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Tariffe e ricavi da traffico nelle aziende del trasporto pubblico locale

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<strong>Tariffe</strong> e <strong>ricavi</strong> <strong>da</strong> <strong>traffico</strong> <strong>nelle</strong> <strong>aziende</strong> <strong>del</strong> <strong>trasporto</strong> <strong>pubblico</strong> <strong>locale</strong>: 1996 - 2004<br />

Si è così potuto accertare che la divergenza dei risultati statistici ottenuti dipende in misura<br />

sostanziale <strong>da</strong>l procedimento di aggregazione dei <strong>da</strong>ti elementari utilizzato <strong>da</strong>ll’ISTAT. Esso<br />

è corretto in quanto deve applicarsi ad una pluralità di beni e di servizi, ma nel caso <strong>del</strong>le<br />

tariffe di <strong>trasporto</strong> urbano, un indice costruito in questo modo (in particolare usando come<br />

pesi, per l’aggregazione, la popolazione dei capoluoghi), non descrive in modo appropriato<br />

l’evoluzione dei <strong>ricavi</strong> unitari <strong>del</strong>le <strong>aziende</strong>. Dal momento che è la relazione fra prezzo,<br />

quantità e <strong>ricavi</strong>, ad interessare in questa sede, il <strong>da</strong>to di cui occorre disporre è una misura<br />

molto più vicina al ricavo per passeggero che non ad un indice dei prezzi. Purtroppo i <strong>da</strong>ti<br />

sui <strong>ricavi</strong> sono disponibili solo fino al 2002, ragion per cui, per il periodo più recente, si è<br />

dovuto far affi<strong>da</strong>mento agli indici dei prezzi. Fortunatamente i due indici, quello <strong>del</strong>l’ISTAT<br />

e quello costruito coi <strong>da</strong>ti ASSTRA, <strong>da</strong>nno risultati molto simili per questo ultimo periodo.<br />

Ciò ha indotto ad utilizzare questi <strong>da</strong>ti con un maggior grado di confidenza.<br />

La serie storica che si è così ottenuta per un ricavo per utente (o per tariffa media unitaria<br />

di tutte le <strong>aziende</strong>) è stata utilizzata per effettuare alcune simulazioni. Rimane comunque il<br />

fatto che questi <strong>da</strong>ti si prestano ad essere ulteriormente sottoposti a verifica, il giorno in cui<br />

l’ISTAT mettesse a disposizione i <strong>da</strong>ti elementari.<br />

I risultati ottenuti comunque confermano l’opinione diffusa fra gli operatori e cioè che le<br />

tariffe in media sono aumentate meno <strong>del</strong>l’inflazione. Le differenze, <strong>da</strong> azien<strong>da</strong> ad azien<strong>da</strong>,<br />

sono molto accentuate. Nel complesso comunque il “minor“ aumento <strong>del</strong>le tariffe rispetto<br />

all’inflazione, nel periodo considerato (gli ultimi otto anni e mezzo) è stato di circa 10 punti<br />

percentuali. E’ stato di meno se si utilizzasse come “benchmark” l’aumento generale di tutte<br />

le tariffe, nazionali e locali (5 per cento). Sarebbe molto di più se si considerasse l’aumento<br />

<strong>del</strong>le sole tariffe locali (20 per cento). Le tariffe locali sono aumentate infatti molto in questo<br />

periodo (circa il 34 per cento).<br />

Le simulazioni sono consistite nel calcolare il maggior costo che le pubbliche amministrazione<br />

e in particolare le Regioni e gli enti locali avrebbero sostenuto se le tariffe fossero aumentate<br />

di più di quanto è successo e cioè alternativamente <strong>del</strong> 5, <strong>del</strong> 10 e <strong>del</strong> 20 per cento. Alla base<br />

<strong>del</strong>la simulazione sta la considerazione che il maggiore aumento <strong>del</strong>le tariffe avrebbe causato<br />

un tasso generale di inflazione maggiore e questo a sua volta avrebbe determinato maggiori<br />

costi per le pubbliche amministrazioni. Si sono calcolati in particolare i maggiori costi <strong>del</strong><br />

lavoro (quelli che di fatto anche se non automaticamente sono indicizzati). I teorici “risparmi”<br />

che le amministrazioni pubbliche hanno fatto per effetto di una più contenuta dinamica <strong>del</strong>le<br />

tariffe, non sono modesti. Si tratta pur sempre di diverse decine di milioni di euro (se ci<br />

si riferisce a tutto il periodo considerato). Sono somme che, anche nel caso in cui fossero<br />

state trasferite alle <strong>aziende</strong> (sotto forma di “risarcimento”) in aggiunta alle risorse che già<br />

vengono trasferite alle <strong>aziende</strong> di <strong>trasporto</strong> urbano, non avrebbero completamente sostituito<br />

i maggiori <strong>ricavi</strong> che le <strong>aziende</strong> avrebbero realizzato se fossero state “libere” di muovere le<br />

tariffe in linea con l’inflazione. Certamente le tariffe più elevate avrebbero provocato una<br />

certa diminuzione dei passeggeri (o comunque dei passeggeri paganti) e quindi dei <strong>ricavi</strong>.<br />

Infatti una certa relazione (tipo funzione di doman<strong>da</strong>) è stata individuata sulla base dei <strong>da</strong>ti<br />

statistici (anche se occorrerebbe una analisi “ad hoc” per poterla individuare con qualche<br />

precisione). Ed è anche vero che i costi “risparmiati” <strong>da</strong>lle pubbliche amministrazioni per<br />

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