AIC, 1988 - AIC Associazione Italiana Autori della Fotografia ...
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<strong>AIC</strong><br />
Dalle esigenze artistiche di alcuni<br />
autori <strong>della</strong> fotografia, tra i quali<br />
Vittorio Storaro col quale ho<br />
trascorso molte delle mie<br />
esperienze, sono giunto a<br />
manipolare una luce, per così<br />
dire viva, a possedere il totale<br />
controllo di un set, plasmandolo<br />
con estrema versatilità tonale.<br />
Così è nato un sistema<br />
completamente nuovo di<br />
illuminare la scena<br />
cinematografica, un nuovo<br />
criterio di lavoro, una nuova<br />
professione: l'operatore alla<br />
consolle delle luci.<br />
Il "viaggio" con le mani sui<br />
cursori di un'apparecchiatura per<br />
il missaggio delle luci iniziò circa<br />
cinque anni fa col film "Lady<br />
Hawke", diretto da R. Donner.<br />
In quella prima esperienza sentii<br />
l'immediata esigenza di<br />
approfondire le mie conoscenze<br />
tecniche <strong>della</strong> professione, e<br />
saper risolvere nel minor tempo<br />
possibile un imprevisto. Tentare<br />
cioè di essere all'altezza di quella<br />
meravigliosa macchina, la<br />
consolle in sè rappresenta il<br />
cervello del sistema, e il suo<br />
principio di funzionamento è<br />
molto semplice.<br />
Essa ricorda un mixer per il<br />
suono con un funzionamento<br />
molto simile a quello. Come il<br />
tecnico del suono miscela e dosa<br />
quel tipo di energia, così<br />
l'operatore alla consolle, sotto la<br />
guida dell'autore <strong>della</strong> fotografia,<br />
miscela e regola l'energia<br />
luminosa di tutta la scena.<br />
La consolle non regola tutte le<br />
fonti di luce direttamente, ma<br />
invia una serie di informazioni in<br />
bassa tensione ai dimmer per<br />
mezzo di cavi.<br />
Il dimmer è una sorta di<br />
miscelatore di energia.<br />
L'uso <strong>della</strong> consolle in teatro e in<br />
televisione è dettato dal fatto<br />
che è impossibile mutare posto<br />
alle luci durante lo svolgimento<br />
dello spettacolo e necessita<br />
quindi preparare in precedenza<br />
tutte quelle combinazioni di luci<br />
che possono rendere l'atmosfera<br />
<strong>della</strong> scena da qualsiasi punto di<br />
vista.<br />
Abbiamo trasferito al cinema<br />
Questa possibilità di cambiare<br />
'uce non soltanto per ciascuna<br />
scena, ma soprattutto all'interno<br />
® ogni inquadratura. In tal<br />
modo si riesce a mantenere una<br />
Ruminazione sempre controllata<br />
e non affidata al caso, potendola<br />
ntoccare durante l'azione, senza<br />
che l'occhio dello spettatore<br />
Possa notare alcuna variazione,<br />
La consolle<br />
delle immagini<br />
salvo non espressamente voluta.<br />
Mezzo indispensabile a queste<br />
"correzioni" è il video controlb,<br />
che tramite un monitor riceve<br />
l'immagine da una telecamera<br />
collegata alla macchina da presa.<br />
Si può così controllare<br />
costantemente l'inquadratura e<br />
operare secondo le disposizioni<br />
ricevute.<br />
La prima volta che mi trovai<br />
davanti un'unità dimmer fu in<br />
un teatro di posa.<br />
L'apparecchiatura non era<br />
consona alle nostre necessità<br />
perché consisteva in un grosso<br />
"armadio", cui facevano capo<br />
numerosi cavi di potenza<br />
"arrampicati" lungo il muro fino<br />
alla parte più alta del<br />
palcoscenico, dove venivano<br />
collegati i proiettori. Il primo<br />
problema da affrontare fu<br />
l'assemblaggio e la progettazione<br />
di "piccoli armadi", con<br />
struttura tale da proteggere<br />
questi congegni da tutte le<br />
sollecitazioni che potevano<br />
danneggiarli. Nello stesso tempo<br />
si cercò di costruirli facilmente<br />
trasportabili per la messa in<br />
opera non soltanto nei teatri, ma<br />
anche in esterno, dove<br />
praticamente non erano mai<br />
stati usati. Naturalmente con<br />
questo nuovo impianto cambiò<br />
anche il nostro metodo di<br />
lavoro, non soltanto per la<br />
sostituzione dei generatori da<br />
corrente continua in corrente<br />
alternata, per il diverso tipo di<br />
connessioni ai proiettori e di<br />
cavi, e per l'avvenuta<br />
progettazione di nuovi tipi di<br />
cassette-giunto, ma anche<br />
FABIO CAFOLLA<br />
professionalmente adottammo<br />
nuovi criteri di lavoro basati<br />
sulla preparazione teorica del set,<br />
prima, e quindi nel disegnare una<br />
mappa <strong>della</strong> scena e coordinare<br />
l'installazione di tutti i proiettori<br />
nelle posizioni prestabilite<br />
dall'autore <strong>della</strong> fotografia. In<br />
seguito assegnare a una o più<br />
fonti di luce un numero e via via<br />
ottenere una sequenza di numeri<br />
per tutti i proiettori che<br />
illuminano la scena.<br />
Con tale piattaforma l'autore<br />
<strong>della</strong> fotografia può "impostare"<br />
e "misurare" la luce<br />
semplicemente comunicando via<br />
radio con l'operatore alla<br />
consolle. Tutti gli schemi<br />
riguardanti i luoghi dove un film<br />
viene girato, con annesse le<br />
posizioni, i valori di intensità, e<br />
tutti i tipi di illuminatori usati in<br />
ogni singola scena, vengono<br />
riuniti in un archivio, sia per<br />
esigenze produttive (per esempio<br />
in caso di rifacimenti), che per<br />
conservare una documentazione<br />
di archivio per future<br />
consultazioni.<br />
Con una tale apparecchiatura la<br />
sicurezza a livello operativo è<br />
molto alta. Ogni proiettore, ogni<br />
singolo canale, è protetto con<br />
fusibili rapidi o interruttori<br />
automatici per eventuali<br />
cortocircuiti e con sistemi di<br />
protezione da surriscaldamento.<br />
Anche il risparmio di energia e di<br />
materiale è notevole. Una volta<br />
stabilite tutte le intensità del<br />
"piazzato" infatti, la luce<br />
dell'intero set può essere<br />
abbassata con un semplice<br />
cursore, sottoponendo il<br />
filamento delle lampade a<br />
bassissime tensioni e quindi a<br />
una minima usura e, di<br />
conseguenza, si ottiene un<br />
risparmio di gelatine, di<br />
combustibile per il generatore,<br />
ecc. La luce infatti è portata ai<br />
valori prestabiliti soltanto alla<br />
magica parola "motore".<br />
Ogni film che iniziamo, sia per<br />
esigenze artistiche che tecniche,<br />
ci induce a ricercare nuove<br />
soluzioni e modifiche che<br />
rendano più celere il lavorae,<br />
nello stesso tempo, ne migliorino<br />
la qualità. In "Pietro il Grande"<br />
(diretto da L. Schiller e M.<br />
Chomsky) a causa dei 30° sotto<br />
zero che trovammo in Russia e<br />
dei molti spostamenti, fummo<br />
costretti a studiare il modo di<br />
rendere più mobile, sicuro e<br />
pratico il sistema. Si cominciò<br />
col collocare tutti i dimmer in<br />
un piccolo furgone che<br />
"assemblammo" durante il<br />
periodo di riprese in Austria. Il<br />
clima russo ci preoccupava<br />
molto, almeno per quanto<br />
riguardava i dimmer e la consolle<br />
elettronica (esperienza unica per<br />
questo tipo di apparecchi!) ma<br />
alla fine risultò molto più<br />
complicato avvolgere un cavo<br />
(reso simile a una sbarra di ferro<br />
dal gelo) che far funzionare<br />
l'impianto, anche se a<br />
temperature molto basse.<br />
Da ciò nacque il progetto di<br />
sperimentare un vero e proprio<br />
"pulmino dimmer",<br />
appositamente costruito per<br />
operare in qualsiasi condizione,<br />
quasi una "regia mobile delle<br />
luci".<br />
In sintesi, questa regia mobile era<br />
costituita da un abitacolo in due<br />
comparti, uno per l'ubicazione<br />
delle unità dimmer e i pannelli di<br />
diramazione per i connettori dei<br />
singoli canali, e l'altra<br />
contenente la consolle e gli<br />
strumenti di misura e di taratura<br />
per ogni singolo canale, dato che<br />
non usavamo solo lampade a 220<br />
Volt, ma anche survoltate PAR<br />
38 che richiedevano come<br />
tensione massima 180 Volt.<br />
Il progetto fu collaudato nel film<br />
"Ishtar" (diretto da E. May), per<br />
le riprese in Marocco.<br />
Nonostante il caldo soffocante<br />
del deserto e la sabbia che<br />
penetrava dovunque, la "cara e<br />
non vecchia consolle" con il suo<br />
corredo di "marchingegni", oltre<br />
alla prova del freddo, superò<br />
anche quella del caldo.<br />
Per il film "L'ultimo imperatore"