SCHEDA TECNICA N° 25 Installazione Radar N. 3 Mark. VII

Ditta Costruttrice: THOMSON - HOUSTON (REGNO UNITO).
FIAR (ITALIA), su licenza THOMSON - HOUSTON.
Periodo di servizio: dal 1955 circa al 1968.
Installazione Radar N. 3 Mark. VII
Altre denominazioni: Radar per il tiro c/a AA N. 3 Mk. 7.
SCHEDA TECNICA N° 25
Radar tiro AA N. 3 Mk. 7 presso la SACA, nei primi anni’60, notare i cavi di parallasse per il collegamento con
la centrale f.90 Bt ed il radar AA N. 4 Mk. 6
Dati numerici principali:
- distanza di scoperta:
a) minima, 870 m;
b) massima, 60 km;
- distanza massima di inseguimento, 36 km;
- sito misurabile:
a) minimo, - 53°° (- 2°.59’);
b) massimo, + 1510°° (+ 84°.56’);
- frequenza di funzionamento (portante), dai 3000 MHz ai 3120 MHz;
- lunghezza d’onda, da 10 cm a 9,6 cm;
- durata degli impulsi, 0,55 millisecondi;
- frequenza di ripetizione degli impulsi (modulante), 1,5 kHz;
- potenza di picco irradiata, 200 kw;
- potenza media irradiata, 165 kw;
- apertura orizzontale del lobo di emissione:
a) in ricerca, a dipolo rotante, 146°° (8°.10’);
b) in inseguimento, a dipolo fermo 86°° (4°.50’’);
c) in inseguimento, tiro durante, o per verifiche e rettifiche (“sguardamento”), 30°° (1°.40’);
- campo in direzione, 6.400°° (360°).

COMPONENTI:
- trasmettitore, ricevitore e gruppo antenna a paraboloide con dipolo rotante su di un'unica cabina
autotrainabile, che funge anche da postazione di lavoro per gli operatori all’apparato;
- gruppo elettrogeno, esterno;
- collegamenti dati:
. elettrico tra radar tiro e radar di controllo tattico (AA N. 4 Mk. 6);
. elettrico tra radar tiro e centrale di tiro (f.90 Bt., vedasi scheda tecnica n° 24);
. telefonico tra radar tiro e radar di controllo tattico.
Il radar AA N. 3 Mk. 7 rappresenta il primo apparato introdotto in servizio definibile di seconda
generazione, in quanto concepito e realizzato immediatamente dopo la fine della II G.M. e
funzionante a onde radio centimetriche e ad altissima frequenza (UHF, “ultra high frequency”),
a differenza del precedente G.L. Mk. II che funzionava a onde metriche e basse frequenze
(parte bassa della banda VHF, “very high frequency”, vedasi scheda tecnica n° 22).
Costruito dal 1948 per essere impiegato con centrali di tiro elettronico, basava il suo funzionamento
su un emettitore ad impulsi a dipolo mobile (rotante) posto nel fuoco di un
riflettore paraboloide.
Gli operatori avevano a disposizione un indicatore tipo “P.P.I.”, per la rappresentazione del
dato di direzione e distanza del bersaglio, e uno di tipo “M”, per il sito e la distanza (*).
I dati relativi al punto presente del bersaglio venivano quindi trasmessi sotto forma di tensione
e corrente elettrica alla colonnina o al calcolatore di una centrale di tiro.
Asservito di norma ad un radar di sorveglianza (l’AA N. 4 Mk. 6), riceveva da questi automaticamente,
in rappresentazione P.P.I., il dato di direzione e distanza del bersaglio assegnato
dall’Ufficiale al Controllo Tattico (UCT/TCO), Cte o SCB di btr. o ufficiale abilitato, mediante
collegamento elettrico “Magslip” (**), mentre il dato di sito e distanza (o quello di quota)
veniva comunicato telefonicamente, o trasmesso, sempre con sistema “Magslip”, da una
colonnina di puntamento di una centrale.
L’Mk. 7 venne adottato nella prima metà degli anni cinquanta e modificato per funzionare con
la centrale CONTRAVES f.90, di costruzione nazionale, e costruito su licenza dalla ditta
FIAR.
Distribuito come radar tiro alle batterie da 90/53 e 90/50, poteva anche essere utilizzato come
radar di sorveglianza fino all’inizio dell’inseguimento del bersaglio o asservire un secondo
Mk. 7; da notare che l’apparato poteva anche funzionare per l’impiego terreste come radar di
controfuoco per rilevare l’origine delle traiettorie di mortai o obici nemici.
Privo di apparato IFF e di contromisure elettroniche, rimase in servizio, unitamente al radar di
controllo tattico AA N. 4 Mk. 6, alla centrale f.90 e alle artiglierie da 90 mm fino a circa il
1968, anno in cui tutti i reggimenti di artiglieria pesanti campali c/a vennero trasformati in rgt.
missili medi.
Nota (*): l’indicatore di tipo “M” è un tubo catodico nel quale, a differenza del tubo “A”, appare una tacca, o gradino,
di distanza spostabile lungo la base dei tempi orizzontale.
Per misurare la distanza la tacca viene fatta coincidere con il guizzo provocato dall’impulso di ritorno (eco) del
bersaglio.
L’indicatore di tipo “P.P.I.”, è un indicatore panoramico, e presenta una base dei tempi rotante con delle
marche di distanza; la rotazione della base dei tempi è sincronizzata con quella dell’antenna del radar, e l’eco
del bersaglio provoca uno “spot” sullo scherno.
La distanza viene quindi letta sulla scala dei tempi rotante e la direzione sulla corona goniometrica esterna dello
scherno, la rappresentazione ottenuta è una rappresentazione planimetrica della situazione aerea.
Nota (**): il sistema “Magslip” permette tramite dei sincrotrasmettitori di modulare delle correnti elettriche e delle
tensioni tra due tubi catodici uguali (esempio, tra due P.P.I.), in maniera tale che i medesimi campi elettromagnetici
che provocano una rappresentazione su di uno schermo pilota siano gli stessi su di uno schermo ricevente,
il tutto avviene tramite dei contatti striscianti a spazzole ed anelli e cavi elettrici multipolari.