come dice<br />

mia madre quando veste panni nobiliari) “anche in capo a un<br />

tignoso” e vive le sei ore scolastiche come un’eterna attesa.<br />

L’attesa dell’intervallo. Che nel suo caso coincide con un’erotica<br />

unione tra lui e il panino alla mortazza. Non gli importa di<br />

chiacchiere, corse nei corridoi, scambio di figurine e gara di<br />

tiro alla caccola. Pochi discorsi: Edo vuole mangiare. E poiché<br />

lo fa in razioni esagerate da un esatto dodicennio, Edo (va detto)<br />

è sovrappeso. Da qui, l’epiteto davvero poco esornativo, ma<br />

intellettualmente molto onesto, di CiccioEdo.<br />

Tuttavia per lui la mole non è un problema. Il problema per lui è<br />

l’assenza dell’accoppiata vincente farinaceo-mortazza. O – peggio<br />

ancora – l’attesa struggente del momento della consumazione.<br />

CiccioEdo, in questo, non è per nulla leopardiano, anzi, è<br />

sfacciatamente tardo-oraziano: crede nel consumo subitaneo e<br />

odia l’ideologia nascosta tra i versi del Sabato del villaggio.<br />

➤<br />

ANTONELLA LANDI<br />

Quando il gusto (non) è nell’attesa…<br />

27


28<br />

➤<br />

Egli inizia la sua giornata con l’involontaria inspirazione dell’olezzo<br />

stimolante che proviene dal suo Invicta. La mamma gli<br />

prepara con amore il panino dei suoi sogni quotidiani: lo fa la<br />

mattina presto, prima ancora che CiccioEdo si alzi dal letto.<br />

Sventra la mezza baguette ma lascia intonsa la mollica perché,<br />

senza quella compattezza pesante a far volume, CiccioEdo si<br />

smarrirebbe in un vuoto cosmico intestinale che non gli darebbe<br />

pace. Poi la inzeppa di fette di mortadella. In alternativa,<br />

CiccioEdo accetta anche del salame: va bene il milanese ma va<br />

meglio il toscano, per quei tondi di grasso più consistenti che<br />

gli allietano l’ingordo palato. Indi lo chiude e lo avvolge nel<br />

domopak. Probabilmente non lo avvolge così bene, perché alle<br />

otto e dieci/otto e un quarto, nella classe II sezione A, il profumo<br />

del peccato si diffonde subdolo e silenzioso.<br />

Merenda con Nausicaa<br />

Chi fa confusione semmai è lo stomaco di CiccioEdo, che<br />

prende a gorgogliare, borbottare, argomentare, filosofeggiare<br />

e reclamare nutrimento a modo suo, con modi non sempre<br />

ortodossi. È la seconda ora e siamo in piena lezione di Epica<br />

greca quando CiccioEdo cade vittima dei morsi della fame.<br />

È il canto VI: Ulisse è appena approdato all’isola dei<br />

Feaci, ha incontrato quel ben di dio di Nausicaa<br />

proprio mentre (guarda il caso, a volte) lei era<br />

impegnata in un bucolico pic nic con le ancelle, è<br />

già stato accompagnato dal babbo di lei, il re Alcinoo<br />

e, tutto ripulito e rifocillato, si fa sopraffare<br />

da un’ingestibile logorrea raccontando i dettagli<br />

di dieci anni di viaggio nel corso di una<br />

cena degna dei fasti di Eliogabalo.<br />

L’Odissea è bellissima. Certo: è bellissima se uno<br />

sta a posto coi bisogni fisiologico-alimentari. Se<br />

uno ha fame, taluni passi dell’Odissea sono un inferno<br />

dantesco. Dove va va, Ulisse trova da mangiare: con la<br />

sua flotta si abbandona ad abbuffate invereconde, ospite ora di<br />

maghe seducenti, ora di splendide ninfe. Trova da mangiare anche<br />

nella spelonca del ciclope Polifemo: caciotte stagionate e<br />

litri di latte di pecora, profumo di carni ovine e frutti agresti.<br />

CiccioEdo gestisce con risultati ridicoli l’ora di Epica: mentre<br />

l’insegnante fa le voci e si abbandona alla lettura interpretativa<br />

dei passi migliori, lui consuma un’analoga energia nello svoltare<br />

il panino e spezzarne singoli brandelli a nude mani. Si sbriciola<br />

addosso ma non demorde, suscita la distrazione dei compagni<br />

che sibilano: «Oh, CiccioEdo, un pezzettino anche a


me». Ma lui è cieco, sordo e muto, non vede, non sente, non<br />

parla. Non si volta nemmeno, simula indifferenza, diventa freddo<br />

e distante, sfiora il cinismo. Però ha paura che la docente lo<br />

becchi: per questo si specializza in tattiche teatrali rispolverando<br />

la tecnica del fermo immagine alla “un due tre stella” di<br />

quando era un infante che giocava in cortile. Come il ragionier<br />

Fantozzi che s’abbuffa di polpette nel pieno di un corso<br />

rapido di dimagrimento presso una clinica specializzata e blocca<br />

la mandibola quando il dottore sospetta di lui e lo guarda<br />

improvviso, analogamente il CiccioEdo allenta una quindicina<br />

di dentate al boccone salvo immobilizzarsi nel momento in cui<br />

la professoressa alza gli occhi dal libro per puntarli sul suo<br />

imberbe pubblico discente.<br />

L’insegnante inclemente caccerebbe CiccioEdo dall’aula inviando<br />

alla sua mamma un biglietto di denuncia. L’insegnante comprensiva,<br />

che pur coglie in fallo l’alunno indisciplinato e ribelle,<br />

finge di non aver visto niente: riabbassa lo sguardo e torna<br />

a leggere. In quel mentre, torna anche il ciclope dal pascolo col<br />

suo gregge lanoso. Annusa odore di carne umana con la stessa<br />

predisposizione olfattiva che CiccioEdo possiede nei confronti<br />

degli insaccati suini. Come attualmente in voga tra le giovani<br />

generazioni urbane, anche il monoculare ciclope ama intrattenersi<br />

in aperitivi e stuzzichini: presi per le gambe un paio di<br />

compagni di Odisseo, costui li ingurgita pressoché interi, non<br />

prima di averli battuti in terra tre o quattro volte come si fa coi<br />

rospi per renderli più teneri.<br />

L’ala femminile della classe manifesta conati di vomito, i compagni<br />

maschi sussurrano «che schifo», ma CiccioEdo nulla:<br />

butta giù un altro boccone di panino imbottito.<br />

Cercando di gestire l’orrore che prova e la paura che lo attanaglia,<br />

Ulisse suggerisce a Polifemo di sorbire qualcosa di liquido,<br />

pena una difficile digestione delle proteine in eccesso. Ma<br />

che non sia latte (troppo pesante): qui ci vuole del buon vino.<br />

CiccioEdo conviene con il fatto che Ulisse, in effetti, ha ragione<br />

e, fingendo di cercare qualcosa di importante nello zaino,<br />

➤<br />

29


30<br />

➤<br />

stappa l’Estathè e butta giù una gozzata abbandonandosi gaudioso<br />

ad un simpatico mangia-e-bevi.<br />

Il vino che Ulisse offre all’ingrato ospite è succoso, adamantino,<br />

squisito: chi sostiene fosse un Assyrtiko del Peloponneso,<br />

chi un Moscophilero di Tessaglia, ma in questa sede sottilizzare<br />

è superfluo. Vale invece la pena di far presente che a quel<br />

punto, nelle viscere di CiccioEdo si è formata una voragine<br />

difficilmente colmabile. L’intervallo è ancora una visione lontana<br />

nel tempo e nello spazio, l’insegnante una minaccia concreta<br />

che intimorisce, inibisce, paralizza.<br />

Finché, più della tema, poté il digiuno.<br />

Anche i grandi…<br />

Certo, il discorso si complica quando, un anno,<br />

ti assegnano un incarico presso una scuola serale<br />

e vedi fare le stesse scene a un quarantacinquenne.<br />

Era un Istituto Tecnico per Geometri.<br />

I frequentatori di giorno lavoravano e di sera<br />

sedevano dietro a dimenticati banchi. Dopo<br />

otto, nove, dieci ore di cantiere, cinque, sei ore<br />

di materie lontane nella memoria e difficili da<br />

digerire. Sbadigli doppi a raffica: mezzi a causa<br />

del sonno e mezzi per colpa della fame. La prima ora andava<br />

dalle sette alle otto. Chiaro che alla seconda partiva allegramente<br />

il borbottìo viscerale. Ma l’intervallo non giungeva che<br />

alle nove: tardi, davvero troppo tardi per quei quindici reduci<br />

da un giorno di fatica fisica e mentale. Così Vittorio si portava<br />

avanti, in un aperitivo non previsto dal regolamento d’istituto.<br />

Scordandosi di essere un esemplare umano adulto e maturo,<br />

egli si abbandonava giocoso alla pantomima adolescenziale. Solo<br />

che, a differenza di tanti adolescenti, egli nello zaino non aveva<br />

un semplice panino imbottito pret-a-manger, bensì un banchetto<br />

conviviale d’altri tempi.<br />

Sobbalzai dalla sedia quando per la prima volta gli vidi aprire<br />

l’obsoleto contenitore già usato da mio padre operaio in fabbrica:<br />

sai quelle gamelle soldatesche col coperchio a chiusura<br />

ermetica? Il suo menù era così fantasioso che scadeva nell’offensivo:<br />

melanzane alla parmigiana, pollo in fricassèa, fagioli<br />

rifatti all’uccelletta e stufato alla valdarnese. Se il giorno prima<br />

si era sentito poco bene però, tortellini in brodo di cimalino.<br />

Per bere, una borraccetta di vino.<br />

Finì che, siccome all’epoca avevo quindici anni meno di lui,<br />

dall’imbarazzo che provavo non riuscii mai a dirgli nulla.


Simply Red?<br />

L’osservatorio di <strong>Gola</strong> Gioconda continua<br />

la sua indagine sullo stato dei vini di Toscana.<br />

Ora che la crisi sembra allontanarsi<br />

quale lezione dobbiamo trarre?<br />

Forse la più semplice di tutte: che il legame<br />

con il territorio è indissolubile.<br />

31


32<br />

Signori,<br />

si riparte!<br />

sono un produttore di<br />

Chianti, perciò faccio Super «Io<br />

Chianti e non Super Tuscan!». La<br />

citazione è troppo bella per non<br />

riportarla fedelmente. L’autore è il<br />

Principe Duccio Corsini. La frase è stata<br />

pronunciata in risposta a un visitatore<br />

straniero che domandava se<br />

nell’azienda del Principe si<br />

producessero anche Igt di prestigio.<br />

C’è di che riflettere: abbiamo vissuto<br />

quasi galleggiando con certe<br />

convinzioni che alla luce dei fatti non<br />

hanno retto. Tutti (produttori,<br />

giornalisti, operatori del settore,<br />

consumatori) avevano erroneamente<br />

scambiato il mercato dei vini per un<br />

mercato di gioielli. Grandi vini e grandi<br />

prezzi. La nascita di uno stupidario di<br />

personaggi e frasi fatte, tutte orientate<br />

a una corsa a sancire quale fosse il<br />

miglior vino del momento, il blend più<br />

intrigante, la foresta delle barriques,<br />

eccetera eccetera. Insomma si perdeva<br />

di vista il fatto che il vino nascesse in<br />

vigna e con lavoro ben sudato. Si<br />

preferiva il “vanity fair” delle grandi<br />

serate mondane e dei grandi<br />

sbicchieramenti in cui il vino appariva<br />

in tavola come una modella a una<br />

sfilata di moda. E il pubblico sembrava<br />

come quello che assiste a un concerto<br />

di musica classica in cui qualcuno<br />

capisce, qualcuno non capisce niente,<br />

in molti fanno finta di capirci qualcosa<br />

La ripresa dopo la tempesta,<br />

fra ritorno al tipico<br />

e valorizzazione del territorio<br />

adottando atteggiamenti scolastici e<br />

un po’ plateali. Tutti, in ogni caso, si<br />

sentono in diritto di dire qualcosa di<br />

autorevole. Ecco allora i calici roteare,<br />

fasto di un’epoca che è passata e non<br />

tornerà più: l’epoca del vino glamour.<br />

È finita l’epoca<br />

del vino glamour<br />

Insomma eravamo tutti convinti di<br />

viaggiare all’infinito sopra un grande e<br />

potente motoscafo. Ma poi sono<br />

arrivare nuvole nere di tempesta.<br />

Insomma è sopraggiunta la crisi. E<br />

allora ci siamo accorti che il motoscafo<br />

era una barca normale e che contava<br />

arrivare a un approdo sicuro per poter<br />

poi ripartire.<br />

Le crisi sono tali perché segnano un<br />

punto di passaggio da una condizione<br />

a un’altra. E servono perché insegnano<br />

qualcosa. Cosa ha insegnato questa<br />

crisi? In primo luogo che – fatte le<br />

debite eccezioni – quello del vino non


è un mercato ricco. Il prezzo del vino,<br />

se non si vogliono lasciare piene le<br />

cantine, non può essere<br />

sovradimensionato. D’altra parte tale<br />

prezzo non può neanche essere<br />

sottodimensionato, pena la scomparsa<br />

di tanti piccoli e medi soggetti che<br />

operano bene e con grande<br />

competenza. Occorre una giusta<br />

remunerazione per i produttori, che<br />

consenta giusti ricarichi da parte dei<br />

ristoranti (e qui si aprirebbe un<br />

capitolo molto spinoso che<br />

meriterebbe una riflessione a sé<br />

stante) e che permetta al consumatore<br />

di bere bene senza asciugare il<br />

portafoglio.<br />

In secondo luogo occorrono idee e<br />

personalità. In tempi difficili sono<br />

necessari calma e sangue freddo per<br />

poter tenere ferma la rotta e guardare<br />

appena più in là del proprio naso.<br />

Targettizzazione e segmentazione della<br />

domanda lasciano posto a tutti (o<br />

quasi). Le idee servono a trovare<br />

nuove soluzioni, la personalità serve a<br />

resistere alle sirene o alle cassandre<br />

che di volta in volta suggeriscono<br />

percorsi che si rivelano poi essere<br />

vicoli ciechi.<br />

In terzo luogo comunicazione e<br />

promozione. Si può fare il miglior vino<br />

del mondo ma cosa conta se nessuno<br />

lo sa?<br />

La valorizzazione<br />

del territorio<br />

La risposta alla crisi è in sintesi data<br />

dalla valorizzazione del territorio di<br />

appartenenza. In tempi di<br />

globalizzazione selvaggia e<br />

sconsiderata, l’eccellenza di ciò che<br />

non può essere replicato diventa<br />

valore aggiunto per una fetta di<br />

pubblico consistente che desidera bere<br />

bottiglie non costruite e non<br />

palestrate. Si, perché alla fin fine ciò<br />

che ha salvato il mondo del vino in<br />

questi anni è stata l’enorme curiosità<br />

dei consumatori che hanno continuato<br />

a informarsi e riempire serate e corsi di<br />

degustazione. Si è magari scelto di<br />

bere lo sfuso dei vari vinai che hanno<br />

aperto bottega negli ultimi anni, ma la<br />

bottiglia, dopo aver rallentato fino a<br />

quasi fermarsi, adesso comincia a<br />

riprendere quota. Ci si accorge in<br />

definitiva che alla qualità del vino –<br />

quella vera – è difficile rinunciare e<br />

che oltre vent’anni di sforzi da parte<br />

del mondo del vino per acquistare<br />

dignità culturale non sono passati<br />

invano.<br />

La risposta alla crisi è data dal<br />

territorio, dicevamo. Si può comprare<br />

tutto ma non il sole, la terra, la<br />

bellezza dei nostri paesaggi, la tecnica<br />

dei produttori e dei loro operai che<br />

diventa arte quando ciò che si fa è<br />

unico e non replicabile. In questa<br />

direzione conservare e tramandare<br />

storia, natura e cultura diventa<br />

essenziale, affinché il vino resti “la<br />

parte intellettuale di una cena”.<br />

E allora quale sarà il futuro? Meno<br />

Super Tuscan, più Super Chianti, se<br />

vogliamo usare questa espressione. Ma<br />

anche Super Brunelli, Super Nobili,<br />

Super Carmignano, Super Morellino, e<br />

via dicendo. Elogio del tipico, si<br />

potrebbe dire con uno slogan. La<br />

Toscana è un luogo incantato, una<br />

regione che offre uno straordinario<br />

incrocio di saperi e sapori, intelligenze<br />

33


34<br />

e mestieri, cultura alta e cultura<br />

popolare, attaccamento alle proprie<br />

radici e capacità di sapersi rinnovare,<br />

identità locali e solidarietà verso<br />

l’altro.<br />

Che fine faranno<br />

i Super Tuscan?<br />

E i famosi Super Tuscan? Troveranno<br />

anche loro una via d’uscita. Quello che<br />

non è auspicabile è che diventino il<br />

simbolo di una realtà aziendale,<br />

relegando in secondo piano Doc e<br />

Docg. Quel tempo è passato dopo anni<br />

di inebriante elogio di ciò che non era<br />

autoctono.<br />

L’auspicio è piuttosto che si vada con<br />

convinzione nella direzione opposta,<br />

ossia verso aziende protese a fare bene<br />

nelle Doc e Docg annata e riserva, che<br />

curino bene il sangiovese, che ne<br />

traggano vini di buona beva, senza<br />

tuttavia che risultino semplici e banali.<br />

Questo è il futuro, curiosamente<br />

uguale al passato. Naturalmente<br />

considerando il progresso dei tempi,<br />

perché nessuno pur essendo la stessa<br />

persona ha più lo stesso taglio di<br />

capelli o gli stessi vestiti di trent’anni<br />

fa. Siamo diversi noi, è diverso il<br />

nostro modo di mangiare e bere. Ma<br />

come dice il grande romanziere<br />

portoghese Saramago «le mode sono<br />

fatte per vestire, i modi per capirsi».<br />

Non vogliamo vini alla moda, pertanto.<br />

Ma dai produttori vogliamo un nuovo<br />

modo (cioè più attuale) di fare lo<br />

stesso Chianti, lo stesso Brunello, lo<br />

stesso Nobile.<br />

Ciò che talvolta sembra mancare è la<br />

convinzione degli stessi produttori. In<br />

qualche misura vanno incoraggiati. Gli<br />

anni della crisi hanno amareggiato<br />

molti di loro, i dubbi si sono<br />

moltiplicati, le difficoltà anche. Hanno<br />

resistito perché quello del vignaiolo è<br />

un mestiere a cui non si rinuncia<br />

facilmente. È troppo l’amore e<br />

l’attaccamento a quello che si fa. È<br />

quasi impossibile produrre vino in<br />

maniera distaccata, solo per<br />

guadagnare. Il guadagno è<br />

naturalmente una parte importante,<br />

ma non l’unica. Si fa il mestiere del<br />

vignaiolo anche perché si ama il luogo<br />

dove si è nati o ci è fermati a vivere,<br />

perché si pensa di fare qualcosa che<br />

soddisfa se stessi e gli altri, perché il<br />

fascino di una vigna o di una cantina è<br />

qualcosa di intramontabile.<br />

La crisi sta lentamente passando, in<br />

fondo al tunnel si vede una luce,<br />

finalmente. È vero che niente sarà più<br />

come prima e che pochi potranno<br />

permettersi bottiglie che richiedono un<br />

portafoglio pesante. Ma il bello<br />

comincia ora, perché dopo tanto girare<br />

siamo tornati al punto di partenza.<br />

Contano i veri valori, non quelli<br />

effimeri. Quello che potremmo definire<br />

semplicemente rosso è in realtà un<br />

vino che porta con sé sedimenti non<br />

casuali di natura e storia.


Agricoltori<br />

Chianti<br />

Geografico<br />

Chianti Classico<br />

Riserva<br />

Montegiachi 2003<br />

Docg<br />

Via Mulinaccio 10 Gaiole in Chianti (Si)<br />

Tel. 0577 749489 Fax 0577 749223<br />

info@chiantigeografico.it - www.chiantigeografico.it<br />

Il Chianti Classico Riserva Montegiachi 2003 si distingue per<br />

raffinata eleganza. Rubino luminoso al colore, presenta al<br />

naso sentori fruttati vivi e intensi con mora, ribes e ciliegia in<br />

primo piano. L’attacco in bocca è pieno, con tannini calibrati<br />

e buon equilibrio fra le componenti. Il finale è in crescendo<br />

con restrogusto piacevolmente fruttato.<br />

Chianti<br />

Classico<br />

Riserva<br />

Clemente VII<br />

2003<br />

Docg<br />

Via Grevigiana 34<br />

Mercatale – San Casciano Val di Pesa (Fi)<br />

Tel. 055 821911 Fax 055 8217920<br />

info@castellidelgrevepesa.it - www.castellidelgrevepesa.it<br />

Tipica e innovativa allo stesso tempo questa Riserva 2003.<br />

Tipica perché, organoletticamente, rimanda a un legame<br />

autentico con il territorio d’origine. Innovativa perché risulta<br />

comunque vicino al gusto del consumatore moderno.<br />

Colore rubino e riflessi granata, profumi di viola mammola<br />

e ciliegia, sostenuti da cenni più evoluti di pepe, tabacco,<br />

liquirizia. Intenso e giustamente persistente al gusto,<br />

con tannini eleganti e buona armonia d’insieme.<br />

Tesori enologici di Toscana<br />

Carpineto<br />

Chianti Classico<br />

Riserva 2001<br />

Docg<br />

Loc. Dudda,<br />

Lucolena (Fi)<br />

Tel. 055 8549062<br />

Fax 055 8549001<br />

info@carpineto.com<br />

www.carpineto.com<br />

Ennesima prova convincente dell’azienda Carpineto. La<br />

Riserva si mostra potente e di struttura, eppure con una<br />

straordinaria piacevolezza di gusto. La vista è rubino-granata,<br />

il naso percepisce note evolute di frutta matura,<br />

confettura, cenni di rabarbaro, liquirizia, caffè, foglie di tabacco.<br />

I tannini si fondono bene su un corpo armonico in<br />

cui calore alcolico e freschezza si supportano a vicenda.<br />

Castello<br />

La Leccia<br />

Chianti<br />

Classico<br />

2004 Docg<br />

Loc. La Leccia<br />

Castellina in Chianti (Si),<br />

Tel./Fax 0577 743148<br />

laleccia@chianticlassico.it<br />

Vista tendente al granato, con buona consistenza e archetti<br />

fitti e regolari. L’esame olfattivo rimanda a sentori di<br />

frutta matura a bacca rossa, fiori quali viola e rosa, elementi<br />

più evoluti fra cui chiodi di garofano e liquirizia. In bocca si<br />

mostra vivo ed equilibrato, con tannini ben calibrati e bilanciamento<br />

fra alcol e freschezza. Come si suol dire... un vino<br />

da bistecca.<br />

35


Tesori enologici di Toscana<br />

In questa Riserva di Famiglia si ravvisa tutto lo stile Cecchi,<br />

imperniato su vini rispettosi del territorio. L’esame gustativo<br />

ci pone davanti a un calice con bel punto di colore rubino,<br />

con archetti fitti e regolari. I profumi rimandano a ciliegia, ribes,<br />

frutti di bosco. Quindi note floreali e speziate. Godibilissimo<br />

in fase gustativa con un attacco lineare, equilibrio, tannini setosi<br />

e prolungato finale in cui riemergono ciliegia e mora.<br />

36<br />

Cecchi<br />

Chianti<br />

Classico<br />

Riserva<br />

di Famiglia<br />

Docg 2003<br />

Loc. Casina dei Ponti 56 - Castellina in Chianti (Si)<br />

Tel 0577 54311 - Fax 0577 543150<br />

cecchi@cecchi.net - www.cecchi.net<br />

Fattoria<br />

di Grignano<br />

Chianti Rufina<br />

Riserva 2003<br />

Docg<br />

Via di Grignano 22<br />

Pontassieve (Fi)<br />

Tel. 055 8398490<br />

Fax 055 8395940<br />

info@fattoriadigrignano.com - www.fattoriadigrignano.com<br />

Grignano si conferma come realtà in continua ascesa qualitativa,<br />

secondo un progetto di valorizzazione del terroir che<br />

permette di programmare razionalmente ogni fase dell’attività<br />

in vigna e in cantina. La Riserva 2003 si presenta di una<br />

tonalità rubino-granata, con archetti regolari e fitti. Al naso<br />

emergono note di frutta matura (prugna, ciliegia), confettura,<br />

fiori, nobili spezie (pepe sopratutto). Il gusto è signorile, quasi<br />

intellettuale. Alcol e freschezza si fondono, ma non si annullano.<br />

I tannini, ben calibrati, sostengono l’insieme del vino, ampio<br />

e strutturato. Lungo e convincente il finale.<br />

Cesani<br />

San Gimignano<br />

Rosso<br />

Cellori<br />

2002<br />

Doc<br />

Loc. Pancole - San Gimignano (Si)<br />

Tel./Fax 0577 955084<br />

info@agriturismo-cesani.com<br />

www.agriturismo-cesani.com<br />

Cesani non finisce mai di stupire. Mai un passo falso, mai un<br />

vino che sia “minore” rispetto ad altri. Il Cellori è l’ennesimo<br />

gioiello di famiglia. Rubino impenetrabile alla vista, fa<br />

percepire al naso note di mora, mirtillo, confettura, liquirizia,<br />

spezie nobili. Al gusto risulta assolutamente centrato<br />

fra le componenti, con equilibrio e armonia d’insieme. Non<br />

resta altro che dire: bravi, bene, bis!<br />

Tenuta<br />

Il Poggione<br />

Brunello<br />

di Montalcino<br />

Docg 2001<br />

S. Angelo in Colle<br />

Montalcino (Si)<br />

Tel. 0577 844029<br />

Fax 0577 844165<br />

ilpoggione@tin.it<br />

www.tenutailpoggione.it<br />

Un vero, autentico fuoriclasse. Quello che altrove pare<br />

difficilissimo qui riesce naturale. Sarà perché ogni fase del<br />

lavoro è veramente curata nei minimi dettagli? Crediamo<br />

proprio di sì. Il Brunello ha tonalità cangiante fra il rubino<br />

e il granato. Al naso si percepiscono frutti maturi a bacca<br />

rossa e nera, confettura di prugna, pepe e ancora liquirizia<br />

e tabacco dolce. Al gusto è impattante, ma estremamente<br />

pulito, con una struttura complessiva che affascina<br />

il degustatore.


Una Riserva con vista tendente al granato, con buona<br />

consistenza e archetti fitti e regolari. L’esame olfattivo<br />

rimanda a sentori di frutta matura a bacca rossa, fiori quali<br />

viola e rosa, elementi più evoluti fra cui chiodi di garofano<br />

e liquirizia. In bocca si mostra vivo ed equilibrato, con<br />

tannini ben calibrati e bilanciamento fra alcol e freschezza.<br />

Come si suol dire... un vino da bistecca.<br />

Tesori enologici di Toscana<br />

Villa del Cigliano<br />

Chianti Classico<br />

Riserva 2003<br />

Docg<br />

Via Cigliano 17<br />

San Casciano<br />

Val di Pesa (Fi)<br />

Tel. 055 820033<br />

Fax 055 8290719<br />

fattoriacigliano@libero.it<br />

www.villadelcigliano.it,<br />

www.villadelcigliano.com<br />

Il Pozzo<br />

Chianti<br />

Rufina<br />

Riserva<br />

Docg 2003<br />

Via Argomenna 14-15<br />

Loc. Acone, Pontassieve (Fi)<br />

Tel. 055 8397029 - Fax 055 8399273<br />

bellinicant@bcc.tin.it - www.bellinicantine.it<br />

Davvero convincente la prova di questa Riserva 2003. Il<br />

vino si mostra equilibrato e complesso. Rubino concentrato<br />

è il calice, impenetrabile con archetti fitti e regolari.<br />

Impatto olfattivo eccellente, per intensità e pulizia dei<br />

profumi. Si va dalla mora alla ciliegia nera matura, alla viola,<br />

al mirtillo. Si apre a un mosaico di spezie dolci e terziari<br />

avvolgenti quali cioccolato, liquirizia, tabacco. Gusto equilibrato<br />

con buona armonia complessiva. Parti perfettamente<br />

bilanciate, morbido, tannini setosi ed eleganti. Da<br />

abbinare a ricchi ragù e selvaggina.<br />

Fattoria<br />

Castellina<br />

Daino<br />

Bianco<br />

2004<br />

Igt<br />

Via Palandri 27 - Capraia e Limite<br />

Tel./Fax 0571 57631<br />

info@fattoriacastellina.com - www.fattoriacastellina.com<br />

Azienda che adotta il metodo biodinamico e lo unisce a<br />

una produzione di altissimo livello. Il Daino Bianco, ottenuto<br />

da merlot in purezza, è un vino davvero convincente e<br />

che mostra al contempo struttura e bevibilità. Alla vista si<br />

conferma rubino profondo, quasi impenetrabile. Consistente<br />

è il calice con archetti regolari. Mora, mirtillo, ciliegia<br />

nera sono i profumi che emergono e si fanno apprezzare<br />

per intensità e finezza. Al gusto si rivela ampio e di grande<br />

generosità. Adatto ai grandi eventi conviviali.<br />

37


Tesori enologici di Toscana<br />

Fra le aziende del Chianti Colli Fiorentini Lanciola si pone<br />

come azienda leader. Vini che mostrano personalità, raffinata<br />

eleganza, potenza d’insieme, assoluta capacità di accattivarsi<br />

le simpatie dei wine lovers più esigenti. La Riserva<br />

2003 si presenta rubina cupa. Il naso fa percepire un<br />

bouquet di frutti a bacca rossa e nera e di fiori. Emergono<br />

ciliegia matura, prugna, mora. Quindi spezie nobili e cenni<br />

di liquirizia. Perfetta al gusto per equilibrio e armonia complessiva.<br />

Imperdibile!<br />

Due vere gemme vinicole quelle degustate a Terrabianca. Il<br />

Classico Scassino, dal colore perfettamente rubino, colpisce<br />

per l’eccezionale bagaglio olfattivo: mora, mirtillo, prugna, ma<br />

anche note speziate e balsamiche. Elegante in bocca con una<br />

lunga scia fruttata finale. Il Classico Riserva Croce si presenta<br />

con un rubino concentrato alla vista. Il bagaglio olfattivo si<br />

apre progressivamente con profumi fruttati, floreali e speziati.<br />

Al gusto è giustamente concentrato, con grande personalità,<br />

con grande armonia complessiva fra le componenti. Due<br />

vini magnifici, espressione di un terroir unico.<br />

38<br />

Lanciola<br />

Chianti Colli<br />

Fiorentini<br />

Riserva<br />

Docg 2003<br />

Via Impunetana<br />

per Pozzolatico 210<br />

Impruneta (Fi)<br />

Tel. 055 208324 - Fax 055 208063<br />

info@lanciola.net - www.lanciola.net<br />

Terrabianca<br />

Chianti Classico<br />

Scassino 2003 Docg<br />

e<br />

Chianti Classico Croce<br />

Riserva 2003 Docg<br />

San Fedele a Paterno - Radda in Chianti (Si)<br />

Tel. 0577 54029 - Fax 0577 540214<br />

info@terrabianca.com - www.terrabianca.com<br />

Le Torri<br />

Chianti<br />

Colli Fiorentini<br />

Riserva<br />

Docg 2003<br />

propr. Campiglioni S.p.A.<br />

Via San Lorenzo<br />

a Vigliano 31- Marcialla (Fi)<br />

Tel. 055 8076161<br />

Fax 055 8061257<br />

campiglioni@tin.it<br />

www.letorri.net<br />

Anno dopo anno appare sempre più convincente la performance<br />

de Le Torri, azienda ben condotta e molto<br />

attenta alle tradizioni chiantigiane. La Riserva è l’esempio<br />

di un lavoro serio e molto curato. Alla vista si presenta un<br />

calice rubino con unghia granata. Al naso si percepiscono<br />

prugna, ciliegia, frutta sotto spirito, spezie quali pepe nero.<br />

In bocca convince per intensità e persistenza gustativa e<br />

richiama un abbinamento con carni alla brace e grandi<br />

arrosti. Da provare!


L’azienda dei fratelli Fonseca si trova alle porte di Firenze,<br />

sulla via che dalla città conduce verso Rosano. Il Bocciolè si<br />

presenta di un rubino concentrato e impenetrabile. Roteando<br />

si può notare la consistenza del calice, manifestata da<br />

regolarità e fittezza di archetti. L’analisi olfattiva rende conto<br />

di un fruttato intenso in cui emergono la ciliegia e la prugna.<br />

Successivamente si aggiungono note più complesse. Fine ed<br />

equilibrato in bocca, con tannini ancora fitti e buona persistenza<br />

retrogustativa che conferma i profumi fruttati.<br />

Via S. Martino in Cecione 5<br />

Greve in Chianti (Fi)<br />

Tel. 055 8549094 v- Fax 055 8549096<br />

info@villacafaggio.it - www.villacafaggio.it<br />

Petreto<br />

Bocciolè<br />

Igt<br />

2002<br />

Via di Rosano 196 A<br />

Bagno a Ripoli (Fi)<br />

Tel. 055 6519021<br />

Fax 055 698022<br />

Per gli amanti dei grandi vini Cafaggio costituisce da sempre<br />

una certezza. La Riserva 2003 è suadente, signorile,<br />

elegante. Il calice è rubino profondo e al naso si percepiscono<br />

mora, mirtillo, amarena. Poi cenni floreali e quindi<br />

pepe bianco e una sottile trama di cioccolato. Lunga la<br />

persistenza finale, con un gusto ampio e bilanciato fra le<br />

componenti.<br />

Tesori enologici di Toscana<br />

Villa Cafaggio<br />

Chianti<br />

Classico<br />

Riserva 2003<br />

Docg<br />

Via Travignoli 78 - 50060 Pelago (Fi)<br />

Tel./Fax 055 8361098<br />

info@travignoli.com - www.travignoli.com<br />

Travignoli<br />

Chianti<br />

Rufina<br />

Riserva<br />

Docg<br />

2003<br />

Tutto ciò che vorreste da un vero vino toscano lo ritrovate<br />

degustando il Chianti Rufina Riserva Travignoli, azienda<br />

storica dell’area rufinese: potenza, eleganza, e ancora armonia<br />

e vellutato equilibrio. La Riserva si presenta di un<br />

rubino concentrato, con unghia virata sul granato.<br />

Il vantaglio olfattivo spazia dalla prugna alla ciliegia matura,<br />

evidenziando note piacevolmente erbacee. L’analisi gustativa<br />

conferma la personalità del vino e fa intravedere quella<br />

longevità che possiedono i grandi Chianti Rufina.<br />

Viticcio<br />

Chianti<br />

Classico<br />

Riserva<br />

Docg<br />

2003<br />

Via San Cresci 12/a - Greve in Chianti (Fi)<br />

Tel. 055 854210 - Fax 055 8544866<br />

info@fattoriaviticcio.com<br />

www.fattoriaviticcio.com<br />

Grande personalità per la Riserva 2003 che si presenta di<br />

veste profondamente rubina. L’esame olfattivo rivela un<br />

bel mosaico fruttato (mora, ciliegia, mirtillo, fico nero) e<br />

floreale (iris, rosa), seguono sentori vanigliati, tabacco e<br />

liquirizia. In bocca l’attacco è impattante ma non aggressivo,<br />

il vino si mostra equilibrato ed elegante. Buona la<br />

persistenza finale. Come dire? Signori si nasce...<br />

39


Foto © Filippo Mangalaviti<br />

La seduzione<br />

della scoperta<br />

40<br />

Un pianeta<br />

diverso,<br />

dove<br />

sapori e<br />

colori<br />

condiscono<br />

il piacere<br />

del<br />

viaggio:<br />

questa<br />

è la<br />

Sicilia


Èstato detto che la Sicilia punta verso<br />

tre continenti e ne sintetizza le<br />

caratteristiche. Ecco perché un viaggio<br />

nell’isola significa farsi sedurre da una<br />

civiltà a strati, scoprire il difficile equilibrio<br />

che nel corso dei secoli è emerso dal più<br />

straordinario avvicendarsi di razze, invasioni,<br />

dinastie, culture, feudi e civiltà. Tanti<br />

hanno scritto, dopo l’esperienza del viaggio,<br />

il loro reportage, hanno raccontato la<br />

loro idea di Sicilia, hanno lasciato pagine<br />

memorabili su questo paese strano, mezzo<br />

orientale e mezzo africano, bizzarro e<br />

meraviglioso. Rileggerle sarebbe piacevolissimo;<br />

Guy de Maupassant a proposito<br />

dell’Etna scrisse: “Siamo in piedi su un<br />

monte sorprendente, fuori dalle nuvole e<br />

annegato nel cielo, che si stende sulle<br />

nostre teste, sotto i nostri piedi da per<br />

tutto”. Difficile, se non impossibile, aggiungere<br />

altro; come veramente arduo sarebbe<br />

raccontare la Sicilia con parole migliori<br />

di quelle usate dei tanti scrittori nati in questa<br />

terra antica. L’unica alternativa è provare<br />

a tradurre in tentativi di descrizione le<br />

sensazioni vissute, flash emotivi che forse<br />

possono sintetizzare la stranezza o la<br />

varietà della Sicilia, il cambiamento che si<br />

nota da una città all’altra, la diversità dei<br />

paesaggi, dei colori, dei profumi, degli<br />

gli gli itinerari di di gola<br />

umori. Definire i tratti comuni, tentare di<br />

dare un senso all’idea di sicilianità non è<br />

quindi facile. Se fosse obbligatorio individuare<br />

il tratto peculiare dell’essere siciliani,<br />

non sarebbe sbagliato affermare che<br />

è il senso di appartenenza. È la storia comune<br />

e il presente di tutti a segnare tendenze<br />

più o meno uniformi; tutto il resto è<br />

diversità: e un viaggio di pochi giorni non<br />

può che coglierne solo alcune. Il mare e<br />

la montagna, le grandi città e i piccoli centri,<br />

la tranquillità e il caos, la modernità<br />

estrema e il conservarsi della tradizione:<br />

tutto questo è il continente Sicilia, che siamo<br />

sicuri stupisca ancora come secoli<br />

addietro riempì di meraviglia i viaggiatori<br />

d’oltralpe. Emozioni forti, natura ancora<br />

selvaggia, segni non sempre belli dell’umano<br />

operare, testimonianze splendide o rovinose<br />

di grandezze e fulgori passati: il<br />

puzzle si ricompone negli occhi e nella<br />

mente di chi ama questa terra.<br />

41


La cucina<br />

42<br />

Se la conoscenza di un territorio passa<br />

attraverso i sapori dei suoi prodotti e dei<br />

piatti della sua cucina, la Sicilia merita un<br />

soggiorno lungo e meditato, che, attraverso<br />

un articolato itinerario possa portare<br />

alla comprensione di una ricchezza inusitata<br />

di varietà e di qualità gastronomiche.<br />

Non a caso tantissimi sono gli estimatori;<br />

e numerosi sono gli interpreti (cuochi e ristoratori)<br />

di grande livello che ripropongono<br />

quotidianamente gli esempi migliori di<br />

una cucina tra le più antiche; basti pensare<br />

che Trimalcione, celebre cuoco d’epoca romana,<br />

era siciliano; e che la lunga storia di<br />

questa terra da sempre crocevia di popoli<br />

e culture non poteva non lasciare tracce<br />

evidenti anche tra i fornelli, facendo di quella<br />

sicula una delle più ricche espressioni culinarie<br />

d’Italia. Agli ingredienti della cucina<br />

mediterranea – olio, verdure, pasta, pesce,<br />

frutta – in Sicilia si abbinano sapori inediti:<br />

come ad esempio il pesto alla trapanese,<br />

in cui a aglio e basilico si aggiungono pomodori<br />

e mandorle sgusciate, in un mix che<br />

ricorda analoghe salse spagnole di origine<br />

araba. E se sulla costa è il pesce protago-<br />

Suino nero dei Nebrodi<br />

nista della tavola (quello povero è ingrediente<br />

base della favolosa pasta cu ‘i sarde)<br />

nell’entroterra trionfano le verdure, le uova,<br />

le carni e i formaggi, questi ultimi spesso<br />

usati per insaporire e arricchire i piatti come<br />

nel caso dello sformato o pasticcio di rigatoni<br />

al ragù, piselli, pezzetti di pecorino fresco,<br />

la tuma, ricoperto prima di essere infornato<br />

con uova sbattute e caciocavallo<br />

grattugiato; o come nel capretto agglassato,<br />

che dopo essere stato cotto con le patate<br />

viene cosparso di pecorino.<br />

Ma la cucina è espressione anche della<br />

semplicità della strada, dello sfamarsi a<br />

poco prezzo senza la tavola imbandita: arancine,<br />

panelle e pane cu ‘a mieusa ora sono<br />

prelibatezze per palati fini, per secoli sono<br />

stati il cibo di tutti i giorni di chi lavorava<br />

fuori casa e doveva sfamarsi con gioia.<br />

Una menzione particolare spetta ai dolci:<br />

dalle granite (di limone, di caffè, di ogni<br />

tipo di frutta, di mandorla) ai gelati; dalla<br />

frutta marturana (piccole sculture colorate<br />

a base di pasta di mandorle) ai semifreddi;<br />

dalla cassata ai cannoli di ricotta; dai biscotti<br />

(regina, di San Martino) ai buccellati:<br />

è tutto un trionfo di colori e sapori che riassume<br />

secoli di tradizione creativa, anche in<br />

questo caso frutto di sovrapposizioni culturali<br />

anche violente, con spiccati elementi<br />

arabi riscontrabili soprattutto nelle preparazioni<br />

con la ricotta e canditi.


La ricetta<br />

Arancine di riso<br />

Ingredienti per quattro persone: riso 300<br />

g, piselli novelli 150 g, rigaglie di pollo<br />

100 g, polpa di vitello 100 g, burro 70<br />

g, uova intere 3, formaggio grattugiato<br />

q.b., parmigiano grattugiato q.b., cipolla<br />

media grandezza 1, prezzemolo q.b.,<br />

sedano q.b., basilico q.b., zafferano in<br />

polvere q.b., brodo vegetale q.b., salsa<br />

di pomodoro q.b., olio extravergine<br />

d’oliva q.b., olio per friggere q.b., farina<br />

q.b., sale e pepe q.b.<br />

Preparazione: versare in una casseruola<br />

tre cucchiaiate di olio extravergine<br />

d’oliva e 20 g di burro. Porre il<br />

recipiente sul fuoco e farvi rosolare la<br />

cipolla sottilmente affettata. Unire poi le<br />

rigaglie di pollo, pulite e tagliate a piccoli<br />

pezzetti, la carne di vitello ed i piselli<br />

sgranati. Mescolare e dopo qualche<br />

minuto aggiungere un po’ di salsa di<br />

pomodoro diluita in un bicchiere di<br />

brodo caldo e alla quale si sarà aggiunto<br />

un trito di prezzemolo, sedano e basilico.<br />

Salare, pepare e proseguire la cottura<br />

sino a quando la salsa si sarà molto<br />

addensata. Rassodare un uovo. Lessare il<br />

riso molto al dente in mezzo litro di<br />

acqua in ebollizione. Far assorbire tutta<br />

l’acqua e aggiungerne dell’altra sempre<br />

bollente qualora occorresse prolungare<br />

la cottura. Levare il recipiente dal fuoco<br />

gli itinerari di gola<br />

e incorporare al riso 50 g. di burro, un<br />

pizzico di zafferano, tre cucchiaiate<br />

di formaggio grattugiato e un uovo:<br />

mescolare bene e ricavare dall’impasto le<br />

arancine a forma tonda o leggermente<br />

allungate (a “pera”).<br />

Al centro di ognuna formare una cavità<br />

e riempirla con un poco del ragù preparato<br />

e l’uovo sodo tagliuzzato, richiudendola<br />

con del riso. Passare le arancine così<br />

ottenute prima nella farina, poi in un uovo<br />

sbattuto e quindi nel pane grattugiato.<br />

Friggerle in abbondante olio caldo.<br />

Scolarle ed asciugarle sulla carta da pane.<br />

Servirle calde.<br />

43


Il vino<br />

44<br />

Perché il colore di una Malvasia, gli aromi<br />

di un Nero d’Avola, i profumi di un Alcamo<br />

o di uno Zibibbo costituiscono un’esperienza<br />

sensoriale complessa, forse più ricca<br />

di quella provocata dai vini di altre regioni?<br />

Un romantico amante del vino potrebbe<br />

rispondere rinviando ai fenici, ai romani,<br />

agli arabi, ai normanni, agli spagnoli che<br />

hanno fatto e disfatto non solo il potere e<br />

le sue strutture, ma anche il cibo, il vino e<br />

quindi la cultura e la tradizione. Un esperto<br />

più prosaico direbbe invece che in Sicilia la<br />

corsa verso la qualità ha affinato gusti e<br />

indotto più che altrove a sperimentare, a<br />

innovare, a tentare quindi, accanto alla valorizzazione<br />

dell’esistente, strade nuove.<br />

Oggi ci sono venti Doc, tra cui l’Alcamo, il<br />

Cerasuolo di Vittoria, il Contessa Entellina,<br />

l’Etna, il Melfi, Il Monreale, il Moscato-Passito<br />

di Pantelleria, il Santa Margherita di<br />

Belice, lo Sciacca ed altri. Ma l’elemento<br />

che contraddistingue le caratteristiche enologiche<br />

dell’isola è la varietà dei vitigni autoctoni,<br />

su cui, come accennato, molto si è<br />

lavorato negli ultimi anni. Alcuni di questi<br />

vitigni sono rari, coltivati per passione; e<br />

hanno nomi antichi, che sanno di fierezza<br />

e storia: Alzano, Bracau o Grecau, Mannella<br />

Nera, Regina, Rosata, Visaprola, Zu’<br />

Matteo, Inzolfa nera, Racina di Vento, Fiore<br />

d’Arancio, Cornicchiola.<br />

Accanto a questi, che tutt’insieme rappresentano<br />

solo una piccola parte della prodizione<br />

vinicola siciliana, ecco un numero<br />

grande e necessario di Igt, cui spetta il<br />

compito di fare massa, creare audience,<br />

far circolare l’idea del vino buono a buon<br />

prezzo che non tradisce la qualità. E i risultati<br />

non tardano ad arrivare, sorretti da<br />

politiche di promozione e di marketing su<br />

cui gli enti locali molto investono. Nascono<br />

così le strade del vino, gli incentivi al<br />

turismo enogastronomico, i corsi che creano<br />

nuove professionalità nel mondo del<br />

vino; e si sviluppa, in modo sia autonomo<br />

che sostenuto dalle politiche locali,<br />

una nuova classe di imprenditori, spesso<br />

giovani, ancor più spesso donne, che<br />

si aggiunge agli eredi della vecchia aristrocrazia<br />

agraria. Insomma il vino di qualità<br />

nasce dalla buona terra e dal lavoro<br />

di chi la ama.


al cielo dagli alberi<br />

DDifficile dire se la manna di biblica memoria<br />

piovuta dal cielo per salvare gli ebrei<br />

nel deserto sia la stessa che producono i<br />

frassini tra Pollina e Castelbuono, paesi<br />

distesi sui fianchi delle Madonie.<br />

Qui decine di ettari di terreno arso e soleggiato<br />

ospitano questi alberi secolari da<br />

cui si ricava un miracolo, non biblico, ma<br />

della natura: tutte le estati i rami più bassi<br />

di questi alberi vengono incisi con sapienza<br />

da mani esperte, e a livello del<br />

taglio viene legato un filo di cotone che<br />

dal ramo arriva al suolo; nei giorni successivi<br />

si ha uno spettacolo meraviglioso:<br />

migliaia di stalattiti di bianca manna<br />

partono dai rami incisi per arrivare al suolo<br />

seguendo il filo di cotone. La manna<br />

viene poi raccolta e tagliata in cannoli lunghi<br />

cinque centimetri e commercializzata.<br />

È un dolcificante naturale, con proprietà<br />

depurative e leggermente lassative, ma<br />

ha una benefica azione sull’apparato respiratorio,<br />

infatti, si comporta da fluidificante,<br />

emolliente e sedativo della tosse.<br />

Usata quindi anche in pasticceria, la manna<br />

può essere un ottimo alibi per visitare<br />

Castelbuono, uno dei centri più interessanti<br />

e vivaci dell’entroterra tirrenico che<br />

vanta almeno un paio di rinomate pasticcerie<br />

(Cammarata e Fiasconaro) e un grande<br />

ristorante (Nangalarruni). Ma la citta-<br />

gli itinerari di gola<br />

La manna<br />

dina non è solo piaceri della gola: il castello<br />

medioevale con la cappella di Sant’Anna,<br />

piazza Margherita con la fontana<br />

cinquecentesca e la chiesa Madre Vecchia,<br />

la chiesa Madre Nuova, la chiesa<br />

dei Cappuccini e quella di Sant’Antonio<br />

Martire, la fontana Venere Ciprea possono<br />

essere le tappe di un itinerario piacevolissimo<br />

tra le strade di Castelbuono.<br />

Castelbuono, il Castello<br />

45


46<br />

Noto, mensole<br />

del Palazzo Nicolaci<br />

Il suggerimento<br />

C’è solo l’imbarazzo della scelta nel dover<br />

scegliere in un viaggio in Sicilia una meta<br />

piuttosto che un’altra; le bellezze naturali,<br />

l’aspra natura o la dolcezza del mare, i monumenti<br />

o i siti archeologici (il meglio dell’antica<br />

Grecia pare sia proprio sulla nostra<br />

isola), i profili urbani e i siciliani, le<br />

opere d’arte, il patrimonio enologico e alimentare<br />

richiederebbero una serie di lunghi<br />

soggiorni che potrebbero solo dopo<br />

molto tempo aiutare a delineare il mosaico<br />

del pianeta Sicilia. Dovendo però circoscrivere<br />

i suggerimenti a una porzione limitata<br />

di territorio (quella visitabile in pochi<br />

giorni), un buon tour potrebbe prevedere<br />

di attraversare l’angolo più meridionale,<br />

quello tagliato da una ipotetica linea<br />

che da Siracusa scende verso sud ovest<br />

e tocca la sponda mediterranea, il Canale<br />

di Sicilia, all’altezza di Camarina.<br />

Vendicari, tonnara<br />

Al di sotto di questo confine immaginario<br />

c’è il barocco più spavaldo, quello che si<br />

può ammirare nei palazzi e soprattutto<br />

nelle chiese di Ragusa, di Modica, di<br />

Noto e di Siracusa. Spazi ornati da trionfi<br />

di pietra e di intonaco che trovano luce<br />

nelle piazze, ostentando bellezza e potere.<br />

A Ortigia, l’isola che racchiude il nucleo<br />

originario di Siracusa, e a Noto lo<br />

stile architettonico è diventato il simbolo<br />

della rinascita, della ricostruzione e della<br />

valorizzazione di nuclei che l’incuria dell’uomo<br />

e il tempo avevano degradato. Il<br />

risultato è spesso emozionante e comunque<br />

sempre suggestivo; e rappresenta<br />

insieme al mare e alla natura l’aspetto<br />

saliente dell’itinerario. L’oasi di Vendicari,<br />

otto chilometri di costa selvaggia, è un<br />

ecosistema popolato da migliaia di uccelli<br />

migratori; impreziosito da una bellissima<br />

spiaggia, Calamosche, e da una tonnara<br />

da anni in disuso. Ancora attiva invece<br />

quella di Marzamemi, più a sud, a pochissima<br />

distanza dei borghi di pescatori<br />

di Portopalo e da Capo Passero, punta<br />

estrema e meridionale dell’isola dove all’incrocio<br />

dei mari può finire il nostro viaggio<br />

e può cominciarne un altro: la Sicilia<br />

è infinita.


Dove mangiare<br />

Nangalarruni<br />

via Alberghi 5,<br />

Castelbuono<br />

tel. 0921 671428<br />

La Finanziera<br />

via Epicarmo 41, Siracusa<br />

tel. 0931 61888<br />

La Gazza Ladra<br />

via Cavour 8, Siracusa<br />

tel. 340 0602428<br />

Taverna Nicastro<br />

via Sant’Antonio 28,<br />

Modica<br />

tel. 0932 945884<br />

Cucina e Vino<br />

via Orfanotrofio 91,<br />

Ragusa Ibla<br />

tel. 0932 686447<br />

Maurì 1987<br />

via Tagliamento 22,<br />

Portopalo<br />

tel. 0931 842644<br />

L’Acquario<br />

via Jonio 1, Marzamemi<br />

tel. 0931 841251<br />

Trattoria al Buco<br />

via Zanardelli 1, Noto<br />

tel. 0931 838142<br />

gli itinerari di gola<br />

Dove comprare<br />

Vino<br />

Azienda Abbazia<br />

Sant’Anastasia<br />

Contrada Sant’Anastasia,<br />

Castelbuono<br />

tel. 0921 671959<br />

Dolci e cioccolato<br />

Cammarata<br />

corso Umberto 46,<br />

Castelbuono<br />

tel. 0921 671034<br />

Fiasconaro<br />

piazza Margherita 10,<br />

Castelbuono<br />

tel. 0921 671231<br />

Antica Dolceria Bonaiuto<br />

corso Umberto 159,<br />

Modica<br />

Vino, dolci e marmellate<br />

Antica Drogheria<br />

corso XXV aprile 59,<br />

Ragusa<br />

Formaggio<br />

La casa del formaggio<br />

Sant’Anna<br />

corso Italia 330, Ragusa<br />

La Casa del Formaggio<br />

via Marchesi Tedeschi 5,<br />

Modica (10 km)<br />

Conserve, formaggi,<br />

salumi, vino<br />

Fratelli Bugio<br />

piazza Cesare Battisti,<br />

Siracusa<br />

Da Dieci e lode<br />

viale Zecchino 165,<br />

Siracusa<br />

Dove dormire<br />

Villa Levante<br />

via per Isnello,<br />

Castelbuono<br />

tel. 0921 671914<br />

Hotel Gutkowski<br />

lungomare Vittorini 26,<br />

Siracusa<br />

tel. 0931 465861<br />

Giuggiulena<br />

via Pitagora da Reggio<br />

35, Siracusa<br />

tel. 0931 468142<br />

Hotel Vittorio<br />

via Vittorio Emanuele 2,<br />

Portopalo<br />

tel. 0931 842181<br />

B&B Vicerè Speciale<br />

via Vicerè Speciale 14,<br />

Noto<br />

tel. 0931 835789<br />

Masseria degli Ulivi<br />

contrada Porcari, Noto<br />

tel. 0931 813019<br />

Terra di Pace<br />

contrada Zisola, Noto<br />

tel. 0931 838472<br />

Agriturismo Il Roveto<br />

Contrada Il Roveto,<br />

Vendicari<br />

tel. 0931 66024<br />

47


Piemonte zen<br />

La pesca alla trota come<br />

allenamento alla vita, come<br />

metafora dell’esistenza di un<br />

ragazzino di 13 anni, arrivato<br />

da Laigueglia, nella riviera<br />

ligure di Ponente, a Gozzano,<br />

un piccolo<br />

paese del<br />

Piemonte. La<br />

passione per<br />

la pesca, che<br />

poi è la<br />

stessa<br />

dell’autore<br />

del romanzo<br />

(nonché di<br />

svariati<br />

manuali<br />

dedicati a<br />

questo<br />

sport), lo accompagnerà negli<br />

anni cruciali della sua<br />

adolescenza.<br />

La trota ai tempi di Zorro<br />

Michele Marziani<br />

DeriveApprodi<br />

11 euro<br />

Scoprire l’Acquacotta<br />

È il piatto più semplice e più<br />

povero, simbolo della<br />

tradizione contadina di una<br />

terra toscana aspra e difficile.<br />

Umile anche nel nome:<br />

acquacotta. Eppure ne<br />

esistono 30 versioni diverse.<br />

Le ha scoperte tutte Aldo<br />

Santini, instancabile<br />

archeologo della cucina<br />

48<br />

Cibo tra le righe<br />

Barbara Gabbrielli<br />

maremmana. In questo libro<br />

c’è però un<br />

protagonista incontrastato: il<br />

cinghiale. Simbolo del<br />

territorio, fino a diventare<br />

parte dell’identità della<br />

Toscana intera, in cucina sarà<br />

bello conoscere i segreti delle<br />

preparazioni più tipiche, fatte<br />

di cotture lente e profonde.<br />

Cucina maremmana<br />

Aldo Santini<br />

Muzzio<br />

16 euro<br />

Intrighi dolciamari<br />

Violetta, commessa, e sua<br />

sorella Caterina, sarta e<br />

minuscola imprenditrice in<br />

proprio, non sono forse le<br />

inquiline ideali per un<br />

appartamento ricavato in<br />

un’elegante villa in collina.<br />

D’altra parte, nemmeno gli<br />

altri abitanti sono del tutto<br />

irreprensibili. Rebecca è una<br />

madre separata alle prese con<br />

tre bambine, mirmecologi<br />

fedifraghi e pastori metodisti<br />

killer; Mattia è un interior<br />

designer ricercatissimo per il<br />

suo pessimo gusto e il suo<br />

fisico prestante; Emanuele è<br />

appena arrivato da Calcutta<br />

con una moglie<br />

che sembra<br />

intenzionata a<br />

rovinargli la<br />

vita... Dal<br />

connubio tra le<br />

nuove residenti<br />

e i vecchi<br />

inquilini<br />

nasceranno<br />

amori,<br />

naturalmente,<br />

ma anche<br />

incidenti,<br />

equivoci, scontri,<br />

travestimenti... come<br />

nell’effervescente, trascinante<br />

e scatenato musical della<br />

nostra vita di tutti i giorni.<br />

Biscotti e sospetti<br />

Stefania Bertola<br />

Tea<br />

8,00 euro<br />

Più dolcezza per tutti<br />

Dolcetti, frollini, ventagli,<br />

croccanti, gallette, meringhe.<br />

Ma anche kourambiedes,<br />

speculos, macaron, madeleine.<br />

C’è un mondo di infinita<br />

dolcezza racchiuso fra le<br />

pagine di questo libro. Un<br />

manuale per rendere migliore


la vita, cospargendola di<br />

zucchero a velo e marmellata,<br />

dandole<br />

sapore con spezie, uvetta e<br />

mandorle. Vedrete, una ricetta<br />

tira l’altra.<br />

Biscotti<br />

Ilona Chovancova<br />

Bibliotheca Culinaria<br />

11,80 euro<br />

A cena con i grandi<br />

scrittori<br />

Se Kafka avesse scritto ricette,<br />

che cosa sarebbe venuto fuori?<br />

C’è di che essere preoccupati:<br />

frigorifero vuoto, e gli ospiti<br />

hanno subito una metamorfosi,<br />

ora sono un gruppo di<br />

inquisitori. Parte da questa<br />

riflessione l’idea di un libro che<br />

riassume la storia della<br />

letteratura mondiale in 16<br />

ricette, scritte nello stile di<br />

sedici grandi scrittori: Jane<br />

Austen, Jorge Luis Borges, Italo<br />

Calvino, Raymond Chandler,<br />

Geoffrey Chaucer, Graham<br />

Greene, Franz Kafka, Thomas<br />

Mann, Gabriel García Márquez,<br />

Omero, Harold Pinter, Marcel<br />

Proust, Marchese de Sade, John<br />

Steinbeck, Irvine Welsh, Virginia<br />

Woolf.<br />

La zuppa di Kafka<br />

Mark Crick<br />

Ponte alle Grazie<br />

10.00 euro<br />

La signora in giallo<br />

(crema)<br />

È prevista per novembre, nel<br />

trentesimo anniversario della<br />

scomparsa di Agatha Christie,<br />

l’uscita di un volume di 168<br />

pagine con golose ricette<br />

ispirate alle storie della<br />

signora del giallo. Ci avete<br />

fatto caso? Nella maggior<br />

parte dei suoi libri, l’arma del<br />

delitto non è un revolver o un<br />

altro tipo di arma. Bensì un<br />

cibo, un bevanda, con qualcosa<br />

di mortale dentro. Un bicchiere<br />

di brandy, un sandwich al<br />

cetriolo. Forse perché Aghata<br />

era una rinomata buongustaia.<br />

E questo libro raccoglie e<br />

spiega le migliori ricette della<br />

tradizione culinaria della sua<br />

patria, l’Inghilterra, e alcuni<br />

piatti esotici assaggiati dalla<br />

scrittrice durante i suoi viaggi.<br />

Il tutto intervallato da<br />

succulenti brani delle gesta di<br />

Miss Marple e Poirot.<br />

Creme & crimini<br />

Anne Martinetti<br />

e Francois Rivière<br />

Sonzogno<br />

18 euro<br />

Buoni propositi<br />

per il 2007<br />

Esce per il terzo anno<br />

consecutivo il libro-agenda dei<br />

vegani e<br />

vegetariani,<br />

adottata<br />

dalle<br />

principali<br />

associazioni<br />

italiane<br />

impegnate<br />

nella<br />

protezione<br />

degli animali<br />

e nella<br />

promozione<br />

di uno stile di<br />

vita cruelty-free. Non è<br />

necessario sposare il credo veg<br />

per apprezzarla. Si tratta<br />

infatti di un utilissimo<br />

strumento:dentro, oltre a tutto<br />

quello che deve avere<br />

un’agenda in piena regola, ci<br />

sono informazioni utili, notizie<br />

e tantissime ricette verdi.<br />

VegAgenda 2007<br />

Sonda<br />

9,50 euro<br />

49


Era un<br />

pomeriggio<br />

buio e<br />

tempestoso…<br />

Early dinner<br />

Luigi Pittalis<br />

«La luce rossa lampeggiante<br />

sopra la torre di Boston sta ad<br />

indicare che è prevista neve»<br />

ci spiega Dan mentre guida.<br />

L’idea che ci hanno proposto<br />

ieri è di quelle che non<br />

lasciano spazio all’esitazione:<br />

un invito a cena da amici, per<br />

un early dinner di cui presto<br />

scopriremo il significato.<br />

La nostra preparazione non è<br />

forse delle più indicate per<br />

quel tipo di impegno<br />

pomeridiano, ma chi poteva<br />

immaginare quello che sarebbe<br />

successo di lì a poco. Fatto sta<br />

che la mattina, di comune<br />

accordo, avevamo deciso di<br />

onorare comunque il pranzo<br />

con un bel piatto di spaghetti<br />

con la bottarga (occultata ad<br />

una dogana che immaginammo<br />

impreparata alla spiegazione<br />

sull’origine del prezioso<br />

alimento).<br />

Non che ne sentissimo<br />

particolarmente il peso, ma<br />

certo alle quattro di<br />

pomeriggio l’appetito non ci<br />

annebbia la vista.<br />

Arriviamo dunque a casa di<br />

Dina, portando in dote un buon<br />

Chianti, una grande curiosità e<br />

un tiramisù preparato con una<br />

specie di mascarpone<br />

recuperato in uno degli<br />

immensi drugstores della<br />

periferia di Boston.<br />

Ci avevano detto che (anche<br />

considerando l’incendio che<br />

distrusse la città nel 1872) la<br />

casa in cui avremmo mangiato<br />

era una delle dimore più<br />

antiche della città, ma la<br />

costruzione interamente in<br />

legno che ci accoglie è al di là<br />

della nostra immaginazione.<br />

L’interno ci spara subito nel<br />

passato. Un caminetto in ogni<br />

stanza rivela la concezione di<br />

una riscaldamento non<br />

propriamente moderno, ma<br />

non ci vorrà molto a scoprire<br />

quali sono gli autentici tesori<br />

che la casa cela.<br />

Rompiamo il ghiaccio con un<br />

ottimo Champagne assieme ai<br />

canapé di rito… il tutto alle<br />

quattro di pomeriggio!<br />

Per fortuna la lingua straniera,<br />

complice forse l’effetto<br />

dell’alcool di primo pomeriggio,<br />

non sembra costituire un grave<br />

impedimento, ma d’altro canto<br />

l’argomento cibo scioglie le<br />

lingue meglio di qualsiasi corso<br />

di inglese. Poco dopo, a tavola,<br />

51


mi ritrovo gomito a gomito con<br />

Vinnie, maître fromagier.<br />

Un’autentica forza della natura<br />

che mi racconta le sue<br />

esperienza (chi ricorda una<br />

certa Confraternita del Chianti?)<br />

dalle parti di Certaldo, quando<br />

senza una lira in tasca riuscì<br />

comunque a fare rientro a<br />

Firenze grazie al supporto degli<br />

abitanti del luogo cui (in un<br />

perfetto inglese!) aveva chiesto<br />

indicazioni del suo referente in<br />

zona.<br />

Un brodo di funghi davvero<br />

fenomenale apre le danze<br />

della cena vera e propria.<br />

In attesa della zuppa, faccio<br />

un salto in cucina. Mille mani<br />

si incrociamo sui fornelli.<br />

Ognuno dei partecipanti ha<br />

preparato qualcosa e sta<br />

impartendo le istruzioni per<br />

presentarlo al meglio. Scorgo<br />

alcuni corridoi che si aprono<br />

sulle pareti da cui è quasi<br />

possibile veder comparire la<br />

servitù che, in altri tempi, si<br />

prendeva discretamente cura<br />

dei pasti degli antichi abitanti.<br />

Le immagini di Gosford Park mi<br />

tornano immediatamente alla<br />

memoria!<br />

Ma eccoci al passato di zucca:<br />

tutti di nuovo a tavola, a<br />

raccontare un po’ di sé,<br />

cercando di fotografare con i<br />

sensi qualcosa di così difficile<br />

da rendere. Provo a continuare<br />

l’opera. Mentre continuo a<br />

provocare Vinnie sui formaggi<br />

a latte crudo «Non mi dire<br />

niente! Lo sai benissimo che<br />

qui (i barbari…) lo hanno<br />

vietato!», proviamo a spiegare<br />

che usare l’olio di oliva anche<br />

per i passati di zucca ma<br />

soprattutto a crudo è quasi<br />

obbligatorio dalle nostre parti.<br />

Sembra del resto che i<br />

commensali siano ben<br />

52<br />

La ricetta<br />

Pan Cakes<br />

Tutti li conosciamo come le famose frittelle che Charlie Chaplin<br />

nei suoi film sommergeva di un liquido denso fino a poco tempo<br />

fa ignoto dalle nostre parti. Si tratta dei pan cakes, alimento<br />

da gustare dopo rigorosa preparazione espressa, da eseguire<br />

possibilmente in compagnia.<br />

La ricetta che vi presento riporta le misure anglosassoni e mi<br />

arriva dalle stesse persone che hanno animato la nostra serata<br />

speciale. Buon appetito!<br />

Ingredienti: 2 cups di farina “00”, 3 cucchiai di zucchero, 1<br />

cucchiaino di bicarbonato di sodio, 1/2 cucchiaino di sale, 3<br />

cups di latte intero, 3 uova, estratto di vaniglia (1 e ½)<br />

Esecuzione: mescolare tutti gli ingredienti ad esclusione del bianco<br />

d’uovo, che verrà incorporato dopo essere stato montato a<br />

parte. Versare in una padella antiaderente leggermente imburrata<br />

e cuocere girando una volta. Il momento giusto è quando<br />

cominciano ad affiorare delle bollicine. Servire caldo con burro<br />

e/o sciroppo d’acero.<br />

Si possono aggiungere all’impasto pezzi di frutta (tipicamente<br />

mela, banane o lamponi) prima di mettere in padella.<br />

consapevoli dell’importanza dei<br />

condimenti mediterranei. Anche<br />

se forse gli orari non ci sono del<br />

tutto consoni, il gusto per la<br />

scoperta e, soprattutto, il test<br />

dei sapori è lo stesso che<br />

muove la maggior parte di noi.<br />

Anche se la prima sensazione è<br />

quella di trovarsi in una<br />

enclave del gusto in terra<br />

straniera, a pensarci bene<br />

queste persone non hanno<br />

fatto altro che tenere vive le<br />

loro tradizioni alimentari<br />

anglosassoni in una regione<br />

che, in un continente diverso,<br />

si chiama non a caso New<br />

England.<br />

Il fatto che tutto si svolga<br />

all’interno di una dimora che<br />

riproduce esattamente i canoni<br />

architettonici di coloro che dal<br />

vecchio continente tra i primi<br />

partirono alla colonizzazione del<br />

nord America, non fa che<br />

aggiungere fascino al momento.<br />

È il momento del tacchino,<br />

servito con la meravigliosa<br />

salsa di cottura ristretta e la<br />

marmellata di mirtilli.<br />

Arriviamo senza il minimo<br />

sforzo alla sequela di dolci tra<br />

i quali il nostro tiramisù non<br />

sfigura affatto.<br />

Nel frattempo, la nevicata che<br />

il meteo-pennone ci aveva<br />

annunciato, si è trasformata in<br />

un’autentica bufera che rischia<br />

di bloccarci lontano da casa.<br />

Anche se così facendo<br />

sappiamo che ci perderemo il<br />

classico delitto, decidiamo di<br />

riprendere la strada prima che<br />

sia troppo tardi.<br />

Sono solo le otto di sera, il<br />

viaggio nel tempo e lo strano<br />

orario ci fanno sentire esausti.<br />

La bufera di neve e gli effluvi<br />

dell’alcool attenuano il nostro<br />

ritorno alla realtà da un early<br />

dinner che comunque<br />

difficilmente dimenticheremo.


Ecco i migliori propositi che si<br />

possano fare per godersi la<br />

ristorazione milanese in questo<br />

inizio d’autunno.<br />

1) Concedersi un menù<br />

degustazione da Sadler (via<br />

Troilo 14, tel. 02 58104451)<br />

prima che lo chef con due<br />

stelle Michelin lasci lo storico<br />

locale per trasferirsi in via<br />

Ascanio Sforza (sempre in zona<br />

Navigli). Costa 145 euro, e non<br />

sono pochi, ma in cambio ci<br />

sono otto portate con ben<br />

cinque vini diversi. Da provare<br />

le ostriche con gelatina di<br />

zucchine e la farinata di ceci<br />

con broccoletti e mozzarella.<br />

2) Andare a vedere, se non lo<br />

abbiamo ancora fatto, l’ultima<br />

creazione di Vinicio Valdo, il<br />

mago della nightlife milanese<br />

che, dopo essersi inventato il<br />

Baretto di Sant’Eustorgio e il<br />

Roialto, ha dato vita a Invilllà<br />

(via Pegaso 11, tel. 02<br />

48702743). A pochi metri dallo<br />

Stadio Meazza, una villa di tre<br />

piani, arrredata con mobili<br />

vintage, stufe ottocentesche,<br />

<strong>Gola</strong>... Milano<br />

Barbara Gabbrielli<br />

pezzi d’arte contemporanea,<br />

tatami e un bancone cubano<br />

dove, insieme all’aperitivo, si<br />

servono ostriche e frutta<br />

fresca.<br />

3) Fare scorta di mozzarelle da<br />

La Contadina (Corso Sempione<br />

88, tel. 02 33103620). I titolari<br />

“operano” da un caseificio nel<br />

salernitano, da cui inviano<br />

provole affumicate, burro,<br />

ricotta, bocconcini e mozzarelle<br />

di bufala. In alternativa c’è<br />

Gusto (via Meravigli 16, tel. 02<br />

86984573), un<br />

piccolo negozio aperto da<br />

Pasquale Lupo dopo anni di<br />

trasferte dalla Campania ai<br />

mercati del Nord: ‘nduja<br />

calabrese, passata della<br />

Costiera amalfitana,<br />

mozzarella filata a mano sono<br />

delle vere specialità.<br />

4) Assaggiare l’hoummous più<br />

delizioso della città da Alì<br />

Baba, il ristorante libanese di<br />

via Cadore 26 (tel. 02<br />

5450046). È un posto che<br />

conquista. Accogliente,<br />

luminoso (non come la vera<br />

caverna di Alì), cucina a vista,<br />

un piccolo spazio all’aperto. Si<br />

inizia con La Meza (12 picoli<br />

antipasti irresistibili), poi carni<br />

alla griglia provenienti da una<br />

macelleria islamica e per finire<br />

i dolci della tradizione: datteri<br />

e albicocche farcite, halwa,<br />

budino all’arancio. I vini?<br />

Naturalmente quelli<br />

della valle della Beeka,<br />

tristemente nota per i recenti<br />

fatti di guerra.<br />

5) Passare almeno una serata<br />

al mese da Cippirimerlo (via<br />

Volta 14, tel. 347 5882512),<br />

termine intraducibile dal<br />

milanese, che viene usato<br />

come vezzeggiativo scherzoso<br />

per i bambini. È un wine bar<br />

con cucina, ma assomiglia di<br />

più a una taverna d’altri tempi<br />

dove ritrovarsi con gli amici,<br />

fare un po’ di baldoria e<br />

conoscere nuova gente. Il<br />

proprietario dosa bene<br />

sapienza nel consigliare le<br />

etichette giuste, simpatia e<br />

abilità nel capire quando è il<br />

momento giusto per alzare il<br />

volume della musica. Un po’<br />

circolo anarchico, un po’ bistrot<br />

dove assaggiare sarde fritte<br />

con peperoni, risotto cozze e<br />

vongole, formaggi con<br />

mostarde, salumi e dolci<br />

davvero ottimi ogni volta<br />

diversi.<br />

53


Gustati per voi<br />

Sapori<br />

e profumi<br />

di mare,<br />

nella cornice<br />

suggestiva<br />

dell’Argentario<br />

Un indirizzo sicuro dove gustare<br />

una cucina di mare di notevole<br />

fattura, che trova i suoi punti di<br />

forza nella freschezza delle<br />

materie prime e, cosa che non<br />

guasta mai, nell’onesto<br />

rapporto fra qualità e prezzo.<br />

Siamo a Porto Ercole, sullo<br />

sfondo il promontorio<br />

dell’Argentario, località estiva<br />

che si trasforma nel resto<br />

dell’anno in meta ideale per<br />

piacevoli escursioni fuori porta.<br />

Percorrendo l’angusta Via<br />

dell’Ospizio, proprio nel cuore<br />

del paese, ci si imbatte in<br />

questo piccolo ed accogliente<br />

locale, divenuto ormai una<br />

tappa fissa per tanti attori e<br />

personaggi dello spettacolo.<br />

L’avventura di Moreno, il<br />

simpatico patron, ha avuto<br />

inizio quasi per caso. Impiegato<br />

per anni nel settore<br />

Osteria<br />

dei nobili santi<br />

Marco Ghelfi<br />

ortofrutticolo, la sua innata<br />

passione per i fornelli –<br />

«maturata a suon di<br />

esperimenti e tegami bruciati»,<br />

come ricorda divertito – ha<br />

fatto a lungo la felicità di amici<br />

e parenti. Un bel giorno arriva<br />

la proposta di un conoscente,<br />

titolare di un rinomato<br />

ristorante della zona, che gli<br />

affida senza esitare le sorti<br />

della sua cucina. È la svolta<br />

professionale della sua vita: qui<br />

Moreno passa quattro anni, a<br />

cui ne seguono altri due in un<br />

altro locale. Nel 2000 inaugura<br />

finalmente la sua Osteria dei<br />

Nobili Santi, che anche grazie al<br />

passaparola diviene ben presto<br />

un ambito punto di sosta<br />

all’insegna della buona tavola.<br />

Una volta accomodati,<br />

soppressata di polpo e bavarese<br />

di baccalà rappresentano<br />

senz’altro un buon inizio, anche<br />

se il posto d’onore spetta ormai<br />

alla deliziosa purea di cavolo<br />

con bottarga, entrata a pieno<br />

titolo tra le specialità della<br />

casa. La pasta è di<br />

preparazione casalinga, fra cui<br />

le mezzelune, proposte con<br />

crostacei e fiori di zucca, i<br />

maltagliati con calamari, rucola<br />

e pomodoro fresco, o ancora i<br />

ravioli con pesce e bottarga ad<br />

affiancare piatti della tradizione<br />

come la zuppa “alla<br />

portercolese”, con patate,<br />

scampi e peperoni, e<br />

Osteria dei nobili santi<br />

Via dell’Ospizio 8/10<br />

Loc. Porto Ercole<br />

Monte Argentario (GR)<br />

Tel. 0564 833015<br />

Chiuso: lunedì<br />

Aperto: cena<br />

Ferie: variabili<br />

Coperti: 50<br />

Carte di credito: tutte<br />

Prezzo: 40 euro (vini esclusi)<br />

l’acquacotta. Per proseguire<br />

pesce al cartoccio, filetto di<br />

tonno all’aceto balsamico,<br />

mazzancolle ai formaggi, pesce<br />

cappone in guazzetto o baccalà<br />

“della svinatura”, con<br />

pomodoro, aglio e finocchietto<br />

di campo, che ripropone<br />

l’antica ricetta locale che<br />

accompagnava la festa per<br />

l’arrivo del vino nuovo. Non<br />

mancano per concludere in<br />

dolcezza dessert fatti in casa,<br />

fra cui le crespelle con frutta<br />

di stagione, la creme brulé o<br />

la piramide di cioccolato,<br />

ripiena di pistacchi e<br />

torroncino. Per i palati più<br />

curiosi è anche disponibile un<br />

menu degustazione.<br />

Interessante la carta dei vini,<br />

con possibilità di scelta fra<br />

circa duecento etichette da<br />

ogni parte d’Italia.<br />

55


Colazione Colazione<br />

Pranzo<br />

Tropponais<br />

Via San Gallo 92r, Firenze, tel. 055 483017<br />

Chiuso la domenica<br />

Primi piatti, torte salate, sformati, pasticceria: tutto<br />

all’insegna del naturale e quindi con una forte attenzione<br />

alla provenienza delle materie prime; il risultato è<br />

senz’altro piacevole, con una serie di proposte molto<br />

adatte anche a un pranzo non impegnativo ma pieno di<br />

sapore. Cortese e sincera l’accoglienza.<br />

56<br />

Locali per un giorno<br />

Caffè Sicilia<br />

Corso Vittorio Emanuele 125, Noto (SR), tel. 0931 835013<br />

Chiuso il lunedì<br />

Se lo spettacolo del barocco vi lascia senza fiato, è<br />

qui che potrete ritrovare equilibrio, gustando, oltre<br />

che un ottimo caffè o delle semplici brioscie, mitiche<br />

granite (all’arancia rossa, alle mandorle, al limone, al<br />

caffè) o cannoli con crema di ricotta di pecora; tutti i<br />

sapori della pasticceria variano tra i toni della tradizione<br />

e gli acuti della creatività.<br />

Pasticceria Vigorito<br />

Piazza San Domenico 7, Marina di Camerota (SA)<br />

tel. 0974 932062<br />

Affacciato sulla piazza principale del paese, un laboratorio<br />

che propone il meglio della tradizione napoletana:<br />

babà farciti con crema pasticcera, panna o chantilly al<br />

limone, sfogliatelle sia ricce che frolle, un grande assortimento<br />

di specialità a base di pasta di mandorle e frutta<br />

secca (imperdibili i brutti-buoni alle noci). Manca il servizio<br />

di caffetteria, ma sulla piazza ci sono almeno altri due<br />

locali, con tavolini en terrasse, per supplire alla bisogna.<br />

Da Triestina<br />

Via Flaminia 150, Numana (AN), tel. 071 9332149<br />

Chiuso lunedì; martedì, mercoledì e giovedì aperto solo a<br />

cena (orario invernale)<br />

Una “trattoria di pesce e vino”, un’allegra coppia – lei<br />

brava a cucinare, lui (da ex pescivendolo) bravissimo a<br />

selezionare i prodotti più freschi – un’insegna rosso<br />

fuoco, un nome che rimanda a chi gestiva questo locale<br />

negli anni ‘70. Da Triestina, ubicato appena fuori<br />

il centro di Numana, si mangiano magnifici<br />

piatti da mare a prezzi contenuti. Per il vino<br />

si punta molto su valide etichette locali.<br />

Spuntino<br />

Solaria<br />

Via Roma 86, Siracusa, tel. 0931 463007<br />

Chiuso la domenica<br />

Siamo nel cuore del cuore vero di Siracusa, a Ortigia; non<br />

ci sono fronzoli, nell’arredamento e nel servizio; in compenso<br />

i vini, a mescita e in bottiglia, e gli assaggi di salumi,<br />

formaggi, olive hanno un’autenticità e una qualità pari<br />

solo alla ostentata vocazione anarcolibertaria del patron e<br />

di molti degli habituès: le mode non abitano qui.<br />

Il cerchio del vento<br />

Via del Calcinaio 32, Sant’Angelo in Colle, Montalcino<br />

(SI), tel. 0577 844102<br />

Chiuso il lunedì<br />

Sant’Angelo in Colle è un minuscolo paese medievale in<br />

terra di Brunello, da visitare in un solo giorno ma con<br />

lentezza. Il locale, ricavato da una antica cantina, propone<br />

bruschette, pecorino e miele, sottoli casalinghi,<br />

salumi di qualità, cinta senese compresa, dolci casalinghi.<br />

Vini del territorio, più qualche altra proposta niente<br />

male.


Aperitivo<br />

Marisa<br />

Via Donizetti 97, Scandicci (FI), tel. 055 7350949<br />

Chiuso il lunedì<br />

Colazione con grande cappuccino, buoni lieviti,<br />

pasticceria e gelateria proprie, un pranzo con tipicità<br />

toscane e insalate; però è all’ora dell’aperitivo che forse il<br />

locale dà il meglio, con un’offerta di stuzzichini, di vini e<br />

di cocktail veramente notevole: l’affollamento ne è la<br />

prova.<br />

Le Logge del Tarlati<br />

Piazza Tarlati 8, 52011 Bibbiena (AR), tel. 0575 593346<br />

Un aperitivo veramente come si deve nella piazza più<br />

bella di Bibbiena. I cocktail non sono molti ma preparati<br />

a regola d’arte, c’è qualche birra interessante, spumanti<br />

al calice, e poi un tripudio di stuzzichini: verdure fritte<br />

caldissime, focaccine con varia farcitura, salumi e formaggi<br />

locali, crudités, ottimi sottaceti e altre sfiziosità.<br />

E poltrone di vimini per godersi il tramonto sulla piazza.<br />

Cena<br />

I Diavoletti<br />

Stradone di Camigliano 302, Capannori (LU), tel. 0583<br />

920323<br />

Chiuso il lunedì, a pranzo aperto solo su prenotazione<br />

Non vi lasciate inquietare dall’edificio anonimo e dall’insegna<br />

che parla di pizza… all’interno vi attende un’affiatata<br />

e cortese squadra familiare che propone piatti<br />

tradizionali della provincia di Lucca, garfagnini in particolare.<br />

Un sublime biroldo (salume assanguato di testa<br />

di maiale) servito su pane di castagne, altri affettati<br />

tipici, minestre di mais e formaggio e, in stagione, la<br />

splendida garmugia lucchese (zuppa di verdure primaverili,<br />

pane e manzo macinato), coniglio, pollo e verdure<br />

fritti, asciutti e impeccabili, lievi frittate di verdure,<br />

formaggi e ricotte serviti con miele.<br />

Tarì<br />

Piazza Maggiore Francesco De Palma 8/9/10, Scalea (CS),<br />

tel. 0985 91777. Chiuso il mercoledì e a pranzo<br />

Nella piazza più scenografica del centro storico di<br />

Scalea, un po’ decadente e ancora sgombro dalle<br />

escrescenze turistiche che deturpano il paese nuovo,<br />

una sosta piacevole per gustare una cucina e<br />

un’accoglienza calabresi davvero squisite. Ottimi piatti,<br />

e una sublime torta a base di pasta di mandorle e cedro<br />

di Diamante. Splendido dehors, e una rustica sala interna<br />

che si apre su un giardino di palme e verzura.<br />

Notte Notte<br />

Sale in Zucca Café<br />

via 1° Settembre 27 (ang. via Pratese), Firenze, tel. 055<br />

308193<br />

Dal lunedì al giovedì aperto dalle 6 alle 20.30, il venerdì<br />

dalle 6 alle 2 del mattino, il sabato e la domenica dalle<br />

6 alle 13<br />

Dalla colazione golosa con pasticceria di produzione propria<br />

al ricco pranzo con vasta scelta di primi e secondi<br />

che variano tutti i giorni, al bancone imbandito per<br />

l’aperitivo serale, al venerdì sera speciale con apertura<br />

fino alle 2 quando il buffet è allietato dalla musica dal<br />

vivo. La periferia nord della città (siamo proprio di fronte<br />

al Tenax) si arricchisce di un locale per tutti i gusti, gli<br />

appetiti e le ore, che propone anche serate enogastronomiche<br />

e vernissage con artisti e poeti. Grande ambiente<br />

moderno (Antonella, la proprietaria, è architetto, e si<br />

vede), un piccolo spazio all’esterno, parcheggio senza<br />

stress. Una bella novità.<br />

57


Foto © Cristiana Niccoli<br />

Cronaca<br />

di un successo<br />

(abbastanza)<br />

annunciato<br />

via Benedetto da Maiano 11,<br />

50016 Fiesole (FI)<br />

tel. 055 599600 fax 055 599640<br />

fattoria@contemiarifulcis.it<br />

www.FattoriadiMaiano.com<br />

Campionato<br />

di Vino<br />

Cristiano Maestrini<br />

Fiduciario Slow Food Firenze<br />

Domenica 10 settembre, ore<br />

19 circa. Mentre la squadra<br />

“Adriatica” festeggiava la<br />

vittoria della seconda edizione<br />

del Campionato di Vino mi<br />

sono detto: bene, anche<br />

quest’anno è andata, adesso<br />

pensiamo all’edizione 2007.<br />

Per essere andata è andata più<br />

che bene. Oltre 5000 presenze,<br />

la gente continuava a entrare<br />

al Teatro Romano di Fiesole<br />

con un’affluenza straordinaria,<br />

F ATTORIA DI MAIANO<br />

continua, senza soluzione di<br />

continuità. Per curiosità, ma<br />

anche (e soprattutto) per<br />

assaggiare e bere.<br />

Nei giorni precedenti la<br />

manifestazione avevamo<br />

percepito che il Campionato<br />

avrebbe avuto una certa<br />

risonanza. Insomma, la cosa<br />

era nell’aria. Non solo per gli<br />

articoli di giornale, ma anche<br />

perché, incontrando la gente<br />

per strada, sentivi che<br />

dell’evento ne parlavano un po’<br />

tutti.<br />

Beh, non è stato poi così facile<br />

lavorarci. Abbiamo cominciato<br />

a marzo a organizzare,<br />

mettendo in piedi la struttura<br />

base di questa seconda<br />

edizione tassello dopo tassello,<br />

attraverso confronti periodici<br />

con il Comune di Fiesole e con<br />

Slow Food Italia.<br />

Avevamo capito che<br />

comunicare bene era<br />

essenziale. Perciò abbiamo<br />

deciso di far uscire il bando di<br />

concorso della gara allegato al<br />

numero primaverile di<br />

La Fattoria di Maiano immersa nel verde delle colline fiesolane si trova a soli 5 km<br />

dal centro storico di Firenze. Azienda agricola a totale indirizzo biologico, la fattoria<br />

dispone di 300 ettari di superficie con oltre 20.000 piante di olivo, i cui frutti lavorati<br />

nel frantoio aziendale danno un eccellente olio extra vergine d’oliva. Il fulcro centrale<br />

della fattoria è costituito dall’incantevole borgo dove hanno sede l’ex convento di clausura<br />

ed alcuni edifici rurali oggi adibiti ad agriturismo mentre il quattrocentesco chiostro<br />

fa da cornice al ristorante “La Terrazza” dove è possibile gustare la tipica cucina toscana<br />

(aperto pranzo e cena – consigliata la prenotazione). Su tutto domina la villa di Maiano,<br />

l’antica dimora padronale oggi sede ideale per cerimonie, congressi e meeting di lavoro.<br />

59


Slowfood. In tutto 22000<br />

brochure diffuse fra altrettanti<br />

soci del Nord e del Centro<br />

Italia.<br />

Da giugno in poi,<br />

progressivamente, abbiamo<br />

tessuto la trama dei rapporti<br />

con i produttori e con i<br />

consorzi vinicoli. Dall’altra<br />

parte ci siamo resi conto che<br />

lo spazio del 2005 era troppo<br />

piccolo per ospitare l’evento.<br />

In un primo momento avevamo<br />

ipotizzato di posizionare alcuni<br />

stand nella strada adiacente al<br />

Teatro Romano. Ma la<br />

soluzione non convinceva<br />

nessuno. L’idea era quella di<br />

creare un percorso di<br />

degustazione, anche perché<br />

nel frattempo, oltre agli amici<br />

tedeschi di Slow Food Berlino,<br />

Muritz e Potsdam, aveva<br />

manifestato il suo interesse la<br />

Region Languedoc Roussillon.<br />

Perciò la possibilità di<br />

utilizzare l’intero spazio<br />

disponibile dietro al palco del<br />

Teatro ci è sembrata una<br />

scommessa da fare.<br />

Probabilmente l’unica possibile.<br />

E anche la più affascinante.<br />

Le ultime settimane sono state<br />

le più frenetiche. Mille tessere<br />

da mettere a posto, mille<br />

esigenze, in un puzzle che,<br />

sapevamo, non sarebbe mai<br />

potuto tornare alla perfezione.<br />

Infine il tempo. Siamo stati<br />

affezionati spettatori delle<br />

previsioni in tv, abbiamo<br />

60<br />

consultato internet, letto le<br />

pagine dedicate al meteo sui<br />

quotidiani.<br />

C’è stato sole sabato 9 e<br />

domenica 10 a Fiesole, tanto<br />

sole e bel tempo. Perché ogni<br />

appuntamento importante ha<br />

bisogno di essere aiutato dalla<br />

fortuna. Non si era mai vista<br />

tanta gente a un evento di<br />

Slow Food Firenze, a bere<br />

grandi vini rossi e bianchi,<br />

toscani e non, ad assaggiare<br />

salumi, formaggi, cioccolato,<br />

delizie gastronomiche<br />

nostrane, tedesche e francesi.<br />

Una grande soddisfazione per i<br />

protagonisti di questa bella<br />

avventura, per l’impegno che<br />

ciascuno ha messo per far sì<br />

che tutto riuscisse al meglio.<br />

Per inciso parte dei volontari<br />

Slow Food domenica 10 sono<br />

stati impegnati nella<br />

manifestazione di Palazzo<br />

Aperto, indetta dal Consiglio<br />

Regionale della Toscana in via<br />

Cavour a Firenze. Anche lì non<br />

abbiamo scherzato. Fra trippa,<br />

salumi, olio e vini abbiamo<br />

fatto capire cos’è Slow Food<br />

Firenze a più di 1000 persone.<br />

Insomma un weekend targato<br />

Slow Food, sia a Fiesole che<br />

nel capoluogo.<br />

Adesso, per l’autunno, riprende<br />

la nostra normale attività<br />

fatta di cene, di corsi master<br />

of food, di educazione<br />

alimentare e al gusto. Ma i<br />

motori sono già caldi per la<br />

terza edizione del Campionato<br />

di Vino che avrà nuove idee,<br />

nuovi spunti e nuovi assaggi.<br />

Il tutto sempre dentro al<br />

Teatro Romano di Fiesole,<br />

letteralmente uno dei luoghi<br />

più belli del mondo.


Torna Volterragusto<br />

Dopo il grande successo<br />

registrato nel corso della sua<br />

prima edizione, torna<br />

Volterragusto, la rassegna<br />

autunnale interamente<br />

dedicata alle specialità<br />

enogastronomiche della<br />

tradizione volterrana e della<br />

Val di Cecina. Durante i sette<br />

fine settimana della<br />

manifestazione, in scena dal<br />

14 ottobre al 26 novembre, gli<br />

stand allestiti in Piazza XX<br />

Settembre vedranno alternarsi<br />

produttori ed espositori, che di<br />

volta in volta presenteranno le<br />

specialità locali più gustose,<br />

con possibilità di assaggio ed<br />

acquisto. Numerose anche le<br />

iniziative pensate per<br />

coinvolgere il pubblico di<br />

curiosi ed appassionati della<br />

buona tavola. Per informazioni<br />

sarà sempre possibile<br />

consultare il sito<br />

www.volterragusto.com (mail:<br />

info@volterragusto.com), o<br />

contattare il Consorzio Turistico<br />

allo 0588 86099 (mail:<br />

info@volterratur.it).<br />

Eurochocolate<br />

“Costruttori di dolcezze” è il<br />

motto scelto per la tredicesima<br />

e golosa edizione di<br />

Eurochocolate, in programma<br />

dal 14 al 22 ottobre 2006, che<br />

trasformerà il centro di Perugia<br />

in un vero e proprio cantiere<br />

Appuntamenti<br />

con il gusto<br />

Silvia Vigiani<br />

del cioccolato. Dolcezza<br />

protagonista, dunque, il tutto<br />

accompagnato come sempre da<br />

una buona dose di ironia e<br />

divertimento, ma sempre con<br />

attenzione allo sviluppo di<br />

progetti culturali legati alle più<br />

variegate forme d’arte e alla<br />

tutela di importanti valori quali<br />

solidarietà, biodiversità,<br />

tracciabilità e sostenibilità<br />

della filiera produttiva del<br />

cacao, in prospettiva di un<br />

futuro sostenibile che limiti e<br />

tenda ad eliminare le<br />

differenze tra Paesi Sviluppati<br />

e Paesi in via di Sviluppo. In<br />

particolare, in questa edizione<br />

verranno presentate alcune<br />

realtà economiche dei piccoli<br />

Paesi produttori di cacao,<br />

come il Venezuela, Vietnam,<br />

Cuba, Bolivia, Papa Guinea, al<br />

Primo Summit Internazionale<br />

dei Piccoli Paesi Produttori che<br />

si terrà a Perugia il 19<br />

Ottobre.<br />

Per informazioni:<br />

www.eurochocolate.com<br />

Altrocioccolato<br />

Cultura e solidarietà insieme a<br />

Gubbio (Pg), nel nome del<br />

cioccolato, per l’edizione 2006<br />

di Altrocioccolato, in<br />

programma dal 19 al 22<br />

ottobre. Altrocioccolato è una<br />

manifestazione culturale che,<br />

partendo dalla promozione del<br />

commercio equo e solidale,<br />

specie per ciò che concerne il<br />

cacao, intende sensibilizzare il<br />

grande pubblico sulle<br />

tematiche inerenti la<br />

61


produzione, la trasformazione,<br />

la commercializzazione ed il<br />

consumo innanzitutto del<br />

cacao, ma anche di ogni altro<br />

bene di cui siamo soliti far<br />

uso. Durante la manifestazione<br />

verranno allestiti per le vie di<br />

Gubbio circa 60 stands dedicati<br />

principalmente al commercio<br />

equo e solidale ed alle sue<br />

centrali d’importazione in<br />

Italia.<br />

Inoltre, dibattiti, seminari,<br />

teatro di strada, musica<br />

itinerante ,mostre,<br />

gastronomia.<br />

Per informazioni:<br />

www.altrocioccolato.org<br />

Salone del Gusto 2006<br />

Dal 1996 il Salone del Gusto è<br />

un appuntamento costante<br />

(con cadenza biennale) per chi<br />

vuole scoprire, conoscere e<br />

apprezzare il meraviglioso<br />

mondo dell’enogastronomia. Un<br />

crescente successo che ha<br />

portato all’attenzione del<br />

pubblico sapori e tradizioni,<br />

ma anche straordinari esempi<br />

di patrimonio storicoambientale<br />

nel campo<br />

62<br />

dell’alimentazione.<br />

L’appuntamento<br />

quest’anno è a Torino, dal<br />

26 al 30 ottobre. Il<br />

Salone del Gusto,<br />

organizzato da Slow<br />

Food, Regione Piemonte<br />

e, per la prima volta<br />

quest’anno, Città di<br />

Torino, è stato definito<br />

con un’efficace metafora<br />

mediatica il villaggio<br />

globale del cibo: non una<br />

semplice fiera commerciale,<br />

dunque, ma un “mercato”,<br />

intendendo questo termine<br />

nella sua accezione non solo<br />

economica, ma anche etica e<br />

sociale, che riproponga<br />

all’interno dei padiglioni del<br />

Lingotto Fiere un luogo<br />

d’incontro, scambio,<br />

aggregazione sociale.<br />

Per informazioni:<br />

www.salonedelgusto.it<br />

Terra Madre 2006<br />

1600 comunità del cibo<br />

provenienti da 5 continenti e<br />

150 paesi, 5000 contadini,<br />

allevatori, pescatori e<br />

produttori artigianali,1000<br />

cuochi e 200 università: sono<br />

questi i numeri e i protagonisti<br />

di Terra Madre 2006, di nuovo<br />

insieme a Torino in<br />

contemporanea con il Salone<br />

del Gusto (26-30 ottobre 2006)<br />

per scambiarsi esperienze e<br />

discutere proposte concrete<br />

per una nuova idea di<br />

agricoltura e per un cibo<br />

buono, giusto e pulito. Nel<br />

2006 i grandi temi di Terra<br />

Madre saranno: la rete fra le<br />

comunità del cibo (ma anche<br />

fra le comunità, i cuochi e le<br />

università), l’agro-ecologia<br />

(ovvero tutte le questioni<br />

relative a un’agricoltura<br />

rispettosa dell’ecosistema),<br />

l’accesso al mercato (tema<br />

sentito a livello planetario da<br />

tutti i piccoli produttori<br />

artigianali costretti a<br />

confrontarsi con la schiacciante<br />

concorrenza della produzione e<br />

distribuzione agro-alimentare<br />

di massa).<br />

Per informazioni:<br />

www.terramadre2006.org<br />

Tenera Ascoli<br />

Nelle vie ricche di storia e<br />

tradizione di Ascoli Piceno<br />

torna nei giorni di sabato 11 e<br />

domenica 12 novembre 2006<br />

“Tenera Ascoli – Viaggio tra<br />

storia e gusto” la<br />

manifestazione organizzata da


Slow Food Condotta del Piceno.<br />

Protagonista assoluta anche<br />

quest’anno sarà l’oliva della<br />

varietà Ascolana Tenera, che lo<br />

scorso anno ha ottenuto la Dop<br />

dal Ministero delle Politiche<br />

Agricole e Forestali dell’Unione<br />

Europea. Nei due giorni di<br />

sabato e domenica a Tenera<br />

Ascoli si succederanno incontri,<br />

degustazioni, una colazione<br />

itinerante nel cuore del centro<br />

storico di Ascoli e un<br />

mercatino dove poter trovare il<br />

meglio delle golosità locali con<br />

la presenza dei produttori del<br />

progetto “Filiera Corta”<br />

promosso dalla provincia di<br />

Ascoli Piceno. E ancora i<br />

Laboratori del Gusto, vero e<br />

proprio “marchio di fabbrica”<br />

di Slow Food.<br />

Per informazioni:<br />

www.teneraascoli.it<br />

Jazz & Wine of Peace<br />

Musica, vino e amicizia fra i<br />

popoli vanno in scena a<br />

Cormòns (Go) dal 27 al 29<br />

ottobre 2006 per il Jazz & Wine<br />

of Peace Festival 2006. Il palco<br />

è quello del Teatro Comunale<br />

di Cormòns, cuore del Collio,<br />

terra di grandi vini in Friuli<br />

Venezia Giulia (con un<br />

incursione anche nella vicina<br />

Slovenia) per un festival che<br />

riannoda in tre giorni le fila<br />

sparse di quasi tutto quello<br />

che è chiamato “jazz”. Ad ogni<br />

artista viene offerto il “Vino<br />

della pace”, lo stesso che<br />

viene inviato ai Capi di Stato<br />

del mondo e che proviene dalla<br />

Vigna del mondo, un luogo<br />

dove sono impiantati più di<br />

450 vitigni provenienti da<br />

cinque continenti. Le bottiglie<br />

di questo vino sono<br />

impreziosite da etichette<br />

dipinte dai più grandi artisti<br />

contemporanei, e arricchite<br />

dagli scritti di illustri poeti e<br />

scrittori.<br />

Per informazioni: Circolo<br />

Controtempo, tel. 347<br />

4421717, 348 4466770,<br />

www.controtempo.org,<br />

info@controtempo.org.<br />

Halloween<br />

alla romagnola<br />

Mentre in Italia la festa di<br />

Halloween è ormai diventata<br />

una moda per festeggiare una<br />

sorta di “carnevale” fuori<br />

stagione, sulle colline del<br />

comprensorio turistico delle<br />

Terre di Faenza, e<br />

precisamente nella cittadina di<br />

Riolo Terme (Ra), questo<br />

evento ripropone invece i riti,<br />

le maschere, il mangiare<br />

rituale, i fuochi e la cultura<br />

della Romagna di un tempo<br />

molto antico. In questa zona,<br />

infatti, secondo la cultura<br />

celtica che qui era presente, il<br />

passaggio dal mese di ottobre<br />

a quello di novembre era<br />

considerato il Capodanno, la<br />

notte in cui i morti tornavano<br />

sulla terra dopo la conclusione<br />

del ciclo produttivo agricolo,<br />

per preparare il successivo. Per<br />

far rivivere questa antica e<br />

affascinante realtà a Riolo<br />

Terme sono in programma due<br />

eventi assolutamente unici e<br />

caratteristici: la cena celtica<br />

all’interno della sala S.<br />

Giovanni (21 ottobre), con un<br />

menu che rappresenta una<br />

rivisitazione di alcuni piatti<br />

rituali della tradizione<br />

romagnola al tempo dei celti e<br />

la quattordicesima edizione<br />

della Notte di Halloween –<br />

Capodanno celtico Samhain:<br />

dalle 18 del 31<br />

ottobre il centro<br />

storico e le vie più<br />

caratteristiche di<br />

Riolo Terme si<br />

trasformeranno in<br />

un villaggio<br />

celtico, tra giochi<br />

e balli fino<br />

all’alba. Si<br />

apriranno anche il<br />

mercato con<br />

prodotti della campagna e di<br />

altri generi rigorosamente<br />

legati al tema celtico e i punti<br />

di ristoro dove sarà possibile<br />

degustare ricercate pietanze.<br />

Per informazioni:<br />

www.terredifaenza.it.<br />

Saperi e sapori<br />

del mangiare insieme<br />

Proposte, soluzioni, arredi e<br />

ancora ricette e degustazioni:<br />

anche quest’anno la rassegna<br />

Ristora si preannuncia come<br />

un’importante vetrina in grado<br />

di accogliere tutti i diversi<br />

aspetti della ristorazione<br />

collettiva: dai principi di una<br />

sana e corretta alimentazione,<br />

al rispetto delle diverse<br />

63


culture, dalla gestione<br />

organizzativa a quella<br />

economica. Il contesto è quello<br />

tradizionale della Settimana<br />

della vita collettiva, mostraconvegno<br />

internazionale in<br />

programma dal 17 al 20<br />

novembre 2006 alla Fiera di<br />

Roma. Quest’anno protagonista<br />

indiscusso del salone Ristora<br />

sarà il riso, alimento principe<br />

della nostra tradizione<br />

gastronomica, e per la prima<br />

volta prenderà il via una gara<br />

gastronomica, il 1°<br />

Campionato Nazionale della<br />

Ristorazione Collettiva, in cui si<br />

sperimenteranno cuochi e<br />

ristoratori nella preparazione<br />

di un piatto a base di riso.<br />

Per informazioni,<br />

www.sevicol.it.<br />

A scuola di cioccolato<br />

Chocotravels organizza, per<br />

l’autunno 2006, una nuova<br />

serie di week end presso i<br />

grandi maîtres chocolatier<br />

italiani con lo scopo di<br />

apprendere proprio da loro<br />

l’affascinante arte della<br />

lavorazione del cioccolato.<br />

Saranno gli allievi, come<br />

sempre, a recarsi nelle città<br />

dove vivono ed operano i vari<br />

maestri che metteranno a<br />

disposizione i loro laboratori. Il<br />

primo incontro, dal titolo<br />

“Chocolate Valley: Roberto<br />

Catinari”, si terrà ad Agliana<br />

(Pt) il 18 e 19 novembre 2006.<br />

Roberto Catinari è<br />

universalmente riconosciuto<br />

come fondatore della “scuola<br />

di cioccolato” nata in Toscana<br />

in questi ultimi trent’anni. Per<br />

informazioni su iscrizioni (a<br />

numero chiuso) e costi: tel.<br />

333 4860753, fax 02 733547,<br />

info@chocotravels.com,<br />

www.chocotravels.com.<br />

Olio e territorio<br />

a Lucca<br />

Quando il mite autunno<br />

lucchese stempera i colori e le<br />

atmosfere, e città e paesi<br />

appaiono nel loro aspetto più<br />

vero, Lucca prende i colori<br />

dell’oro verde: dal 18<br />

novembre al 10 dicembre, la<br />

seconda edizione della<br />

manifestazione “Oli e tesori di<br />

Lucca” si articolerà in una<br />

serie di eventi musicali,<br />

espositivi, enogastronomici e<br />

ricreativi, allo scopo di<br />

valorizzare i tesori artistici e<br />

culturali di Lucca e del suo<br />

territorio e di promuovere la<br />

produzione dell’Olio<br />

extravergine di Lucca. Molti e<br />

di pregio saranno gli eventi<br />

culturali per gli amanti<br />

dell’Opera, della musica,<br />

dell’arte, della fotografia, ma<br />

anche per piccoli e grandi<br />

appassionati al mondo dei<br />

fumetti. Momento centrale<br />

della manifestazione sarà la<br />

grande mostra mercato dei<br />

prodotti tipici agroalimentari,<br />

dell’artigianato da tavola e<br />

dell’arredo casa “Il Desco” che<br />

si terrà in un prestigioso<br />

edificio del Centro storico di<br />

Lucca, il Real Collegio, tutti i<br />

fine settimana a partire dal 18<br />

novembre e fino al 10<br />

dicembre. Grazie a particolari<br />

convenzioni con gli operatori<br />

turistici, durante tutta la<br />

durata della manifestazione,<br />

sarà possibile usufruire di<br />

offerte e prezzi promozionali<br />

per il soggiorno ed il<br />

pernottamento e sarà donata a<br />

tutti una bottiglia di olio<br />

extravergine d’oliva prodotto<br />

dalle aziende lucchesi.<br />

Per informazioni: APT Lucca,<br />

tel. 0583 91991,<br />

eventi@luccaturismo.it.<br />

65


Il Tocai cambia nome<br />

e diventa “Friulano”<br />

Il 2006 è destinato ad essere<br />

l’ultima annata del più tipico<br />

dei vini bianchi friulani: dal<br />

2007, infatti, il “Tocai” avrà un<br />

nuovo nome, si chiamerà<br />

“Friulano”. Con un decreto del<br />

Ministero per le Politiche<br />

Agricole Alimentari e Forestali<br />

si conclude così la querelle<br />

sullo storico nome, nata dalla<br />

decisione della Comunità<br />

Europea di assegnare l’utilizzo<br />

della denominazione di Tokaji<br />

solamente all’omonimo vitigno<br />

ungherese. Nonostante il vino<br />

ungherese sia completamente<br />

diverso da quello friulano, per<br />

grafia del nome,<br />

per tipologia di<br />

vino, per terra<br />

d’origine e per<br />

uve da cui è<br />

prodotto, sarà<br />

l’unico a poter<br />

usare questo<br />

nome. Quindi,<br />

sulle etichette<br />

del più diffuso, anche per la<br />

vastità della superficie vitata,<br />

vino bianco prodotto in terra<br />

friulana, non apparirà più il<br />

nome Tocai, per generazioni e<br />

generazioni sinonimo di “tajut”,<br />

cioè di bianchetto bevuto senza<br />

impegno. Per promuovere e far<br />

conoscere ai consumatori tale<br />

cambiamento, il Ministero<br />

d’intesa con la regione ha<br />

66<br />

Winelovers<br />

deciso lo stanziamento di 15<br />

milioni di euro in tre anni a<br />

partire dal 2007.<br />

Telefono Rosa, sono<br />

loro le Prime Donne<br />

Un premio all’insegna della<br />

solidarietà e dell’attenzione<br />

alle problematiche sociali<br />

quello che si assegna a<br />

Montalcino alle protagoniste<br />

dell’emancipazione delle<br />

donne: il riconoscimento è<br />

andato quest’anno alle<br />

volontarie del Telefono Rosa,<br />

l’associazione nata quasi<br />

vent’anni fa su iniziativa di un<br />

gruppo di donne con alle spalle<br />

un’esperienza di battaglie<br />

legali a difesa dei loro diritti.<br />

Il “Premio Casato Prime<br />

Donne”porta non a caso il<br />

nome di una cantina del<br />

Brunello di Montalcino, l’unica<br />

in Italia dove lavorano solo<br />

donne, che è quasi un simbolo<br />

di nuova femminilità e di<br />

grande enologia.<br />

Le altre sezioni del Premio<br />

hanno avuto oltre cento<br />

concorrenti divisi nelle sezioni<br />

di giornalismo, fotografia e<br />

Cinzia Collini<br />

ricerca vitivinicola. La<br />

cerimonia di premiazione si è<br />

svolta nel Teatro degli Astrusi<br />

di Montalcino ed è stata<br />

seguita da una cena in onore<br />

dei vincitori nella Fattoria del<br />

Colle di Trequanda dove<br />

Donatella Cinelli Colombini, la<br />

vera animatrice del Premio, ha<br />

proposto in anteprima le “Fiabe<br />

povere” che dal prossimo<br />

ottobre vivacizzeranno i<br />

weekend invernali della Fattoria<br />

del Colle.<br />

Doc e Igt ora sono<br />

a marchio<br />

Dal Müller Thurgau al Nero<br />

d’Avola, dal Chianti al<br />

Vermentino di Sardegna, sono<br />

venti in tutto i vini italiani Doc<br />

o Igt che gli ipermercati<br />

Carrefour offrono adesso in<br />

versione “a marchio”. “Al<br />

tralcio antico”, così si chiama<br />

la nuova etichetta di vino della<br />

selezione Carrefour, è il<br />

risultato di un percorso che<br />

inizia con la scelta dei vitigni<br />

più rappresentativi delle<br />

diverse regioni italiane e la<br />

selezione di alcuni dei fornitori<br />

più affidabili presenti sul<br />

territorio di produzione. Una<br />

linea, dunque, che si rivolge a<br />

una clientela sempre più<br />

preparata e selettiva, in cerca<br />

di un prodotto di qualità<br />

superiore ad un ottimo<br />

rapporto qualità-prezzo.


Orpale Tour 2006<br />

Per festeggiare il suo 40°<br />

anniversario, la maison De<br />

Saint Gall ha organizzato un<br />

tour, con protagonista la<br />

prestigiosa Cuvée Orpale, le cui<br />

tappe verranno ospitate presso<br />

alcuni noti ristoranti che hanno<br />

conquistato le ambite stelle<br />

della Guida Michelin. Il Tour<br />

Orpale prevede 6 tappe nel<br />

centro e nel nord Italia.<br />

I ristoranti proporranno una<br />

degustazione in abbinamento a<br />

varie tipologie di champagne<br />

Premier e Grand Cru, entrambe<br />

firmate De<br />

Saint Gall, tra<br />

cui non<br />

mancherà la<br />

pluripremiata<br />

annata 1996<br />

della Cuvée<br />

Orpale Brut<br />

Blanc de<br />

Blancs Grand<br />

Cru,<br />

presentata tra<br />

l’altro in<br />

anteprima mondiale al Vinitaly<br />

2006. Alle serate è prevista la<br />

partecipazione di sommelier di<br />

prim’ordine, quali Paolo Basso,<br />

Roberto Gardini, Luca Gardini,<br />

Alessandro Scorsone e Graziano<br />

Simonella.<br />

Per informazioni e per l’elenco<br />

completo dei ristoranti ospitanti<br />

è possibile consultare, alla<br />

sezione news, il sito<br />

www.pasqua.it.<br />

Tre stelle per i vini di<br />

Fonterutoli<br />

Sono importanti e prestigiosi i<br />

riconoscimenti per i vini di<br />

Castello di Fonterutoli, giunti<br />

da alcuni anni tra i principali<br />

banchi d’assaggio a livello<br />

nazionale e internazionale.<br />

Il numero di luglio della<br />

prestigiosa Revue du Vin de<br />

France ha assegnato, in un<br />

ampio e documentato servizio,<br />

ben tre stelle all’azienda<br />

Castello di Fonterutoli; sono<br />

solo sette le aziende toscane<br />

che hanno raggiunto questo<br />

prestigioso traguardo. Inoltre,<br />

i vini di Fonterutoli hanno<br />

ottenuto ottimi giudizi anche<br />

da parte del mensile italiano<br />

Bibenda, organo ufficiale<br />

dell’Associazione Italiana<br />

Sommeliers.<br />

Diadema, un brillante<br />

di...vino<br />

Etichette preziose quelle dei<br />

vini “Diadema” prodotti dalla<br />

fattoria Villa L’Olmo di<br />

Impruneta (Fi), Diadema Rosso<br />

Supertuscan 2003 e 2004 e<br />

Diadema Bianco Sauvignon<br />

Blanc 2004: la particolarità<br />

delle eleganti etichette è che<br />

sono realizzate a mano con<br />

scintillanti cristalli Swarovski. I<br />

cristalli, di tre diametri diversi,<br />

vengono incastonati<br />

singolarmente nell’etichetta di<br />

metallo. L’idea è di Alberto<br />

Giannotti, titolare della tenuta<br />

F ATTORIA DI MAIANO<br />

Villa l’Olmo. Giannotti ha voluto<br />

attualizzare ed impreziosire la<br />

grande tradizione del vino<br />

rosso Toscano con un blended<br />

corposo e vellutato, ottenuto da<br />

uve di Sangiovese e Syrah<br />

raccolte e vinificate<br />

tradizionalmente tranne che per<br />

un particolare: il vino rimane<br />

per 30 giorni in contatto con le<br />

bucce. Viene fatto poi riposare<br />

in botticelle di rovere di medio<br />

e piccolo taglio, nelle quali si<br />

affina grazie a tecniche<br />

accurate come il “batonageno”.<br />

La permanenza in legno varia<br />

da 9 a 12 mesi. Una volta<br />

imbottigliato<br />

prosegue con<br />

un affinamento<br />

di circa tre<br />

mesi per<br />

diventare<br />

Diadema.<br />

La curiosità:<br />

ogni bottiglia<br />

Diadema può<br />

essere<br />

personalizzata<br />

con il nome<br />

della persona o dell’azienda<br />

per cui è stata imbottigliata.<br />

Lo hanno già fatto, tra gli<br />

altri, Roberto ed Eva Cavalli,<br />

Ornella Muti, Jeremy Irons e<br />

Marcello Lippi.<br />

67


Taste.net<br />

La Toscana non è solo un<br />

territorio, ma una rete di<br />

attività produttive che si<br />

innestano sulla scia di antiche<br />

tradizioni locali e che oggi<br />

trovano sbocchi sul mercato<br />

globale sotto forma di prodotti<br />

artigianali e industriali di<br />

eccellenza. In questo senso, la<br />

Toscana è già di per sé un<br />

“marchio”, che si conosce e si<br />

vende in tutto il mondo. L’arte<br />

culinaria e l’intero settore<br />

agroalimentare appartengono a<br />

pieno titolo a questo circuito<br />

economico. L’obiettivo del<br />

progetto Taste.net è dare<br />

impulso al “Sistema-Toscana”<br />

sviluppando una rete di nuovi<br />

strumenti promozionali: un<br />

portale sulla “rete” internet, ed<br />

una rete in franchising di<br />

negozi, capace di portare sui<br />

mercati globali prodotti dalle<br />

antiche radici locali. Oltre alla<br />

promozione di prodotti locali di<br />

qualità, il progetto “Taste.net”<br />

offre servizi innovativi e<br />

tecnologicamente avanzati alle<br />

aziende presenti sul territorio,<br />

<strong>Gola</strong> cocktail<br />

mettendole in condizione di<br />

orientarsi verso nuovi orizzonti<br />

commerciali. La Confartigianato<br />

Imprese Pisa, insieme<br />

all’Università di Firenze, alla Sil<br />

Computer di Livorno e ad altri<br />

parteners, grazie al sostegno<br />

della Regione Toscana, ha<br />

creduto nella possibilità di<br />

vincere questa sfida. In<br />

seguito ad una prima fase di<br />

ricerca, è stato progettato e<br />

realizzato un percorso capace<br />

di valorizzare le risorse di<br />

eccellenza della nostra terra.<br />

Un’operazione complessiva in<br />

cui la tradizione delle comunità<br />

locali si coniuga alle più<br />

moderne tecnologie di<br />

produzione e diffusione, al fine<br />

di inserire una selezione di<br />

prodotti di alta qualità su vasti<br />

scenari commerciali. Nella<br />

convinzione che le identità e le<br />

tradizioni locali possano ancora<br />

giocare un ruolo attivo e<br />

produttivo (dal punto di vista<br />

economico, ma anche<br />

culturale) nei nuovi scenari<br />

della globalizzazione che<br />

avanza (laura armani).<br />

Gusto in passerella<br />

al Sirha<br />

Tendenze e innovazioni della ristorazione<br />

protagoniste al Sirha, Salone<br />

Internazionale della Ristorazione<br />

del settore Alberghiero<br />

e dell’Alimentazione,<br />

in programma dal<br />

20 al 24 gennaio<br />

2007 a Eurexpo<br />

Lione. Luogo di<br />

riunione dei grandi<br />

nomi della cucina,<br />

esposizione di<br />

prodotti nuovi o<br />

rivisitati, terreno di<br />

competizione per i<br />

giovani talenti, questo salone internazionale<br />

è il riferimento mondiale<br />

della ristorazione e del settore alberghiero.<br />

Nel corso del salone,<br />

ospiti, chef, fornitori e produttori<br />

progettano congiuntamente i menù<br />

delle stagioni future, mettendo insieme<br />

con eleganza le innovazioni<br />

tecniche ed i nuovi gusti dei consumatori<br />

e avvicendandosi come stilisti,<br />

per presentare le “sfilate” delle<br />

più belle collezioni culinarie del<br />

pianeta. Info: www.sirha.com<br />

69


I V e r o n i<br />

Quando<br />

i calici<br />

parlano<br />

Forse un giorno qualcuno (chissà, forse<br />

proprio “<strong>Gola</strong> Gioconda”) si prenderà la briga<br />

di scrivere e pubblicare una guida che non<br />

giudichi solo ciò che c’è dentro il bicchiere,<br />

conferendo premi e riconoscimenti al prodotto,<br />

ma racconti anche (e soprattutto) il lavoro, la<br />

passione e la dedizione dei produttori.<br />

Si potrebbero scoprire, magari con una certa<br />

sorpresa, che esistono realtà quale quella de I<br />

Veroni. Un’azienda che fa combaciare il<br />

concetto di qualità con la cura dei particolari.<br />

Vigne tenute perfettamente, cantina di<br />

fermentazione e cantina d’invecchiamento<br />

separate, ubicate in ambienti<br />

termocondizionati e regolati anche dal punto di<br />

vista dell’umidità, una stanza di degustazione<br />

che sembra un piccolo salotto di rappresentanza.<br />

E ancora, scelte tecniche che fanno la<br />

differenza, dalla diraspatrice che non intacca i<br />

grappoli alla scelta dei legni di botti grandi e<br />

piccole, funzionale al tipo di vino che si vuole<br />

ottenere. Già, perché anche questo non è<br />

casuale. Una piccola azienda sta sul mercato se<br />

e solo se riesce a esprimere al meglio il proprio<br />

territorio. Questa è la convinzione, anche se<br />

dubbi e difficoltà non mancano. La zona di<br />

Rufina fa ancora fatica ad affrancarsi dall’etichetta<br />

di sorella minore del Chianti Classico, i<br />

costi di produzione di una fattoria sono ben<br />

70<br />

Un modello di dedizione<br />

al lavoro, una passione<br />

autentica. La fattoria<br />

di Pontassieve produce<br />

vini che raccontano<br />

storia e territorio<br />

Fattoria I Veroni<br />

Via Tifariti, 5<br />

50065 Pontassieve (Firenze)<br />

Tel. 055 8368886 - Fax 055 8223715<br />

mail: info@iveroni.it<br />

www.iveroni.it<br />

diversi da quelli di un commerciante, i vini che ne<br />

risultano hanno carattere e personalità ma, proprio<br />

perché figli del territorio, non strizzano certo<br />

l’occhio al gusto medio internazionale.<br />

E allora proviamo a raccontare i vini dei Veroni<br />

partendo dalla sua storia.<br />

Nel Medioevo il complesso agricolo “I Veroni”<br />

(il cui nome pare derivare da ampie terrazze che<br />

costeggiavano l’aia della Fattoria e sulle quali si<br />

facevano essiccare le foglie di tabacco ed il grano<br />

coltivati nella pianura lungo le rive dell’Arno)<br />

faceva parte di un immenso feudo che i Conti<br />

Guidi possedevano e controllavano nelle valli dei<br />

fiumi Arno e Sieve. L’edificio principale della<br />

Fattoria, posto nelle vicinanze dell’attuale<br />

Pontassieve, era infatti originariamente una torre<br />

di avvistamento. Dai Guidi passò alla famiglia<br />

Modigliani di Rufina e da questa, alla fine dell’Ot-


tocento, l’azienda fu acquistata da Carlo Malesci,<br />

alla cui famiglia ancora oggi appartiene.<br />

È interessante comprendere come la fattoria fosse<br />

anticamente organizzata: I Veroni era gestita in<br />

modo del tutto autosufficiente. La produzione di<br />

vino e olio si combinava con altre attività come<br />

l’allevamento di bestiame, la coltivazione di<br />

ortaggi, l’accatastamento di legna. Addirittura<br />

all’interno delle antiche mura della Fattoria vi era<br />

anche la bottega del fabbro e una piccola fornace<br />

dove si producevano orci e mattoni.<br />

Dalla vendemmia 1996 ha assunto la direzione<br />

dell’azienda Lorenzo Mariani che, con la consulenza<br />

dell’amico ed enologo Emilio Monechi ed il<br />

lavoro e l’entusiasmo di altri giovani collaboratori,<br />

ha portato a termine una radicale ristrutturazione<br />

dell’azienda agricola.<br />

Ecco il punto. Sarebbe bello che nello<br />

stappare una bottiglia de I Veroni ci si potesse<br />

ricordare anche solo per un attimo del tabacco<br />

essiccato, del grano e dei Conti Guidi, della<br />

famiglia Modigliani, dei Malesci, infine della<br />

bottega del fabbro e della fornace. E ancora che<br />

Lorenzo Mariani e i suoi amici continuano un<br />

lavoro di secoli. Lo sappiamo, è solo poesia, che al<br />

giorno d’oggi vale meno di zero. Ma sarebbe bello<br />

lo stesso.<br />

Servirebbe a capire che i vini hanno una dote in<br />

più, che nessuna guida tecnica esplicita. I vini<br />

parlano! Trasmettono una storia, una cultura, una<br />

dedizione al lavoro, il sapere di un territorio.<br />

Potremmo comprendere<br />

meglio la sincera<br />

eleganza del Chianti<br />

Rufina 2004, tipico,<br />

ben registrato al gusto,<br />

con note di ciliegia e<br />

fiori. E potremmo<br />

provare ancora più<br />

ammirazione per il<br />

“crescendo” della<br />

Riserva 2003,<br />

rubina e cupa nel colore, ampia e armonica al<br />

gusto, capace di offrire al naso sentori di amarena,<br />

prugna, mirtillo, spezie pregiate, contrappunti di<br />

rabarbaro. Potremmo dissertare sulla vellutata<br />

stoffa del Terre del Pelacane 2004, un Igt<br />

interessante capace di rimandare a note di frutta<br />

rossa e pepe bianco, o sulla trama gusto-olfattiva<br />

del Vin Santo, quasi arancio al colore e di frutta<br />

molto matura al naso e in bocca, con una splendida<br />

albicocca a primeggiare.<br />

Per tutti questi motivi e nell’attesa, forse vana, che<br />

qualcuno si decida a pubblicare quella benedetta<br />

guida cui accennavamo all’inizio, noi restiamo<br />

dell’idea che fattorie come quelle de I Veroni siano<br />

patrimoni da tutelare, indipendentemente da<br />

quante stelle, bicchieri, soli, riconoscimenti<br />

riusciranno a ottenere nel tempo.<br />

71


istoranti di gola<br />

Cucina<br />

d’autore<br />

Alla scoperta di ristoratori<br />

e ristoranti amici<br />

di <strong>Gola</strong> Gioconda<br />

72<br />

Taverna Pane e Vino<br />

Cortona (Ar), Piazza Signorelli 27<br />

Tel 0575 631010<br />

Un locale nel pieno centro della splendida<br />

Cortona, dove è possibile mangiare piatti<br />

semplici ma molto gustosi. Grande<br />

attenzione alle materie prime e grande<br />

attenzione alla carta vini, aspetto che il<br />

patron Arnaldo Rossi cura di persona.<br />

Etichette di piccole e grandi aziende, locali<br />

e non. Spesso proposte in interessantissime<br />

serate a tema.<br />

Vinandro<br />

Fiesole (Fi), Piazza Mino 33<br />

Tel. 055 59121<br />

Un’osteria<br />

nel vero<br />

senso della<br />

parola.<br />

Alessandro è<br />

bravissimo<br />

ad accogliere<br />

i commensali<br />

ad ogni ora<br />

del giorno.<br />

Pochissimi i<br />

coperti<br />

(appena 20)<br />

in un locale delizioso per arredamento e<br />

proposta culinaria. Si mangia gomito a<br />

gomito facendo amicizia. Buoni i piatti,<br />

tipici della tradizione toscana, e buona la<br />

ristretta ma qualificata selezione di vini.<br />

Ottimi i prezzi.


Enoteca Gustavino<br />

Firenze, Via della Condotta 37<br />

Tel. 055 2399806<br />

Appena dietro Piazza della Signoria, Gustavino è, da qualche<br />

anno, una delle mete preferite dai gourmet fiorentini e non. Il<br />

locale è elegante, con un design all’avanguardia. La cucina è<br />

elaborata, ma senza inutili forzature, basandosi su materie<br />

prime eccellenti e gustosa fantasia. Ottima la carta dei vini, che<br />

spazia a 360° fra le migliori cantine d’Italia e del mondo.<br />

Enotria<br />

Firenze, Via delle Porte Nuove 50<br />

Tel. 055 354350<br />

Un raffinato<br />

wine bar in zona<br />

Porta al Prato a<br />

Firenze. Il locale<br />

è frequentato a<br />

pranzo da<br />

coloro che<br />

amano una<br />

pausa pranzo di<br />

qualità e alla sera da veri amanti del nettare di<br />

bacco. Maurizio sa proporre con rara maestria<br />

etichette di ogni parte d’Italia. Spesso la<br />

proposta è al bicchiere e i clienti si lasciano<br />

volentieri consigliare l’abbinamento giusto.<br />

Vinolio<br />

Firenze, Via San Zanobi 126/r<br />

Tel. 055 489957<br />

La mano magistrale dello chef Kazuki<br />

Furusawa, un locale accogliente e molto ben<br />

arredato, una carta dei vini interesantissima. I<br />

piatti sono quelli<br />

della tradizione<br />

toscana, ma<br />

rivisitati dall’eccezionale<br />

sensibilità<br />

di Kazuki. Il<br />

rapporto qualità<br />

prezzo è assolutamente<br />

corretto<br />

sia la sera, sia il giorno quando Vinolio è meta<br />

di molti professionisti e lavoratori.<br />

Ristorante Leonardo<br />

Vinci (Fi), Via Montalbano Nord 16, Tel 0571 567916<br />

Massimo Bertoncini e sua moglie Franca gestiscono questa bella<br />

osteria nel cuore di Vinci, la terra del genio. La proposta culinaria<br />

è semplice, ma per niente banale, sincera e rispettosa del territorio.<br />

Materia prima di grande qualità, simpatia e cortesia nel<br />

servizio, proposta dei vini basata su un’intelligente valorizzazione<br />

delle fattorie locali. Da provare.<br />

73


Simbologia dei punteggi<br />

95-100 90-94 85-89 80-84 75-79 70-74<br />

Degustazione verticale del vino<br />

“Sassicaia” della<br />

Tenuta San Guido<br />

effettuata il 13.12.2005,<br />

a Roma presso l’Hotel Parco dei Principi<br />

di Paolo Baracchino<br />

La verticale riguarda quasi tutte le annate<br />

prodotte. Tutte le bottiglie erano in formato<br />

Magnum ad eccezione del 1981 che era in<br />

formato bordolese.<br />

Il blend del Sassicaia è del 75% di Cabernet<br />

Sauvignon e del 25% di Cabernet Franc, da<br />

viti di età compresa che vanno dai 7 anni ai<br />

40 anni. La vinificazione avviene con fermentazione<br />

di circa 14 giorni in vasche di acciaio<br />

inox, con passaggio in barrique di rovere francese<br />

per ventiquattro mesi e affinamento per<br />

altri sei in bottiglia. Le vigne sono ubicate<br />

dagli 80 ai 300 metri di altitudine, delimitate<br />

dal bosco da una parte e dal mare, dall’altra.<br />

1980<br />

Veste rosso aranciato. Al<br />

naso è intenso e piacevole<br />

con intensi sentori di<br />

carruba, prugna secca,<br />

fieno secco e terra bagnata,<br />

accompagnati da note<br />

di menta, confettura di<br />

more e buccia di arancia<br />

candita. In bocca gode di<br />

struttura, ha buon corpo<br />

ma non si abbandona ad<br />

esasperazioni estrattive,<br />

raggiungendo un sano<br />

equilibrio tra tannini e<br />

freschezza. Buona sapidità<br />

e mineralità, lunga la<br />

persistenza aromatica.<br />

Giudizio. Piacevole con<br />

riconoscimenti vari e<br />

franchi. Buono il suo<br />

equilibrio, i tannini non<br />

sono molto larghi, mentre<br />

il finale gustativo<br />

ha delle note un<br />

po’ asprine.<br />

1981<br />

Di colore rosso aranciato.<br />

Dopo qualche minuto di<br />

ossigenazione nel bicchiere<br />

si apre ad intense note di<br />

menta ed eucalipto, a cui<br />

fanno eco profumi fruttati<br />

di confettura di more, note<br />

di terra, fieno secco e<br />

Tenuta San Guido<br />

Località Capanne, 20<br />

57020 Bolgheri (LI)<br />

Tel. +39 0565 762003<br />

Fax +39 0565 762017<br />

www.sassicaia.com<br />

info@sassicaia.com<br />

carruba. Al gusto spicca la<br />

mora, con finale di fieno<br />

secco. La bocca è in totale<br />

equilibrio, morbida, con un<br />

tannino dolce, inizialmente<br />

vellutato che va ad asciugarsi<br />

nel finale. Lunga la<br />

persistenza sia diretta che<br />

indiretta.<br />

Giudizio. All’olfatto<br />

inizialmente è chiuso per<br />

poi aprirsi elargendo<br />

profumi piacevoli.<br />

Tannino un po’<br />

secco e centrale.<br />

1983<br />

Di colore rosso granato<br />

Le degustazioni 75


chiaro, con bordo aranciato.<br />

Il primo impatto<br />

olfattivo non è entusiasmante,<br />

con profumi non<br />

particolarmente intensi.<br />

Una volta aperto offre note<br />

intense di menta, humus e<br />

sottobosco. Al gusto si<br />

godono sia una buona<br />

sapidità che una buona<br />

mineralità, accompagnate<br />

da note di liquirizia.<br />

Il corredo acido-tannino è<br />

egregiamente bilanciato<br />

dall’alcol e dalla struttura.<br />

Il tannino è dolce, centrale,<br />

inizialmente vellutato,<br />

per poi nel finale asciugarsi.<br />

Lunga è la sua persistenza<br />

aromatica.<br />

Giudizio. Non proprio<br />

entusiasmante all’olfatto,<br />

al gusto è ben equilibrato,<br />

anche se in bocca si ha una<br />

lieve sensazione<br />

di asprino.<br />

1984<br />

Rosso granato con bordo<br />

aranciato. All’olfatto<br />

inizialmente non troppo<br />

franco, con profumi non<br />

molto vari, dopo qualche<br />

minuto di sosta nel bicchiere<br />

emergono profumi di<br />

caffè freddo e di menta,<br />

intensi, a cui seguono note<br />

di confettura di mora ed<br />

arancia candita. Al gusto<br />

dona piacevolezza, l’alcol,<br />

la freschezza ed i tannini<br />

sono ben bilanciati, grazie<br />

anche ad un corpo medio<br />

del vino. I tannini sono<br />

dolci, abbastanza larghi,<br />

inizialmente vellutati per<br />

76 Le degustazioni<br />

poi nel finale diventare un<br />

po’ asciutti e centrali.<br />

Buona è la sua persistenza<br />

aromatica.<br />

Giudizio. Deficita un po’<br />

olfattivamente, mentre al<br />

gusto è migliore anche se i<br />

tannini finiscono<br />

un po’ centrali e<br />

asciutti.<br />

1985<br />

Rosso granato con sfumature<br />

color porpora. Al naso<br />

emergono note fruttate di<br />

more e di cassis in confettura,<br />

accompagnate da<br />

intensi sentori balsamici di<br />

menta, prugna secca, fieno<br />

secco e liquirizia. Esplosione<br />

fruttata di mora e di<br />

cassis al palato, ancora<br />

accompagnata da note<br />

mentolate. La mole scorre<br />

frusciante come la seta, il<br />

tannino è perfettamente<br />

integrato in una struttura<br />

articolata e bilanciata, che<br />

gode nel lunghissimo<br />

finale di freschi richiami<br />

balsamici di menta che<br />

fanno riemergere sentori<br />

fruttati.<br />

Giudizio. È sempre il<br />

migliore! Il colore fa<br />

capire ancora la sua<br />

gioventù e le sue potenzialità<br />

future. L’olfatto non<br />

è varissimo, ma notevolmente<br />

vario e franco.<br />

L’alcol e la freschezza non<br />

sono presenti in abbondanza<br />

ma sono in perfetto<br />

equilibrio tra loro con<br />

l’aneto del tannino che è<br />

dolce, setoso e largo,<br />

anche se inizialmente ha<br />

avuto uno<br />

spessore più<br />

spinto.<br />

1987<br />

Rosso granato chiaro. Nette<br />

e fini le sensazioni fruttate<br />

di mora in confettura e di<br />

prugna secca, accompagnate<br />

da note balsamiche<br />

intense di menta, di amido,<br />

di fieno secco e di clorofilla.<br />

Nel finale si avverte<br />

persino una nota di anice<br />

stellato. In bocca irrompe<br />

con un’avvolgente morbidezza,<br />

un tannino dolce e<br />

vellutato. Retrogusto di<br />

confettura di more e di<br />

menta che lasciano una<br />

piacevole dolcezza. Buona<br />

è la sua persistenza aromatica<br />

intensa.<br />

Giudizio. Olfattivamente<br />

piacevole anche se i<br />

profumi non sono abbondantemente<br />

presenti.<br />

L’equilibrio gustativo alcolfreschezza<br />

è un po’ ai limiti<br />

ed il tannino è un po’<br />

centrale. Nell’insieme<br />

è un vino<br />

piacevole.<br />

1988<br />

Impatto visivo con rosso<br />

granato chiaro.<br />

I profumi affiorano delicati<br />

con eleganti note fruttate<br />

di cassis, di mora e di<br />

prugna secca cui fanno<br />

seguito note mentolate di<br />

intensa menta e di eucalipto.<br />

Il ventaglio olfattivo<br />

prosegue con piacevoli


note di fieno secco e<br />

prugna secca. Al palato<br />

denota una ampiezza e<br />

concentrazione di rara<br />

fattura. Il tannino, dolce,<br />

largo e suadente, si palesa<br />

ancora protagonista. Alcol<br />

e freschezza sono ben<br />

presenti. Piacevoli sono la<br />

sapidità e la mineralità che<br />

completano la piacevolezza<br />

gustativa. Retrogusto<br />

fruttato con finale mentolato.<br />

Lunga è la sua persistenza<br />

aromatica.<br />

Giudizio. Annata che si<br />

avvicina molto al 1985,<br />

anche se il colore del vino<br />

parla e fa capire la maggiore<br />

longevità di quest’ultimo.<br />

I profumi potevano<br />

essere un po’ più numerosi<br />

e un po’ più incisivi.<br />

Grande vino, il<br />

secondo della<br />

verticale.<br />

1989<br />

Si presenta con un rosso<br />

granato chiaro. Sprigiona<br />

in sequenza note intense di<br />

menta, e poi humus, terra,<br />

viola mammola, amido e<br />

speziate di pepe nero e<br />

noce moscata. Gusto<br />

equilibrato con una freschezza<br />

vivace che domina<br />

l’alcol, anche con l’ausilio<br />

del tannino che è dolce,<br />

abbastanza largo, inizialmente<br />

vellutato per poi<br />

diventare un po’ asciutto<br />

nel finale. All’impatto<br />

gustativo si sente la nota<br />

mentolata, mentre il<br />

retrogusto è di viola<br />

mammola. Lunga è la sua<br />

persistenza aromatica<br />

intensa.<br />

Giudizio. Tannino non<br />

particolarmente<br />

largo, corpo<br />

medio scarico.<br />

1990<br />

Rosso granato con unghia<br />

rosa chiaro cipolla. L’impatto<br />

olfattivo è intenso,<br />

franco e ricco di profumi,<br />

con toni fruttati di confettura<br />

di mora e di prugna<br />

secca, accompagnati da<br />

note floreali di viola<br />

mammola, di erbe aromatiche,<br />

di menta, di prugna<br />

secca e di caffè freddo.<br />

Ampio il gusto, con piacevoli<br />

sentori di viola mammola.<br />

Presenta un buon<br />

equilibrio con una freschezza<br />

che domina l’alcol e che<br />

ben si accompagna ad un<br />

tannino dolce, setoso ed<br />

abbastanza largo. Corpo<br />

medio. Retrogusto di viola<br />

mammola. Lunga e piacevole<br />

è la sua persistenza<br />

aromatica intensa.<br />

Giudizio. Vino interessante<br />

e piacevole sia olfattivamente<br />

che gustativamente,<br />

anche se il tannino non è<br />

completamente largo. Dopo<br />

il 1985 ed il 1988 questa<br />

annata è quella<br />

che mi è piaciuta<br />

di più.<br />

1991<br />

Alla vista è rosso granato<br />

con bordo rosa cipolla.<br />

Evidenti le note di menta<br />

accompagnate da sentori di<br />

confettura di mora, di<br />

prugna secca e di fieno.<br />

Succedono sentori di<br />

buccia di arancia candita e<br />

terra bagnata. La bocca è<br />

invasa da una piacevolissima<br />

frutta, in particolare<br />

dalla confettura di mora.<br />

Ingresso morbido e caldo<br />

perfettamente bilanciato da<br />

una efficace spalla acida e<br />

da un tannino ben integrato;<br />

il tannino è dolce,<br />

vellutato ed abbastanza<br />

largo. Retrogusto fruttato<br />

di confettura di mora.<br />

Lunga e piacevole la<br />

persistenza.<br />

Giudizio. Vino interessante,<br />

piacevole in bocca<br />

anche se il<br />

tannino non è<br />

molto largo.<br />

1993<br />

Rosso granato chiaro con<br />

unghia rosa cipolla chiara.<br />

Accattivante bagaglio<br />

olfattivo, ben assortito:<br />

smalto di vernice, lieve<br />

confettura di mora, uva<br />

fragola, lievi note vegetali,<br />

menta e buccia di arancia<br />

muffita. Personalità che si<br />

Le degustazioni 77


conferma al gusto con una<br />

immediata dolcezza fruttata<br />

di confettura di mora. In<br />

bocca è morbido, caldo,<br />

abbastanza equilibrato: il<br />

tannino è dolce, vellutato<br />

ma non molto largo.<br />

Retrogusto fruttato di<br />

confettura di more. Bella e<br />

piacevole è la sua persistenza<br />

aromatica intensa.<br />

Giudizio. Piacevole all’olfatto<br />

e fruttato al gusto.<br />

Tannino piacevole<br />

ma non troppo<br />

largo.<br />

1994<br />

Veste rosso granato, non<br />

tanto trasparente, con<br />

bordo rosa cipolla chiaro.<br />

Esordisce con piacevoli note<br />

di menta, e poi sentori di<br />

prugna secca, accompagnate<br />

da note intense di fungo<br />

porcino secco, note di<br />

sottobosco e di buccia di<br />

arancia candita. Non ha<br />

corpo pieno ma ha un<br />

sufficiente equilibrio<br />

gustativo con la parte<br />

alcolica che si sposa con la<br />

parte acido-tannica. Il<br />

tannino è dolce, non molto<br />

largo, inizialmente vellutato<br />

per poi asciugarsi un po’ nel<br />

finale. Retrogusto di humus<br />

e sottobosco. Buona è la<br />

sua persistenza aromatica<br />

intensa.<br />

Giudizio. Forse a me è<br />

toccata una bottiglia non<br />

perfetta, comunque l’annata<br />

climatica non<br />

è stata delle<br />

migliori.<br />

78 Le degustazioni<br />

1995<br />

Rosso rubino con intensi<br />

bagliori di rosso granato<br />

chiaro. Al primo impatto<br />

gustativo spiccano note di<br />

terra, foglie morte, confettura<br />

di mora e menta.<br />

Gusto abbastanza equilibrato<br />

con alcol e freschezza<br />

ben dosati e con un<br />

tannino dolce, vellutato e<br />

quasi totalmente avvolgente,<br />

ben integrato nel corpo.<br />

Retrogusto di confettura di<br />

mora.<br />

Lunga e piacevole è la<br />

persistenza aromatica<br />

intensa.<br />

Giudizio. Vino giovane, il<br />

colore lo dimostra. Olfatto<br />

un po’ penalizzato a<br />

momenti da una lieve<br />

presenza di riduzione.<br />

Nonostante ciò il vino è<br />

ugualmente ad<br />

un buon livello.<br />

1996<br />

Color rosso granato.<br />

Inizialmente un po’ chiuso,<br />

dopo alcuni ulteriori minuti<br />

di sosta nel bicchiere si<br />

apre sfoggiando note<br />

intense di menta, fruttate<br />

di mirtillo e di confettura<br />

di mora e note speziate di<br />

pepe nero. Al palato si<br />

evidenzia la buona struttura<br />

e la piacevole morbidezza<br />

che, comunque, non<br />

nascondono il tannino<br />

dolce, vellutato e abbastanza<br />

largo. La bocca è<br />

estasiata dalla viola<br />

mammola e da una piacevole<br />

fruttata dolcezza.<br />

Retrogusto di viola mam-<br />

mola. Lunga e piacevole la<br />

sua persistenza.<br />

Giudizio. Vino con notevole<br />

struttura e buon equilibrio,<br />

piacevole<br />

sia olfattivamente<br />

che gustativamente.<br />

1997<br />

Rosso granato con bagliori<br />

rubino e con unghia rosa<br />

cipolla.<br />

Al naso note balsamiche di<br />

menta, mora, cuoio, e<br />

ginepro. Al gusto l’ingresso<br />

è morbido, con sensazione<br />

pseudocalorica abbastanza<br />

efficacemente contrastata<br />

dalla freschezza e da una<br />

adeguata tannicità. Il<br />

tannino è elegante, dolce,<br />

setoso, fruttato ma non<br />

completamente largo.<br />

La bocca è piacevolmente<br />

pervasa da sentori di viola<br />

mammola che donano al<br />

vino una bella eleganza.<br />

Lunga è la persistenza<br />

aromatica intensa.<br />

Giudizio. Vino elegante e<br />

piacevole, migliore al gusto<br />

che all’olfatto. Continuo ad<br />

essere dubbioso<br />

che il 1997 sia<br />

superiore al 1996.<br />

1998<br />

Profondo rosso rubino con<br />

bordo porpora che ricorda<br />

la buccia di melanzana.<br />

Naso intenso e molto<br />

persistente dai toni di<br />

menta ed eucalipto,<br />

liquirizia e pepe nero. Al<br />

gusto sfoggia una bella


eleganza ed una piacevole<br />

dolcezza fruttata.<br />

In bocca ha una avvolgente<br />

morbidezza, l’alcol è<br />

controllato da una generosa<br />

vena acida e da un tannino<br />

dolce, vellutato ed abbastanza<br />

largo.<br />

Retrogusto mentolato.<br />

Giudizio. Vino importante,<br />

con una bella eleganza e<br />

piacevolezza<br />

gustativa.<br />

1999<br />

Rosso rubino con bordo<br />

rosa cipolla, naso di bella<br />

intensità fruttata con<br />

mora, fragola e poi note<br />

tostate, di pelle e di<br />

menta. Al gusto si percepiscono<br />

subito note di anice<br />

stellato, di liquirizia e di<br />

viola mammola. Evidenzia<br />

subito la sua bella struttura<br />

e muscolatura mentre<br />

l’alcol è efficacemente<br />

contrastato da una aciditàtannicità<br />

adeguata; il<br />

tannino è dolce, setoso ed<br />

abbastanza largo. Retrogusto<br />

di viola mammola.<br />

Lunga è la sua persistenza<br />

aromatica intensa.<br />

Giudizio. Quest’annata in<br />

generale in Italia ha dato<br />

vini corposi e possenti.<br />

Vino ancora molto giovane<br />

e già molto<br />

piacevole.<br />

2000<br />

Rosso rubino intenso con<br />

bordo rosa cipolla.<br />

Intrigante naso con note<br />

fruttate di mora e di cassis,<br />

note boisé, balsamiche di<br />

menta, di amido, di rosmarino<br />

e di anice stellato.<br />

Bella maturità in bocca,<br />

quasi dirompente, con note<br />

fruttate e di menta. Buon<br />

equilibrio gustativo con il<br />

binomio acidità-tannicità<br />

in netta prevalenza sull’alcolicità.<br />

Il tannino è dolce, setoso e<br />

largo quasi nella sua<br />

totalità. Retrogusto di<br />

menta. Persistente.<br />

Giudizio. Vino interessante<br />

sia sotto il profilo olfattivo<br />

che gustativo<br />

con una struttura<br />

importante.<br />

2001<br />

Bel rosso rubino luminoso.<br />

All’olfatto si presenta un<br />

po’ chiuso, con un po’ di<br />

riduzione, per poi aprirsi<br />

con note mentolate e<br />

fruttate di ribes.<br />

Alcol e freschezza sono<br />

abbastanza in equilibrio<br />

tra loro anche se entrambi<br />

copiosamente presenti; il<br />

tannino è dolce e setoso,<br />

affiancato da piacevoli<br />

sapidità e mineralità.<br />

Retrogusto di viola mammola.<br />

Lunga persistenza.<br />

Giudizio. Bel vino ma io ho<br />

preferito il 2000 al 2001<br />

poiché ho trovato il primo<br />

con una struttura ed un<br />

equilibrio più<br />

importante.<br />

2002<br />

Colore rosso rubino un po’<br />

stanco con bordo rosso<br />

cipolla. Evidenti note<br />

floreali di viola mammola e<br />

fruttate di mirtillo, a cui<br />

seguono note di menta, di<br />

cioccolato e di spezie<br />

dolci.<br />

Al gusto delinea subito la<br />

sua gracilità di struttura<br />

anche se il vino si presenta<br />

piuttosto equilibrato.<br />

Bocca pervasa di acidità e<br />

calore su corpo snello, il<br />

tutto accompagnato da<br />

gentile tannicità, il<br />

tannino è dolce, setoso e<br />

abbastanza largo. Sufficientemente<br />

persistente.<br />

Giudizio. Vino<br />

elegante, ben<br />

fatto, ma con<br />

poco corpo.<br />

Le degustazioni 79


Simbologia dei punteggi<br />

95-100 90-94 85-89 80-84 75-79 70-74<br />

Degustazione verticale del vino<br />

“Tenuta di Trinoro”<br />

effettuata presso “La Corte del Vino” il 14.05.2006,<br />

in Mercatale Val di Pesa<br />

di Paolo Baracchino<br />

Si è trattata, in assoluto, della<br />

prima verticale mondiale di<br />

questo particolare vino, il cui<br />

uvaggio può variare di anno<br />

in anno, a seconda dell’andamento<br />

climatico. La piacevolezza<br />

ulteriore è stata anche<br />

per il fatto che tutte le bottiglie<br />

aperte erano in formato<br />

“magnum”. L’azienda è ubicata<br />

in Sarteano (Si) ed è di proprietà di<br />

Andrea Franchetti che funge anche da agronomo<br />

e da enologo. I vigneti sono a 5-700<br />

metri s.l.m. con esposizione sud ovest –<br />

ovest. La densità è di ben 9.400 piante per<br />

ettaro e le piante hanno dai 10 ai 18 anni.<br />

Il terreno è argilloso-calcareo con ghiaie miste,<br />

sia erosive che alluvionali, con diverse<br />

profondità. La vinificazione avviene con lieviti<br />

indigeni, con fermentazioni da 12 a 16<br />

1997<br />

(Cabernet Franc 60%,<br />

Merlot 20%, Cabernet<br />

Sauvignon 10% e Petit<br />

Verdot 10% - gr. 14%)<br />

Color rosso rubino con<br />

unghia color melanzana.<br />

All’olfatto manifesta subito<br />

la sua complessità, con<br />

sentori di polvere di cacao,<br />

liquirizia, viola, pepe nero<br />

e poi menta, e note fruttate<br />

che ricordano il mirtillo,<br />

80 Le degustazioni<br />

la ciliegia e la prugna.<br />

Alcol e freschezza sono<br />

presenti con una notevole<br />

intensità, ma tra di loro<br />

sono un po’ altalenanti. I<br />

tannini sono vellutati ed<br />

abbastanza larghi. Il corpo<br />

è medio. In bocca si ha<br />

una bella esplosione di<br />

frutta che dona ottima<br />

piacevolezza. Lunga è la<br />

sua persistenza aromatica<br />

intensa.<br />

Tenuta di Trinoro s.r.l.<br />

53047 Sarteano (Siena)<br />

Tel. 0039 0578-267110<br />

Fax 0039 0578-267303<br />

info@trinoro.it<br />

giorni in vasche di acciaio<br />

aperte, alcune partite vengono<br />

fatte fermentare fino a 3<br />

mesi e poi vengono svinate.<br />

La fermentazione malolattica<br />

viene effettuata in barriques<br />

di legno francese misto, interamente<br />

nuovo ogni anno. La<br />

produzione di questo vino è<br />

di quasi circa 10.000 bottiglie<br />

per anno. Il primo anno di produzione è stato<br />

il 1997 e l’anno in cui non si è prodotto<br />

questo vino è stato il 2002, a causa delle<br />

pessime condizioni climatiche. Questo vino<br />

si è imposto, nel mercato mondiale, nonostante<br />

il suo prezzo non economico, per merito<br />

di Andrea Franchetti, che da una zona<br />

non tradizionalmente vocata al vino è riuscito<br />

a fare un prodotto che molti cugini<br />

francesi ci invidiano.<br />

Giudizio. Vino sotto il<br />

piano olfattivo di gran<br />

lunga superiore al gusto. Il<br />

vino deficita un po’ di<br />

freschezza e di corpo che<br />

possano contrastare più<br />

efficacemente l’alcol.<br />

Nonostante ciò il vino è<br />

interessante anche alla luce<br />

del fatto che questa è stata<br />

la prima<br />

annata commercializzata.


1998<br />

(Cabernet Franc 80%,<br />

Cabernet Sauvignon 10% e<br />

Petit Verdot 10% - gr. 14%)<br />

Il suo aspetto ha le tinte<br />

del rosso rubino intenso,<br />

vivace, brillante, con bordo<br />

cipolla rosa. Bagaglio<br />

olfattivo di grande impatto,<br />

da note intense di<br />

menta a sentori floreali di<br />

viola, e poi ancora pepe<br />

nero, mirtillo e ciliegia.<br />

L’alcol è possente ma è<br />

accompagnato da una<br />

spalla acida che lo sovrasta.<br />

Il tannino è dolce,<br />

vellutato e largo, quasi<br />

nella sua totalità. Morbido<br />

con buona sapidità e<br />

mineralità. Retrogusto<br />

fruttato di prugna e di<br />

ciliegia e floreale di viola.<br />

Equilibrato e persistente.<br />

Giudizio. Olfatto interessante,<br />

ma non come il<br />

1997. Gusto ben equilibrato<br />

e piacevole,<br />

lunga è la sua<br />

persistenza.<br />

1999<br />

(Cabernet Franc 70%,<br />

Merlot 20%, Cabernet<br />

Sauvignon 6% e Petit<br />

Verdot 4% - gr. 15%)<br />

Di colore rosso rubino<br />

concentrato, con riflessi<br />

aranciati. All’olfatto<br />

esprime un elegante<br />

complesso di profumi tra i<br />

quali menta, seme di<br />

finocchio, caramella mou,<br />

polvere di cacao e note<br />

erbacee, e poi ancora note<br />

fruttate di cocomero,<br />

ciliegia e mora. L’impatto<br />

gustativo è buono e<br />

sufficientemente complesso,<br />

le sostanze dure e le<br />

sostanze morbide cercano<br />

di equilibrarsi, l’alcol ha un<br />

notevole spessore e la<br />

freschezza, nonostante sia<br />

di eguale calibro, non<br />

riesce sempre a sovrastarlo.<br />

Il tannino è dolce, vellutato<br />

ed abbastanza largo;<br />

piacevole mineralità finale.<br />

Ottima persistenza finale.<br />

Giudizio. Vino sotto il<br />

profilo olfattivo più interessante<br />

del ’98, ma<br />

gustativamente è più<br />

equilibrato il ’98 del ’99.<br />

Disturba un po’ l’alcol a<br />

causa della insufficienza<br />

del corpo, che è ben<br />

presente, e della freschezza,<br />

ma nonostante ciò il<br />

vino è ugualmente<br />

assai<br />

interessante.<br />

2000<br />

(Cabernet Franc 55%,<br />

Cabernet Sauvignon 35% e<br />

Petit Verdot 10% - gr. 14%)<br />

Colore rosso rubino intenso<br />

con larghe trame porpora.<br />

All’olfatto si apre con una<br />

ricca e potente sequenza di<br />

profumi che spaziano dalla<br />

selvaggina al cuoio, quindi<br />

fruttato di ribes e di<br />

prugna, e poi ancora pepe<br />

nero e cannella. In bocca<br />

una soave potenza con un<br />

filo di freschezza ad<br />

accompagnare altrettanta<br />

alcolicità, ed un tannino<br />

dolce ed abbastanza largo.<br />

Il vino è equilibrato ed il<br />

finale è piuttosto lungo.<br />

Giudizio. Vino importante,<br />

si sente molto che è<br />

giovane ed il colore lo<br />

conferma. Naso complesso.<br />

Equilibrato, avrebbe<br />

tuttavia avuto bisogno di<br />

un po’ più di freschezza. Il<br />

tannino non è completamente<br />

largo. Nel complesso<br />

vino di alto livello, il<br />

migliore rispetto<br />

ai precedenti<br />

degustati.<br />

2001<br />

(Cabernet Franc 48%,<br />

Merlot 22%, Cabernet<br />

Sauvignon 19% e Petit<br />

Verdot 11% - gr. 15%)<br />

Rosso rubino intenso con<br />

trame porpora. Al naso<br />

note di viola, cuoio,<br />

ciliegia e mirtillo, e poi<br />

ancora caramella mou al<br />

latte e tabacco. La massa<br />

avvolge il palato in un<br />

caldo abbraccio, la tensione<br />

è tenuta alta dalle fitte,<br />

larghe e setose maglie della<br />

tessitura tannica, assistita<br />

dalla giusta spalla acida,<br />

che domina l’alcol, a<br />

testimonianza di un’evoluzione<br />

che promette ancora<br />

belle sorprese.<br />

Sapido e minerale. Lunghissimo<br />

il finale che si esaurisce<br />

lentamente lasciando<br />

sensazioni floreali di viola.<br />

Giudizio. Vino strepitoso,<br />

elegante, sia olfattivamente<br />

che gustativamente, ben<br />

equilibrato anche se l’alcol<br />

e la freschezza non sono<br />

abbondanti. Il tannino è<br />

dolce, setoso e finalmente<br />

largo. Persistenza quasi<br />

Le degustazioni 81


interminabile. La gradazione<br />

alcolica di quest’annata<br />

è stata uguale al 1999, con<br />

la differenza che nella<br />

prima il vino è equilibrato,<br />

grazie ad una maggior<br />

presenza di freschezza, di<br />

corpo e di tannino. Questa<br />

è la migliore annata di<br />

questa verticale. In generale<br />

in Italia il 2001 ha dato<br />

vini giustamente<br />

potenti e molto<br />

eleganti.<br />

2003<br />

(Cabernet Sauvignon 42%,<br />

Cabernet Franc 37%, Merlot<br />

16% e Petit Verdot 5% - gr.<br />

14,5%)<br />

Si presenta con un rosso<br />

rubino intenso con riflessi<br />

color porpora. All’olfatto<br />

sentori balsamici di menta<br />

intensa, ciliegia, mirtillo,<br />

mora, pepe nero, noce<br />

moscata e cannella. L’impatto<br />

gustativo è caldo e<br />

morbido, anche se lievemente<br />

scomposto, mentre<br />

la freschezza è in lieve<br />

sottotono rispetto all’alcol.<br />

Le sostanze dure e quelle<br />

morbide sono un po’<br />

altalenanti tra loro. Il<br />

tannino è dolce, vellutato<br />

ed abbastanza largo.<br />

82 Le degustazioni<br />

Sapido e minerale. Retrogusto<br />

di tabacco, confettura<br />

di frutta e viola. Lunga è la<br />

sua persistenza aromatica<br />

intensa.<br />

Giudizio. Vino troppo<br />

maturo olfattivamente e<br />

con lieve eccesso di alcol<br />

al gusto. Le note di confettura<br />

di frutta e le note di<br />

pesca sono una ulteriore<br />

conferma che l’annata è<br />

stata troppo calda. Nonostante<br />

ciò, il vino, anche se<br />

è il meno interessante della<br />

verticale è<br />

sempre ad un<br />

buon livello.<br />

2004<br />

(Merlot 83%, Cabernet<br />

Franc 9%, Petit Verdot 4%<br />

e Cabernet Sauvignon 4% -<br />

gr. 14,5%)<br />

Colore rosso rubino con<br />

bordo cipolla, dai riflessi<br />

porpora. Al naso si evidenziano<br />

chiaramente sentori<br />

di crosta di pane (pane<br />

appena uscito dal forno),<br />

accompagnati da note<br />

intense di viola, ciliegia, e<br />

note speziate di pepe<br />

nero, noce moscata e<br />

cannella.<br />

Al gusto è subito elegante<br />

e piacevolmente fruttato.<br />

Alcol e freschezza sono<br />

presenti in buona dose,<br />

anche se la spalla acida<br />

sembra essere in sottotono.<br />

Il tannino è dolce, vellutato<br />

ed abbastanza largo<br />

anche se non completamente<br />

largo. Sapidità e<br />

mineralità rendono il vino<br />

più interessante e piacevole.<br />

Retrogusto di amido di<br />

riso e di viola. Buona è la<br />

sua persistenza aromatica<br />

intensa.<br />

Giudizio. Quest’annata in<br />

generale ha dato vini<br />

profumati, ma con minor<br />

corpo. L’avere minor corpo,<br />

in certi casi, ha dato dei<br />

vini con dominio di alcol.<br />

Olfattivamente stupendo<br />

ma meno interessante sotto<br />

il profilo gustativo; sicuramente<br />

più<br />

interessante del<br />

2003.


Simbologia dei punteggi<br />

95-100 90-94 85-89 80-84 75-79 70-74<br />

Degustazione verticale del vino<br />

“Poggio ai Chiari”<br />

effettuata il 16.06.2006 presso l’Azienda Agricola<br />

Colle Santa Mustiola<br />

di Paolo Baracchino<br />

Se non conoscete il proprietario dell’Azienda,<br />

Fabio Cenni, avete perso molto e quindi non<br />

vi resta che “correre” a conoscerlo. Fabio Cenni<br />

è persona di altri tempi, schietto, trasparente,<br />

pacato che non accetta compromessi di<br />

qualsiasi genere, ma che ambisce a fare un<br />

buon Sangiovese, con una piccola aggiunta<br />

di Colorino. È coadiuvato nella sua opera dal<br />

bravo agronomo Federico Curtaz mentre l’enologo<br />

che lo ha seguito nel suo cammino fino<br />

a poco tempo fa è stato Attilio Pagli, importante<br />

personaggio del mondo del vino.<br />

Dal 1990 Fabio Cenni si è dedicato a tempo<br />

pieno all’attività di vignaiolo, riproducendo<br />

le piante migliori di Sangiovese e Colorino che<br />

erano presenti nei vecchi vigneti,<br />

credendo fermamente<br />

nella sequenza: ottima uva –<br />

ottimo vino.<br />

Le rese sono bassissime, le<br />

maturazioni molto avanzate,<br />

i grappoli sono accuratamente<br />

scelti, le fermentazioni<br />

sono naturali con macerazio-<br />

1992<br />

(Alcol 13,31% vol.)<br />

Appare di colore rosso<br />

aranciato. L’impatto olfattivo<br />

è intenso, franco e ricco<br />

di profumi, giocato sull’eleganza<br />

con toni di fieno<br />

secco, prugna secca e di<br />

viola, seguito da note<br />

balsamiche di menta.<br />

Morbido al palato, dal<br />

tannino dolce. Corpo di<br />

media struttura, buona ma<br />

non sufficiente la sua persistenza.<br />

Retrogusto di viola<br />

mammola e di minerale.<br />

Azienda Agricola<br />

Colle Santa Mustiola<br />

Via delle Torri n. 86/A<br />

53043 Chiusi (Siena)<br />

Tel. 0039 0578/20525<br />

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ni lunghe; l’affinamento avviene in piccoli legni<br />

nuovi. L’Azienda si trova a Chiusi, il vino<br />

prodotto è uno solo e le bottiglie ogni anno<br />

sono circa ventimila.<br />

Il primo vino prodotto è stato nel 1992 e inizia<br />

proprio da qui la mia piacevole verticale<br />

che purtroppo non include il 2003. Quest’annata<br />

è stata assaggiata in modo sfuggevole<br />

dopo la verticale; sono rimasto colpito dall’equilibrio<br />

e dalla piacevolezza olfattiva e gustativa.<br />

Vino molto equilibrato con alcol in<br />

sottotono rispetto alla freschezza. Mi ha colpito<br />

sotto il profilo olfattivo l’intensissimo profumo<br />

di grafite che prevale su tutti gli altri.<br />

Se questo vino fosse stato incluso nella verticale<br />

sarebbe stato sicuramente<br />

in assoluto il migliore<br />

(93/100).<br />

Nell’ordine, le annate preferite,<br />

a parte quanto scritto<br />

per il 2003, sono state le seguenti:<br />

1993, 1997, 2001,<br />

1998, 2000, 2002, 1995,<br />

1994, 1999, 1992 e 1996.<br />

Giudizio. Piacevole olfattivamente<br />

anche se con una<br />

lieve pungenza di alcol. Al<br />

gusto la nota di alcol si<br />

accentua. Nel complesso<br />

vino piacevole<br />

anche se in fase<br />

di discesa.<br />

Le degustazioni 83


1993<br />

(Alcol 13,40% vol.)<br />

Rosso granato con unghia<br />

rosa cipolla. Elegante e<br />

potente all’olfatto, con<br />

intensi sentori di cuoio,<br />

fieno secco e pepe nero. Al<br />

gusto esplode la viola<br />

mammola con il minerale<br />

che prende tutta la bocca.<br />

Tannino dolce, inizialmente<br />

vellutato che termina un po’<br />

asciutto. Intensa la sua<br />

persistenza aromatica.<br />

Giudizio. Vino piacevole sia<br />

olfattivamente che gustativamente.<br />

Buon<br />

equilibrio tra alcol<br />

e freschezza.<br />

1994<br />

(Alcol 13,51% vol.)<br />

Rosso granato intenso, al<br />

naso regala nette sensazioni<br />

di pelle, viola e menta. Al<br />

gusto sfoggia il suo equilibrio<br />

con l’alcol e la freschezza<br />

che sono in buona<br />

sintonia mentre il tannino è<br />

dolce, abbastanza largo,<br />

vellutato inizialmente per<br />

poi asciugarsi nel finale.<br />

Morbido e dalla lunga<br />

persistenza aromatica.<br />

Giudizio. Ha più corpo del<br />

’93, ma le gengive bruciano<br />

un po’. Profumi non troppo<br />

vari. La viola mammola, che<br />

ricorre sempre in questo<br />

vino, è interminabile<br />

al gusto.<br />

1995<br />

(Alcol 15,42% vol.)<br />

Rosso aranciato molto<br />

evoluto. Al naso appare un<br />

84 Le degustazioni<br />

po’ chiuso, ma si apre dopo<br />

qualche minuto che è nel<br />

bicchiere con note di pelle,<br />

di ruggine di ferro (intense),<br />

di viola mammola e<br />

intense note balsamiche di<br />

menta. Al gusto è ricco,<br />

saporito, sapido e minerale<br />

(intenso), avvolgente.<br />

Buono l’equilibrio tra<br />

sostanze dure e morbide,<br />

alcol e freschezza sono in<br />

buona sintonia, mentre il<br />

tannino è dolce. Bel retrogusto<br />

di viola mammola.<br />

Persistente.<br />

Giudizio. Gustativamente<br />

superiore rispetto all’olfatto,<br />

anche se le gengive<br />

bruciano un po’. Dal 1992 è<br />

quello che ha il<br />

colore più evoluto.<br />

1996<br />

(Alcol 13,40% vol.)<br />

Rosso aranciato chiaro, al<br />

naso apre con sentori di<br />

pelle vegetale, balsamici di<br />

menta, pepe nero, terra<br />

bagnata e nel finale di lieve<br />

carruba. Al gusto emergono<br />

sentori vegetali. Al palato<br />

un alcol che è abbastanza<br />

dominante, un tannino<br />

dolce, abbastanza largo,<br />

inizialmente vellutato per<br />

asciugarsi nel finale.<br />

Retrogusto di viola mammola<br />

e di fieno secco. Persistenza<br />

non eccessiva.<br />

Giudizio. Vino che risente<br />

dell’annata che non ha fatto<br />

maturare bene le uve, lo<br />

dimostra il vegetale che si<br />

sente sia all’olfatto<br />

sia al gusto.<br />

1997<br />

(Alcol 13,72% vol.)<br />

Alla vista presenta un<br />

profondo e avvolgente rosso<br />

rubino intenso con abbondanti<br />

bagliori granati. Al<br />

naso nette sensazioni di<br />

cuoio, di viola mammola e<br />

di ruggine di ferro. Seguono<br />

toni di pepe nero, menta,<br />

terra bagnata, fieno secco,<br />

per terminare con sentori di<br />

tabacco. Al palato presenta<br />

una bella struttura e<br />

corposità, bilanciato in tutti<br />

i suoi elementi. Il tannino è<br />

dolce, abbastanza largo e<br />

vellutato. Notevole il<br />

retrogusto per spessore e<br />

potenza, con chiare note di<br />

viola mammola. Lunga la<br />

sua persistenza aromatica.<br />

Giudizio. Vino piacevole sia<br />

olfattivamente che gustativamente.<br />

All’olfatto si<br />

percepisce un po’ di esuberanza<br />

di alcol<br />

che al gusto<br />

non si avverte.<br />

1998<br />

(Alcol 13,33% vol.)<br />

Alla vista si presenta con<br />

un luminoso rosso rubino,<br />

con sfumature granate ed<br />

un’unghia color rosa<br />

cipolla. Piacevole ed<br />

articolato al naso, con<br />

sentori che richiamano il<br />

cuoio, la viola e la ciliegia,<br />

con note speziate di pepe<br />

nero, noce moscata e<br />

liquirizia. Alcol e freschezza<br />

sono ben dosate ed in<br />

equilibrio, mentre il<br />

tannino è dolce, abbastan-


za largo, vellutato e poi<br />

asciutto nel finale. Buona<br />

la persistenza.<br />

Giudizio. Vino piacevole,<br />

migliore all’olfatto che al<br />

gusto, le gengive bruciano<br />

un po’ ma il vino ha un<br />

buon equilibrio gustativo,<br />

c’è una speziatura che fino<br />

a qui non si è<br />

mai sentita.<br />

1999<br />

(Alcol 13,23% vol.)<br />

Vino dal bel colore rosso<br />

granato con bordo rosa<br />

cipolla, all’olfatto evidenzia<br />

subito note fruttate<br />

sovrammature che richiamano<br />

la confettura di<br />

ciliegia, e poi note balsamiche<br />

di menta (“duro di<br />

menta”), di pelle vegetale<br />

e viola mammola.<br />

Il corpo è medio con<br />

piacevole sapidità e<br />

mineralità. Il gusto è<br />

morbido, i tannini sono<br />

dolci, non molto larghi,<br />

inizialmente vellutati che si<br />

asciugano nel finale.<br />

Buona la persistenza.<br />

Giudizio. Olfatto non<br />

ottimale, al gusto si ha una<br />

lieve sensazione di bruciore<br />

alle gengive. Disturba un<br />

po’ il lieve vegetale che si<br />

sente sia all’olfatto che al<br />

gusto. Positivi sono l’equilibrio<br />

gustativo e<br />

la persistenza.<br />

2000<br />

(Alcol 13,63% vol.)<br />

Appare di un bel rosso<br />

rubino abbastanza intenso<br />

con bordo rosa cipolla.<br />

Naso intenso e molto<br />

persistente dai toni di<br />

pelle, di viola mammola, di<br />

amido (appretto), di<br />

ciliegia, speziati di lieve<br />

pepe nero e di lieve lemongrassa.<br />

Al gusto sfoggia un<br />

bel corpo ed un piacevole<br />

sapore di viola mammola. È<br />

caldo, in buon equilibrio,<br />

con tannini e freschezza<br />

ben coesi. Il tannino è<br />

dolce, abbastanza largo e<br />

abbastanza vellutato.<br />

Retrogusto di viola mammola.<br />

Lunga e piacevole è<br />

la persistenza.<br />

Giudizio. Naso piacevole<br />

ma non troppo vario.<br />

Nonostante l’equilibrio<br />

gustativo bruciano un po’<br />

le gengive. Nell’insieme<br />

è un vino<br />

piacevole.<br />

2001<br />

(Alcol 13,45% vol.)<br />

Bellissimo rosso rubino<br />

luminoso, esprime intensi<br />

profumi speziati di pepe<br />

nero, di noce moscata, di<br />

camomilla e chiodi di<br />

garofano. La potenza<br />

alcolica è smussata da una<br />

vena fresca altrettanto<br />

importante. I tannini sono<br />

molto larghi, ma non<br />

completamente, dolci e<br />

vellutati. Bel corpo e buona<br />

mineralità. Lunga è la<br />

persistenza aromatica.<br />

Giudizio. Vino giovane, da<br />

risentire perché migliorerà<br />

sicuramente sotto il profilo<br />

olfattivo. Anche in questa<br />

annata le gengive bruciano<br />

un po’. Nell’insieme il vino è<br />

molto piacevole con un bel<br />

corpo ed una bella<br />

piacevolezza.<br />

2002<br />

(Alcol 13,50% vol.)<br />

Appare con un bellissimo<br />

rosso rubino. All’olfatto<br />

regala profumi di pelle, di<br />

intensa viola mammola, di<br />

ciliegia, di menta e di lievi<br />

note speziate di pepe nero.<br />

Al gusto esplode la viola<br />

mammola. Il corpo è medio<br />

ma un po’ sfuggevole.<br />

Buona dose di alcol e di<br />

freschezza, anche se non<br />

troppo equilibrate. Retrogusto<br />

di viola mammola. Non<br />

particolarmente lunga la<br />

persistenza aromatica.<br />

Giudizio. All’olfatto, anche<br />

se è giovane, è già interessante<br />

e i profumi si devono<br />

sviluppare. Un po’ sfuggevole<br />

di corpo, nonostante la<br />

non buona annata, in<br />

generale, l’azienda<br />

ha ottenuto un vino<br />

piacevole.<br />

Le degustazioni 85


Simbologia dei punteggi<br />

95-100 90-94 85-89 80-84 75-79 70-74<br />

Degustazione verticale del vino<br />

Grüner Veltliner, austriaco<br />

effettuata in Austria il 09.06.2006<br />

di Paolo Baracchino<br />

Un vitigno bianco incredibile! Il Grüner Veltliner<br />

non finisce mai di sorprendere: ha una<br />

sapidità ed una mineralità uniche, assomiglia<br />

ad un grande Chardonnay di Borgogna e ad<br />

un grande Riesling Alsaziano come potrete leggere<br />

nelle note che seguono. Tengo a precisare<br />

che si tratta di vini ai quali non viene fatta<br />

fare la fermentazione malolattica, per permettergli<br />

di avere una forte sapidità.<br />

Il 09.06.2006, in Austria, con il Grand Jury<br />

Européen, dopo una giornata di degustazioni<br />

di questo vitigno, nelle annate 2003 la mattina<br />

e 1999 nel tardo pomeriggio, ci è stata<br />

riservata una sorpresa: l’assaggio di alcuni vini,<br />

sempre Grüner Veltliner, di annate diverse,<br />

esattamente 12 vini di varie aziende. Non posso<br />

fare a meno di segnalare un vino aldifuori<br />

della verticale, degustato il pomeriggio del<br />

09.06.2006, che mi ha entusiasmato in modo<br />

sorprendente a tal punto, da farmi scrivere,<br />

nelle mie note: “sembra un Montrachet”, si<br />

1) Grüner Veltliner<br />

Weingut Birgit<br />

Eichinger 1997<br />

Veste giallo paglierino.<br />

All’esame olfattivo emergono<br />

note intense di uva<br />

fragola, accompagnate da<br />

piacevoli sentori di burro di<br />

nocciola, di pietra focaia,<br />

quindi note minerali, di<br />

pepe bianco, di iodio, di<br />

salsedine, di salvia e di<br />

vinavil (profumo terziario).<br />

All’esame gustativo l’impat-<br />

86 Le degustazioni<br />

to alcolico è importante e<br />

non è mitigato sufficientemente<br />

da una buona spalla<br />

acida. La sapidità e la<br />

mineralità sono esuberanti e<br />

danno enorme piacevolezza.<br />

I polialcoli danno una<br />

buona morbidezza al vino<br />

che però risente molto della<br />

nota alcolica. Il vino è di<br />

poco insufficientemente<br />

equilibrato con sensazione<br />

di pepe bianco sulla lingua,<br />

mentre le gengive bruciano<br />

trattava del Grüner Veltliner Spiegel Jurtschitsch<br />

Sounof 1999. Analizzando questo vino,<br />

osservando il bicchiere si ha la sensazione di<br />

iniziare un’esperienza che si ricorderà; la tonalità<br />

giallo oro riluce di mille bagliori luminosi,<br />

invitandomi a roteare il bicchiere ed a<br />

notare un’ottima consistenza dettata dagli alcoli<br />

e dalla glicerina. L’olfatto è deliziato da<br />

un’altalena di morbide ed intense suggestioni<br />

di minerale, di ananas maturo, di marcata pietra<br />

focaia, di burro di nocciola e di lieve burro<br />

fuso. Ne è uscito un quadro che non può far<br />

altro che cercare altri profumi intriganti, ma<br />

purtroppo il tempo è tiranno e ciò non mi è<br />

stato possibile. Il tenore alcolico si inserisce<br />

al meglio nella solida struttura, ricca di estratto<br />

e di guizzante freschezza creando con la<br />

presenza di una marcata sapidità e mineralità<br />

un perfetto equilibrio. Piacevole è la sua morbidezza<br />

e lunga è la sua persistenza aromatica<br />

intensa. Vino da manuale (95/100).<br />

un po’. Buona è la sua<br />

persistenza aromatica<br />

intensa.<br />

2) Grüner Veltliner<br />

Weingut Brandl<br />

1993<br />

Giallo paglierino con riflessi<br />

dorati.<br />

All’esame olfattivo si rimane<br />

entusiasmati dalle intense<br />

note di burro di nocciola e<br />

di pietra focaia, accompagnate<br />

da note di burro fuso


(queste ultime mi ricordano<br />

l’Haut Brion bianco del<br />

1994). Il palcoscenico<br />

olfattivo prosegue con note<br />

di kerosene, di frutta<br />

esotica quali il mango e la<br />

papaia accompagnate da<br />

sentori di pepe bianco e di<br />

menta piperita. All’esame<br />

gustativo alcol e freschezza<br />

sono ben presenti come<br />

pure la mineralità e la<br />

sapidità. Vino abbastanza<br />

equilibrato, un po’ asciutto,<br />

quindi non grasso e persistente.<br />

Migliore all’olfatto<br />

che al gusto, avrebbe avuto<br />

bisogno di una<br />

maggiore freschezza<br />

e morbidezza.<br />

3) Grüner Veltliner<br />

Weingut Buchegger<br />

1986<br />

Giallo paglierino.<br />

All’olfatto spiccano note di<br />

pietra focaia, di frutta<br />

esotica quali il mango e la<br />

papaia e note speziate<br />

intense di pepe bianco, di<br />

salda di cotone (amido) e di<br />

episperma (pellolina della<br />

castagna bollita).<br />

In bocca c’è una piacevole<br />

esplosione di frutta esotica.<br />

La sapidità è immensa e ben<br />

presente è la sua mineralità.<br />

Vino non molto grasso, con<br />

finale un po’ asciutto.<br />

L’alcol domina un po’ la<br />

freschezza, entrambi ben<br />

presenti. Vino non abbastanza<br />

equilibrato e persistente,<br />

che risente un po’<br />

della presenza del<br />

legno e dell’alcol.<br />

4) Grüner Veltliner<br />

Weingut Steininger<br />

1983<br />

Veste giallo paglierino con<br />

forti riflessi dorati.<br />

All’olfatto inizialmente si<br />

evidenziano note di<br />

episperma, di salda di<br />

cotone (amido) di pietra<br />

focaia e di note di grafite,<br />

queste ultime in modo<br />

molto evidente, accompagnate<br />

da sbuffi di miele.<br />

Al gusto l’impatto è di<br />

dolcezza e di mineralità,<br />

vino grasso e sapido, con<br />

alcol presente in buona<br />

misura e con spalla acida<br />

che lo mitiga, ma non lo<br />

sovrasta.<br />

Vino abbastanza equilibrato<br />

e persistente. Retrogusto<br />

di kerosene,<br />

con finale intenso<br />

di miele.<br />

5) Grüner Veltliner<br />

Weingut Berger<br />

1979<br />

All’esame visivo mostra un<br />

giallo paglierino intenso.<br />

All’esame olfattivo sfoggia<br />

note di minerale, note<br />

intense di camomilla, di<br />

pietra focaia, di kerosene e<br />

di miele mille fiori.<br />

Al gusto l’alcol supera<br />

prepotentemente la<br />

freschezza rendendo il vino<br />

poco equilibrato.<br />

Buona è la sua sapidità.<br />

Finale un po’ asciutto.<br />

Retrogusto di camomilla.<br />

Buona è la sua<br />

persistenza aromatica<br />

intensa.<br />

6) Grüner Veltliner<br />

Weingut Steininger<br />

1971<br />

Veste giallo paglierino, con<br />

riflessi dorati.<br />

All’olfatto si notano subito<br />

note boisè, di legno di<br />

rovere di botte grande, note<br />

intense di lievito di birra, di<br />

fungo champignon, di amido<br />

di cotone, di burro di<br />

nocciola, di pietra focaia e di<br />

kerosene. L’esame olfattivo<br />

prosegue con note di pepe<br />

bianco e di zabaione. Al<br />

gusto emergono subito la<br />

sapidità e la mineralità,<br />

l’alcol e la freschezza sono<br />

presenti in sufficiente uguale<br />

misura, anche se si ha la<br />

sensazione di sentire il pepe<br />

bianco sulla lingua, che fa<br />

pensare ad una insufficiente<br />

freschezza. Vino scarsamente<br />

equilibrato. Persistente,<br />

con retrogusto<br />

di zabaione.<br />

7) Grüner Veltliner<br />

Weingut Leithner<br />

1969<br />

Giallo paglierino con riflessi<br />

dorati.<br />

L’impianto olfattivo elargisce<br />

note di formaggio di capra<br />

stagionato, di liquirizia, di<br />

burro di nocciola e di burro<br />

fuso. Al gusto sapidità e<br />

mineralità sono piacevolmente<br />

ben presenti.<br />

Alcol e freschezza sono in<br />

buon equilibrio, accompagnati<br />

da una piacevole<br />

grassezza. Vino<br />

equilibrato e<br />

persistente.<br />

Le degustazioni 87


8) Grüner Veltliner<br />

Weingut Leithner<br />

1959<br />

Giallo paglierino intenso.<br />

All’olfatto si godono intense<br />

note di biancospino e di<br />

pepe bianco accompagnate<br />

da note di burro di nocciola,<br />

di minerale, di amido di<br />

cotone e di kerosene.<br />

Piacevoli sono la sapidità e<br />

la mineralità anche se il<br />

corpo non è troppo presente.<br />

Buon equilibrio di alcol<br />

e di freschezza anche se la<br />

lingua brucia un po’. Vino<br />

abbastanza equilibrato<br />

e abbastanza<br />

persistente.<br />

9) Grüner Veltliner<br />

Weingut Haimerl<br />

1958<br />

Giallo paglierino.<br />

All’olfatto si rimane colpiti<br />

dalla presenza di note di<br />

pasta di mandorla (ricciarello)<br />

di iodio, di finocchio<br />

fresco, di sedano fresco e di<br />

minerale.<br />

Accompagnano questi<br />

sentori delle note fumé e di<br />

episperma, queste ultime<br />

evidenziano la presenza del<br />

legno.<br />

Al gusto sorprende la buona<br />

morbidezza, anche se<br />

accompagnata da un alcol<br />

che supera la spalla acida.<br />

Sapido e minerale. Vino non<br />

molto equilibrato ed<br />

abbastanza persistente.<br />

Retrogusto di burro<br />

fuso e di minerale.<br />

88 Le degustazioni<br />

10) Grüner Veltliner<br />

Weingut Haimerl<br />

1947<br />

Veste un bellissimo giallo<br />

dorato.<br />

All’esame olfattivo i profumi<br />

non sono molti, ma quelli<br />

che si percepiscono sono<br />

netti, di miele di castagno,<br />

di kerosene e di minerale. Al<br />

gusto si percepisce la sua<br />

maturità. Alcol e freschezza<br />

sono in perfetto equilibrio<br />

accompagnati da una<br />

consistente sapidità,<br />

mineralità e morbidezza che<br />

completano la sua piacevolezza.<br />

Lunga è la sua<br />

persistenza aromatica<br />

intensa. Questo a mio<br />

avviso è il migliore vino di<br />

quelli degustati in<br />

questa verticale.<br />

11) Grüner Veltliner<br />

Weingut Haimerl<br />

1942<br />

Giallo dorato intenso con<br />

ampie trame ambrate.<br />

Profumo incredibile che<br />

nasconde la sua vera età,<br />

con note di sedano fresco,<br />

accompagnate da note di<br />

menta piperita, di miele, di<br />

burro di nocciola, di burro<br />

fuso, di salsedine, di iodio,<br />

di pietra focaia e di vaniglia.<br />

Al gusto la sapidità e<br />

la mineralità fanno da<br />

padroni, con alcol non<br />

sufficientemente contrastato<br />

dalla spalla acida, riprova<br />

di ciò è la sensazione di<br />

bruciore che si ha un po’ in<br />

bocca. Vino non molto<br />

equilibrato ed abbastanza<br />

persistente. Olfatto veramente<br />

importante ed<br />

intrigante ma con gusto in<br />

sottotono. Buona è<br />

la sua persistenza<br />

aromatica intensa.<br />

12) Grüner Veltliner<br />

Weingut Haimerl<br />

1936<br />

Veste giallo dorato intenso.<br />

L’impianto olfattivo evidenzia<br />

note speziate, intense,<br />

di pepe bianco, accompagnate<br />

da note di minerale,<br />

di burro di nocciola e di<br />

radice di liquirizia.<br />

L’ingresso in bocca evidenzia<br />

una piacevole sensazione<br />

di burro di nocciola e di<br />

pepe bianco. Alcol e<br />

freschezza sono presenti in<br />

modo marcato, anche se la<br />

freschezza è in sottotono<br />

rispetto all’alcol, rendendo<br />

il vino non troppo equilibrato.<br />

Ben presenti e piacevoli<br />

sono la sapidità e la mineralità.<br />

Il corpo è un po’<br />

sfuggente anche se<br />

il vino è abbastanza<br />

persistente.


365<br />

giorni<br />

di ricette,<br />

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