Roseo Laboratories International <strong>AIC</strong> Premiata con due Academy Awards Saluta i Soci <strong>AIC</strong> Siamo lieti di essere con Voi. Roscoltalia Via <strong>della</strong> Capponcina, 6 50135 Firenze (055)697667 ROSCOLAB LIMITED BLANCHARD WORKS KANGLEY BRIDGE ROAD, SYDENHAM LONDON, SE 26 5 AQ. TEL.: (01) 659 2300 - TELEX: 895 3352 ROSLAB G. TELEFAX: (1)659 3153 SEDE A: NEW YORK, HOLLYWOOD, ONTARIO MADRID, LISBONA, TOKYO Agenti per l'Italia: DeSisti Lighting Spotlight * Strand Lighting
<strong>AIC</strong> Immagine e letteratura LORENZO CODELLI L'editoria internazionale dedica abbastanza di frequente dei volumi all'arte e alle tecnologie degli autori <strong>della</strong> fotografia. Tra quelli più interessanti usciti nel corso dell'ultimo anno, desideriamo segnalarne alcuni che potrebbero utilmente essere tradotti nella nostra lingua, oppure costituire dei modelli ai quali ispirarsi per riempire il fossato esistente tra cineasti e fruitori. Anna Kate Sterling, "CINEMATO- GRAPHERS ON THE ART AND CRAFT OF CINEMATOGRAPHY", Scarecrow Press (P.O. Box 4167, Metuchen, New Jersey 08840, Stati Uniti), 1987, 131 pp., illustrazioni. In questo volumetto pubblicato dalla Scarecrow Press — un editore specializzato tra i più prolifici degli Stati Uniti, e con un ricchissimo catalogo — la curatrice ha raccolto un'antologia <strong>della</strong> rivista The International Photographer, organo del sindacato International Photographers of the Motion Picture Industries, 1ATSE Local 659. Dal 1929, anno <strong>della</strong> sua creazione sul modello dell'American Cinematographer (nata nel 1920), tale rivista mensile ha raccolto le opinioni e le voci di molti eminenti cameramen. L'antologia si arresta al 1937, quindi s'incentra "Rio Lobo" di William H. Clothcr sul primo decennio del cinema sonoro, anche se include però vari ricordi dei protagonisti dell'epoca muta: Billy Bitzer, il geniale partner di Griffith, parla <strong>della</strong> genesi di Intolerance (1915-1916); H. Lyman Broening, il creatore del look di Mary Pickford, evoca l'avventurosa era degli anni '10 e le piccole trovate quotidiane per migliorare il funzionamento delle prime macchine da presa. A temi più attuali si dedicano invece Ray Rennahan, autore delle luci del primo film in Technicolor in due colori, The Toll of the Sea (1922), e in seguito de La Cucaracha (1934), primo esperimento in Technicolor in tre colori, del celebre Becky Sharp (1935), primo lungometraggio con lo stesso procedimento, e di Wings of the Morning (1937), primo film a colori girato in Gran Bretagna. Della creazione delle miniature animate per King Kong (1933), parla Willis O'Brien, inventore di numerose tecniche per gli effetti speciali. Molte altre innovazioni poste in uso in importanti produzioni americane degli anni '30 vengono descritte da cinematographers quali Clyde De Vinna, Tony Gaudio, Hai Mohr, Curt Courant, Virgil E. Miller, e altri. Scott Eyman, "FIVE AMERICAN CINEMATOGRAPHERS", Scarecrow press (P.O. Box 4167, Metuchen, New Jersey 08840, Stati Uniti), 1987, 201 pp., illustrazioni. L'autore ha raccolto cinque interviste con cinque maestri americani delle luci, e le ha corredate delle rispettive filmografie. KarlStruss, rievoca alcune delle tappe più brillanti di una carriera quarantennale (126 film!): la lavora- zione di Sunrise (1927), diretto da Friedrich Murnau, la collaborazione con la coppia Mary Pickford-Douglas Fairbanks, quella con Chaplin per II grande dittatore (1940) e Luci <strong>della</strong> ribalta (1952). Vincitore di 4 premi Oscar, Joseph Ruttenberg riesplora l'epoca d'oro dello studio Metro- Goldwyn-Mayer, gli anni '30 e '40, durante i quali egli concepì lo stile opulento, levigato e aristocratico dei film diretti da George Cukor, Victor Fleming, Vincente Minnelli, "Non mi spiace di aver passato alla M-G-M tutti quegli anni. Ognuno ha una propria casa, e la mia era M-G-M". James Wong Howe, di origine cinese, racconta dei divertenti aneddoti sulle sue esperienze dagli anni '20 agli anni '60, e non smentisce la sua fama di sperimentatore di nuove forme espressive. Linwood Dunn, mago degli effetti ottici speciali, spiega alcuni dei suoi fondamentali apporti a Citizen Kane (1941), Questo pazzo, pa so, pazzo mondo (1963), Taxi Driver (1976), La Bibbia ( 1966). Infine William H. Clothier parla delle sue avventurose riprese nei grandi spazi del West, in compagnia di John Ford, William Wellmann, Michael Curtiz, Raoul Walsh, Howard Hawks, i propagatori dei miti <strong>della</strong> Frontiera. "HUNGARIAN CINEMATO- GRAPHERS", Mafilm (Section of Cinematography, Lumumba utca 174, H-1445 Budapest/Ungheria), <strong>1988</strong>, 90 pp. illustrazioni. Cosciente dell'alto livello raggiunto dall'opera degli autori nazionali <strong>della</strong> fotografia, l'industria statale ungherese pubblica questo utilissimo diziona- rio. In ordine alfabetico vengono presentate in lingua inglese le carriere di una quarantina di autori. Molti di loro ci sono già noti per il segno distintivo <strong>della</strong> loro visione: gli onnicomprensivi piani-sequenza di Jànos Kende, braccio destro di Miklós Jancsó, il neoespressionismo coloristico di Lajos Koltai, ammirato nei film diretti da Péter Gothàr o da Istvàn Szàbo; la dinamicità neorealistica di Ferenc Pap per le opere dirette da Pài Erdóss; le barocche composizioni di Jànos Tóth per i film diretti da Kàroly Makk. Da notare la già cospicua attività di "figli d'arte" come Miklós Jancsó Jr. (erede del padre celebre e <strong>della</strong> madre altrettanto nota, Marta Mészàros), nonché il frequente passaggio alla regia di altri cameramen, come il veterano Sàndor Sàra; essi però non disdegnano di riprendere la loro professione originaria. Questo dizionario biografico insomma spiega alcuni dei motivi per i quali il cinema ungherese continua a primeggiare, nonostante la scarsità <strong>della</strong> sua produzione annua. E bisogna poi tener conto che dall'Ungheria sono espatriati in epoche politicamente difficili dei talenti quali Vilmos Zsigmond e Laszlo Kovacs. Jean-Frangois Robin, "LA FIEVRE D'UN TOURNAGE, 37° 2 LE MA- TIN", Librairie Séguier, Parigi (indirizzo non indicato), 1987,86 pp. illustrazioni. "Che cosa resta <strong>della</strong> lavorazione una volta che il film è finito?" si chiede nell'introduzione il regista Jean- Jacques Beineix. Per rispondere a questa antica questione, l'autore <strong>della</strong> fotografia del film diretto nel 1985 da
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