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SCHEDA TECNICA N° 25 Installazione Radar N. 3 Mark. VII

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COMPONENTI:<br />

- trasmettitore, ricevitore e gruppo antenna a paraboloide con dipolo rotante su di un'unica cabina<br />

autotrainabile, che funge anche da postazione di lavoro per gli operatori all’apparato;<br />

- gruppo elettrogeno, esterno;<br />

- collegamenti dati:<br />

. elettrico tra radar tiro e radar di controllo tattico (AA N. 4 Mk. 6);<br />

. elettrico tra radar tiro e centrale di tiro (f.90 Bt., vedasi scheda tecnica n° 24);<br />

. telefonico tra radar tiro e radar di controllo tattico.<br />

Il radar AA N. 3 Mk. 7 rappresenta il primo apparato introdotto in servizio definibile di seconda<br />

generazione, in quanto concepito e realizzato immediatamente dopo la fine della II G.M. e<br />

funzionante a onde radio centimetriche e ad altissima frequenza (UHF, “ultra high frequency”),<br />

a differenza del precedente G.L. Mk. II che funzionava a onde metriche e basse frequenze<br />

(parte bassa della banda VHF, “very high frequency”, vedasi scheda tecnica n° 22).<br />

Costruito dal 1948 per essere impiegato con centrali di tiro elettronico, basava il suo funzionamento<br />

su un emettitore ad impulsi a dipolo mobile (rotante) posto nel fuoco di un<br />

riflettore paraboloide.<br />

Gli operatori avevano a disposizione un indicatore tipo “P.P.I.”, per la rappresentazione del<br />

dato di direzione e distanza del bersaglio, e uno di tipo “M”, per il sito e la distanza (*).<br />

I dati relativi al punto presente del bersaglio venivano quindi trasmessi sotto forma di tensione<br />

e corrente elettrica alla colonnina o al calcolatore di una centrale di tiro.<br />

Asservito di norma ad un radar di sorveglianza (l’AA N. 4 Mk. 6), riceveva da questi automaticamente,<br />

in rappresentazione P.P.I., il dato di direzione e distanza del bersaglio assegnato<br />

dall’Ufficiale al Controllo Tattico (UCT/TCO), Cte o SCB di btr. o ufficiale abilitato, mediante<br />

collegamento elettrico “Magslip” (**), mentre il dato di sito e distanza (o quello di quota)<br />

veniva comunicato telefonicamente, o trasmesso, sempre con sistema “Magslip”, da una<br />

colonnina di puntamento di una centrale.<br />

L’Mk. 7 venne adottato nella prima metà degli anni cinquanta e modificato per funzionare con<br />

la centrale CONTRAVES f.90, di costruzione nazionale, e costruito su licenza dalla ditta<br />

FIAR.<br />

Distribuito come radar tiro alle batterie da 90/53 e 90/50, poteva anche essere utilizzato come<br />

radar di sorveglianza fino all’inizio dell’inseguimento del bersaglio o asservire un secondo<br />

Mk. 7; da notare che l’apparato poteva anche funzionare per l’impiego terreste come radar di<br />

controfuoco per rilevare l’origine delle traiettorie di mortai o obici nemici.<br />

Privo di apparato IFF e di contromisure elettroniche, rimase in servizio, unitamente al radar di<br />

controllo tattico AA N. 4 Mk. 6, alla centrale f.90 e alle artiglierie da 90 mm fino a circa il<br />

1968, anno in cui tutti i reggimenti di artiglieria pesanti campali c/a vennero trasformati in rgt.<br />

missili medi.<br />

Nota (*): l’indicatore di tipo “M” è un tubo catodico nel quale, a differenza del tubo “A”, appare una tacca, o gradino,<br />

di distanza spostabile lungo la base dei tempi orizzontale.<br />

Per misurare la distanza la tacca viene fatta coincidere con il guizzo provocato dall’impulso di ritorno (eco) del<br />

bersaglio.<br />

L’indicatore di tipo “P.P.I.”, è un indicatore panoramico, e presenta una base dei tempi rotante con delle<br />

marche di distanza; la rotazione della base dei tempi è sincronizzata con quella dell’antenna del radar, e l’eco<br />

del bersaglio provoca uno “spot” sullo scherno.<br />

La distanza viene quindi letta sulla scala dei tempi rotante e la direzione sulla corona goniometrica esterna dello<br />

scherno, la rappresentazione ottenuta è una rappresentazione planimetrica della situazione aerea.<br />

Nota (**): il sistema “Magslip” permette tramite dei sincrotrasmettitori di modulare delle correnti elettriche e delle<br />

tensioni tra due tubi catodici uguali (esempio, tra due P.P.I.), in maniera tale che i medesimi campi elettromagnetici<br />

che provocano una rappresentazione su di uno schermo pilota siano gli stessi su di uno schermo ricevente,<br />

il tutto avviene tramite dei contatti striscianti a spazzole ed anelli e cavi elettrici multipolari.

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