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AIC, 1988 - AIC Associazione Italiana Autori della Fotografia ...

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<strong>AIC</strong><br />

evoluzione figurativa del lungo<br />

viaggio, nel mondo dell'immagine<br />

cinematografica, che con<br />

Bertolucci avevamo fatto sin'ora,<br />

in vent'anni.<br />

La conclusione di tutta una serie<br />

di scelte, mi portarono a dividere<br />

l'intera struttura visiva del film,<br />

in tre parti specifiche<br />

rappresentate: dal suo passato<br />

essere stato Imperatore, nelle<br />

varie corti del regno. Dal suo<br />

presente essere prigioniero in un<br />

campo di rieducazione<br />

psicologica. Dal suo futuro saper<br />

vivere come uomo libero, nella<br />

nuova Repubblica cinese.<br />

Ovviamente selezionai luci,<br />

obiettivi, pellicole, filtri, sviluppo<br />

e particolari sistemi di stampa<br />

che più specificamente fornivano<br />

quegli elementi cromatico-tonali<br />

che meglio rendevano su uno<br />

schermo quel concetto<br />

fotografico, ideato, per scrivere<br />

con la luce la storia stessa del<br />

film.<br />

Il tutto, si era pensato di<br />

fotografarlo con lenti<br />

anamorfiche, per poter<br />

rappresentare "L'ultimo<br />

Imperatore" in una veste più<br />

epica possibile. Per poter meglio<br />

visualizzare l'intimo dramma di<br />

un singolo uomo, responsabile<br />

nello stesso tempo di tanto vasto<br />

impero. Per meglio tentare di<br />

esprimere una grande storia su<br />

un grande schermo di un cinema<br />

visto contemporaneamente da<br />

un grande numero di spettatori,<br />

in una rappresentazione filmica<br />

probabilmente in 70 mm,<br />

sicuramente con suono<br />

stereofonico.<br />

Con i collaboratori di sempre:<br />

operatore alla macchina Enrico<br />

Umetelli, l'assistente Giuseppe<br />

Alberti, il capo elettricista<br />

Filippo Cafolla, il capo<br />

macchinista Alfredo Marchetti,<br />

iniziammo a definire l'occorrente<br />

tecnico di cui pensavamo quel<br />

tipo di fotografia avesse bisogno.<br />

Alcune settimane prima<br />

dell inizio delle riprese del film,<br />

raggiunsi Bertolucci a Pechino.<br />

mattino dei primi giorni di<br />

agosto, provocatoriamente prima<br />

dell inizio delle riprese stabilito<br />

da tempo, per rompere il<br />

ghiaccio, invece di provare,<br />

girammo la prima scena de<br />

"'timo Imperatore". E da<br />

quel momento, scena dopo<br />

scena> inquadratura dopo<br />

inquadratura, fotogramma dopo<br />

fotogramma, tanti giorni<br />

Passarono in grande<br />

concentrazione, in una<br />

particolare volontà creativa, che<br />

man mano andavano a<br />

sensibilizzare l'emulsione<br />

cinematografica con un certo<br />

sicuro senso che il tutto era un<br />

qualcosa che doveva accadere,<br />

ormai stabilito da tempo.<br />

Tutta la preparazione scritta sul<br />

copione, mi guidava su dei binari<br />

ben tracciati, una struttura base<br />

da cui potevo tentare di<br />

innalzarmi, ma che comunque<br />

avrebbe costituito un solido<br />

punto d'appoggio per "narrare"<br />

fotograficamente il film.<br />

Nulla mi impediva ovviamente<br />

qualsiasi libertà di volo creativo<br />

là dove si fossero create le<br />

occasioni, là dove un ambiente,<br />

un'inquadratura, una luce,<br />

necessitano di una soluzione<br />

diversa da quanto pensato mesi<br />

prima. Spesso, la decisione, quasi<br />

istantanea, da dover prendere su<br />

un fatto figurativo nuovo, sul<br />

come affrontarlo, sul come<br />

gestirlo, sul come inserirlo in una<br />

struttura già precostituita, era il<br />

mio grande quesito giornaliero.<br />

E sempre, la guida di una ben<br />

precisa ideobgia, mi guidava<br />

nelle giuste scelte, che anche se<br />

al momento potevano apparire le<br />

meno popolari, le meno<br />

evidentemente attraenti, in<br />

seguito si sarebbero riscontrate le<br />

più valide per "scrivere" quello<br />

specifico concetto figurativo.<br />

Ogni sera, prima di<br />

addormentarmi, modificavo<br />

quelle pagine di copione filmate<br />

nella giornata, con tutte le<br />

varianti che avevo apportato a<br />

ciò che era già scritto; la lettura<br />

<strong>della</strong> scena del giorno dopo e<br />

<strong>della</strong> sua ideale realizzazione era<br />

l'ultimo compito <strong>della</strong> serata;<br />

l'inconscio, durante la notte,<br />

avrebbe fatto il resto.<br />

Ogni mattino, mentre ascoltavo<br />

Bernardo che mi faceva complice<br />

dei vari sogni, intuizioni, consigli,<br />

che la notte gli aveva regalato,<br />

avevo la sensazione guardandolo,<br />

di una energia sempre in<br />

movimento, mai pago di ciò che<br />

era già stabilito, sempre pronto a<br />

cercare nella sua fertile fantasia,<br />

immagini sempre nuove, concetti<br />

sempre inquietanti.<br />

Erano passati sette anni dalla<br />

nostra ultima immagine, eppure<br />

sin dal suo prima "Action",<br />

tutto sembrava ricollegarsi ad<br />

uno stesso discorso, che<br />

intrapreso da tempo, era stato<br />

temporaneamente interrotto, ma<br />

non dimenticato, non tradito.<br />

Fu incredibile la velocità in cui si<br />

adattò a certe nuove tecnologie<br />

che avevo, con la mia troupe,<br />

appreso oltre oceano; sorridente,<br />

ci guardava spesso muniti di<br />

piccoli sensori, muovendoci<br />

intorno alla macchina da ripresa,<br />

con leggerezza e competenza<br />

professionale, forti di varie<br />

esperienze internazionali. In<br />

realtà se in questa cornice<br />

eravamo riconosciuti come<br />

"quelli dell'Imperatore", anche<br />

se un po' invecchiati, eravamo<br />

sempre gli stessi, sempre quelli de<br />

"La Luna", "Novecento",<br />

"Ultimo tango a Parigi", "Il<br />

Conformista", "Strategia del<br />

ragno".<br />

E fu cosi, per sette mesi, mentre<br />

il Sole e la Luna si alternavano<br />

sulle nostre teste: immaginando,<br />

registrando, osservando, la<br />

nostra fantasia sullo schermo<br />

portatile che ci conducevamo<br />

dietro, riuscimmo ad avere<br />

l'energia necessaria per il nostro<br />

continuo, sereno andare.<br />

"L'ultimo Imperatore" prendeva<br />

così, immagine dopo immagine,<br />

arto dopo arto, sempre più corpo<br />

fisico, sempre più si<br />

concretizzava in un film.<br />

3) LA DIVULGAZIONE:<br />

fu, questo l'ho addirittura<br />

annotato, nel Giugno dell'87<br />

quando ricevetti la notizia dalla<br />

montatrice Gabriella Cristiani,<br />

che il famoso "corpo" del film<br />

era tutto cucito, montato; la<br />

copia positiva di lavorazione<br />

attendeva che gli venisse rifinita<br />

la sua imbastitura cromatica e<br />

tonale.<br />

Così mentre Bertolucci<br />

miscelava voci, suoni, note<br />

musicali, in un'unica colonna<br />

sonora, io ed il supervisore Carlo<br />

La Bella, miscelavamo tra loro<br />

quei colori primari che ad una<br />

certa luminosità, ad una certa<br />

oscurità, sarebbero andati a<br />

formare l'immagine definitiva del<br />

film. Per tre settimane,<br />

andammo a correggere<br />

direttamente la copia di<br />

lavorazione originale, N<br />

inquadratura dopo inquadratura,<br />

affinché ogni segmento del film<br />

avesse la giusta armonia con il<br />

precedente ed il seguente ed in<br />

tutto il suo insieme, risultasse<br />

più chiara possibile<br />

quell'ideologia fotografica<br />

inizialmente ideata.<br />

La copia campione, completa<br />

unione tra immagine e suono, che<br />

trovammo di fronte ai nostri<br />

sensi, verso la fine di Settembre,<br />

era davvero superba. Bisognava<br />

ora fare in modo che tutti gli<br />

spettatori del mondo riuscissero<br />

ad avere quelle stesse sensazioni<br />

che noi stavamo vivendo in quel<br />

momento, duplicando su ogni<br />

copia, delle migliaia richieste<br />

dalla distribuzione, non solo le<br />

tonalità cromatico-chiaroscurali,<br />

ma i vari processi di laboratorio<br />

che avevamo utilizzato per<br />

ottenerle.<br />

Utilizzando un articolo del mio<br />

contratto, firmato dal<br />

produttore Jeremy Thomas, in<br />

cui si stabiliva che tutte le copie<br />

positive del film dovevano essere<br />

trattate con i sistemi particolari<br />

da me stabiliti, e essendo la<br />

società Technicolor l'unica a<br />

poter eseguire dette lavorazioni<br />

al livello tecnico di cui il film<br />

aveva aveva bisogno, cercai di<br />

convincere i vari distributori nel<br />

mondo, che tutte le copie<br />

positive 35 mm. dovevano essere<br />

stampate nella sede di Roma, che<br />

tutte le copie 70 mm. dovevano<br />

essere stampate nella sede di<br />

Londra e che la sede di Los<br />

Angeles poteva garantire nei due<br />

formati la completezza del<br />

numero di copie richieste, nei<br />

tempi stabiliti.<br />

Inizia così la battaglia in difesa<br />

dell'immagine dell'Imperatore;<br />

varie furono le telefonate e i<br />

telegrammi con i Produttore, i<br />

Distributori, i Laboratori di<br />

sviluppo e stampa internazionali,<br />

per affermare il principio<br />

ideologico fotografico del film, il<br />

principio di diritto<br />

dell'espressione degli autori del<br />

film, il principio di diritto<br />

dell'uguaglianza di osservazione<br />

degli spettatori del film,<br />

ovunque, quantunque,<br />

comunque.<br />

Ci recammo così, con il<br />

supervisore al colore ed il<br />

supervisore<br />

chimico-sensitometrico<br />

Giovanni Landolina, presso la<br />

sede <strong>della</strong> Technicolor di<br />

Londra, per collaborare con i<br />

tecnici inglesi alla messa a punto<br />

dei particolari processi di<br />

laboratorio occorrenti per la<br />

nuova veste in 70 mm. del film.<br />

Una visione, che tentavo di<br />

ritrovare in ogni proiezione,<br />

continuando con i tecnici <strong>della</strong><br />

Dolby System e <strong>della</strong><br />

Technicolor, a controllare ogni<br />

sala in cui, alla sua uscita<br />

nazionale, l'Imperatore faceva la<br />

sua apparizione. Purtroppo, a<br />

parte rari casi, la constatazione<br />

dello stato di ascolto e di visione<br />

cui è "costretto" lo spettatore<br />

italiano, non è delle più

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