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AIC, 1988 - AIC Associazione Italiana Autori della Fotografia ...

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<strong>AIC</strong><br />

"L'appassionata" di Luigi Verga<br />

Per la protezione <strong>della</strong> foca<br />

monaca, dell'orso marsicano, e<br />

del bambino che chiede perché<br />

la luna sta in cielo.<br />

Così il nero e il bianco e ogni<br />

altro colore ci appariranno<br />

generati dall'incontro degli occhi<br />

con qualcosa che si muove nella<br />

direzione degli occhi stessi; ciò<br />

che noi diciamo questo o quel<br />

colore non sarà né ciò che viene<br />

incontro all'occhio né l'occhio<br />

che è incontrato bensì qualcosa<br />

che si è generato in<br />

mezzo è<br />

necessario che divenendo<br />

senziente divenga senziente di<br />

qualcosa, perché divenire<br />

senziente è possibile ma non<br />

Dove vanno a dormire<br />

le immagini<br />

senziente di nulla, similmente è<br />

necessario che quella data cosa,<br />

quando diviene dolce o amara o<br />

d'altro sapore, diventi tale per<br />

qualcuno perché divenire dolce è<br />

possibile ma non dolce per<br />

nessuno... (Empedocle da<br />

Agrigento. V sec. a.C.).<br />

Cosa sono le immagini che<br />

diciamo di "fare"? Di cui diciamo<br />

di essere gli "autori"? Come e<br />

cosa manipoliamo quando<br />

facciamo le immagini? E, una<br />

volta fatte, dove vanno ad<br />

abitare, a vivere, a dormire? E<br />

ancora, sono tutte uguali le<br />

immagini? Come se ne stabilisce<br />

l'uguaglianza o la diversità?<br />

Accade frequentissimamente che<br />

l'ascolto o la lettura di<br />

LUIGI VERGA<br />

argomentazioni di ordine tanto<br />

tecnico quanto estetico intorno<br />

alle immagini si trasformi in una<br />

orrenda esperienza di<br />

non-comunicazione, che<br />

l'argomentare ci appaia<br />

fastidiosamente simile alle<br />

medievali dimostrazioni<br />

dell'esistenza di Dio dove era<br />

implicito che si sapesse chi o<br />

cosa fosse Dio e quindi che<br />

esistesse; e rarissimamente<br />

accade che il parlante o lo<br />

scrivente non usi<br />

indiscriminatamente la parola<br />

immagine senza distinguere tra:<br />

immagine ottica e tattile,<br />

psichica o fenomenica e<br />

scientifica, e poi reale, virtuale,<br />

eterea, energetica, fotografica,<br />

elettronica, magnetica,<br />

proiettata, geometrica, retinica,<br />

latente, rivelata e, ancora,<br />

concetto, idea, simulacro, effigie<br />

figura, rappresentazione,<br />

modello, mappa, ecc.ecc.<br />

Prossimi al soffocamento,<br />

sopravviviamo, dentro un<br />

turbine di immagini simili a<br />

fiocchi di neve in una tormenta<br />

scatenata dalla compresenza nel<br />

nostro campo di esperienze<br />

ottiche da una moltitudine di<br />

dispositivi per la visione indiretta<br />

(con visione diretta si intende<br />

invece quella che non ammette<br />

interposizione alcuna sul<br />

percorso <strong>della</strong> radiazione ottica<br />

inviata dagli oggetti all'occhio,<br />

salvo l'aria che respiriamo) quali

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