COPIA OMAGGIO COMPLIMENTARY COPY EDIZIONI PRC - Capri

4 

J. HUBER - SIME/SIE 

SOMMARIO 

CAPRI 

Periodico di 

turismo, cultura, attualità 

Anno XII - N. 23 - 2005 

Registrazione al 

Tribunale di Roma n. 83/94 

dell’11.3.94 

Editore, Direzione e Redazione 

P.R.C. 

Via Germanico, 197 - 00192 Roma 

Tel. 06.3215923 - 06.3243010 

Fax 06.3242857 

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prc@prcsrl.com 

Direttore Responsabile 

Antonio Di Raimondo 

Traduzioni 

Scriptum - Roma 

Progetto Grafico 

Franco Originario 

Coordinamento Editoriale 

Rossella Funghi 

r.funghi@prcsrl.com 

Ricerca iconografica 

PRC-SIE 

REVIEW 

Copertina 

J. Huber - SIME/SIE 

Concessionaria esclusiva 

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Fotolito Gamba - Roma 

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Futura Grafica - Roma 

È vietata la riproduzione anche parziale dei 

testi senza il permesso dell’Editore. 

Chiuso in tipografia il 15.06.05 

WELCOME 

di Ciro Lembo 6 

di Mario Staiano 8 

FOTOGRAFIA 

Scatti d’autore di Daniele Autieri 12 

VERDE 

Piccoli Eden di Tullia G. Rizzotti 18 

JEWELS 

Gioielli dal mare di Rossella Funghi 26 

Capolavori preziosi di Alice Martini 28 

PROFILI 

Che famiglia! di Bruno Manfellotto 30 

FASHION 

Cento anni di tradizione di Anna Maria Boniello 42 

Dettagli… di Camilla Contini 46 

Emozioni di uno stile di Anna Maria Boniello 48 

CULTURA 

Leggere Capri di Ciro Sandomenico 50 

WELLNESS 

Lo shiatsu dove vuoi di Rossella Funghi 56 

OSPITALITÀ 

L’arte di ricevere di Mariella Gardella 58 

INTERIOR 

Mix di stili di Alice Martini 64 

GOURMET 

Il principe della cucina di Luciano Pignataro 66 

Giallo caprese di Giorgio Nicastro 72 

PERSONAGGI 

Passioni di poeta di Giuseppe Mazzella 74 

LA PIAZZETTA 82 

Shopping 86 

TUTTO CAPRI 

News 94 

Libri 98 

Hotel 100 

Ristoranti 104 

Tempo Libero 106 

Numeri Utili 112

4 


SOMMARIO 

CAPRI 

Periodico di 


Anno XII - N. 23 - 2005 



dell’11.3.94 


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WELCOME 



FOTOGRAFIA 


VERDE 


JEWELS 



PROFILI 


FASHION 




CULTURA 


WELLNESS 


OSPITALITÀ 


INTERIOR 


GOURMET 



PERSONAGGI 



Shopping 86 

TUTTO CAPRI 

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Libri 98 

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Numeri Utili 112

4 


SOMMARIO 

CAPRI 

Periodico di 


Anno XII - N. 23 - 2005 



dell’11.3.94 


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WELCOME 



FOTOGRAFIA 


VERDE 


JEWELS 



PROFILI 


FASHION 




CULTURA 


WELLNESS 


OSPITALITÀ 


INTERIOR 


GOURMET 



PERSONAGGI 



Shopping 86 

TUTTO CAPRI 

News 94 

Libri 98 

Hotel 100 



Numeri Utili 112

12 

FOTOGRAFIA 

Scatti d’autore 

La bellezza dell’isola nelle immagini 

dei fotografi più famosi 

di DANIELE AUTIERI 

Quanti volti ha Capri?, quanti 

segreti nascosti sotto il suo 

mare? quante immagini rubate 

al tempo e conservate 

nella memoria? Negli ultimi 150 anni i migliori 

fotografi del mondo si sono sfidati 

nella più difficile delle competizioni: catturare 

con le immagini il cuore dell’isola. E 

lei, come una modella sfuggente e distratta, 

si è concessa senza un filo di frivolo entusiasmo, 

rimanendo immobile, uguale a se 

stessa, bellissima. Helmut Newton e Morgan 

Heiskell, Mimmo Jodice e Mario Testino 

l’hanno osservata dai loro obbiettivi, 

cercando le immagini del tempo impresse 

sulle rupi dei Faraglioni, tra i vicoli stretti, 

sulle colline selvagge e tra le ville dell’Antica 

Roma. 

È lei la più fotogenica e la più fotografata, 

dal 1857, quando una serie di scatti di Robert 

Mc Pherson, chirurgo, pittore e antiquario 

scozzese hanno portato la sua bellezza 

in giro per il mondo. Sempre dello stesso 

anno è l’immagine stereoscopica scattata 

da Robert Rive, rimasta celebre nei secoli e 

oggi custodita nell’Archivio Schettino. Da 

- CONTRASTO 

A 

M 

M 

A 

G 

allora la natura, le grotte, i precipizi, 

il blu del mare, il bianco delle case e il 

verde della vegetazione sono diventati 

i soggetti di fotografi e pittori provenienti 

da tutto il mondo. Carlo 

Noya, Luigi Guida, Giorgio Sommer 

sono i nomi di altri artisti colpiti dal 

fascino dell’isola. 

Tra il 1870 e il 1905 è, invece, il 

▼ 

Eva Herzigova con Helmut 

Newton, il maestro della 

fotografia scomparso lo 

scorso anno. A destra, le 

forme plastiche di una modella 

si stagliano sul panorama dei 

Faraglioni nell’obbiettivo di 

Newton. 

Eva Herzigova and Helmut 

Newton, the great 

photographer who passed 

away last year. Right, a lithe 

model silhouetted against 

the Faraglioni, captured 

by Newton. 

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H

FOTOGRAFIA 

CONTRASTO 

14 

Il fotografo napoletano Mimmo Jodice. Interprete 

della cultura del Mediterraneo, Jodice ha più volte 

ritratto l’isola. Nella foto a destra, una luce 

particolare avvolge le barche nel porto di Marina 

Grande fotografate da Jodice. 

Nella pagina accanto, Fulvio Roiter, un altro 

grande della fotografia che ha immortalato Capri. 

Sotto, “Architettura caprese” 

in un’immagine di Roiter. 

Neapolitan photographer Mimmo Jodice. Long a 

champion of Mediterranean culture, Jodice has 

portrayed the island on a number 

of occasions. Right, magical light on the boats 

at Marina Grande Harbour in a photograph 

by Jodice. 

Opposite, another great photographer, Fulvio 

Roiter, has immortalized Capri in his pictures. 

Below, Capri architecture by Roiter. 

periodo della fotografia documentaristica, 

quella degli Alinari e della ditta Brogi, di 

Gustavo Chauffourier, di Wilhelm von 

Gloden e di Wilhelm Pluschow. L’inizio 

del secolo è poi segnato dagli scatti di Arturo 

Cerio, Augusto Lovatti, Alfred Green, 

Morgan Heiskell che, nel 1922, realizza un 

servizio per il National Geografic Magazine 

con le immagini dei Faraglioni e delle scogliere 

a picco sul mare. 

Il tempo sorride all’isola rendendola ancora 

più bella e il successo turistico che cresce 

negli anni alimenta l’interesse e il desiderio 

di raccontare, seppur con un’immagine, il 

segreto dell’eden, il riflesso dell’eterno. Nel 

1981 il progetto intitolato “Capri un pre- 

testo” e voluto da Pasquale Trisorio, un 

gallerista di Napoli, riunisce a Capri alcuni 

dei migliori fotografi internazionali che, 

con la propria visione e la propria poetica, 

avrebbero dovuto interpretare lo spirito 

dell’isola. L’iniziativa ha un grande successo 

e porta sulle coste dell’isola Mimmo Jodice, 

Luigi Ghirri, Franco Fontana, Ralph 

Gibson, Wilhelm Schurmann e Paul de 

Hollander. Il risultato è una mostra memorabile 

e una raccolta di fotografie che sarebbero 

divenute icone del bello e simbolo perenne 

del fascino dell’isola. 

Più recentemente, anche il celebre Calendario 

Pirelli sarebbe stato scolpito insieme 

alle bellezze femminili dalla bellezza 

di Capri. Nell’edizione del 2001, l’isola 

venne scelta come luogo ideale per ritrarre 

le più belle donne del mondo. In quell’occasione 

la natura si ritrovò unita all’uomo 

attraverso l’obiettivo del fotografo 

peruviano, Mario Testino. Dopo le 

Bahamas, Londra e New York, il calendario 

più ricercato al mondo, regalato solo a 

very important person come Filippo d’Edimburgo 

e Alberto di Monaco, avrebbe 

immortalato l’isola. 

La modella Aurelie Claudel che passeggia 

nel giardino di Villa La Roccia o Ana 

Claudia Michael che si prepara ad immergersi 

nel blu del mare, sono solo alcuni 

dei ritratti dove la bellezza dell’isola

M. JODICE - CORBIS/CONTRASTO 

HOT SHOTS 

The beauty of the island, 

captured by famous 

photographers 

by DANIELE AUTIERI 

How many faces does Capri have? How 

many secrets lie hidden in its seas? 

How many pictures have been plucked 

from the clutches of time to be preserved in 

our collective memory? Over the last 150 

years many of the world’s greatest 

photographers have tried their hand at the 

most difficult of challenges: capturing the spirit 

of the island in a still image, while all the 

while, just like a shy, absent-minded model, 

Capri just sits back, 

unenthusiastic, 

unmoving, simply being 

its beautiful self. Helmut 

Newton, Morgan 

Heiskell, Mimmo Jodice 

and Mario Testino are 

just some of the 

photographers who have 

scoured the island 

through their lenses, 

seeking out shots that 

capture the passage of 

time on the Faraglioni 

cliffs, down its narrow 

alleyways, on its wild 

hillsides and in its 

ancient Roman villas. 

G. ARICI - GRAZIA NERI 

Photogenic and oft-photographed Capri was 

first immortalized in 1857 in a series of 

snapshots taken by Robert McPherson, a 

Scottish surgeon, painter and antique 

collector whose photographs spread Capri’s 

beauty around the globe. That same year 

Robert Rive took a stereoscopic photograph 

that has been famous ever since, and is now 

conserved at the Schettino Archive. Since that 

time the island’s landscape, caves, sheer 

drops, deep blue sea, bright white houses and 

lush green vegetation have been captured by 

photographers and painters from all over the 

world: Carlo Noya, Luigi Guida and Giorgio 

Sommer are just some of the artists who have 

fallen under the island’s spell. 

Between 1870 and 1905, when documentary 

photography was all the rage the Alinaris, the 

Brogi company, Gustavo Chauffourier, 

Wilhelm von Gloden and Wilhelm 

Pluschow were all drawn to the 

island. The turn of the last century 

brought photos from Arturo Cerio, 

Augusto Lovatti, Alfred Green 

and Morgan Heiskell, who in 

1922 shot a feature for the 

National Geographic Magazine 

that included photos of the 

Faraglioni and of sheer cliffs 

rising from the sea. 

Time has smiled on the island, 

augmenting its charms. The 

tourist boom has only fed the 

interest and desire to capture the 

secret of this paradise, this echo 

of eternity, in a single image. In 

1981, Naples-based gallery 

owner Pasquale Trisorio’s ‘Capri 

Un Pretesto’ project brought 

some of the world’s top 

photographers to Capri to 

capture the spirit of the island 

through their own individual gaze 

and poetics. The event was an 

enormous success, attracting 

Mimmo Jodice, Luigi Ghirri, 

Franco Fontana, Ralph Gibson, 

Wilhelm Schurmann and Paul de 

Hollander to the island’s shores. 

The result was a memorable 

exhibition and a collection of 

photographs that was destined 

became an icon of beauty, if not 

an everlasting testament to the 

island’s appeal. 

More recently the famous Pirelli 

calendar combined the beauty of 

Capri with the beauty of the 

female form, when in 2001 the 

island was selected as a 

backdrop for the world’s most 

beautiful women. Nature and 

woman came together through 

the lens of Peruvian 

photographer Mario Testino. 

F. ROITER 

15

M. JODICE - CORBIS/CONTRASTO 

HOT SHOTS 

The beauty of the island, 

captured by famous 

photographers 

by DANIELE AUTIERI 

How many faces does Capri have? How 

many secrets lie hidden in its seas? 

How many pictures have been plucked 

from the clutches of time to be preserved in 

our collective memory? Over the last 150 

years many of the world’s greatest 

photographers have tried their hand at the 

most difficult of challenges: capturing the spirit 

of the island in a still image, while all the 

while, just like a shy, absent-minded model, 

Capri just sits back, 

unenthusiastic, 

unmoving, simply being 

its beautiful self. Helmut 

Newton, Morgan 

Heiskell, Mimmo Jodice 

and Mario Testino are 

just some of the 

photographers who have 

scoured the island 

through their lenses, 

seeking out shots that 

capture the passage of 

time on the Faraglioni 

cliffs, down its narrow 

alleyways, on its wild 

hillsides and in its 

ancient Roman villas. 

G. ARICI - GRAZIA NERI 

Photogenic and oft-photographed Capri was 

first immortalized in 1857 in a series of 

snapshots taken by Robert McPherson, a 

Scottish surgeon, painter and antique 

collector whose photographs spread Capri’s 

beauty around the globe. That same year 

Robert Rive took a stereoscopic photograph 

that has been famous ever since, and is now 

conserved at the Schettino Archive. Since that 

time the island’s landscape, caves, sheer 

drops, deep blue sea, bright white houses and 

lush green vegetation have been captured by 

photographers and painters from all over the 

world: Carlo Noya, Luigi Guida and Giorgio 

Sommer are just some of the artists who have 

fallen under the island’s spell. 

Between 1870 and 1905, when documentary 

photography was all the rage the Alinaris, the 

Brogi company, Gustavo Chauffourier, 

Wilhelm von Gloden and Wilhelm 

Pluschow were all drawn to the 

island. The turn of the last century 

brought photos from Arturo Cerio, 

Augusto Lovatti, Alfred Green 

and Morgan Heiskell, who in 

1922 shot a feature for the 

National Geographic Magazine 

that included photos of the 

Faraglioni and of sheer cliffs 

rising from the sea. 

Time has smiled on the island, 

augmenting its charms. The 

tourist boom has only fed the 

interest and desire to capture the 

secret of this paradise, this echo 

of eternity, in a single image. In 

1981, Naples-based gallery 

owner Pasquale Trisorio’s ‘Capri 

Un Pretesto’ project brought 

some of the world’s top 

photographers to Capri to 

capture the spirit of the island 

through their own individual gaze 

and poetics. The event was an 

enormous success, attracting 

Mimmo Jodice, Luigi Ghirri, 

Franco Fontana, Ralph Gibson, 

Wilhelm Schurmann and Paul de 

Hollander to the island’s shores. 

The result was a memorable 

exhibition and a collection of 

photographs that was destined 

became an icon of beauty, if not 

an everlasting testament to the 

island’s appeal. 

More recently the famous Pirelli 

calendar combined the beauty of 

Capri with the beauty of the 

female form, when in 2001 the 

island was selected as a 

backdrop for the world’s most 

beautiful women. Nature and 

woman came together through 

the lens of Peruvian 

photographer Mario Testino. 

F. ROITER 

15

18 

VERDE 

Piccoli Eden 

Grandi alberi, piante aromatiche, colonne bianche 

e sedili di marmo. Negli antichi giardini capresi 

la natura trova la sua casa ideale di TULLIA G. RIZZOTTI

ACapri è facile lasciarsi incantare 

dagli odierni miraggi esotici offerti 

da giardini solari, aperti allo 

sguardo e debordanti di varietà 

tropicali, di carnose piante grasse, di av- 

volgenti rampicanti dagli squillanti 

colori. 

I giardini più tipici, più fedeli all’anima 

dell’isola, sono però quelli 

segreti, racchiusi tra alte mura 

di vecchie proprietà, che a malincuore 

svelano dalle inferriate di 

un cancello scorci verdi strappati 

alla penombra di grandi alberi, filari 

di colonne bianche ed evanescenti 

come un sogno. L’essenza 

più autentica è sobria, dipinta di 

varie tonalità di verde piuttosto 

che di colori, ereditata prima dal 

riposante mistero della foresta 

spontanea, poi dalla classica eleganza del viridarium 

delle ville nobiliari Romane. Il 

giardino ricrea ed ingentilisce la selva, impreziosendola 

di essenze più eleganti e pregiate, 

spesso dalla foglia profumata. 

T. RIZZOTTI 

Il giardino di Villa San Michele con il 

caratteristico colonnato. Sopra, un 

“Tulipa praecox”, fiammeggiante tulipano 

selvatico presente a Capri fino all’inizio 

del Novecento e oggi scomparso. A 

destra, fioritura di “Anemone hortensis”. 

The garden at Villa San Michele, with its 

characteristic colonnade. Above, a Tulipa 

praecox, a blazing wild tulip indigenous to 

Capri until the early 20th century, when it 

died out. Right, Anemone hortensis in 

bloom. 

Il manto verde dell’isola 

Creare fresche oasi di rifugio dall’assedio 

della calura, riposare l’occhio accecato dal 

sole tramite tinte tenui è il vero intento alla 

base della progettazione dei grandi parchi 

di fine Ottocento-inizio del Novecento. 

Foto d’epoca mostrano l’isola spoglia e 

rupestre, intagliata da terrazzamenti per i 

coltivi sino al piede delle pareti rocciose. 

Per tutto l’Ottocento si era disboscato ferocemente, 

cancellando il manto vegetale, 

ancora fittissimo alla fine del Settecento, 

per tradurlo in legname da carpenteria 

19

VERDE 

20 

navale, torce resinose, legna da ardere. Lo 

scrittore Norman Douglas promuove il 

rimboschimento, indicando le specie più 

adatte, subito dopo la pubblicazione nel 

1904 di una monografia sul tema, The 

Forestal Conditions of Capri. Lo affianca una 

schiera di intellettuali innamorati dell’isola 

al punto di risiedervi, e sparge a piene mani 

nelle ampie e brulle proprietà acquistate, e 

dovunque fosse possibile, ombrosi pini d’Aleppo, 

snelli cipressi, essenze sempreverdi 

della macchia mediterranea. In gran parte a 

loro è dovuto il piacevole aspetto di selva 

gentile, con le abitazioni seminascoste ed 

affogate nel verde, che vediamo oggi. 

La dinastia dei Cerio ricopre di verde la 

collina di Tragara, fino al Belvedere, e vi 

costruisce le sue ville: Villa Genny, Villa 

Sinfonia d’argento nelle foglie di “Artemisia arborescens” a fiori gialli e “Centaurea cineraria” a fiori rosa, 

affacciate dal ciglio dei Giardini di Augusto. A destra, Mimì Ruggiero ed esemplari di “Crocus imperiali”, 

una delle specie endemiche più belle dell’isola. 

A symphony in silver – the leaves of Artemisia arborescens, with its yellow flowers, and Centaurea cineraria, 

with its pink flowers – in the Augustus Gardens. Right, Mimì Ruggiero with some Crocus imperiali, 

one of the island's most beautiful endemic plant species. 

Ada, Villa Elena, Lo Studio, La Gentilina, 

dove soggiornerà Neruda. Axel Munthe 

conquista e rinverdisce il Monte Barbarossa, 

ai cui piedi già aveva inserito in un’oasi 

ombrosa la sua Villa San Michele. Lady 

Blanche Algernon Lennox trasforma il 

Monte San Michele in un raffinato parco. 

Molto più tardi, a partire dal 1945, il banchiere 

Mario Astarita ridona un diadema 

arboreo al ciglio da vertigine del Monte Tiberio, 

spogliato dagli scavi archeologici di 

Amedeo Maiuri per riportare alla luce Villa 

Jovis, dimora dell’imperatore romano 

Tiberio. Una parte del parco privato è ora 

aperta al pubblico (Parco Astarita), per lascito 

testamentario del banchiere alla Soprintendenza 

Archeologica Italiana. 

Mimì, il giardiniere di Capri 

Un altro scrittore, lo scozzese Compton 

Mackenzie, impianterà personalmente alberi, 

ma si farà anche progettare giardini 

per le varie dimore capresi tra cui si spostò, 

inquieto, avvalendosi della competenza del 

floricoltore caprese Mimì Ruggiero, attrezzato 

di vivaio e di negozio di rivendita.

T. RIZZOTTI 

LITTLE PARADISES 

by TULLIA G. RIZZOTTI 

Tall trees, aromatic plants, white 

columns and marble seats: 

nature finds its home in Capri’s 

ancient garden 

On Capri it is easy to be enchanted by 

the shimmering visions of sun-soaked 

gardens, open to view and overflowing 

with tropical plants, fleshy succulents, and 

tumbling brightly coloured climbers. 

The most typical gardens, the ones that most 

faithfully reflect the island’s spirit, are the 

secret gardens enclosed by the high walls of 

old properties, which reluctantly offer glimpses 

through the wrought-iron gates of splashes of 

green among the dappled shadows of the tall 

trees, lines of columns standing white and 

evanescent as a dream. The atmosphere is 

sober, created by various tones of green 

rather than different colours, inherited in part 

from the soothing mystery of the forest, and in 

part by the classic elegance of the viridarium 

of the villas of the Roman nobility. The 

garden re-creates and tames the forest, 

enriching it with rarer more elegant species, 

often with perfumed leaves. 

The island’s green mantle 

The true intention in designing these large 

gardens between the late nineteenth and 

early twentieth century was to create cool 

oases wherein to take refuge from the heat of 

the sun and rest one’s eyes from the sun’s 

rays among the relaxing colours. Photos from 

the period show the island as bare and rocky, 

with terraces for growing crops cut into the 

slopes right up to the base of the sheer cliffs. 

Throughout the nineteenth century the 

process of deforestation continued apace, 

completely eliminating the island’s green 

mantle, which had still been dense at the end 

of the eighteenth century. The timber was 

used in ship-building, for torches and as fuel. 

The writer Norman Douglas promoted 

reforestation and suggested the most suitable 

species immediately after the publication in 

1904 of The Forestal Conditions of Capri. A 

group of intellectuals who had fallen in love 

with the island to the point of going there to 

live, joined forces with him and set to planting 

the large barren properties they had 

purchased, as well as every other possible 

corner, with shady Aleppo pines, slender 

cypresses, and evergreen species of the 

Mediterranean macchia. The pleasant bosky 

appearance, with the houses hidden among 

the trees, that we see today is due to a large 

extent to their efforts. 

The Cerio family replanted Monte Tragara as 

far as the Belvedere, and they built their villas 

there: Villa Genny, Villa Ada, Villa Elena, Lo 

Studio, and La Gentilina where Neruda 

stayed. Axel Munthe reclaimed and reforested 

Monte Barbarossa, at the bottom of which he 

had built in a shady oasis his Villa San 

Michele. Lady Blanche Algernon Lennox 

transformed Monte San Michele into an 

elegant park. Much later, in 1945, Mario 

Astarita undertook to put back the crown of 

trees on Monte Tiberio, which had been 

destroyed by Amedeo Maiuri’s excavations to 

bring to light the Villa Jovis, home of the 

Emperor Tiberius. Part of the park is now 

open to the public (Astarita Park), according 

to the terms of the bequest the banker made 

to the Italian Archeological Superintendency. 

Mimì, the gardener of Capri 

Another writer, the Scotsman Compton 

MacKenzie, was to plant his own trees and 

also design gardens for the various houses on 

Capri in which he lived but never seemed to 

settle. He consulted the Caprese 

horticulturalist Mimì Ruggiero, who had his 

own plant nursery and shop. 

Mimì Ruggiero started designing gardens in 

1901, undertaking to plan the panoramic park 

that Alfred F. Krupp, the “cannon king”, 

wanted to donate to the island: the Gardens of 

Augustus, 

overlooking the 

splendid Via 

Krupp. He was 

then asked to 

expand the 

gardens of the 

Grand Hotel 

Quisisana. 

Satisfied 

customers among 

the colony of 

foreign residents 

passed the word 

around, helping 

to make Capri 

famous the 

world over, and 

T. RIZZOTTI 

21

VERDE 

22 

Mimì Ruggiero iniziò a progettare giardini 

nel 1901, cimentandosi col parco panoramico 

che Alfred F. Krupp, il “re dei cannoni”, 

volle donare all’isola: i Giardini di 

Augusto, affacciati sulla splendida Via 

Krupp. Venne poi chiamato ad ingrandire 

l’area verde del Grand Hotel Quisisana. Per 

soddisfatto “passaparola” tra quella colonia 

di stranieri residenti, che contribuì a 

diffondere in tutto il mondo il nome di 

Capri, progettò il giardino di Villa Torricella 

delle eccentriche sorelle americane 

Kate e Saidee Wolcott-Perry, a Marina 

Grande: un pendio impreziosito da gradinate 

e sedili di marmo tra aranci, limoni e 

grandi alberi. Il poeta Jaques Fersen, ancora 

più eccentrico, lo volle per la neoclassica 

Villa Lysis, costruita ai piedi di Villa Jovis: 

richiese mirti e allori, tappeti di narcisi, boschetti 

di mimosa e una serra per le orchidee. 

La regina Vittoria di Svezia gli affidò 

il giardino di Casa Caprile ad Anacapri, e 

così molti altri ospiti illustri dell’isola, a 

cui Mimì si legò anche di profonda amicizia, 

come nel caso di Compton Mackenzie. 

Lo scrittore, dopo aver goduto, come 

affittuario di Edwin Cerio nel 1914, della 

profumata bellezza del giardino della Villa 

Il Rosajo ad Anacapri, (dove scrisse Sinister 

Street), si spostò per dieci anni in un’altra 

proprietà di Cerio, Casa la Solitaria al 

Pizzolungo, a picco sul mare. Con l’aiuto 

di Mimì fece nascere dal terreno circostante, 

completamente brullo, l’anfiteatro verde 

di cipressi e pini d’Aleppo. L’impresa 

più notevole venne però realizzata sul 

Monte Solaro, dove Compton aveva acquistato 

un villino con due ettari di terreno 

nella piana di Cetrella e l’intero versante 

rupestre di Ventroso, con promontori, 

creste selvagge e una piccola spiaggia. Lo 

scrittore incaricò Mimì di collegare casa e 

spiaggia tramite un ardito sentiero, spesso 

intagliato nella roccia con gradini scalpellati 

apposta. Compton e Mimì disseminarono 

sul versante di Ventroso pini ovunque 

fosse possibile e, attorno alla casa, tulipani, 

giacinti, anemoni e iris in un colorato 

tappeto primaverile. All’inizio del Novecento 

ad Anacapri era ancora presente il 

fiammeggiante tulipano selvatico, la Tulipa 

praecox, poi scomparsa. 

Le ville, passate col tempo ad altri proprietari, 

svettano ancora inconfondibili nel 

paesaggio di Capri. Solo la vertiginosa discesa 

di Ventroso non ha retto al tempo ed 

alle intemperie, e i gradini sono miseramente 

crollati, rendendola impraticabile. 

L’impronta di Mimì si conserva nei grandi 

alberi sempre più vetusti. 

Domenico e Raffaele, i nipoti di Mimì 

Ruggiero, continuano il fondamenta- 

Il pergolato di un giardino caprese in 

un acquerello di Augusto Lovatti. 

The bower in a Capri Garden, in a 

watercolour by Augusto Lovatti. 

he designed the garden of Villa 

Torricella for the eccentric 

American sisters Kate and 

Saidee Wolcott-Perry, in Marina 

Grande: a slope embellished 

with marble steps and seats 

among orange and lemon 

groves and tall trees. The even 

more eccentric poet Jacques 

Fersen, sought his help for the 

neoclassical Villa Lysis, built 

below Villa Jovis: he wanted 

myrtle and laurel, carpets of 

daffodils, mimosa and an orchid 

house. Queen Victoria of 

Sweden entrusted him with the 

gardens of Casa Caprile at 

Anacapri. Many other illustrious 

guests of the island followed 

suit, often establishing lasting 

friendships with Mimì, as in the 

case of Compton MacKenzie. 

After enjoying the perfumed 

garden of Villa Il Rosajo at 

Anacapri (where he wrote Sinister Street) as a 

tenant of Edwin Cerio in 1914, he then rented 

another of Cerio’s properties, Casa la Solitaria 

at Pizzolungo, overlooking the sea, where he 

remained for ten years. With Mimì’s help he 

created a green amphitheatre of cypresses 

and Aleppo pines on the barren land 

surrounding the villa. The most audacious 

undertaking was on Monte Solaro, where 

Compton had bought a small villa with two 

hectares of land in the Piana di Cetrella and 

on the rocky cliff of Ventroso, with 

promontories, ridges and a small beach. The 

writer commissioned Mimì to create a path 

from the house to the beach, often cut into the 

rock with chiselled steps. Compton and Mimì 

planted pine trees wherever they could on the 

Ventroso hillside, while the house was 

surrounded by a colourful carpet of spring 

flowers: hyacinths, tulips, anemones and 

irises. At the beginning of the twentieth 

century the scarlet wild tulip, Tulipa praecox, 

was still to be found in Anacapri. 

The villas, which have passed to new owners 

over the years, still stand out clearly in the 

landscape of Capri. Only the dizzy descent of 

Ventroso has not withstood the test of time 

and the weather, and the steps have crumbled 

away, leaving the path unusable. Mimì’s 

handiwork is still visible in the tall old trees. 

Domenico and Raffaele, Mimì Ruggiero’s 

grandchildren, continue to shape the 

landscape of Capri in the same way. The 

renovation of the large private park of 

Villa la Schiava, a late nineteenth

VERDE 

22 






























































































































VERDE 

22 






























































































































VERDE 

22 






























































































































28 

JEWELS 

Unici ed esclusivi. 

Sono i gioielli 

della Maison Giovannetti 

di ALICE MARTINI 

Tre generazioni, una famiglia e 

un’inesauribile passione per 

il bello e per le gemme preziose. 

A rinnovare la tradizione 

della famiglia Giovannetti, prima il 

nonno capostipite poi il figlio Giovanni 

fino al più giovane erede Mauro. E proprio 

Mauro è stato l’ideatore di un proprio 

marchio che sigla le collezioni della 

Giovannetti Jewelry. Il giovane erede 

ARCHIVIO GIOVANNETTI 

Capolavori preziosi 

è stato segnato dalla passione di famiglia 

in un giorno d’estate, mentre passeggiava 

lungo la riva del mare. Molti 

anni sono passati da quel giorno e in 

Mauro è cresciuta sempre più la passione 

per tutto ciò che rappresenta il 

mondo delle pietre preziose. I diamanti, 

i rubini, gli zaffiri, gli smeraldi vengono 

inseriti nelle creazioni della Maison 

Giovannetti in un contesto armo- 

nico messo in risalto soprattutto nella 

morbidezza delle lavorazioni. E dalle 

preziose vetrine della gioielleria romana 

di via della Fontanella di Borghese, i 

monili di Giovannetti sono approdati 

nella nuova gioielleria di Capri, dove su 

una delle pareti del negozio completamente 

ristrutturato è stata esposta una 

tela del 1766 di Xaverius Condido. Un 

ritratto di un gentiluomo che sottolinea

28 

JEWELS 

Unici ed esclusivi. 

Sono i gioielli 

della Maison Giovannetti 


Tre generazioni, una famiglia e 

un’inesauribile passione per 

il bello e per le gemme preziose. 

A rinnovare la tradizione 

della famiglia Giovannetti, prima il 

nonno capostipite poi il figlio Giovanni 

fino al più giovane erede Mauro. E proprio 

Mauro è stato l’ideatore di un proprio 

marchio che sigla le collezioni della 

Giovannetti Jewelry. Il giovane erede 

ARCHIVIO GIOVANNETTI 

Capolavori preziosi 

è stato segnato dalla passione di famiglia 

in un giorno d’estate, mentre passeggiava 

lungo la riva del mare. Molti 

anni sono passati da quel giorno e in 

Mauro è cresciuta sempre più la passione 

per tutto ciò che rappresenta il 

mondo delle pietre preziose. I diamanti, 

i rubini, gli zaffiri, gli smeraldi vengono 

inseriti nelle creazioni della Maison 

Giovannetti in un contesto armo- 

nico messo in risalto soprattutto nella 

morbidezza delle lavorazioni. E dalle 

preziose vetrine della gioielleria romana 

di via della Fontanella di Borghese, i 

monili di Giovannetti sono approdati 

nella nuova gioielleria di Capri, dove su 

una delle pareti del negozio completamente 

ristrutturato è stata esposta una 

tela del 1766 di Xaverius Condido. Un 

ritratto di un gentiluomo che sottolinea

30 

PROFILI 

Che famiglia! 

di BRUNO MANFELLOTTO 

La storia di una dinastia che ha legato 

il suo nome a quello di Capri: i Cerio 

Il nonno, nella cella del carcere di Ponza 

dove era stato rinchiuso perché di 

idee liberali, occupava il molto tempo a 

disposizione progettando stramberie di 

chimica e di idraulica alla maniera del principe 

di Sangro e con il pensiero presumibilmente 

rivolto a Cagliostro. Il padre, per 

cinquant’anni medico condotto nell’isola di 

Capri, era preda di improvvisi furori e incontrollabili 

pulsioni: la pittura, le donne, 

una certa cura catalogatrice, egli invece difficilmente 

catalogabile se non come un dilettante 

onnivoro e geniale. 

Lo zio Giovan Pietro, colto e ricco, aveva 

collezionato nel palazzotto di famiglia la 

meglio pittura d’ogni epoca e paese – Rubens, 

Parmigianino, Bronzino… – salvo 

poi allegramente disperderla e dilapidarla 

per le spese avventate di una vita disordinata. 

La zia, invece, era solita ricevere a palazzo 

il meglio dell’Europa di passaggio a Capri, 

dallo zar Nicola di tutte le Russie all’imperatore 

d’Austria Francesco Giuseppe 

il cui sommo divertimento era spennare vivi 

gli uccellini che i ragazzi dell’isola cattu- 

ravano per lui. La figlia, infine, del papà ricorda 

i grandi slanci, le incontenibili collere 

e l’infinita dolcezza. E soprattutto che 

non voleva lo si chiamasse papà, trovandone 

“antipatici” il suono e l’idea. 

In quanto a lui, Edwin Cerio figlio di 

U. D’ANIELLO - CAPRIONLINE.COM 

A sinistra, Edwin Cerio 

con la figlia Laetitia 

in un’immagine del 1913. 

Left, Edwin Cerio with his 

daughter Laetitia in 1913. 

Ignazio e papà di Laetitia, nume tutelare e 

coscienza critica dell’isola, fu il degno erede 

di una tradizione familiare nella quale come 

s’è visto brillavano genio e sragionevolezza, 

una comune visione dell’inutilità 

(Ignazio diceva “disutilità”) dell’umano

30 

PROFILI 

Che famiglia! 

di BRUNO MANFELLOTTO 

La storia di una dinastia che ha legato 

il suo nome a quello di Capri: i Cerio 

Il nonno, nella cella del carcere di Ponza 

dove era stato rinchiuso perché di 

idee liberali, occupava il molto tempo a 

disposizione progettando stramberie di 

chimica e di idraulica alla maniera del principe 

di Sangro e con il pensiero presumibilmente 

rivolto a Cagliostro. Il padre, per 

cinquant’anni medico condotto nell’isola di 

Capri, era preda di improvvisi furori e incontrollabili 

pulsioni: la pittura, le donne, 

una certa cura catalogatrice, egli invece difficilmente 

catalogabile se non come un dilettante 

onnivoro e geniale. 

Lo zio Giovan Pietro, colto e ricco, aveva 

collezionato nel palazzotto di famiglia la 

meglio pittura d’ogni epoca e paese – Rubens, 

Parmigianino, Bronzino… – salvo 

poi allegramente disperderla e dilapidarla 

per le spese avventate di una vita disordinata. 

La zia, invece, era solita ricevere a palazzo 

il meglio dell’Europa di passaggio a Capri, 

dallo zar Nicola di tutte le Russie all’imperatore 

d’Austria Francesco Giuseppe 

il cui sommo divertimento era spennare vivi 

gli uccellini che i ragazzi dell’isola cattu- 

ravano per lui. La figlia, infine, del papà ricorda 

i grandi slanci, le incontenibili collere 

e l’infinita dolcezza. E soprattutto che 

non voleva lo si chiamasse papà, trovandone 

“antipatici” il suono e l’idea. 

In quanto a lui, Edwin Cerio figlio di 


A sinistra, Edwin Cerio 

con la figlia Laetitia 

in un’immagine del 1913. 

Left, Edwin Cerio with his 

daughter Laetitia in 1913. 

Ignazio e papà di Laetitia, nume tutelare e 

coscienza critica dell’isola, fu il degno erede 

di una tradizione familiare nella quale come 

s’è visto brillavano genio e sragionevolezza, 

una comune visione dell’inutilità 

(Ignazio diceva “disutilità”) dell’umano

PROFILI 

32 

dopo, la vita del figlio. Dedicata all’isola, e 

a salvaguardare l’idea che dell’isola il padre 

aveva coltivato, alimentato, salvaguardato. 

Forse inutilmente… 

Edwin si era laureato in ingegneria navale 

nel 1898, a 23 anni. Brillantemente, s’intende. 

E nei vent’anni seguenti aveva girato 

l’Europa e il mondo del capitalismo nascente 

inseguendo lavori e committenti: 

Italia, Germania (al servizio dei Krupp), 

Argentina. Cosa c’è di più fattivamente 

concreto e produttivo di un ingegnere che 

progetti navi e cantieri? 

L’altro Cerio, meno operoso e più creativo, 

covava però sotto le ceneri. Mentre disegnava 

chiglie e sistemava putrelle, infatti, il 

giovane Edwin tutto da solo scriveva, titolava 

e mandava in stampa in tre lingue – a 

Capri, naturalmente – una rivista letteraria 

nella quale poesie e racconti si alternavano 

a sferzanti cronache pseudo mondane sui 

frequentatori dell’isola. La testata rifletteva 

magnificamente lo spirito che lo animava: 

Tra il riso e il pianto, ridotta in copertina a 

un “Tra” in stile liberty alla base del quale 

spiccavano le iniziali del fondatore, animatore 

ed editore: E.C. 

Amori e natura 

Come non riconoscere in questo ingegnere 

dimezzato gli stessi turbamenti paterni? In 

La vita e la figura di un uomo viene disegnato 

un Ignazio che dedica cinquant’anni 

del suo lavoro alla medicina, ma alternando 

passioni e stranezze nelle quali fa sovente 

capolino un’involontaria comicità. È 

sorprendente l’episodio del dottor Cerio 

deciso ad aprire un sanatorio a Pozzuoli 

perché convinto delle virtù terapeutiche 

dei gas della Solfatara per curare la tuberco- 

Le balze del Parco Astarita fiorite di “Euphorbia”. 

A destra, Edwin Cerio fotografa la flora di Capri 

che difese strenuamente dall’introduzione di piante 

esotiche. 

Euforbia in bloom in the Parco Astarita. Right, 

Edwin Cerio taking pictures of the Capri flora, which 

he fought so hard to protect from the introduction of 

exotic plants. 

losi: si farà viva un’unica paziente che però 

non si lascerà convincere delle qualità medicamentose 

di zolfo e arsenico... È perfino 

tenero l’improvviso innamoramento del 

dottore per la pittura, o per la beltà della signora 

inglese che gliene insegnava i primi 

rudimenti, o forse, non si sa, per le modelle 

brune e bionde che posavano per lui. 

Tutto divorava e tutto studiava, Ignazio, 

amori e natura, vita e arte: «E con gli studi 

biologici, storici, archeologici, si alternano 

ricerche in altri campi, attività varie dell’uomo 

irrequieto, esuberante, vulcanico, 

che pensa le cose più impensate, tenta e ritenta 

nuove occupazioni, si profonde in 

cento opere fra le più disparate: e raccoglie, 

raccoglie sempre, raccoglie tutto: conchiglie, 

pesci, stoffe, bronzi, armi, monete, 

molluschi, quadri, rettili, stampe, uccelli, 

libri, fossili, mobili antichi. Il cervello d’Ignazio 

Cerio diventò l’embrione d’una enciclopedia», 

scrisse di lui il figlio. Inutilità, 

improduttività, amore per la vita e per la 

cultura e totale disinteresse per il denaro di 

un dilettante che volle farsi enciclopedico. 

Era il 1921 quando Edwin faceva queste riflessioni 

su di sé e sul padre. Ed era passato 

solo un anno da quando, abbandonato il 

regolo calcolatore e il peregrinare avventuroso 

per il mondo, era tornato a Capri, dove 

era nato e vissuto. Da dove non se ne andrà 

mai più, dove morirà nel 1960.

Sindaco di Capri 

Forse non è un caso che, appena tornato a 

casa, e mentre il fascismo s’appresta a marciare 

su Roma, accetti, lui liberale d’antan, 

di diventare sindaco di Capri. Lo fa naturalmente 

a modo suo, in controtendenza, 

cercando addiritura di fermare il vento del 

nord, la storia che avanza sotto forma di cemento, 

e che naturalmente non gli pia- 


WHAT A FAMILY! 

by BRUNO MANFELLOTTO 

The Cerio family is a dynasty 

whose name is closely associated 

with Capri 

In the prison cell on Ponza where he was 

locked up for his liberal ideas, Edwin 

Cerio’s grandfather passed the interminable 

days inventing chemical and hydraulic 

oddities à la Prince of Sangro, or perhaps 

following in Cagliostro’s footsteps. Cerio’s 

father, for 50 years a district municipal doctor 

on the island of Capri, sometimes fell prey to 

sudden rages; he often gave in to 

uncontrollable passions for painting, women, 

cataloguing – though he himself was very 

hard to catalogue beyond, perhaps, being a 

brilliant, eccentric polymath. Uncle Giovan 

Pietro was not just a rich and cultured man; 

he put together a collection of the finest 

paintings from all periods and countries at the 

family palazzo, including works by Rubens, 

Parmigianino and Bronzino, though he had to 

sell the collection off piecemeal to pay for his 

reckless and chaotic life. Edwin Cerio’s aunt 

entertained Europe’s crème de la crème as 

they flocked to Capri on vacation, from Czar 

Nicholas of All Russia to Austrian Emperor 

Franz Joseph, who enjoyed himself 

enormously plucking birds that island lads 

caught for him. As for Edwin’s daughter, she 

remembers her father’s transporting impulses, 

his uncontrollable rages and his infinite 

tenderness. What she remembers most 

clearly, though, is that he never wanted to be 

called Dad, because he loathed the sound of 

the word, its very idea. 

As for the man himself, Edwin Cerio, son of 

Ignazio and father of Laetitia, he was the 

island of Capri’s tutelary deity and critical 

consciousness, and a worthy heir to a family 

tradition that melded genius and eccentricity, 

and perpetuated a common family vision of 

Man’s pointlessness on this mortal coil 

(Ignazio coined the Italian word disutilità, by 

which he meant 

a life that was 

not necessarily 

dedicated to a 

practical mission, 

but rather to a 

vast variety of 

cultural interests 

combining 

tension and 

reflection, falling 

in love and 

periods of ennui). 

In everything he 

did, Edwin was 

at times guided 

DA “FLORA PRIVATA DI CAPRI” - ED. LA CONCHIGLIA 

by the lodestar of irony and the pithy art of 

understatement. 

Oddity, imagination and an encyclopedic mind: 

what a family! Sergio Lambiase, a man who has 

written at length about the Cerios, counsels a 

wonderful little book that Edwin dedicated to 

Ignazio – La vita e la figura di un uomo. Though 

nominally in memoriam of the father, the volume 

provides psychoanalytical insight into the son’s 

innermost nature. Let’s browse through it 

together: “Ignazio Cerio is, at least on Capri, a 

hero in Carlyle’s sense of the term: he was a 

commander and a modeller, a champion and a 

creator of everything he happened to conceive 

and design. He was a sower of thoughts and an 

originator of ideas; the life and soul of a halfcentury 

of life on Capri. Little wonder that his 

fervent, industrious, multifaceted and unique life 

embodies and intertwines with Capri’s own 

fervent, industrious, multifaceted and unique 

life.” 

Is this a portrait of the father or the son? Well, 

the father, of course, but also the guiding spirit 

of an entire family. However, reading between 

the lines we glimpse a blueprint for the son’s 

life: dedicated to the island, to preserving the 

ideals of the island that his father had once 

cultivated, nourished and protected. Perhaps 

to no avail... 

Edwin graduated in naval engineering in 

1898, aged twenty-three. Top marks, of 

course. He travelled round Europe and the 

young capitalist world for the next twenty 

years, following work and clients throughout 

Italy, to Germany (for Krupp) and Argentina. 

What could possibly be more practical and 

productive than an engineer who designs 

ships and shipyards? 

And yet that other Edwin, the creative rather 

than the industrious man, was waiting in the 

wings. While he was still designing keels and 

casting iron girders, the young Edwin was 

also writing, editing and printing a literary 

review in three languages – on Capri, of 

course – packed with poetry, short stories, 

and scathing pseudo-society commentary 

about island comings and goings. The 

publication was a perfect reflection of its 

underlying spirit: the title Tra il riso e il pianto 

(Between Laughter and Tears) was shortened 

to Tra, printed on the cover with an art 

nouveau flourish; the review’s founder, writer 

and publisher’s initials E.C. adorned the 

bottom of the page. 

Loves and nature 

It is impossible not to recognize the father’s 

whimsicality in the former engineer. The 

Ignazio portrayed in La vita e la figura di un 

uomo dedicated fifty years to his work as a 

doctor, and yet had no end of time for his 

passions and eccentricities, many of which 

had a hint of involuntary comedy about them. 

There was that bizarre time when Doctor 

Cerio decided to open a sanatorium in 

33

PROFILI 

34 

A. GIAMPICCOLO - SIE 

ce affatto. Lo fa con un convegno sul Paesaggio 

che si trasforma nella più dolente 

esaltazione dell’isola che non c’è più e nel 

più crudo atto d’accusa contro l’isola che 

sta nascendo: i negozi delle “anticaglierie”, 

gli albergoni, le nuove case dei “pescecani” 

Claretta ed Edwin Cerio. 

Sopra, l’orologio della Piazzetta. 

Cerio era solito dire che Capri 

non ha ora perché «La vita qui 

non si ferma mai. Quelli che vanno 

a riposare lasciano il posto a coloro 

che tornano dal riposo, come quelli 

che partono a quelli che arrivano». 

Claretta and Edwin Cerio. 

Above, the Piazzetta clocktower. 

Cerio used to say that there was 

no such thing as time on Capri, 

because "life never stops here. 

People who go off to have a rest 

make way for people who are 

coming back after their rest; those 

who leave the island make room 

for those who are just arriving." 

(li chiama proprio così) che vengono fuori 

come funghi senza alcuna regolamentazione 

né freno. 

Politico di professione certo non è, si limita 

a dichiararsi liberale, e sicuramente lo è, 

soprattutto nell’accezione che allora 

Pozzuoli because he believed that the local 

sulphurous gases could be used to cure 

tuberculosis. The only patient who turned up 

for treatment rejected the doctor’s views about 

the medicinal qualities of sulphur and arsenic. 

There is something almost poignant about the 

way Ignazio fell head over heels in love with 

painting, though perhaps it was the beautiful 

English lady painting teacher who excited his 

fancy, or the blonde and brunette models who 

posed for him. 

Love, nature, life or art, Ignazio devoured and 

studied them all. His son writes: “As well as 

studying biology, history and archaeology, he 

undertook research into other fields, following 

the clarion call of the restless, exuberant and 

volcanic. He was capable of thinking the 

unthinkable; he was always trying out new 

things, a hundred different things as disparate 

as they could be. And all the time he was a 

collector, an avid collector of everything: shells, 

fish, fabrics, bronze objects, weapons, coins, 

shellfish, paintings, reptiles, prints, birds, books, 

fossils and antique furniture. Ignazio Cerio’s 

brain was an embryonic encyclopedia.” This 

man who aspired to be a living encyclopedia 

espoused a philosophy of pointlessness, 

eschewed productivity, had a lifelong passion 

for life and culture, and a complete disinterest in 

money. 

Edwin penned these remarks about himself and 

his father in 1921, a year after he had given up 

the slide rule and adventurous globe trotting to 

return to Capri, the place where he was born 

and would live out the rest of his life. He never 

left the island again until he died in 1960. 

Mayor of Capri 

It was not, perhaps, a coincidence that soon 

after returning home, as the fascist hordes 

were preparing their march on Rome, this 

liberal (in the old sense of the word) became 

Mayor of Capri. Of course, he did this in his 

own inimitable and offbeat way, trying his best 

to protect the island from the wind of change 

blowing in from the north, the march of history 

that was ushering in a building boom. Edwin 

made his stand by organizing a conference on 

landscape, which turned into the most doleful 

paean to an island that no longer existed, and 

the most strident indictment of the island that 

was fast replacing it, replete with “ bric-a-brac” 

stores, huge hotels, and the “sharks” (his 

words) who were taking the place over without 

let or hindrance. 

Edwin was quite the opposite of a professional 

politician. He referred to himself as a liberal, 

which he most definitely was, in the then 

meaning of the term. First and foremost he 

was a loyal and generous man. His daughter 

Laetitia takes up the story: “He loved to help 

people who were in difficulty, even if it meant 

going against his own convictions. He was not 

a communist but he did all he could to 

help Pablo Neruda. He couldn’t stand

PROFILI 

36 

aveva il termine. Prima d’ogni altra cosa 

era leale e generoso e, come racconta la figlia, 

«gli piaceva aiutare chi era in difficoltà, 

anche a costo di passare sopra le sue 

proprie idee. Lui non era comunista», scrive 

Laetitia, «ma si fece in quattro per aiutare 

Pablo Neruda. Non sopportava gli omosesssuali, 

ma si prodigò per uno scrittore 

inglese cacciato da Firenze per i suoi “scandali” 

e addirittura gli fece ottenere la cittadinanza 

onoraria di Capri». 

Fedele ai suoi ideali, difensore di un’isola 

che stava inesorabilmente mutando pelle 

– lui ne avrebbe fatto volentieri una sorta 

di Repubblica ideale, o magari un centro 

internazionale di produzione culturale – 

dopo due anni lascia la carica di sindaco a 

un più professionale e coerente Podestà 

Dusmet. Nell’abbandonare la politica 

prende forse atto della sua sconfitta o, come 

corregge la figlia, «si trattò forse di 

un’altra infatuazione di cui troppo presto 

si era annoiato». Se non un’infatuazione, 

certamente una parentesi tra l’operosa stagione 

di ingegnere e la sua nuova vita di 

Signore di Capri. Nella quale si immergerà 

con lo stesso spirito del padre e dello 

zio: un dilettante onnivoro ed enciclopedico, 

facile alla noia. 

Il cantore di un’isola 

Finalmente libero da altri impegni, 

Edwin si dedica alla storia di Capri, alla 

botanica, all’archeologia con quella 

manìa di rubricare e raccogliere tipica 

della famiglia. Dell’isola, o meglio, della 

sua idea di isola, dei suoi personaggi, dei 

suoi golfi e delle sue piante, diventa il 

cantore e il difensore: del resto, che cos’è 

questa fissazione di descrivere, elencare, 

Il Centro Ignazio Cerio 

Il Centro Caprense Ignazio Cerio, fondato 

da Edwin Cerio insieme alla cognata Mabel 

Norman, comprende una parte adibita a 

Museo e una a biblioteca. 

Il Museo trae origine dall’attività instancabile 

homosexuals but he did 

di Ignazio Cerio. La maggior parte delle collezioni risale everything in his power to 

alla fine dell’Ottocento e raccoglie oltre 20.000 reperti help an English writer who 

naturalistici ed archeologici, principalmente di Capri, had been run out of 

raccolti dallo stesso Cerio. Vi sono inoltre conservati un 

ricco erbario (500 specie), la collezione algologia Oronzio 

Gabriele Costa e quella naturalistica di Raffaello Bellini. 

Florence because of 

scandal; he even made 

him an honorary citizen of 

Capri”. 

Devoted to his ideals, 

Museo del Centro Caprense Ignazio Cerio, Piazzetta I. Cerio, 5 Edwin was the defender of 

tel. 081.837.6681. Orario: mar. - mer. - ven. - sab.: 10-13; 

an island that was 

giov.: 15-19; dom. - lun. e festivi chiuso. Ingresso euro 2,60. inexorably undergoing 

change. Left to his own 

The Ignazio Cerio Centre 

devices he would happily 

have turned Capri into 

The Centro Caprense Ignazio Cerio, founded by Edwin Cerio and 

his sister-in-law Mabel Norman, houses a museum and a library. 

The Museum showcases Ignazio Cerio’s indefatigable work. Most 

of the collection dates back to the late 1800s, including more than 

20,000 naturalistic and archeological artefacts, mostly from Capri, 

collected by Mr. Cerio. The museum also contains a well-stocked 

herbarium (500 species), the Oronzio Gabriele Costa algological 

some kind of idealistic 

republic, or perhaps an 

international centre of 

cultural excellence. Two 

years after becoming mayor 

he was succeeded by the 

more professional and less 

capricious Dusmet. When 

collection, and Raffaello Bellini’s naturalistic collection. 

Edwin left politics he took 

stock of his defeat or, as his 

Museo del Centro Caprense Ignazio Cerio, Piazzetta I. Cerio, 5 

daughter puts it, “he began 

tel. +39 081.837.6681. Opening times: 10.00am–1.00pm, Tues. - to get over another 

Wed. - Fri. - Sat.; 3.00pm–7.00pm, Thur.; closed on Sun., Mon. infatuation that had become 

and public holidays. Tickets: 2.60 euros. 

tiresome to him”. If not an 

infatuation, it was most 

definitely a hiatus between 

sistemare se non il tentativo estremo di his productive time as an engineer and his new 

salvare il salvabile, di riempire quest’arca 

role as a lordly figure on Capri – a role he threw 

himself into with the same zeal as his father 

di Noè prima che il diluvio del cemento, 

del turismo e della “volgarità pecuniaria” 

and uncle, as a brilliant, eccentric polymath 

who always feared falling prey to ennui. 

travolga tutto? 

The island’s champion 

Finally free of all commitments, Edwin 

Sforna volumi su volumi (dallo storico dedicated himself to studying Capri’s history, 

Capri del Seicento a un trionfante Il mira- 

botany, and archaeology, with his family’s 

hallmark passion for cataloguing and 

colo del baccalà, fino all’insolito Conserve collecting. He became a staunch defender of 

the island – or rather, his ideal of the island – 

& Affini), compila anche una guida che and its characters, bays and flora. His 

diventerà famosa – naturalmente “inuti- 

obsessive describing, listing and organizing 

was, in all likelihood, a vain attempt to save 

le” – che sembra scritta all’unico scopo di what could be saved, to fill up this Noah’s ark 

allontanare i turisti e comunque di co- 

before the deluge of concrete, tourism and 

“the vulgarity of money” swept everything 

gliere di essi e dell’isola che li accoglie so- away. 

lo gli aspetti insopportabili e respingenti: 

Edwin tirelessly penned book after book, 

covering topics as wide as the history of 

processa la “depressione alberghiera” che 

seventeenth-century Capri in Capri del 

Seicento, his bestseller about the 

coglie l’ospite, denuncia la “demen- humble codfish Il miracolo del baccalà,

PROFILI 

38 

tia vagatoria praecox” e la “autointossicazione 

estetica” che colpiscono il turista a 

passeggio senza meta, ne diagnostica infine 

il “delirium caprensis” in agguato dopo 

pochi giorni di permanenza. La sua intenzione 

è castigare a colpi d’ironia la 

nuova moda dell’isola per frenarne gli eccessi, 

e invece, involontariamente, non fa 

altro che alimentarne il mito. 

Fedele, sulla scia di famiglia, all’alleggerimento 

della realtà, si dedica con lo stesso 

spirito ironicamente demolitorio a ritrarre 

nei suoi libri gli ospiti più in vista della 

Capri d’allora: l’ironia è talmente libera e 

feroce che da questo trattamento i personaggi 

escono apparentemente elevati su 

un altare, ma poi rapidamente riportati 

sulla nuda terra, mitizzati e poi scarnificati, 

ieri re oggi uomini come tutti gli altri. 

Con furore da bibliotecario cataloga uomini, 

luoghi, mode. E in Flora privata di 

Capri perfino piante. Con lo stesso spirito 

caustico e perseguendo la missione di 

sempre. Scrive nella presentazione del libro 

il grande archeologo Amedeo Maiuri, 

per anni direttore deglio scavi di Ercolano 

Cerio family history 

La storia dei Cerio 

e Pompei: «Chi ha difeso l’isola dagli esotismi 

letterari, la difende contro l’esotismo 

delle piante. Pervertendo le specie, 

favorendo i più strani ibridismi, introducendo 

piante esotiche, insidiose, invadenti 

per un servile adattamento ai volgari gusti 

della flora turistica internazionale, ci si 

rende rei di provocazione a delinquere, si 

compie il più grave attentato contro i segni 

divini, primordiali del paesaggio dell’isola. 

E Cerio insorge contro la malavita 

delle piante; denuncia lo scandalo vegetale. 

Denuncia le palme bastarde che vengono 

a infestare anche a Capri di falsa aria 

tropicale i vestiboli degli alberghi…». 

È il 1939 e mentre scrive per lui e per questo 

libro, Maiuri riferisce a Cerio di un 

desiderio di Mussolini: il Duce lo vorrebbe 

tra gli Accademici d’Italia, lui che ha 

tanto contribuito al mito di Capri e alla 

sua riconquistata italianità. Cerio non ci 

pensa più che tanto, e rifiuta. Ma non si 

tratta di politica: lasciare la sua Capri per 

la Roma Accademica? Il lino bianco per la 

grisaglia? Impensabile. Noioso. Forse pure, 

letteralmente, inutile. 

La storia di una delle dinastie più note dell’isola nei ricordi di 

Alberto Federico. Un piccolo affresco che racconta, sul filo 

della memoria, gli episodi che hanno legato la sua famiglia a 

quella dei Cerio. 

Il libro si può acquistare alla gioielleria La Campanina in via 

Vittorio Emanuele e i proventi delle vendite vengono 

devoluti a sostegno della Casa di Riposo San Giuseppe di 

Capri che ospita gli anziani. 

The story of one of the island's best-known dynasties, as told by Alberto Federico, 

whose memoirs are filled with anecdotes and stories about his family’s links with the 

Cerio family. The book is available from the La Campanina jewellers in Via Vittorio 

Emanuele. All earnings from sales are donated to the Casa di Riposo San Giuseppe 

on Capri, an old people’s home. 

and his unusual tome on jams and preserves, 

Conserve & Affini. He also wrote a guide that 

was to become famous – quite naturally, a 

pointless guide – which seems to have been 

written for the sole purpose of keeping 

tourists away, by highlighting the worst and 

most repulsive aspects of the island. In the 

book Edwin writes at length about the “hotel 

depression” that afflicts visitors; he 

denounces the “dementia vagatoria praecox” 

and the “aesthetic self-poisoning” that affects 

tourists who go on aimless wanderings, and 

diagnoses something called “delirium 

caprensis” that sets in after just a few days on 

the island. Though his intention may have 

been to wield the weapon of irony to deflate 

the island’s newfound popularity and to 

defuse the burgeoning excess, all he did was 

help to build up the myth further still. 

Following in his family’s footsteps and playing 

fast and loose with reality, Edwin excelled in 

portraying Capri’s most illustrious guests with 

caustic irony. So skilled was he that though 

his subjects appear to be lauded and praised, 

he dashes them to the cold, hard ground, 

lionizing them while stripping them bare, 

elevating them to royalty just to bring them 

crashing right back down to commoner level. 

Edwin catalogued people, locations and 

fashions with a librarian’s maniacal 

dedication. In Flora privata di Capri he turned 

his caustic wit to plants. Amedeo Maiuri, the 

great archaeologist who for many years was 

in charge of the excavations at Herculaneum 

and Pompeii, wrote in his introduction: 

“Those who have defended Capri against 

literary exotica now defend the island against 

floral exotica. Perverting species, 

propagating the most unnatural hybrids, 

introducing exotic, insidious and invasive 

plants in the name of servile appeasement to 

the vulgar taste for international tourist-class 

flora, is paramount to culpability for the 

incitement to criminal behaviour; one 

commits the gravest possible crime against 

the divine and primordial beauty of the 

island’s landscape. Cerio takes his stand 

against the plant racketeers and the 

vegetable scoundrels. He denounces the 

bastard palms which are investing Capri’s 

hotel foyers with a falsely tropical air…” 

In 1939, while Maiuri was writing this 

introduction for Edwin’s book, he passed on 

a message from Mussolini. The “Duce” 

wanted to appoint Edwin to the Italian 

Academy, in recognition of his enormous 

contribution to the island’s legendary status, 

and in gratitude for the island’s promotion of 

Italian ways. Cerio did not have to think twice 

before he declined. Not for political reasons, 

but because he had no desire to leave Capri 

for the Academy in Rome. Why would he 

want to exchange white linen for grisaille? 

Unthinkable. Boring. Maybe even, in 

this case literally, pointless.

42 

FASHION 

Èlì da oltre tre generazioni, con 

lo stesso nome esposto sul 

frontale del negozio: Massa. 

La bottega che già alla metà 

dell’Ottocento aprì nella strada che oggi 

è affollata di griffes di firme famose, si 

distingueva nella vendita di tessuti, stoffe 

e accessori destinati alle sartine del 

luogo che a quel tempo cucivano abiti linea 

“Capri” per gli aristocratici e gli intellettuali 

che affollavano l’isola. Nel 

corso degli anni il negozio ha cominciato 

a produrre capi di abbigliamento cuciti 

con stoffe particolari, come camicette 

e pantaloni di shantung, chemisier in 

cotone per la spiaggia o di voile e seta 

per la sera. Il boom è arrivato nel dopoguerra 

con l’esplosione del fenomeno 

della moda caprese. È stato allora che 

È una delle più antiche 

boutique dell’isola 

e da oltre un secolo 

accoglie i clienti 

nel segno 

della tradizione 

di ANNA MARIA BONIELLO 

Cento anni 

di tradizione 

CAPRIPRESS

42 

FASHION 

Èlì da oltre tre generazioni, con 

lo stesso nome esposto sul 

frontale del negozio: Massa. 

La bottega che già alla metà 

dell’Ottocento aprì nella strada che oggi 

è affollata di griffes di firme famose, si 

distingueva nella vendita di tessuti, stoffe 

e accessori destinati alle sartine del 

luogo che a quel tempo cucivano abiti linea 

“Capri” per gli aristocratici e gli intellettuali 

che affollavano l’isola. Nel 

corso degli anni il negozio ha cominciato 

a produrre capi di abbigliamento cuciti 

con stoffe particolari, come camicette 

e pantaloni di shantung, chemisier in 

cotone per la spiaggia o di voile e seta 

per la sera. Il boom è arrivato nel dopoguerra 

con l’esplosione del fenomeno 

della moda caprese. È stato allora che 

È una delle più antiche 

boutique dell’isola 

e da oltre un secolo 

accoglie i clienti 

nel segno 

della tradizione 


Cento anni 

di tradizione 

CAPRIPRESS

46 

ZEFA ROMA 

Dettagli... 

Indizi sottili di uno stile. Dettagli. 

Cuciture fatte a mano, bottoni in 

madreperla, iniziali ricamate. 

Il lino candido veste le forme di capi 

senza tempo e si mostra in tutta la 

sua bellezza nello showroom di 

100% Capri, dove quest’anno si ritrovano 

anche sapori caraibici: sigari 

Montecristo e Panama originali. 

A fare da contorno la collezione 

Il bianco del lino e i colori di petali fioriti 

di 100% Capri 

di CAMILLA CONTINI 

“leather”, sandali e accessori rifinitissimi. 

Una tavolozza di colori e di profumi si 

dispiega nel neonato 100% Capri 

Flower dove sono protagoniste peonie 

dalle grandi corolle, ortensie bianche, 

infinite varietà di orchidee, rose giganti. 

Qui nascono bouquet e centrotavola, 

mazzi fioriti e decori. Per chi ama i 

dettagli, anche del vivere.

info@100x100capri.it 

DETAILS… 

via Fuorlovado, 27-29-42-44 

tel. 081.837.7561 

via del Babuino, 9 Hotel de Russie 

tel. 06.3288988 

97133 Cour Vendôme Gustavia 

by CAMILLA CONTINI 

White linen and the colours 

of flower petals in10 0% Capri 

Subtle hints of a style. Fine details. Hand sewing, 

mother-of-pearl buttons, embroidered initials. 

White linen is the material for timeless apparel, 

visible in all its beauty in the 100% Capri showroom, 

where this year you will also find a touch of the 

Caribbean – Montecristo cigars and original Panama 

hats - and all around, the “leather” collection of 

sandals and elegant accessories. A painter’s palette 

of colours and perfumes can be found in the recently 

inaugurated 100% Capri Flower store, featuring 

peonies with particularly large corollas, white 

hydrangeas, an endless variety of orchids and giant 

roses that are used to create bouquets, 

centerpieces, bunches of flowers and floral 

decorations – for those who love the fine points, 

the fine points of living. 

47

48 

FASHION 

Emozioni di uno stile 

Sono quelle 

di Capri Style. 

Fatte di trasparenze, 

ricami 

e mille sfumature 

colorate 


Ha da poco compiuto un anno 

l’elegante boutique Capri Style 

nata con il preciso scopo di recuperare 

e rilanciare l’artigianato 

Made in Capri, quasi scomparso dall’isola. 

Il suo è uno stile di raffinata eleganza 

che sottolinea l’unicità del buongusto, 

inconfondibile, scritto con un arcobaleno 

di colori e di tessuti che manifestano una 

propria luce. Linee, fogge e tessuti particolari 

come i capi in puro lino, i sandali di 

cuoio e coralli, i copricapo in tela grezza, le 

fusciacche e le sciarpe da tenere in vita o 

legare morbidamente attorno al collo, i 

bikini impreziositi da ricami nati dalle mani 

delle ricamatrici del luogo. I bikini di 

Capri Style, piccoli triangoli in maglia legati 

da soli laccetti ai fianchi da portare abbinati 

ai copricostu- Silvia De Gennaro 

e alcune proposte 

mi dalle ampie scolla- per l’estate 2005 che 

si possono trovare 

ture, diventano mise 

da Capri Style. 

da indossare di gior- 

Silvia De Gennaro 

no come di sera. Capi and some of the 2005 

summer models 

particolari, tutti ar- available at Capri Style. CAPRIPRESS

48 

FASHION 

Emozioni di uno stile 

Sono quelle 

di Capri Style. 

Fatte di trasparenze, 

ricami 

e mille sfumature 

colorate 


Ha da poco compiuto un anno 

l’elegante boutique Capri Style 

nata con il preciso scopo di recuperare 

e rilanciare l’artigianato 

Made in Capri, quasi scomparso dall’isola. 

Il suo è uno stile di raffinata eleganza 

che sottolinea l’unicità del buongusto, 

inconfondibile, scritto con un arcobaleno 

di colori e di tessuti che manifestano una 

propria luce. Linee, fogge e tessuti particolari 

come i capi in puro lino, i sandali di 

cuoio e coralli, i copricapo in tela grezza, le 

fusciacche e le sciarpe da tenere in vita o 

legare morbidamente attorno al collo, i 

bikini impreziositi da ricami nati dalle mani 

delle ricamatrici del luogo. I bikini di 

Capri Style, piccoli triangoli in maglia legati 

da soli laccetti ai fianchi da portare abbinati 

ai copricostu- Silvia De Gennaro 

e alcune proposte 

mi dalle ampie scolla- per l’estate 2005 che 

si possono trovare 

ture, diventano mise 

da Capri Style. 

da indossare di gior- 

Silvia De Gennaro 

no come di sera. Capi and some of the 2005 

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particolari, tutti ar- available at Capri Style. CAPRIPRESS

CULTURA 

Leggere Capri 

di CIRO SANDOMENICO 

Oltre 2.000 volumi 

e molti autori famosi 

raccontano l’isola

CULTURA 

Leggere Capri 

di CIRO SANDOMENICO 

Oltre 2.000 volumi 

e molti autori famosi 

raccontano l’isola

CULTURA 

52 

afflusso prese il via l’interesse letterario per 

l’“antro meraviglioso” che oggi vanta una 

sua propria bibliografia ricca di centinaia 

di voci. Gli stessi futuristi con Filippo 

Tommaso Marinetti e Bruno Corra, nel loro 

romanzo gay L’isola dei baci, del 1918, 

vi celebrarono il “Convegno Rosa”: un urlo 

contro la donna e i suoi “flussi mensili” 

e un inno per «l’esaltazione dei conviti rallegrati 

dai giovinetti mondi e puri». 

Di certo fu più musicale delle altre la descrizione 

che, nel 1831, il compositore tedesco 

Felix Mendelssohn-Bartholdy’s ne 

fece in una lettera alle sorelle. Ci mancano 

purtroppo le impressioni di un altro grande 

musicista, il francese Carlo Gounod, che 

nelle Memorie di un artista, del 1935, del 

suo soggiorno a Capri riporta il fascino di 

un altro azzurro, quello «delle notti fosforescenti… 

in cui il cielo letteralmente palpitante 

di stelle, pare un altro oceano le cui 

onde sono fatte di luce, tanto lo scintillio 

degli astri riempie e fa vibrare lo spazio infinito», 

e non una parola sul più famoso 

scintillio argenteo. E alcuna fosforescenza e 

alcuno scintillio nella scialba e tediosa descrizione 

di Marianna Starke nei suoi 

Travels in Europe for the Use of Travellers 

del 1934 in cui parla di «cella di zaffiro». 

Quell’azzurro di Capri si tinge di giallo con 

Assassinio nella Grotta Azzurra, del 2001, 

in cui Emilio Iarrusso ci racconta dell’assassinio 

di un magistrato dell’antimafia. 

Tra il giallo e il rosa 

L’isola dell’amore, se pur raramente, ha vestito 

anche i panni del giallo, quelli del delitto. 

Tra questi spicca, anche per il suo difficile 

reperimento, il libro Neige a Capri, 

edito dalla parigina Gallimard nel 1960 (ne 

esiste una traduzione in tedesco, ma non in 

italiano). Il noir è di Roger Peyrefitte che 

usa per l’occasione il nome de plume di Paul 

Paoli. Il racconto è tutto costruito intorno 

ad un giro di droga e all’assassinio di Winnie 

Corbino (Edwin Cerio) di cui è sospettata 

ingiustamente la giovane moglie Clarissa 

Twining (Claretta Cerio). 

E nel solco del giallo si pongono Alain 

Elkan con Delitto a Capri (1992), Marino 

Barendson con Capri appartiene a me 

(1994), e Annamaria Panzera con Ultima 

estate a Capri (1999) e Il gemello inatteso 

(2003). Né vogliamo dimenticare, tra il 

giallo e il rosa, Luciana Peverelli con Scandalo 

a Capri, del 1952. 

Queste ultime citazioni aprono alla memoria 

le porte della bibliografia caprese tutta 

al femminile fatta di poetesse, romanziere, 

saggiste, viaggiatrici, filologhe e novelliste 

in cui le straniere occupano le posizioni di 

rispetto ma non mancano le italiane che di 

recente avanzano a schiera. Alcune con i loro 

pseudonimi. Come Rina Faccio, alias Sibilla 

Aleramo, scrittrice e poetessa, femminista 

convinta ed irrequieta, che cercò e in 

parte esaurì i propri acuti creativi tra le 

braccia di altri, anzi di molti poeti e scrittori 

italiani del suo tempo tra i quali Dino 

Campana. La Aleramo entra nella letteratura 

caprese con più contributi: Andando e 

stando del 1922, e la poesia Capri scritta nel 

1918 durante il suo soggiorno caprese 

quando l’isola viveva le stravaganze saffiche 

delle extraordinary women. Non manca 

Matilde Serao. La grande giornalista napoletana, 

famosa per i suoi elzeviri, dedicò a 

Capri il racconto L’abbandonata (1910) in 

cui le contadinotte che accettano di fare da 

modelle per pittori stranieri hanno un diverso 

destino, mentre le poche più fortunate 

divengono Lady, le più ingenue sono 

t

La Grotta Azzurra in un dipinto del futurista 

Francesco Cangiullo. L’“antro meraviglioso” 

vanta una sua propria bibliografia ricca di centinaia 

di voci. Sotto, lo scrittore Norman Douglas. 

The Blue Grotto painted by futurist Francesco 

Cangiullo. The “wondrous cavern” has spawned 

hundreds of books. 

Below, the writer Norman Douglas. 

DA “IL MITO E L’IMMAGINE” - ERI ED. 

READING CAPRI 

Many famous authors tell 

the island’s story in ever 

2000 volumes 

by CIRO SANDOMENICO 

Illuminated, warmed and made glorious by 

the sun, Capri has always been bathed in a 

bright literary light. In fact, publications 

about the island amount to over two thousand, 

excluding journalistic writings. 

When this brilliant shaft of cultural light strikes 

the rocky prism of Capri, it is transformed into 

the colours of the rainbow. A fascinating 

rainbow composed of blue, red, black and 

white, grey and many other thrilling, romantic 

and magical colours. 

The thousands of pages devoted to the sea 

are coloured blue, and many of these are 

about the Blue Grotto, the most famous 

underwater cavern in the world. 

The grotto was first described by August 

Kopisch in 1862, in the Locanda Pagano’s 

guest book. Then another German poet, 

Wilhelm Waiblinger, set his fantastic Tale of 

the Blue Grotto there in 1830. Dieter Richter’s 

small volume Das blaue Feuer der Romantik, 

Geschichte und Mythos der Blauen Grotte, 

published in Siamese with August Kopisch’s 

original description in 1997, also floats in the 

literary blue of the grotto. 

The original research carried out by Norman 

Douglas is documented in his fascinating ‘The 

Blue Grotto and its Literature’, a monograph 

published in 1904 and incorporated in Capri. 

Materials for a Description of the Island in 

1930. Douglas rightly 

mentions Hans Christian 

Andersen’s enthusiastic 

description of the grotto 

in his novel The 

Improvisor in 1835, 

which boosted Capri’s 

image as a tourist haunt. 

Visitors flocked to the 

island, sparking a literary 

interest in the “wonderful 

cavern” to which 

hundreds of books are 

devoted. In their gay 

novel L’isola dei baci, 

penned in 1918, Futurist 

writers Filippo Tommaso 

Marinetti and Bruno 

Corra celebrate the 

Convegno Rosa 

(Romantic Meeting), 

damning women and 

their “monthly periods” 

and eulogizing “gettogethers 

enlivened by 

CORBIS - CONTRASTO 

pure, unadulterated youths”. 

The German composer Felix Mendelssohn- 

Bartholdy’s description of the Blue Grotto in a 

letter to his sisters in 1831 was certainly more 

musical. Another great composer, the 

Frenchman Charles Gounod unfortunately did 

not record his impressions, but in his Memoirs 

of an Artist, published in 1935, he speaks of 

another blue that struck him during his stay on 

Capri, that of “the luminous nights … when the 

sky literally palpitates with stars, and seems 

like another ocean whose waves are made of 

light, because the glittering stars fill the infinite 

space and make it vibrate”; however, he 

makes no mention of the more famous 

glittering waves. There is also a little 

brightness and sparkle in Marianna Starke’s 

rather dull and flat description of the island in 

her Travels in Europe for the Use of Travellers 

(1934) when she speaks of a sapphire 

chamber. The blue of Capri takes on a more 

thrilling tone in Assassinio nella Grotta Azzurra 

(2001), by Emilio Iarrusso, the story of the 

murder of an anti-Mafia magistrate. 

Thrilling, romantic colours 

The island of love has also, on rare 

occasions, been the setting for noirs. An 

outstanding work, although difficult to trace, is 

Neige a Capri, published by Gallimard in Paris 

in 1960 (translated into German but not 

Italian). This noir, written by Roger Peyrefitte 

under the nom de plume Paul Paoli, revolves 

around a drug ring and the murder of Winnie 

Corbino (Edwin Cerio) that his young wife 

Clarissa (Claretta Cerio) is unjustly suspected 

of perpetrating. 

In this same thrilling vein there is Delitto a 

Capri (1992) by Alain Elkan, Capri appartiene 

a me (1994) by Marino Barendson and Ultima 

estate a Capri (1999) and Il gemello inatteso 

(2003), both by Annamaria Panzera. Nor must 

we forget the romantic thriller Scandalo a 

Capri (1952) by Luciana Peverelli. 

These last two female authors bring to mind 

all the books on Capri written by poetesses 

and female novelists, essayists, travellers, 

philologists and short-story writers who, 

although mostly foreign, include some Italians, 

whose numbers have increased greatly in 

recent times. Some of them used 

pseudonyms. Such as Rina Faccio, alias 

Sibilla Aleramo, a restless writer, poetess and 

out-and-out feminist, who tried to find, and 

partially wasted, her creative inspiration in the 

arms of many Italian male poets and writers of 

the time, including Dino Campana. Aleramo 

made more than one contribution to Capri 

literature: her book Moving and Being (1922) 

and the poem Capri written in 1918 during her 

stay on the island when it was popular with 

the “extraordinary women” and their 

extravagant Sapphic behaviour. There was 

also Matilde Serao, the great Neapolitan 

journalist well-known for her literary 

t 

53

CULTURA 

54 

destinate alle sofferenze e alla delusione dell’abbandono. 

Ancora di fanciulle capresi 

parla, nel 1874, Carl Detlef, pseudonimo 

di Carla Bauer, in Novelle e ne avvertiamo 

l’entusiasmo per la tarantella, ballo folcloristico 

in cui primeggia la Bella Carmelina di 

Monte Tiberio i cui racconti fanno vibrare 

le pagine di The Enchanted Isle e di Legend 

of Capri, della scrittrice inglese Isabel Emerson, 

edite nel 1935, ma già in edizione italiana 

nell’anno precedente. 

L’interno e una vetrina della libreria La Conchiglia 

in via Le Botteghe. Divenuta casa editrice nel 1989, 

pubblica curati volumi ispirati a Capri. 

The La Conchiglia bookshop in Via Le Botteghe. 

The bookshop has published volumes on Capri 

since 1989. 

Non possono dirsi rosa, ma di un colore intenso 

perché di piglio serio e concreto, i 

contributi di Romana De Angelis Bertolotti, 

Capri. La natura e la storia e Capri. Dal 

Regno d’Italia agli anni del Fascismo cui fa 

eco la pubblicazione di Marcella Leone De 

Andreis Capri, 1939, del 2002, che si è accortamente 

avvantaggiata dalla ricerca tra i 

documenti dell’Ovra (Organizzazzione vigilanza 

repressione antifascista); molto segreta 

ai tempi del ventennio. 

Quei giorni di guerra 

Nessun nome femminile appare però sull’orizzonte 

rosso della guerra e della battaglia: la presa 

di Capri, un’impresa militare di tanto rilievo 

strategico da meritarsi l’immortalità di un bassorilievo 

sulle pareti dell’Arco di Trionfo di Parigi. 

Quei giorni di guerra del 1808 in cui si affrontarono 

gli inglesi occupatori e l’esercito 

espugnatore franco-napoletano di Gioacchino 

Murat, ebbero un notevole risvolto letterario: 

Francesco Alberino (1892), falegname, poeta 

“ingenuo”, cantastorie, scrisse il suo poemetto 

che ebbe l’onore di essere pubblicato anche in 

inglese da Sir Lees Knowles (1923), Taking of 

Capri. E la presa di Capri è stato il tema di pubblicazioni 

di Maurizio Perrot (1929), Piero 

Pieri ed Ernesto Simon (1930), Umberto 

Broccoli (1953) e Roberto Ciuni (1990), per 

citarne solo alcuni. 

Quasi una favola 

Curiose e divertenti le pagine turchine della favola. 

Vi si incontra nientemeno che il nome di 

Graham Greene che inventa una caccia al tesoro. 

Il famoso scrittore inglese, per oltre quarant’anni 

ospite stagionale di Anacapri, che lo 

nominò cittadino onorario nel 1985 e dove 

svolse il suo metodico lavoro di scrittore di «trecentocinquanta 

parole al giorno», inviò a due 

dei suoi nipoti, Andrew e Jonathan, diciannove 

cartoline postali a colori con le immagini 

dei luoghi più celebri di Capri, invitandoli ad 

una caccia al tesoro del «mostro Tiberio, che 

ritrovano, sotto forma di tante monete d’oro, 

in un’anfora su Monte Solaro, a Cetrella e si 

affrettano a spendere in regali tra le bancarelle 

della strada che porta a San Michele di Axel 

Munthe». Così, con la pubblicazione edita ad 

Helsinki nel 1985, in copie numerate del The 

Monster of Capri, di Graham Greene, Capri è 

servita: riconosciuto il suo mostro in Tiberio 

ogni visita sull’isola si risolve in una corsa affannosa 

e nello sperpero in consumismo futile 

di un tesoro. 

C’è però qualche pagina più turchina nella favola 

di Jeanette Winterson, gioiosamente illustrata 

da Jane Ray, King of Capri, – un fumetto 

in folio edito nel 2003 – in cui l’imperatore 

Tiberio presentato come king crapulone, egoista 

e insoddisfatto viene trasformato dall’incontro 

con la generosa lavandaia napoletana 

Jewel in un king buono e felice, complici il gatto 

Wash e Mister Wind. 

Nelle pagine faunistiche colorate di grigio, fino

n 

al nero, si va dai contributi di grande interesse articles, who dedicated to Capri her short Almost make-believe 

per l’origine geologica dell’isola, sull’Elephas 

story L’Abbandonata (1910) that describes 

how country girls who agreed to model for 

The pages devoted to make-believe, with its 

magical colours, are both fascinating and 

Antiquus e gli Avanzi di ippopotamo, rinvenuti 

foreign painters met with different fates: while 

the few more fortunate ones became “ladies”, 

amusing. Here we meet none other than 

Graham Greene who devised a treasure 

a Capri dai geoantropologi Giuseppe De Lo- the more naïve were destined to suffer 

hunt. The celebrated English writer, who for 

renza e Geremia D’Erasmo e descritti negli an- 

desperately after being abandoned. Capri 

maidens were also the subject of Novelle 

over forty years was a regular visitor to 

Anacapri, where he was made an honorary 

ni Trenta, alle altrettanto interessanti e affasci- 

(1874) by Carl Detlef – Carla Bauer’s nom de 

plume. These young women were wild about 

citizen in 1985 and where he methodically 

wrote “three hundred and fifty words a day”, 

nanti ricerche di Wilhelm Goetsch, zoologo e the tarantella, a folk dance whose star 

sent to his two nephews, Andrew and 

illustre mirmecologo, e cioè studioso delle for- 

performer was the beautiful Carmelina from 

Monte Tiberio, whose stories enliven the 

Jonathan, nineteen colour postcards of 

Capri’s most famous sites, inviting them to 

miche, dell’Università di Breslavia. Egli ha da- pages of The Enchanted Isle and Legend of embark on a hunt for the monster Tiberius’s 

Capri, by the English author Isabel Emerson, treasure which they would find, in the form of 

to alle stampe, negli anni Trenta e nel venten- which were published in 1935, but had 

lots of gold coins, in an earthenware jar on 

nio successivo, i risultati delle sue osservazioni 

already come out in Italian the previous year. 

Romana De Angelis Bertolotti’s writings 

Monte Solaro, at Cetrella, and must quickly 

spend on gifts from the stalls in the road 

cannot be 

leading to Axel Munthe’s San Michele. Thus 

described as Capri benefited greatly from the publication of 

romantic; indeed, Greene’s The Monster of Capri, in Helsinki in 

the serious, 

1985, and once the monster had been 

factual approach identified as Tiberius, every visit to the island 

of Capri. La 

inevitably consisted of a breathless race and 

natura e la storia spending a fortune on trivial purchases. 

and Capri. Dal There are some even more magical pages in 

Regno d’Italia agli the picture book King of Capri, a fable by 

anni del Fascismo Jeanette Winterson with lavish illustrations by 

provides some Jane Ray, published in 2003. In the story the 

strong colour. This Emperor Tiberius is portrayed as a greedy, 

was also the case egoistic, discontented king who is completely 

with Marcella changed by his encounter with a generous 

Leone De 

Neapolitan washerwoman called Jewel, and 

Andreis’s Capri, transformed into a good and happy sovereign 

1939 (2002), who with the help of a cat named Wash and Mister 

took advantage of Wind. 

the documentation On the pages concerning fauna, with their 

available at the colours ranging from grey to black, there are 

OVRA (Voluntary some very interesting works on the island’s 

sulle Ameisen, che è il nome tedesco delle nostre 

formiche. Il simpatico mirmecologo, nei 

L’isola di Capri raffigurata 

in una gouaches 

di Gioacchino La Pira. 

Agency for Anti- 

Fascist 

Repression), a 

geological origins, on the Elephas Antiquus 

and the hippopotamus remains that were 

found on Capri by geoanthropolgists 

suoi ripetuti soggiorni a Capri ha studiato tut- 

The island of Capri 

highly secret body 

during the fascist 

Giuseppe De Lorenza and Geremia 

D’Erasmo, and documented in the Thirties. 

te le specie di formiche presenti sull’isola e ci 

in one of Gioacchino 

La Pira’s gouaches. 

period in Italy. There are the equally fascinating researches 

of Wilhelm Goetsch, a zoologist and eminent 

ha lasciato una rigorosa documentazione ricca 

Wartime 

myrmecologist at the University of Breslau. 

di schemi e disegni dettagliati anche dell’ana- 

No female names appear on the bloody 

horizon of war and conflict, however. The 

From the Thirties to the Fifties, he published 

the results of his studies on Ameisen 

tomia di questi animaletti. Sfogliare le pagine taking of Capri was a military feat of such (German for ants). This likeable 

della pubblicazione di Wilhelm Goetsch ha ri- 

strategic importance that it was immortalized 

in a bas-relief on the walls of the Arc de 

myrmecologist studied all the species of ants 

on the island during his many visits, and 

svegliato ricordi infantili e adolescenziali e rin- 

Triomphe in Paris. That period of war in 1808, 

which saw the defeat of the occupying English 

provided us with precise documentation filled 

with descriptions and detailed drawings, 

novata la meraviglia per l’organizzazione socia- army by the Franco-Neapolitan army led by including anatomical ones, of these insects. 

le di questi straordinari imenotteri e la raziona- 

Joachim Murat was a great source of literary 

inspiration: Francesco Alberino, a carpenter, 

Leafing through Wilhelm Goetsch’s work 

brings back memories of youth and 

lità nella distribuzione dei compiti e delle fun- 

naïf poet and ballad singer wrote in 1892 a 

poem entitled Taking of Capri that he had the 

childhood, and I find myself marvelling again 

at the social organization of these remarkable 

zioni. E non è improbabile che di là sia venuta honour of having published also in English by hymenoptera and their rational assignment of 

l’idea della catena di montaggio. 

Sir Lees Knowles (1923). This theme was 

also explored in publications by Maurizio 

tasks and functions. It is not unlikely, in fact, 

that ants provided the idea for the modern 

Tutto questo e tanto altro racconta la biblio- Perrot (1929), Piero Pieri and Ernesto Simon production line. 

(1930), Umberto Broccoli (1953) and Roberto All this, and much more, can be found in 

grafia con tema Capri. Ciuni (1990), to name a few. 

the wealth of literature about Capri. 

n 

55

56 

ZEFA ROMA 

WELLNESS 

Lo shiatsu dove vuoi 

Relax a domicilio 

grazie al Centro shiatsu di Laura Belletti di ROSSELLA FUNGHI 

n 

In barca o in villa, in hotel oppure allo stabilimento 

balneare preferito. A Capri per 

tornare in forma basta fare una telefonata 

e un operatore shiatsu vi raggiungerà nel 

lare di shiatsu. Proprio l’antichissima arte 

giapponese, figlia di quattromila anni di medicina 

e filosofia orientale, lavora per migliorare 

il flusso vitale dell’individuo. Non si trat- 

con il mondo caprese, la sua filosofia, la sua incessante 

ricerca di relax e benessere. Da qui l’idea 

più che innovativa di portare lo shiatsu 

proprio laddove venga richiesto. La sede può 

luogo prescelto. Il risultato è un vero e ta di una terapia né di una cura, ma di un’ar- essere un’abitazione, una barca, una spiaggia e 

proprio Centro shiatsu mobile con un call te che agisce sul corpo umano mediante pres- le motivazioni, un insolito party con gli amici, 

centre attivo 24 ore su 24. A gestirlo Laura sioni perpendicolari, mantenute costanti e un momento solitario di pace, una cena in sti- 

Belletti, già titolare di un’attività analoga nel portate con la mano, con il gomito, con il gile orientale. Così, da giugno a settembre, oltre 

cuore di Roma e oggi pronta a portare sull’inocchio. Proprio questa pressione stimola la alle postazioni fisse in hotel e stabilimenti balsola 

un’equipe di operatori qualificati prove- circolazione sanguigna e il flusso linfatico, alneari, il Centro shiatsu di Laura Belletti si 

nienti dalle migliori scuole italiane. lenta la tensione muscolare e regala armonia muove per l’isola portando il relax a domicilio 

Così, ormai da qualche anno, parlare di be- emozionale, psicologica e spirituale. e offrendo ai suoi clienti un altro spicchio di 

nessere e di relax a Capri comporta anche par- Una pratica che si identifica alla perfezione quel sogno che l’isola gli regala.

56 

ZEFA ROMA 

WELLNESS 

Lo shiatsu dove vuoi 

Relax a domicilio 

grazie al Centro shiatsu di Laura Belletti di ROSSELLA FUNGHI 

n 

In barca o in villa, in hotel oppure allo stabilimento 

balneare preferito. A Capri per 

tornare in forma basta fare una telefonata 

e un operatore shiatsu vi raggiungerà nel 

lare di shiatsu. Proprio l’antichissima arte 

giapponese, figlia di quattromila anni di medicina 

e filosofia orientale, lavora per migliorare 

il flusso vitale dell’individuo. Non si trat- 

con il mondo caprese, la sua filosofia, la sua incessante 

ricerca di relax e benessere. Da qui l’idea 

più che innovativa di portare lo shiatsu 

proprio laddove venga richiesto. La sede può 

luogo prescelto. Il risultato è un vero e ta di una terapia né di una cura, ma di un’ar- essere un’abitazione, una barca, una spiaggia e 

proprio Centro shiatsu mobile con un call te che agisce sul corpo umano mediante pres- le motivazioni, un insolito party con gli amici, 

centre attivo 24 ore su 24. A gestirlo Laura sioni perpendicolari, mantenute costanti e un momento solitario di pace, una cena in sti- 

Belletti, già titolare di un’attività analoga nel portate con la mano, con il gomito, con il gile orientale. Così, da giugno a settembre, oltre 

cuore di Roma e oggi pronta a portare sull’inocchio. Proprio questa pressione stimola la alle postazioni fisse in hotel e stabilimenti balsola 

un’equipe di operatori qualificati prove- circolazione sanguigna e il flusso linfatico, alneari, il Centro shiatsu di Laura Belletti si 

nienti dalle migliori scuole italiane. lenta la tensione muscolare e regala armonia muove per l’isola portando il relax a domicilio 

Così, ormai da qualche anno, parlare di be- emozionale, psicologica e spirituale. e offrendo ai suoi clienti un altro spicchio di 

nessere e di relax a Capri comporta anche par- Una pratica che si identifica alla perfezione quel sogno che l’isola gli regala.

58 

OSPITALITÀ 

L’arte 

di ricevere 

Capri è sempre un’emozione. 

Tutte le volte che arrivo, mi 

sembra la prima volta; la vedo 

e non so come ho potuto esserne 

stata lontana, anche per poco. E poi 

c’è il mio nipotino Marcello, Marcellinopane-e-vino, 

come si fa chiamare lui qui. È 

il mio ospite preferito, al quale ho dedicato 

il libro Ospiti a Capri. 

Quest’isola romantica e sofisticata ha una 

lunga tradizione di feste, inviti, cene, che 

di MARIELLA GARDELLA 

Atmosfere accoglienti, tavole imbandite 

e menù tradizionali. 

Piccoli segreti e suggerimenti utili 

per avere ospiti a Capri 

furono e sono teatro di incontri intellettuali, 

grandi passioni, amori fatali. Una 

tradizione che si protrae ancora, grazie a 

coloro che coltivano l’arte del ricevere 

continuando a contribuire al fascino di 

Capri. Una storia diventata leggenda, da 

quando Capri era il posto prediletto dell’imperatore 

Tiberio. Infatti, per parlare 

di Capri come luogo di mondanità non si 

può non iniziare con Tiberio. A quei tempi 

un invito su, a Villa Jovis, o giù, in una 

G. DE ALVEAR - “OSPITI A CAPRI” - IDEABOOKS 

grotta, per un baccanale, doveva essere stato 

indimenticabile, specialmente se gettiamo 

un occhio sul libro di cucina di Apicius 

o se ci dilettiamo con le maliziose cronache 

di Tacito e Svetonio. 

La vera fortuna dell’isola nasce con la riscoperta 

della Grotta Azzurra (già conosciuta 

ai tempi dei Romani), da parte del 

pittore tedesco Kopisch nel 1824. Da allora 

iniziano ad arrivare i primi viaggiatori 

colti, poi i turisti. In seguito vengono co-

58 

OSPITALITÀ 

L’arte 

di ricevere 








































58 

OSPITALITÀ 

L’arte 

di ricevere 








































58 

OSPITALITÀ 

L’arte 

di ricevere 








































OSPITALITÀ 

62 


Il culto dell’accoglienza a Capri è divenuto una vera 

e propria arte dell’ospitalità di lusso. 

Welcoming guests on Capri has developed into 

a veritable art of high-class hospitality. 

Cibo e vino sempre in abbondanza perché 

dopo le passeggiate capresi gli ospiti 

arrivano affamati e anche perché è nell’usanza 

caprese arrivare accompagnati da un 

amico, un’amica con uno o due mariti e 

più fratelli, quattro nipoti o qualcuno di 

simpatico appena conosciuto in Piazzetta 

o appena sceso dalla barca. Risultato: la 

casa sarà piena di brillanti sconosciuti. 

È quasi impossibile essere misantropi a 

Capri. L’ospitalità caprese è aperta e ci 

vuole tanto amore. Guai ai temperamenti 

ombrosi. Non pensare di andare a dormire 

prima dell’alba e non sorprenderti se in 

questo viavai di feste ti trovi un tuo regalo 

riciclato. Ci vogliono forza e coraggio, 

talvolta, per riascoltare gli stessi discorsi. 

È meglio spiegare molto bene dov’è la ca- 

sa, perché a Capri ci si può perdere per 

ore e ore per viuzze sbagliate e vedere arrivare 

ancora qualcuno quando si stanno 

salutando gli ultimi ospiti. 

Ricevi con grande curiosità verso il tuo 

prossimo, fai sentire sempre i tuoi invitati 

a casa propria. Non basta aprire una 

bottiglia di vino e accendere le citronelle 

per creare l’atmosfera. 

Non mi resta che augurare buona serata e, 

poiché il cibo è parte integrante dell’ospitalità 

caprese e dal momento che a tavola 

non si invecchia, buon appetito! 

Post scriptum 

Finalmente a settembre arriva un respirosospiro 

di sollievo, e la vita ritorna a essere 

quella di un piccolo villaggio, dove s’impara 

a dare la giusta importanza, cioè molto poca, 

al senso del tempo. Stanca di troppa gente, 

di troppo sole, di troppo mare, di troppa 

bellezza, di troppa Capri? No, mai. 

n 

dine at your next-door 

neighbours. 

There’s a talent to 

entertaining. You have 

to have the social nous 

not to invite people who 

don’t get on – after all, 

it’s a very small island. 

There should always 

be more than enough 

food and wine to go 

round. People have 

spent the day walking 

the island and when 

they arrive they are 

bound to be famished. 

Plus, it is a Capri 

custom to bring along a 

friend or two, a spouse 

or two, perhaps a 

couple of brothers, 

three or four 

grandchildren and, why 

not, that nice fellow you 

just met in the 

Piazzetta who’s just off 

the boat. In no time at 

all, you have, a 

houseful of wonderful strangers. 

It is practically impossible to be misanthropic 

on Capri. Capri’s hospitality is open to all (all 

you need is love). This is no place for sulkers. 

Don’t expect to get much sleep before dawn, 

and don’t be surprised that with such a busy 

calendar of dinner parties, you might be on the 

receiving end of a recycled gift you originally 

gave. And yes, perhaps a little forbearance can 

help when you hear the same anecdotes told 

over and over. 

It’s always a good idea to give precise 

directions to the house. It’s easy to get lost on 

Capri, and once that happens, it might be hours 

before you find the right little alleyway. Good 

directions help to ensure that you’re not 

welcoming poor strays while the first guests 

have started leaving. 

Always be truly interested in your guests and 

make them feel at home. It takes more than 

uncorking a bottle of wine and lighting festive 

candles to create a party atmosphere. 

Seeing that food is a vital component of Capri 

hospitality (as we Italians say, a tavola non 

s’invecchia, which roughly translates to “time 

stands still around a table”), all that remains is 

the final ingredient: to wish you a hearty buon 

appetito! 

Postscript 

When September rolls around you can 

practically hear people breathe a sigh of relief 

as life returns to its village pace; things go back 

into proportion as time slows down. Too many 

people, too much sun, too much sea, too much 

beauty... but there’s no such thing as too 

much Capri. 

n

64 

INTERIOR 

Mix di stili 

Le proposte de La Bagattella 

per una casa all’insegna della fusion 


n 

Classico e moderno. Il design si 

orienta verso una contaminazione 

di stili, senza schemi rigidi, e 

anche da La Bagattella si trovano 

pezzi del servizio in gres che contrasta con le 

linee moderne e squadrate della ceramica “total 

white”. Numerose ed originali le posaterie 

proposte. 

complementi d’arredo per una casa all’insegna La scenografia è assicurata dai dettagli: fiori, 

della fusion. 

centrotavola e tanti vasi. Per rendere più sug- 

Al centro delle proposte del negozio di via Rogestiva l’atmosfera ecco infine le candele, da 

ma c’è sempre la tavola, da quella improvvisa- quelle oversize a quelle galleggianti. E per 

ta con gli amici a quella delle ricorrenze spe- quando il sole manda i raggi più caldi ci sono 

ciali, allestita con cura e attenzione ai dettagli. i grandi ombrelloni coloratissimi, in carta e 

A partire dalle tovaglie: di molti tessuti, molti bamboo. Tante proposte per circondarsi di 

colori e per tutte le dimensioni. In colori na- cose belle e dar vita a una casa specchio di guturali 

contrapposti al design contemporaneo i sti e stile personali. 

IN THE MIX 

by ALICE MARTINI 

La Bagattella’s fusion-style home 

Classic meets modern as design crosspollinates 

different styles, and all rigid 

rules go out the window: the La 

Bagattella store is now offering furnishings for 

fusion-style homes. 

The Via Roma street store has always 

focused on the art of dining, whether it be an 

impromptu supper among friends or a special 

occasion worth all that painstaking attention to 

detail. Napkins are available in many different 

fabrics and colours and all different sizes, in 

natural hues that provide a perfect 

counterpoint to the contemporary design of 

the stoneware service, which itself contrasts 

with the squared-off modern lines of the “total 

white” ceramics. Then there’s the vast 

assortment of original cutlery styles to choose 

from. Every scene is set by its details: flowers, 

centrepieces and a wide selection of vases. 

To add the finishing touch to the atmosphere, 

choose from oversized or floating candles. 

And when the sun is at its zenith, what could 

be better than one of the shop’s brightly 

coloured paper and bamboo sunshades? 

At La Bagattella you will find a vast array of 

beautiful things to choose and use, to create a 

home that reflects your own personal style 

and taste. n 

A CAPRI 

La Bagattella 

è in via Roma, 83 

tel. 081.837.8707

GOURMET 

Il principe 

della 

cucina 

di LUCIANO PIGNATARO 

Il totano è il cibo 

che più di ogni altro 

rappresenta l’anima 

della gastronomia caprese 


Pescatori e contadini, sfamati da 

piccoli uccelli e piccoli molluschi. 

Così i capresi sono riusciti 

a sopravvivere nel corso dei secoli 

tra la stagione d’oro di Tiberio e quella 

non meno ricca iniziata con il Grand Tour. 

La ricerca del sapore inseguendo i piatti è 

una delle tracce sui tempi lunghi lasciate 

dalla storia di un popolo, e spesso una ricetta 

o un cibo finisce per rappresentare la comunità 

come poche altre cose: prendiamo il 

totano, appunto, e subito parliamo di Capri 

e della Costiera Amalfitana di cui ha fatto a

GOURMET 

Il principe 

della 

cucina 

di LUCIANO PIGNATARO 

Il totano è il cibo 

che più di ogni altro 

rappresenta l’anima 

della gastronomia caprese 


Pescatori e contadini, sfamati da 

piccoli uccelli e piccoli molluschi. 

Così i capresi sono riusciti 

a sopravvivere nel corso dei secoli 

tra la stagione d’oro di Tiberio e quella 

non meno ricca iniziata con il Grand Tour. 

La ricerca del sapore inseguendo i piatti è 

una delle tracce sui tempi lunghi lasciate 

dalla storia di un popolo, e spesso una ricetta 

o un cibo finisce per rappresentare la comunità 

come poche altre cose: prendiamo il 

totano, appunto, e subito parliamo di Capri 

e della Costiera Amalfitana di cui ha fatto a

GOURMET 

68 

re precisi, la loro frollatura è assolutamente 

necessaria per consentire alla carne di raggiungere 

il giusto rapporto tra consistenza e 

morbidezza e poterlo mangiare nel migliore 

dei modi possibili. Ricordate l’immagine 

dei pescatori che li battono sugli scogli? Rispetto 

al calamaro, considerato più pregiato, 

si differenzia perché ha le pinne molto 

più piccole ed attaccate alla coda: per riconoscere 

le freschezza bisogna guardare soprattutto 

alla colorazione perché quanto più 

è viva e intensa tanto più il totano è stato 

pescato da poco. 

Ci sono poi altri due punti, stavolta squisitamente 

gastronomici, a favore dei totani e 

dei molluschi in generale. Il primo è che, al 

contrario dei pesci, da crudi sono inodori 

mentre acquistano sapore e profumo nel 

corso della cottura, il secondo è costituito 

dal fatto che sono molto semplici da fare, si 

possono anche conservare dopo cotti e riproporli 

il giorno dopo senza per questo 

perdere di gusto. 

Il totaro o totariello, così viene chiamato nel 

dialetto partenopeo, ha consentito a Capri 

di restare abitata nei lunghi secoli bui ed è 

per questo che è l’unico prodotto del mare 

fresco la cui cucina è così diffusa prima nelle 

case dei pescatori-contadini poi nelle trattorie 

aperte con l’arrivo di artisti e avventurieri 

romantici e ancora adesso in tutti i ristoranti 

dell’isola. Così andava la vita a Capri, 

un po’ di lavoro nell’orto, poi con la 

barca a pescare totanetti con la rete a strascico 

o con le lenze usando le lampare per 

richiamarlo in superfice durante la notte. Il 

totano ha abitudini consolidate che non ha 

mai cambiato nel corso dei secoli e le sue 

migrazioni regolari hanno sempre facilitato 

il lavoro dei pescatori capresi che, proprio 

M. MASTRORILLO - SIE 

Il mare di Capri ha sempre offerto un’abbondante quantità di totani e anche oggi se ne trova un buon numero 

soprattutto d’estate, considerata il periodo migliore per la sua pesca. 

The sea around Capri has always offered a bountiful haul of squid. This remains true today, particularly in the 

summer, which is the best time for squid fishing. 

perché impegnati anche a lavorare la terra, 

non hanno mai amato lasciare le proprie 

abitazioni per lungo tempo. 

Alcune ricette 

Per pulirlo è necessario staccare anzitutto la 

testa dal corpo, eliminare gli occhi e la bocca, 

estrarre la conchiglia trasparente e le interiora, 

togliendo infine la pelle. La ricetta 

più diffusa è il totano imbottito. Per prima 

cosa si tagliuzzano i tentacoli e si passano in 

padella con un po’ d’olio. Quando sono 

cotti si mettono in una zuppiera in cui si 

aggiunge il prezzemolo, l’aglio sminuzzato, 

una caciottina fresca dei Monti Lattari e il 

pan grattato. A questo punto si farcisce il 

totano, si chiude con il cotone e si mette in 

un tegame con olio e aglio facendolo rosolare. 

Si aggiunge il pelato e si cuoce per una 

quarantina di minuti. Ovviamente questa è 

solo una delle mille versioni che si tramandano 

nelle famiglie: alcuni per esempio farciscono 

anche con uova, uva passa e pinoli, 

pepe e olive nere. Le varianti sono assolutamente 

infinite, compresa l’aggiunta di vino 

bianco, che noi non condividiamo quasi 

mai in cucina, e soprattutto quella di erbe e 

odori di cui l’isola è ricchissima. Con il sugo 

qualcuno ci condisce anche la pasta, linguine 

o tubettoni a seconda del gusto. 

L’altra versione molto diffusa è sicuramente 

con le patate: in questo caso il totano viene 

tagliato a listarelle come in genere si fa con i 

calamari e si spadella in olio e aglio aggiun-

MARKA 

gendo dopo un po’ pomodorini. Dopo una 

decina di minuti si possono mettere le patate 

precedentemente tagliate a tocchetti e rosolate 

in olio e sale. Ancora dieci minuti e 

infine una spruzzata di prezzemolo pri- 

t 

THE PRIDE OF THE KITCHEN 

by LUCIANO PIGNATARO 

Squid is the food that more 

than any other lies at the heart 

of Capri’s cuisine 

Fishermen and smallholders lived on a 

diet of small birds and molluscs. This is 

how the inhabitants of Capri survived 

over the centuries between Tiberius’ golden 

age and the no less florid period that started 

with the Grand Tour. The search for flavour in 

the creation of recipes runs like a thread 

through the history of a people, and often a 

recipe or food comes to represent a 

community like few other aspects. Take the 

squid, for example, and our thoughts 

immediately turn to Capri and the Amalfi 

coast, to which it has been closely linked 

since the thriving times of the Republic. We 

find it as a national recipe everywhere from 

Conca dei Marini, where the Tonnarella’s 

legendary “squid and potatoes” has for 

decades been a favourite of the international 

jet set chasing traditional recipes, to the 

Faraglioni. The squid is at home throughout 

the Mediterranean, where it lives at a depth of 

between one hundred and six hundred 

metres. Squid move in large shoals to feed 

on small fish and crustaceans and tend to 

come to the surface at night. But in the “Land 

of the Sirens”, between limestone cliffs that 

plunge straight into the sea leaving no 

margin for those who can’t swim, it seems 

to have found its ideal setting, to the 

extent that it is almost totally 

identified with the untamed 

population that so 

enraptured Norman 

Douglas. 

Stewed with 

potatoes or 

stuffed, it is 

the food that 

more than 

any other 

lies at the 

heart of 

Capri’s 

traditional 

cuisine. This 

alliance is 

underpinned by 

several practicalities, the main one being that 

squid is found on a fairly regular basis and in 

abundance throughout the year and therefore 

it really was a key survival factor in a 

community that has always struggled with 

limited food resources. The best period is, of 

course, in the summer months of August and 

September when various species are to be 

found, their size varying from 40 centimetres 

up to one metre long and weighing 15 kilos. 

Another advantage not to be overlooked is 

that molluscs keep much longer than fish: 

indeed, to be precise, they should not be 

eaten fresh but kept until the flesh attains the 

right balance between firmness and 

tenderness so that it can be eaten in the best 

possible condition. Do you remember seeing 

the fishermen beating them against the rocks? 

As opposed to calamary (also squid but a 

different species), which is considered 

superior, it has much smaller fins that are 

attached to the tail. To tell how fresh it is you 

should carefully observe the colour, which will 

be bright and strong in a freshly caught squid. 

There are two other factors in favour of squid, 

and molluscs in general, this time purely 

gastronomic. First, as opposed to fish, they do 

not smell in the raw state and only take on 

flavour and aroma during the cooking 

process. Second, they are very easy to 

prepare, keep well after cooking and can be 

eaten the following day without losing any of 

their flavour. 

The totaro or totariello, as they are called in 

Neapolitan dialect, kept Capri inhabited 

through the dark ages, which explains why it 

is the only fresh seafood product widely eaten 

in the homes of fishermen. Its popularity was 

later assured when the first trattorie began to 

appear to provide for the artists and romantic 

wanderers who had begun to arrive. Today 

you will find it on the menu of all the 

restaurants on the island. The islanders’ daily 

routine started with some work on the land, 

then they set off in the boat to fish for squid 

with dragnets and fishing lines, using lamps at 

night to attract them to the surface. The squid 

is a creature of habit, its habits having 

remained unchanged for centuries, and its 

regular migrations have facilitated the work of 

the fishermen of Capri who, since they had 

their land to tend to, have never been keen to 

leave their homes for long. 

Some recipes 

To clean a squid, first remove the head, then 

eliminate the eyes and the mouth, remove 

the internal shell and its innards, and finally 

remove the skin. The most popular recipe is 

stuffed squid. First the tentacles are cut up 

and cooked with some oil in a pan. When 

they are done they are put in a bowl with 

chopped parsley, garlic, a fresh Monti Lattari 

caciotta cheese and breadcrumbs. The 

resulting mixture is used to stuff the fish, 

which are then secured with fine string and 

transferred to a saucepan with oil and garlic 

and gently browned. Add tomatoes and cook 

for about forty minutes. This is just one of 

the hundreds of different versions that are 

passed from generation to generation in 

families. Some recipes may also add eggs, 

sultanas and pine nuts, pepper and black 

olives to the stuffing. The variations are 

t 

69

GOURMET 

70 


ma di servire. A piacere si può anche aggiungere 

il peperoncino. 

In queste due versioni base e popolari, diciamo 

pure che l’alta cucina ancora deve 

scoprirlo, il totano continua così a fare onestamente 

il suo mestiere di operaio gastronomo 

a tavola, sfamando i capresi e regalando 

oggi ai turisti e agli appassionati uno 

dei sapori più antichi e tipici di Capri e della 

Costiera, perché con questi molluschi il 

piatto conserva sempre qualcosa si selvatico, 

marinaro, assolutamente irripetibile grazie 

al mare della Terra delle Sirene capace di regalare 

alla sua popolazione una salinità particolare, 

tale che non si deve essere assolutamente 

esperti per riscoprirla immediatamente 

nel piatto. 

Un consiglio prima dell’abbinamento: il totano 

non deve essere grande, anzi, più è pic- 

infinite; they also include the addition of white 

wine, which we rarely, if ever, condone in the 

kitchen, and the addition of herbs that are 

found in abundance on the island. Some 

even serve the sauce with pasta – linguine or 

tubettoni according to preference. 

The other very popular version is undoubtedly 

squid with potatoes. In this case, the squid is 

cut into strips, similarly to the way calamary is 

often prepared, and is quickly fried in garlic 

and oil with the addition of a few small 

tomatoes. After about ten minutes the 

potatoes, which have already been cut up 

and fried in oil and salt, are added. Leave to 

cook for another ten minutes and sprinkle 

with parsley before serving. Chilli may also be 

added to taste. 

colo maggiore è il suo gusto, diciamo che 

In these two basic versions, which haute 

una pezzatura da 600, 700 grammi riesce a cuisine has yet to discover, the squid 

continues to fulfil its humble role of providing 

dare grandi soddisfazioni a chi cucina e a chi work-a-day cuisine, feeding the people of 

Capri and the coast. Meals prepared with 

mangia. Quanto al bicchiere non abbiamo 

these molluscs always have such a wild 

dubbi: le due versioni classiche che abbiamo taste of the sea, only to be found in the 

waters of the “Land of Sirens”, which have a 

descritto sono le classiche ricette pensate per very special salinity that is immediately 

il Piedirosso (o Per ‘e Palummo), il rosso obvious even to the most untrained palate. 

A final piece of advice before a word about 

campano di pronta beva e poco corpo che the wine: squid should not be too big, indeed 

the smaller it is, the better the flavour. A 

accompagna benissimo tutti i piatti di pesce 

squid of 600 or 700 grams should fit the bill 

con il pomodoro, soprattutto quando si trat- perfectly for both cook and diners. As to the 

wine to drink with it, we have no doubts: the 

ta di polipi, calamari e totani. Quello che si two classic versions described above are 

among the classic recipes designed to go 

definisce un abbinamento di territorio ob- 

with a Piedirosso (or Per ‘e Palummo), the 

bligato e che non ammette varianti: l’Aglia- Campanian red that is early maturing and light 

and goes very well with fish and tomato 

nico invece diventa preponderante con quei dishes, especially when the fish is octopus, 

calamary and squid. Aglianico, which could 

tannini sempre esuberanti mentre il rosato è 

be considered a regional combination de 

debole. Meglio il bicchiere piantato nella ter- rigeur, overwhelms with its exuberant tannins, 

while the rosé is weak. Much better a glass of 

ra dei vulcani spenti, tra i Campi Flegrei e il wine from the land of extinct volcanoes 

Vesuvio. A chi non si contenta consigliamo between the Flegrean Fields and Vesuvius. 

And if you are really difficult to please, just 

una chicca: Sciascinoso in purezza. try a pure Sciascinoso. 

n 

n 

U. D’ANIELLO - CAPRIONLINE.COM

72 

CAPRIPRESS 

GOURMET 

Giallo caprese 

La ricetta caprese del limoncello risale 

agli inizi del secolo scorso, quando 

Donna Vincenza Canale, progenitrice 

di Massimo e Vivica Canale, 

cominciò a distribuire agli ospiti del proprio 

albergo assaggi di limoncello, discendente dal- 

l’antico “limonillo”, un liquore che si consumava 

nelle case dei capresi semplici, contadini, 

pastori e pescatori di un tempo che lo distillavano 

e conservavano nei cellai dagli archi 

a botte, per consumarlo freddo come bevanda 

dopo-pasto a mo’ di aromatico digestivo al 

Alcool, zucchero 

e buccia di limone. 

Discende 

da un’antica ricetta 

il Limoncello 

di Capri. Quello Doc 

di GIORGIO NICASTRO 

gusto di limone. A distanza di un secolo, nel 

1988, i discendenti di Donna Vincenza, Massimo 

e Vivica Canale, pensarono di mettere in 

piedi una piccola fabbrica e brevettare la ricetta 

e il marchio del limoncello. Inizia così un 

lungo percorso ricco di successi.

72 

CAPRIPRESS 

GOURMET 

Giallo caprese 

La ricetta caprese del limoncello risale 

agli inizi del secolo scorso, quando 

Donna Vincenza Canale, progenitrice 

di Massimo e Vivica Canale, 

cominciò a distribuire agli ospiti del proprio 

albergo assaggi di limoncello, discendente dal- 

l’antico “limonillo”, un liquore che si consumava 

nelle case dei capresi semplici, contadini, 

pastori e pescatori di un tempo che lo distillavano 

e conservavano nei cellai dagli archi 

a botte, per consumarlo freddo come bevanda 

dopo-pasto a mo’ di aromatico digestivo al 

Alcool, zucchero 

e buccia di limone. 

Discende 

da un’antica ricetta 

il Limoncello 

di Capri. Quello Doc 

di GIORGIO NICASTRO 

gusto di limone. A distanza di un secolo, nel 

1988, i discendenti di Donna Vincenza, Massimo 

e Vivica Canale, pensarono di mettere in 

piedi una piccola fabbrica e brevettare la ricetta 

e il marchio del limoncello. Inizia così un 

lungo percorso ricco di successi.

74 

PERSONAGGI 

Passioni di poeta 

di GIUSEPPE MAZZELLA 

Nel novembre del 1906, quando 

arrivò per la prima volta a 

Capri in una delle tante tappe 

del suo inquieto vagabondare, 

Rainer Maria Rilke aveva già vissuto la travolgente 

passione per Lou Andreas Salomé. 

Dopo oltre cinque anni il poeta, nato a Pra- 

Tra le mura di Villa Discopoli 

Rainer Maria Rilke trovò rifugio da quella 

che considerava un’isola troppo bella 

ga nel dicembre del 1875, ne portava ancora 

i segni e viveva nella speranza di essere 

riamato da quell’«angelo biondo dal nasino 

all’insù», al quale avrebbe continuato a scrivere 

lettere accorate per tutta la vita. 

Da quando si erano conosciuti a Monaco nel 

maggio del 1897, erano stati trascinati in un 

G. SIMEONE - SIE 

vortice imprevedibile. Il giovane e timido 

ventiduenne si era trasformato in un amante 

appassionato e la matura e un po’ mascolina 

trentaseienne si era scrollata la corazza di 

freddezza in cui era vissuta fino ad allora. 

Lou, sposata da oltre dieci anni con il professore 

Friedrich Carl Andreas, di quindici anni

CANTO DEL MARE 

Soffio antichissimo del mare, 

vento del mare a notte: 

a nessuno tu vieni; 

per chi vegli 

resisterti 

è una prova: 

soffio antichissimo del mare 

che spiri 

quasi solo per rocce 

primordiali, 

nient’altro che spazio 

trascinando con te da 

lontano… 

Oh, come ti sente una 

pianta di fico gravida 

di gemme 

alta nella luna. 

Capri, gennaio 1907 

Timeless sea breezes, 

Sea-wind of the night: 

You come for no one; 

If someone should wake, 

He must be prepared 

How to survive you. 

Timeless sea breezes, 

That for aeons have 

Blown ancient rocks, 

You are purest space 

Coming from afar... 

Oh, how a fruit-bearing 

Fig tree feels your coming 

High up in the moonlight. 

Capri, January 1907 

t 

più grande, era una donna emancipata ma Rainer Maria Rilke in un disegno di Shoji Kimura. Rilke, che imparò disciplina e metodo, cam- 

irraggiungibile. Aveva, infatti, stretto un pat- Rainer Maria Rilke in a drawing by Shoji Kimura. biando addirittura la grafia, che divenne da 

to di castità con tutti i precedenti amanti, 

allora chiara e ordinata. Sotto la guida di 

tra cui Friedrich Nietzsche, e persino con il si per tutta l’Europa, e persino in Russia, Lou, imparò anche a conoscere e ad amare la 

marito. Un patto che con Rilke spezzò, co- nella cui città di Pietroburgo, lei ea nata nel natura, affinando le innate doti artistiche. Fu 

noscendo per la prima volta la pienezza del- 1861. Furono tre anni intensissimi e fonda- un periodo creativo dominato da una rigida 

l’amore. Gli innamorati si erano poi rincor- mentali per la formazione intellettuale di autodisciplina che diede i migliori frutti 

75

PERSONAGGI 

76 

molti anni dopo nello splendore plastico delle 

Nuove Poesie. A volte i due si dividevano, 

lei per dedicarsi al suo lavoro di scrittrice e di 

studiosa, lui per compiere viaggi culturali, 

per allargare i suoi orizzonti. Rilke allora, si 

scatenava, scrivendole lettere di fuoco, incurante 

delle raccomandazioni di distruggerne 

le copie. In lunghe missive, rievocava le ore 

di passione vissute assieme, confidandole «tu 

mi hai preso il cuore mia sorella, mia sposa, 

con uno solo dei tuoi occhi e una sola delle 

tue collane». Il loro amore si stava, però, trasformando 

lentamente in qualcosa di morboso. 

Come un figlio legatissimo alla madre, 

il poeta obbediva ad ogni richiesta di lei. Lou, 

insofferente della piega che stava prendendo 

quella relazione, volle troncarla, ma lo fece 

con prudenza, memore di quanto era accaduto 

a Nietzsche, che aveva finito per soccombere 

alla pazzia. Preoccupata della fragilità 

di Rilke, che aveva già dato qualche segno 

di squilibrio, continuò ad invitarlo alle 

riunioni culturali, a scrivergli di tanto in tanto 

e soprattutto ad essere inondata dalle sue 

continue missive, in cui lui le confidava ogni 

moto dell’animo. Dolcemente seppe staccar- 

“Nei posti belli come 

questo vengo sempre 

colto dalla malinconia” 

“In places as beautiful 

as this I am ever seized 

by melancholy” 

A destra, una veduta di Villa Discopoli, su via di Tragara. Tra il 1906 

e il 1907 Rilke, che sperava di trovare a Capri la necessaria concentrazione 

per le sue opere, vi soggiornò per sei mesi. 

Right, a view of Villa Discopoli in Via di Tragara. Rilke spent six months 

here in 1906 and 1907, seeking the focus he needed to work. 

lo da sé, pur non facendogli mai mancare il 

suo aiuto, ma decisa a restare «fedele ai ricordi, 

ma non agli uomini», così come aveva 

scritto in un suo vecchio diario. 

Lontano da Lou 

Al suo arrivo a Capri, Rilke fu ospitato nella 

“casetta delle rose”, un angolo appartato 

di Villa Discopoli su via di Tragara, di proprietà 

della sua amica Alice Faehndrich. Il 

poeta si era recato sull’isola sperando di 

trovare la serenità necessaria per scrivere. 

Le prime settimane, però, furono improduttive. 

Non riusciva a concentrasi ed era 

continuamente impegnato a scrivere ai suoi 

amici lontani e alla sua Lou. Continuando 

a rimuginare sul suo fallimento, così le scriveva: 

«Ho capito perché dalla nostra vicinanza 

non è potuto nascere niente di reale; 

perché tu, o eri me con tutte le tue forze e 

quindi soverchiante, oppure eri il mio 

Contro Io e allora un advocatus diaboli, un 

pallido doppio e costante oppositore». 

Nonostante fosse attratto dalla bellezza dell’isola, 

Capri non piaceva a Rilke, sembrandogli 

addirittura una cattiva invenzione dei 

turisti tedeschi, uno scenario falso, quasi 

“un’assurdità”. Precisava allora sconsolato 

agli amici Elizabeth e Karl von der Heydt: 

«I turisti sono quasi tutti partiti, ma i segni 

della loro stupida ammirazione… sono così 

vistosi e tenaci che persino le terribili 

tempeste che di tanto in tanto stringono tra 

le loro fauci l’isola riescono a cancellarli. 

Nei posti belli come questo vengo sempre 

colto dalla malinconia, aggredito dalla loro 

ovvia, incontestabile e celebrata piacevolezza…». 

L’isola gli procurava impressioni 

contraddittorie e finiva sempre, dopo inutili 

tentativi di adattarsi, per rintanarsi nella 

villa, dove non amava essere disturbato. 

Attaccò addirittura un cartello all’ingresso 

con la scritta: «Qui c’è un uomo ancora vivo 

che ha il cuore già morto. Si prega di

non disturbare, e così pure di non toccare 

le rose del giardino che dorme». 

Incontrò fugacemente il pittore Diefenbach 

e una sera si recò a cena da Gorki, 

senza però uscire da quella strana apatia 

che lo faceva sentire sempre più triste e 

deluso. La notte di Capodanno andò in 

Piazzetta per la Messa di mezzanotte, ma 

trovò la porta della chiesa chiusa «come 

da secoli». Durante quelle stesse fe- 

t 

A POET’S PASSIONS 

by GIUSEPPE MAZZELLA 

Rainer Maria Rilke took refuge 

from the excessive beauty 

of the island within the walls 

of Villa Discopoli 

In November 1906, when he arrived for the 

first time on Capri in one of his many 

restless wanderings, Rainer Maria Rilke 

had already fallen passionately in love with 

Lou Andreas Salomé. After more than five 

years the poet, born in December 1875 in 

Prague, was still smarting from the experience 

and lived in the hope that his “blonde angel 

with the little upturned nose” would return his 

love. He continued to write her melancholy 

letters for the rest of his life. 

From the moment they met in Munich in May 

1897 they were caught up in an unpredictable 

whirlwind. The shy young twenty-two-year-old 

was transformed into a passionate lover and 

the mature and slightly masculine thirty-sixyear-old 

shook off the cold protective exterior 

she had always worn until then. Lou, who at 

this stage had been married for ten years to 

Professor Friedrich Carl Andreas, fifteen 

years her senior, was an emancipated but 

inaccessible woman. She had 

made a pact of chastity with all 

her previous lovers, including 

Friedrich Nietsche, and even 

with her husband. She broke 

the pattern with Rilke, and for 

the first time experienced the 

fullness of love. The lovers 

then pursued each other 

throughout Europe, going as far 

as Russia, to St. Petersburg, 

the city where she was born in 

1861. They spent three very 

intense years together which 

were to prove key to Rilke’s 

intellectual growth. He learned 

discipline and method, even 

changed his handwriting, 

making it much clearer and 

neater. Under Lou’s guidance, 

he also learned to know and 

love nature, refining his innate 

artistic talent. It was a creative 

Lou Andreas Salome in un ritratto 

di fine Ottocento. Quando arrivò 

a Capri per la prima volta Rilke 

aveva già vissuto la travolgente 

passione per la scrittrice tedesca. 

period ruled by strict self-discipline which 

yielded its best fruits many years later in the 

splendid plasticity of New Poems. Sometimes 

they separated, she to dedicate herself to her 

writing and research, he to make cultural trips, 

to broaden his horizons. At these times Rilke 

gave free rein to his feelings, writing her 

passionate letters, heedless of the 

exhortations to destroy the copies. In long 

missives he evoked the hours of passion they 

had passed together, confessing to her “you, 

my sister, my wife, stole my heart with just one 

of your eyes and just one of your collections”. 

But their love was slowly changing and 

becoming morbid. Like a boy who is too 

attached to his mother, the poet obeyed her 

every request. Lou, impatient with the turn 

their relationship was taking, wanted to end it, 

but she did it cautiously, remembering what 

had happened to Nietzsche, who had gone 

mad. Worried by Rilke’s fragile state of mind, 

which had already shown signs of being 

unbalanced, she continued to invite him to 

cultural meetings, to write to him from time to 

time, and above all to be inundated with his 

letters, in which he confided to her his every 

thought. She gently distanced herself from him 

without ever withdrawing her support, and 

resolved to be “faithful to her memories, but 

not to men”, as she had written at an earlier 

point in her diary. 

NERI 

GRAZIA - 

Lou Andreas Salomé in a late 1800s 

portrait. When she first came to 

Capri, Rilke had already been 

consumed by a passion for this 

BRAMBILLA 

German writer. G.B. 

t 

77

PERSONAGGI 

78 

In basso, una veduta 

dell’abitato di 

Anacapri. Questa zona 

dell’isola fu quella più 

amata da Rilke. 

Below, a view of the 

town of Anacapri. This 

was Rilke's favourite 

part of the island. 

stività assistette anche ad una tarantella, 

e restò sconcertato da quel «ballo di satiri 

e di ninfe». 

La scoperta di Anacapri 

Solo lentamente riuscì ad uscire da quel 

torpore. Venuto a contatto con la popolazione, 

cominciò ad apprezzarne il carattere. 

Soprattutto scoprì «Anacapri suprema, deliziosa 

e selvaggia, dove anche un pastore è 

uno spettacolo», da dove poté ammirare la 

visione del mare, «più greco e più colmo di 

antichi orizzonti», e godere nelle sue passeggiate 

solitarie il silenzio dei viottoli che 

si inerpicano verso il monte. 

Vezzeggiato dalla sua ospite e da una piccola 

comunità di stranieri, ai quali leggeva 

ogni giorno passi dei Fioretti di San Francesco, 

riacquistò finalmente un po’ di serenità 

e si tuffò nella creazione. Fu in quel periodo 

che sbocciarono alcune delle sue poesie 

più alte e furono scritte lettere tra le più 

belle del suo vasto epistolario. A volte lo riprendeva 

però la malinconia e sognava di 

andare via, o ritornare a Parigi dove avrebbe 

potuto essere come «in nessun altro luogo 

del mondo». Nella primavera del 1907 

lasciò l’isola rinfrancato, portando con sé 

alcune delle sue più belle composizioni e 

pronto ad affrontare nuove battaglie. E soprattutto 

tornò “guarito” da Lou, ormai 

immerso definitivamente nella creazione. 

Rilke tornò a Capri una seconda vol- 

t 

“Anacapri suprema, 

deliziosa e selvaggia, 

dove anche un pastore 

è uno spettacolo” 

“Anacapri: supreme, 

delightful and wild, 

where even 

a shepherd is 

a wonderful sight” 

M. MASTRORILLO - SIE 

Far from Lou 

On his arrival in Capri, Rilke was put up in the 

“Casetta delle Rose”, tucked away in a remote 

corner of Villa Discopoli in Via di Tragara, by 

the owner of the Villa, his friend Alice 

Faehndrich. The poet had gone to the island 

hoping to find the peace of mind to write. The 

first weeks, however, were unproductive. He 

was unable to concentrate and spent all his 

time writing to far-away friends and to Lou. 

Still brooding on his failure, he wrote to her: “I 

have understood why nothing real has come 

of our closeness; because you were either me 

with all your strength and therefore 

overwhelming, or you were my Counter Ego 

and therefore a devil’s advocate, a pale 

double and constant opposer”. 

Although he was attracted by the beauty of 

the island, Rilke did not like Capri, going so 

far as to say it was like a bad invention of 

German tourists, a fake stage set, almost “an 

absurdity”. He went on dejectedly to his 

friends Elizabeth and Karl von der Heydt: “The 

tourists have nearly all left, but the signs of 

their stupid admiration… are so showy and 

tenacious that even the terrible storms that 

from time to time grip the island cannot cancel 

them. Beautiful places such as this always 

make me melancholy, assailed as I am by 

their obvious, indisputable, celebrated 

pleasantness…”. The island made conflicting 

impressions on him and his vain attempts to 

adapt always ended up with him shutting 

himself up in the Villa where he did not like to 

be disturbed. He even pinned a notice to the 

door that read: “Here lives a man who is still 

alive but whose heart is already dead. Please 

do not disturb, nor touch the roses in the 

sleeping garden.” 

He briefly met Diefenbach the painter and one 

evening he went to dinner at Gorky’s house, 

without however breaking free of the strange 

apathy that made him feel increasingly sad 

and disappointed. On New Year’s Eve he 

went to the church in the Piazzetta to hear 

midnight mass, but he found the door shut “as 

if for centuries”. During this same festive 

period he also saw the tarantella being 

performed and was disconcerted by that 

“dance of satyrs and nymphs”. 

Discovering Anacapri 

It took him a long time to shake off his torpor. 

As he gradually got to know the people, he 

began to appreciate them. Above all he 

discovered “Anacapri: supreme, delightful and 

wild, where even a shepherd is a wonderful 

sight”. From Anacapri he could admire the 

view of the sea, “more Greek and full of 

ancient horizons”, and enjoy the silence 

during his solitary walks along the paths that 

climbed to the summit. 

Fussed over by his hostess and a small 

community of foreigners, to whom he 

read daily extracts from The Little 

t

PERSONAGGI 

CORBIS - CONTRASTO 

A Capri Rilke scrisse 

numerose lettere tra le 

più belle del suo 

epistolario. 

Rilke wrote some of his 

most wonderful letters 

from Capri. 

ta, nel 1908, e vi soggiornò dal 28 febbraio 

alla metà di aprile, ospite sempre della sua 

amica Alice. Questa volta il soggiorno fu 

subito sereno e proficuo, e il poeta riuscì a 

godere della bellezza e del clima irripetibile 

dell’isola che resterà per sempre nel suo 

Flowers of Saint Francis, he finally managed 

to regain some peace of mind and threw 

himself into creative work. It was during this 

period that he wrote some of his finest poetry 

and some of the most beautiful letters in his 

vast correspondence. At times, he fell back 

into a melancholy state and he dreamed of 

leaving or returning to Paris where he could 

have lived as “in no other place in the world”. 

In the spring of 1907 he left the island 

n 

cuore. Avviandosi decisamente verso una invigorated and ready to face whatever life 

fama crescente, nutrirà sempre grande ri- 

held for him, taking with him some of his most 

beautiful poems. Most important of all, when 

conoscenza per Capri, per i suoi splendidi he returned he had got over Lou and was able 

ospiti e per i silenzi di Villa Discopoli, do- 

to throw himself into creative work. 

Rilke went back to Capri in 1908 for a visit 

ve, pur non accadendo mai niente, matu- 

from 28 February to mid-April, once again 

staying with his friend Alice. This time his stay 

rava silenziosamente la sua vocazione. was enjoyable and fruitful from the start, and 

Convinto che presto sarebbe arrivata an- 

the poet managed to enjoy the beauty and 

unique climate of the island, which was to 

che la sua “estate”. «Anche se verrà – occupy a special place in his heart forever. By 

this stage his fame was assured, but he was 

aggiungeva, pensando al never to forget the debt of gratitude he owed 

dono che Capri gli ave- 

to Capri, his splendid hosts and the silence of 

Villa Discopoli, where nothing ever happened 

va assicurato – per quelli but his vocation silently matured. He knew 

che sanno attendere, stando tran- 

that it would soon be his “summer” too. 

“Although it will come,” he said, thinking of the 

quilli e aperti come se avessero l’e- gift Capri had assured him of, “to those who 

can wait tranquilly and openly as if they 

ternità davanti a loro». had an eternity before them”. 

n 

M. MASTRORILLO - SIE

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