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AIC, 1988 - AIC Associazione Italiana Autori della Fotografia ...

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<strong>AIC</strong><br />

Allo scoppio <strong>della</strong> seconda guerra<br />

mondiale tutte le case<br />

produttrici di cinegiornali nei<br />

diversi paesi in conflitto ebbero<br />

la quasi totalità dei cineoperatori<br />

richiamati alle armi. Inoltre, si<br />

trovarono ancora una volta a<br />

dover sottoporre ogni filmato al<br />

controllo <strong>della</strong> censura militare.<br />

Tutte le nazioni, comunque, si<br />

organizzarono per sviluppare la<br />

propaganda attraverso<br />

l'informazione cinematografica.<br />

Si può affermare che mai, prima<br />

di allora, la documentazione<br />

filmica <strong>della</strong> guerra era stata così<br />

massiccia e totale, e aveva avuto<br />

un pubblico così ampio, tanto da<br />

investire i cinque continenti.<br />

Verrà superata soltanto dalle<br />

riprese filmate <strong>della</strong> guerra in<br />

Vietnam. Ma, qui, c'era già il<br />

mezzo televisivo che ampliava<br />

l'informazione per immagini.<br />

Le due parti in conflitto: la<br />

Germania (e le nazioni che, via<br />

via, venivano occupate), l'Italia e<br />

il Giappone da una parte e,<br />

dall'altra, l'Inghilterra, gli Stati<br />

Uniti (e paesi alleati) e l'Unione<br />

Sovietica, si erano impegnate in<br />

uno sforzo gigantesco per fornire<br />

una documentazione<br />

cinematografica delle vittorie<br />

proprie e delle sconfitte del<br />

nemico, che lasciava abbastanza<br />

attoniti gli spettatori delle sale<br />

cinematografiche di fronte a tali<br />

esibizioni di propaganda.<br />

Eppure, le riprese (non il<br />

montaggio e il commento<br />

parlato) erano state realmente<br />

filmate dai cineoperatori inviati<br />

al fronte. E, non di rado, il<br />

coraggio e il professionismo di<br />

questi uomini, di tutte le<br />

nazioni: i tedeschi delle "P.K."<br />

come gli americani delle "Signal<br />

Corps", i francesi del S.C.P.A.<br />

come i sovietici, gli italiani dei<br />

Servizi Cinematografici come gli<br />

inglesi dell'A.F.P.U., i giapponesi<br />

come i polacchi, gli estoni, ecc.,<br />

si era concluso con la morte o<br />

con ferite gravi. Comunque, con<br />

risultati di vera informazione<br />

(poi, molto spesso, tagliati dalla<br />

censura militare, o<br />

ambiguamente artefatti nel<br />

montaggio) su ciò che stava<br />

accadendo al fronte, da<br />

entrambe le parti.<br />

In Italia, quei cineoperatori<br />

richiamati alle armi, che avevano<br />

lavorato per l'Istituto Nazionale<br />

LUCE, vennero aggregati alle<br />

Sezioni Cinematografiche<br />

dell'Esercito — dipendenti dallo<br />

Stato Maggiore —, al Centro<br />

Fotocinematografico<br />

dell'Aeronautica e al Centro<br />

Cinematografico <strong>della</strong> Marina.<br />

Di quest'ultimo, dal 1941, era<br />

capo del servizio il regista<br />

Francesco De Robertis;<br />

all'Aeronautica il direttore era<br />

Vittorio Mussolini (figlio del<br />

Duce), e il Centro dipendeva<br />

direttamente dal Ministero in<br />

collegamento con le centrali<br />

<strong>della</strong> propaganda (Minculpop,<br />

Istituto LUCE e Ministero degli<br />

Esteri).<br />

Tutto il materiale girato sui vari<br />

fronti terrestri, in mare e in<br />

cielo, dopo essere stato<br />

selezionato, veniva inviato<br />

all'Istituto LUCE per lo sviluppo<br />

Fronte Libico 1937 - Ripresa con una "Debrie" a involucro di legno<br />

e la stampa. Infine, attraverso un<br />

severo controllo di censura<br />

militare, l'Istituto poteva<br />

disporre del materiale da usare<br />

per il cinegiornale bisettimanale<br />

Giornale LUCE, o impiegarlo per<br />

realizzare dei documentari.<br />

Subiva quindi il vaglio politico, il<br />

montaggio e la sonorizzazione<br />

con l'aggiunta del testo letto<br />

dallo speaker (ricordiamo la voce<br />

di Guido Notari).<br />

Il Giornale LUCE era l'unico<br />

cinegiornale italiano durante il<br />

periodo fascista — perciò, anche<br />

durante la seconda guerra<br />

mondiale —. Tuttavia, l'ultima<br />

parola per considerarlo<br />

proiettabile al pubblico spettava<br />

a Mussolini. Ogni numero era<br />

visionato personalmente da lui, e<br />

spesso bisognava tagliare delle<br />

immagini o intere scene, perché<br />

ritenute poco adatte alla<br />

propaganda del regime o alla<br />

persona del Duce. Continuò a<br />

controllarlo anche nel periodo<br />

<strong>della</strong> Repubblica di Salò — dopo<br />

che il LUCE si era trasferito a<br />

Venezia, nel novembre 1943 —.<br />

L'ultimo numero del Giornale<br />

LUCE uscì il 18 marzo 1945.<br />

E stato rilevato che nel<br />

cinegiornale italiano i servizi<br />

dalla Jugoslavia, Albania e<br />

Grecia apparivano raramente,<br />

anche se, ad esempio, l'Istituto<br />

aveva una sede a Tirana, e si<br />

serviva di un corrispondente<br />

jugoslavo, l'operatore Metod<br />

Badjura, che realizzava filmati in<br />

Slovenia. Inoltre, il LUCE<br />

utilizzava dei servizi girati da<br />

operatori delle "P.K."<br />

(Propaganda Kompanie)<br />

tedesche. È vero che, prima <strong>della</strong><br />

guerra appaiono dei servizi<br />

dall'Albania: nel maggio del 1937<br />

sulla visita a Tirana di Ciano e<br />

l'incontro con re Zog I, nel<br />

gennaio 1938 sulle nozze dello<br />

stesso re, nell'aprile 1939<br />

sull'assemblea costituente di<br />

Tirana che vota il passaggio <strong>della</strong><br />

corona dell'Albania a Vittorio<br />

Emanuele III, ma poi non<br />

dedicherà più molto spazio a tale<br />

nazione, ancorché incorporata<br />

nell'Italia.<br />

Altrettanto, ma ben più<br />

strano atteggiamento, si<br />

verificherà durante la seconda<br />

guerra mondiale nella Campagna<br />

di Jugoslavia e di Grecia<br />

(terminate entrambe con la<br />

sconfitta italiana e il massiccio<br />

intervento tedesco). Domenico<br />

Paolella gira nel 1940, per la<br />

INCOM, il documentario "Un<br />

giorno a Lubiana"; il<br />

cineoperatore viene inviato in<br />

Montenegro per un servizio;<br />

Massimo Sallusti va in Grecia e<br />

rientra dopo la ritirata dal<br />

Kalibaki e dal Kalamas; appaiono<br />

anche alcuni filmati dalla<br />

Slovenia, dove operano le milizie<br />

<strong>della</strong> Repubblica Sociale. Non<br />

molto di più. Resta un dubbio:<br />

quanto <strong>della</strong> pellicola girata<br />

venne poi utilizzata per il<br />

cinegiornale?<br />

Un accenno alla situazione del<br />

materiale sensibile porta a<br />

constatare come la pellicola<br />

adoperata fosse per la maggior<br />

parte di produzione <strong>della</strong> casa<br />

italiana Ferrania, la "Ferrania<br />

Panerò C 6" (La "C 7" giungerà<br />

solo nel 1949). Venivano però<br />

usate, nei limiti <strong>della</strong><br />

disponibilità dell'Istituto LUCE,<br />

anche le pellicole tedesche "Agfa<br />

Superpan" e la belga "Gevaert".<br />

I mezzi tecnici di ripresa, di<br />

costruzione italiana, in dotazione<br />

ai cineoperatori, erano i<br />

seguenti: "AVIA" 35 mm. —<br />

progettata da Donelli e Orlandi,<br />

e costruita dalla Cinemeccanica<br />

di Milano —, a motore, con un<br />

obiettivo e magazzino da 120 m.,<br />

era utilizzata prevalentemente<br />

dalla Aeronautica e dalla<br />

Marina; sempre fabbricata dalla<br />

Cinemeccanica, la<br />

"REPORTER", con motore,<br />

torretta con quattro obiettivi e<br />

magazzini da 120 m., da usare su<br />

cavalletto; la "NOVADO" -<br />

progettata e costruita da Donelli<br />

—, con torretta a tre obiettivi,<br />

magazzino da 120 m., da usare a<br />

spalla; la "BENEDETTI" -<br />

ideata e costruita da Vittorio<br />

Benedetti, un tecnico<br />

dell'Istituto LUCE —, piccola<br />

cinepresa con un obiettivo,<br />

carica a molla e bobine da 25 m.<br />

I cineoperatori italiani avevano<br />

anche cineprese straniere: dalla<br />

"KINAMO" <strong>della</strong> Zeiss alla<br />

"EYEMO" <strong>della</strong> Bell «Si Howell,<br />

dalla tedesca "ASKANIA" a<br />

spalla a qualche "AKELEY"<br />

americana, sino alla<br />

"ARRIFLEX" <strong>della</strong> Arnold e<br />

Richter quando finalmente<br />

giunse anche in Italia, e grazie<br />

alla quale le riprese risentirono<br />

un netto miglioramento.<br />

Fra gli operatori militarizzati che<br />

seguirono varie fasi <strong>della</strong> guerra<br />

sui diversi fronti c'erano i vecchi<br />

cinereporter e i giovani.<br />

Nominarli tutti è difficile —<br />

anche perché ne è complicato il<br />

reperimento negli archivi del

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