Fig. 132. Regione Campania: carta generale del territorio (scala 1:200.000), 2000. 261
irregolarissimo rettangolo settentrionale, una piccola porzione della provincia <strong>di</strong> Caserta: la separazione è assicurata da una linea molto più spessa <strong>di</strong> quella che è usata per in<strong>di</strong>care il perimetro dei comuni. Emblematico il fatto che l’estensione dei comuni costieri bonificati, proprio per il ridotto valore del suolo che hanno conservato per tutti i secoli me<strong>di</strong>evali e moderni, rimane molto maggiore <strong>di</strong> quelli interni. Fa un certo effetto emozionale (a chi ha sensibilità culturale e senso delle proprie ra<strong>di</strong>ci) riscontrare inoltre come il fenomeno della centuriazione romana, già riscontrabile nella <strong>di</strong>visione ancora attuale delle particelle agrarie <strong>di</strong> forma quadrangolare e nella pianta a scacchiera <strong>di</strong> molti centri, trova un riflesso anche nelle sagome geometricamente rettilinee <strong>di</strong> alcuni comuni della provincia <strong>di</strong> Caserta (Trentola Ducenta, S. Marcellino, Aversa, Teverola, ecc.) e nel dettaglio a scalini (<strong>di</strong>segno detto “a greca”, tipico delle orlature ricamate <strong>di</strong> tovaglie, lenzuola e simili) <strong>di</strong> altri comuni della parte settentrionale della provincia <strong>di</strong> Napoli (Casandrino, Grumo Nevano, Arzano, ecc.). Un tipo adattamento del confine municipale ai fatti fisici è il caso del cratere <strong>degli</strong> Astroni, rientrante nel comune <strong>di</strong> Pozzuoli, mentre è evidente l’andamento “a spicchio” dei perimetri comunali ritagliati sulla groppa del Vesuvio, in relazione al fatto che nel passato ogni comunità organizzata amministrativamente cercava <strong>di</strong> assicurarsi contemporaneamente fette <strong>di</strong> pianura, collina e montagna, onde assicurarsi la sopravvivenza sfruttando e integrando le potenzialità produttive delle tre fasce (integrazione verticale delle attività, tipica del vecchio mondo me<strong>di</strong>terraneo). Si riscontrano in questo Foglio anche tre casi <strong>di</strong> isole amministrative comunali, la prima relativa al comune <strong>di</strong> Villaricca (ex Panicuocolo), che è quasi più estesa dello stesso comune <strong>di</strong> appartenenza, le altre due pertinenti rispettivamente ai comuni <strong>di</strong> Portici e Pomigliano d’Arco. La copertura toponimica Per concludere, si farà un cenno anche alla toponomastica, per mostrare come essa rifletta fedelmente presenze storiche, usi del suolo, oggetti e fenomeni geografici, sia fisici che antropici, una <strong>di</strong>mostrazione che sarebbe molto più completa e persuasiva se si avesse qui più spazio a <strong>di</strong>sposizione e si conoscessero tutti i toponimi riscontrabili in altre carte <strong>di</strong> maggiore dettaglio e <strong>di</strong> altre epoche, a parte quelli rilevabili in tante fonti non cartografiche. Pur costituendo una piccola percentuale <strong>di</strong> tutti i toponimi che nel lungo passato sono stati impressi sul terreno per designarne le particolarità, quelli leggibili nel Foglio danno comunque una idea verisimile delle stratificazioni dell’occupazione umana nei secoli e dei caratteri della così particolare geografia fisica, oltre che del meccanismo psicologico che genera il toponimo (si è già illustrata prima la <strong>di</strong>fferenza tra alcuni toponimi del Vesuvio). Lasciando da parte la spiegazione <strong>di</strong> circa 60 toponimi designanti i comuni principali rappresentati completamente o in parte nella loro estensione all’interno del Foglio, che da sola avrebbe un grande interesse geografico, storico e linguistico, si preferisce fermare l’attenzione sul grande intervento mo<strong>di</strong>ficatore costituito dalla bonifica idraulica e dalla successiva riforma agraria, è fortemente esemplificato in molti toponimi visibili nel lato Nord est ed Ovest del Foglio. E così si trovano: Mezze quote, V.gio agricolo, Pineta Castel Volturno, Idrov.a, Foce Regi Lagni, Mad.na del Pantano, che non hanno bisogno <strong>di</strong> commento. Abbondano poi le masserie, cui viene attribuito <strong>di</strong> solito il cognome della famiglia (Mass.a Chianese, Mass.a Vargas) o viene aggiunto un aggettivo (Mass. grande, Mass.a bianca) o un sostantivo riferito a caratteri del luogo (Mass.a Tufo, Mass.a Cavone, Mass.a Salice). Insieme alle masserie ci sono le vecchie se<strong>di</strong>, denominate col primo termine <strong>di</strong> casa o torre, che vuol <strong>di</strong>re casa fortificata (Case Cappabianca = vecchio nucleo che denota la presenza <strong>di</strong> un casato; T.re Paesano), oppure casini <strong>di</strong> campagna <strong>di</strong> un nobile o ricco borghese che aveva <strong>di</strong> solito il palazzo in città (Cas.° Ischitella, con riferimento a una piccola isola fluviale, che non a caso si trova nei pressi <strong>di</strong> una costruzione da attribuire alla famiglia reale (la Favorita), data la sua vicinanza alla Mass.a del Re (ma questo toponimo può anche riferirsi a un cognome Del Re, in<strong>di</strong>pendentemente dall’attinenza altolocata). Si noterà che in quest’area delle masserie, case, torri e casini mancano veri e propri inse<strong>di</strong>amenti compatti, che invece sono <strong>di</strong>slocati a circa una decina <strong>di</strong> km dalla costa, proprio perché per molti secoli l’impaludamento li ha respinti verso l’interno. Fanno eccezione qualche villa sulle rive del Lago Patria (V.la De Blasio), alcuni inse<strong>di</strong>amenti balneari ed i villaggi malfamati che hanno deturpato la costa a partire dagli anni ’60 postbellici, essendo frutto <strong>di</strong> una feroce speculazione e<strong>di</strong>lizia (il famigerato Villaggio Coppola, il Villaggio Marina d’Ischitella), alla quale si è posto parziale riparo solo negli ultimi anni, con l’abbattimento <strong>di</strong> “grattacieli” e perfino strutture portuali contro legge. 262