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TEGLIO PGT Relazione - Comune di Teglio

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La conoscenza archeologica del territorio comunale<br />

Coor<strong>di</strong>natore: Roberto Caimi<br />

<strong>Relazione</strong> (a cura <strong>di</strong>): Marco Tremari<br />

Testi: Priscilla Butta<br />

Roberto Caimi<br />

Chiara Marveggio<br />

Marco Redaelli<br />

Marco Tremari<br />

Schede: Chiara Marveggio<br />

Marco Tremari<br />

Società Archeologica srl<br />

Viale Risorgimento 14 – 46100 Mantova<br />

Tel. e fax: 0376-369611<br />

www.archeologica.it<br />

Elaborazioni Cartografiche: Marco Tremari<br />

Ringraziamenti per assistenza, consigli, interventi critici, etc.<br />

Soprintendenza Archeologica della Lombar<strong>di</strong>a:<br />

Dott.ssa V. Mariotti, Dott.ssa R. Poggiani Keller, Dott.ssa M. G. Ruggiero<br />

Don M. G. Simonelli<br />

Dott. G. Garbellini<br />

2


Sommario<br />

PREMESSA ......................................................................................................................................... 4<br />

1- INQUADRAMENTO GENERALE ................................................................................................ 5<br />

1.1– Geologia e geomorfologia del territorio................................................................................... 5<br />

1.2– Inquadramento storico generale ............................................................................................... 7<br />

1.3– <strong>Teglio</strong> nella preistoria ............................................................................................................ 20<br />

2- PROCEDURA METODOLOGICA .......................................................................................... 38<br />

2.1 – La raccolta del dato archeologico ......................................................................................... 38<br />

2.1.1 – Raccolta tramite fonti bibliografiche ............................................................................. 39<br />

2.1.2 – Raccolta tramite dati d‟archivio ..................................................................................... 39<br />

2.2 – La schedatura dei dati ........................................................................................................... 39<br />

2.3 – Posizionamento del dato archeologico sul terreno ................................................................ 41<br />

2.4 – Raccolta e analisi <strong>di</strong> dati territoriali complementari ............................................................. 42<br />

2.4.1– Analisi della cartografia storica ...................................................................................... 42<br />

2.4.2– Analisi della viabilità antica ............................................................................................ 48<br />

2.4.3 – Analisi della toponomastica ........................................................................................... 54<br />

3 - ELABORAZIONE E ANALISI DEI DATI ................................................................................. 57<br />

3.1 – Pre<strong>di</strong>sposizione dei dati su piattaforma GIS ......................................................................... 57<br />

3.2 – Distribuzione dei contesti archeologici ................................................................................. 58<br />

3.3 – Analisi dei principali contesti archeologici ........................................................................... 61<br />

3.4 – Carta del Rischio Archeologico del <strong>Comune</strong> ........................................................................ 65<br />

BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................................. 67<br />

SCHEDE DI CONTESTO ARCHEOLOGICO .................................................................................. 78<br />

ALLEGATI<br />

Tavola 1a - Carta <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei contesti archeologici.<br />

Tavola 1b - Carta <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei contesti archeologici .<br />

Tavola 2 – Carta archeologica del centro storico.<br />

Tavola 3 – Carta archeologica dell‟area del Doss del la Forca.<br />

Tavola 4 – Carta <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei siti <strong>di</strong> culto dell‟Età del Rame<br />

Tavola 5 – Carta del Rischio Archeologico del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong><br />

3


PREMESSA<br />

In occasione della realizzazione del <strong>PGT</strong> del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> è stato svolto uno stu<strong>di</strong>o<br />

globale sulla conoscenza archeologica attuale del territorio comunale.<br />

Il fine <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è la creazione <strong>di</strong> un documento <strong>di</strong> sintesi che raccolga in modo<br />

organico ed esaustivo tutte le attuali conoscenze relative al patrimonio archeologico del comune,<br />

volto ad attuare in modo pratico un valido supporto all‟amministrazione locale per la pianificazione<br />

degli interventi territoriali. Il documento <strong>di</strong> sintesi qui presentato è stato pensato e impostato in<br />

modo tale da fornire gli strumenti necessari ai competenti organi locali e statali per svolgere in<br />

modo più agile le rispettive funzioni.<br />

Come è noto non solo nella letteratura archeologica specialistica, il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong><br />

presenta un territorio molto ricco e molto complesso dal punto <strong>di</strong> vista archeologico, che, oltre a<br />

rivestire un ruolo fondamentale per la conoscenza scientifica delle civiltà passate, rappresenta anche<br />

una valida risorsa culturale e turistica.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o qui presentato si compone <strong>di</strong> tre parti complementari fra loro: una relazione<br />

tecnica che riassume le procedure svolte ed i risultati acquisiti dallo stu<strong>di</strong>o stesso, le schede <strong>di</strong><br />

Contesto Archeologico, che sintetizzano in modo schematico i singoli ritrovamenti e contesti, e,<br />

infine, le tavole tecniche, che mostrano la collocazione spaziale dei ritrovamenti e le aree a<br />

maggiore rischio archeologico. Per un utilizzo <strong>di</strong>namico delle informazioni, i dati acquisiti sono<br />

inoltre stati già pre<strong>di</strong>sposti all‟interno <strong>di</strong> una piattaforma GIS sotto forma <strong>di</strong> tematismi puntuali,<br />

lineari e poligonali con i relativi attributi alfanumerici ad essi collegati, in grado <strong>di</strong> interfacciarsi<br />

con i principali software cartografici in circolazione.<br />

Il lavoro è stato svolto dalla SAP – Società Archeologica s.r.l. 1 in accordo con le <strong>di</strong>rettive<br />

della Soprintendenza Archeologica della Lombar<strong>di</strong>a, con riferimento particolare al Soprintendente<br />

stesso Dott.ssa R. Poggiani Keller.<br />

1 Al lavoro hanno partecipato gli archeologi: P. Butta, R. Caimi, F. Gui<strong>di</strong>, C. Marveggio, M. Redaelli e M. Tremari.<br />

4


1- INQUADRAMENTO GENERALE<br />

1.1– Geologia e geomorfologia del territorio<br />

La Valtellina è un‟area montana a Nord del lago <strong>di</strong> Como, coincidente con il bacino<br />

idrografico del fiume Adda. Scendendo dalla Valle <strong>di</strong> Cancano, il fiume Adda traccia il corso della<br />

Valtellina fino al Pian <strong>di</strong> Spagna, lambendo ad Est il Trentino Alto A<strong>di</strong>ge, a Sud le province <strong>di</strong><br />

Brescia e Bergamo e a Nord la Svizzera. Da un‟immagine del satellite si osserva che il segmento<br />

vallivo è orientato in senso Est-Ovest ed impostato lungo un lineamento tettonico denominato Linea<br />

Insubrica. In corrispondenza <strong>di</strong> tale cicatrice geologica vengono a contatto i due principali blocchi<br />

geologico-strutturali costituenti l‟e<strong>di</strong>ficio alpino, le Alpi Meri<strong>di</strong>onali a Sud (Dominio Sudalpino) e<br />

le Alpi vere e proprie a Nord (Dominio Penni<strong>di</strong>co e Dominio Australpino). Le rocce portano traccia<br />

<strong>di</strong> due cicli orogenetici: uno terminato 300 milioni <strong>di</strong> anni fa (orogenesi ercinica) ed uno con fase<br />

apicale attorno ai 35 milioni <strong>di</strong> anni fa (orogenesi alpina), non ancora terminato. Durante questi due<br />

cicli, si formano anche rocce intrusive. Un esempio <strong>di</strong> plutone ercinico è il Gabbro <strong>di</strong> Sondalo,<br />

mentre tra i plutoni alpini, riconosciamo quello del Masino-Bregaglia e dell‟Adamello. La<br />

morfologia Alpina è caratterizzata da <strong>di</strong>slivelli tra cime e fondovalle molto accentuati, passando dai<br />

200 m del Pian <strong>di</strong> Spagna ai 4050 m del Bernina. É questa una situazione tipica delle catene<br />

montuose <strong>di</strong> recente formazione dove sono ancora in atto processi <strong>di</strong> deformazione della crosta<br />

terrestre in grado <strong>di</strong> ripristinare i <strong>di</strong>slivelli attenuati dall‟azione erosiva, esplicata in modo<br />

particolare dai ghiacciai. Frane e collassi <strong>di</strong> versante testimoniano il <strong>di</strong>namismo geomorfologico<br />

dell‟area alpina e alcuni <strong>di</strong>ssesti recenti sono impostati su riattivazione <strong>di</strong> antiche frane, in contesti<br />

idrogeologici precari.<br />

La Valtellina è <strong>di</strong>stinta in tre fasce: Bassa, Me<strong>di</strong>a e Alta Valtellina.<br />

Bassa Valtellina (Morbegno)<br />

La Bassa Valtellina è in comunicazione con la Valchiavenna e quin<strong>di</strong> con le <strong>di</strong>rettrici <strong>di</strong><br />

transito verso il centro dell‟Europa. In epoca romana il Lago <strong>di</strong> Como e l‟attuale Lago <strong>di</strong> Mezzola<br />

formavano un unico corpo. In seguito, i depositi alluvionali dell‟Adda costituirono il Pian <strong>di</strong><br />

Spagna.<br />

Il primo tratto della Valtellina è caratterizzato da un fianco esposto al sole (versante retico,<br />

Costiera dei Cèch, la Val Masino) e da una parte ombrosa (versante orobico, Val Tartano, le Valli<br />

del Bitto, la Val Gerola).<br />

Me<strong>di</strong>a Valtellina (Sondrio)<br />

La città <strong>di</strong> Sondrio, capoluogo <strong>di</strong> provincia, è situata allo sbocco del torrente Mallero, che,<br />

dalla Valmalenco e dai gruppi montuosi del Disgrazia, del Bernina e del Pizzo Scalino, confluisce<br />

nell‟Adda. In Valmalenco l‟osservazione dei caratteri geologici è favorita dalla presenza <strong>di</strong> cave e<br />

miniere e, poichè le quote dei massicci sono elevate, numerosi sono i ghiacciai attuali.<br />

Alta Valtellina<br />

Tratto <strong>di</strong> valle orientato Nord/Est-Sud/Ovest, compreso tra i punti <strong>di</strong> variazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione<br />

della valle, che prima <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> corre Est-Ovest e dopo Grosio-Sondalo piega decisamente a Nord,<br />

fino a Bormio.<br />

5


Da un punto <strong>di</strong> vista geologico ci si trova nel Dominio Austroalpino e in particolare<br />

affiorano le unità dell‟Austroalpino Superiore, ossia della parte più elevata dell‟impilamento <strong>di</strong><br />

falde e sovrascorrimenti che caratterizzano le Alpi a Nord della Linea Insubrica. Verso Est, alcune<br />

falde del Dominio Austroalpino hanno un nucleo metamorfico Ercinico e una copertura più recente<br />

(non oltre il Cretaceo, 66 Ma), costituita principalmente da rocce se<strong>di</strong>mentarie.<br />

Nell‟area del comune <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> affiorano gli Scisti <strong>di</strong> Edolo e la Formazione degli Gneiss<br />

del Monte Tonale, con metamorfiti <strong>di</strong> contatto, intercalazioni <strong>di</strong> calcari cristallini più o meno<br />

dolomitici e calcefiri, <strong>di</strong> anfiboliti e <strong>di</strong> anfiboliti gneissiche. Sul rilievo geologico, (Foglio 19 della<br />

Carta Geologica, Tirano) sono riportati pegmatiti e gneiss pegmatitici generalmente muscovitici,<br />

talora con tormalina e granato, filoni aplitici e un piccolo ammasso <strong>di</strong> serpentine tremolitiche, con<br />

relitti <strong>di</strong> olivina. Al <strong>di</strong> sopra del substrato roccioso, sono presenti depositi <strong>di</strong> origine glaciale e<br />

fluvioglaciale.<br />

6


1.2– Inquadramento storico generale<br />

Paleolitico e Mesolitico<br />

Sopra, scavo del sito paleolitico del Pian dei Cavalli,<br />

campagna 1987 (da FEDELE F. 1989, p. 17), sotto, l’area oggi<br />

musealizzata (da «www.paesi<strong>di</strong>valtellina.it»).<br />

7<br />

In Valtellina e Valchiavenna le<br />

tracce più antiche <strong>di</strong> frequentazione da<br />

parte dell‟uomo risalgono<br />

all‟Epipaleolitico (VIII millennio a.C.) e al<br />

Mesolitico (VII millennio a.C.), come<br />

attestano i ritrovamenti, proprio<br />

all‟incrocio tra le due valli, del Pian dei<br />

Cavalli, tra i comuni <strong>di</strong> Madesimo e<br />

Campodolcino, a quota 2.300 m s.l.m.<br />

Campagne <strong>di</strong> ricognizione e <strong>di</strong> scavo<br />

condotte tra il 1984 e il 1988 dal Prof. F.<br />

Fedele dell‟Università <strong>di</strong> Napoli hanno<br />

portato alla localizzazione <strong>di</strong> numerosi siti<br />

– tre, forse quattro, sul Pian dei Cavalli e<br />

altri otto sopra le baite <strong>di</strong> Borghetto, in alta<br />

Val Febbraro – con elementi <strong>di</strong> cultura<br />

materiale propri <strong>di</strong> questi orizzonti<br />

cronologici: strumenti litici in cristallo <strong>di</strong><br />

rocca e, in quantità minore, in selce (<strong>di</strong><br />

provenienza alloctona) e focolari e frustoli<br />

<strong>di</strong> carbone, sui quali sono state condotte le<br />

analisi al C14. Nonostante la ragione più<br />

plausibile <strong>di</strong> questa frequentazione<br />

antropica ad alta quota sia quella della<br />

caccia stagionale, come sembrano<br />

testimoniare anche le armature litiche<br />

rinvenute, probabilmente connesse con l‟utilizzo <strong>di</strong> arco e frecce, non sono stati trovati frammenti<br />

<strong>di</strong> ossa <strong>di</strong> animali 2 .<br />

Anche al Dosso Gavia, in Val <strong>di</strong> Gavia (2.360 m s.l.m.), in Valfurva, nel 1992, vengono<br />

scoperte, durante una ricognizione <strong>di</strong> superficie del Prof. M. Cremaschi, alcune <strong>di</strong>stribuzioni e<br />

concentrazioni <strong>di</strong> manufatti <strong>di</strong> industria litica a triangoli e segmenti su selce <strong>di</strong> varia provenienza<br />

(dal bacino lombardo al contesto delle Prealpi venete o delle Dolomiti) e quarzo locale; pur in<br />

mancanza <strong>di</strong> datazioni al C14, l‟attribuzione tipologica <strong>di</strong> questi elementi sembra rimandare con<br />

sicurezza al Sauveterriano (Mesolitico Antico) 3 . In associazione a questi materiali sono inoltre<br />

rinvenute le tracce <strong>di</strong> un focolare <strong>di</strong> forma circolare, che sembra anche in questo caso confermare<br />

l‟esistenza <strong>di</strong> un bivacco stagionale in quota 4 .<br />

2 FEDELE F. 1989, pp. 18-21; POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 38-39.<br />

3 POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 26; CREMASCHI M., NEGRINO F., ANGELUCCI D. 1995.<br />

4 POGGIANI KELLER R. 1989a, pp. 46-47; POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 26.


Neolitico<br />

Le attestazioni archeologiche riferibili al Neolitico (V millennio a.C. - inizio del III<br />

millennio a.C.) sono ancora oggi molto scarse, probabilmente non tanto a causa <strong>di</strong> un‟effettiva<br />

mancanza <strong>di</strong> contesti, quanto della <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> definire con precisione i caratteri <strong>di</strong>stintivi <strong>di</strong> questo<br />

periodo – e delle relative culture – nell‟arco alpino.<br />

In ogni caso, la presenza a Grosio sulla Rupe degli armigeri al dosso dei Due Castelli e sulla<br />

Rupe Magna al dosso Giroldo <strong>di</strong> alcune figure <strong>di</strong> oranti (i così detti “oranti saltici”), spirali ed<br />

immagini topografiche databili<br />

proprio a questa fase (e in<br />

particolare al Neolitico me<strong>di</strong>ofinale<br />

- fine del IV millennio<br />

a.C.), così come il<br />

ritrovamento, anche se <strong>di</strong><br />

provenienza ignota, <strong>di</strong> un‟ascia<br />

in pietra levigata 5 , confermano<br />

la frequentazione del territorio 6 .<br />

La scena degli oranti saltici,<br />

particolare dalla Rupe Magna <strong>di</strong><br />

Grosio (da POGGIANI KELLER R.<br />

1989b, p. 48, fig. 30).<br />

Età del Rame<br />

In Valtellina e Valchiavenna i ritrovamenti archeologici relativi all‟Età del Rame (III<br />

millennio a.C.) sono numerosi e definiscono, insieme alla Valcamonica, un‟unica grande area<br />

culturale, come testimoniano le statue stele rinvenute in entrambi i contesti, sulle quali è spesso<br />

possibile in<strong>di</strong>viduare una successione cronologica delle fasi <strong>di</strong> incisione.<br />

In Valtellina, fondamentali sono i ritrovamenti <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, in località Caven (Caven 1, 2, 3, 4,<br />

5), Cornal (Cornal 1, 2, 3, 4, 5), Valgella (Valgella 1, 2, 3), Vangione (Vangione 1, 2, 3), Ligone,<br />

Canove, Castelvetro, Le Crocette (Le Crocette 1, Le Crocette 2) e Boalzo (Boalzo 1, 2, 3) 7 , e <strong>di</strong><br />

Lovero; in quest‟ultimo caso, il frammento <strong>di</strong> stele venne trovato nel 1981 in una <strong>di</strong>scarica, ma la<br />

sua provenienza è probabilmente da attribuirsi a Tirano. Si tratta comunque <strong>di</strong> rinvenimenti<br />

spora<strong>di</strong>ci, in quanto i frammenti <strong>di</strong> stele sono stati spesso scoperti decontestualizzati e reimpiegati<br />

all‟interno <strong>di</strong> muretti <strong>di</strong> vigne o abitazioni; solo nel caso <strong>di</strong> Caven è possibile fare riferimento ad un<br />

ritrovamento in giacitura primaria, ma l‟indagine subito successiva – nel 1940 –, condotta senza una<br />

corretta metodologia stratigrafica, ha comunque notevolmente limitato l‟effettiva conoscenza del<br />

contesto 8 . Tutte queste stele vengono inquadrate tipologicamente nello stile IIIA dell‟arte rupestre<br />

camuna.<br />

5 Oggi l‟ascia è conservata dalla famiglia Antonioli <strong>di</strong> Grosio (So).<br />

6 POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 26 e pp. 46-49.<br />

7 Ve<strong>di</strong> bibliografia delle singole schede <strong>di</strong> contesto.<br />

8 POGGIANI KELLER R. 1989a, pp. 47-50.<br />

8


In Valcamonica, territorio in strettissimi rapporti <strong>di</strong> scambi interculturali con il <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong><br />

<strong>Teglio</strong>, i ritrovamenti si sono concentrati soprattutto a Ossimo (Asinino-Anvòia, Passagròp e Pat) e<br />

Cemmo (Pian delle Greppe), ma questo tipo <strong>di</strong> composizioni monumentali appaiono <strong>di</strong>ffuse<br />

praticamente in tutto l‟arco alpino: in Svizzera (Sion), in Valle d‟Aosta (Aosta), in Lunigiana<br />

(soprattutto nel punto <strong>di</strong> incontro del fiume Magra con i torrenti Aulella e Taverone, nella zona<br />

della selva <strong>di</strong> Filetto e quella <strong>di</strong> Sorano a Filattiera e nella Lunigiana orientale), in Piemonte (nel<br />

Canavese) e anche in Sardegna (soprattutto nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Laconi); anche in territorio francese sono<br />

avvenuti dei ritrovamenti, più precisamente in Corsica e nell‟area <strong>di</strong> Rouergue 9 .<br />

Età del Bronzo<br />

Tavola tematica dello stile IIIA dell’Età del Rame nell’arte rupestre camuno-valtellinese<br />

(da MARTINOTTI A. 2010, p. 113).<br />

All‟Età del Bronzo sono pertinenti alcuni ritrovamenti spora<strong>di</strong>ci e, a volte,<br />

decontestualizzati: un coltello a Montespluga 10 , due pugnali in bronzo a Piattamala, in località “al<br />

Crotto” 11 , un‟ascia ad alette ed una falce ad Arquino 12 , un‟ascia ad alette da Tresenda 13 , un coltello<br />

in bronzo a Pratogiano a Chiavenna 14 ed una spada in bronzo a Fumarogo in Val<strong>di</strong>sotto 15 .<br />

9<br />

Per questo si ipotizza che alla base del fenomeno possa esserci anche una matrice pre-ligure.<br />

10<br />

MUFFATTI MUSSELLI G. 1985, p. 159; POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 54; POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 56-57;<br />

AA. VV. 1995, p. 110. Il ritrovamento avviene casualmente nel 1965 e il coltello viene datato alla Tarda Età del Bronzo<br />

(XIII secolo a.C.).<br />

11<br />

MUFFATTI MUSSELLI G. 1985, p. 102; POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 51. I due pugnali <strong>di</strong> tipo alpino vengono<br />

rinvenuti nel 1884 forse in corrispondenza <strong>di</strong> una sepoltura o, più probabilmente, in un ripostiglio <strong>di</strong> un mercante;<br />

vengono datati all‟Antica Età del Bronzo (POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 52-54).<br />

12<br />

L‟ascia, ritrovata alla fine dell‟800, è datata alla Tarda Età del Bronzo (POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 54-55).<br />

13<br />

L‟ascia viene rinvenuta nel 1988 ed è datata all‟Età del Bronzo Finale (POGGIANI KELLER R. 1989a, pp. 50-51;<br />

POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 56).<br />

14<br />

Il coltello viene datato all‟Età del Bronzo Recente (POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 54; POGGIANI KELLER R. 1989b, p.<br />

56).<br />

9


Sezione stratigrafica dell’inse<strong>di</strong>amento del XII-XI secolo<br />

a.C. rinvenuto a Dubino in località Careciasca (da<br />

POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 52).<br />

10<br />

L‟unico contesto che è chiaramente<br />

in<strong>di</strong>viduabile si localizza presso le pen<strong>di</strong>ci<br />

del colle <strong>di</strong> Fuentes e la torbiera sottostante,<br />

all‟incrocio tra la Valtellina, la Valchiavenna<br />

e le propaggini lariane, in un punto strategico<br />

<strong>di</strong> controllo delle acque fluviali e delle<br />

<strong>di</strong>rettrici <strong>di</strong> transito verso i passi. Tra i<br />

materiali venuti alla luce sono presenti<br />

manufatti litici (percussori forati e un‟ascia<br />

martello in gladeite) dell‟Antica età del<br />

Bronzo, due asce a paletta della me<strong>di</strong>a età del<br />

Bronzo e due spade, una <strong>di</strong> tipo Rixheim del<br />

XIII secolo a.C. (Età del Bronzo Recente) e<br />

l‟altra Calliano dell‟VIII secolo a.C. (Prima<br />

Età del Ferro) 16 ; questo sito è probabile abbia<br />

avuto un periodo <strong>di</strong> frequentazione piuttosto<br />

lungo, pur non essendo chiaro se l‟inse<strong>di</strong>amento sul colle sia esattamente coevo a quello nella<br />

bassura, nella torbiera 17 . A partire dalla fine dell‟Età del Bronzo venne inoltre probabilmente<br />

affiancato da un altro vicino, a Dubino, in località Careciasca; i caratteri <strong>di</strong> quest‟ultimo, così come<br />

i ritrovamenti ceramici, lo inseriscono all‟interno dell‟ambito culturale lariano protogolasecchiano<br />

(XII-XI secolo a.C.) 18 ; grazie al ritrovamento <strong>di</strong> due cuspi<strong>di</strong> <strong>di</strong> freccia triangolari in selce sembra<br />

tuttavia possibile ipotizzare anche delle preesistenze, forse pertinenti all‟Età del Bronzo Antico 19 .<br />

Questi due siti sono emblematici dell‟evoluzione <strong>di</strong> tipologia inse<strong>di</strong>ativa ben documentata in<br />

tutta l‟area centro alpina: dai siti ubicati sul fondovalle e in zona bassura, durante l‟Antica Età del<br />

Bronzo, a quelli collinari dell‟Età del Bronzo Finale.<br />

Età del Ferro<br />

I ritrovamenti pertinenti all‟Età del Ferro sono decisamente più frequenti ed in particolare è<br />

possibile fare riferimento anche a dei veri e propri contesti inse<strong>di</strong>ativi: a Tresivio, in località<br />

Calvario 20 , a <strong>Teglio</strong>, in località Doss de la Forca e a Panaggia 21 e a S. Martino <strong>di</strong> Serravalle, in<br />

Val<strong>di</strong>sotto 22 ; si tratta in tutti e quattro i casi <strong>di</strong> siti accumunati da caratteristiche analoghe, situati in<br />

15<br />

MUFFATTI MUSSELLI G. 1985, pp. 111-112. La spada, rinvenuta nel 1914, costituisce probabilmente un prodotto <strong>di</strong><br />

importazione dall‟area centro-europea ed è raro il suo rinvenimento a Sud delle Alpi. Viene datata all‟Età del Bronzo<br />

Finale (POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 57-58).<br />

16<br />

POGGIANI KELLER R. 1989a, pp. 51-52.<br />

17<br />

Mancano i riferimenti puntuali dell‟ubicazione dei ritrovamenti dei reperti e dati provenienti da scavi <strong>di</strong> verifica.<br />

18<br />

POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 53; POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 30 e pp. 50-51.<br />

19<br />

POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 50-51.<br />

20<br />

POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 66-68. Durante i lavori agricoli vennero alla luce, in più riprese, un fondo <strong>di</strong><br />

bicchiere tipo Breno, una tazza con profilo a S schiacciato tipo Sanzeno <strong>di</strong> V-IV secolo a.C. (Retico B) e una fibula in<br />

bronzo <strong>di</strong> tipo La Tène A (POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 34).<br />

21<br />

Frammenti ceramici.<br />

22<br />

Rinvenimento <strong>di</strong> una tazza globosa con orlo appiattito e decorazione “a scopettato”, <strong>di</strong> una tazza con profilo a S tipo<br />

Sanzeno e <strong>di</strong> frammenti e anse <strong>di</strong> un boccale retico.


posizioni d‟altura, facilmente <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bili, su punti <strong>di</strong> passaggio strategici per il controllo dei passi<br />

alpini.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista della cultura materiale, iniziano invece a definirsi alcune prime <strong>di</strong>fferenze<br />

tra Valtellina e Valchiavenna 23 : il comparto valtellinese è infatti caratterizzato da una cultura<br />

centro-alpina 24 , dalla quale deriverà poi quella retica, mentre quello valchiavennasco, da una cultura<br />

golasecchiana durante tutta l‟età del Ferro 25 , poi gallica 26 . Particolarmente sviluppati sono inoltre, in<br />

entrambi i casi, gli scambi a me<strong>di</strong>o e lungo raggio con il contesto centro-europeo, padano-etrusco e<br />

centro-italico, come attestano il ritrovamento a Villa <strong>di</strong> Chiavenna, a San Barnaba, località<br />

Campedello, <strong>di</strong> una spada ad antenne, forse pertinente ad un corredo tombale, del tipo del gruppo <strong>di</strong><br />

Weltenburg (VIII secolo a.C.) 27 o il cinturone a losanga <strong>di</strong> VI-V secolo a.C. da Tirano, proveniente<br />

dall‟area ticinese 28 . Rispetto all‟ambito centro-alpino, gli elementi più comuni e <strong>di</strong>ffusi sono invece<br />

la fibula a sanguisuga e a gran<strong>di</strong> coste 29 e le asce ad alette, rinvenute a Tola 30 , Talamona 31 ,<br />

Albosaggia, S. Antonio Morignone e Bianzone, in località Albarella 32 .<br />

Un ritrovamento molto importante è inoltre<br />

quello del bassorilievo <strong>di</strong> Bormio, dal centro<br />

storico, venuto alla luce nel 1944 e datato al V<br />

secolo a.C. grazie allo stu<strong>di</strong>o dei singoli elementi<br />

compositivi; la scena ritratta è probabilmente da<br />

riferirsi ad un rituale legato al culto delle acque<br />

termali 33 .<br />

Infine, per quanto riguarda l‟ambito<br />

funerario, pur non essendo noti contesti<br />

archeologicamente<br />

indagati e/o indagabili,<br />

durante tutta l‟Età del<br />

Ferro è probabile una<br />

coesistenza <strong>di</strong> un<br />

rituale legato<br />

all‟inumazione (come<br />

attesta il ritrovamento<br />

dell‟armilla <strong>di</strong> Pozz,<br />

23 POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 53.<br />

24 POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 55.<br />

25 Come attestano i ritrovamenti della necropoli <strong>di</strong> Mese.<br />

26 Come attestano i ritrovamenti della necropoli <strong>di</strong> Era, in località Luoghi. POGGIANI KELLER R. 1989a, pp. 53-55;<br />

POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 34.<br />

27 POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 54; POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 59.<br />

28 POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 63.<br />

29 Ad esempio il ritrovamento della fibula <strong>di</strong> Grosio ad arco ingrossato, datata all‟VIII secolo a.C. (POGGIANI KELLER R.<br />

1989b, pp. 59-60) o la fibula a gran<strong>di</strong> coste della Val Fontana, sempre dell‟VIII secolo a.C. (POGGIANI KELLER R.<br />

1989b, p. 61).<br />

30 L‟ascia viene datata alla Prima Età del Ferro (POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 61).<br />

31 L‟ascia <strong>di</strong> tipo Nanno viene rinvenuta nel 1884 durante i lavori per l‟ampliamento del cimitero e viene datata alla<br />

Prima età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.). A Talamona viene rinvenuta anche una lama in bronzo (POGGIANI KELLER R.<br />

1989b, pp. 58-59).<br />

32 POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 61-63.<br />

33 POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 65-66.<br />

11<br />

A sinistra, l’armilla <strong>di</strong> Pozz (da POGGIANI KELLER R.<br />

1989a, p. 71, fig. 77) e sopra, bassorilievo <strong>di</strong> V<br />

secolo a.C. rinvenuto a Bormio, conservato<br />

presso la Soprintendenza Archeologica della<br />

Lombar<strong>di</strong>a.


associata probabilmente ad ossa umane e datata al V secolo a.C. 34 ) e uno legato all‟incinerazione,<br />

(come attestano la necropoli <strong>di</strong> Mese 35 e i recipienti ceramici gallici associati come corre<strong>di</strong> tombali nella<br />

necropoli <strong>di</strong> Era Samolaco in località Luoghi, datata alla Seconda Età del Ferro 36 ).<br />

Età romana<br />

L‟interesse dei Romani per la Valtellina e la Valchiavenna è molto tardo e dovette<br />

probabilmente essere collegato all‟importanza dei valichi alpini 37 ; attraverso Polibio (Historiae, II,<br />

32, 2), Strabone (Geographia, IV, 6, 204) 38 : e Cassiodoro (Variae, 1, 17) 39 è possibile ipotizzare<br />

che le conoscenze del territorio siano rimaste a lungo molto vaghe ed imprecise 40 , così come quelle<br />

dei suoi abitanti, in<strong>di</strong>cati da più fonti come Reti del ceppo dei Vennonetes e descritti, sempre da<br />

Strabone, come una popolazione molto aggressiva nei confronti dei centri della pianura (ed in<br />

particolare <strong>di</strong> Comum, <strong>di</strong>venuta colonia romana nel 59 a.C.) 41 . Il nome Vennonetes viene ricordato<br />

anche nel Trofeo delle Alpi (Trophaeum Alpium), un monumento romano eretto presso La Turbie,<br />

in Francia, nel 7-6 a.C. per celebrare la vittoria romana sulle popolazioni alpine 42 .<br />

Quando la conquista romana si concluse, dopo numerosi tentativi tra il 117 e il 95-94 a.C.,<br />

presumibilmente intorno al 16-15 a.C., con le campagne <strong>di</strong> Publio Silio e Tiberio e Druso 43 ,<br />

continuarono comunque a mantenersi profondamente ra<strong>di</strong>cate le tra<strong>di</strong>zioni retiche precedenti, come<br />

per quanto riguarda l‟uso dell‟alfabeto nord-etrusco, <strong>di</strong>ffuso fin dal VI secolo a.C., come attestano<br />

le iscrizioni <strong>di</strong> Montagna e <strong>di</strong> Tresivio 44 , datate entrambe al periodo dell‟inizio della<br />

romanizzazione.<br />

34<br />

POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 55; POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 71.<br />

35<br />

POGGIANI KELLER R. 1989a, pp. 53-54. La necropoli viene rinvenuta nel 1970 durante i lavori <strong>di</strong> ampliamento della<br />

centrale elettrica; tutte le urne rinvenute andarono <strong>di</strong>sperse.<br />

36<br />

POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 54; POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 71-73.<br />

37<br />

GARZETTI A. 1989, p. 57.<br />

38<br />

Strabone cita l‟Adda come immissario ed emissario del Lario, collocandone le sorgenti sul monte Adula, da dove<br />

nasce il Reno e confondendolo forse con il Mera.<br />

39<br />

Insieme a Polibio cita il corso inferiore del fiume Addua.<br />

40<br />

GARZETTI A. 1989, pp. 58-59.<br />

41<br />

GARZETTI A. 1989, p. 62 e pp. 65-66; MARIOTTI V. 2007, p. 19 e p. 22.<br />

42<br />

GENTS ALPINAE DEVICTAE TRVMPILINI CAMVNNI VENOSTES VENNONETES […] (= Popoli alpini sottomessi:<br />

Triumpilini, Camuni, Venosti, Vennoneti […])<br />

43<br />

Figliastri dell‟imperatore Augusto. In particolare la campagna <strong>di</strong> Druso interessò i territori dell‟A<strong>di</strong>ge, arrivando alle<br />

terre dei Reti attraverso il passo del Brennero o <strong>di</strong> Resia, mentre quella <strong>di</strong> Druso l‟area occidentale, attraverso le Gallie<br />

(MARIOTTI V. 2007, p. 22).<br />

44<br />

GARZETTI A. 1989, p. 69; POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 69-71.<br />

12


L’epigrafe in alfabeto nord-etrusco, detto <strong>di</strong> Sondrio, rinvenuta a Montagna<br />

(da POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 51 e POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 70, fig. 75).<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista dell‟amministrazione territoriale fu costituita la provincia della Rezia, con<br />

centro <strong>di</strong> potere a Coira (Curia Rhaetorum); l‟area posta sotto il suo controllo comprendeva tutta la<br />

Svizzera orientale ed il Ticino e, probabilmente, anche la Val Bregaglia. Valtellina e Valchiavenna<br />

vennero invece incluse all‟interno della Regio XI Transpadana ed attribuite al municipio <strong>di</strong> Como<br />

(Novum Comum), mentre solo con il regno <strong>di</strong> Tiberio fu effettivamente creata la provincia <strong>di</strong> Raetia<br />

et Vindelicia 45 . Dal punto <strong>di</strong> vista giuri<strong>di</strong>co è probabile che le popolazioni alpine siano rimaste a<br />

lungo in uno stato <strong>di</strong> inferiorità come gentes ne adtributae quidem 46 .<br />

La maggior concentrazione <strong>di</strong> ritrovamenti del periodo romano è avvenuta a Chiavenna 47 , da<br />

dove provengono reperti ceramici – terra sigillata, ceramica comune, ceramica a pareti sottili -, in<br />

vetro e pietra ollare, epigrafi e monete. Proprio il toponimo del paese valchiavennasco, CLAVENNA<br />

(= Chiavenna), è l‟unico, insieme a TARVSSEDO/TARVESEDE (per il quale si propone<br />

l‟identificazione con Campodolcino o Isola o Madesimo) 48 , ad essere riportato sulle fonti<br />

cartografiche antiche, ed in particolare sulla Tabula peutingeriana 49 e sull‟Itinerarium Antonini<br />

della fine del IV secolo 50 . Entrambe le tavole attestano inoltre l‟esistenza <strong>di</strong> una via verso il passo<br />

dello Spluga, <strong>di</strong> cui rimarrebbe ancor oggi traccia ne«i solchi incisi dalle ruote ferrate nella roccia,<br />

osservabili nei tratti <strong>di</strong> maggior pendenza, come a Musso e a Dongo o nella zona del Malögìn in alta<br />

Val Bregaglia e al passo del Giulia» 51 , la così detta via Regina 52 .<br />

45 GARZETTI A. 1989, pp. 63.<br />

46 MARIOTTI V. 2007, p. 25.<br />

47 Chiavenna fu probabilmente romanizzata più precocemente rispetto alla Valle dell‟Adda (MARIOTTI V. 2007, p. 22).<br />

48 SCEFFER O. 2006, p. XV.<br />

49 La Tabula peutingeriana è un itinerarium pictum con le principali vie dell‟impero e le relative tappe in miglia<br />

realizzato su una tavola <strong>di</strong> bronzo trovata a Cles nel 1896, che riporta un e<strong>di</strong>tto emesso dall‟imperatore Clau<strong>di</strong>o nel 46<br />

d. C. per regolare i rapporti tra popolazioni alpine. Oggi è pervenuto in una copia del XII-XIII secolo.<br />

50 BAGIOTTI T. 1958, pp. 18-20; BUNDI M. 1969, p. 1; SCARAMELLINI G. 1971, pp. 263-264; MUFFATTI MUSSELLI G.<br />

1985, p. 13; MONTEFORTE F., CERETTI L. 1995, pp, 19-20; RAGETH J. 1995, pp. 363-364; TOZZI P. 1995, pp. 22-26;<br />

SCEFFER 2006, p. XV; RIEDI T. 2007, pp. 11-12. Tra Monte Spluga e Campodolcino sono noti due possibili itinerari,<br />

uno verso Madesimo, detto “strada <strong>di</strong> sopra”, e l‟altro lungo la così detta “via del Car<strong>di</strong>nello”, verso Isola, entrambi<br />

probabilmente già attivi durante il periodo romano (GIORGETTA G., JACOMELLA E. 2000, p. 38; RIEDI T. 2007, pp. 13-<br />

15).<br />

51 BALATTI M., SCARAMELLINI G. 1995, p. 39.<br />

13


É proprio con il periodo romano che si assiste infatti, in tutta la valle come nell‟impero, alla<br />

creazione e progressiva estensione <strong>di</strong> una solida rete stradale, per esigenze sia commerciali che<br />

militari 53 ; in particolare, durante il IV secolo d.C., Valtellina e Valchiavenna <strong>di</strong>vennero punti<br />

strategici per la <strong>di</strong>fesa del territorio italico dalle invasioni barbariche ed è proprio solo a partire da<br />

questo periodo che incominciarono ad essere menzionati dalle fonti altri centri della valle: nel 535-<br />

536 d.C. le Aquae Bormiae (Bormio) con Cassiodoro<br />

(Variae, X, 29,1) e nel VI secolo d.C. la la Tellina vallis<br />

con Enno<strong>di</strong>o (Monumenta Germaniae Historica Auct.<br />

Antiquiss, VII) 54 .<br />

Tra gli altri ritrovamenti, le monete in<br />

particolare sono attestate spora<strong>di</strong>camente in tutta la<br />

valle: nella necropoli <strong>di</strong> Sant‟Agata, a Nuova Olonio,<br />

Morbegno, tra il fiume Tartano e Talamona, ad<br />

Ardenno, Postalesio, Castione, alla Sassella, a Fusine,<br />

Caiolo, Albosaggia, Sondrio, Chiesa in Valmalenco, al<br />

Passo del Muretto, al Passo <strong>di</strong> Canciano, a Colda,<br />

Montagna in Valtellina in località Grumello, a<br />

Poggiridenti, Tresivio in località Calvario, a Ponte in<br />

Valtellina, Chiuro, <strong>Teglio</strong>, Bianzone, all‟Aprica, a<br />

Tirano, Grosotto, Bormio e Prestone a Campodolcino 55 ;<br />

solo nel caso <strong>di</strong> Berbenno, in località La Foppa (e forse anche a Sacco), si tratta del ritrovamento <strong>di</strong><br />

un intero ripostiglio <strong>di</strong> folles (circa 40) 56 , datato tra la fine del III e l‟inizio del IV secolo d.C.<br />

Sempre al periodo romano è datata la necropoli rinvenuta a Talamona nel 1884 da parte<br />

dell‟Ing. C. Valenti, dove è attestata la coesistenza tra il rituale funerario ad inumazione e quello a<br />

incinerazione. Gli oggetti rinvenuti, tra i quali ceramiche (anfore e ceramiche ad impasto fine e<br />

grossolano) e reperti in bronzo e ferro, sono oggi conservati presso il Museo Valtellinese <strong>di</strong> Storia<br />

ed Arte e permettono una datazione del contesto alla prima età imperiale, tra I e II secolo d.C. 57 .<br />

Sempre a questo periodo è pertinente anche il bronzetto votivo <strong>di</strong> Giove rinvenuto in Val Fontana, il<br />

tintinnabulum in bronzo <strong>di</strong> Talamona e, <strong>di</strong> un secolo successivo, l‟elemento in bronzo con protome<br />

equina <strong>di</strong> Poggiridenti 58 .<br />

Molto interessanti sono infine i ritrovamenti epigrafici della stele funeraria <strong>di</strong> Stazzona, che<br />

riporta i nomi <strong>di</strong> due Camunni (probabilmente da intendersi come camuni) – Cussa e Ponticus –, e<br />

testimonia la continuità <strong>di</strong> rapporti tra Valtellina e Valcamonica anche durante il periodo romano, e<br />

quello della stele <strong>di</strong> Ponte in Valtellina del II secolo d.C., che ricorda il nome <strong>di</strong> un veterano della<br />

legione trigesima, la Ulpia Victrix, Gaio Caninio Sisso, forse originario della valle 59 .<br />

52 Rispetto a questa via terrestre dovette in ogni caso avere maggiore importanza quella d‟acqua del lago <strong>di</strong> Como.<br />

L‟associazione con il nome della regina Teodolinda è frutto della tra<strong>di</strong>zione popolare e non ha riscontro storicamente<br />

(ALLEVI G., LONGATTI M., TAJANA L. 1995, p. 454).<br />

53 MARIOTTI V. 1989, pp. 5-6.<br />

54<br />

GARZETTI A. 1989, p. 63.<br />

55<br />

MUFFATTI MUSSELLI G. 1985; MARIOTTI V. 2007, pp. 49-51.<br />

56<br />

Il ritrovamento avviene nel 1950 (MARIOTTI V. 2007, p. 24).<br />

57<br />

MARIOTTI V. 2007, pp. 22-24.<br />

58<br />

MARIOTTI V. 2007, p. 24.<br />

59<br />

MARIOTTI V. 2007, p. 24<br />

14<br />

Frammento <strong>di</strong> cavallo da Poggiridenti,<br />

Museo Valtellinese <strong>di</strong> Storia ed Arte, Sondrio<br />

(da GARZETTI A. 1989, p. 74).


Il periodo me<strong>di</strong>evale<br />

Il periodo altome<strong>di</strong>evale rappresentò per la Valtellina e la Valchiavenna, come per tutto il<br />

territorio italico, un momento <strong>di</strong> grande incertezza, soprattutto in rapporto alle invasioni<br />

barbariche 60 e al capovolgimento della situazione politico-amministrativa del territorio italico. A<br />

partire dal VI secolo d.C.<br />

le due valli passarono<br />

sotto il controllo dei<br />

Bizantini, poi sconfitti<br />

dai Longobar<strong>di</strong>, che<br />

giunsero in Valtellina nel<br />

720 d.C.; alla fine<br />

dell‟VIII secolo<br />

intervennero a loro volta i<br />

Franchi e poi, nel X e<br />

nell‟XI secolo, mentre la<br />

Valchiavenna passava<br />

sotto il controllo del<br />

Ducato <strong>di</strong> Svevia, il Sacro<br />

Romano Impero<br />

Germanico 61 .<br />

La sud<strong>di</strong>visione politica delle Alpi verso l’anno Mille (da GUIDETTI M. 1989, p. 84).<br />

Parallelamente alle vicende storiche, dal V secolo d.C. iniziò, con un notevole attardamento<br />

e lentezza 62 rispetto alle regioni centrali dell‟impero, l‟affermazione del Cristianesimo,<br />

probabilmente già in origine in stretto rapporto con la curia <strong>di</strong> Como, che ricevette il suo primo<br />

vescovo, Felice, consacrato da Ambrogio, nel 386 d.C. É possibile ipotizzare che i primi semplici<br />

centri <strong>di</strong> culto fossero in legno e che per questo oggi non se ne sia mantenuta traccia. Si <strong>di</strong>ffusero<br />

gradualmente le prime chiese rurali, spesso collegate a xenodochia 63 , e le pievi, nelle quali il<br />

vescovo amministrava perio<strong>di</strong>camente i battesimi; dal punto <strong>di</strong> vista strutturale, questi e<strong>di</strong>fici erano<br />

spesso accumunati dall‟orientamento dell‟abside ad Est, dalla presenza <strong>di</strong> sepolture nella navata<br />

centrale e, nel caso delle pievi, da una vasca battesimale ad immersione 64 . In Valchiavenna si<br />

ricordano le pievi <strong>di</strong> Olono, Samolaco e Chiavenna, mentre in Valtellina <strong>di</strong> Ardenno, Berbenno,<br />

Sondrio, Tresivio, <strong>Teglio</strong>, Villa <strong>di</strong> Tirano, Mazzo e Bormio.<br />

60<br />

GUIDETTI M. 1989, p. 81. É attestato il passaggio attraverso il passo dello Spluga del generale Stilicone e del suo<br />

esercito nel 395 e nel 401-402 d.C., in marcia per respingere oltre il confine le popolazioni barbariche.<br />

61<br />

GUIDETTI M. 1989, pp. 81-84.<br />

62<br />

Prolungandosi probabilmente per parte del VI secolo d.C.<br />

63<br />

Luoghi <strong>di</strong> sosta per i pellegrini e i viaggiatori collegati alle chiese e controllati dai religiosi.<br />

64<br />

FATTARELLI M. 1989, p. 104. Fino all‟epoca carolingia il battesimo veniva infatti impartito in età adulta.<br />

15


La chiesa plebana <strong>di</strong> San Pietro <strong>di</strong> Berbenno (da FATTARELLI M. 1989, p. 105).<br />

Con l‟affermarsi del feudalesimo l‟autorità religiosa del vescovo <strong>di</strong> Como e, in parte, <strong>di</strong><br />

Coira, si sovrappose a quella politica imperiale, promuovendo così la nascita del Contado <strong>di</strong><br />

Chiavenna, affidato in parte a Coira (Val Bregaglia) e in parte a Como (Viscontado <strong>di</strong> Valtellina).<br />

Nel 1097 comparve il primo <strong>Comune</strong> a Chiavenna, Piuro, mentre in Valtellina toccò a Delebio,<br />

citato nei documenti del 1204; sul resto del territorio i capitani <strong>di</strong> piede si attribuirono il potere<br />

ere<strong>di</strong>tario sui rispettivi feu<strong>di</strong> 65 .<br />

A questo periodo e al secolo successivo risale la costruzione <strong>di</strong> molti dei castelli e delle torri<br />

della valle. Le fortificazioni furono delle più varie, dalle torri isolate (torre <strong>di</strong> Carona, nel comune <strong>di</strong><br />

<strong>Teglio</strong>) a quelle con recinto (torre <strong>di</strong> Mancapane a Montagna in Valtellina) ai castelli semplici<br />

(castello <strong>di</strong> Tovo Sant‟Agata) o gemini (il castel Grumello De Piro a Montagna in Valtellina e i<br />

castelli <strong>di</strong> Grosio) al sistema <strong>di</strong> torre e castello (a Chiavenna, con la rocca del Castellaccio e la torre<br />

della rupe del Para<strong>di</strong>so) e, infine, le casetorri (soprattutto nel contesto <strong>di</strong> Bormio) 66 , le mura 67 e le<br />

muraglie <strong>di</strong> sbarramento delle valli 68 .<br />

65<br />

Come per i Capitanei a Sondrio e Berbenno, i Vicedomini e i Parravicini nella bassa valle e i Lazzaroni e poi i Besta a<br />

<strong>Teglio</strong>.<br />

66<br />

SCARAMELLINI G. 1993, p. 73.<br />

67<br />

Sono note quelle <strong>di</strong> Chiavenna, iniziate nel 1488, e <strong>di</strong> Tirano, nel 1492 (SCARAMELLINI G. 1993, p. 74)..<br />

68<br />

Non ne sono pervenuti resti, ma sono note quella a valle <strong>di</strong> Sondrio, quella <strong>di</strong> Serravalle a Bormio e quella a Sud <strong>di</strong><br />

Chiavenna (SCARAMELLINI G. 1993, p. 74).<br />

16


A sinistra la torre del castello <strong>di</strong> Tovo (da MARIOTTI V. 2007) e a destra Castel Grumello (da SCARAMELLINI G. 1993 fig.<br />

100).<br />

Nel 1335 la signoria <strong>di</strong> Como e tutto il territorio della <strong>di</strong>ocesi passarono infine sotto il<br />

controllo dei Visconti e quin<strong>di</strong>, nella seconda metà del XV secolo, degli Sforza, che promossero<br />

ulteriormente la costruzione <strong>di</strong> fortificazioni per la <strong>di</strong>fesa dai Grigioni in tutta la valle.<br />

Il periodo grigione (1512-1797)<br />

La Repubblica grigione era<br />

costituita dall‟alleanza, sancita nel<br />

1471, <strong>di</strong> Tre Leghe: la Lega Grigia o<br />

Superiore (capoluogo Ilanz), la Lega<br />

Caddea o della Casa <strong>di</strong> Dio (capoluogo<br />

Coira) e la Lega delle Dieci<br />

Giuris<strong>di</strong>zioni o Dritture (capoluogo<br />

Davos). Una volta unite, le leghe non<br />

tardarono a mostrare interesse per le<br />

valli a sud delle Alpi, e già nel 1486 e<br />

nel 1487 misero in atto due invasioni sul territorio, andandosene solo dopo un forte indennizzo in<br />

denaro. Nel 1512, quando i Francesi furono scacciati da Milano con l‟aiuto dei mercenari svizzeri,<br />

le Tre Leghe 69 Stemma delle Leghe da Palazzo Lavizzari, Mazzo <strong>di</strong> Valtellina.<br />

colsero l‟occasione per occupare la Valtellina, i Conta<strong>di</strong> <strong>di</strong> Chiavenna e <strong>di</strong> Bormio e<br />

69 Nel 1524 viene elaborata la prima carta costituzionale dello stato retico, la Bundesbrief o Carta della Lega. Esistevano<br />

tre organi federali, il Congresso, formato dai tre Capi delle Leghe, il Grande Congresso o Beitag, formato dai Capi<br />

assistiti da 3-5 deputati per ciascuna Lega e la Dieta o Bundestag, composta dai 63 deputati dei 48 comuni.<br />

17


le Tre Pievi, terre del Ducato <strong>di</strong> Milano; a questi eventi seguì, come notizia incerta (Cinque Capitoli<br />

<strong>di</strong> Ilanz 70 ), nel 1513, la nascita <strong>di</strong> una confederazione <strong>di</strong> Valtellinesi e Grigioni.<br />

Nel 1516 i Grigioni furono confermati da Francesco I, re <strong>di</strong> Francia, quali possessori della<br />

Valtellina e conservarono la ripartizione amministrativa della Magnifica Valle consolidatasi nel<br />

precedente dominio visconteo-sforzesco, basata su cinque giuris<strong>di</strong>zioni: il Terziere superiore,<br />

<strong>Teglio</strong>, il Terziere <strong>di</strong> mezzo, la Squadra <strong>di</strong> Traona (Terziere inferiore) e la Squadra <strong>di</strong> Morbegno<br />

(Terziere inferiore) 71 .<br />

Tra il 1525 e il 1526 avvenne la prima guerra <strong>di</strong> Musso, quando Gian Giacomo Me<strong>di</strong>ci, detto il<br />

Medeghino, cercò <strong>di</strong> occupare la valle e al termine i Grigioni demolirono la maggior parte dei<br />

castelli e delle fortificazioni. Pochi anni dopo, tra il 1531 e il 1532 si giunse quin<strong>di</strong> alla seconda<br />

guerra <strong>di</strong> Musso, che si concluse con un accordo tra le Tre Leghe e il Duca <strong>di</strong> Milano contro il<br />

Medeghino e il ritorno delle Tre Pievi a<br />

Milano.<br />

La vita religiosa della Valle in questo<br />

periodo fu molto movimentata e in questo<br />

clima si inserì l‟avvento delle dottrine della<br />

Controriforma, con un progressivo<br />

inasprimento della situazione fino alla tragica<br />

vicenda della rivolta scoppiata a Tirano nel<br />

1620 sotto la guida <strong>di</strong> Giacomo Robustelli,<br />

quando più <strong>di</strong> trecento riformati, sostenuti<br />

dalla Spagna contro la Francia, vennero<br />

trucidati durante il così detto Sacro Macello.<br />

Al termine del conflitto, le due potenze<br />

tentarono la restituzione del territorio ai<br />

Grigioni, prima con il Trattato <strong>di</strong> Madrid<br />

(1621) e quin<strong>di</strong> con il Trattato <strong>di</strong> Monzon<br />

(1626).<br />

A questo periodo, e precisamente al 1618,<br />

risale anche una delle catastrofi naturali più<br />

gravi della valle: il 4 settembre una grande<br />

Una stampa dell’epoca che ritrae gli effetti della frana<br />

<strong>di</strong> Piuro del 1618.<br />

18<br />

frana caduta dal monte Conto travolse e<br />

<strong>di</strong>strusse completamente il borgo <strong>di</strong> Piuro,<br />

facendo circa mille vittime.<br />

70 Il 13 aprile 1513 la <strong>di</strong>eta <strong>di</strong> Ilanz (l'assemblea dei rappresentanti dei comuni delle leghe) accolse la proposta <strong>di</strong><br />

regolamentazione dei rapporti tra Grigioni e Valtellinesi, co<strong>di</strong>ficati nei Cinque Capitoli <strong>di</strong> Ilanz, il cui manoscritto<br />

originale non è stato finora ritrovato, ma del quale esistono <strong>di</strong>verse copie. In sintesi, stabiliscono l‟ubbi<strong>di</strong>enza dei<br />

Valtellinesi al vescovo <strong>di</strong> Coira, che saranno parte della confederazione delle Tre Leghe, continueranno comunque a<br />

godere dei loro privilegi, riceveranno l‟impegno del vescovo <strong>di</strong> Coira e delle Tre Leghe presso il Ducato <strong>di</strong> Milano per<br />

l‟esenzione dai dazi e pagheranno ogni anno al vescovo <strong>di</strong> Coira e alle Tre Leghe 1000 fiorini d‟oro del Reno.<br />

71 Per il governo della Valtellina le Tre Leghe inviavano ogni due anni sei funzionari, Amtleute, o ufficiali: un<br />

Governatore o Capitano generale e un Vicario con residenza a Sondrio e quattro Podestà, uno per ciascuna delle<br />

giuris<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Tirano, <strong>Teglio</strong>, Morbegno e Traona; fino al 1603 questi funzionari venivano eletti dalla Dieta o<br />

Bundestag, in seguito designati dai Comuni retici a rotazione.


Inoltre, tra il 1629 e il 1631, a seguito della <strong>di</strong>scesa in Valtellina e Valchiavenna dei<br />

Lanzichenecchi dell‟imperatore Fer<strong>di</strong>nando II, che cercò <strong>di</strong> intervenire nelle vicende della<br />

successione <strong>di</strong> Mantova, arrivò in valle la peste, che sterminò circa un terzo della popolazione.<br />

Solo nel 1639, con il Capitolato <strong>di</strong> Milano la Valtellina e i Conta<strong>di</strong> furono definitivamente<br />

restituiti ai Grigioni da Francia e Spagna, con, nella prima metà del „700, l‟avvallo dell‟Austria,<br />

sotto la quale era passato il controllo del Ducato <strong>di</strong> Milano. Si ristabilì anche il vincolo della<br />

religione cattolica.<br />

Nel 1796 i Francesi entrarono infine in Lombar<strong>di</strong>a e cacciarono gli Austriaci: venne demolito il<br />

forte <strong>di</strong> Fuentes, costruito nel 1603 dall‟omonimo conte, governatore spagnolo <strong>di</strong> Milano, e il 19<br />

giugno 1797 il Consiglio generale del libero popolo valtellinese proclamò l‟in<strong>di</strong>pendenza dai<br />

Grigioni, confermata il 10 ottobre dal Decreto <strong>di</strong> Passariano <strong>di</strong> Napoleone, in cui si <strong>di</strong>chiararono i<br />

Valtellinesi liberi <strong>di</strong> unirsi alla Repubblica Cisalpina, come avvenne subito dopo. La Valchiavenna<br />

entrò a far parte del <strong>di</strong>partimento del Lario, mentre la Valtellina e Bormio, insieme alla<br />

Valcamonica, costituirono il <strong>di</strong>partimento dell’Adda e Oglio con capoluogo Sondrio; il<br />

<strong>di</strong>partimento del Lario fu poi soppresso nel 1789 ed entrò a far parte del nuovo <strong>di</strong>partimento<br />

dell’Adda e Oglio con nuova sede a Morbegno. Dopo una breve parentesi nel 1799 e nel 1800 <strong>di</strong><br />

dominio austriaco, si impose nuovamente il dominio francese, con una riforma del <strong>di</strong>partimento del<br />

Lario a cui furono aggregati Valtellina, Bormio e Chiavenna, come viceprefettura <strong>di</strong>pendente da<br />

Como. L‟ultima trasformazione avvenne nel 1805 con la nuova sistemazione territoriale del Regno<br />

d‟Italia <strong>di</strong>sposta per decreto napoleonico: la Valtellina, Bormio e Chiavenna, staccati da Como,<br />

costituirono il rinnovato <strong>di</strong>partimento dell’Adda con capoluogo in Sondrio.<br />

Sconfitto Napoleone, nel 1815 il congresso <strong>di</strong> Vienna assegnò Valtellina e Valchiavenna al<br />

Regno lombardo-veneto sotto l‟Austria, che procedette ad un rior<strong>di</strong>no amministrativo, istituendo<br />

nelle due valli la Provincia <strong>di</strong> Sondrio.<br />

In seguito la Valtellina e la Valchiavenna seguirono le vicissitu<strong>di</strong>ni comuni <strong>di</strong> tutta la<br />

Lombar<strong>di</strong>a, con l‟avvento del Regno d‟Italia e dell‟epoca storica moderna.<br />

19


1.3– <strong>Teglio</strong> nella preistoria<br />

Il comune <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> ha restituito nel corso dei decenni numerose evidenze che attestano la<br />

presenza umana nel territorio fin dalla preistoria.<br />

Si tratta in larga parte <strong>di</strong> scoperte fortuite e rinvenimenti spora<strong>di</strong>ci, cui si affiancano, negli<br />

ultimi tre decenni, alcuni scavi archeologici regolari.<br />

Le più antiche testimonianze antropiche nel caso specifico del territorio <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> derivano<br />

dagli scavi condotti presso l'area dell'Albergo Meden, dove la presenza <strong>di</strong> un raschiatoio laterofrontale<br />

fa ipotizzare una frequentazione durante il Neolitico.<br />

È però solo con l'Età del Rame che le attestazioni si fanno più numerose e testimoniano<br />

l'occupazione generale dell'area. I frequenti ritrovamenti valtellinesi riferibili al III millennio a.C.<br />

definiscono, insieme ai ritrovamenti della Valle Camonica, una vasta area culturale caratterizzata<br />

dalla presenza <strong>di</strong> stele, staute-stele e rocce incise spesso caratterizzate da una successione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />

fasi <strong>di</strong> incisione.<br />

L’Età del Rame<br />

Nel <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> si concentra un nucleo <strong>di</strong> ritrovamenti particolarmente significativo,<br />

pur trattandosi <strong>di</strong> rinvenimenti spora<strong>di</strong>ci, spesso scoperti decontestualizzati e reimpiegati all‟interno<br />

<strong>di</strong> muretti <strong>di</strong> vigne o abitazioni 72 . Per quanto concerne l'Età del Rame, il contesto <strong>di</strong> maggiore<br />

interesse è rappresentato dall'area <strong>di</strong> Caven, dove si concentrano alcuni importanti rinvenimenti,<br />

frutto sia <strong>di</strong> scoperte casuali, che <strong>di</strong> indagini sistematiche.<br />

In località Caven, in un terreno <strong>di</strong> proprietà della famiglia Morelli Rajna, erano state<br />

rinvenute, nel febbraio del 1940, in occasione dello scasso per l‟impianto <strong>di</strong> una nuova vigna, tre<br />

stele integre, poste a 1,20 m <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà 73 . La presenza <strong>di</strong> più monumenti ad analoga profon<strong>di</strong>tà<br />

portò ad ipotizzare la presenza <strong>di</strong> un'area sacra.<br />

La prima stele, Caven 1 (1,20x1,00 m circa), e la seconda, Caven 2 (1,20x1,00 m circa),<br />

vengono interpretate come <strong>di</strong> carattere maschile e sono caratterizzate da un complesso repertorio<br />

figurativo: <strong>di</strong>schi solari, pugnali con foderi, figure animali e coppie <strong>di</strong> asce ed alabarde; la stele<br />

Caven 2 presenta anche una figura umana.<br />

72 Ricor<strong>di</strong>amo che al <strong>di</strong> fuori del territorio del comune <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> si conosce attualmente una sola altra stele scoperta nel<br />

1980 in una <strong>di</strong>scarica a Lovero e probabilmente proveniente da Tirano (POGGIANI KELLER R. 1988 p. 61).<br />

73 PACE D., SIMONELLI M. G., VALMADRE L. 1985, p. 90.<br />

20


A sinistra Caven 1(da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 209, fig. 9); a destra Caven 2 (da CASINI S., FOSSATI A.,<br />

SIMONELLI M. G. 2004b, p. 211, fig. 10)<br />

La terza stele, Caven 3 (0,80x0,50 m), presenta una raffigurazione interpretata come la<br />

cosiddetta Dea Madre: una figura femminile simbolica costituita da un motivo superiore a <strong>di</strong>sco,<br />

affiancato da due cerchi minori e associato ad un collare (?) con a fianco due pendagli a occhiali.<br />

Tutte e tre le stele sono <strong>di</strong> grano<strong>di</strong>orite tonalitica, non presente in situ, ma residuo <strong>di</strong> un<br />

deposito morenico glaciale.<br />

Caven 3 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 213, fig. 11/1)<br />

Nella medesima area, tra il 1998 e il 2003, sono state effettuate delle campagne <strong>di</strong> scavo<br />

archeologico sotto la <strong>di</strong>rezione della Soprintendenza Archeologica della Lombar<strong>di</strong>a 74 . Obiettivo<br />

della ricerca era recuperare il maggior numero <strong>di</strong> informazioni possibili sull'area <strong>di</strong> rinvenimento<br />

delle tre stele. Gli scavi hanno confermato la presenza <strong>di</strong> fasi <strong>di</strong> occupazione dell‟area durante l‟Età<br />

del Rame, contestuali alle tre stele. Si tratta degli unici dati riferibili all'Età del Rame tellina<br />

provenienti da scavi regolari.<br />

74 Per un quadro complessivo degli scavi <strong>di</strong> Caven si rimanda a : POGGIANI KELLER R., BAIONI M. 1998, POGGIANI<br />

KELLER R., BAIONI M. 2001-2002.<br />

21


Dopo una fase <strong>di</strong> sistemazione dell'area, con l'impostazione delle prime opere <strong>di</strong><br />

terrazzamento e lo scavo <strong>di</strong> alcuni tagli artificiali, segue la realizzazione del sito megalitico vero e<br />

proprio. Viene infatti messa in opera una piattaforma sub-circolare intorno alla quale viene<br />

addossato uno strato ghiaioso giallastro. Le strutture megalitiche si sviluppano all‟interno <strong>di</strong> un<br />

probabile recinto murario posto alla base del versante 75 . Si riconosce la presenza <strong>di</strong> due piattaforme<br />

<strong>di</strong> forma circolare, rispettivamente del <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 6 e 5,2 m e <strong>di</strong>stanziate <strong>di</strong> circa 6 m. La<br />

piattaforma più piccola presenta una struttura tumuliforme ed è circondata all‟esterno da una corona<br />

<strong>di</strong> massi. Lacerti <strong>di</strong> acciottolato sono da porre in relazione con le due piattaforme e, nella zona a<br />

Sud, in connessione con alcuni massi non istoriati 76 . La piattaforma più piccola è stata indagata in<br />

modo esaustivo: è costituita da una struttura esterna formata a valle da pietre <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

poste <strong>di</strong> coltello e a monte da pietre più piccole fittamente accostate. Nella parte centrale è<br />

composta da uno stato limoso sul quale si accumulano clasti piccoli e me<strong>di</strong> e nel quale è posta una<br />

lastra litica trapezoidale, forse un segnacolo 77 . Lungo il lato Ovest della piattaforma, leggermente<br />

<strong>di</strong>stanziati dalla struttura, erano infissi nel terreno alcuni massi; altri non istoriati sono stati<br />

in<strong>di</strong>viduati in connessione con un lacerto <strong>di</strong> acciottolato nella zona a valle della piattaforma. Il<br />

rinvenimento delle stele Caven 1, 2 e 3 nel 1940 supporta l‟interpretazione del sito come un‟area<br />

cultuale all‟aperto ubicata in una posizione ben visibile sia dal fondovalle sia dall‟area del terrazzo<br />

<strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> 78 .<br />

Ulteriori strutture possono essere riferite ad una risistemazione del complesso nell‟Età del<br />

Ferro, con la costruzione <strong>di</strong> ingenti strutture murarie e la presenza <strong>di</strong> alcuni frammenti <strong>di</strong> ceramica<br />

protostorica.<br />

Tra il 2004 e il 2006 durante ricognizioni archeologiche <strong>di</strong> superficie condotte dal Prof. A.<br />

Fossati sono state rinvenute altre due stele preistoriche in situ ubicate nell‟area meri<strong>di</strong>onale del<br />

pianoro <strong>di</strong> Caven, all‟inizio del sentiero che conduce al nucleo abitato della località 79 . La prima<br />

stele, denominata Caven 4, è posta all‟inizio del bivio tra il sentiero archeologico, che risale il<br />

versante verso Nord/Est ed un sentiero delle vigne che prosegue verso Nord, a circa 0,50 m<br />

dall‟angolo, nel muro che segue il sentiero archeologico, nel secondo corso a partire dal basso. La<br />

stele Caven 5 si trova poco <strong>di</strong>stante, ai margini del sentiero nelle vigne.<br />

75 POGGIANI KELLER R. 2004, p. 145.<br />

76 POGGIANI KELLER R. 2004, p. 145.<br />

77 POGGIANI KELLER R., BAIONI M. 2001-2002.<br />

78 POGGIANI KELLER R. 2004, p. 145.<br />

79 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, pp. 202-206.<br />

22


Caven 4 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 213, fig. 11/2)<br />

Caven 4 (0,49x0,09/0,15 m circa) viene interpretata come una stele maschile e raffigura due<br />

pugnali <strong>di</strong> tipo Remedello, uno dei quali inserito nel fodero, una figura animale e alcune linee<br />

verosimilmente riferibili ad un cinturone.<br />

Caven 5 (0,49x0,40 m circa) presenta invece un‟alabarda foliata, due pugnali e la figura <strong>di</strong><br />

uno stambecco, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile lettura a causa della superficie molto abrasa.<br />

Entrambe le stele sono inquadrate nello stile IIIA dell'arte rupestre camuna 80 .<br />

Caven 5 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 213, fig. 11/3)<br />

80 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 206.<br />

23


Nella frazione <strong>di</strong> Caven sono state inoltre rinvenute, nel corso <strong>di</strong> ricognizioni archeologiche<br />

condotte nel 1974 dal G.A.T. (Gruppo Archeologico Tiranese), due rocce affioranti con incisioni<br />

preistoriche 81 .<br />

La prima (roccia 1) si in<strong>di</strong>vidua nella posizione più occidentale del terrazzo; si tratta <strong>di</strong> una<br />

roccia affiorante inclinata verso Sud. Nella parte Ovest si in<strong>di</strong>vidua una figura quadrata (0,15 m),<br />

quattro rettangoli solcati da linee, nella parte Est le incisioni sono poco visibili ed è presente<br />

un‟ascia e dei solchi. Le incisioni sono realizzate tramite martellinatura ed il motivo è <strong>di</strong> tipo<br />

geometrico-scutiforme, interpretato anche come figura topografica.<br />

Caven, roccia 1 (da MARTINOTTI 2006, p. 79, fig. 3a)<br />

La seconda (roccia 2) è <strong>di</strong>sposta in senso Est/Ovest nella porzione Sud/Ovest del terrazzo <strong>di</strong><br />

Caven; è una grande fascia affiorante montonata formata da più gra<strong>di</strong>ni che declinano verso Sud.<br />

Caven, roccia 2 (MARTINOTTI 2006, p. 79, fig. 3c)<br />

Numerosi altri ritrovamenti sono inquadrabili in contesto eneolitico, ma si tratta <strong>di</strong> scoperte<br />

fortuite.<br />

81 PACE D., SIMONELLI M. G., VALMADRE L. 1985 p. 116; CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, pp. 202-<br />

204.<br />

24


In località Cornal sono state in<strong>di</strong>viduate ben cinque stele, integre e frammentarie, con<br />

caratteri maschili (Cornal 2, 3, 5) e femminili (Cornal 1, 4); la ricchezza del ritrovamento fa<br />

supporre anche per Cornal l'esistenza <strong>di</strong> un'area cultuale vera e propria.<br />

La stele definita Cornal 1, rinvenuta nel 1968 dalla Dott.ssa M. Reggiani Rajna, era stata<br />

reimpiegata e fungeva da gra<strong>di</strong>no per la scala d'accesso ad un capanno <strong>di</strong> attrezzi in località<br />

Cornal 82 . Per caratteri stilistici e la scelta del soggetto presenta forti analogie con la stele Caven 3:<br />

rappresenta infatti una figura costituita da cerchi e linee; cronologicamente in entrambi i casi siamo<br />

già proiettati verso l'inizio dell‟Età del Bronzo Antico.<br />

Cornal 1 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 198, fig. 2)<br />

Le stele 2, 3, 4 e 5 sono state rinvenute in anni più recenti, consentendo <strong>di</strong> ampliare il quadro<br />

delle conoscenze dell'area <strong>di</strong> Cornal 83 .<br />

Cornal 2 è una stele frammentaria reimpiegata all'interno <strong>di</strong> un muro <strong>di</strong> terrazzamento; si<br />

conserva la fascia me<strong>di</strong>ana del reperto, che presenta una superficie poco regolare, che ostacola la<br />

lettura delle incisioni. È possibile riconoscere la presenza <strong>di</strong> tre pugnali a lama triangolare e pomo<br />

semicircolare inquadrabili nel tipo Remedello e un quarto pugnale inguainato nel fodero a profilo<br />

triangolare campito da un reticolo, che presenta sul pomo tre coppelle. Si attesta inoltre, a ridosso<br />

delle impugnature dei pugnali, una lunga linea verticale interpretabile come immanicatura <strong>di</strong> ascia o<br />

alabarda. La stele si inquadra nello stile camuno IIIA1 per la presenza dei pugnali tipo Remedello;<br />

si riconosce un'unica fase <strong>di</strong> istoriazione.<br />

82 REGGIANI RAJNA M. 1968, pp. 31-35.<br />

83 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, pp. 195-198.<br />

25


Cornal 2 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 199, fig. 3/2)<br />

Anche Cornal 3 presenta caratteri maschili. Rinvenuta reimpiegata in un muro <strong>di</strong><br />

terrazzamento in area boschiva, poco a Nord <strong>di</strong> Cornal 2, costituisce la parte centrale <strong>di</strong> una stele <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fficile lettura per le caratteristiche della superficie e la presenza <strong>di</strong> sovrapposizioni. Le incisioni<br />

sono infatti riferibili a due momenti successivi corrispondenti agli stili IIIA1 e IIIA2.<br />

Cornal 3 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 201, fig. 4)<br />

La prima fase <strong>di</strong> istoriazione comprende, presso il limite destro della roccia, sei pugnali tipo<br />

Remedello allineati in sequenza verticale. Lungo il lato sinistro si in<strong>di</strong>viduano alcune figure<br />

speculari: un pugnale a lama triangolare e un secondo esemplare con fodero con punta verso l'alto.<br />

Ad essi si sovrappone una figura rettangolare campita da fasci <strong>di</strong> linee incise poste a <strong>di</strong>stanze<br />

regolari. Al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> tali motivi, compare un terzo pugnale, forse inguainato, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile lettura. È<br />

presente infine un'alabarda a lama foliata tipo Capitello due Pini.<br />

La seconda fase <strong>di</strong> incisioni (stile IIIA2) è costituita da due alabarde tipo Villafranca,<br />

speculari ai pugnali posti a destra della prima fase, una terza asta (forse anch'essa riferibile ad<br />

un'alabarda) e da tre figure animali, uno stambecco ed altre due figure <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile lettura.<br />

26


Cornal 4 è una stele <strong>di</strong> tipo femminile frammentaria e con la superficie accuratamente<br />

levigata. Si tratta <strong>di</strong> un manufatto rinvenuto ai margini <strong>di</strong> una strada interpoderale, reimpiegato<br />

all'interno <strong>di</strong> un muro a secco <strong>di</strong> terrazzamento. Raffigura, incisi a martellina fine, un collare ad U<br />

con due pendagli a doppia spirale e, in alto in posizione centrale, un tratto curvilineo <strong>di</strong> dubbia<br />

interpretazione.<br />

Cornal 4 (CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 199, fig. 3/1)<br />

Infine, la stele Cornal 5, anch'essa reimpiegata ma all'interno del muro <strong>di</strong> un'abitazione privata, non<br />

è attualmente visibile in quanto obliterata dall'intonaco.<br />

Cornal 5 ( da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 202, fig. 5)<br />

In base alla descrizione dello scopritore e alla riproduzione fotografica <strong>di</strong>sponibile<br />

riconosciamo almeno quattro pugnali tipo Remedello ed il tratto <strong>di</strong> una bandoliera con all'interno la<br />

parte inferiore <strong>di</strong> un'asta, forse riferibile ad un'alabarda.<br />

Anche la località Boalzo restituisce un nucleo <strong>di</strong> ritrovamenti degni <strong>di</strong> interesse. Ad una<br />

prima stele frammentaria scoperta nel 1985 84 si affiancano altri due esemplari rinvenuti<br />

rispettivamente nel 2002 85 e nel 2007 86 . Boalzo 1 fu ritrovata parzialmente interrata lungo la sponda<br />

84 POGGIANI KELLER R. 1986, p. 50.<br />

85 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 200.<br />

86 PACE F. 2007, pp. 83-85.<br />

27


destra del torrente Boalzo e rappresenta una cintura a festoni ed un pugnale tipo Remedello con<br />

fodero inquadrabili in un repertorio <strong>di</strong> tipo maschile.<br />

Boalzo 1 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 203, fig. 6/1)<br />

Un secondo frammento noto come Boalzo 2 si trova reimpiegato nel muro <strong>di</strong> contenimento<br />

<strong>di</strong> una vigna in proprietà Travaini. È possibile <strong>di</strong>stinguere due fasi <strong>di</strong> istoriazione: la prima (stile<br />

IIIA1) raffigura un pugnale Remedello (lama triangolare e pomo semilunato), la seconda (stile<br />

IIIA2) due figure animali identificabili come cervi con profilo dorsale ricurvo e corna a V ed una<br />

terza figura più piccola <strong>di</strong> cerbiatto/a 87 .<br />

Boalzo 2 (CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 203, fig. 6/2)<br />

87 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 200.<br />

28


Boalzo 3 infine, reimpiegata nel muro occidentale della strada che collega <strong>Teglio</strong> con la<br />

frazione <strong>di</strong> Boalzo, rappresenta figure <strong>di</strong> dubbia interpretazione e generico inquadramento<br />

cronologico pre/protostorico: si tratta <strong>di</strong> due solchi martellinati interpretabili forse l'uno come un<br />

pugnale e l'altro come alabarda 88 .<br />

Nella medesima località, presso la chiesa <strong>di</strong> Sant'Abbon<strong>di</strong>o, sono state anche in<strong>di</strong>viduate due<br />

lastre in pietra verde incise con coppelle e canaletti, reimpiegate nel piccolo arengo.<br />

In località Valgella sono state scoperte tre stele in giacitura secondaria.<br />

Le stele 1 e 2 sono state rinvenute nel 1965 reimpiegate rispettivamente come gra<strong>di</strong>no nella<br />

vigna dei fratelli Triaca detta “camp” e nella vigna “bisuchina” <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> Lorenzo Marantelli.<br />

La terza (Valgella 3) si trovava invece all'interno <strong>di</strong> un muro <strong>di</strong> terrazzamento 89 .<br />

Valgella 1, integra, mostra incisioni a cerchi concentrici e linee del tipo Caven 3.<br />

Valgella 1 (da GARBELLINI G. 2007, p. 203, fig. 6)<br />

La stele Valgella 2 è frammentaria e presenta parte del fodero <strong>di</strong> un pugnale ed un fascio <strong>di</strong> linee.<br />

Valgella 2 (da GARBELLINI G. 2007, p. 203, fig. 12)<br />

Valgella 3, infine, è decorata su due facce e presenta un motivo costituito da una doppia linea curva<br />

delimitata da semicerchi (bandoliera/cintura a festoni) ed una figura <strong>di</strong> alabarda.<br />

88 PACE F. 2007, pp. 83-85.<br />

89 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 68.<br />

29


Valgella 3 (da GARBELLINI G. 2007, p. 203, fig. 11)<br />

Un ulteriore nucleo <strong>di</strong> stele proviene dalla frazione Vangione, in località La Faìna. Si tratta<br />

<strong>di</strong> tre esemplari rinvenuti in con<strong>di</strong>zioni frammentarie reimpiegati nel muro della vigna del Sign.<br />

Reghenzani 90 .<br />

Vangione 1, 2, 3 (da GARBELLINI G. 2007, p. 203, figg. 8-10)<br />

Vangione 1 può essere parzialmente ricostruita da tre frammenti. Presenta in alto al centro<br />

una doppia U, forse un collare, e a sinistra un motivo a doppia linea semicircolare chiusa ai lati da<br />

semicerchi bipartiti da una linea verticale e racchiude un'alabarda a lama foliata. Nella parte destra<br />

superiore si in<strong>di</strong>viduano invece altre tre alabarde.<br />

90 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 68.<br />

30


La stele Vangione 2 presenta uno schema analogo con il collare a U costituito da due linee e<br />

il motivo semicircolare con alabarda foliata delimitato dai semicerchi. A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Vangione 1<br />

nella parte sottostante si trova un cervide. Infine Vangione 3, <strong>di</strong> cui si conserva un solo frammento,<br />

presenta un pugnale tipo Remedello con fodero ed il motivo semicircolare delimitato dai semicerchi<br />

bipartiti da una linea verticale.<br />

La presenza in una stessa area, forse non lontana dalla probabile giacitura originaria, <strong>di</strong><br />

frammenti pertinenti ad almeno tre <strong>di</strong>versi esemplari fa supporre l'esistenza <strong>di</strong> un complesso degno<br />

<strong>di</strong> interesse 91 .<br />

In località Vangione è inoltre attestata la presenza <strong>di</strong> una roccia incisa con micro-coppelle e<br />

linee parallele inglobata all'interno del muro <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio rurale.<br />

Vangione, masso inciso (da PACE D., SIMONELLI M. G., VALMADRE L. 1985, p. 103)<br />

I casi sopra descritti, pur non essendo stati indagati in modo esaustivo e sistematico, fanno<br />

pensare alla presenza <strong>di</strong> veri e propri complessi megalitici formati da più stele. Ulteriori scoperte<br />

isolate sono state effettuate nel comune <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> arricchendo ulteriormente il quadro delineato,<br />

come ad esempio nel caso del frammento <strong>di</strong> stele reimpiegato nel muro <strong>di</strong> una vigna in proprietà<br />

Manfredoni in località Canove, appena prima del nucleo abitato <strong>di</strong> Castelvetro, mostra un cinturone<br />

a festoni ed altre figure.<br />

Un interessante frammento <strong>di</strong> stele è stato inoltre in<strong>di</strong>viduato nella pavimentazione in un<br />

casolare in località Ca' Morei durante lavori <strong>di</strong> ristrutturazione 92 .<br />

91 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 69.<br />

92 SIMONELLI M. G. 2008, pp. 87-98.<br />

31


Ca’ Morei (SIMONELLI M. G. 2008, p. 93, tav. 2)<br />

Si tratta <strong>di</strong> un frammento con un motivo femminile, la cosiddetta figura della Dea Madre<br />

tipo Caven 3, costituita da cerchi concentrici, da cui parte un motivo <strong>di</strong> collana a più giri.<br />

In località Castelvetro, a Sud/Ovest <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> e leggermente più a valle <strong>di</strong> Vangione,<br />

all'interno del muro <strong>di</strong> un'abitazione privata, è stata infine in<strong>di</strong>viduata una stele conservata per un<br />

piccolo frammento. Sono visibili incisioni raffiguranti un collare a U costituito da cinque linee<br />

concentriche completato al margine esterno da pendaglietti a V, mentre un terzo pendaglietto isolato<br />

si trova in basso a destra e poco più sotto ancora compare una coppella. In altro a sinistra p presente<br />

invece un motivo a pettine <strong>di</strong>sposto verticalmente 93 .<br />

Castelvetro (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 214, fig. 12/1)<br />

Altre due stele provengono dalla località Le Crocette (o La Cruseta), nella frazione <strong>di</strong><br />

Somasassa.<br />

Il primo esemplare è un masso sbozzato a delineare la parte superiore <strong>di</strong> una figura umana<br />

(testa e spalle). Nonostante il cattivo stato <strong>di</strong> conservazione della superficie, sembra possibile<br />

interpretare la stele, sulla base dei motivi presenti, come maschile. Fu ritrovata nell'estate del 2000<br />

presso la cappella <strong>di</strong> S. Antonio. Si in<strong>di</strong>vidua, nella parte superiore, un sole raggiato <strong>di</strong> forma<br />

93 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 206.<br />

32


ovale 94 con, all'interno, forse, una figura antropomorfa. Ha corpo fitoforme, gambe a V e braccia<br />

oblique verso il basso. A sinistra, sotto al motivo solare, compare un'alabarda cui si sovrappone una<br />

figura animale solo parzialmente conservata. Nella fascia centrale sono presenti uno stambecco (a<br />

sinistra), un cervo poco conservato (a destra) ed altre figure animali <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile interpretazione. Si<br />

intravedono inoltre altre figure poco <strong>di</strong>stinguibili, tra cui motivi forse pertinenti ad una bandoliera.<br />

Le Crocette 1 (CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 205, fig. 7)<br />

La stele detta Le Crocette 2, a carattere maschile. si trova oggi reimpiegata in un muro a<br />

secco sul lato Ovest della strada che costeggia a Sud il laghetto <strong>di</strong> Somasassa. Si conserva la parte<br />

inferiore, che presenta due fasi <strong>di</strong> istoriazione.<br />

Alla prima fase (stile IIIA1) sono pertinenti tre pugnali tipo Remedello ed un pomo.<br />

Ai due pugnali posti più in basso si sovrappongono (seconda fase <strong>di</strong> incisione, stile IIIA2)<br />

due figure <strong>di</strong> cervi<strong>di</strong> a dorso leggermente ricurvo. Le incisioni proseguono verso il basso con altre<br />

figure animali (due cervi<strong>di</strong> e un capride) e una serie <strong>di</strong> sei coppelle. Ulteriori figure frammentarie<br />

compaiono a ridosso della frattura.<br />

Le Crocette 2 (CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 207, fig. 8)<br />

Infine, nella frazione <strong>di</strong> Ligone, in località Santa Maria, è stata in<strong>di</strong>viduata una stele<br />

reimpiegata nel muro <strong>di</strong> un'abitazione. Si tratta del frammento centrale <strong>di</strong> una stele con inciso un<br />

motivo femminile interpretabile come pettorale 95 .<br />

94 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, pp. 200-202.<br />

95 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p.208.<br />

33


Ligone 1 (CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 214, fig. 12/2)<br />

Come già in precedenza anticipato, le stele provenienti da <strong>Teglio</strong> sono particolarmente<br />

significative nel quadro dell'età del Rame, confermando gli stretti contatti con l'area camuna.<br />

Sembra inoltre possibile riconoscere, nonostante la quasi totale assenza <strong>di</strong> indagini<br />

sistematiche e la scoperta delle stele <strong>di</strong> norma in giacitura secondaria, l'esistenza <strong>di</strong> siti con<br />

complessi cultuali più o meno articolati sulla base del rinvenimento <strong>di</strong> nuclei <strong>di</strong> stele: Caven,<br />

Cornal-Canove, Boalzo, Valgella-Ca' Morei, Somasassa-Le Crocette, Vangione 96 .<br />

L'Età del Bronzo e l'Età del Ferro<br />

In Valtellina l'Età del Bronzo, soprattutto per quanto concerne le fasi più antiche, è nota<br />

grazie a scoperte spora<strong>di</strong>che e isolate <strong>di</strong> manufatti metallici, frequentemente fuori contesto.<br />

Nel caso specifico <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, si conferma un quadro analogo a quello generale della<br />

Valtellina: i dati sono più limitati per le fasi più antiche dell'Età del Bronzo, mentre si ha una<br />

maggiore ricchezza <strong>di</strong> informazioni a partire dall‟Età del Bronzo Finale. Accanto ad alcuni<br />

rinvenimenti casuali della fine dell‟Ottocento e della prima metà del Novecento, sono <strong>di</strong>sponibili i<br />

dati provenienti da scavi sistematici condotti nel centro storico negli ultimi vent'anni.<br />

Gli scavi condotti presso l'Albergo Meden hanno restituito testimonianze <strong>di</strong> frequentazione<br />

protostorica tra la fine dell‟Età del Bronzo Finale e l'inizio dell'Età del Ferro 97, c ome attestato dalla<br />

presenza <strong>di</strong> vasi a corpo situliforme con tesa obliqua con motivi decorati ad impressioni sull'orlo e/o<br />

cordoni orizzontali impressi applicati. Si tratta <strong>di</strong> un tipo ben noto nella cultura centro alpina <strong>di</strong><br />

Luco-Meluno e attestato in Valtellina dalla fine dell‟Età del Bronzo Recente. Compaiono inoltre<br />

tazze con solcature elicoidali sulla carena e soprastanti solcature orizzontali, tipo ben noto in<br />

Lombar<strong>di</strong>a occidentale dall‟Età del Bronzo Finale.<br />

Ad una fase <strong>di</strong> abbandono dell'area, corrispondente stratigraficamente a depositi alluvionali,<br />

segue una nuova occupazione del sito intorno al V secolo a.C. In<strong>di</strong>catore dei contatti tra Valtellina e<br />

Valcamonica tra Prima e Seconda Età del Ferro è la presenza <strong>di</strong> numerosi boccali tipo Breno. Un<br />

dato <strong>di</strong> ulteriore interesse che testimonia la rete de contatti/influssi attivi in Valtellina è dato dalla<br />

96 POGGIANI KELLER R. 2004, p. 144.<br />

97 MARIOTTI V., CAIMI R., LINCETTO S., REDAELLI M. 2003-2004, pp. 201-204; CAIMI R., MARIOTTI V., REDAELLI M.<br />

2008-2009, pp. 236-237.<br />

34


presenza <strong>di</strong> un frammento ceramico con decorazione a stralucido decorazione caratteristica della<br />

urne Golasecca IIB nella zona lariana.<br />

La presenza <strong>di</strong> tazze superficie scopettata. riporta invece a contatti verso Nord con i<br />

Grigioni, nell'area <strong>di</strong> sviluppo della cultura <strong>di</strong> Tamins. Si tratta <strong>di</strong> forme molto simili ad esemplari<br />

provenienti da Chur, Markthallenplatz e datate tra la fine del periodo tardo-halstattiano e l'inizio del<br />

La Tène 98 .<br />

Su almeno due frammenti compare il motivo ad occhi <strong>di</strong> dado stampigliati, noto in Val<br />

d‟A<strong>di</strong>ge nell‟area della cultura <strong>di</strong> Fritzens-S. Zeno a partire dalla fine del VI sec. a.C 99 .<br />

L‟area viene in seguito abbandonata sempre nel corso del V sec. a.C.; seguono spora<strong>di</strong>che<br />

attestazioni in giacitura secondaria <strong>di</strong> Età romana e alto me<strong>di</strong>evale 100 .<br />

Anche le ricerche svolte a più riprese presso l‟Hotel Combolo restituiscono testimonianza <strong>di</strong><br />

un sito pluristratificato con tracce <strong>di</strong> frequentazione a partire dalla fine dell'Età del Bronzo - Prima<br />

Età del Ferro, come attestato da materiali in parte in situ e in parte in giacitura secondaria 101.<br />

Lo scavo non ha raggiunto lo sterile, ma si è arrivati ad indagare parzialmente un livello che<br />

ha portato alla luce ceramica preromana. Negli strati <strong>di</strong> poco posteriori, sono emersi materiali<br />

riferibili all'Età del Ferro ed una probabile risepoltura: un cranio frammentario era deposto in una<br />

coppetta in ceramica comune <strong>di</strong> spessore ridotto e accanto erano presenti, carbone, concotto e<br />

piccoli frammenti metallici.<br />

Alcune indagini condotte presso il Palazzo del Municipio <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> hanno invece permesso<br />

<strong>di</strong> stabilire una frequentazione dell'area tra la Prima Età del Ferro e l'Età tardoantica. All'Età del<br />

Ferro è possibile ascrivere un frammento ceramico rinvenuto in un livello <strong>di</strong> fase I 102 .<br />

Nel 2003 gli scavi condotti a Prà de la Resa hanno portato ad in<strong>di</strong>viduare due fasi <strong>di</strong><br />

frequentazione protostorica. La prima (fase II) è caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> alcune buche, in<br />

parte interpretabili come focolari, ed un muro <strong>di</strong> terrazzamento il cui livello d'uso era ricoperto da<br />

un crollo. Si in<strong>di</strong>viduano inoltre una sequenza <strong>di</strong> erosioni e accumuli limosi creati dal passaggio o<br />

dalla stagnazione dell'acqua ed un piccolo forno con praefurnium sub-rettangolare, contenente<br />

frammenti ceramici e ossa animali, al <strong>di</strong> sotto del quale si riconosce un focolare più antico. La<br />

seconda (Fase III), anch'essa inquadrabile in epoca protostorica, mostra la presenza <strong>di</strong> un suolo<br />

antico con frustuli <strong>di</strong> carbone e i resti <strong>di</strong> una struttura e una buca.<br />

Sempre nell'area del centro storico, tra il 1881 e il 1960, sono stati effettuati alcuni recuperi<br />

<strong>di</strong> materiale spora<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Età pre/protostorica e romana presso la torre “de li beli miri” 103 . I reperti<br />

sono oggi <strong>di</strong>spersi, fatta eccezione per una macina a navicella con due manici scoperta, a 3 m <strong>di</strong><br />

profon<strong>di</strong>tà, poco <strong>di</strong>stante da un e<strong>di</strong>ficio ad uso rustico <strong>di</strong> proprietà della famiglia Cattani, poi<br />

demolito. Si ha testimonianza della presenza <strong>di</strong> due asce in bronzo <strong>di</strong> Età pre/protostorica e <strong>di</strong> due<br />

lance provenienti da un campo ad Est della Torre. Non posse<strong>di</strong>amo ulteriori informazioni in merito<br />

alla tipologia dei manufatti descritti e non è possibile pertanto proporne un preciso inquadramento<br />

cronologico.<br />

Fuori dall'area del centro storico sono stati portati alla luce altri reperti <strong>di</strong> epoca protostorica<br />

frutto <strong>di</strong> rinvenimenti casuali.<br />

98 LINCETTO S. 2003, p. 10.<br />

99 LINCETTO S. 2003, p. 10.<br />

100 CAIMI R., MARIOTTI V., REDAELLI M. 2008-2009, pp. 236-237.<br />

101 MARIOTTI V. 1995-1997, pp. 156-158; MARIOTTI V. 2001-2002, pp. 136-137.<br />

102 MARIOTTI V. 1995-1997, pp. 156-158.<br />

103 GARBELLINI G. 2007, pp. 199-201.<br />

35


Dalla frazione <strong>di</strong> Tresenda provengono tre asce in bronzo. Un esemplare inquadrabile nel<br />

tipo Savignano dell‟Età del Bronzo Me<strong>di</strong>o proviene da vicino al cimitero ed è stata ritrovata sotto<br />

un cumulo <strong>di</strong> pietre sotto la rupe <strong>di</strong> Caven, sopra la Statale, alla fine dell'800. Si tratta pertanto <strong>di</strong> un<br />

esemplare fuori contesto 104 .<br />

Prima della fine del 1800 fu invece rinvenuta un‟altra ascia dell‟Età del Bronzo Finale in<br />

una zona imprecisata <strong>di</strong> Tresenda 105 , mentre un terzo esemplare ascia è stato scoperto nel letto del<br />

torrente Bondone, presso la cascata vicino alla così detta “Corna della Madonna”. Si tratta <strong>di</strong> un<br />

reperto inquadrabile nella Prima Età del Ferro, proveniente probabilmente dall'area <strong>di</strong> Caprinale 106 ,<br />

una località a monte della cascata verosimilmente abitata in antico.<br />

In località Panaggia, nel 1976, in seguito a lavori <strong>di</strong> sterro nell'area, sono stati recuperati<br />

alcuni frammenti <strong>di</strong> basse tazze globose inornate con l‟orlo appiattito e sporgente. Altri frammenti<br />

pertinenti a forme non ricostruibili sono decorati “a scopettato” e a piccoli cerchi concentrici; sono<br />

inoltre presenti alcuni fon<strong>di</strong> a pareti concave e anse costolate, caratteristiche dei boccali <strong>di</strong> tipo<br />

retico. Si tratta in linea generale <strong>di</strong> ceramiche che sembrano attestare punti <strong>di</strong> contatto con la cultura<br />

centro-alpina <strong>di</strong> Fritzens - San Zeno e permettono <strong>di</strong> proporre un inquadramento cronologico del<br />

contesto tra Prima e Seconda Età del Ferro (V-IV secolo a.C.) 107 .<br />

Panaggia, frammenti ceramici (a POGGIANI KELLER R. 1988, p. 95, fig. 25, nn. 5-21)<br />

Sempre nella frazione <strong>di</strong> Panaggia, in località Doss de la Forca, durante i lavori per la<br />

costruzione <strong>di</strong> una casa, sono stati recuperati alcuni frammenti ceramici databili anch'essi tra Prima<br />

e Seconda Età del Ferro ed inquadrabili nel medesimo contesto culturale 108 . Si in<strong>di</strong>vidua un<br />

frammento <strong>di</strong> ansa costolata pertinente ad un bicchiere monoansato e un frammento <strong>di</strong> tazza<br />

globosa analogo agli esemplari <strong>di</strong> Panaggia, ma ornato con decorazione <strong>di</strong> tipo Besenstrich.<br />

104 PACE D., SIMONELLI M. G., VALMADRE L. 1985, p. 105.<br />

105 GARBELLINI G. 2008, p. 207.<br />

106 PACE D., SIMONELLI M. G., VALMADRE L. 1985, p. 105.<br />

107 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 94.<br />

108 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 94.<br />

36


Doss de la Forca, frammenti ceramici (da POGGIANI KELLER R. 1988, p. 95, fig. 25, nn. 1-4)<br />

Pur nella scarsità <strong>di</strong> dati <strong>di</strong>sponibili, nei casi <strong>di</strong> Panaggia e Doss de la Forca possiamo<br />

affermare <strong>di</strong> essere in presenza <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento che tende a privilegiare zone alte in<br />

posizione naturalmente <strong>di</strong>fesa e <strong>di</strong> controllo sul territorio circostante 109 . Si tratta <strong>di</strong> una scelta<br />

inse<strong>di</strong>ativa comune agli inizi della Seconda Età del Ferro in area valtellinese, come attestato al<br />

Calvario <strong>di</strong> Tresivio o a San Martino in Val<strong>di</strong>sotto 110 .<br />

Negli anni '60 del Novecento, nello scavo per la costruzione <strong>di</strong> una casa in località Pozz, al<br />

margine del terrazzo <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, fu recuperata un'armilla a capi aperti sovrapposti con terminazioni<br />

zoomorfe in bronzo pieno, in associazione con ossa umane non pervenute 111 . Si tratta<br />

verosimilmente dell'unico elemento superstite del corredo <strong>di</strong> una tomba femminile ad<br />

inumazione 112 .<br />

Un sito <strong>di</strong> incerta datazione, ma verosimilmente inquadrabile nell‟Età protostorica è noto<br />

nella frazione <strong>di</strong> Posseggia, in località La Quascia ( Cuas/Cuàcsia). La struttura è nota a partire<br />

dalla fine degli anni '70 del Novecento 113 . Si tratta <strong>di</strong> una possente cinta a secco con muri larghi da<br />

1 a 3 m e conservati in alzato fino ad 1,8 m. Si riconosce all'interno un'articolazione su terrazzi<br />

<strong>di</strong>gradanti con una partizione dello spazio in ambienti <strong>di</strong> forma circolare e sub-rettangolare. La<br />

struttura sfrutta talvolta la presenza <strong>di</strong> massi erratici e rocce affioranti presenti in situ. Il sito non è<br />

mai stato soggetto ad indagine archeologica e la sua datazione risulta pertanto incerta.<br />

Il quadro così delineato, pur nella limitatezza dei dati <strong>di</strong> scavo, permette <strong>di</strong> riconoscere come<br />

con l'Età del Ferro la Valtellina e <strong>Teglio</strong> in modo particolare, si inquadrino nel contesto della<br />

cultura centro-alpina, con particolare riferimenti agli orizzonti Tamins nei Grigioni e Fritzens San<br />

Zeno in Altoa<strong>di</strong>ge e Enga<strong>di</strong>na, non <strong>di</strong>menticando dunque che la catena alpina ha rappresentato un<br />

fattore <strong>di</strong> unione e contatto e non <strong>di</strong> separazione 114 .<br />

109 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 97.<br />

110 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 97.<br />

111 REGGIANI RAJNA M. 1970, pp. 371-373.<br />

112 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 89.<br />

113 GARBELLINI G. 2008, pp. 198-200.<br />

114 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 97.<br />

37


2- PROCEDURA METODOLOGICA<br />

Come premesso nell‟inquadramento generale, il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> presenta un territorio<br />

molto ricco e molto complesso dal punto <strong>di</strong> vista archeologico, con numerosi ritrovamenti sparsi un<br />

po‟ dappertutto.<br />

A livello concettuale, all‟interno del presente lavoro, sono stati considerati contesti<br />

archeologici (<strong>di</strong> seguito verrà adottata sempre questa <strong>di</strong>citura) tutti i singoli ritrovamenti o<br />

segnalazioni riguardo a tutti i materiali archeologici, sia spora<strong>di</strong>ci sia provenienti da sicuri contesti<br />

<strong>di</strong> scavo stratigrafico, compresi all‟interno dei confini comunali. L‟unica <strong>di</strong>scriminante adottata in<br />

fase <strong>di</strong> raccolta dati riguarda il termine temporale, essendo stati considerati i contesti archeologici<br />

compresi tra la preistorica e la fine del me<strong>di</strong>oevo.<br />

Sono state incluse tutte le informazioni raccolte attraverso fonti bibliografiche e d‟archivio,<br />

sia e<strong>di</strong>te sia ine<strong>di</strong>te. I dati hanno quin<strong>di</strong> una natura molto <strong>di</strong>somogenea, riguardando sia<br />

segnalazioni o notizie relative a vecchi rinvenimenti <strong>di</strong> singoli materiali archeologici, come per<br />

esempio monete, frammenti ceramici o altri materiali spora<strong>di</strong>ci, sia complessi <strong>di</strong> petroglifi e, infine,<br />

scavi archeologici <strong>di</strong> contesti ben documentati.<br />

Per la raccolta delle informazioni si è quin<strong>di</strong> lavorato su vari fronti contemporaneamente, in<br />

modo da raccogliere e sintetizzare il più possibile tutti i dati archeologici relativi al comprensorio<br />

comunale, così da poterli poi presentare in una forma utile alla pianificazione territoriale.<br />

Le operazioni si sono svolte grosso modo in tre fasi così <strong>di</strong>stinte:<br />

Raccolta del dato: raccolta dei dati archeologici veri e propri e dei dati territoriali ad essi<br />

complementari<br />

Controllo del dato: verifica e posizionamento dei dati archeologici sul terreno<br />

Elaborazione del dato: analisi dei dati raccolti, sintesi degli stessi ed elaborazione dei livelli<br />

informativi finali<br />

2.1 – La raccolta del dato archeologico<br />

Durante la fase <strong>di</strong> progettazione <strong>di</strong> un‟analisi archeologica territoriale, la prima operazione<br />

da compiere riguarda la localizzazione dei documenti archeologici già noti. Attraverso lo stu<strong>di</strong>o<br />

della bibliografia e della documentazione esistente vengono posizionati sulla cartografia a livello<br />

preliminare tutti i siti, i reperti isolati, i monumenti, le iscrizioni e quant'altro sia stato rinvenuto e/o<br />

documentato nell'area oggetto <strong>di</strong> indagine. La raccolta del dato archeologico a livello preliminare è<br />

stata compiuta in due fasi <strong>di</strong>stinte, che hanno riguardato sia le fonti bibliografiche e<strong>di</strong>te sia i dati <strong>di</strong><br />

archivio ine<strong>di</strong>ti.<br />

38


2.1.1 – Raccolta tramite fonti bibliografiche<br />

La ricerca bibliografica preliminare al lavoro <strong>di</strong> schedatura delle evidenze archeologiche è<br />

stata svolta su tutte le pubblicazioni e<strong>di</strong>te riguardanti il territorio in esame. Si sono consultate tutte<br />

le e<strong>di</strong>zioni a carattere monografico oltre che le riviste e i notiziari a carattere locale. In particolare è<br />

stato preso come riferimento per le notizie relative agli ultimi 30 anni, il Notiziario della<br />

Soprintendenza Archeologica della Lombar<strong>di</strong>a (NSAL), che pubblica regolarmente dal 1982 tutti i<br />

lavori archeologici svolti sul territorio.<br />

La maggior parte delle pubblicazioni consultate è stata reperita e consultata anche in loco<br />

nelle biblioteche del territorio che avevano <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> materiale <strong>di</strong> vario tipo. In particolare,<br />

sono stati consultati i testi nella Biblioteca Civica “Pio Rajna” <strong>di</strong> Sondrio, nella Biblioteca Luigi<br />

Credaro della Banca Popolare <strong>di</strong> Sondrio e nella Biblioteca del Civico Museo Archeologico Paolo<br />

Giovio <strong>di</strong> Como, che raccoglie una vasta collezione <strong>di</strong> testi relativi alla storia e al popolamento del<br />

suo territorio, a cui anticamente la Provincia <strong>di</strong> Sondrio era legata.<br />

2.1.2 – Raccolta tramite dati d’archivio<br />

Presso la sede centrale della Soprintendenza Archeologica della Lombar<strong>di</strong>a sono archiviati<br />

tutti i documenti d‟ufficio relativi a scoperte e indagini archeologiche, sia sotto forma <strong>di</strong><br />

segnalazioni, che <strong>di</strong> documentazione dei lavori effettuati.<br />

L‟Archivio generale, che prende il nome <strong>di</strong> Archivio Topografico della Soprintendenza<br />

(ATS), raccoglie, <strong>di</strong>visa per comune e in or<strong>di</strong>ne cronologico, tutta la documentazione d‟ufficio.<br />

Ulteriori archivi specifici conservano invece le documentazioni più dettagliate, quali le relazioni<br />

degli scavi, la documentazione grafica, la documentazione fotografica, ecc.<br />

Questi materiali sono spesso ine<strong>di</strong>ti, pur essendo pubblici, e la loro consultazione è<br />

possibile, per motivi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o o <strong>di</strong> tutela e per la programmazione <strong>di</strong> lavori e<strong>di</strong>li, previi accor<strong>di</strong> con<br />

i funzionari responsabili del territorio.<br />

La consultazione delle fonti d‟archivio ha permesso d‟integrare e, in alcuni casi, <strong>di</strong><br />

correggere e risalire con maggior dettaglio alle informazioni relative ai contesti archeologici<br />

rinvenuti.<br />

2.2 – La schedatura dei dati<br />

I dati raccolti sono stati organizzati all‟interno <strong>di</strong> apposite schede <strong>di</strong> contesto archeologico,<br />

che sintetizzano le informazioni relative secondo voci definite.<br />

Le schede integrali sono allegate in fondo alla relazione e hanno un preciso riferimento<br />

cartografico nelle tavole allegate. Data la natura <strong>di</strong>somogenea dei dati raccolti, le schede svolgono<br />

la funzione <strong>di</strong> sintesi e, per quanto possibile, <strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzazione.<br />

39


La scheda è sud<strong>di</strong>visa in paragrafi o quadri:<br />

- CODICE ID SITO/RITROVAMENTO: numerazione relativa ad ogni contesto<br />

archeologico segnalato. In alcuni casi, dove per esempio c‟erano più emergenze<br />

archeologiche ravvicinate e riferibili comunque ad un unico contesto, è stato<br />

assegnato un numero univoco all‟intero contesto.<br />

- DATI AMMINISTRATIVI: si riferisce ai dati amministrativi con la localizzazione<br />

del luogo del ritrovamento effettuata in base a Provincia, <strong>Comune</strong>, Frazione,<br />

Località.<br />

- RIFERIMENTI CARTOGRAFICI: riferito alla localizzazione, alle coor<strong>di</strong>nate<br />

geografiche (quando il sito è stato georeferenziato con precisione) e altimetriche,<br />

oltre che al sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate utilizzato.<br />

- DATI AMBIENTALI: relativi alla Morfologia, Geologia, Uso del suolo attuale, Tipo<br />

<strong>di</strong> vegetazione e/o colture.<br />

- DATI ARCHEOLOGICI E VALUTAZIONE DEL RISCHIO: sud<strong>di</strong>viso nelle<br />

seguenti voci: Tipologia del rinvenimento (necropoli, e<strong>di</strong>fici, reperti isolati, epigrafi,<br />

ecc.); Descrizione dello stesso; Datazione; Data e modalità <strong>di</strong> rinvenimento,<br />

Conservazione del contesto, Giacitura, Rischio assoluto.<br />

- DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA/CARTOGRAFICA: ogni scheda è<br />

correlata da immagini fotografiche relative all‟oggetto archeologico rinvenuto, oltre<br />

che al suo contesto <strong>di</strong> collocazione attuale. Per quanto riguarda le aree <strong>di</strong> scavo<br />

archeologico, queste sono anche correlate da uno stralcio cartografico con<br />

localizzazione areale del sito sulle Carte Catastali del comune <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>.<br />

- RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E D‟ARCHIVIO: si raccoglie tutta la bibliografia<br />

e<strong>di</strong>ta relativa al contesto archeologico, oltre alle fonti d‟archivio ine<strong>di</strong>te.<br />

40


2.3 – Posizionamento del dato archeologico sul terreno<br />

I siti e i rinvenimenti archeologici censiti sono stati posizionati sulla cartografia vettoriale<br />

del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, fornita dal <strong>Comune</strong> stesso, per poter successivamente elaborare le varie carte<br />

tematiche. I contesti archeologici schedati sono stati controllati <strong>di</strong>rettamente sul terreno attraverso<br />

appositi sopralluoghi, in modo da poter documentare lo stato attuale delle evidenze attraverso<br />

fotografie e note osservative 115 .<br />

Per la georeferenziazione sul campo delle evidenze archeologiche, soprattutto in ambito<br />

extra-urbano, ci si è serviti del supporto <strong>di</strong> un GPS palmare Trimble della serie Geo XT. Le<br />

coor<strong>di</strong>nate sono state raccolte in formato geografico internazionale WGS 84 e successivamente<br />

trasformate in coor<strong>di</strong>nate chilometriche.<br />

Data la <strong>di</strong>fformità delle informazioni relative ad ogni singolo contesto <strong>di</strong> rinvenimento, sono<br />

stati adottati tre gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> precisione nel posizionamento:<br />

1 - Georeferenziato: sono inclusi i contesti <strong>di</strong> cui si conosce l‟esatto posizionamento<br />

puntuale e che sono stati osservati <strong>di</strong>rettamente nel corso dei sopralluoghi. Di questi contesti sono<br />

state rilevate le coor<strong>di</strong>nate, poi riportate nella scheda, <strong>di</strong>rettamente sul campo attraverso il GPS.<br />

2 - Posizionamento Certo: sono inclusi i contesti <strong>di</strong> cui si possiedono le informazioni<br />

relative al luogo preciso <strong>di</strong> rinvenimento, ma che in genere, allo stato attuale, non si trovano più in<br />

situ o che non è stato possibile ritrovare con precisione nel corso dei sopralluoghi sul territorio.<br />

3 - Posizionamento Incerto: sono inclusi i contesti <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> informazioni<br />

parziali e lacunose circa il luogo o l‟areale <strong>di</strong> rinvenimento e che non si è potuto localizzare con un<br />

grado maggiore <strong>di</strong> dettaglio.<br />

115 In questa fase è stato <strong>di</strong> fondamentale aiuto il supporto <strong>di</strong> Don Mario Simonelli, grande conoscitore del territorio<br />

tellino, che ha permesso <strong>di</strong> localizzare con precisione molti dei contesti archeologici documentati.<br />

41


2.4 – Raccolta e analisi <strong>di</strong> dati territoriali complementari<br />

La ricerca archeologica territoriale si serve, oltre che delle fonti prettamente archeologiche,<br />

anche <strong>di</strong> fonti complementari per poter meglio comprendere il contesto ambientale e le<br />

trasformazioni che esso ha subito nel tempo.<br />

Un utile strumento utilizzato per questo lavoro, al fine <strong>di</strong> avere uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>acronico del<br />

paesaggio, è per esempio la cartografia storica, che “fotografa” uno stesso ambiente in <strong>di</strong>versi<br />

momenti e da cui si possono cogliere le mo<strong>di</strong>fiche e le trasformazioni. Un altro strumento <strong>di</strong> analisi<br />

territoriale è lo stu<strong>di</strong>o dei percorsi e della rete viabilistica antica, da cui è possibile trarre preziose<br />

informazioni circa la maglia inse<strong>di</strong>ativa del passato. E infine, utilizzata anch‟essa per questo lavoro,<br />

è l‟analisi della toponomastica, che permette <strong>di</strong> ricavare in<strong>di</strong>zi circa i cambiamenti <strong>di</strong> destinazione<br />

delle località.<br />

2.4.1– Analisi della cartografia storica<br />

L‟analisi della cartografia storica offre in genere una raffigurazione del territorio utile per<br />

definirne alcuni aspetti sia globali che specifici, quali la maglia inse<strong>di</strong>ativa, l‟uso del suolo, la<br />

viabilità, oltre alla presenza <strong>di</strong> toponimi e microtoponimi spesso non più esistenti nelle carte attuali.<br />

La sequenza delle varie rappresentazioni cartografiche offre inoltre una panoramica sull‟evoluzione<br />

<strong>di</strong>acronica del territorio.<br />

Le più antiche fonti cartografiche relative alla Valtellina (e, nello specifico, alla<br />

Valchiavenna) risalgono al periodo romano e sono la Tabula peutingeriana 116 e l‟Itinerarium<br />

Antonini 117 , dove vengono menzionati due inse<strong>di</strong>amenti, Clavenna (= Chiavenna) e<br />

Tarvssedo/Tarvesede (probabilmente = Campodolcino o Isola o Madesimo). La Tabula<br />

peutingeriana è costituita da un<strong>di</strong>ci pergamene (in totale 6,80x0,33 m) ed il territorio ritratto,<br />

rappresentato in maniera non realistica, ma simbolica, comprende tutto l‟impero romano, il Vicino<br />

Oriente e l‟In<strong>di</strong>a. La sua datazione è molto controversa e così anche l‟ipotesi <strong>di</strong> suoi aggiornamenti<br />

successivi; è probabile che il <strong>di</strong>segno delle sue varie parti sia avvenuto in tempi <strong>di</strong>fferenti, così<br />

come testimonia la compresenza <strong>di</strong> elementi piuttosto tar<strong>di</strong> (la città <strong>di</strong> Costantinopoli, fondata nel<br />

328 d.C) e altri riferibili al primo periodo imperiale (la città <strong>di</strong> Pompei, mai più ricostruita dopo<br />

l‟eruzione del Vesuvio del 79 d.C.) o, ancora, l‟assenza <strong>di</strong> altri databili all‟epoca repubblicana,<br />

come la via Emilia Scauri, realizzata circa nel 109 a.C.<br />

116 Un itinerarium pictum con le principali vie dell‟impero e le relative tappe in miglia pervenuto in una copia del XII-<br />

XIII secolo; probabilmente l‟originale doveva risalire al periodo augusteo.<br />

117 Della fine del IV secolo. L‟itinerario costituisce un registro delle stazioni <strong>di</strong> sosta e delle <strong>di</strong>stanze tra le località<br />

dell‟impero.<br />

42


La Tabula peutingeriana <strong>di</strong>visa in tre parti, sopra quella sinistra, al centro quella me<strong>di</strong>ana e sotto quella destra (da<br />

).<br />

Le fonti successive risalgono invece al XV-XVI secolo, quando l‟invenzione della stampa<br />

rivoluzionò la produzione cartografica e l‟opera <strong>di</strong> Tolomeo 118 , pubblicata per la prima volta in<br />

Italia nel 1477, le conoscenze geografiche dell‟epoca 119 . Si assiste alla nascita e allo sviluppo <strong>di</strong> una<br />

cartografia <strong>di</strong> tipo regionale, dove la Carta <strong>di</strong> Egizio Tschu<strong>di</strong> del 1528, che ritrae tutta la Rezia<br />

durante il dominio grigione, rappresenta la prima produzione specifica inerente il territorio della<br />

Valtellina e della Valchiavenna. Le finalità <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> carte erano soprattutto militari 120 e le<br />

rappresentazioni pre<strong>di</strong>ligevano quin<strong>di</strong> determinati elementi strategici, in primis strade, ponti e<br />

fortificazioni, ma erano attestate anche finalità celebrative, come nel caso delle carte inerenti le<br />

conquiste del marchese <strong>di</strong> Coeuvres, caratterizzate da un orientamento inverso del Nord e del Sud.<br />

Le rappresentazioni erano ancora molto sommarie e simboliche, per lo più in bianco e nero, con<br />

segni convenzionali non realistici, ma schematici e ripetitivi, come ad esempio per i rilievi, dove<br />

l‟interesse si concentrava soprattutto sul mettere in evidenza i punti <strong>di</strong> passaggio più che sul<br />

contesto naturale in sé.<br />

118<br />

Geografo greco-egiziano del II secolo d.C. La sua teoria più importante fu quella della sfericità della terra.<br />

119<br />

SCEFFER O. 2006, p. XV.<br />

120<br />

Soprattutto in rapporto alla forte conflittualità del territorio della Valtellina e della Valchiavenna, considerato<br />

strategico per il controllo dei passi verso l‟Europa centrale.<br />

43


A sinistra, Abriss der Landschafft Veltlin, vom frantzösischen General Marquis <strong>di</strong> Covure den Spranischen wieder<br />

abgennommen worden (1625-1627), al centro Die Unterthanen der Graubündner oder das Thal Veltlin mit den<br />

Grafschaften Worms und Cleven Nro. 415 del (1789-1799) e a destra Description du pais de la Valetolinne [sic]: Ceste<br />

carte de la Valtelinne, et des Comtez de Bormio et Chiavenes, a este nouvellement corrigèe et augmentèe, et ce vend a<br />

Paris chez lean Boisseau, en l’Isle du Palais, a la Fontaine Royalle de louvence (1643) (gentile concessione della<br />

Biblioteca Luigi Credaro – Banca Popolare <strong>di</strong> Sondrio).<br />

Attraverso questo tipo <strong>di</strong> carte, ad esempio quella Abriss der Landschafft Veltlin, vom<br />

frantzösischen General Marquis <strong>di</strong> Covure den Spranischen wieder abgennommen worden del<br />

1625-1627, quella Die Unterthanen der Graubündner oder das Thal Veltlin mit den Grafschaften<br />

Worms und Cleven Nro. 415 del 1789-1799 e o quella Description du pais de la Valetolinne [sic]:<br />

Ceste carte de la Valtelinne, et des Comtez de Bormio et Chiavenes, a este nouvellement corrigèe et<br />

augmentèe, et ce vend a Paris chez lean Boisseau, en l’Isle du Palais, a la Fontaine Royalle de<br />

louvence del 1643, si apprende dell‟esistenza, già nel XVII secolo, <strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> passaggio da una<br />

sponda all‟altra dell‟Adda anche a San Giacomo (Pont S. Iacom/Brück […] Jacob/P.S. Iacomo),<br />

oltre che a Tresenda (Tresonda/Brück Trasenda/Tres[…]anda), come già testimoniato dalla<br />

toponomastica. Da punto questo punto <strong>di</strong> vista in particolare, la cartografia storica <strong>di</strong> questo periodo<br />

è inoltre molto interessante per quanto riguarda le attestazioni delle numerose varianti del toponimo<br />

<strong>Teglio</strong>, che <strong>di</strong> volta in volta compare come Tullum (Carta della Valtellina, 1775), Telio (Il Nuovo et<br />

vero <strong>di</strong>segno della Valtellina, 1622), Tellio (Il vero <strong>di</strong>segno della Valtellina e della Valchiavenna<br />

con i suoi confini, 1621), Teiglo (Carte des pais Reconquis et Restitues par le Roy aux 3 ligues<br />

Gries M.r le Marquis de Coeuvres y ayant le Commande General de l’armée de S. M. es annes<br />

1625 et 1626, 1626), Tigilo (Disegno della Valtellina et suoi confini, inizio XVII secolo) Telium<br />

(Rhaetiae et Lepontiorum Eugarnorumque ac Orobiorum agri descriptio, 1624) o, infine, <strong>Teglio</strong><br />

(ad esempio nella carta La Val Tellina, 1817). Il toponimo è sempre accompagnato dalla<br />

rappresentazione <strong>di</strong> una piccola rocca, a segnalare la sua funzione strategica per il controllo del<br />

territorio e, probabilmente, anche il suo trascorso storico come inse<strong>di</strong>amento fortificato.<br />

44


Nel caso della carta Rhaetiae et Lepontiorum Eugarnorumque ac Orobiorum agri descriptio<br />

del 1624 appare inoltre evidente come questo tipo <strong>di</strong> rappresentazioni possano assumere anche un<br />

valore storiografico, attribuendo, sulla base delle fonti antiche, gli inse<strong>di</strong>amenti del territorio alla<br />

popolazione celtica dei Vennoni 121 .<br />

A sinistra Carta della Valtellina (1775) (da SCEFFER O. 2006, p. 147), al centro Il Nuovo et vero <strong>di</strong>segno della Valtellina<br />

(1622) (da SCEFFER O. 2006, p. 201) e Il vero <strong>di</strong>segno della Valtellina e della Valchiavenna con i suoi confini (1621) (da<br />

SCEFFER O. 2006, p. 65) e a destra Carte des pais Reconquis et Restitues par le Roy aux 3 ligues Gries M.r le Marquis de<br />

Coeuvres y ayant le Commande General de l’armée de S. M. es annes 1625 et 1626 (1626) (da SCEFFER O. 2006, p. 26).<br />

A sinistra Disegno della Valtellina et suoi confini (inizio XVII secolo) (da SCEFFER O. 2006, p. 17) e a destra Rhaetiae et<br />

Lepontiorum Eugarnorumque ac Orobiorum agri descriptio (1624) (SCEFFER O. 2006, p. 20).<br />

121 BIANCHI S. 2007, p. 147.<br />

La Val Tellina (1817) (da SCEFFER O. 2007, p. 148).<br />

45


Anche altri toponimi del comune iniziano man mano ad essere attestati: Boalzo, come<br />

Boaltio nel 1622 in Il Nuovo et vero <strong>di</strong>segno della Valtellina, Boalsium nel 1775 nella Carta della<br />

Valtellina, Boalzo nel 1817 in La Val Tellina; San Giacomo come Iacom nel 1625-1627 in Abriss<br />

der Landschafft Veltlin, vom frantzösischen General Marquis <strong>di</strong> Covure den Spranischen wieder<br />

abgennommen worden e Iacomo nel 1621 in Il vero <strong>di</strong>segno della Valtellina e della Valchiavenna<br />

con i suoi confini e nel 1643 in Description du pais de la Valetolinne [sic]: Ceste carte de la<br />

Valtelinne, et des Comtez de Bormio et Chiavenes, a este nouvellement corrigèe et augmentèe, et ce<br />

vend a Paris chez lean Boisseau, en l’Isle du Palais, a la Fontaine Royalle de louven; Tresenda<br />

come Tresenda nel 1622 in Il Nuovo et vero <strong>di</strong>segno della Valtellina, 1622 e Tresonda nel 1625-<br />

1627 in Abriss der Landschafft Veltlin, vom frantzösischen General Marquis <strong>di</strong> Covure den<br />

Spranischen wieder abgennommen worden; Carona, San Giovanni e San Sebastiano sono invece<br />

attestati solo in rari casi e i loro toponimi sono costantemente citati in quest‟unica variante.<br />

Decisamente «meno feriva è<br />

per la Valtellina e la Valchiavenna la<br />

produzione del „700» 122 , ma si assiste<br />

contemporaneamente ad un notevole<br />

progre<strong>di</strong>re delle tecniche <strong>di</strong><br />

rappresentazione: le località riportate<br />

sono sempre più numerose, vengono<br />

spesso meno le simbologie in<strong>di</strong>canti i<br />

siti fortificati e la geomorfologia del<br />

territorio è molto più curata: i rilievi<br />

sono <strong>di</strong>fferenziati tra loro, soprattutto<br />

dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>mensionale, ed è<br />

spesso presente un tocco <strong>di</strong> colore che<br />

serve a caratterizzare determinati<br />

elementi <strong>di</strong>stintivi della carta.<br />

Con l‟800 iniziano ad essere<br />

realizzate alcune carte con finalità<br />

amministrative, commerciali e<br />

turistiche 123 e cambiano notevolmente<br />

tutti i simboli convenzionali: alcuni <strong>di</strong><br />

questi vengono ora sostituiti da<br />

rappresentazioni più realistiche, altri,<br />

in favore della leggibilità della carta,<br />

ra<strong>di</strong>calmente rimossi.<br />

Curioso è, ad esempio,<br />

riguardo al comune <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, il<br />

caso della carta del 1884 della<br />

Valle <strong>di</strong> Boalzo nei territori <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> e Bianzone, realizzata dal corpo forestale per un progetto <strong>di</strong><br />

rimboschimento lungo il corso del torrente Boalzo e posta a corredo <strong>di</strong> un libro sull‟argomento; si<br />

122 SCEFFER O. 2006, p. XV.<br />

123 AA.VV. 1971, pp. 24-26.<br />

Sopra, Valle Boalzo nei territori <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> e Bianzone (1884) (da SCEFFER<br />

O. 2006, p. 155); sotto, frazione <strong>di</strong> San Giovanni nel Catasto<br />

napoleonico (dall’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Sondrio).<br />

46


tratta ovviamente <strong>di</strong> una rappresentazione molto specifica, come appare evidente anche nella scelta<br />

delle simbologie inerenti la tipologia <strong>di</strong> copertura vegetale del territorio, <strong>di</strong>stinta tra “latifoglie”,<br />

“cespugliosi” e “resinosi”.<br />

Sempre a partire da questo secolo, si rende inoltre <strong>di</strong>sponibile la prima cartografia <strong>di</strong> tipo<br />

catastale, con il Catasto napoleonico prima e quin<strong>di</strong> con il Cessato Catasto, realizzato dopo l‟Unità<br />

d‟Italia. Il Catasto Teresiano del 1718-1760 con il censimento <strong>di</strong> tutte le proprietà fon<strong>di</strong>arie del<br />

Ducato <strong>di</strong> Milano, che costituisce l‟opera fondamentale <strong>di</strong> riferimento per quasi tutto il contesto<br />

lombardo, non comprende invece la Valtellina, poiché il suo territorio, ai tempi, si trovava ancora<br />

sotto il dominio dei Grigioni.<br />

Il Catasto napoleonico viene realizzato tra il 1807 e il 1816, quando la Valtellina è ormai da<br />

più <strong>di</strong> trent‟anni sotto il controllo francese, dopo l‟istituzione della Repubblica Cisalpina. Nel caso<br />

<strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> appare subito evidente come, pur essendosi fino ad oggi mantenute praticamente invariate<br />

la rete viaria urbana e la struttura del borgo me<strong>di</strong>evale, vi siano state delle profonde trasformazioni<br />

a livello dei terreni a<strong>di</strong>biti ad uso agricolo, progressivamente ri<strong>di</strong>mensionati soprattutto all‟interno<br />

del paese e delle frazioni. Dal confronto tra i fogli catastali moderni e quelli del Cessato Catasto (o<br />

Nuovo Catasto Fon<strong>di</strong>ario), realizzati a partire dal 1886, questi mutamenti sono ancor più marcati<br />

nel centro storico, a sottolineare un cambiamento, anche ra<strong>di</strong>cale, nello sfruttamento dei caratteri<br />

vocazionali agricoli del territorio in favore <strong>di</strong> un‟economia sempre più incentrata sul turismo, con<br />

un potenziamento dei servizi e delle infrastrutture legate al settore alberghiero.<br />

Sopra, foglio n. 13 del Cessato Catasto con, in rosso più marcato, la chiesa <strong>di</strong> Sant’Eufemia (dall’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong><br />

Sondrio).<br />

47


2.4.2– Analisi della viabilità antica<br />

La viabilità storica della Valtellina e della Valchiavenna è strettamente connessa con<br />

l‟importanza <strong>di</strong>acronica, dalla preistoria fino all‟Età moderna, dei passi alpini, che permettevano il<br />

collegamento, sia per motivi commerciali che militari, tra la pianura padana e l‟area centro-europea.<br />

Per questa ragione, pur essendo attestati anche alcuni itinerari in senso Est/Ovest, l‟asse principale<br />

delle vie <strong>di</strong> comunicazione si appoggiava certamente ad una fitta rete viaria con andamento<br />

Nord/Sud.<br />

Il territorio <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> rappresenta senza dubbio un punto <strong>di</strong> passaggio privilegiato per alcune<br />

delle principali arterie <strong>di</strong> comunicazione <strong>di</strong> tutta la valle; attraverso uno stu<strong>di</strong>o approfon<strong>di</strong>to<br />

toponomastico e della struttura dell‟abitato e dei nuclei storici delle sue frazioni è possibile<br />

ricostruire quelli che dovevano essere i percorsi più importanti, alcuni dei quali si sono mantenuti<br />

fino ad oggi.<br />

In particolare, durante l‟Età pre/protostorica, le aree più frequentate erano quelle dei pianori<br />

<strong>di</strong> versante: dal paese stesso <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> a Caven, Somassassa e Panaggia, per citare solo quelli<br />

caratterizzati dal maggior numero <strong>di</strong> ritrovamenti archeologici. Difficilmente i collegamenti tra<br />

queste località ed il fondovalle dovevano essere impostati sulle ripide <strong>di</strong>rettrici Nord/Sud, ma più<br />

probabilmente lungo percorsi a mezza costa tra loro paralleli e progressivamente <strong>di</strong>gradanti. Per il<br />

pianoro <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> nello specifico è probabile che la strada <strong>di</strong> ingresso principale da Ovest<br />

corrispondesse grosso modo all‟attuale strada provinciale panoramica dei Castelli. É verosimile<br />

inoltre che, dati i forti influssi legati alla cultura materiale –<br />

statue stele dell‟Età del Rame – provenienti dalla Valcamonica,<br />

già attiva in epoca antica fosse anche la via che, attraverso il<br />

guado dell‟Adda, permetteva <strong>di</strong> raggiungere la Val Belviso ed<br />

il passo dell‟Aprica 124 . In generale, la frequentazione dei passi<br />

alpini durante la preistoria è comunque documentata anche per<br />

tutto il contesto valtellinese, sia per attività legate alla caccia e<br />

alla transumanza, come attestano i ritrovamenti in quota del<br />

periodo mesolitico, che per i commerci <strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong> cultura<br />

materiale alloctona, durante l‟Età del Bronzo e l‟Età del Ferro.<br />

Tra le mulattiere ancor oggi in uso, particolarmente<br />

importante doveva essere inoltre quella in <strong>di</strong>rezione Ovest/Est<br />

tra San Giovanni e Ca‟ Frigeri, sopra Villanova, a mezza costa<br />

del Doss de la Forca.<br />

Attualmente il percorso in parte attraversa aree<br />

terrazzate coltivate a vigneto ed in parte si inoltra tra la<br />

boscaglia e i prati incolti e nel suo tratto interme<strong>di</strong>o, in<br />

corrispondenza <strong>di</strong> una cappella, sono ancora ben evidenti le<br />

tracce <strong>di</strong> un selciato 125 che potrebbe risalire all‟Età romana o<br />

me<strong>di</strong>evale, a <strong>di</strong>mostrazione della continuità d‟uso del tracciato.<br />

Lungo gran parte del percorso, inoltre, imme<strong>di</strong>atamente a Nord<br />

124 Già attivo in questo periodo doveva essere anche il passo più orientale del Gavia.<br />

125 Con i segni delle ruote <strong>di</strong> carri.<br />

48<br />

Il tracciato dell’antica mulattiera tra San<br />

Giovanni e Ca’ Frigeri con i segni delle<br />

ruote dei carri.


ed a Sud dello stesso, sono presenti numerose incisioni pertinenti al periodo preistorico e<br />

protostorico, che, per così <strong>di</strong>re, ne delimitano la carreggiata.<br />

Con l‟Età romana prima, per le<br />

finalità <strong>di</strong> controllo del territorio, e tardoimperiale<br />

poi, per la <strong>di</strong>fesa dei confini dalle<br />

invasioni barbariche, si andò<br />

progressivamente sviluppando un solido<br />

sistema <strong>di</strong> infrastrutture. Al fondovalle,<br />

probabilmente caratterizzato dalla presenza<br />

<strong>di</strong> palu<strong>di</strong> e reso spesso impraticabile dai<br />

continui spostamenti del paleoalveo<br />

dell‟Adda (<strong>di</strong> cui ancora oggi rimangono le<br />

tracce, visibili attraverso lo stu<strong>di</strong>o della<br />

fotografia aerea), dovevano essere preferite<br />

le vie <strong>di</strong> mezza costa, sia per quanto<br />

riguarda il versante retico che quello<br />

orobico. I punti <strong>di</strong> attraversamento - gua<strong>di</strong> o<br />

ponti - non dovevano essere molti ed è oggi<br />

possibile ricostruirne a volte l‟ubicazione<br />

sulla base alla toponomastica, come ad<br />

esempio nel caso <strong>di</strong> Ponte in Valtellina o Tresenda 126 .<br />

La rete della viabilità romana nell’arco alpino in epoca<br />

augustea; è visibile il percorso della via Regina lungo il<br />

Lario, da Como a Chiavenna e quin<strong>di</strong> la prosecuzione del<br />

percorso attraverso lo Spluga verso Coira (da MARIOTTI V.<br />

1989, p. 7).<br />

L‟origine <strong>di</strong> una delle vie più importanti della valle, la via Valeriana, sono molto incerte,<br />

così come il suo percorso, in parte sul fondovalle ed in parte a mezzacosta, fino a Bormio; da questo<br />

punto era quin<strong>di</strong> possibile proseguire attraverso i passi <strong>di</strong> Fraele, del Gallo, della Val Mora e<br />

dell‟Umbrail. É inoltre probabile che il tracciato della via sia stato più volte ripristinato e abbia<br />

mutato il suo tracciato a seconda dello spostamento dell‟alveo dell‟Adda, collocandosi, <strong>di</strong> volta in<br />

volta, sulla sua destra o sinistra idrografica del fiume. Attualmente, si mantiene il toponimo per la<br />

strada imme<strong>di</strong>atamente ai pie<strong>di</strong> del versante sulla destra idrografica dell‟Adda da Ardenno a San<br />

Pietro e quin<strong>di</strong> per un breve tratto alle porte <strong>di</strong> Sondrio; nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> è possibile che il suo<br />

percorso fino a Tresenda ricalcasse in parte quelli attuali <strong>di</strong> via Ragno, via Ravoledo, via Boscarini,<br />

via Valgella Vangotta, via Filina e via Valgella Marantelli, tutte vie che corrono parallele alla strada<br />

provinciale, alla base dei terrazzamenti. A sostegno <strong>di</strong> un‟origine romana della via è il suo stesso<br />

nome, secondo alcuni linguisti da porre in relazione con l‟imperatore Valeriano, recatosi in Rezia<br />

tra il 252 e il 253 d.C., mentre secondo altri sarebbe semplicemente interpretabile come “via <strong>di</strong><br />

valle”; a questo proposito viene in particolare fatto riferimento ad alcuni documenti del XVII<br />

secolo, che attribuirebbero il medesimo toponimo, via Valeriana, ad una strada <strong>di</strong> collegamento tra<br />

Albosaggia e Caiolo.<br />

Sempre durante il periodo romano, particolarmente importanti nel contesto valtellinese<br />

erano le vie d‟acqua lacustri e fluviali, che permettevano <strong>di</strong> risalire il Lario da Comum (= Como)<br />

fino, inizialmente, a Summus Lacus (= Samolaco), e poi, in seguito, più a Sud, a Riva <strong>di</strong><br />

Chiavenna 127 , con un tempo <strong>di</strong> percorrenza <strong>di</strong> circa 16 ore 128 ; le testimonianze dell‟esistenza <strong>di</strong><br />

126 Ve<strong>di</strong> capitolo sulla toponomastica.<br />

127 Probabilmente a causa dell‟arretramento delle acque, così che il Lago <strong>di</strong> Como e quello <strong>di</strong> Mezzola risultavano<br />

probabilmente uniti. La navigabilità dell‟Adda era inoltre garantita circa fino al castello <strong>di</strong> Domofole <strong>di</strong> Traona.<br />

49


questa rotta derivano da tre iscrizioni lapidee del Corpus inscriptionum latinarum, che fanno<br />

riferimento ad un Collegium nautarum comensium, dalla nomina, dopo il trasferimento della<br />

capitale imperiale a Milano (288-289 d.C.), <strong>di</strong> un Praefects classis comensis cum curis civitatis, e<br />

dalle citazioni del poeta Clau<strong>di</strong>ano (De Bello Gothico) del passaggio sul lago del generale vandalo<br />

Stilicone.<br />

Come attestato dalla Tabula Peutigeriana 129 e dall‟Itineraria Antonini 130 , in corrispondenza<br />

<strong>di</strong> Clavenna (= Chiavenna) l‟itinerario terrestre si <strong>di</strong>videva quin<strong>di</strong> in due percorsi alternativi,<br />

proseguendo verso Curia Raetorum (= Coira) da una parte attraverso la Val San Giacomo e il passo<br />

dello Spluga 131 , dall‟altra lungo la Val Bregaglia e i passi del Settimo 132 o del Maloia e dello<br />

Julier 133 .<br />

A sinistra, la Tabula peutingeriana, particolare del Lago <strong>di</strong> Como (da PEDRANA C. 2004, p. 13) e a destra il passo dello<br />

Julier (da MARIOTTI V. 2004, p. 8).<br />

Sempre lungo la Valchiavenna erano inoltre aperte anche numerose altre possibili vie <strong>di</strong><br />

transito attraverso i passi alpini, ed in particolare il passo della Forcola, il passo Bal<strong>di</strong>scio, il passo<br />

Curciusa, il passo Emet e il passo dell‟Acqua Fraggia.<br />

Tra gli altri passi valtellinesi <strong>di</strong> particolare importanza, sul versante retico, in Valmalenco, il<br />

128 A fronte <strong>di</strong> circa tre giorni <strong>di</strong> cammino via terra.<br />

129 La Tabula peutingeriana è un itinerarium pictum con le principali vie dell‟impero e le relative tappe in miglia<br />

realizzato su una tavola <strong>di</strong> bronzo trovata a Cles nel 1896, che riporta un e<strong>di</strong>tto emesso dall‟imperatore Clau<strong>di</strong>o nel 46<br />

d. C. per regolare i rapporti tra popolazioni alpine. Oggi è pervenuto in una copia del XII-XIII secolo.<br />

130 Della fine del IV secolo d.C.<br />

131 Forse il tracciato in selciato fu realizzato nel II secolo d.C. (PEDRANA C. 2004, p. 15). BAGIOTTI T. 1958, pp. 18-20;<br />

BUNDI M. 1969, p. 1; SCARAMELLINI G. 1971, pp. 263-264; MUFFATTI MUSSELLI G. 1985, p. 13; MONTEFORTE F.,<br />

CERETTI L. 1995, pp, 19-20; RAGETH J. 1995, pp. 363-364; TOZZI P. 1995, pp. 22-26; SCEFFER O. 2006, p. XV; RIEDI<br />

T. 2007, pp. 11-12. Per il tratto tra Montespluga e Campodolcino sono noti due possibili itinerari, uno verso Madesimo,<br />

detto “strada <strong>di</strong> sopra”, e l‟ altro lungo la così detta “via del Car<strong>di</strong>nello”, verso Isola, entrambi probabilmente già attivi<br />

durante il periodo romano (GIORGETTA G., JACOMELLA E. 2000, p. 38; RIEDI T. 2007, pp. 13-15). Forse il nome <strong>di</strong><br />

quest‟ ultimo è da ricollegarsi al sistema <strong>di</strong> cardo e decumano degli impianti stradali romani, dove i car<strong>di</strong>nes<br />

costituivano le strade parallele al cardo maximus: in questo senso la via del Car<strong>di</strong>nello costituirebbe un percorso<br />

secondario rispetto a quello passante per Madesimo.<br />

132 Probabilmente il maggior collegamento tra Murus (= Castelmur) e Tinnetio (= Tinzen); viene citato solo a partire dal<br />

IV secolo d.C. e la sua toponomastica è molto <strong>di</strong>scussa, forse dal latino saepire = recintare o set = luogo <strong>di</strong> sosta.<br />

133 Come attestato da un altro itinerarium adnotatum. Sopravvivono tracce <strong>di</strong> profon<strong>di</strong> binari incisi nella roccia, che<br />

attestano il passaggio <strong>di</strong> carri pesanti per il trasporto delle merci (BALATTI M., SCARAMELLINI G. 1995, p. 39).<br />

50


passo del Muretto 134 e il passo <strong>di</strong> Tremogge, da Tirano e Poschiavo il passo del Bernina e da Grosio<br />

i valichi della Val Grosina, mentre sul versante orobico il passo dell‟Aprica, il passo <strong>di</strong> Piangembro,<br />

il passo del Mortirolo, il passo <strong>di</strong> Fraele, il passo del Gallo, il passo della Val Viola, il passo della<br />

Forcola e il passo Gavia 135 . Quest‟ultimo, insieme probabilmente all‟Aprica, doveva essere una<br />

delle vie <strong>di</strong> comunicazione privilegiate per la Valcamonica.<br />

A partire dall‟arrivo dei Longobar<strong>di</strong>, lungo il Lario iniziò ad essere gradualmente<br />

privilegiato il percorso via terra della via Regina, sebbene le origini della strada risalgano<br />

probabilmente già al periodo preromano. Totalmente erronea è quin<strong>di</strong> la tra<strong>di</strong>zione che vuole<br />

attribuire la realizzazione <strong>di</strong> questo tracciato alla regina Teodolinda 136 e lo stesso toponimo viene<br />

menzionato solo a partire da documenti della metà dell‟XIII secolo 137 . Caduto in <strong>di</strong>suso durante i<br />

conflitti con i Franchi 138 , il tracciato venne rivalutato solo a partire dal XIII secolo 139 , ma, nel<br />

contesto valchiavennasco, in una sua variante più occidentale, in prossimità della valle Francesca,<br />

venendo così ribattezzato via Francisca 140 .<br />

Con l‟avvento dei Carolingi, si promosse l‟istituzione <strong>di</strong> pedaggi e dogane per il transito<br />

delle merci attraverso i passi alpini, dando così un nuovo impulso alla ristrutturazione <strong>di</strong> molte<br />

infrastrutture rimaste in stato <strong>di</strong> semiabbandono durante quasi tutto il precedente periodo<br />

altome<strong>di</strong>evale.<br />

Anche la progressiva affermazione della religione cristiana e la <strong>di</strong>ffusione capillare sul<br />

territori <strong>di</strong> numerosi e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto, concorsero allo sviluppo <strong>di</strong> determinati tracciati piuttosto che<br />

altri; in particolare, acquistarono sempre più importanza quelli passanti vicino agli xenodochia,<br />

strutture affiancate alle chiese e destinate all‟ospitalità dei pellegrini e dei forestieri. La religiosità<br />

<strong>di</strong>ventò inoltre sempre più ra<strong>di</strong>cata e trovò espressione anche attraverso la devozione itinerante<br />

delle processioni lungo i sentieri che collegavano un borgo all‟altro, costellati <strong>di</strong> piccole cappelle.<br />

Per quanto riguarda il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, ne sopravvivono ancora moltissime: tra i casi più<br />

interessanti, la piccola santella sul tracciato dell‟antica mulattiera tra San Giovanni e Ca‟ Frigeri, la<br />

cui presenza, proprio in corrispondenza delle incisioni preistoriche, sembra segnalare una volontà <strong>di</strong><br />

sovrapposizione del culto cristiano a quello pagano, o, ancora, quella al bivio della contrada La<br />

Cruseta (= Le Crocette), il cui toponimo deriva probabilmente dal latino crux, crucis = croce,<br />

facendo riferimento ad un incrocio <strong>di</strong> strade; ancor oggi, appena prima del nucleo abitato, in<br />

corrispondenza proprio della cappella, si imposta il bivio <strong>di</strong> un sentiero che prosegue verso<br />

Nord/Ovest, la cui esistenza deve probabilmente risalire all‟antichità.<br />

134 Frequentato probabilmente già durante la preistoria, ma particolarmente attivo soprattutto durante l‟Età romana e<br />

me<strong>di</strong>evale.<br />

135 Che, fin dall‟epoca preistorica, dovette costituire anche una valida alternativa a quello dell‟Aprica verso la<br />

Valcamonica.<br />

136 ALLEVI G., LONGATTI M., TAJANA L. 1995, p. 454. Teodolinda fu regina dei Longobar<strong>di</strong> nel VII secolo d.C.<br />

137 Prima come via Regia nel 1256, quin<strong>di</strong> via Regina nel 1335 (Statuti comunali <strong>di</strong> Como) e quin<strong>di</strong> Strada regale nel<br />

1352.<br />

138 BUZZETTI P. 1928, p. 5; BUNDI M. 1969, p. 1; BALATTI M., SCARAMELLINI G. 1995, p. 40.<br />

139 Scomparendo però dalla cartografia storica, lungo il Lario, fino al XVIII secolo e al Cessato Catasto.<br />

140 L’interpretazione del toponimo, piuttosto <strong>di</strong>ffuso nei contesti alpini, è molto <strong>di</strong>scussa: potrebbe far riferimento ad un<br />

percorso privilegiato dai Franchi durante gli scontri con i Longobar<strong>di</strong> o derivare dall‟antico francese franchir (=<br />

superare), in riferimento alla finalità <strong>di</strong> questi tracciati transalpini (BALATTI M. 1995, pp. 531-532; BALATTI M.,<br />

SCARAMELLINI G. 1995, p. 41). Non è tuttavia chiaro se questo tratto <strong>di</strong> antica via Regina sia da identificarsi con quello<br />

della via Francisca, oppure se il secondo subentrò al primo, rimarcandone in parte il percorso, ma non sostituendovisi<br />

totalmente.<br />

51


In alto, foto aerea dell’area della torre “de li beli miri” e <strong>di</strong> Ca’ Branchi<br />

con, in rosso, una parte del possibile tracciato antico della strada<br />

Sottocastello; sotto, cartolina storica con a<br />

Sud/Ovest della torre il percorso.<br />

52<br />

Sempre per quanto<br />

riguarda la viabilità minore del<br />

territorio, con lo sviluppo dei<br />

piccoli borghi me<strong>di</strong>evali delle<br />

frazioni è probabile che andò<br />

sviluppandosi un nuovo sistema<br />

viario <strong>di</strong> collegamento tra gli<br />

stessi.<br />

Per quanto riguarda<br />

<strong>Teglio</strong> in particolare, la<br />

toponomastica moderna<br />

conserva la voce <strong>di</strong> via Sotcastel<br />

(= Sottocastello), un tracciato<br />

tra Palazzo Besta e la frazione<br />

<strong>di</strong> Ca‟ Branchi, che taglia da<br />

Ovest verso Est il dosso della<br />

torre “de li beli miri”.<br />

Attualmente il percorso è stato<br />

in parte ricalcato e in parte<br />

sostituito da una strada asfaltata,<br />

ma rimangono ancora tracce <strong>di</strong><br />

parte della mulattiera che, con<br />

alcuni tornanti, passando<br />

attraverso i vigneti e la<br />

boscaglia, scendeva fino ai pie<strong>di</strong><br />

del dosso.<br />

Se con l‟Età<br />

altome<strong>di</strong>evale si aveva in genere<br />

assistito ad una generale trascuratezza della manutenzione dei tracciati viari e alla caduta in <strong>di</strong>suso<br />

<strong>di</strong> molti <strong>di</strong> essi, con il Basso Me<strong>di</strong>oevo iniziò invece una marcata inversione <strong>di</strong> tendenza, come<br />

appare evidente ad esempio con i lavori <strong>di</strong> ampliamento della sede stradale del passo del Settimo –<br />

uno dei più privilegiati delle Alpi centrali – nel 1387 141 .<br />

L‟avvento degli Sforza segnò inoltre un momento fondamentale per la ristrutturazione delle<br />

infrastrutture, <strong>di</strong> pari passo con il potenziamento delle fortificazioni del territorio per la <strong>di</strong>fesa dai<br />

Grigioni; vennero risistemate le strade <strong>di</strong> Desco, all‟imbocco della valle <strong>di</strong> Tartano, e della Sassella<br />

e, per garantire la transitabilità dei fiumi, costruiti nuovi ponti sul Masino e sull‟Adda, a San Pietro<br />

e a Ganda (a Morbegno), in <strong>di</strong>rezione della Valchiavenna e del passo dello Spluga.<br />

Con la conquista grigione della Repubblica delle Tre Leghe, <strong>di</strong>vennero invece infine sempre<br />

più importanti i rapporti commerciali con Venezia (allora sovrana sull‟intera provincia <strong>di</strong> Bergamo)<br />

e lo sfruttamento <strong>di</strong> vie alternative rispetto a quelle passanti sul territorio del Ducato <strong>di</strong> Milano (e<br />

quin<strong>di</strong> degli Asburgo, nemici dei Grigioni), come ad esempio la mulattiera della Strada dei<br />

Cavalli 142 che permetteva <strong>di</strong> collegare la via Valeriana con la Valchiavenna, transitando sopra il<br />

141 Venne così reso possibile il transito <strong>di</strong> carri con una massa maggiore, fino a crica 300 kg.<br />

142 L‟ origine del nome potrebbe essere dovuta al passaggio frequente <strong>di</strong> animali da soma per il trasporto del vino <strong>di</strong>


passo <strong>di</strong> Corbè (o sasso <strong>di</strong> Verceia), e si inseriva quin<strong>di</strong> sul tracciato della via Priula 143 da<br />

Morbegno verso la Bergamasca, passando probabilmente attraverso il passo San Marco verso la Val<br />

Brembana.<br />

A partire dal XV e dal XVII secolo anche il passo del Settimo entrò inoltre a far parte del<br />

sistema viario dei Grigioni, pur perdendo progressivamente preminenza, in favore del passo dello<br />

Spluga.<br />

A sinistra la strada Priula in corrispondenza <strong>di</strong> Mezzoldo (Bg) (da ) e a destra la cascata <strong>di</strong><br />

Pianazzo e la salita verso lo Spluga, acquatinta, stabilimento H. Füssli, Zurigo, sec. XIX (da GORFER A.1993, p. 46).<br />

origine valtellinese <strong>di</strong>retto verso Nord (GIORGETTA G., JACOMELLA E. 2000, p. 118 e p. 120; SCARAMELLINI G. 2002,<br />

p. 12). Paolo Giovio, stu<strong>di</strong>oso comasco del „500, ne descrive la realizzazione nella sua opera Descriptio Larii lacus.<br />

143 DE BERNARDI L. 1994, p. 37; BALATTI M., SCARAMELLINI G. 1995, p. 58. La strada fu costruita tra il 1592 e il 1593<br />

per or<strong>di</strong>ne del podestà <strong>di</strong> Bergamo, Alvise Priuli.<br />

53


2.4.3 – Analisi della toponomastica<br />

La toponomastica del comune <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> è molto complessa, sia per la profon<strong>di</strong>tà delle sue<br />

ra<strong>di</strong>ci storiche, che affondano nella preistoria, che per i molteplici fattori che hanno influito sulla<br />

stessa, arricchendola. In ambito archeologico in particolare essa costituisce un valido in<strong>di</strong>zio della<br />

storia passata e dei caratteri vocazionali <strong>di</strong> un territorio ed attraverso il suo stu<strong>di</strong>o è possibile<br />

risalire fino al ceppo della popolazione che lo ha frequentato.<br />

Le attestazioni relative al periodo preromano, probabilmente riferibili a popolazioni del<br />

ceppo celto-retico, sono abbastanza <strong>di</strong>ffuse e si possono rintracciare ad esempio nei toponimi<br />

Vangione, dalla tribù dei Vangiones 144 , come Ligone da quella dei Lingones 145 , entrambi con<br />

terminazione -one, sempre <strong>di</strong> ambito celtico (come anche Brione), oppure da vanzo = dosso <strong>di</strong><br />

terreno in zona acquitrinosa 146 , Dena, dal suffisso etrusco/retico -ena/-eno, Bondone (torrente),<br />

forse dal gallico bundos = suolo, conca, fondo 147 oppure dal germanico bondo o dal gallo-romano<br />

bondus, Posseggia e Panaggia, entrambe caratterizzate dal suffisso -aggia, tipico dell‟ambito<br />

celtico, e, infine, Crap, da *krappa / *klappa < *grepp = sasso, roccia 148 .<br />

L‟impronta romano-latina è particolarmente attestata e possono essere ricondotti a questo<br />

substrato numerosi toponimi, che, <strong>di</strong> volta in volta, traggono ispirazione da determinate<br />

caratteristiche del territorio o dalla sua storia. Una prima considerazione riguarda innanzitutto<br />

proprio il toponimo <strong>Teglio</strong>, che ha dato il nome all‟intera Valtellina; le ipotesi relative alla sua<br />

derivazione sono molteplici, ma etimologicamente tendono tutte a fare riferimento alla lingua<br />

latina: dal lat. tilia, ae = tiglio, attraverso il gentilizio Tillius o Tellius, o da attegia, ae = capanna,<br />

tettoia, casina oppure da tego, is, texi, tectum, tegere = coprire, proteggere o, infine, da teges, tegetis<br />

= stuoia <strong>di</strong> canne o giunchi 149 . É tuttavia da sottolineare come, in ogni caso, a parte il <strong>di</strong>scorso<br />

linguistico, sia molto <strong>di</strong>fficile trovare giustificazioni concrete <strong>di</strong> queste possibili derivazioni.<br />

Tra gli altri toponimi interessati da ritrovamenti archeologici: Ca‟ Frigeri, dal lat.<br />

frigidarium = luogo fresco 150 , Villanova, dal lat. villa, ae + nova = nuova <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> campagna o<br />

fattoria con podere 151 , Tresenda, dal lat. tardo transienda (transeunda) = luogo da attraversare<br />

Carona, dal lat. quadra, riferito ad appezzamenti <strong>di</strong> terreno, oppure da kar = pietraia + suffisso -<br />

ona, che in<strong>di</strong>ca città, paese 152 , Vallene, dal lat. vallis, is = valle 153 , Verida, dal lat. virectum, i =<br />

luogo verdeggiante 154 , Boalzo, dal lat. bos, bovis = bue oppure smottamento 155 , Le Crocette, dal lat.<br />

crux, crucis = croce, ad in<strong>di</strong>care un antico incrocio <strong>di</strong> strade, Crespinedo, dal lat. crispus, a, um =<br />

increspato, poi nel <strong>di</strong>aletto tellino crespìn = cono <strong>di</strong> deiezione dei fiumi 156 , Fulatin, dal lat. follis, is<br />

144<br />

Ipotesi <strong>di</strong> Don M. G. Simonelli.<br />

145<br />

É contemplata anche l‟ipotesi <strong>di</strong> una derivazione da ligonius o aliconius, termini riferiti a terreni privati <strong>di</strong> epoca<br />

romana, o dal lat. ligo, ligonis = zappa (GARBELLINI G. 2007, 147; BRACCHI R. 2011, p. 149).<br />

146<br />

Sebbene nella zona non siano presenti zone acquitrinose.<br />

147<br />

BRACCHI R. 2011, p. 80.<br />

148<br />

BRACCHI R. 2011, p. 71.<br />

149<br />

BOTTAZZI N. 1961.<br />

150<br />

In questo caso è molto interessante sottolineare come a volte sia il toponimo del luogo a dare il nome ad una<br />

determinata famiglia e a volte l‟opposto.<br />

151<br />

Poi acquista il significato <strong>di</strong> “paese” (BRACCHI R. 2011, p. 120).<br />

152<br />

In questo caso il toponimo avrebbe una derivazione celtica.<br />

153 BRACCHI R. 2011, p. 78.<br />

154 BRACCHI R. 2011, p. 113.<br />

155 BRACCHI R. 2011, p. 84.<br />

156 BRACCHI R. 2011, p. 84.<br />

54


= sacco + suffisso cumulativo –aceu + -one, Caven, dal lat. cavannus = civetta, un animale che<br />

avrebbe rievocato il mistero della morte 157 e quin<strong>di</strong> in questo caso compatibile con l‟ipotesi che i<br />

siti megalitici avessero anche una funzione funeraria 158 , Somasassa, dal lat. saxum, i = sasso +<br />

summum = sommità 159 , e infine Doss de la Forca, dal lat. furca, ae = passaggio ristretto 160 ; dalla<br />

forma greco-latina platta = <strong>di</strong> forma piatta, schiacciata, deriverebbero invece Piàte e Le Piatine, ad<br />

in<strong>di</strong>care uno spazio pianeggiante 161 .<br />

Rispetto al periodo longobardo sopravvivono invece pochi toponimi, ad esempio Ca‟<br />

Scranzi, dal germanico sckrane, poi skragia, latinizzato in scragium = sbarra, transenna, griglia o<br />

pescaia in un torrente, per il quale è possibile che il riferimento fosse al torrente vicino 162 .<br />

In ultimo, alcuni toponimi hanno una derivazione prettamente <strong>di</strong>alettale, come è evidente in<br />

Cornal, da còrn = corno <strong>di</strong> roccia, riferito ai grossi massi isolati caratteristici nella zona, Valgella,<br />

da valgel 163 , i numerosi corsi d‟acqua della frazione, La Quascia, da cuàsc, dalla voce lombarda<br />

coàsc = covo, caverna, riparo, e, infine Credè, dalla voce <strong>di</strong>alettale tellina créda = creta, argilla 164 .<br />

Oltre a queste osservazioni <strong>di</strong> carattere etimologico, è inoltre possibile in<strong>di</strong>viduare, delle<br />

tipologie <strong>di</strong> toponimi particolarmente <strong>di</strong>ffuse nel territorio, ed in particolare: eponimi, toponimi<br />

agiografici e toponimi inerenti le strutture <strong>di</strong> fortificazione.<br />

Tra gli eponimi, particolarmente frequenti sono quelli composti da “ca‟” e dal nome <strong>di</strong> una<br />

famiglia storica locale, come ad esempio Ca‟ Branchi, in<strong>di</strong>cata anche come cuntràda <strong>di</strong> mesèr,<br />

contrada dei proprietari terrieri, o Ca‟ Gianoli o Nigola, dall‟antica famiglia Nivola, originaria <strong>di</strong><br />

Gera <strong>di</strong> Chiuro (o forse da “nuvola”) 165 .<br />

Ancor più attestati sono i toponomi agiografici, legati quin<strong>di</strong> ai culti (e ai luoghi <strong>di</strong> culto) <strong>di</strong><br />

determinati santi, in particolare: Santa Maria a Ligone, Sant‟Antonio, San Sebastiano, San Martino,<br />

San Silvestro, San Giovanni, San Rocco e San Gervasio 166 e anche il toponimo Capitèl, che segnala<br />

la presenza <strong>di</strong> una cappella e viene spesso utilizzato, per estensione, per in<strong>di</strong>care tutta l‟area 167 ;<br />

molto interessante è inoltre la de<strong>di</strong>ca – unica in tutta la <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Como – della chiesa <strong>di</strong> Carona a<br />

Sant‟Omobono, che attesta forse un‟immigrazione <strong>di</strong> Cremonesi (il Santo è infatti il patrono della<br />

città) a seguito delle sconfitte subite nel XII secolo ad opera <strong>di</strong> Federico Barbarossa 168 . Tutti questi<br />

elementi, insieme alla presenza sul territorio <strong>di</strong> numerosissime chiese, santelle e cappelle,<br />

confermano l‟esistenza <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione religiosa profondamente ra<strong>di</strong>cata, che risale fino ad una<br />

delle più antiche chiese pievane della Valtellina, Sant‟Eufemia 169 .<br />

157 Ipotesi del Prof. R. Bracchi.<br />

158 Ipotesi del Prof. E. Anati. Tra le altre teorie, che il toponimo potesse derivare da càve = valle stretta e cupa o in<strong>di</strong>care<br />

un “luogo per far defluire le acque”.<br />

159 GARBELLINI G. 2007, p. 179. In questo caso si fa riferimento alla prospettiva particolarmente panoramica della<br />

località. Analogamente, anche la Val Belviso, deve il suo nome alla bellezza della zona (BRACCHI R. 2011, p. 132).<br />

160 Dal latino furca = forca (BRACCHI R. 2011, p. 132). Insieme a Ca‟ del Boia (in via Piatte n. 20, <strong>Teglio</strong>), anche il<br />

dosso De la Forca è un chiaro richiamo al periodo me<strong>di</strong>evale e all‟amministrazione della giustizia tramite la pena<br />

capitale.<br />

161 BRACCHI R. 2011, pp. 72-73.<br />

162 GARBELLINI G. 2007, p. 160.<br />

163 Dal latino vallis = valle (BRACCHI R. 2011, pp. 78-79).<br />

164 BRACCHI R. 2011, p. 73.<br />

165 BRACCHI R. 2011, pp. 69-70.<br />

166 BRACCHI R. 2011, pp. 135-136.<br />

167 BRACCHI R. 2011, p. 134.<br />

168 SOCIETÀ STORICA VALTELLINESE 2011, p. 203.<br />

169 La prima attestazione risale ad un documento del 1117 relativo alla consacrazione della chiesa <strong>di</strong> Sant‟Eufemia “in<br />

plebana Tilij”.<br />

55


Un <strong>di</strong>scorso a parte meritano i toponimi che rimandano alla sfera delle fortificazioni, in<br />

quanto il sistema <strong>di</strong>fensivo del comune doveva senza dubbio essere molto articolato 170 e prevedere<br />

sia il controllo del fondovalle, sia quello delle Orobie; la posizione più strategica era senza dubbio<br />

quella della torre “de li beli miri” <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, il cui campo visivo spaziava da tutte le frazioni ad una<br />

delle principali vie <strong>di</strong> comunicazione con la Valcamonica, il passo dell‟Aprica. I toponimi riferiti al<br />

tema delle fortificazioni sono particolarmente numerosi: Castèl, Castelàsc, Castelét, Castelino,<br />

Castelvetro 171 , Demignone e Vedescia 172 ; ad eccezione degli ultimi due, tutti gli altri derivano<br />

chiaramente dalla voce latina castrum = accampamento fortificato (nel caso <strong>di</strong> Castelvetro, castrum<br />

vetus = castello antico), mentre Vedescia da “torre <strong>di</strong> vedetta” e Demignone, secondo gli stu<strong>di</strong>osi,<br />

dal francese domignoneo, a sua volta dal termine longobardo domuicultilis = casa domnicata,<br />

ovvero casa abitata, poi fortificata dal periodo feudale 173 , oppure dal lat. dominio = palazzo della<br />

signoria, dongione = torre del castello in italiano 174 .<br />

La realtà delle evidenze archeologiche sembra in parte confermare e in parte smentire questi<br />

in<strong>di</strong>zi ed è dunque necessario procedere con cautela, per non farsi trarre in inganno dalla semplice<br />

attestazione <strong>di</strong> un toponimo, dandone per scontata l‟originalità: tramandati spesso attraverso la<br />

tra<strong>di</strong>zione orale, non è infatti insolito che i toponimi si evolvano nel tempo, sia dal punto <strong>di</strong> vista<br />

etimologico che contestualmente alla loro area <strong>di</strong> pertinenza, estendendola, contraendola o, a<br />

volte, ad<strong>di</strong>rittura mutandola. Se a Castèl (a <strong>Teglio</strong>), Castelàsc (a Somasassa e anche in contrada<br />

Bondone, lungo il percorso da Tresenda e Carona 175 ) e Castelvetro è infatti ancora possibile<br />

rintracciare i ruderi <strong>di</strong> antiche mura e torri, a Castelét, Castelino, Demignone e Vedescia non ci<br />

sono prove dell‟effettiva passata esistenza <strong>di</strong> fortificazioni; in particolare, per quanto riguarda il<br />

Castelino, è possibile che il toponimo facesse riferimento non tanto all‟esistenza <strong>di</strong> un castello,<br />

quanto a delle torri naturali <strong>di</strong> roccia presenti proprio nella località. É invece infine in altri contesti,<br />

privi <strong>di</strong> spunti toponomastici, che si riscontra chiara presenza <strong>di</strong> strutture riferibili al periodo<br />

me<strong>di</strong>evale e non solo, ed in particolare con i resti della torre <strong>di</strong> Carona ed il castelliere (forse <strong>di</strong><br />

origine protostorica) <strong>di</strong> La Quascia a Posseggia 176 .<br />

170<br />

É probabile che ne facesse parte anche la vicina torre <strong>di</strong> Nemina, oggi nel comune <strong>di</strong> Bianzone.<br />

171<br />

GARBELLINI G. 2007, pp. 168-160; SOCIETÀ STORICA VALTELLINESE 2011, pp. 206-207.<br />

172<br />

SOCIETÀ STORICA VALTELLINESE 2011, pp. 366-367; GARBELLINI G. 2007, p. 62. Forse anche dal tell. Vi<strong>di</strong>sciùn =<br />

sarmenti, tralci <strong>di</strong>sseccati della vite, che si usavano per accendere il fuoco (BRACCHI R. 2011, pp. 97-98).<br />

173<br />

GARBELLINI G. 2006, p. 37.<br />

174<br />

BRACCHI R. 2011, p. 123.<br />

175<br />

La tra<strong>di</strong>zione orale tramanda anche l‟esistenza <strong>di</strong> un‟antica chiesetta.<br />

176 GARBELLINI G. 2007, p. 62.<br />

56


3 - ELABORAZIONE E ANALISI DEI DATI<br />

3.1 – Pre<strong>di</strong>sposizione dei dati su piattaforma GIS<br />

Il progetto <strong>di</strong> valutazione del Rischio Archeologico, realizzato nell‟ambito del <strong>PGT</strong> del<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, ha previsto anche una sintesi finale <strong>di</strong> elaborazione dei dati gestibile in ambiente<br />

GIS. La finalità essenziale <strong>di</strong> tale valutazione è l‟in<strong>di</strong>viduazione della presenza dei siti e contesti<br />

archeologici, stimandone forma, natura, consistenza e stato <strong>di</strong> conservazione, in relazione ad<br />

interventi urgenti sul territorio determinati da piani urbanistici, pianificazione agraria e gran<strong>di</strong> opere<br />

infrastrutturali.<br />

I siti e i rinvenimenti archeologici sono stati in seguito georeferenziati sulla base<br />

cartografica vettoriale dell‟aereofotogrammetrico in scala 1:10.000 del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> fornita<br />

dal <strong>Comune</strong> stesso. I principali campi delle schede <strong>di</strong> Contesto Archeologico sono stati inseriti in<br />

un geodatabase collegato ad un tema puntuale in formato shape-file gestibile all‟interno delle più<br />

<strong>di</strong>ffuse piattaforme GIS. Tale tematismo è denominato: contesti_archeo.shp.<br />

La tabella degli attributi contiene i seguenti campi:<br />

ID_SITO: co<strong>di</strong>ce numerico del singolo contesto archeologico.<br />

LOCALITA’: campo testuale descrittivo relativo alla località principale del contesto<br />

TIPOLOGIA: campo testuale contenente le informazioni sintetizzate e in<strong>di</strong>cizzate relative<br />

alla tipologia del contesto archeologico. (campo In<strong>di</strong>cizzato)<br />

INTEPRETAZIONE: campo testuale contenente l‟in<strong>di</strong>cazione specifica della funzione del<br />

contesto archeologico. (campo In<strong>di</strong>cizzato)<br />

SPECIFICAZIONE: campo testuale contenente ulteriori informazioni specifiche circa il<br />

contesto archeologico.<br />

POSIZIONAMENTO: campo testuale contenente i livelli informativi circa la precisione della<br />

localizzazione del contesto. I gra<strong>di</strong> sono: georeferenziato, certo, incerto. (campo<br />

In<strong>di</strong>cizzato)<br />

CRONOLOGIA: campo testuale contenente la perio<strong>di</strong>zzazione del contesto archeologico.<br />

Nel caso <strong>di</strong> più fasi cronologiche in questo campo sintetico è stata presa in considerazione la<br />

cronologia caratterizzante il contesto archeologico stesso, rimandando alle schede <strong>di</strong> testo<br />

l‟approfon<strong>di</strong>mento relativo. (campo In<strong>di</strong>cizzato)<br />

CONSERVAZIONE: campo testuale contenente l‟informazione circa lo stato attuale del<br />

contesto archeologico, se si trova in situ o non in situ. (campo In<strong>di</strong>cizzato)<br />

57


GIACITURA: campo testuale contenente l‟informazione circa la giacitura del contesto<br />

archeologico al momento del ritrovamento. In questo caso la giacitura è primaria o<br />

secondaria. (campo In<strong>di</strong>cizzato)<br />

3.2 – Distribuzione dei contesti archeologici<br />

Il lavoro <strong>di</strong> censimento, schedatura e posizionamento ha restituito un totale <strong>di</strong> 77 evidenze<br />

archeologiche comprese all‟interno dei confini comunali. I contesti archeologici sono concentrati<br />

per la maggior parte sul versante retico del <strong>Comune</strong> (72 contesti), compresi principalmente tra il<br />

fondo valle e circa i 900 m <strong>di</strong> quota, e solo in piccolissima parte sul versante orobico (5 contesti).<br />

Quest‟ampia sproporzione <strong>di</strong>stributiva è sicuramente in parte influenzata dallo sviluppo delle<br />

ricerche sul territorio, che si sono concentrate per la maggior parte proprio nei <strong>di</strong>ntorni del dosso <strong>di</strong><br />

<strong>Teglio</strong> ed in parte è rappresentativa del reale popolamento del territorio tellino attuale e del passato.<br />

I ritrovamenti sono stati sud<strong>di</strong>visi in sei categorie principali sulla base della tipologia del<br />

contesto stesso.<br />

I contesti archeologici conosciuti sono rappresentati per quasi la metà del totale (44%) da<br />

incisioni rupestri presenti sia su affioramenti rocciosi sia su massi erratici. I petroglifi sono costituiti<br />

sia da incisioni semplici come coppelle o gruppi <strong>di</strong> coppelle sia da gran<strong>di</strong> complessi istoriati con<br />

elementi figurativi molto articolati. Molti <strong>di</strong> questi possono essere riferibili all‟Età pre/protostorica,<br />

anche se non sempre sono possibili datazioni precise in mancanza <strong>di</strong> soli<strong>di</strong> elementi datanti. Le<br />

incisioni rupestri hanno una <strong>di</strong>stribuzione abbastanza capillare su tutto il territorio, ma formano una<br />

grossa concentrazione nell‟area del Doss della Forca.<br />

La seconda categoria più rappresentata è quella delle stele dell‟Età del Rame (25% dei<br />

contesti totali). Questa categoria include i contesti archeologici relativi ad un fenomeno molto<br />

particolare e caratteristico dell‟area tellina, <strong>di</strong> cui si è già parlato nella prima parte della presente<br />

relazione. I contesti dove sono state ritrovate stele e frammenti <strong>di</strong> stele sono in tutto 19. C‟è da<br />

precisare che le schede <strong>di</strong> sintesi non corrispondono al numero effettivo <strong>di</strong> frammenti <strong>di</strong> stele<br />

rinvenuti ma raggruppano in alcuni casi in un unico contesto anche varie <strong>di</strong> queste o loro<br />

frammenti. Le stele si <strong>di</strong>stribuiscono in luoghi topografici ben precisi <strong>di</strong>sposti a corona intorno al<br />

dosso <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> e compresi in una fascia altimetrica tra i 400 m e i 700 m.<br />

La terza categoria rappresentata è costituita da quelli definiti come reperti spora<strong>di</strong>ci, ovvero<br />

quell‟insieme eterogeneo <strong>di</strong> manufatti rinvenuti generalmente fuori dal loro contesto originario.<br />

Fanno parte <strong>di</strong> questa tipologia 9 ritrovamenti (12% del totale), costituiti in genere da monete, armi<br />

e oggetti <strong>di</strong> corredo tombale, facenti parte <strong>di</strong> vecchi rinvenimenti occasionali.<br />

Nella quarta categoria sono invece inseriti gli scavi archeologici <strong>di</strong> emergenza effettuati a<br />

partire dagli anni ‟80, su iniziativa della Soprintendenza Archeologica della Lombar<strong>di</strong>a. Gli scavi<br />

(che rappresentano il 10% dei contesti totali) sono stati effettuati soprattutto all‟interno del centro<br />

storico e hanno e permesso <strong>di</strong> indagare nel dettaglio la lunga storia evolutiva dell‟abitato <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> a<br />

partire dall‟Età del Bronzo Finale fino ad oggi.<br />

I contesti che rientrano nella categoria delle strutture murarie sono in totale 6 (8% del totale)<br />

e rappresentano tutte quelle evidenze archeologiche costituite da resti <strong>di</strong> murature ancora in parte<br />

visibili, come fortificazioni ed e<strong>di</strong>fici.<br />

58


L‟ultima categoria è rappresentata da un unico contesto costituito dai resti documentati <strong>di</strong> un<br />

tratto <strong>di</strong> viabilità antica. Il tratto è la parte <strong>di</strong> un‟antica mulattiera che collegava San Giovanni a<br />

<strong>Teglio</strong>, e che, in alcuni punti, presenta ancora i solchi del passaggio delle ruote dei carri incisi nella<br />

pietra del fondo. Questo è l‟unico contesto <strong>di</strong> viabilità antica che potrebbe suggerire la sua origine<br />

romana.<br />

incisioni rupestri<br />

reperti spora<strong>di</strong>ci<br />

strutture murarie<br />

stele preistoriche<br />

scavo archeologico<br />

viabilità antica<br />

1<br />

6<br />

8<br />

9<br />

0 5 10 15 20 25 30 35<br />

Grafico a barre dei contesti archeologici documentati sud<strong>di</strong>visi per tipologia<br />

44%<br />

1%<br />

12%<br />

10%<br />

8%<br />

59<br />

25%<br />

Percentuali dei contesti archeologici documentati sud<strong>di</strong>visi per tipologia<br />

19<br />

viabilità antica<br />

34<br />

scavo archeologico<br />

stele preistoriche<br />

strutture murarie<br />

reperti spora<strong>di</strong>ci<br />

incisioni rupestri


ELENCO SITI<br />

ID LOCALITA' TIPOLOGIA POSIZIONAMENTO CRONOLOGIA CONSERVAZIONE GIACITURA<br />

1 <strong>Teglio</strong>, chiesa <strong>di</strong> San Pietro scavo archeologico georeferenziato Età me<strong>di</strong>evale in situ primaria<br />

2 <strong>Teglio</strong>, via Roma scavo archeologico georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

3 <strong>Teglio</strong>, via Roma - Albergo Meden scavo archeologico georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

4 <strong>Teglio</strong>, Via Roma - Hotel Combolo scavo archeologico georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

5 <strong>Teglio</strong>, Municipio scavo archeologico georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

6 <strong>Teglio</strong>, chiesa <strong>di</strong> Sant'Eufemia scavo archeologico georeferenziato Età me<strong>di</strong>evale in situ primaria<br />

7 <strong>Teglio</strong>, Prà della Resa scavo archeologico georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

8 <strong>Teglio</strong>, Palazzo Besta scavo archeologico georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

9 <strong>Teglio</strong>, Palazzo Besta stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

10 <strong>Teglio</strong>, torre strutture murarie georeferenziato Età me<strong>di</strong>evale in situ primaria<br />

11 <strong>Teglio</strong>, torre reperti spora<strong>di</strong>ci certo Età pre/protostorica non in situ primaria<br />

12 <strong>Teglio</strong>, Via Strada Bela strutture murarie georeferenziato Età me<strong>di</strong>evale in situ primaria<br />

13 Verida incisioni rupestri incerto Non definita in situ primaria<br />

14 Credè, Sottocastello incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

15 Caven stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />

16 Caven incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

17 Caven stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

18 Valgella stele preistorica certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />

19 Cornal stele preistorica certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />

20 Cornal stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

21 Cornal stele preistorica certo Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

22 Cornal stele preistorica certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />

23 Cornal stele preistorica certo Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

24 Vangione stele preistorica certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />

25 Vangione masso inciso incerto Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />

26 Ligone stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

27 Boalzo stele preistorica certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />

28 Boalzo stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

29 Boalzo stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

30 Boalzo incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

31 Somasassa stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

32 Somasassa incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

33 Castelvetro strutture murarie georeferenziato Età me<strong>di</strong>evale in situ primaria<br />

34 Castelvetro stele preistorica certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />

35 Le Crocette masso inciso certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />

36 Posseggia, La Quascia strutture murarie georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

37 Castellaccio incisioni rupestri certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />

38 Castellaccio strutture murarie georeferenziato Età romana in situ primaria<br />

39 Pozz reperti spora<strong>di</strong>ci incerto Età pre/protostorica non in situ primaria<br />

40 Doss de la Forca incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

41 Doss de la Forca incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

42 Doss de la Forca incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

43 Doss de la Forca incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

44 Doss de la Forca (San Giovanni-Villanova) incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

45 Doss de la Forca reperti spora<strong>di</strong>ci georeferenziato Età pre/protostorica non in situ primaria<br />

46 Ca' Frigeri incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

47 Panaggia incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica in situ primaria<br />

48 Panaggia reperti spora<strong>di</strong>ci certo Età pre/protostorica non in situ primaria<br />

49 Panaggia incisioni rupestri certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />

50 Villanova, San Giovanni viabilità antica georeferenziato Età romana in situ primaria<br />

51 Canove stele preistorica certo Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

52 Murènken stele preistorica certo Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

53 Branchi incisioni rupestri incerto Età romana non in situ secondaria<br />

54 Branchi reperti spora<strong>di</strong>ci incerto Età romana non in situ secondaria<br />

55 Tresenda reperti spora<strong>di</strong>ci certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />

56 Tresenda reperti spora<strong>di</strong>ci incerto Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />

57 Tresenda reperti spora<strong>di</strong>ci incerto Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />

58 San Gervasio incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica in situ primaria<br />

59 Dena incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

60 San Martino incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

61 Ca' Morei stele preistorica certo Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

62 Sant'Antonio incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

63 Casagli incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica incisioni <strong>di</strong>strutte primaria<br />

64 Nigola incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />

65 Nigola/Brione incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

66 Ca' Gianoli incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

67 Piàte reperti spora<strong>di</strong>ci certo Età romana non in situ secondaria<br />

68 Le Piatine incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica incisioni <strong>di</strong>strutte primaria<br />

69 Vallene incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica in situ secondaria<br />

70 Prato Valentino incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />

71 Val de Bulun (Prato Valentino) incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica in situ primaria<br />

72 Crespinedo, Crap de la Madonna incisioni rupestri certo Età pre/protostorica incisioni <strong>di</strong>strutte primaria<br />

73 San Sebastiano incisioni rupestri incerto Non definita in situ primaria<br />

74 Carona strutture murarie georeferenziato Età me<strong>di</strong>evale in situ primaria<br />

75 Caprinale incisioni rupestri certo Età pre/protostorica in situ primaria<br />

76 Va Belviso, Laghi <strong>di</strong> Torena incisioni rupestri certo Età pre/protostorica in situ primaria<br />

77 Val Belviso, Alpe Demignone incisioni rupestri certo Età pre/protostorica in situ primaria<br />

60


3.3 – Analisi dei principali contesti archeologici<br />

Il lavoro <strong>di</strong> schedatura e <strong>di</strong> posizionamento generale <strong>di</strong> ogni singolo contesto archeologico<br />

documentato all‟interno del comune permette <strong>di</strong> tracciare alcune linee generali sulle aree che hanno<br />

restituito la maggior parte dei dati a <strong>di</strong>sposizione e che meritano un‟attenzione particolare nella<br />

tutela.<br />

I dati emersi nel corso degli scavi archeologici effettuati negli ultimi trent‟anni nel centro<br />

storico <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> hanno permesso <strong>di</strong> documentare e <strong>di</strong> confermare in modo oggettivo l‟antichità e la<br />

continuità inse<strong>di</strong>ativa dell‟abitato oltre a permettere <strong>di</strong> effettuare alcune considerazioni spaziali. Nel<br />

centro storico sono stati effettuati scavi nelle seguenti aree:<br />

Area del cortile della chiesa <strong>di</strong> San Pietro: 1987, 1994<br />

Via Roma: 1998<br />

Cortile Albergo Meden: 2003, 2008<br />

Cortile Albergo Combolo: 1997, 2000, 2001<br />

Cortile Palazzo del Municipio: 1997-1998<br />

Chiesa <strong>di</strong> Sant‟Eufemia: 2011-2012<br />

Pra della Resa: 1997, 2003<br />

Cortile Palazzo Besta: 1995<br />

Senza entrare nel merito della complessa ricostruzione della storia evolutiva dell‟abitato <strong>di</strong><br />

<strong>Teglio</strong>, basata sullo stu<strong>di</strong>o comparato delle sequenze stratigrafiche e dei materiali ad essi associate,<br />

si è cercato in questa sede <strong>di</strong> riportare in modo sintetico alcune linee generali ricostruttive riguardo<br />

l‟estensione spaziale dello stesso, finalizzate alla tutela. Ogni area indagata ha restituito tracce <strong>di</strong><br />

contesti relativi a vari momenti <strong>di</strong> vita dell‟abitato <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> che, <strong>di</strong>sposti sulla cartografia,<br />

permettono <strong>di</strong> osservare in modo sincronico l‟estensione dell‟abitato nelle varie epoche.<br />

I dati a <strong>di</strong>sposizione sono stati utilizzati per effettuare delle ipotesi ricostruttive circa<br />

l‟estensione areale dell‟abitato in Età protostorica, in Età romana e in Età me<strong>di</strong>evale. Ovviamente<br />

nuove scoperte e nuovi dati potrebbero contribuire a confermare o a rivedere il quadro fin qui<br />

delineato.<br />

A parte un in<strong>di</strong>zio relativo a tracce <strong>di</strong> frequentazione in età neolitica 177 è solo a partire<br />

dall‟età del Bronzo Finale/Età del Ferro che si hanno dati sufficienti per affermare l‟esistenza <strong>di</strong> un<br />

abitato stabile in questo periodo che presenta un quadro <strong>di</strong> occupazione stabile della stessa area<br />

negli ultimi 3000 anni.<br />

Gli scavi che hanno raggiunto e permesso <strong>di</strong> accertare la presenza <strong>di</strong> livelli <strong>di</strong> Età<br />

protostorica sono quelli <strong>di</strong> Prà della Resa, Municipio, Hotel Combolo, Hotel Meden oltre ai reperti<br />

rinvenuti fuori contesto nei pressi della Torre <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>. In base ai dati considerati sembra che<br />

l‟abitato presente in questa fase si estendesse all‟incirca per almeno 11 ettari nell‟area<br />

corrispondente al centro storico attuale, e comprendendo anche il dosso <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, sicuramente già<br />

sfruttato in questo periodo per la posizione dominante su tutta la me<strong>di</strong>a valle.<br />

177 Ci si riferisce qui al rinvenimento del raschiatoio latero-frontale rinvenuto nei livelli più bassi dello scavo dell‟Hotel<br />

Meden cui già si è accennato in precedenza.<br />

61


I dati sembrano suggerire una restrizione dell‟abitato in Età romana, essendo attestate fasi <strong>di</strong><br />

occupazione <strong>di</strong> questo periodo in un‟area più limitata. In questo caso le attestazioni provengono<br />

dalla parte alta <strong>di</strong> Pra della Resa, dal Cortile del Municipio, dal Cortile dell‟Hotel Combolo oltre ad<br />

una moneta romana rinvenuta nella zona detta delle Piate, nella parte Nord. Sembra che l‟estensione<br />

dell‟abitato in questa fase si fosse notevolmente ristretta arrivando ad occupare circa 5,6 ettari,<br />

ovvero la metà della superficie occupata in Età protostorica.<br />

In Età me<strong>di</strong>evale sembra potersi ravvisare un nuovo allargamento dell‟abitato rispetto<br />

all‟epoca precedente. In questo caso i dati archeologici attestano la presenza <strong>di</strong> livelli me<strong>di</strong>evali<br />

negli scavi <strong>di</strong> Palazzo Besta, <strong>di</strong> Pra della Resa, della chiesa <strong>di</strong> Sant‟Eufemia, del cortile dell‟Hotel<br />

Combolo e dell‟area della Chiesa <strong>di</strong> San Pietro, oltre ad alcune evidenze si strutture conservate<br />

ancora in elevato come la Torre “de li beli Miri” e il Castello <strong>di</strong> Ripa in contrada San Silvestro.<br />

L‟abitato in questo momento sembra raggiungere i 15 ettari estensione, tornando ad essere<br />

paragonabile, in termini <strong>di</strong> superficie, a quello <strong>di</strong> Età protostorica.<br />

Gli scavi archeologici effettuati nel centro storico hanno inoltre permesso <strong>di</strong> effettuare<br />

alcune considerazioni generali sulla stratigrafia generale dell‟area inse<strong>di</strong>ativa.<br />

Depositi alluvionali <strong>di</strong> spessore considerevole sono stati documentati in un‟ area compresa<br />

tra Palazzo Besta ad Ovest e l‟Albergo Meden ad Est. Caratteristica costante della stratigrafia <strong>di</strong><br />

tutti gli interventi archeologici effettuati in questa area è la presenza <strong>di</strong> uno strato <strong>di</strong> origine<br />

naturale (deposito alluvionale), con spessori variabili da 0,50 m a 1,20 m, che ricopre le sequenze<br />

archeologiche (già a partire da quelle altome<strong>di</strong>evali, cfr. scavo nel cortile dell‟ hotel Combolo),<br />

preservandole dagli interventi più recenti. Lo spessore <strong>di</strong> tale deposito è notevole in particolare<br />

nell‟area degli scavi del settore Est del paese.<br />

In particolare, in occasione dello scavo presso il parcheggio dell‟albergo Meden, si sono<br />

riconosciuti <strong>di</strong>versi eventi alluvionali, seguiti da riqualificazione e rioccupazione antropica dell‟area<br />

a testimoniare fin dall‟antichità il binomio alluvione naturale – rie<strong>di</strong>ficazione in Valtellina. In<br />

quest‟area il primo deposito alluvionale è databile al Bronzo Finale/I Età del Ferro. Si tratta in<br />

pratica <strong>di</strong> uno spesso strato <strong>di</strong> ghiaie <strong>di</strong>sorganizzate, mal selezionate, massive, che va a colmare una<br />

depressione. Tale strato contiene abbondante materiale ceramico datante, tra cui anche frammenti <strong>di</strong><br />

terracotta con fori passanti, che ancora conservano il cor<strong>di</strong>no utilizzato per una sorta <strong>di</strong> restauro in<br />

antico.<br />

Al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> queste ghiaie, si forma uno strato <strong>di</strong> limo sabbioso con presenza <strong>di</strong> fenomeni<br />

palesemente naturali (strutture se<strong>di</strong>mentarie, <strong>di</strong>rezione del flusso, grado <strong>di</strong> selezione del materiale),<br />

che in<strong>di</strong>cano come il deposito provenga dal conoide <strong>di</strong> deiezione sito a Nord-Ovest dell‟ area<br />

indagata.<br />

Sopra le ghiaie e i depositi fini alluvionali, l‟intento costruttivo dell‟uomo è attestato da<br />

almeno due piattaforme in pietra (probabilmente 3). Tali piattaforme altro non sono che la stesura <strong>di</strong><br />

un regolare ed omogeneo strato <strong>di</strong> pietre <strong>di</strong>sposte su una superficie quasi orizzontale (leggera<br />

pendenza da Sud verso Nord). L‟interpretazione data per tali strutture, é quella <strong>di</strong><br />

sottofondo/vespaio in una zona che, proprio per la presenza <strong>di</strong> un bacino interrato, doveva avere<br />

fenomeni <strong>di</strong> subsidenza.<br />

L‟instabilità geomorfologica dell‟area è però ancora una volta sottolineata da uno spesso<br />

strato <strong>di</strong> origine alluvionale che copre <strong>di</strong>rettamente l‟ultima fase d‟uso delle piattaforme (circa V<br />

sec. a.C.). La mancanza <strong>di</strong> tracce <strong>di</strong> abbandono in<strong>di</strong>ca che la causa della <strong>di</strong>smissione delle strutture<br />

sia proprio da correlare a tali fenomeni naturali traumatici. Dopo un altro periodo <strong>di</strong> occupazione<br />

62


dell‟area non vi sono tracce <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti <strong>di</strong> epoca storica al <strong>di</strong> sopra degli strati dell‟Età del<br />

Ferro, coperti da livelli che rappresentano un altro grande fenomeno <strong>di</strong> origine naturale (depositi <strong>di</strong><br />

ghiaie sabbiose, spessi fino a 1,2 m).<br />

Gli scavi presso il cortile dell‟Hotel Combolo hanno evidenziato una sequenza archeologica<br />

<strong>di</strong> estremo interesse, compresa tra la II età del ferro e l‟alto me<strong>di</strong>oevo. In particolare però, per la<br />

prima volta nel centro del paese, è stata scavata esaustivamente la fase cronologica compresa tra il<br />

periodo della romanizzazione (II sec. a.C.) e quello romano-imperiale. In particolare è stato messo<br />

in luce un e<strong>di</strong>ficio costruito in muratura e parzialmente in materiale deperibile che ha restituito<br />

reperti archeologici <strong>di</strong> grande interesse. Come per lo scavo “Meden” anche in questa area è stato<br />

documentato, al <strong>di</strong> sopra degli strati <strong>di</strong> epoca tardo-antica, uno spesso strato alluvionale che ha<br />

sigillato le fasi ultime dell‟inse<strong>di</strong>amento.<br />

Un ulteriore dato interessante è emerso dai recenti scavi effettuati all‟interno della chiesa <strong>di</strong><br />

Sant‟Eufemia dove invece al <strong>di</strong> sotto dei piani pavimentali delle strutture più antiche (resti<br />

pertinenti ad almeno tre e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto precedenti) non si è trovata traccia della alluvione presente<br />

in quasi tutto il centro storico, a <strong>di</strong>mostrazione che la chiesa, nelle sua prima fase, poteva in quel<br />

momento già essere e<strong>di</strong>ficata. Pertanto, in attesa dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>acronico delle fasi dello scavo e <strong>di</strong><br />

una datazione atten<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> quelle più antiche, si può generalmente ascrivere il fenomeno naturale<br />

all‟epoca storica e più precisamente all‟alto me<strong>di</strong>o evo.<br />

Spostandoci verso Ovest, confrontando i dati <strong>di</strong> scavo raccolti con gli interventi in Pra della<br />

Resa fino ai giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Palazzo Besta, si può notare come lo spessore del deposito alluvionale vada<br />

via via <strong>di</strong>minuendo.<br />

Oltre al centro storico un‟altra<br />

area che merita particolare attenzione<br />

per la quantità e qualità dei<br />

ritrovamenti è quella del Doss de la<br />

Forca.<br />

Il Doss de la Forca è un<br />

promontorio roccioso posto sul limite<br />

occidentale del Terrazzo <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>.<br />

Tutta l‟area circostante alla sommità<br />

propria del dosso, posta a quota <strong>di</strong> 862<br />

m slm <strong>di</strong> quota, ha restituito un<br />

complesso molto ricco <strong>di</strong> evidenze<br />

archeologiche. L‟area considerata Vista da Sud-Est del Doss de la Forca<br />

contestuale a questo insieme <strong>di</strong><br />

ritrovamenti occupa l‟ampio e articolato sviluppo collinare che, ascendendo da San Giovanni fino<br />

alla Motta culminale denominata anche Rigoletto, ri<strong>di</strong>scende fino a Cà Frigeri verso Est.<br />

In tutta quest‟area sono documentati 12 contesti archeologici costituiti, da nove complessi <strong>di</strong><br />

rocce con incisioni preistoriche, due aree con <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> reperti ceramici, e da un tratto <strong>di</strong> un<br />

tracciato viario antico.<br />

Le incisioni del Doss de la Forca sono <strong>di</strong>stribuite soprattutto lungo le pen<strong>di</strong>ci della sommità<br />

del dosso stesso e sono costituite soprattutto da superfici incise sul substrato micascistico affiorante.<br />

Le incisioni raffigurate sulle rocce vanno da insiemi complesse <strong>di</strong> coppelle e <strong>di</strong> micro coppelle, ai<br />

solchi ed incisioni lineari, fino alle raffigurazioni topografiche e antropomorfiche. L‟area dove si ha<br />

63


la maggior concentrazione delle incisioni è quella <strong>di</strong>slocata alle spalle del paese <strong>di</strong> Villanova, dove<br />

in un breve tratto sono concentrati otto settori che presentano decine <strong>di</strong> incisioni.<br />

I complessi incisi possono essere inquadrati genericamente in Età preistorica 178 , con alcuni<br />

segni che possono essere ricondotti alla cristianizzazione del luogo in Età storica.<br />

Come già riferito, il Doss de la Forca ha restituito due aree, da cui provengono frammenti<br />

ceramici dell‟Età del Ferro 179 , localizzate vicino all‟abitato <strong>di</strong> Panaggia. Entrambi i ritrovamenti<br />

sono il frutto <strong>di</strong> recuperi occasionali in concomitanza <strong>di</strong> sterri e<strong>di</strong>lizi non controllati, che non hanno<br />

quin<strong>di</strong> permesso <strong>di</strong> documentare la stratigrafia archeologica presente. I ritrovamenti sono comunque<br />

importanti perché attestano la presenza <strong>di</strong> un abitato al Doss de la Forca in un periodo a cavallo tra<br />

la I e la II Età del Ferro.<br />

Questi ritrovamenti oltre al tratto <strong>di</strong> strada antico, documentato nell‟area <strong>di</strong> San Giovanni-<br />

Villanova <strong>di</strong> cui si è già accennato in precedenza, sottolineano l‟importanza archeologica e l‟unicità<br />

che riveste tutta l‟area del Doss de la Forca.<br />

Il fenomeno particolare delle stele telline dell‟Età del Rame, è testimoniato sul terreno dai<br />

19 contesti schedati, nei quali sono state rinvenute stele o frammenti <strong>di</strong> stele. I frammenti <strong>di</strong> stele<br />

attualmente censite sono la testimonianza <strong>di</strong> veri e propri luoghi <strong>di</strong> culto attivi durante l‟Età del<br />

Rame e <strong>di</strong>slocati sul territorio intorno al dosso <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>. Come già riportato, tutte le stele rinvenute<br />

non provengono dai loro contesti originari ma da contesti <strong>di</strong> giacitura secondaria. La maggior parte<br />

delle stele sono state rinvenute allo stato frammentario reimpiegate come pietre da costruzione per i<br />

muretti delle vigne o delle mulattiere. Tuttavia, gli stu<strong>di</strong> specifici sul fenomeno hanno permesso <strong>di</strong><br />

localizzare sei principali aree dove le stele dovevano essere collocate originariamente e che<br />

fungevano da luoghi <strong>di</strong> culto durante l‟Età del Rame. Tali aree sono: quella meglio conosciuta del<br />

dosso <strong>di</strong> Caven, quella <strong>di</strong> Valgella, <strong>di</strong> Vangione, <strong>di</strong> Cornal, delle Crocette e infine quella più<br />

orientale <strong>di</strong> Boalzo. Come si vede dalla <strong>di</strong>stribuzione planimetrica, le aree <strong>di</strong> culto si <strong>di</strong>sponevano a<br />

semicerchio intorno al dosso <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, all‟interno <strong>di</strong> una fascia altimetrica compresa tra i 400 e i<br />

700 m slm, in punti topografici ben precisi che dovevano rivestire un significato particolare alle<br />

comunità che le avevano e<strong>di</strong>ficate.<br />

178 Per alcune incisioni viene proposta una datazione che va dall‟Età del Rame all‟Età del Bronzo. Ve<strong>di</strong> schede relative.<br />

179 Ve<strong>di</strong> pp. 36-37<br />

64


3.4 – Carta del Rischio Archeologico del <strong>Comune</strong><br />

Il posizionamento puntuale <strong>di</strong> tutti i contesti archeologici schedati e l‟incrocio con le fonti<br />

complementari ha permesso <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere una carta delle potenziali aree a rischio archeologico del<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>. A questo va premesso il fatto che l‟intero territorio comunale riveste un quadro<br />

unico nel paesaggio archeologico valtellinese, e che quin<strong>di</strong>, potrebbe essere considerato come<br />

un‟unica grande e contestuale “area archeologica <strong>di</strong>ffusa”, dove sono stratificati nel paesaggio<br />

attuale lembi sovrapposti <strong>di</strong> tutti i paesaggi antichi succedutisi.<br />

Le aree in<strong>di</strong>viduate come a potenziale rischio archeologico sono state sud<strong>di</strong>vise in due<br />

categorie: Aree ad Alto Rischio e Aree a Me<strong>di</strong>o Rischio sulla base della tipologia dei contesti<br />

rinvenuti, della giacitura primaria/secondaria del contesto, dello stato <strong>di</strong> conservazione attuale e<br />

della documentazione <strong>di</strong>sponibile.<br />

Sono state considerate:<br />

Aree ad Alto Rischio quelle che presentano un‟alta concentrazione <strong>di</strong> contesti archeologici,<br />

documentati e georeferenziati con precisione, sia quando essi sono depositi archeologici<br />

sepolti, sia quando si tratta <strong>di</strong> resti ancora visibili in superficie.<br />

Aree a Me<strong>di</strong>o Rischio quelle con attestazioni <strong>di</strong> ritrovamenti spora<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> materiale<br />

probabilmente in giacitura secondaria e fuori dal contesto originale oltre a quelle dove i<br />

contesti archeologici sono isolati e presentano una documentazione approssimativa.<br />

Aree ad Alto Rischio Archeologico:<br />

Centro Storico: considerato nella sovrapposizione degli areali relativi all‟estensione dell‟abitato<br />

nelle varie epoche.<br />

Doss de la Forca: considerato nella sua estensione compresa tra San Giovanni a Ovest, Panaggia a<br />

Nord, Cà Frigeri a Est e il tratto <strong>di</strong> viario <strong>di</strong> probabile origine romana a sud.<br />

Aree dei siti <strong>di</strong> culto dell‟Età del Rame: Caven, Cornal, Valgella, Vangione, Le Crocette e Boalzo.<br />

Altre aree con tracce inse<strong>di</strong>ative, <strong>di</strong> fortificazioni e <strong>di</strong> necropoli: Posseggia (La Quascia),<br />

Castelvetro, Cà Branchi, Cà Pozz, Carona.<br />

Area della Via Valeriana: considerata l‟area <strong>di</strong> rispetto che corre a ridosso del percorso ipotetico<br />

dell‟antica Via Valeriana.<br />

Incisioni Rupestri: considerate tutte le aree puntuali dove sono documentate incisioni rupestri<br />

conservate ancora in situ<br />

65


Aree a Me<strong>di</strong>o Rischio Archeologico:<br />

Area <strong>di</strong>ffusa intorno al centro storico<br />

Area <strong>di</strong> prato Valentino<br />

Area <strong>di</strong> Baite Bollone<br />

Area <strong>di</strong> San Sebastiano<br />

Area <strong>di</strong> Caprinale<br />

Area <strong>di</strong>ffusa intorno alla torre <strong>di</strong> Carona<br />

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74


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1995, L’antica via Regina. Tra gli itinerari stradali e le vie d’acqua del comasco<br />

75


ELENCO SCHEDE DI CONTESTO ARCHEOLOGICO<br />

ID LOCALITA' TIPOLOGIA<br />

1 <strong>Teglio</strong>, chiesa <strong>di</strong> San Pietro scavo archeologico<br />

2 <strong>Teglio</strong>, via Roma scavo archeologico<br />

3 <strong>Teglio</strong>, via Roma - Albergo Meden scavo archeologico<br />

4 <strong>Teglio</strong>, via Roma - Hotel Combolo scavo archeologico<br />

5 <strong>Teglio</strong>, Municipio scavo archeologico<br />

6 <strong>Teglio</strong>, chiesa <strong>di</strong> Sant'Eufemia scavo archeologico<br />

7 <strong>Teglio</strong>, Prà de la Resa scavo archeologico<br />

8 <strong>Teglio</strong>, Palazzo Besta scavo archeologico<br />

9 <strong>Teglio</strong>, Palazzo Besta stele preistorica<br />

10 <strong>Teglio</strong>, torre strutture murarie<br />

11 <strong>Teglio</strong>, torre reperti spora<strong>di</strong>ci<br />

12 <strong>Teglio</strong>, via Strada Bela strutture murarie<br />

13 Verida incisioni rupestri<br />

14 Credè, Sottocastello incisioni rupestri<br />

15 Caven stele preistorica<br />

16 Caven incisioni rupestri<br />

17 Caven stele preistorica<br />

18 Valgella stele preistorica<br />

19 Cornal stele preistorica<br />

20 Cornal stele preistorica<br />

21 Cornal stele preistorica<br />

22 Cornal stele preistorica<br />

23 Cornal stele preistorica<br />

24 Vangione stele preistorica<br />

25 Vangione incisioni rupestri<br />

26 Ligone stele preistorica<br />

27 Boalzo stele preistorica<br />

28 Boalzo stele preistorica<br />

29 Boalzo stele preistorica<br />

30 Boalzo incisioni rupestri<br />

31 Somasassa stele preistorica<br />

32 Somasassa incisioni rupestri<br />

33 Castelvetro strutture murarie<br />

34 Castelvetro stele preistorica<br />

35 Le Crocette incisioni rupestri<br />

36 Posseggia, La Quascia strutture murarie<br />

37 Castellaccio incisioni rupestri<br />

38 Castellaccio strutture murarie<br />

39 Pozz reperti spora<strong>di</strong>ci<br />

40 Doss de la Forca incisioni rupestri<br />

41 Doss de la Forca incisioni rupestri<br />

42 Doss de la Forca incisioni rupestri<br />

43 Doss de la Forca incisioni rupestri<br />

44 Doss de la Forca (San Giovanni-Villanova) incisioni rupestri<br />

76


45 Doss de la Forca reperti spora<strong>di</strong>ci<br />

46 Ca' Frigerio incisioni rupestri<br />

47 Panaggia incisioni rupestri<br />

48 Panaggia reperti spora<strong>di</strong>ci<br />

49 Panaggia incisioni rupestri<br />

50 Villanova, San Giovanni viabilità antica<br />

51 Canove stele preistorica<br />

52 Murènken stele preistorica<br />

53 Branchi incisioni rupestri<br />

54 Branchi reperti spora<strong>di</strong>ci<br />

55 Tresenda reperti spora<strong>di</strong>ci<br />

56 Tresenda reperti spora<strong>di</strong>ci<br />

57 Tresenda reperti spora<strong>di</strong>ci<br />

58 San Gervasio incisioni rupestri<br />

59 Dena incisioni rupestri<br />

60 San Martino incisioni rupestri<br />

61 Ca' Morei stele preistorica<br />

62 Sant'Antonio incisioni rupestri<br />

63 Casagli incisioni rupestri<br />

64 Nigola incisioni rupestri<br />

65 Nigola/Brione incisioni rupestri<br />

66 Ca' Gianoli incisioni rupestri<br />

67 Piàte reperti spora<strong>di</strong>ci<br />

68 Le Piatine incisioni rupestri<br />

69 Vallene incisioni rupestri<br />

70 Prato Valentino incisioni rupestri<br />

71 Val de Bulun (Prato Valentino) incisioni rupestri<br />

72 Crespinedo, Crap de la Madonna incisioni rupestri<br />

73 San Sebastiano incisioni rupestri<br />

74 Carona strutture murarie<br />

75 Caprinale incisioni rupestri<br />

76 Va Belviso, Laghi <strong>di</strong> Torena incisioni rupestri<br />

77 Val Belviso, Alpe Demignone incisioni rupestri<br />

77


SCHEDE DI CONTESTO ARCHEOLOGICO<br />

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