TEGLIO PGT Relazione - Comune di Teglio
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La conoscenza archeologica del territorio comunale<br />
Coor<strong>di</strong>natore: Roberto Caimi<br />
<strong>Relazione</strong> (a cura <strong>di</strong>): Marco Tremari<br />
Testi: Priscilla Butta<br />
Roberto Caimi<br />
Chiara Marveggio<br />
Marco Redaelli<br />
Marco Tremari<br />
Schede: Chiara Marveggio<br />
Marco Tremari<br />
Società Archeologica srl<br />
Viale Risorgimento 14 – 46100 Mantova<br />
Tel. e fax: 0376-369611<br />
www.archeologica.it<br />
Elaborazioni Cartografiche: Marco Tremari<br />
Ringraziamenti per assistenza, consigli, interventi critici, etc.<br />
Soprintendenza Archeologica della Lombar<strong>di</strong>a:<br />
Dott.ssa V. Mariotti, Dott.ssa R. Poggiani Keller, Dott.ssa M. G. Ruggiero<br />
Don M. G. Simonelli<br />
Dott. G. Garbellini<br />
2
Sommario<br />
PREMESSA ......................................................................................................................................... 4<br />
1- INQUADRAMENTO GENERALE ................................................................................................ 5<br />
1.1– Geologia e geomorfologia del territorio................................................................................... 5<br />
1.2– Inquadramento storico generale ............................................................................................... 7<br />
1.3– <strong>Teglio</strong> nella preistoria ............................................................................................................ 20<br />
2- PROCEDURA METODOLOGICA .......................................................................................... 38<br />
2.1 – La raccolta del dato archeologico ......................................................................................... 38<br />
2.1.1 – Raccolta tramite fonti bibliografiche ............................................................................. 39<br />
2.1.2 – Raccolta tramite dati d‟archivio ..................................................................................... 39<br />
2.2 – La schedatura dei dati ........................................................................................................... 39<br />
2.3 – Posizionamento del dato archeologico sul terreno ................................................................ 41<br />
2.4 – Raccolta e analisi <strong>di</strong> dati territoriali complementari ............................................................. 42<br />
2.4.1– Analisi della cartografia storica ...................................................................................... 42<br />
2.4.2– Analisi della viabilità antica ............................................................................................ 48<br />
2.4.3 – Analisi della toponomastica ........................................................................................... 54<br />
3 - ELABORAZIONE E ANALISI DEI DATI ................................................................................. 57<br />
3.1 – Pre<strong>di</strong>sposizione dei dati su piattaforma GIS ......................................................................... 57<br />
3.2 – Distribuzione dei contesti archeologici ................................................................................. 58<br />
3.3 – Analisi dei principali contesti archeologici ........................................................................... 61<br />
3.4 – Carta del Rischio Archeologico del <strong>Comune</strong> ........................................................................ 65<br />
BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................................. 67<br />
SCHEDE DI CONTESTO ARCHEOLOGICO .................................................................................. 78<br />
ALLEGATI<br />
Tavola 1a - Carta <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei contesti archeologici.<br />
Tavola 1b - Carta <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei contesti archeologici .<br />
Tavola 2 – Carta archeologica del centro storico.<br />
Tavola 3 – Carta archeologica dell‟area del Doss del la Forca.<br />
Tavola 4 – Carta <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei siti <strong>di</strong> culto dell‟Età del Rame<br />
Tavola 5 – Carta del Rischio Archeologico del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong><br />
3
PREMESSA<br />
In occasione della realizzazione del <strong>PGT</strong> del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> è stato svolto uno stu<strong>di</strong>o<br />
globale sulla conoscenza archeologica attuale del territorio comunale.<br />
Il fine <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è la creazione <strong>di</strong> un documento <strong>di</strong> sintesi che raccolga in modo<br />
organico ed esaustivo tutte le attuali conoscenze relative al patrimonio archeologico del comune,<br />
volto ad attuare in modo pratico un valido supporto all‟amministrazione locale per la pianificazione<br />
degli interventi territoriali. Il documento <strong>di</strong> sintesi qui presentato è stato pensato e impostato in<br />
modo tale da fornire gli strumenti necessari ai competenti organi locali e statali per svolgere in<br />
modo più agile le rispettive funzioni.<br />
Come è noto non solo nella letteratura archeologica specialistica, il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong><br />
presenta un territorio molto ricco e molto complesso dal punto <strong>di</strong> vista archeologico, che, oltre a<br />
rivestire un ruolo fondamentale per la conoscenza scientifica delle civiltà passate, rappresenta anche<br />
una valida risorsa culturale e turistica.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o qui presentato si compone <strong>di</strong> tre parti complementari fra loro: una relazione<br />
tecnica che riassume le procedure svolte ed i risultati acquisiti dallo stu<strong>di</strong>o stesso, le schede <strong>di</strong><br />
Contesto Archeologico, che sintetizzano in modo schematico i singoli ritrovamenti e contesti, e,<br />
infine, le tavole tecniche, che mostrano la collocazione spaziale dei ritrovamenti e le aree a<br />
maggiore rischio archeologico. Per un utilizzo <strong>di</strong>namico delle informazioni, i dati acquisiti sono<br />
inoltre stati già pre<strong>di</strong>sposti all‟interno <strong>di</strong> una piattaforma GIS sotto forma <strong>di</strong> tematismi puntuali,<br />
lineari e poligonali con i relativi attributi alfanumerici ad essi collegati, in grado <strong>di</strong> interfacciarsi<br />
con i principali software cartografici in circolazione.<br />
Il lavoro è stato svolto dalla SAP – Società Archeologica s.r.l. 1 in accordo con le <strong>di</strong>rettive<br />
della Soprintendenza Archeologica della Lombar<strong>di</strong>a, con riferimento particolare al Soprintendente<br />
stesso Dott.ssa R. Poggiani Keller.<br />
1 Al lavoro hanno partecipato gli archeologi: P. Butta, R. Caimi, F. Gui<strong>di</strong>, C. Marveggio, M. Redaelli e M. Tremari.<br />
4
1- INQUADRAMENTO GENERALE<br />
1.1– Geologia e geomorfologia del territorio<br />
La Valtellina è un‟area montana a Nord del lago <strong>di</strong> Como, coincidente con il bacino<br />
idrografico del fiume Adda. Scendendo dalla Valle <strong>di</strong> Cancano, il fiume Adda traccia il corso della<br />
Valtellina fino al Pian <strong>di</strong> Spagna, lambendo ad Est il Trentino Alto A<strong>di</strong>ge, a Sud le province <strong>di</strong><br />
Brescia e Bergamo e a Nord la Svizzera. Da un‟immagine del satellite si osserva che il segmento<br />
vallivo è orientato in senso Est-Ovest ed impostato lungo un lineamento tettonico denominato Linea<br />
Insubrica. In corrispondenza <strong>di</strong> tale cicatrice geologica vengono a contatto i due principali blocchi<br />
geologico-strutturali costituenti l‟e<strong>di</strong>ficio alpino, le Alpi Meri<strong>di</strong>onali a Sud (Dominio Sudalpino) e<br />
le Alpi vere e proprie a Nord (Dominio Penni<strong>di</strong>co e Dominio Australpino). Le rocce portano traccia<br />
<strong>di</strong> due cicli orogenetici: uno terminato 300 milioni <strong>di</strong> anni fa (orogenesi ercinica) ed uno con fase<br />
apicale attorno ai 35 milioni <strong>di</strong> anni fa (orogenesi alpina), non ancora terminato. Durante questi due<br />
cicli, si formano anche rocce intrusive. Un esempio <strong>di</strong> plutone ercinico è il Gabbro <strong>di</strong> Sondalo,<br />
mentre tra i plutoni alpini, riconosciamo quello del Masino-Bregaglia e dell‟Adamello. La<br />
morfologia Alpina è caratterizzata da <strong>di</strong>slivelli tra cime e fondovalle molto accentuati, passando dai<br />
200 m del Pian <strong>di</strong> Spagna ai 4050 m del Bernina. É questa una situazione tipica delle catene<br />
montuose <strong>di</strong> recente formazione dove sono ancora in atto processi <strong>di</strong> deformazione della crosta<br />
terrestre in grado <strong>di</strong> ripristinare i <strong>di</strong>slivelli attenuati dall‟azione erosiva, esplicata in modo<br />
particolare dai ghiacciai. Frane e collassi <strong>di</strong> versante testimoniano il <strong>di</strong>namismo geomorfologico<br />
dell‟area alpina e alcuni <strong>di</strong>ssesti recenti sono impostati su riattivazione <strong>di</strong> antiche frane, in contesti<br />
idrogeologici precari.<br />
La Valtellina è <strong>di</strong>stinta in tre fasce: Bassa, Me<strong>di</strong>a e Alta Valtellina.<br />
Bassa Valtellina (Morbegno)<br />
La Bassa Valtellina è in comunicazione con la Valchiavenna e quin<strong>di</strong> con le <strong>di</strong>rettrici <strong>di</strong><br />
transito verso il centro dell‟Europa. In epoca romana il Lago <strong>di</strong> Como e l‟attuale Lago <strong>di</strong> Mezzola<br />
formavano un unico corpo. In seguito, i depositi alluvionali dell‟Adda costituirono il Pian <strong>di</strong><br />
Spagna.<br />
Il primo tratto della Valtellina è caratterizzato da un fianco esposto al sole (versante retico,<br />
Costiera dei Cèch, la Val Masino) e da una parte ombrosa (versante orobico, Val Tartano, le Valli<br />
del Bitto, la Val Gerola).<br />
Me<strong>di</strong>a Valtellina (Sondrio)<br />
La città <strong>di</strong> Sondrio, capoluogo <strong>di</strong> provincia, è situata allo sbocco del torrente Mallero, che,<br />
dalla Valmalenco e dai gruppi montuosi del Disgrazia, del Bernina e del Pizzo Scalino, confluisce<br />
nell‟Adda. In Valmalenco l‟osservazione dei caratteri geologici è favorita dalla presenza <strong>di</strong> cave e<br />
miniere e, poichè le quote dei massicci sono elevate, numerosi sono i ghiacciai attuali.<br />
Alta Valtellina<br />
Tratto <strong>di</strong> valle orientato Nord/Est-Sud/Ovest, compreso tra i punti <strong>di</strong> variazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione<br />
della valle, che prima <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> corre Est-Ovest e dopo Grosio-Sondalo piega decisamente a Nord,<br />
fino a Bormio.<br />
5
Da un punto <strong>di</strong> vista geologico ci si trova nel Dominio Austroalpino e in particolare<br />
affiorano le unità dell‟Austroalpino Superiore, ossia della parte più elevata dell‟impilamento <strong>di</strong><br />
falde e sovrascorrimenti che caratterizzano le Alpi a Nord della Linea Insubrica. Verso Est, alcune<br />
falde del Dominio Austroalpino hanno un nucleo metamorfico Ercinico e una copertura più recente<br />
(non oltre il Cretaceo, 66 Ma), costituita principalmente da rocce se<strong>di</strong>mentarie.<br />
Nell‟area del comune <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> affiorano gli Scisti <strong>di</strong> Edolo e la Formazione degli Gneiss<br />
del Monte Tonale, con metamorfiti <strong>di</strong> contatto, intercalazioni <strong>di</strong> calcari cristallini più o meno<br />
dolomitici e calcefiri, <strong>di</strong> anfiboliti e <strong>di</strong> anfiboliti gneissiche. Sul rilievo geologico, (Foglio 19 della<br />
Carta Geologica, Tirano) sono riportati pegmatiti e gneiss pegmatitici generalmente muscovitici,<br />
talora con tormalina e granato, filoni aplitici e un piccolo ammasso <strong>di</strong> serpentine tremolitiche, con<br />
relitti <strong>di</strong> olivina. Al <strong>di</strong> sopra del substrato roccioso, sono presenti depositi <strong>di</strong> origine glaciale e<br />
fluvioglaciale.<br />
6
1.2– Inquadramento storico generale<br />
Paleolitico e Mesolitico<br />
Sopra, scavo del sito paleolitico del Pian dei Cavalli,<br />
campagna 1987 (da FEDELE F. 1989, p. 17), sotto, l’area oggi<br />
musealizzata (da «www.paesi<strong>di</strong>valtellina.it»).<br />
7<br />
In Valtellina e Valchiavenna le<br />
tracce più antiche <strong>di</strong> frequentazione da<br />
parte dell‟uomo risalgono<br />
all‟Epipaleolitico (VIII millennio a.C.) e al<br />
Mesolitico (VII millennio a.C.), come<br />
attestano i ritrovamenti, proprio<br />
all‟incrocio tra le due valli, del Pian dei<br />
Cavalli, tra i comuni <strong>di</strong> Madesimo e<br />
Campodolcino, a quota 2.300 m s.l.m.<br />
Campagne <strong>di</strong> ricognizione e <strong>di</strong> scavo<br />
condotte tra il 1984 e il 1988 dal Prof. F.<br />
Fedele dell‟Università <strong>di</strong> Napoli hanno<br />
portato alla localizzazione <strong>di</strong> numerosi siti<br />
– tre, forse quattro, sul Pian dei Cavalli e<br />
altri otto sopra le baite <strong>di</strong> Borghetto, in alta<br />
Val Febbraro – con elementi <strong>di</strong> cultura<br />
materiale propri <strong>di</strong> questi orizzonti<br />
cronologici: strumenti litici in cristallo <strong>di</strong><br />
rocca e, in quantità minore, in selce (<strong>di</strong><br />
provenienza alloctona) e focolari e frustoli<br />
<strong>di</strong> carbone, sui quali sono state condotte le<br />
analisi al C14. Nonostante la ragione più<br />
plausibile <strong>di</strong> questa frequentazione<br />
antropica ad alta quota sia quella della<br />
caccia stagionale, come sembrano<br />
testimoniare anche le armature litiche<br />
rinvenute, probabilmente connesse con l‟utilizzo <strong>di</strong> arco e frecce, non sono stati trovati frammenti<br />
<strong>di</strong> ossa <strong>di</strong> animali 2 .<br />
Anche al Dosso Gavia, in Val <strong>di</strong> Gavia (2.360 m s.l.m.), in Valfurva, nel 1992, vengono<br />
scoperte, durante una ricognizione <strong>di</strong> superficie del Prof. M. Cremaschi, alcune <strong>di</strong>stribuzioni e<br />
concentrazioni <strong>di</strong> manufatti <strong>di</strong> industria litica a triangoli e segmenti su selce <strong>di</strong> varia provenienza<br />
(dal bacino lombardo al contesto delle Prealpi venete o delle Dolomiti) e quarzo locale; pur in<br />
mancanza <strong>di</strong> datazioni al C14, l‟attribuzione tipologica <strong>di</strong> questi elementi sembra rimandare con<br />
sicurezza al Sauveterriano (Mesolitico Antico) 3 . In associazione a questi materiali sono inoltre<br />
rinvenute le tracce <strong>di</strong> un focolare <strong>di</strong> forma circolare, che sembra anche in questo caso confermare<br />
l‟esistenza <strong>di</strong> un bivacco stagionale in quota 4 .<br />
2 FEDELE F. 1989, pp. 18-21; POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 38-39.<br />
3 POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 26; CREMASCHI M., NEGRINO F., ANGELUCCI D. 1995.<br />
4 POGGIANI KELLER R. 1989a, pp. 46-47; POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 26.
Neolitico<br />
Le attestazioni archeologiche riferibili al Neolitico (V millennio a.C. - inizio del III<br />
millennio a.C.) sono ancora oggi molto scarse, probabilmente non tanto a causa <strong>di</strong> un‟effettiva<br />
mancanza <strong>di</strong> contesti, quanto della <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> definire con precisione i caratteri <strong>di</strong>stintivi <strong>di</strong> questo<br />
periodo – e delle relative culture – nell‟arco alpino.<br />
In ogni caso, la presenza a Grosio sulla Rupe degli armigeri al dosso dei Due Castelli e sulla<br />
Rupe Magna al dosso Giroldo <strong>di</strong> alcune figure <strong>di</strong> oranti (i così detti “oranti saltici”), spirali ed<br />
immagini topografiche databili<br />
proprio a questa fase (e in<br />
particolare al Neolitico me<strong>di</strong>ofinale<br />
- fine del IV millennio<br />
a.C.), così come il<br />
ritrovamento, anche se <strong>di</strong><br />
provenienza ignota, <strong>di</strong> un‟ascia<br />
in pietra levigata 5 , confermano<br />
la frequentazione del territorio 6 .<br />
La scena degli oranti saltici,<br />
particolare dalla Rupe Magna <strong>di</strong><br />
Grosio (da POGGIANI KELLER R.<br />
1989b, p. 48, fig. 30).<br />
Età del Rame<br />
In Valtellina e Valchiavenna i ritrovamenti archeologici relativi all‟Età del Rame (III<br />
millennio a.C.) sono numerosi e definiscono, insieme alla Valcamonica, un‟unica grande area<br />
culturale, come testimoniano le statue stele rinvenute in entrambi i contesti, sulle quali è spesso<br />
possibile in<strong>di</strong>viduare una successione cronologica delle fasi <strong>di</strong> incisione.<br />
In Valtellina, fondamentali sono i ritrovamenti <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, in località Caven (Caven 1, 2, 3, 4,<br />
5), Cornal (Cornal 1, 2, 3, 4, 5), Valgella (Valgella 1, 2, 3), Vangione (Vangione 1, 2, 3), Ligone,<br />
Canove, Castelvetro, Le Crocette (Le Crocette 1, Le Crocette 2) e Boalzo (Boalzo 1, 2, 3) 7 , e <strong>di</strong><br />
Lovero; in quest‟ultimo caso, il frammento <strong>di</strong> stele venne trovato nel 1981 in una <strong>di</strong>scarica, ma la<br />
sua provenienza è probabilmente da attribuirsi a Tirano. Si tratta comunque <strong>di</strong> rinvenimenti<br />
spora<strong>di</strong>ci, in quanto i frammenti <strong>di</strong> stele sono stati spesso scoperti decontestualizzati e reimpiegati<br />
all‟interno <strong>di</strong> muretti <strong>di</strong> vigne o abitazioni; solo nel caso <strong>di</strong> Caven è possibile fare riferimento ad un<br />
ritrovamento in giacitura primaria, ma l‟indagine subito successiva – nel 1940 –, condotta senza una<br />
corretta metodologia stratigrafica, ha comunque notevolmente limitato l‟effettiva conoscenza del<br />
contesto 8 . Tutte queste stele vengono inquadrate tipologicamente nello stile IIIA dell‟arte rupestre<br />
camuna.<br />
5 Oggi l‟ascia è conservata dalla famiglia Antonioli <strong>di</strong> Grosio (So).<br />
6 POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 26 e pp. 46-49.<br />
7 Ve<strong>di</strong> bibliografia delle singole schede <strong>di</strong> contesto.<br />
8 POGGIANI KELLER R. 1989a, pp. 47-50.<br />
8
In Valcamonica, territorio in strettissimi rapporti <strong>di</strong> scambi interculturali con il <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong><br />
<strong>Teglio</strong>, i ritrovamenti si sono concentrati soprattutto a Ossimo (Asinino-Anvòia, Passagròp e Pat) e<br />
Cemmo (Pian delle Greppe), ma questo tipo <strong>di</strong> composizioni monumentali appaiono <strong>di</strong>ffuse<br />
praticamente in tutto l‟arco alpino: in Svizzera (Sion), in Valle d‟Aosta (Aosta), in Lunigiana<br />
(soprattutto nel punto <strong>di</strong> incontro del fiume Magra con i torrenti Aulella e Taverone, nella zona<br />
della selva <strong>di</strong> Filetto e quella <strong>di</strong> Sorano a Filattiera e nella Lunigiana orientale), in Piemonte (nel<br />
Canavese) e anche in Sardegna (soprattutto nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Laconi); anche in territorio francese sono<br />
avvenuti dei ritrovamenti, più precisamente in Corsica e nell‟area <strong>di</strong> Rouergue 9 .<br />
Età del Bronzo<br />
Tavola tematica dello stile IIIA dell’Età del Rame nell’arte rupestre camuno-valtellinese<br />
(da MARTINOTTI A. 2010, p. 113).<br />
All‟Età del Bronzo sono pertinenti alcuni ritrovamenti spora<strong>di</strong>ci e, a volte,<br />
decontestualizzati: un coltello a Montespluga 10 , due pugnali in bronzo a Piattamala, in località “al<br />
Crotto” 11 , un‟ascia ad alette ed una falce ad Arquino 12 , un‟ascia ad alette da Tresenda 13 , un coltello<br />
in bronzo a Pratogiano a Chiavenna 14 ed una spada in bronzo a Fumarogo in Val<strong>di</strong>sotto 15 .<br />
9<br />
Per questo si ipotizza che alla base del fenomeno possa esserci anche una matrice pre-ligure.<br />
10<br />
MUFFATTI MUSSELLI G. 1985, p. 159; POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 54; POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 56-57;<br />
AA. VV. 1995, p. 110. Il ritrovamento avviene casualmente nel 1965 e il coltello viene datato alla Tarda Età del Bronzo<br />
(XIII secolo a.C.).<br />
11<br />
MUFFATTI MUSSELLI G. 1985, p. 102; POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 51. I due pugnali <strong>di</strong> tipo alpino vengono<br />
rinvenuti nel 1884 forse in corrispondenza <strong>di</strong> una sepoltura o, più probabilmente, in un ripostiglio <strong>di</strong> un mercante;<br />
vengono datati all‟Antica Età del Bronzo (POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 52-54).<br />
12<br />
L‟ascia, ritrovata alla fine dell‟800, è datata alla Tarda Età del Bronzo (POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 54-55).<br />
13<br />
L‟ascia viene rinvenuta nel 1988 ed è datata all‟Età del Bronzo Finale (POGGIANI KELLER R. 1989a, pp. 50-51;<br />
POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 56).<br />
14<br />
Il coltello viene datato all‟Età del Bronzo Recente (POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 54; POGGIANI KELLER R. 1989b, p.<br />
56).<br />
9
Sezione stratigrafica dell’inse<strong>di</strong>amento del XII-XI secolo<br />
a.C. rinvenuto a Dubino in località Careciasca (da<br />
POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 52).<br />
10<br />
L‟unico contesto che è chiaramente<br />
in<strong>di</strong>viduabile si localizza presso le pen<strong>di</strong>ci<br />
del colle <strong>di</strong> Fuentes e la torbiera sottostante,<br />
all‟incrocio tra la Valtellina, la Valchiavenna<br />
e le propaggini lariane, in un punto strategico<br />
<strong>di</strong> controllo delle acque fluviali e delle<br />
<strong>di</strong>rettrici <strong>di</strong> transito verso i passi. Tra i<br />
materiali venuti alla luce sono presenti<br />
manufatti litici (percussori forati e un‟ascia<br />
martello in gladeite) dell‟Antica età del<br />
Bronzo, due asce a paletta della me<strong>di</strong>a età del<br />
Bronzo e due spade, una <strong>di</strong> tipo Rixheim del<br />
XIII secolo a.C. (Età del Bronzo Recente) e<br />
l‟altra Calliano dell‟VIII secolo a.C. (Prima<br />
Età del Ferro) 16 ; questo sito è probabile abbia<br />
avuto un periodo <strong>di</strong> frequentazione piuttosto<br />
lungo, pur non essendo chiaro se l‟inse<strong>di</strong>amento sul colle sia esattamente coevo a quello nella<br />
bassura, nella torbiera 17 . A partire dalla fine dell‟Età del Bronzo venne inoltre probabilmente<br />
affiancato da un altro vicino, a Dubino, in località Careciasca; i caratteri <strong>di</strong> quest‟ultimo, così come<br />
i ritrovamenti ceramici, lo inseriscono all‟interno dell‟ambito culturale lariano protogolasecchiano<br />
(XII-XI secolo a.C.) 18 ; grazie al ritrovamento <strong>di</strong> due cuspi<strong>di</strong> <strong>di</strong> freccia triangolari in selce sembra<br />
tuttavia possibile ipotizzare anche delle preesistenze, forse pertinenti all‟Età del Bronzo Antico 19 .<br />
Questi due siti sono emblematici dell‟evoluzione <strong>di</strong> tipologia inse<strong>di</strong>ativa ben documentata in<br />
tutta l‟area centro alpina: dai siti ubicati sul fondovalle e in zona bassura, durante l‟Antica Età del<br />
Bronzo, a quelli collinari dell‟Età del Bronzo Finale.<br />
Età del Ferro<br />
I ritrovamenti pertinenti all‟Età del Ferro sono decisamente più frequenti ed in particolare è<br />
possibile fare riferimento anche a dei veri e propri contesti inse<strong>di</strong>ativi: a Tresivio, in località<br />
Calvario 20 , a <strong>Teglio</strong>, in località Doss de la Forca e a Panaggia 21 e a S. Martino <strong>di</strong> Serravalle, in<br />
Val<strong>di</strong>sotto 22 ; si tratta in tutti e quattro i casi <strong>di</strong> siti accumunati da caratteristiche analoghe, situati in<br />
15<br />
MUFFATTI MUSSELLI G. 1985, pp. 111-112. La spada, rinvenuta nel 1914, costituisce probabilmente un prodotto <strong>di</strong><br />
importazione dall‟area centro-europea ed è raro il suo rinvenimento a Sud delle Alpi. Viene datata all‟Età del Bronzo<br />
Finale (POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 57-58).<br />
16<br />
POGGIANI KELLER R. 1989a, pp. 51-52.<br />
17<br />
Mancano i riferimenti puntuali dell‟ubicazione dei ritrovamenti dei reperti e dati provenienti da scavi <strong>di</strong> verifica.<br />
18<br />
POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 53; POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 30 e pp. 50-51.<br />
19<br />
POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 50-51.<br />
20<br />
POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 66-68. Durante i lavori agricoli vennero alla luce, in più riprese, un fondo <strong>di</strong><br />
bicchiere tipo Breno, una tazza con profilo a S schiacciato tipo Sanzeno <strong>di</strong> V-IV secolo a.C. (Retico B) e una fibula in<br />
bronzo <strong>di</strong> tipo La Tène A (POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 34).<br />
21<br />
Frammenti ceramici.<br />
22<br />
Rinvenimento <strong>di</strong> una tazza globosa con orlo appiattito e decorazione “a scopettato”, <strong>di</strong> una tazza con profilo a S tipo<br />
Sanzeno e <strong>di</strong> frammenti e anse <strong>di</strong> un boccale retico.
posizioni d‟altura, facilmente <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bili, su punti <strong>di</strong> passaggio strategici per il controllo dei passi<br />
alpini.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista della cultura materiale, iniziano invece a definirsi alcune prime <strong>di</strong>fferenze<br />
tra Valtellina e Valchiavenna 23 : il comparto valtellinese è infatti caratterizzato da una cultura<br />
centro-alpina 24 , dalla quale deriverà poi quella retica, mentre quello valchiavennasco, da una cultura<br />
golasecchiana durante tutta l‟età del Ferro 25 , poi gallica 26 . Particolarmente sviluppati sono inoltre, in<br />
entrambi i casi, gli scambi a me<strong>di</strong>o e lungo raggio con il contesto centro-europeo, padano-etrusco e<br />
centro-italico, come attestano il ritrovamento a Villa <strong>di</strong> Chiavenna, a San Barnaba, località<br />
Campedello, <strong>di</strong> una spada ad antenne, forse pertinente ad un corredo tombale, del tipo del gruppo <strong>di</strong><br />
Weltenburg (VIII secolo a.C.) 27 o il cinturone a losanga <strong>di</strong> VI-V secolo a.C. da Tirano, proveniente<br />
dall‟area ticinese 28 . Rispetto all‟ambito centro-alpino, gli elementi più comuni e <strong>di</strong>ffusi sono invece<br />
la fibula a sanguisuga e a gran<strong>di</strong> coste 29 e le asce ad alette, rinvenute a Tola 30 , Talamona 31 ,<br />
Albosaggia, S. Antonio Morignone e Bianzone, in località Albarella 32 .<br />
Un ritrovamento molto importante è inoltre<br />
quello del bassorilievo <strong>di</strong> Bormio, dal centro<br />
storico, venuto alla luce nel 1944 e datato al V<br />
secolo a.C. grazie allo stu<strong>di</strong>o dei singoli elementi<br />
compositivi; la scena ritratta è probabilmente da<br />
riferirsi ad un rituale legato al culto delle acque<br />
termali 33 .<br />
Infine, per quanto riguarda l‟ambito<br />
funerario, pur non essendo noti contesti<br />
archeologicamente<br />
indagati e/o indagabili,<br />
durante tutta l‟Età del<br />
Ferro è probabile una<br />
coesistenza <strong>di</strong> un<br />
rituale legato<br />
all‟inumazione (come<br />
attesta il ritrovamento<br />
dell‟armilla <strong>di</strong> Pozz,<br />
23 POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 53.<br />
24 POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 55.<br />
25 Come attestano i ritrovamenti della necropoli <strong>di</strong> Mese.<br />
26 Come attestano i ritrovamenti della necropoli <strong>di</strong> Era, in località Luoghi. POGGIANI KELLER R. 1989a, pp. 53-55;<br />
POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 34.<br />
27 POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 54; POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 59.<br />
28 POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 63.<br />
29 Ad esempio il ritrovamento della fibula <strong>di</strong> Grosio ad arco ingrossato, datata all‟VIII secolo a.C. (POGGIANI KELLER R.<br />
1989b, pp. 59-60) o la fibula a gran<strong>di</strong> coste della Val Fontana, sempre dell‟VIII secolo a.C. (POGGIANI KELLER R.<br />
1989b, p. 61).<br />
30 L‟ascia viene datata alla Prima Età del Ferro (POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 61).<br />
31 L‟ascia <strong>di</strong> tipo Nanno viene rinvenuta nel 1884 durante i lavori per l‟ampliamento del cimitero e viene datata alla<br />
Prima età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.). A Talamona viene rinvenuta anche una lama in bronzo (POGGIANI KELLER R.<br />
1989b, pp. 58-59).<br />
32 POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 61-63.<br />
33 POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 65-66.<br />
11<br />
A sinistra, l’armilla <strong>di</strong> Pozz (da POGGIANI KELLER R.<br />
1989a, p. 71, fig. 77) e sopra, bassorilievo <strong>di</strong> V<br />
secolo a.C. rinvenuto a Bormio, conservato<br />
presso la Soprintendenza Archeologica della<br />
Lombar<strong>di</strong>a.
associata probabilmente ad ossa umane e datata al V secolo a.C. 34 ) e uno legato all‟incinerazione,<br />
(come attestano la necropoli <strong>di</strong> Mese 35 e i recipienti ceramici gallici associati come corre<strong>di</strong> tombali nella<br />
necropoli <strong>di</strong> Era Samolaco in località Luoghi, datata alla Seconda Età del Ferro 36 ).<br />
Età romana<br />
L‟interesse dei Romani per la Valtellina e la Valchiavenna è molto tardo e dovette<br />
probabilmente essere collegato all‟importanza dei valichi alpini 37 ; attraverso Polibio (Historiae, II,<br />
32, 2), Strabone (Geographia, IV, 6, 204) 38 : e Cassiodoro (Variae, 1, 17) 39 è possibile ipotizzare<br />
che le conoscenze del territorio siano rimaste a lungo molto vaghe ed imprecise 40 , così come quelle<br />
dei suoi abitanti, in<strong>di</strong>cati da più fonti come Reti del ceppo dei Vennonetes e descritti, sempre da<br />
Strabone, come una popolazione molto aggressiva nei confronti dei centri della pianura (ed in<br />
particolare <strong>di</strong> Comum, <strong>di</strong>venuta colonia romana nel 59 a.C.) 41 . Il nome Vennonetes viene ricordato<br />
anche nel Trofeo delle Alpi (Trophaeum Alpium), un monumento romano eretto presso La Turbie,<br />
in Francia, nel 7-6 a.C. per celebrare la vittoria romana sulle popolazioni alpine 42 .<br />
Quando la conquista romana si concluse, dopo numerosi tentativi tra il 117 e il 95-94 a.C.,<br />
presumibilmente intorno al 16-15 a.C., con le campagne <strong>di</strong> Publio Silio e Tiberio e Druso 43 ,<br />
continuarono comunque a mantenersi profondamente ra<strong>di</strong>cate le tra<strong>di</strong>zioni retiche precedenti, come<br />
per quanto riguarda l‟uso dell‟alfabeto nord-etrusco, <strong>di</strong>ffuso fin dal VI secolo a.C., come attestano<br />
le iscrizioni <strong>di</strong> Montagna e <strong>di</strong> Tresivio 44 , datate entrambe al periodo dell‟inizio della<br />
romanizzazione.<br />
34<br />
POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 55; POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 71.<br />
35<br />
POGGIANI KELLER R. 1989a, pp. 53-54. La necropoli viene rinvenuta nel 1970 durante i lavori <strong>di</strong> ampliamento della<br />
centrale elettrica; tutte le urne rinvenute andarono <strong>di</strong>sperse.<br />
36<br />
POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 54; POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 71-73.<br />
37<br />
GARZETTI A. 1989, p. 57.<br />
38<br />
Strabone cita l‟Adda come immissario ed emissario del Lario, collocandone le sorgenti sul monte Adula, da dove<br />
nasce il Reno e confondendolo forse con il Mera.<br />
39<br />
Insieme a Polibio cita il corso inferiore del fiume Addua.<br />
40<br />
GARZETTI A. 1989, pp. 58-59.<br />
41<br />
GARZETTI A. 1989, p. 62 e pp. 65-66; MARIOTTI V. 2007, p. 19 e p. 22.<br />
42<br />
GENTS ALPINAE DEVICTAE TRVMPILINI CAMVNNI VENOSTES VENNONETES […] (= Popoli alpini sottomessi:<br />
Triumpilini, Camuni, Venosti, Vennoneti […])<br />
43<br />
Figliastri dell‟imperatore Augusto. In particolare la campagna <strong>di</strong> Druso interessò i territori dell‟A<strong>di</strong>ge, arrivando alle<br />
terre dei Reti attraverso il passo del Brennero o <strong>di</strong> Resia, mentre quella <strong>di</strong> Druso l‟area occidentale, attraverso le Gallie<br />
(MARIOTTI V. 2007, p. 22).<br />
44<br />
GARZETTI A. 1989, p. 69; POGGIANI KELLER R. 1989b, pp. 69-71.<br />
12
L’epigrafe in alfabeto nord-etrusco, detto <strong>di</strong> Sondrio, rinvenuta a Montagna<br />
(da POGGIANI KELLER R. 1989b, p. 51 e POGGIANI KELLER R. 1989a, p. 70, fig. 75).<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista dell‟amministrazione territoriale fu costituita la provincia della Rezia, con<br />
centro <strong>di</strong> potere a Coira (Curia Rhaetorum); l‟area posta sotto il suo controllo comprendeva tutta la<br />
Svizzera orientale ed il Ticino e, probabilmente, anche la Val Bregaglia. Valtellina e Valchiavenna<br />
vennero invece incluse all‟interno della Regio XI Transpadana ed attribuite al municipio <strong>di</strong> Como<br />
(Novum Comum), mentre solo con il regno <strong>di</strong> Tiberio fu effettivamente creata la provincia <strong>di</strong> Raetia<br />
et Vindelicia 45 . Dal punto <strong>di</strong> vista giuri<strong>di</strong>co è probabile che le popolazioni alpine siano rimaste a<br />
lungo in uno stato <strong>di</strong> inferiorità come gentes ne adtributae quidem 46 .<br />
La maggior concentrazione <strong>di</strong> ritrovamenti del periodo romano è avvenuta a Chiavenna 47 , da<br />
dove provengono reperti ceramici – terra sigillata, ceramica comune, ceramica a pareti sottili -, in<br />
vetro e pietra ollare, epigrafi e monete. Proprio il toponimo del paese valchiavennasco, CLAVENNA<br />
(= Chiavenna), è l‟unico, insieme a TARVSSEDO/TARVESEDE (per il quale si propone<br />
l‟identificazione con Campodolcino o Isola o Madesimo) 48 , ad essere riportato sulle fonti<br />
cartografiche antiche, ed in particolare sulla Tabula peutingeriana 49 e sull‟Itinerarium Antonini<br />
della fine del IV secolo 50 . Entrambe le tavole attestano inoltre l‟esistenza <strong>di</strong> una via verso il passo<br />
dello Spluga, <strong>di</strong> cui rimarrebbe ancor oggi traccia ne«i solchi incisi dalle ruote ferrate nella roccia,<br />
osservabili nei tratti <strong>di</strong> maggior pendenza, come a Musso e a Dongo o nella zona del Malögìn in alta<br />
Val Bregaglia e al passo del Giulia» 51 , la così detta via Regina 52 .<br />
45 GARZETTI A. 1989, pp. 63.<br />
46 MARIOTTI V. 2007, p. 25.<br />
47 Chiavenna fu probabilmente romanizzata più precocemente rispetto alla Valle dell‟Adda (MARIOTTI V. 2007, p. 22).<br />
48 SCEFFER O. 2006, p. XV.<br />
49 La Tabula peutingeriana è un itinerarium pictum con le principali vie dell‟impero e le relative tappe in miglia<br />
realizzato su una tavola <strong>di</strong> bronzo trovata a Cles nel 1896, che riporta un e<strong>di</strong>tto emesso dall‟imperatore Clau<strong>di</strong>o nel 46<br />
d. C. per regolare i rapporti tra popolazioni alpine. Oggi è pervenuto in una copia del XII-XIII secolo.<br />
50 BAGIOTTI T. 1958, pp. 18-20; BUNDI M. 1969, p. 1; SCARAMELLINI G. 1971, pp. 263-264; MUFFATTI MUSSELLI G.<br />
1985, p. 13; MONTEFORTE F., CERETTI L. 1995, pp, 19-20; RAGETH J. 1995, pp. 363-364; TOZZI P. 1995, pp. 22-26;<br />
SCEFFER 2006, p. XV; RIEDI T. 2007, pp. 11-12. Tra Monte Spluga e Campodolcino sono noti due possibili itinerari,<br />
uno verso Madesimo, detto “strada <strong>di</strong> sopra”, e l‟altro lungo la così detta “via del Car<strong>di</strong>nello”, verso Isola, entrambi<br />
probabilmente già attivi durante il periodo romano (GIORGETTA G., JACOMELLA E. 2000, p. 38; RIEDI T. 2007, pp. 13-<br />
15).<br />
51 BALATTI M., SCARAMELLINI G. 1995, p. 39.<br />
13
É proprio con il periodo romano che si assiste infatti, in tutta la valle come nell‟impero, alla<br />
creazione e progressiva estensione <strong>di</strong> una solida rete stradale, per esigenze sia commerciali che<br />
militari 53 ; in particolare, durante il IV secolo d.C., Valtellina e Valchiavenna <strong>di</strong>vennero punti<br />
strategici per la <strong>di</strong>fesa del territorio italico dalle invasioni barbariche ed è proprio solo a partire da<br />
questo periodo che incominciarono ad essere menzionati dalle fonti altri centri della valle: nel 535-<br />
536 d.C. le Aquae Bormiae (Bormio) con Cassiodoro<br />
(Variae, X, 29,1) e nel VI secolo d.C. la la Tellina vallis<br />
con Enno<strong>di</strong>o (Monumenta Germaniae Historica Auct.<br />
Antiquiss, VII) 54 .<br />
Tra gli altri ritrovamenti, le monete in<br />
particolare sono attestate spora<strong>di</strong>camente in tutta la<br />
valle: nella necropoli <strong>di</strong> Sant‟Agata, a Nuova Olonio,<br />
Morbegno, tra il fiume Tartano e Talamona, ad<br />
Ardenno, Postalesio, Castione, alla Sassella, a Fusine,<br />
Caiolo, Albosaggia, Sondrio, Chiesa in Valmalenco, al<br />
Passo del Muretto, al Passo <strong>di</strong> Canciano, a Colda,<br />
Montagna in Valtellina in località Grumello, a<br />
Poggiridenti, Tresivio in località Calvario, a Ponte in<br />
Valtellina, Chiuro, <strong>Teglio</strong>, Bianzone, all‟Aprica, a<br />
Tirano, Grosotto, Bormio e Prestone a Campodolcino 55 ;<br />
solo nel caso <strong>di</strong> Berbenno, in località La Foppa (e forse anche a Sacco), si tratta del ritrovamento <strong>di</strong><br />
un intero ripostiglio <strong>di</strong> folles (circa 40) 56 , datato tra la fine del III e l‟inizio del IV secolo d.C.<br />
Sempre al periodo romano è datata la necropoli rinvenuta a Talamona nel 1884 da parte<br />
dell‟Ing. C. Valenti, dove è attestata la coesistenza tra il rituale funerario ad inumazione e quello a<br />
incinerazione. Gli oggetti rinvenuti, tra i quali ceramiche (anfore e ceramiche ad impasto fine e<br />
grossolano) e reperti in bronzo e ferro, sono oggi conservati presso il Museo Valtellinese <strong>di</strong> Storia<br />
ed Arte e permettono una datazione del contesto alla prima età imperiale, tra I e II secolo d.C. 57 .<br />
Sempre a questo periodo è pertinente anche il bronzetto votivo <strong>di</strong> Giove rinvenuto in Val Fontana, il<br />
tintinnabulum in bronzo <strong>di</strong> Talamona e, <strong>di</strong> un secolo successivo, l‟elemento in bronzo con protome<br />
equina <strong>di</strong> Poggiridenti 58 .<br />
Molto interessanti sono infine i ritrovamenti epigrafici della stele funeraria <strong>di</strong> Stazzona, che<br />
riporta i nomi <strong>di</strong> due Camunni (probabilmente da intendersi come camuni) – Cussa e Ponticus –, e<br />
testimonia la continuità <strong>di</strong> rapporti tra Valtellina e Valcamonica anche durante il periodo romano, e<br />
quello della stele <strong>di</strong> Ponte in Valtellina del II secolo d.C., che ricorda il nome <strong>di</strong> un veterano della<br />
legione trigesima, la Ulpia Victrix, Gaio Caninio Sisso, forse originario della valle 59 .<br />
52 Rispetto a questa via terrestre dovette in ogni caso avere maggiore importanza quella d‟acqua del lago <strong>di</strong> Como.<br />
L‟associazione con il nome della regina Teodolinda è frutto della tra<strong>di</strong>zione popolare e non ha riscontro storicamente<br />
(ALLEVI G., LONGATTI M., TAJANA L. 1995, p. 454).<br />
53 MARIOTTI V. 1989, pp. 5-6.<br />
54<br />
GARZETTI A. 1989, p. 63.<br />
55<br />
MUFFATTI MUSSELLI G. 1985; MARIOTTI V. 2007, pp. 49-51.<br />
56<br />
Il ritrovamento avviene nel 1950 (MARIOTTI V. 2007, p. 24).<br />
57<br />
MARIOTTI V. 2007, pp. 22-24.<br />
58<br />
MARIOTTI V. 2007, p. 24.<br />
59<br />
MARIOTTI V. 2007, p. 24<br />
14<br />
Frammento <strong>di</strong> cavallo da Poggiridenti,<br />
Museo Valtellinese <strong>di</strong> Storia ed Arte, Sondrio<br />
(da GARZETTI A. 1989, p. 74).
Il periodo me<strong>di</strong>evale<br />
Il periodo altome<strong>di</strong>evale rappresentò per la Valtellina e la Valchiavenna, come per tutto il<br />
territorio italico, un momento <strong>di</strong> grande incertezza, soprattutto in rapporto alle invasioni<br />
barbariche 60 e al capovolgimento della situazione politico-amministrativa del territorio italico. A<br />
partire dal VI secolo d.C.<br />
le due valli passarono<br />
sotto il controllo dei<br />
Bizantini, poi sconfitti<br />
dai Longobar<strong>di</strong>, che<br />
giunsero in Valtellina nel<br />
720 d.C.; alla fine<br />
dell‟VIII secolo<br />
intervennero a loro volta i<br />
Franchi e poi, nel X e<br />
nell‟XI secolo, mentre la<br />
Valchiavenna passava<br />
sotto il controllo del<br />
Ducato <strong>di</strong> Svevia, il Sacro<br />
Romano Impero<br />
Germanico 61 .<br />
La sud<strong>di</strong>visione politica delle Alpi verso l’anno Mille (da GUIDETTI M. 1989, p. 84).<br />
Parallelamente alle vicende storiche, dal V secolo d.C. iniziò, con un notevole attardamento<br />
e lentezza 62 rispetto alle regioni centrali dell‟impero, l‟affermazione del Cristianesimo,<br />
probabilmente già in origine in stretto rapporto con la curia <strong>di</strong> Como, che ricevette il suo primo<br />
vescovo, Felice, consacrato da Ambrogio, nel 386 d.C. É possibile ipotizzare che i primi semplici<br />
centri <strong>di</strong> culto fossero in legno e che per questo oggi non se ne sia mantenuta traccia. Si <strong>di</strong>ffusero<br />
gradualmente le prime chiese rurali, spesso collegate a xenodochia 63 , e le pievi, nelle quali il<br />
vescovo amministrava perio<strong>di</strong>camente i battesimi; dal punto <strong>di</strong> vista strutturale, questi e<strong>di</strong>fici erano<br />
spesso accumunati dall‟orientamento dell‟abside ad Est, dalla presenza <strong>di</strong> sepolture nella navata<br />
centrale e, nel caso delle pievi, da una vasca battesimale ad immersione 64 . In Valchiavenna si<br />
ricordano le pievi <strong>di</strong> Olono, Samolaco e Chiavenna, mentre in Valtellina <strong>di</strong> Ardenno, Berbenno,<br />
Sondrio, Tresivio, <strong>Teglio</strong>, Villa <strong>di</strong> Tirano, Mazzo e Bormio.<br />
60<br />
GUIDETTI M. 1989, p. 81. É attestato il passaggio attraverso il passo dello Spluga del generale Stilicone e del suo<br />
esercito nel 395 e nel 401-402 d.C., in marcia per respingere oltre il confine le popolazioni barbariche.<br />
61<br />
GUIDETTI M. 1989, pp. 81-84.<br />
62<br />
Prolungandosi probabilmente per parte del VI secolo d.C.<br />
63<br />
Luoghi <strong>di</strong> sosta per i pellegrini e i viaggiatori collegati alle chiese e controllati dai religiosi.<br />
64<br />
FATTARELLI M. 1989, p. 104. Fino all‟epoca carolingia il battesimo veniva infatti impartito in età adulta.<br />
15
La chiesa plebana <strong>di</strong> San Pietro <strong>di</strong> Berbenno (da FATTARELLI M. 1989, p. 105).<br />
Con l‟affermarsi del feudalesimo l‟autorità religiosa del vescovo <strong>di</strong> Como e, in parte, <strong>di</strong><br />
Coira, si sovrappose a quella politica imperiale, promuovendo così la nascita del Contado <strong>di</strong><br />
Chiavenna, affidato in parte a Coira (Val Bregaglia) e in parte a Como (Viscontado <strong>di</strong> Valtellina).<br />
Nel 1097 comparve il primo <strong>Comune</strong> a Chiavenna, Piuro, mentre in Valtellina toccò a Delebio,<br />
citato nei documenti del 1204; sul resto del territorio i capitani <strong>di</strong> piede si attribuirono il potere<br />
ere<strong>di</strong>tario sui rispettivi feu<strong>di</strong> 65 .<br />
A questo periodo e al secolo successivo risale la costruzione <strong>di</strong> molti dei castelli e delle torri<br />
della valle. Le fortificazioni furono delle più varie, dalle torri isolate (torre <strong>di</strong> Carona, nel comune <strong>di</strong><br />
<strong>Teglio</strong>) a quelle con recinto (torre <strong>di</strong> Mancapane a Montagna in Valtellina) ai castelli semplici<br />
(castello <strong>di</strong> Tovo Sant‟Agata) o gemini (il castel Grumello De Piro a Montagna in Valtellina e i<br />
castelli <strong>di</strong> Grosio) al sistema <strong>di</strong> torre e castello (a Chiavenna, con la rocca del Castellaccio e la torre<br />
della rupe del Para<strong>di</strong>so) e, infine, le casetorri (soprattutto nel contesto <strong>di</strong> Bormio) 66 , le mura 67 e le<br />
muraglie <strong>di</strong> sbarramento delle valli 68 .<br />
65<br />
Come per i Capitanei a Sondrio e Berbenno, i Vicedomini e i Parravicini nella bassa valle e i Lazzaroni e poi i Besta a<br />
<strong>Teglio</strong>.<br />
66<br />
SCARAMELLINI G. 1993, p. 73.<br />
67<br />
Sono note quelle <strong>di</strong> Chiavenna, iniziate nel 1488, e <strong>di</strong> Tirano, nel 1492 (SCARAMELLINI G. 1993, p. 74)..<br />
68<br />
Non ne sono pervenuti resti, ma sono note quella a valle <strong>di</strong> Sondrio, quella <strong>di</strong> Serravalle a Bormio e quella a Sud <strong>di</strong><br />
Chiavenna (SCARAMELLINI G. 1993, p. 74).<br />
16
A sinistra la torre del castello <strong>di</strong> Tovo (da MARIOTTI V. 2007) e a destra Castel Grumello (da SCARAMELLINI G. 1993 fig.<br />
100).<br />
Nel 1335 la signoria <strong>di</strong> Como e tutto il territorio della <strong>di</strong>ocesi passarono infine sotto il<br />
controllo dei Visconti e quin<strong>di</strong>, nella seconda metà del XV secolo, degli Sforza, che promossero<br />
ulteriormente la costruzione <strong>di</strong> fortificazioni per la <strong>di</strong>fesa dai Grigioni in tutta la valle.<br />
Il periodo grigione (1512-1797)<br />
La Repubblica grigione era<br />
costituita dall‟alleanza, sancita nel<br />
1471, <strong>di</strong> Tre Leghe: la Lega Grigia o<br />
Superiore (capoluogo Ilanz), la Lega<br />
Caddea o della Casa <strong>di</strong> Dio (capoluogo<br />
Coira) e la Lega delle Dieci<br />
Giuris<strong>di</strong>zioni o Dritture (capoluogo<br />
Davos). Una volta unite, le leghe non<br />
tardarono a mostrare interesse per le<br />
valli a sud delle Alpi, e già nel 1486 e<br />
nel 1487 misero in atto due invasioni sul territorio, andandosene solo dopo un forte indennizzo in<br />
denaro. Nel 1512, quando i Francesi furono scacciati da Milano con l‟aiuto dei mercenari svizzeri,<br />
le Tre Leghe 69 Stemma delle Leghe da Palazzo Lavizzari, Mazzo <strong>di</strong> Valtellina.<br />
colsero l‟occasione per occupare la Valtellina, i Conta<strong>di</strong> <strong>di</strong> Chiavenna e <strong>di</strong> Bormio e<br />
69 Nel 1524 viene elaborata la prima carta costituzionale dello stato retico, la Bundesbrief o Carta della Lega. Esistevano<br />
tre organi federali, il Congresso, formato dai tre Capi delle Leghe, il Grande Congresso o Beitag, formato dai Capi<br />
assistiti da 3-5 deputati per ciascuna Lega e la Dieta o Bundestag, composta dai 63 deputati dei 48 comuni.<br />
17
le Tre Pievi, terre del Ducato <strong>di</strong> Milano; a questi eventi seguì, come notizia incerta (Cinque Capitoli<br />
<strong>di</strong> Ilanz 70 ), nel 1513, la nascita <strong>di</strong> una confederazione <strong>di</strong> Valtellinesi e Grigioni.<br />
Nel 1516 i Grigioni furono confermati da Francesco I, re <strong>di</strong> Francia, quali possessori della<br />
Valtellina e conservarono la ripartizione amministrativa della Magnifica Valle consolidatasi nel<br />
precedente dominio visconteo-sforzesco, basata su cinque giuris<strong>di</strong>zioni: il Terziere superiore,<br />
<strong>Teglio</strong>, il Terziere <strong>di</strong> mezzo, la Squadra <strong>di</strong> Traona (Terziere inferiore) e la Squadra <strong>di</strong> Morbegno<br />
(Terziere inferiore) 71 .<br />
Tra il 1525 e il 1526 avvenne la prima guerra <strong>di</strong> Musso, quando Gian Giacomo Me<strong>di</strong>ci, detto il<br />
Medeghino, cercò <strong>di</strong> occupare la valle e al termine i Grigioni demolirono la maggior parte dei<br />
castelli e delle fortificazioni. Pochi anni dopo, tra il 1531 e il 1532 si giunse quin<strong>di</strong> alla seconda<br />
guerra <strong>di</strong> Musso, che si concluse con un accordo tra le Tre Leghe e il Duca <strong>di</strong> Milano contro il<br />
Medeghino e il ritorno delle Tre Pievi a<br />
Milano.<br />
La vita religiosa della Valle in questo<br />
periodo fu molto movimentata e in questo<br />
clima si inserì l‟avvento delle dottrine della<br />
Controriforma, con un progressivo<br />
inasprimento della situazione fino alla tragica<br />
vicenda della rivolta scoppiata a Tirano nel<br />
1620 sotto la guida <strong>di</strong> Giacomo Robustelli,<br />
quando più <strong>di</strong> trecento riformati, sostenuti<br />
dalla Spagna contro la Francia, vennero<br />
trucidati durante il così detto Sacro Macello.<br />
Al termine del conflitto, le due potenze<br />
tentarono la restituzione del territorio ai<br />
Grigioni, prima con il Trattato <strong>di</strong> Madrid<br />
(1621) e quin<strong>di</strong> con il Trattato <strong>di</strong> Monzon<br />
(1626).<br />
A questo periodo, e precisamente al 1618,<br />
risale anche una delle catastrofi naturali più<br />
gravi della valle: il 4 settembre una grande<br />
Una stampa dell’epoca che ritrae gli effetti della frana<br />
<strong>di</strong> Piuro del 1618.<br />
18<br />
frana caduta dal monte Conto travolse e<br />
<strong>di</strong>strusse completamente il borgo <strong>di</strong> Piuro,<br />
facendo circa mille vittime.<br />
70 Il 13 aprile 1513 la <strong>di</strong>eta <strong>di</strong> Ilanz (l'assemblea dei rappresentanti dei comuni delle leghe) accolse la proposta <strong>di</strong><br />
regolamentazione dei rapporti tra Grigioni e Valtellinesi, co<strong>di</strong>ficati nei Cinque Capitoli <strong>di</strong> Ilanz, il cui manoscritto<br />
originale non è stato finora ritrovato, ma del quale esistono <strong>di</strong>verse copie. In sintesi, stabiliscono l‟ubbi<strong>di</strong>enza dei<br />
Valtellinesi al vescovo <strong>di</strong> Coira, che saranno parte della confederazione delle Tre Leghe, continueranno comunque a<br />
godere dei loro privilegi, riceveranno l‟impegno del vescovo <strong>di</strong> Coira e delle Tre Leghe presso il Ducato <strong>di</strong> Milano per<br />
l‟esenzione dai dazi e pagheranno ogni anno al vescovo <strong>di</strong> Coira e alle Tre Leghe 1000 fiorini d‟oro del Reno.<br />
71 Per il governo della Valtellina le Tre Leghe inviavano ogni due anni sei funzionari, Amtleute, o ufficiali: un<br />
Governatore o Capitano generale e un Vicario con residenza a Sondrio e quattro Podestà, uno per ciascuna delle<br />
giuris<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Tirano, <strong>Teglio</strong>, Morbegno e Traona; fino al 1603 questi funzionari venivano eletti dalla Dieta o<br />
Bundestag, in seguito designati dai Comuni retici a rotazione.
Inoltre, tra il 1629 e il 1631, a seguito della <strong>di</strong>scesa in Valtellina e Valchiavenna dei<br />
Lanzichenecchi dell‟imperatore Fer<strong>di</strong>nando II, che cercò <strong>di</strong> intervenire nelle vicende della<br />
successione <strong>di</strong> Mantova, arrivò in valle la peste, che sterminò circa un terzo della popolazione.<br />
Solo nel 1639, con il Capitolato <strong>di</strong> Milano la Valtellina e i Conta<strong>di</strong> furono definitivamente<br />
restituiti ai Grigioni da Francia e Spagna, con, nella prima metà del „700, l‟avvallo dell‟Austria,<br />
sotto la quale era passato il controllo del Ducato <strong>di</strong> Milano. Si ristabilì anche il vincolo della<br />
religione cattolica.<br />
Nel 1796 i Francesi entrarono infine in Lombar<strong>di</strong>a e cacciarono gli Austriaci: venne demolito il<br />
forte <strong>di</strong> Fuentes, costruito nel 1603 dall‟omonimo conte, governatore spagnolo <strong>di</strong> Milano, e il 19<br />
giugno 1797 il Consiglio generale del libero popolo valtellinese proclamò l‟in<strong>di</strong>pendenza dai<br />
Grigioni, confermata il 10 ottobre dal Decreto <strong>di</strong> Passariano <strong>di</strong> Napoleone, in cui si <strong>di</strong>chiararono i<br />
Valtellinesi liberi <strong>di</strong> unirsi alla Repubblica Cisalpina, come avvenne subito dopo. La Valchiavenna<br />
entrò a far parte del <strong>di</strong>partimento del Lario, mentre la Valtellina e Bormio, insieme alla<br />
Valcamonica, costituirono il <strong>di</strong>partimento dell’Adda e Oglio con capoluogo Sondrio; il<br />
<strong>di</strong>partimento del Lario fu poi soppresso nel 1789 ed entrò a far parte del nuovo <strong>di</strong>partimento<br />
dell’Adda e Oglio con nuova sede a Morbegno. Dopo una breve parentesi nel 1799 e nel 1800 <strong>di</strong><br />
dominio austriaco, si impose nuovamente il dominio francese, con una riforma del <strong>di</strong>partimento del<br />
Lario a cui furono aggregati Valtellina, Bormio e Chiavenna, come viceprefettura <strong>di</strong>pendente da<br />
Como. L‟ultima trasformazione avvenne nel 1805 con la nuova sistemazione territoriale del Regno<br />
d‟Italia <strong>di</strong>sposta per decreto napoleonico: la Valtellina, Bormio e Chiavenna, staccati da Como,<br />
costituirono il rinnovato <strong>di</strong>partimento dell’Adda con capoluogo in Sondrio.<br />
Sconfitto Napoleone, nel 1815 il congresso <strong>di</strong> Vienna assegnò Valtellina e Valchiavenna al<br />
Regno lombardo-veneto sotto l‟Austria, che procedette ad un rior<strong>di</strong>no amministrativo, istituendo<br />
nelle due valli la Provincia <strong>di</strong> Sondrio.<br />
In seguito la Valtellina e la Valchiavenna seguirono le vicissitu<strong>di</strong>ni comuni <strong>di</strong> tutta la<br />
Lombar<strong>di</strong>a, con l‟avvento del Regno d‟Italia e dell‟epoca storica moderna.<br />
19
1.3– <strong>Teglio</strong> nella preistoria<br />
Il comune <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> ha restituito nel corso dei decenni numerose evidenze che attestano la<br />
presenza umana nel territorio fin dalla preistoria.<br />
Si tratta in larga parte <strong>di</strong> scoperte fortuite e rinvenimenti spora<strong>di</strong>ci, cui si affiancano, negli<br />
ultimi tre decenni, alcuni scavi archeologici regolari.<br />
Le più antiche testimonianze antropiche nel caso specifico del territorio <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> derivano<br />
dagli scavi condotti presso l'area dell'Albergo Meden, dove la presenza <strong>di</strong> un raschiatoio laterofrontale<br />
fa ipotizzare una frequentazione durante il Neolitico.<br />
È però solo con l'Età del Rame che le attestazioni si fanno più numerose e testimoniano<br />
l'occupazione generale dell'area. I frequenti ritrovamenti valtellinesi riferibili al III millennio a.C.<br />
definiscono, insieme ai ritrovamenti della Valle Camonica, una vasta area culturale caratterizzata<br />
dalla presenza <strong>di</strong> stele, staute-stele e rocce incise spesso caratterizzate da una successione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />
fasi <strong>di</strong> incisione.<br />
L’Età del Rame<br />
Nel <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> si concentra un nucleo <strong>di</strong> ritrovamenti particolarmente significativo,<br />
pur trattandosi <strong>di</strong> rinvenimenti spora<strong>di</strong>ci, spesso scoperti decontestualizzati e reimpiegati all‟interno<br />
<strong>di</strong> muretti <strong>di</strong> vigne o abitazioni 72 . Per quanto concerne l'Età del Rame, il contesto <strong>di</strong> maggiore<br />
interesse è rappresentato dall'area <strong>di</strong> Caven, dove si concentrano alcuni importanti rinvenimenti,<br />
frutto sia <strong>di</strong> scoperte casuali, che <strong>di</strong> indagini sistematiche.<br />
In località Caven, in un terreno <strong>di</strong> proprietà della famiglia Morelli Rajna, erano state<br />
rinvenute, nel febbraio del 1940, in occasione dello scasso per l‟impianto <strong>di</strong> una nuova vigna, tre<br />
stele integre, poste a 1,20 m <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà 73 . La presenza <strong>di</strong> più monumenti ad analoga profon<strong>di</strong>tà<br />
portò ad ipotizzare la presenza <strong>di</strong> un'area sacra.<br />
La prima stele, Caven 1 (1,20x1,00 m circa), e la seconda, Caven 2 (1,20x1,00 m circa),<br />
vengono interpretate come <strong>di</strong> carattere maschile e sono caratterizzate da un complesso repertorio<br />
figurativo: <strong>di</strong>schi solari, pugnali con foderi, figure animali e coppie <strong>di</strong> asce ed alabarde; la stele<br />
Caven 2 presenta anche una figura umana.<br />
72 Ricor<strong>di</strong>amo che al <strong>di</strong> fuori del territorio del comune <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> si conosce attualmente una sola altra stele scoperta nel<br />
1980 in una <strong>di</strong>scarica a Lovero e probabilmente proveniente da Tirano (POGGIANI KELLER R. 1988 p. 61).<br />
73 PACE D., SIMONELLI M. G., VALMADRE L. 1985, p. 90.<br />
20
A sinistra Caven 1(da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 209, fig. 9); a destra Caven 2 (da CASINI S., FOSSATI A.,<br />
SIMONELLI M. G. 2004b, p. 211, fig. 10)<br />
La terza stele, Caven 3 (0,80x0,50 m), presenta una raffigurazione interpretata come la<br />
cosiddetta Dea Madre: una figura femminile simbolica costituita da un motivo superiore a <strong>di</strong>sco,<br />
affiancato da due cerchi minori e associato ad un collare (?) con a fianco due pendagli a occhiali.<br />
Tutte e tre le stele sono <strong>di</strong> grano<strong>di</strong>orite tonalitica, non presente in situ, ma residuo <strong>di</strong> un<br />
deposito morenico glaciale.<br />
Caven 3 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 213, fig. 11/1)<br />
Nella medesima area, tra il 1998 e il 2003, sono state effettuate delle campagne <strong>di</strong> scavo<br />
archeologico sotto la <strong>di</strong>rezione della Soprintendenza Archeologica della Lombar<strong>di</strong>a 74 . Obiettivo<br />
della ricerca era recuperare il maggior numero <strong>di</strong> informazioni possibili sull'area <strong>di</strong> rinvenimento<br />
delle tre stele. Gli scavi hanno confermato la presenza <strong>di</strong> fasi <strong>di</strong> occupazione dell‟area durante l‟Età<br />
del Rame, contestuali alle tre stele. Si tratta degli unici dati riferibili all'Età del Rame tellina<br />
provenienti da scavi regolari.<br />
74 Per un quadro complessivo degli scavi <strong>di</strong> Caven si rimanda a : POGGIANI KELLER R., BAIONI M. 1998, POGGIANI<br />
KELLER R., BAIONI M. 2001-2002.<br />
21
Dopo una fase <strong>di</strong> sistemazione dell'area, con l'impostazione delle prime opere <strong>di</strong><br />
terrazzamento e lo scavo <strong>di</strong> alcuni tagli artificiali, segue la realizzazione del sito megalitico vero e<br />
proprio. Viene infatti messa in opera una piattaforma sub-circolare intorno alla quale viene<br />
addossato uno strato ghiaioso giallastro. Le strutture megalitiche si sviluppano all‟interno <strong>di</strong> un<br />
probabile recinto murario posto alla base del versante 75 . Si riconosce la presenza <strong>di</strong> due piattaforme<br />
<strong>di</strong> forma circolare, rispettivamente del <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 6 e 5,2 m e <strong>di</strong>stanziate <strong>di</strong> circa 6 m. La<br />
piattaforma più piccola presenta una struttura tumuliforme ed è circondata all‟esterno da una corona<br />
<strong>di</strong> massi. Lacerti <strong>di</strong> acciottolato sono da porre in relazione con le due piattaforme e, nella zona a<br />
Sud, in connessione con alcuni massi non istoriati 76 . La piattaforma più piccola è stata indagata in<br />
modo esaustivo: è costituita da una struttura esterna formata a valle da pietre <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />
poste <strong>di</strong> coltello e a monte da pietre più piccole fittamente accostate. Nella parte centrale è<br />
composta da uno stato limoso sul quale si accumulano clasti piccoli e me<strong>di</strong> e nel quale è posta una<br />
lastra litica trapezoidale, forse un segnacolo 77 . Lungo il lato Ovest della piattaforma, leggermente<br />
<strong>di</strong>stanziati dalla struttura, erano infissi nel terreno alcuni massi; altri non istoriati sono stati<br />
in<strong>di</strong>viduati in connessione con un lacerto <strong>di</strong> acciottolato nella zona a valle della piattaforma. Il<br />
rinvenimento delle stele Caven 1, 2 e 3 nel 1940 supporta l‟interpretazione del sito come un‟area<br />
cultuale all‟aperto ubicata in una posizione ben visibile sia dal fondovalle sia dall‟area del terrazzo<br />
<strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> 78 .<br />
Ulteriori strutture possono essere riferite ad una risistemazione del complesso nell‟Età del<br />
Ferro, con la costruzione <strong>di</strong> ingenti strutture murarie e la presenza <strong>di</strong> alcuni frammenti <strong>di</strong> ceramica<br />
protostorica.<br />
Tra il 2004 e il 2006 durante ricognizioni archeologiche <strong>di</strong> superficie condotte dal Prof. A.<br />
Fossati sono state rinvenute altre due stele preistoriche in situ ubicate nell‟area meri<strong>di</strong>onale del<br />
pianoro <strong>di</strong> Caven, all‟inizio del sentiero che conduce al nucleo abitato della località 79 . La prima<br />
stele, denominata Caven 4, è posta all‟inizio del bivio tra il sentiero archeologico, che risale il<br />
versante verso Nord/Est ed un sentiero delle vigne che prosegue verso Nord, a circa 0,50 m<br />
dall‟angolo, nel muro che segue il sentiero archeologico, nel secondo corso a partire dal basso. La<br />
stele Caven 5 si trova poco <strong>di</strong>stante, ai margini del sentiero nelle vigne.<br />
75 POGGIANI KELLER R. 2004, p. 145.<br />
76 POGGIANI KELLER R. 2004, p. 145.<br />
77 POGGIANI KELLER R., BAIONI M. 2001-2002.<br />
78 POGGIANI KELLER R. 2004, p. 145.<br />
79 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, pp. 202-206.<br />
22
Caven 4 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 213, fig. 11/2)<br />
Caven 4 (0,49x0,09/0,15 m circa) viene interpretata come una stele maschile e raffigura due<br />
pugnali <strong>di</strong> tipo Remedello, uno dei quali inserito nel fodero, una figura animale e alcune linee<br />
verosimilmente riferibili ad un cinturone.<br />
Caven 5 (0,49x0,40 m circa) presenta invece un‟alabarda foliata, due pugnali e la figura <strong>di</strong><br />
uno stambecco, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile lettura a causa della superficie molto abrasa.<br />
Entrambe le stele sono inquadrate nello stile IIIA dell'arte rupestre camuna 80 .<br />
Caven 5 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 213, fig. 11/3)<br />
80 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 206.<br />
23
Nella frazione <strong>di</strong> Caven sono state inoltre rinvenute, nel corso <strong>di</strong> ricognizioni archeologiche<br />
condotte nel 1974 dal G.A.T. (Gruppo Archeologico Tiranese), due rocce affioranti con incisioni<br />
preistoriche 81 .<br />
La prima (roccia 1) si in<strong>di</strong>vidua nella posizione più occidentale del terrazzo; si tratta <strong>di</strong> una<br />
roccia affiorante inclinata verso Sud. Nella parte Ovest si in<strong>di</strong>vidua una figura quadrata (0,15 m),<br />
quattro rettangoli solcati da linee, nella parte Est le incisioni sono poco visibili ed è presente<br />
un‟ascia e dei solchi. Le incisioni sono realizzate tramite martellinatura ed il motivo è <strong>di</strong> tipo<br />
geometrico-scutiforme, interpretato anche come figura topografica.<br />
Caven, roccia 1 (da MARTINOTTI 2006, p. 79, fig. 3a)<br />
La seconda (roccia 2) è <strong>di</strong>sposta in senso Est/Ovest nella porzione Sud/Ovest del terrazzo <strong>di</strong><br />
Caven; è una grande fascia affiorante montonata formata da più gra<strong>di</strong>ni che declinano verso Sud.<br />
Caven, roccia 2 (MARTINOTTI 2006, p. 79, fig. 3c)<br />
Numerosi altri ritrovamenti sono inquadrabili in contesto eneolitico, ma si tratta <strong>di</strong> scoperte<br />
fortuite.<br />
81 PACE D., SIMONELLI M. G., VALMADRE L. 1985 p. 116; CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, pp. 202-<br />
204.<br />
24
In località Cornal sono state in<strong>di</strong>viduate ben cinque stele, integre e frammentarie, con<br />
caratteri maschili (Cornal 2, 3, 5) e femminili (Cornal 1, 4); la ricchezza del ritrovamento fa<br />
supporre anche per Cornal l'esistenza <strong>di</strong> un'area cultuale vera e propria.<br />
La stele definita Cornal 1, rinvenuta nel 1968 dalla Dott.ssa M. Reggiani Rajna, era stata<br />
reimpiegata e fungeva da gra<strong>di</strong>no per la scala d'accesso ad un capanno <strong>di</strong> attrezzi in località<br />
Cornal 82 . Per caratteri stilistici e la scelta del soggetto presenta forti analogie con la stele Caven 3:<br />
rappresenta infatti una figura costituita da cerchi e linee; cronologicamente in entrambi i casi siamo<br />
già proiettati verso l'inizio dell‟Età del Bronzo Antico.<br />
Cornal 1 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 198, fig. 2)<br />
Le stele 2, 3, 4 e 5 sono state rinvenute in anni più recenti, consentendo <strong>di</strong> ampliare il quadro<br />
delle conoscenze dell'area <strong>di</strong> Cornal 83 .<br />
Cornal 2 è una stele frammentaria reimpiegata all'interno <strong>di</strong> un muro <strong>di</strong> terrazzamento; si<br />
conserva la fascia me<strong>di</strong>ana del reperto, che presenta una superficie poco regolare, che ostacola la<br />
lettura delle incisioni. È possibile riconoscere la presenza <strong>di</strong> tre pugnali a lama triangolare e pomo<br />
semicircolare inquadrabili nel tipo Remedello e un quarto pugnale inguainato nel fodero a profilo<br />
triangolare campito da un reticolo, che presenta sul pomo tre coppelle. Si attesta inoltre, a ridosso<br />
delle impugnature dei pugnali, una lunga linea verticale interpretabile come immanicatura <strong>di</strong> ascia o<br />
alabarda. La stele si inquadra nello stile camuno IIIA1 per la presenza dei pugnali tipo Remedello;<br />
si riconosce un'unica fase <strong>di</strong> istoriazione.<br />
82 REGGIANI RAJNA M. 1968, pp. 31-35.<br />
83 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, pp. 195-198.<br />
25
Cornal 2 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 199, fig. 3/2)<br />
Anche Cornal 3 presenta caratteri maschili. Rinvenuta reimpiegata in un muro <strong>di</strong><br />
terrazzamento in area boschiva, poco a Nord <strong>di</strong> Cornal 2, costituisce la parte centrale <strong>di</strong> una stele <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fficile lettura per le caratteristiche della superficie e la presenza <strong>di</strong> sovrapposizioni. Le incisioni<br />
sono infatti riferibili a due momenti successivi corrispondenti agli stili IIIA1 e IIIA2.<br />
Cornal 3 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 201, fig. 4)<br />
La prima fase <strong>di</strong> istoriazione comprende, presso il limite destro della roccia, sei pugnali tipo<br />
Remedello allineati in sequenza verticale. Lungo il lato sinistro si in<strong>di</strong>viduano alcune figure<br />
speculari: un pugnale a lama triangolare e un secondo esemplare con fodero con punta verso l'alto.<br />
Ad essi si sovrappone una figura rettangolare campita da fasci <strong>di</strong> linee incise poste a <strong>di</strong>stanze<br />
regolari. Al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> tali motivi, compare un terzo pugnale, forse inguainato, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile lettura. È<br />
presente infine un'alabarda a lama foliata tipo Capitello due Pini.<br />
La seconda fase <strong>di</strong> incisioni (stile IIIA2) è costituita da due alabarde tipo Villafranca,<br />
speculari ai pugnali posti a destra della prima fase, una terza asta (forse anch'essa riferibile ad<br />
un'alabarda) e da tre figure animali, uno stambecco ed altre due figure <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile lettura.<br />
26
Cornal 4 è una stele <strong>di</strong> tipo femminile frammentaria e con la superficie accuratamente<br />
levigata. Si tratta <strong>di</strong> un manufatto rinvenuto ai margini <strong>di</strong> una strada interpoderale, reimpiegato<br />
all'interno <strong>di</strong> un muro a secco <strong>di</strong> terrazzamento. Raffigura, incisi a martellina fine, un collare ad U<br />
con due pendagli a doppia spirale e, in alto in posizione centrale, un tratto curvilineo <strong>di</strong> dubbia<br />
interpretazione.<br />
Cornal 4 (CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 199, fig. 3/1)<br />
Infine, la stele Cornal 5, anch'essa reimpiegata ma all'interno del muro <strong>di</strong> un'abitazione privata, non<br />
è attualmente visibile in quanto obliterata dall'intonaco.<br />
Cornal 5 ( da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 202, fig. 5)<br />
In base alla descrizione dello scopritore e alla riproduzione fotografica <strong>di</strong>sponibile<br />
riconosciamo almeno quattro pugnali tipo Remedello ed il tratto <strong>di</strong> una bandoliera con all'interno la<br />
parte inferiore <strong>di</strong> un'asta, forse riferibile ad un'alabarda.<br />
Anche la località Boalzo restituisce un nucleo <strong>di</strong> ritrovamenti degni <strong>di</strong> interesse. Ad una<br />
prima stele frammentaria scoperta nel 1985 84 si affiancano altri due esemplari rinvenuti<br />
rispettivamente nel 2002 85 e nel 2007 86 . Boalzo 1 fu ritrovata parzialmente interrata lungo la sponda<br />
84 POGGIANI KELLER R. 1986, p. 50.<br />
85 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 200.<br />
86 PACE F. 2007, pp. 83-85.<br />
27
destra del torrente Boalzo e rappresenta una cintura a festoni ed un pugnale tipo Remedello con<br />
fodero inquadrabili in un repertorio <strong>di</strong> tipo maschile.<br />
Boalzo 1 (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 203, fig. 6/1)<br />
Un secondo frammento noto come Boalzo 2 si trova reimpiegato nel muro <strong>di</strong> contenimento<br />
<strong>di</strong> una vigna in proprietà Travaini. È possibile <strong>di</strong>stinguere due fasi <strong>di</strong> istoriazione: la prima (stile<br />
IIIA1) raffigura un pugnale Remedello (lama triangolare e pomo semilunato), la seconda (stile<br />
IIIA2) due figure animali identificabili come cervi con profilo dorsale ricurvo e corna a V ed una<br />
terza figura più piccola <strong>di</strong> cerbiatto/a 87 .<br />
Boalzo 2 (CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 203, fig. 6/2)<br />
87 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 200.<br />
28
Boalzo 3 infine, reimpiegata nel muro occidentale della strada che collega <strong>Teglio</strong> con la<br />
frazione <strong>di</strong> Boalzo, rappresenta figure <strong>di</strong> dubbia interpretazione e generico inquadramento<br />
cronologico pre/protostorico: si tratta <strong>di</strong> due solchi martellinati interpretabili forse l'uno come un<br />
pugnale e l'altro come alabarda 88 .<br />
Nella medesima località, presso la chiesa <strong>di</strong> Sant'Abbon<strong>di</strong>o, sono state anche in<strong>di</strong>viduate due<br />
lastre in pietra verde incise con coppelle e canaletti, reimpiegate nel piccolo arengo.<br />
In località Valgella sono state scoperte tre stele in giacitura secondaria.<br />
Le stele 1 e 2 sono state rinvenute nel 1965 reimpiegate rispettivamente come gra<strong>di</strong>no nella<br />
vigna dei fratelli Triaca detta “camp” e nella vigna “bisuchina” <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> Lorenzo Marantelli.<br />
La terza (Valgella 3) si trovava invece all'interno <strong>di</strong> un muro <strong>di</strong> terrazzamento 89 .<br />
Valgella 1, integra, mostra incisioni a cerchi concentrici e linee del tipo Caven 3.<br />
Valgella 1 (da GARBELLINI G. 2007, p. 203, fig. 6)<br />
La stele Valgella 2 è frammentaria e presenta parte del fodero <strong>di</strong> un pugnale ed un fascio <strong>di</strong> linee.<br />
Valgella 2 (da GARBELLINI G. 2007, p. 203, fig. 12)<br />
Valgella 3, infine, è decorata su due facce e presenta un motivo costituito da una doppia linea curva<br />
delimitata da semicerchi (bandoliera/cintura a festoni) ed una figura <strong>di</strong> alabarda.<br />
88 PACE F. 2007, pp. 83-85.<br />
89 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 68.<br />
29
Valgella 3 (da GARBELLINI G. 2007, p. 203, fig. 11)<br />
Un ulteriore nucleo <strong>di</strong> stele proviene dalla frazione Vangione, in località La Faìna. Si tratta<br />
<strong>di</strong> tre esemplari rinvenuti in con<strong>di</strong>zioni frammentarie reimpiegati nel muro della vigna del Sign.<br />
Reghenzani 90 .<br />
Vangione 1, 2, 3 (da GARBELLINI G. 2007, p. 203, figg. 8-10)<br />
Vangione 1 può essere parzialmente ricostruita da tre frammenti. Presenta in alto al centro<br />
una doppia U, forse un collare, e a sinistra un motivo a doppia linea semicircolare chiusa ai lati da<br />
semicerchi bipartiti da una linea verticale e racchiude un'alabarda a lama foliata. Nella parte destra<br />
superiore si in<strong>di</strong>viduano invece altre tre alabarde.<br />
90 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 68.<br />
30
La stele Vangione 2 presenta uno schema analogo con il collare a U costituito da due linee e<br />
il motivo semicircolare con alabarda foliata delimitato dai semicerchi. A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Vangione 1<br />
nella parte sottostante si trova un cervide. Infine Vangione 3, <strong>di</strong> cui si conserva un solo frammento,<br />
presenta un pugnale tipo Remedello con fodero ed il motivo semicircolare delimitato dai semicerchi<br />
bipartiti da una linea verticale.<br />
La presenza in una stessa area, forse non lontana dalla probabile giacitura originaria, <strong>di</strong><br />
frammenti pertinenti ad almeno tre <strong>di</strong>versi esemplari fa supporre l'esistenza <strong>di</strong> un complesso degno<br />
<strong>di</strong> interesse 91 .<br />
In località Vangione è inoltre attestata la presenza <strong>di</strong> una roccia incisa con micro-coppelle e<br />
linee parallele inglobata all'interno del muro <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio rurale.<br />
Vangione, masso inciso (da PACE D., SIMONELLI M. G., VALMADRE L. 1985, p. 103)<br />
I casi sopra descritti, pur non essendo stati indagati in modo esaustivo e sistematico, fanno<br />
pensare alla presenza <strong>di</strong> veri e propri complessi megalitici formati da più stele. Ulteriori scoperte<br />
isolate sono state effettuate nel comune <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> arricchendo ulteriormente il quadro delineato,<br />
come ad esempio nel caso del frammento <strong>di</strong> stele reimpiegato nel muro <strong>di</strong> una vigna in proprietà<br />
Manfredoni in località Canove, appena prima del nucleo abitato <strong>di</strong> Castelvetro, mostra un cinturone<br />
a festoni ed altre figure.<br />
Un interessante frammento <strong>di</strong> stele è stato inoltre in<strong>di</strong>viduato nella pavimentazione in un<br />
casolare in località Ca' Morei durante lavori <strong>di</strong> ristrutturazione 92 .<br />
91 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 69.<br />
92 SIMONELLI M. G. 2008, pp. 87-98.<br />
31
Ca’ Morei (SIMONELLI M. G. 2008, p. 93, tav. 2)<br />
Si tratta <strong>di</strong> un frammento con un motivo femminile, la cosiddetta figura della Dea Madre<br />
tipo Caven 3, costituita da cerchi concentrici, da cui parte un motivo <strong>di</strong> collana a più giri.<br />
In località Castelvetro, a Sud/Ovest <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> e leggermente più a valle <strong>di</strong> Vangione,<br />
all'interno del muro <strong>di</strong> un'abitazione privata, è stata infine in<strong>di</strong>viduata una stele conservata per un<br />
piccolo frammento. Sono visibili incisioni raffiguranti un collare a U costituito da cinque linee<br />
concentriche completato al margine esterno da pendaglietti a V, mentre un terzo pendaglietto isolato<br />
si trova in basso a destra e poco più sotto ancora compare una coppella. In altro a sinistra p presente<br />
invece un motivo a pettine <strong>di</strong>sposto verticalmente 93 .<br />
Castelvetro (da CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 214, fig. 12/1)<br />
Altre due stele provengono dalla località Le Crocette (o La Cruseta), nella frazione <strong>di</strong><br />
Somasassa.<br />
Il primo esemplare è un masso sbozzato a delineare la parte superiore <strong>di</strong> una figura umana<br />
(testa e spalle). Nonostante il cattivo stato <strong>di</strong> conservazione della superficie, sembra possibile<br />
interpretare la stele, sulla base dei motivi presenti, come maschile. Fu ritrovata nell'estate del 2000<br />
presso la cappella <strong>di</strong> S. Antonio. Si in<strong>di</strong>vidua, nella parte superiore, un sole raggiato <strong>di</strong> forma<br />
93 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 206.<br />
32
ovale 94 con, all'interno, forse, una figura antropomorfa. Ha corpo fitoforme, gambe a V e braccia<br />
oblique verso il basso. A sinistra, sotto al motivo solare, compare un'alabarda cui si sovrappone una<br />
figura animale solo parzialmente conservata. Nella fascia centrale sono presenti uno stambecco (a<br />
sinistra), un cervo poco conservato (a destra) ed altre figure animali <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile interpretazione. Si<br />
intravedono inoltre altre figure poco <strong>di</strong>stinguibili, tra cui motivi forse pertinenti ad una bandoliera.<br />
Le Crocette 1 (CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 205, fig. 7)<br />
La stele detta Le Crocette 2, a carattere maschile. si trova oggi reimpiegata in un muro a<br />
secco sul lato Ovest della strada che costeggia a Sud il laghetto <strong>di</strong> Somasassa. Si conserva la parte<br />
inferiore, che presenta due fasi <strong>di</strong> istoriazione.<br />
Alla prima fase (stile IIIA1) sono pertinenti tre pugnali tipo Remedello ed un pomo.<br />
Ai due pugnali posti più in basso si sovrappongono (seconda fase <strong>di</strong> incisione, stile IIIA2)<br />
due figure <strong>di</strong> cervi<strong>di</strong> a dorso leggermente ricurvo. Le incisioni proseguono verso il basso con altre<br />
figure animali (due cervi<strong>di</strong> e un capride) e una serie <strong>di</strong> sei coppelle. Ulteriori figure frammentarie<br />
compaiono a ridosso della frattura.<br />
Le Crocette 2 (CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 207, fig. 8)<br />
Infine, nella frazione <strong>di</strong> Ligone, in località Santa Maria, è stata in<strong>di</strong>viduata una stele<br />
reimpiegata nel muro <strong>di</strong> un'abitazione. Si tratta del frammento centrale <strong>di</strong> una stele con inciso un<br />
motivo femminile interpretabile come pettorale 95 .<br />
94 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, pp. 200-202.<br />
95 CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p.208.<br />
33
Ligone 1 (CASINI S., FOSSATI A., SIMONELLI M. G. 2004b, p. 214, fig. 12/2)<br />
Come già in precedenza anticipato, le stele provenienti da <strong>Teglio</strong> sono particolarmente<br />
significative nel quadro dell'età del Rame, confermando gli stretti contatti con l'area camuna.<br />
Sembra inoltre possibile riconoscere, nonostante la quasi totale assenza <strong>di</strong> indagini<br />
sistematiche e la scoperta delle stele <strong>di</strong> norma in giacitura secondaria, l'esistenza <strong>di</strong> siti con<br />
complessi cultuali più o meno articolati sulla base del rinvenimento <strong>di</strong> nuclei <strong>di</strong> stele: Caven,<br />
Cornal-Canove, Boalzo, Valgella-Ca' Morei, Somasassa-Le Crocette, Vangione 96 .<br />
L'Età del Bronzo e l'Età del Ferro<br />
In Valtellina l'Età del Bronzo, soprattutto per quanto concerne le fasi più antiche, è nota<br />
grazie a scoperte spora<strong>di</strong>che e isolate <strong>di</strong> manufatti metallici, frequentemente fuori contesto.<br />
Nel caso specifico <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, si conferma un quadro analogo a quello generale della<br />
Valtellina: i dati sono più limitati per le fasi più antiche dell'Età del Bronzo, mentre si ha una<br />
maggiore ricchezza <strong>di</strong> informazioni a partire dall‟Età del Bronzo Finale. Accanto ad alcuni<br />
rinvenimenti casuali della fine dell‟Ottocento e della prima metà del Novecento, sono <strong>di</strong>sponibili i<br />
dati provenienti da scavi sistematici condotti nel centro storico negli ultimi vent'anni.<br />
Gli scavi condotti presso l'Albergo Meden hanno restituito testimonianze <strong>di</strong> frequentazione<br />
protostorica tra la fine dell‟Età del Bronzo Finale e l'inizio dell'Età del Ferro 97, c ome attestato dalla<br />
presenza <strong>di</strong> vasi a corpo situliforme con tesa obliqua con motivi decorati ad impressioni sull'orlo e/o<br />
cordoni orizzontali impressi applicati. Si tratta <strong>di</strong> un tipo ben noto nella cultura centro alpina <strong>di</strong><br />
Luco-Meluno e attestato in Valtellina dalla fine dell‟Età del Bronzo Recente. Compaiono inoltre<br />
tazze con solcature elicoidali sulla carena e soprastanti solcature orizzontali, tipo ben noto in<br />
Lombar<strong>di</strong>a occidentale dall‟Età del Bronzo Finale.<br />
Ad una fase <strong>di</strong> abbandono dell'area, corrispondente stratigraficamente a depositi alluvionali,<br />
segue una nuova occupazione del sito intorno al V secolo a.C. In<strong>di</strong>catore dei contatti tra Valtellina e<br />
Valcamonica tra Prima e Seconda Età del Ferro è la presenza <strong>di</strong> numerosi boccali tipo Breno. Un<br />
dato <strong>di</strong> ulteriore interesse che testimonia la rete de contatti/influssi attivi in Valtellina è dato dalla<br />
96 POGGIANI KELLER R. 2004, p. 144.<br />
97 MARIOTTI V., CAIMI R., LINCETTO S., REDAELLI M. 2003-2004, pp. 201-204; CAIMI R., MARIOTTI V., REDAELLI M.<br />
2008-2009, pp. 236-237.<br />
34
presenza <strong>di</strong> un frammento ceramico con decorazione a stralucido decorazione caratteristica della<br />
urne Golasecca IIB nella zona lariana.<br />
La presenza <strong>di</strong> tazze superficie scopettata. riporta invece a contatti verso Nord con i<br />
Grigioni, nell'area <strong>di</strong> sviluppo della cultura <strong>di</strong> Tamins. Si tratta <strong>di</strong> forme molto simili ad esemplari<br />
provenienti da Chur, Markthallenplatz e datate tra la fine del periodo tardo-halstattiano e l'inizio del<br />
La Tène 98 .<br />
Su almeno due frammenti compare il motivo ad occhi <strong>di</strong> dado stampigliati, noto in Val<br />
d‟A<strong>di</strong>ge nell‟area della cultura <strong>di</strong> Fritzens-S. Zeno a partire dalla fine del VI sec. a.C 99 .<br />
L‟area viene in seguito abbandonata sempre nel corso del V sec. a.C.; seguono spora<strong>di</strong>che<br />
attestazioni in giacitura secondaria <strong>di</strong> Età romana e alto me<strong>di</strong>evale 100 .<br />
Anche le ricerche svolte a più riprese presso l‟Hotel Combolo restituiscono testimonianza <strong>di</strong><br />
un sito pluristratificato con tracce <strong>di</strong> frequentazione a partire dalla fine dell'Età del Bronzo - Prima<br />
Età del Ferro, come attestato da materiali in parte in situ e in parte in giacitura secondaria 101.<br />
Lo scavo non ha raggiunto lo sterile, ma si è arrivati ad indagare parzialmente un livello che<br />
ha portato alla luce ceramica preromana. Negli strati <strong>di</strong> poco posteriori, sono emersi materiali<br />
riferibili all'Età del Ferro ed una probabile risepoltura: un cranio frammentario era deposto in una<br />
coppetta in ceramica comune <strong>di</strong> spessore ridotto e accanto erano presenti, carbone, concotto e<br />
piccoli frammenti metallici.<br />
Alcune indagini condotte presso il Palazzo del Municipio <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> hanno invece permesso<br />
<strong>di</strong> stabilire una frequentazione dell'area tra la Prima Età del Ferro e l'Età tardoantica. All'Età del<br />
Ferro è possibile ascrivere un frammento ceramico rinvenuto in un livello <strong>di</strong> fase I 102 .<br />
Nel 2003 gli scavi condotti a Prà de la Resa hanno portato ad in<strong>di</strong>viduare due fasi <strong>di</strong><br />
frequentazione protostorica. La prima (fase II) è caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> alcune buche, in<br />
parte interpretabili come focolari, ed un muro <strong>di</strong> terrazzamento il cui livello d'uso era ricoperto da<br />
un crollo. Si in<strong>di</strong>viduano inoltre una sequenza <strong>di</strong> erosioni e accumuli limosi creati dal passaggio o<br />
dalla stagnazione dell'acqua ed un piccolo forno con praefurnium sub-rettangolare, contenente<br />
frammenti ceramici e ossa animali, al <strong>di</strong> sotto del quale si riconosce un focolare più antico. La<br />
seconda (Fase III), anch'essa inquadrabile in epoca protostorica, mostra la presenza <strong>di</strong> un suolo<br />
antico con frustuli <strong>di</strong> carbone e i resti <strong>di</strong> una struttura e una buca.<br />
Sempre nell'area del centro storico, tra il 1881 e il 1960, sono stati effettuati alcuni recuperi<br />
<strong>di</strong> materiale spora<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Età pre/protostorica e romana presso la torre “de li beli miri” 103 . I reperti<br />
sono oggi <strong>di</strong>spersi, fatta eccezione per una macina a navicella con due manici scoperta, a 3 m <strong>di</strong><br />
profon<strong>di</strong>tà, poco <strong>di</strong>stante da un e<strong>di</strong>ficio ad uso rustico <strong>di</strong> proprietà della famiglia Cattani, poi<br />
demolito. Si ha testimonianza della presenza <strong>di</strong> due asce in bronzo <strong>di</strong> Età pre/protostorica e <strong>di</strong> due<br />
lance provenienti da un campo ad Est della Torre. Non posse<strong>di</strong>amo ulteriori informazioni in merito<br />
alla tipologia dei manufatti descritti e non è possibile pertanto proporne un preciso inquadramento<br />
cronologico.<br />
Fuori dall'area del centro storico sono stati portati alla luce altri reperti <strong>di</strong> epoca protostorica<br />
frutto <strong>di</strong> rinvenimenti casuali.<br />
98 LINCETTO S. 2003, p. 10.<br />
99 LINCETTO S. 2003, p. 10.<br />
100 CAIMI R., MARIOTTI V., REDAELLI M. 2008-2009, pp. 236-237.<br />
101 MARIOTTI V. 1995-1997, pp. 156-158; MARIOTTI V. 2001-2002, pp. 136-137.<br />
102 MARIOTTI V. 1995-1997, pp. 156-158.<br />
103 GARBELLINI G. 2007, pp. 199-201.<br />
35
Dalla frazione <strong>di</strong> Tresenda provengono tre asce in bronzo. Un esemplare inquadrabile nel<br />
tipo Savignano dell‟Età del Bronzo Me<strong>di</strong>o proviene da vicino al cimitero ed è stata ritrovata sotto<br />
un cumulo <strong>di</strong> pietre sotto la rupe <strong>di</strong> Caven, sopra la Statale, alla fine dell'800. Si tratta pertanto <strong>di</strong> un<br />
esemplare fuori contesto 104 .<br />
Prima della fine del 1800 fu invece rinvenuta un‟altra ascia dell‟Età del Bronzo Finale in<br />
una zona imprecisata <strong>di</strong> Tresenda 105 , mentre un terzo esemplare ascia è stato scoperto nel letto del<br />
torrente Bondone, presso la cascata vicino alla così detta “Corna della Madonna”. Si tratta <strong>di</strong> un<br />
reperto inquadrabile nella Prima Età del Ferro, proveniente probabilmente dall'area <strong>di</strong> Caprinale 106 ,<br />
una località a monte della cascata verosimilmente abitata in antico.<br />
In località Panaggia, nel 1976, in seguito a lavori <strong>di</strong> sterro nell'area, sono stati recuperati<br />
alcuni frammenti <strong>di</strong> basse tazze globose inornate con l‟orlo appiattito e sporgente. Altri frammenti<br />
pertinenti a forme non ricostruibili sono decorati “a scopettato” e a piccoli cerchi concentrici; sono<br />
inoltre presenti alcuni fon<strong>di</strong> a pareti concave e anse costolate, caratteristiche dei boccali <strong>di</strong> tipo<br />
retico. Si tratta in linea generale <strong>di</strong> ceramiche che sembrano attestare punti <strong>di</strong> contatto con la cultura<br />
centro-alpina <strong>di</strong> Fritzens - San Zeno e permettono <strong>di</strong> proporre un inquadramento cronologico del<br />
contesto tra Prima e Seconda Età del Ferro (V-IV secolo a.C.) 107 .<br />
Panaggia, frammenti ceramici (a POGGIANI KELLER R. 1988, p. 95, fig. 25, nn. 5-21)<br />
Sempre nella frazione <strong>di</strong> Panaggia, in località Doss de la Forca, durante i lavori per la<br />
costruzione <strong>di</strong> una casa, sono stati recuperati alcuni frammenti ceramici databili anch'essi tra Prima<br />
e Seconda Età del Ferro ed inquadrabili nel medesimo contesto culturale 108 . Si in<strong>di</strong>vidua un<br />
frammento <strong>di</strong> ansa costolata pertinente ad un bicchiere monoansato e un frammento <strong>di</strong> tazza<br />
globosa analogo agli esemplari <strong>di</strong> Panaggia, ma ornato con decorazione <strong>di</strong> tipo Besenstrich.<br />
104 PACE D., SIMONELLI M. G., VALMADRE L. 1985, p. 105.<br />
105 GARBELLINI G. 2008, p. 207.<br />
106 PACE D., SIMONELLI M. G., VALMADRE L. 1985, p. 105.<br />
107 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 94.<br />
108 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 94.<br />
36
Doss de la Forca, frammenti ceramici (da POGGIANI KELLER R. 1988, p. 95, fig. 25, nn. 1-4)<br />
Pur nella scarsità <strong>di</strong> dati <strong>di</strong>sponibili, nei casi <strong>di</strong> Panaggia e Doss de la Forca possiamo<br />
affermare <strong>di</strong> essere in presenza <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento che tende a privilegiare zone alte in<br />
posizione naturalmente <strong>di</strong>fesa e <strong>di</strong> controllo sul territorio circostante 109 . Si tratta <strong>di</strong> una scelta<br />
inse<strong>di</strong>ativa comune agli inizi della Seconda Età del Ferro in area valtellinese, come attestato al<br />
Calvario <strong>di</strong> Tresivio o a San Martino in Val<strong>di</strong>sotto 110 .<br />
Negli anni '60 del Novecento, nello scavo per la costruzione <strong>di</strong> una casa in località Pozz, al<br />
margine del terrazzo <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, fu recuperata un'armilla a capi aperti sovrapposti con terminazioni<br />
zoomorfe in bronzo pieno, in associazione con ossa umane non pervenute 111 . Si tratta<br />
verosimilmente dell'unico elemento superstite del corredo <strong>di</strong> una tomba femminile ad<br />
inumazione 112 .<br />
Un sito <strong>di</strong> incerta datazione, ma verosimilmente inquadrabile nell‟Età protostorica è noto<br />
nella frazione <strong>di</strong> Posseggia, in località La Quascia ( Cuas/Cuàcsia). La struttura è nota a partire<br />
dalla fine degli anni '70 del Novecento 113 . Si tratta <strong>di</strong> una possente cinta a secco con muri larghi da<br />
1 a 3 m e conservati in alzato fino ad 1,8 m. Si riconosce all'interno un'articolazione su terrazzi<br />
<strong>di</strong>gradanti con una partizione dello spazio in ambienti <strong>di</strong> forma circolare e sub-rettangolare. La<br />
struttura sfrutta talvolta la presenza <strong>di</strong> massi erratici e rocce affioranti presenti in situ. Il sito non è<br />
mai stato soggetto ad indagine archeologica e la sua datazione risulta pertanto incerta.<br />
Il quadro così delineato, pur nella limitatezza dei dati <strong>di</strong> scavo, permette <strong>di</strong> riconoscere come<br />
con l'Età del Ferro la Valtellina e <strong>Teglio</strong> in modo particolare, si inquadrino nel contesto della<br />
cultura centro-alpina, con particolare riferimenti agli orizzonti Tamins nei Grigioni e Fritzens San<br />
Zeno in Altoa<strong>di</strong>ge e Enga<strong>di</strong>na, non <strong>di</strong>menticando dunque che la catena alpina ha rappresentato un<br />
fattore <strong>di</strong> unione e contatto e non <strong>di</strong> separazione 114 .<br />
109 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 97.<br />
110 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 97.<br />
111 REGGIANI RAJNA M. 1970, pp. 371-373.<br />
112 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 89.<br />
113 GARBELLINI G. 2008, pp. 198-200.<br />
114 POGGIANI KELLER R. 1988, p. 97.<br />
37
2- PROCEDURA METODOLOGICA<br />
Come premesso nell‟inquadramento generale, il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> presenta un territorio<br />
molto ricco e molto complesso dal punto <strong>di</strong> vista archeologico, con numerosi ritrovamenti sparsi un<br />
po‟ dappertutto.<br />
A livello concettuale, all‟interno del presente lavoro, sono stati considerati contesti<br />
archeologici (<strong>di</strong> seguito verrà adottata sempre questa <strong>di</strong>citura) tutti i singoli ritrovamenti o<br />
segnalazioni riguardo a tutti i materiali archeologici, sia spora<strong>di</strong>ci sia provenienti da sicuri contesti<br />
<strong>di</strong> scavo stratigrafico, compresi all‟interno dei confini comunali. L‟unica <strong>di</strong>scriminante adottata in<br />
fase <strong>di</strong> raccolta dati riguarda il termine temporale, essendo stati considerati i contesti archeologici<br />
compresi tra la preistorica e la fine del me<strong>di</strong>oevo.<br />
Sono state incluse tutte le informazioni raccolte attraverso fonti bibliografiche e d‟archivio,<br />
sia e<strong>di</strong>te sia ine<strong>di</strong>te. I dati hanno quin<strong>di</strong> una natura molto <strong>di</strong>somogenea, riguardando sia<br />
segnalazioni o notizie relative a vecchi rinvenimenti <strong>di</strong> singoli materiali archeologici, come per<br />
esempio monete, frammenti ceramici o altri materiali spora<strong>di</strong>ci, sia complessi <strong>di</strong> petroglifi e, infine,<br />
scavi archeologici <strong>di</strong> contesti ben documentati.<br />
Per la raccolta delle informazioni si è quin<strong>di</strong> lavorato su vari fronti contemporaneamente, in<br />
modo da raccogliere e sintetizzare il più possibile tutti i dati archeologici relativi al comprensorio<br />
comunale, così da poterli poi presentare in una forma utile alla pianificazione territoriale.<br />
Le operazioni si sono svolte grosso modo in tre fasi così <strong>di</strong>stinte:<br />
Raccolta del dato: raccolta dei dati archeologici veri e propri e dei dati territoriali ad essi<br />
complementari<br />
Controllo del dato: verifica e posizionamento dei dati archeologici sul terreno<br />
Elaborazione del dato: analisi dei dati raccolti, sintesi degli stessi ed elaborazione dei livelli<br />
informativi finali<br />
2.1 – La raccolta del dato archeologico<br />
Durante la fase <strong>di</strong> progettazione <strong>di</strong> un‟analisi archeologica territoriale, la prima operazione<br />
da compiere riguarda la localizzazione dei documenti archeologici già noti. Attraverso lo stu<strong>di</strong>o<br />
della bibliografia e della documentazione esistente vengono posizionati sulla cartografia a livello<br />
preliminare tutti i siti, i reperti isolati, i monumenti, le iscrizioni e quant'altro sia stato rinvenuto e/o<br />
documentato nell'area oggetto <strong>di</strong> indagine. La raccolta del dato archeologico a livello preliminare è<br />
stata compiuta in due fasi <strong>di</strong>stinte, che hanno riguardato sia le fonti bibliografiche e<strong>di</strong>te sia i dati <strong>di</strong><br />
archivio ine<strong>di</strong>ti.<br />
38
2.1.1 – Raccolta tramite fonti bibliografiche<br />
La ricerca bibliografica preliminare al lavoro <strong>di</strong> schedatura delle evidenze archeologiche è<br />
stata svolta su tutte le pubblicazioni e<strong>di</strong>te riguardanti il territorio in esame. Si sono consultate tutte<br />
le e<strong>di</strong>zioni a carattere monografico oltre che le riviste e i notiziari a carattere locale. In particolare è<br />
stato preso come riferimento per le notizie relative agli ultimi 30 anni, il Notiziario della<br />
Soprintendenza Archeologica della Lombar<strong>di</strong>a (NSAL), che pubblica regolarmente dal 1982 tutti i<br />
lavori archeologici svolti sul territorio.<br />
La maggior parte delle pubblicazioni consultate è stata reperita e consultata anche in loco<br />
nelle biblioteche del territorio che avevano <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> materiale <strong>di</strong> vario tipo. In particolare,<br />
sono stati consultati i testi nella Biblioteca Civica “Pio Rajna” <strong>di</strong> Sondrio, nella Biblioteca Luigi<br />
Credaro della Banca Popolare <strong>di</strong> Sondrio e nella Biblioteca del Civico Museo Archeologico Paolo<br />
Giovio <strong>di</strong> Como, che raccoglie una vasta collezione <strong>di</strong> testi relativi alla storia e al popolamento del<br />
suo territorio, a cui anticamente la Provincia <strong>di</strong> Sondrio era legata.<br />
2.1.2 – Raccolta tramite dati d’archivio<br />
Presso la sede centrale della Soprintendenza Archeologica della Lombar<strong>di</strong>a sono archiviati<br />
tutti i documenti d‟ufficio relativi a scoperte e indagini archeologiche, sia sotto forma <strong>di</strong><br />
segnalazioni, che <strong>di</strong> documentazione dei lavori effettuati.<br />
L‟Archivio generale, che prende il nome <strong>di</strong> Archivio Topografico della Soprintendenza<br />
(ATS), raccoglie, <strong>di</strong>visa per comune e in or<strong>di</strong>ne cronologico, tutta la documentazione d‟ufficio.<br />
Ulteriori archivi specifici conservano invece le documentazioni più dettagliate, quali le relazioni<br />
degli scavi, la documentazione grafica, la documentazione fotografica, ecc.<br />
Questi materiali sono spesso ine<strong>di</strong>ti, pur essendo pubblici, e la loro consultazione è<br />
possibile, per motivi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o o <strong>di</strong> tutela e per la programmazione <strong>di</strong> lavori e<strong>di</strong>li, previi accor<strong>di</strong> con<br />
i funzionari responsabili del territorio.<br />
La consultazione delle fonti d‟archivio ha permesso d‟integrare e, in alcuni casi, <strong>di</strong><br />
correggere e risalire con maggior dettaglio alle informazioni relative ai contesti archeologici<br />
rinvenuti.<br />
2.2 – La schedatura dei dati<br />
I dati raccolti sono stati organizzati all‟interno <strong>di</strong> apposite schede <strong>di</strong> contesto archeologico,<br />
che sintetizzano le informazioni relative secondo voci definite.<br />
Le schede integrali sono allegate in fondo alla relazione e hanno un preciso riferimento<br />
cartografico nelle tavole allegate. Data la natura <strong>di</strong>somogenea dei dati raccolti, le schede svolgono<br />
la funzione <strong>di</strong> sintesi e, per quanto possibile, <strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzazione.<br />
39
La scheda è sud<strong>di</strong>visa in paragrafi o quadri:<br />
- CODICE ID SITO/RITROVAMENTO: numerazione relativa ad ogni contesto<br />
archeologico segnalato. In alcuni casi, dove per esempio c‟erano più emergenze<br />
archeologiche ravvicinate e riferibili comunque ad un unico contesto, è stato<br />
assegnato un numero univoco all‟intero contesto.<br />
- DATI AMMINISTRATIVI: si riferisce ai dati amministrativi con la localizzazione<br />
del luogo del ritrovamento effettuata in base a Provincia, <strong>Comune</strong>, Frazione,<br />
Località.<br />
- RIFERIMENTI CARTOGRAFICI: riferito alla localizzazione, alle coor<strong>di</strong>nate<br />
geografiche (quando il sito è stato georeferenziato con precisione) e altimetriche,<br />
oltre che al sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate utilizzato.<br />
- DATI AMBIENTALI: relativi alla Morfologia, Geologia, Uso del suolo attuale, Tipo<br />
<strong>di</strong> vegetazione e/o colture.<br />
- DATI ARCHEOLOGICI E VALUTAZIONE DEL RISCHIO: sud<strong>di</strong>viso nelle<br />
seguenti voci: Tipologia del rinvenimento (necropoli, e<strong>di</strong>fici, reperti isolati, epigrafi,<br />
ecc.); Descrizione dello stesso; Datazione; Data e modalità <strong>di</strong> rinvenimento,<br />
Conservazione del contesto, Giacitura, Rischio assoluto.<br />
- DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA/CARTOGRAFICA: ogni scheda è<br />
correlata da immagini fotografiche relative all‟oggetto archeologico rinvenuto, oltre<br />
che al suo contesto <strong>di</strong> collocazione attuale. Per quanto riguarda le aree <strong>di</strong> scavo<br />
archeologico, queste sono anche correlate da uno stralcio cartografico con<br />
localizzazione areale del sito sulle Carte Catastali del comune <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>.<br />
- RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E D‟ARCHIVIO: si raccoglie tutta la bibliografia<br />
e<strong>di</strong>ta relativa al contesto archeologico, oltre alle fonti d‟archivio ine<strong>di</strong>te.<br />
40
2.3 – Posizionamento del dato archeologico sul terreno<br />
I siti e i rinvenimenti archeologici censiti sono stati posizionati sulla cartografia vettoriale<br />
del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, fornita dal <strong>Comune</strong> stesso, per poter successivamente elaborare le varie carte<br />
tematiche. I contesti archeologici schedati sono stati controllati <strong>di</strong>rettamente sul terreno attraverso<br />
appositi sopralluoghi, in modo da poter documentare lo stato attuale delle evidenze attraverso<br />
fotografie e note osservative 115 .<br />
Per la georeferenziazione sul campo delle evidenze archeologiche, soprattutto in ambito<br />
extra-urbano, ci si è serviti del supporto <strong>di</strong> un GPS palmare Trimble della serie Geo XT. Le<br />
coor<strong>di</strong>nate sono state raccolte in formato geografico internazionale WGS 84 e successivamente<br />
trasformate in coor<strong>di</strong>nate chilometriche.<br />
Data la <strong>di</strong>fformità delle informazioni relative ad ogni singolo contesto <strong>di</strong> rinvenimento, sono<br />
stati adottati tre gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> precisione nel posizionamento:<br />
1 - Georeferenziato: sono inclusi i contesti <strong>di</strong> cui si conosce l‟esatto posizionamento<br />
puntuale e che sono stati osservati <strong>di</strong>rettamente nel corso dei sopralluoghi. Di questi contesti sono<br />
state rilevate le coor<strong>di</strong>nate, poi riportate nella scheda, <strong>di</strong>rettamente sul campo attraverso il GPS.<br />
2 - Posizionamento Certo: sono inclusi i contesti <strong>di</strong> cui si possiedono le informazioni<br />
relative al luogo preciso <strong>di</strong> rinvenimento, ma che in genere, allo stato attuale, non si trovano più in<br />
situ o che non è stato possibile ritrovare con precisione nel corso dei sopralluoghi sul territorio.<br />
3 - Posizionamento Incerto: sono inclusi i contesti <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> informazioni<br />
parziali e lacunose circa il luogo o l‟areale <strong>di</strong> rinvenimento e che non si è potuto localizzare con un<br />
grado maggiore <strong>di</strong> dettaglio.<br />
115 In questa fase è stato <strong>di</strong> fondamentale aiuto il supporto <strong>di</strong> Don Mario Simonelli, grande conoscitore del territorio<br />
tellino, che ha permesso <strong>di</strong> localizzare con precisione molti dei contesti archeologici documentati.<br />
41
2.4 – Raccolta e analisi <strong>di</strong> dati territoriali complementari<br />
La ricerca archeologica territoriale si serve, oltre che delle fonti prettamente archeologiche,<br />
anche <strong>di</strong> fonti complementari per poter meglio comprendere il contesto ambientale e le<br />
trasformazioni che esso ha subito nel tempo.<br />
Un utile strumento utilizzato per questo lavoro, al fine <strong>di</strong> avere uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>acronico del<br />
paesaggio, è per esempio la cartografia storica, che “fotografa” uno stesso ambiente in <strong>di</strong>versi<br />
momenti e da cui si possono cogliere le mo<strong>di</strong>fiche e le trasformazioni. Un altro strumento <strong>di</strong> analisi<br />
territoriale è lo stu<strong>di</strong>o dei percorsi e della rete viabilistica antica, da cui è possibile trarre preziose<br />
informazioni circa la maglia inse<strong>di</strong>ativa del passato. E infine, utilizzata anch‟essa per questo lavoro,<br />
è l‟analisi della toponomastica, che permette <strong>di</strong> ricavare in<strong>di</strong>zi circa i cambiamenti <strong>di</strong> destinazione<br />
delle località.<br />
2.4.1– Analisi della cartografia storica<br />
L‟analisi della cartografia storica offre in genere una raffigurazione del territorio utile per<br />
definirne alcuni aspetti sia globali che specifici, quali la maglia inse<strong>di</strong>ativa, l‟uso del suolo, la<br />
viabilità, oltre alla presenza <strong>di</strong> toponimi e microtoponimi spesso non più esistenti nelle carte attuali.<br />
La sequenza delle varie rappresentazioni cartografiche offre inoltre una panoramica sull‟evoluzione<br />
<strong>di</strong>acronica del territorio.<br />
Le più antiche fonti cartografiche relative alla Valtellina (e, nello specifico, alla<br />
Valchiavenna) risalgono al periodo romano e sono la Tabula peutingeriana 116 e l‟Itinerarium<br />
Antonini 117 , dove vengono menzionati due inse<strong>di</strong>amenti, Clavenna (= Chiavenna) e<br />
Tarvssedo/Tarvesede (probabilmente = Campodolcino o Isola o Madesimo). La Tabula<br />
peutingeriana è costituita da un<strong>di</strong>ci pergamene (in totale 6,80x0,33 m) ed il territorio ritratto,<br />
rappresentato in maniera non realistica, ma simbolica, comprende tutto l‟impero romano, il Vicino<br />
Oriente e l‟In<strong>di</strong>a. La sua datazione è molto controversa e così anche l‟ipotesi <strong>di</strong> suoi aggiornamenti<br />
successivi; è probabile che il <strong>di</strong>segno delle sue varie parti sia avvenuto in tempi <strong>di</strong>fferenti, così<br />
come testimonia la compresenza <strong>di</strong> elementi piuttosto tar<strong>di</strong> (la città <strong>di</strong> Costantinopoli, fondata nel<br />
328 d.C) e altri riferibili al primo periodo imperiale (la città <strong>di</strong> Pompei, mai più ricostruita dopo<br />
l‟eruzione del Vesuvio del 79 d.C.) o, ancora, l‟assenza <strong>di</strong> altri databili all‟epoca repubblicana,<br />
come la via Emilia Scauri, realizzata circa nel 109 a.C.<br />
116 Un itinerarium pictum con le principali vie dell‟impero e le relative tappe in miglia pervenuto in una copia del XII-<br />
XIII secolo; probabilmente l‟originale doveva risalire al periodo augusteo.<br />
117 Della fine del IV secolo. L‟itinerario costituisce un registro delle stazioni <strong>di</strong> sosta e delle <strong>di</strong>stanze tra le località<br />
dell‟impero.<br />
42
La Tabula peutingeriana <strong>di</strong>visa in tre parti, sopra quella sinistra, al centro quella me<strong>di</strong>ana e sotto quella destra (da<br />
).<br />
Le fonti successive risalgono invece al XV-XVI secolo, quando l‟invenzione della stampa<br />
rivoluzionò la produzione cartografica e l‟opera <strong>di</strong> Tolomeo 118 , pubblicata per la prima volta in<br />
Italia nel 1477, le conoscenze geografiche dell‟epoca 119 . Si assiste alla nascita e allo sviluppo <strong>di</strong> una<br />
cartografia <strong>di</strong> tipo regionale, dove la Carta <strong>di</strong> Egizio Tschu<strong>di</strong> del 1528, che ritrae tutta la Rezia<br />
durante il dominio grigione, rappresenta la prima produzione specifica inerente il territorio della<br />
Valtellina e della Valchiavenna. Le finalità <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> carte erano soprattutto militari 120 e le<br />
rappresentazioni pre<strong>di</strong>ligevano quin<strong>di</strong> determinati elementi strategici, in primis strade, ponti e<br />
fortificazioni, ma erano attestate anche finalità celebrative, come nel caso delle carte inerenti le<br />
conquiste del marchese <strong>di</strong> Coeuvres, caratterizzate da un orientamento inverso del Nord e del Sud.<br />
Le rappresentazioni erano ancora molto sommarie e simboliche, per lo più in bianco e nero, con<br />
segni convenzionali non realistici, ma schematici e ripetitivi, come ad esempio per i rilievi, dove<br />
l‟interesse si concentrava soprattutto sul mettere in evidenza i punti <strong>di</strong> passaggio più che sul<br />
contesto naturale in sé.<br />
118<br />
Geografo greco-egiziano del II secolo d.C. La sua teoria più importante fu quella della sfericità della terra.<br />
119<br />
SCEFFER O. 2006, p. XV.<br />
120<br />
Soprattutto in rapporto alla forte conflittualità del territorio della Valtellina e della Valchiavenna, considerato<br />
strategico per il controllo dei passi verso l‟Europa centrale.<br />
43
A sinistra, Abriss der Landschafft Veltlin, vom frantzösischen General Marquis <strong>di</strong> Covure den Spranischen wieder<br />
abgennommen worden (1625-1627), al centro Die Unterthanen der Graubündner oder das Thal Veltlin mit den<br />
Grafschaften Worms und Cleven Nro. 415 del (1789-1799) e a destra Description du pais de la Valetolinne [sic]: Ceste<br />
carte de la Valtelinne, et des Comtez de Bormio et Chiavenes, a este nouvellement corrigèe et augmentèe, et ce vend a<br />
Paris chez lean Boisseau, en l’Isle du Palais, a la Fontaine Royalle de louvence (1643) (gentile concessione della<br />
Biblioteca Luigi Credaro – Banca Popolare <strong>di</strong> Sondrio).<br />
Attraverso questo tipo <strong>di</strong> carte, ad esempio quella Abriss der Landschafft Veltlin, vom<br />
frantzösischen General Marquis <strong>di</strong> Covure den Spranischen wieder abgennommen worden del<br />
1625-1627, quella Die Unterthanen der Graubündner oder das Thal Veltlin mit den Grafschaften<br />
Worms und Cleven Nro. 415 del 1789-1799 e o quella Description du pais de la Valetolinne [sic]:<br />
Ceste carte de la Valtelinne, et des Comtez de Bormio et Chiavenes, a este nouvellement corrigèe et<br />
augmentèe, et ce vend a Paris chez lean Boisseau, en l’Isle du Palais, a la Fontaine Royalle de<br />
louvence del 1643, si apprende dell‟esistenza, già nel XVII secolo, <strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> passaggio da una<br />
sponda all‟altra dell‟Adda anche a San Giacomo (Pont S. Iacom/Brück […] Jacob/P.S. Iacomo),<br />
oltre che a Tresenda (Tresonda/Brück Trasenda/Tres[…]anda), come già testimoniato dalla<br />
toponomastica. Da punto questo punto <strong>di</strong> vista in particolare, la cartografia storica <strong>di</strong> questo periodo<br />
è inoltre molto interessante per quanto riguarda le attestazioni delle numerose varianti del toponimo<br />
<strong>Teglio</strong>, che <strong>di</strong> volta in volta compare come Tullum (Carta della Valtellina, 1775), Telio (Il Nuovo et<br />
vero <strong>di</strong>segno della Valtellina, 1622), Tellio (Il vero <strong>di</strong>segno della Valtellina e della Valchiavenna<br />
con i suoi confini, 1621), Teiglo (Carte des pais Reconquis et Restitues par le Roy aux 3 ligues<br />
Gries M.r le Marquis de Coeuvres y ayant le Commande General de l’armée de S. M. es annes<br />
1625 et 1626, 1626), Tigilo (Disegno della Valtellina et suoi confini, inizio XVII secolo) Telium<br />
(Rhaetiae et Lepontiorum Eugarnorumque ac Orobiorum agri descriptio, 1624) o, infine, <strong>Teglio</strong><br />
(ad esempio nella carta La Val Tellina, 1817). Il toponimo è sempre accompagnato dalla<br />
rappresentazione <strong>di</strong> una piccola rocca, a segnalare la sua funzione strategica per il controllo del<br />
territorio e, probabilmente, anche il suo trascorso storico come inse<strong>di</strong>amento fortificato.<br />
44
Nel caso della carta Rhaetiae et Lepontiorum Eugarnorumque ac Orobiorum agri descriptio<br />
del 1624 appare inoltre evidente come questo tipo <strong>di</strong> rappresentazioni possano assumere anche un<br />
valore storiografico, attribuendo, sulla base delle fonti antiche, gli inse<strong>di</strong>amenti del territorio alla<br />
popolazione celtica dei Vennoni 121 .<br />
A sinistra Carta della Valtellina (1775) (da SCEFFER O. 2006, p. 147), al centro Il Nuovo et vero <strong>di</strong>segno della Valtellina<br />
(1622) (da SCEFFER O. 2006, p. 201) e Il vero <strong>di</strong>segno della Valtellina e della Valchiavenna con i suoi confini (1621) (da<br />
SCEFFER O. 2006, p. 65) e a destra Carte des pais Reconquis et Restitues par le Roy aux 3 ligues Gries M.r le Marquis de<br />
Coeuvres y ayant le Commande General de l’armée de S. M. es annes 1625 et 1626 (1626) (da SCEFFER O. 2006, p. 26).<br />
A sinistra Disegno della Valtellina et suoi confini (inizio XVII secolo) (da SCEFFER O. 2006, p. 17) e a destra Rhaetiae et<br />
Lepontiorum Eugarnorumque ac Orobiorum agri descriptio (1624) (SCEFFER O. 2006, p. 20).<br />
121 BIANCHI S. 2007, p. 147.<br />
La Val Tellina (1817) (da SCEFFER O. 2007, p. 148).<br />
45
Anche altri toponimi del comune iniziano man mano ad essere attestati: Boalzo, come<br />
Boaltio nel 1622 in Il Nuovo et vero <strong>di</strong>segno della Valtellina, Boalsium nel 1775 nella Carta della<br />
Valtellina, Boalzo nel 1817 in La Val Tellina; San Giacomo come Iacom nel 1625-1627 in Abriss<br />
der Landschafft Veltlin, vom frantzösischen General Marquis <strong>di</strong> Covure den Spranischen wieder<br />
abgennommen worden e Iacomo nel 1621 in Il vero <strong>di</strong>segno della Valtellina e della Valchiavenna<br />
con i suoi confini e nel 1643 in Description du pais de la Valetolinne [sic]: Ceste carte de la<br />
Valtelinne, et des Comtez de Bormio et Chiavenes, a este nouvellement corrigèe et augmentèe, et ce<br />
vend a Paris chez lean Boisseau, en l’Isle du Palais, a la Fontaine Royalle de louven; Tresenda<br />
come Tresenda nel 1622 in Il Nuovo et vero <strong>di</strong>segno della Valtellina, 1622 e Tresonda nel 1625-<br />
1627 in Abriss der Landschafft Veltlin, vom frantzösischen General Marquis <strong>di</strong> Covure den<br />
Spranischen wieder abgennommen worden; Carona, San Giovanni e San Sebastiano sono invece<br />
attestati solo in rari casi e i loro toponimi sono costantemente citati in quest‟unica variante.<br />
Decisamente «meno feriva è<br />
per la Valtellina e la Valchiavenna la<br />
produzione del „700» 122 , ma si assiste<br />
contemporaneamente ad un notevole<br />
progre<strong>di</strong>re delle tecniche <strong>di</strong><br />
rappresentazione: le località riportate<br />
sono sempre più numerose, vengono<br />
spesso meno le simbologie in<strong>di</strong>canti i<br />
siti fortificati e la geomorfologia del<br />
territorio è molto più curata: i rilievi<br />
sono <strong>di</strong>fferenziati tra loro, soprattutto<br />
dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>mensionale, ed è<br />
spesso presente un tocco <strong>di</strong> colore che<br />
serve a caratterizzare determinati<br />
elementi <strong>di</strong>stintivi della carta.<br />
Con l‟800 iniziano ad essere<br />
realizzate alcune carte con finalità<br />
amministrative, commerciali e<br />
turistiche 123 e cambiano notevolmente<br />
tutti i simboli convenzionali: alcuni <strong>di</strong><br />
questi vengono ora sostituiti da<br />
rappresentazioni più realistiche, altri,<br />
in favore della leggibilità della carta,<br />
ra<strong>di</strong>calmente rimossi.<br />
Curioso è, ad esempio,<br />
riguardo al comune <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, il<br />
caso della carta del 1884 della<br />
Valle <strong>di</strong> Boalzo nei territori <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> e Bianzone, realizzata dal corpo forestale per un progetto <strong>di</strong><br />
rimboschimento lungo il corso del torrente Boalzo e posta a corredo <strong>di</strong> un libro sull‟argomento; si<br />
122 SCEFFER O. 2006, p. XV.<br />
123 AA.VV. 1971, pp. 24-26.<br />
Sopra, Valle Boalzo nei territori <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> e Bianzone (1884) (da SCEFFER<br />
O. 2006, p. 155); sotto, frazione <strong>di</strong> San Giovanni nel Catasto<br />
napoleonico (dall’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Sondrio).<br />
46
tratta ovviamente <strong>di</strong> una rappresentazione molto specifica, come appare evidente anche nella scelta<br />
delle simbologie inerenti la tipologia <strong>di</strong> copertura vegetale del territorio, <strong>di</strong>stinta tra “latifoglie”,<br />
“cespugliosi” e “resinosi”.<br />
Sempre a partire da questo secolo, si rende inoltre <strong>di</strong>sponibile la prima cartografia <strong>di</strong> tipo<br />
catastale, con il Catasto napoleonico prima e quin<strong>di</strong> con il Cessato Catasto, realizzato dopo l‟Unità<br />
d‟Italia. Il Catasto Teresiano del 1718-1760 con il censimento <strong>di</strong> tutte le proprietà fon<strong>di</strong>arie del<br />
Ducato <strong>di</strong> Milano, che costituisce l‟opera fondamentale <strong>di</strong> riferimento per quasi tutto il contesto<br />
lombardo, non comprende invece la Valtellina, poiché il suo territorio, ai tempi, si trovava ancora<br />
sotto il dominio dei Grigioni.<br />
Il Catasto napoleonico viene realizzato tra il 1807 e il 1816, quando la Valtellina è ormai da<br />
più <strong>di</strong> trent‟anni sotto il controllo francese, dopo l‟istituzione della Repubblica Cisalpina. Nel caso<br />
<strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> appare subito evidente come, pur essendosi fino ad oggi mantenute praticamente invariate<br />
la rete viaria urbana e la struttura del borgo me<strong>di</strong>evale, vi siano state delle profonde trasformazioni<br />
a livello dei terreni a<strong>di</strong>biti ad uso agricolo, progressivamente ri<strong>di</strong>mensionati soprattutto all‟interno<br />
del paese e delle frazioni. Dal confronto tra i fogli catastali moderni e quelli del Cessato Catasto (o<br />
Nuovo Catasto Fon<strong>di</strong>ario), realizzati a partire dal 1886, questi mutamenti sono ancor più marcati<br />
nel centro storico, a sottolineare un cambiamento, anche ra<strong>di</strong>cale, nello sfruttamento dei caratteri<br />
vocazionali agricoli del territorio in favore <strong>di</strong> un‟economia sempre più incentrata sul turismo, con<br />
un potenziamento dei servizi e delle infrastrutture legate al settore alberghiero.<br />
Sopra, foglio n. 13 del Cessato Catasto con, in rosso più marcato, la chiesa <strong>di</strong> Sant’Eufemia (dall’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong><br />
Sondrio).<br />
47
2.4.2– Analisi della viabilità antica<br />
La viabilità storica della Valtellina e della Valchiavenna è strettamente connessa con<br />
l‟importanza <strong>di</strong>acronica, dalla preistoria fino all‟Età moderna, dei passi alpini, che permettevano il<br />
collegamento, sia per motivi commerciali che militari, tra la pianura padana e l‟area centro-europea.<br />
Per questa ragione, pur essendo attestati anche alcuni itinerari in senso Est/Ovest, l‟asse principale<br />
delle vie <strong>di</strong> comunicazione si appoggiava certamente ad una fitta rete viaria con andamento<br />
Nord/Sud.<br />
Il territorio <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> rappresenta senza dubbio un punto <strong>di</strong> passaggio privilegiato per alcune<br />
delle principali arterie <strong>di</strong> comunicazione <strong>di</strong> tutta la valle; attraverso uno stu<strong>di</strong>o approfon<strong>di</strong>to<br />
toponomastico e della struttura dell‟abitato e dei nuclei storici delle sue frazioni è possibile<br />
ricostruire quelli che dovevano essere i percorsi più importanti, alcuni dei quali si sono mantenuti<br />
fino ad oggi.<br />
In particolare, durante l‟Età pre/protostorica, le aree più frequentate erano quelle dei pianori<br />
<strong>di</strong> versante: dal paese stesso <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> a Caven, Somassassa e Panaggia, per citare solo quelli<br />
caratterizzati dal maggior numero <strong>di</strong> ritrovamenti archeologici. Difficilmente i collegamenti tra<br />
queste località ed il fondovalle dovevano essere impostati sulle ripide <strong>di</strong>rettrici Nord/Sud, ma più<br />
probabilmente lungo percorsi a mezza costa tra loro paralleli e progressivamente <strong>di</strong>gradanti. Per il<br />
pianoro <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> nello specifico è probabile che la strada <strong>di</strong> ingresso principale da Ovest<br />
corrispondesse grosso modo all‟attuale strada provinciale panoramica dei Castelli. É verosimile<br />
inoltre che, dati i forti influssi legati alla cultura materiale –<br />
statue stele dell‟Età del Rame – provenienti dalla Valcamonica,<br />
già attiva in epoca antica fosse anche la via che, attraverso il<br />
guado dell‟Adda, permetteva <strong>di</strong> raggiungere la Val Belviso ed<br />
il passo dell‟Aprica 124 . In generale, la frequentazione dei passi<br />
alpini durante la preistoria è comunque documentata anche per<br />
tutto il contesto valtellinese, sia per attività legate alla caccia e<br />
alla transumanza, come attestano i ritrovamenti in quota del<br />
periodo mesolitico, che per i commerci <strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong> cultura<br />
materiale alloctona, durante l‟Età del Bronzo e l‟Età del Ferro.<br />
Tra le mulattiere ancor oggi in uso, particolarmente<br />
importante doveva essere inoltre quella in <strong>di</strong>rezione Ovest/Est<br />
tra San Giovanni e Ca‟ Frigeri, sopra Villanova, a mezza costa<br />
del Doss de la Forca.<br />
Attualmente il percorso in parte attraversa aree<br />
terrazzate coltivate a vigneto ed in parte si inoltra tra la<br />
boscaglia e i prati incolti e nel suo tratto interme<strong>di</strong>o, in<br />
corrispondenza <strong>di</strong> una cappella, sono ancora ben evidenti le<br />
tracce <strong>di</strong> un selciato 125 che potrebbe risalire all‟Età romana o<br />
me<strong>di</strong>evale, a <strong>di</strong>mostrazione della continuità d‟uso del tracciato.<br />
Lungo gran parte del percorso, inoltre, imme<strong>di</strong>atamente a Nord<br />
124 Già attivo in questo periodo doveva essere anche il passo più orientale del Gavia.<br />
125 Con i segni delle ruote <strong>di</strong> carri.<br />
48<br />
Il tracciato dell’antica mulattiera tra San<br />
Giovanni e Ca’ Frigeri con i segni delle<br />
ruote dei carri.
ed a Sud dello stesso, sono presenti numerose incisioni pertinenti al periodo preistorico e<br />
protostorico, che, per così <strong>di</strong>re, ne delimitano la carreggiata.<br />
Con l‟Età romana prima, per le<br />
finalità <strong>di</strong> controllo del territorio, e tardoimperiale<br />
poi, per la <strong>di</strong>fesa dei confini dalle<br />
invasioni barbariche, si andò<br />
progressivamente sviluppando un solido<br />
sistema <strong>di</strong> infrastrutture. Al fondovalle,<br />
probabilmente caratterizzato dalla presenza<br />
<strong>di</strong> palu<strong>di</strong> e reso spesso impraticabile dai<br />
continui spostamenti del paleoalveo<br />
dell‟Adda (<strong>di</strong> cui ancora oggi rimangono le<br />
tracce, visibili attraverso lo stu<strong>di</strong>o della<br />
fotografia aerea), dovevano essere preferite<br />
le vie <strong>di</strong> mezza costa, sia per quanto<br />
riguarda il versante retico che quello<br />
orobico. I punti <strong>di</strong> attraversamento - gua<strong>di</strong> o<br />
ponti - non dovevano essere molti ed è oggi<br />
possibile ricostruirne a volte l‟ubicazione<br />
sulla base alla toponomastica, come ad<br />
esempio nel caso <strong>di</strong> Ponte in Valtellina o Tresenda 126 .<br />
La rete della viabilità romana nell’arco alpino in epoca<br />
augustea; è visibile il percorso della via Regina lungo il<br />
Lario, da Como a Chiavenna e quin<strong>di</strong> la prosecuzione del<br />
percorso attraverso lo Spluga verso Coira (da MARIOTTI V.<br />
1989, p. 7).<br />
L‟origine <strong>di</strong> una delle vie più importanti della valle, la via Valeriana, sono molto incerte,<br />
così come il suo percorso, in parte sul fondovalle ed in parte a mezzacosta, fino a Bormio; da questo<br />
punto era quin<strong>di</strong> possibile proseguire attraverso i passi <strong>di</strong> Fraele, del Gallo, della Val Mora e<br />
dell‟Umbrail. É inoltre probabile che il tracciato della via sia stato più volte ripristinato e abbia<br />
mutato il suo tracciato a seconda dello spostamento dell‟alveo dell‟Adda, collocandosi, <strong>di</strong> volta in<br />
volta, sulla sua destra o sinistra idrografica del fiume. Attualmente, si mantiene il toponimo per la<br />
strada imme<strong>di</strong>atamente ai pie<strong>di</strong> del versante sulla destra idrografica dell‟Adda da Ardenno a San<br />
Pietro e quin<strong>di</strong> per un breve tratto alle porte <strong>di</strong> Sondrio; nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> è possibile che il suo<br />
percorso fino a Tresenda ricalcasse in parte quelli attuali <strong>di</strong> via Ragno, via Ravoledo, via Boscarini,<br />
via Valgella Vangotta, via Filina e via Valgella Marantelli, tutte vie che corrono parallele alla strada<br />
provinciale, alla base dei terrazzamenti. A sostegno <strong>di</strong> un‟origine romana della via è il suo stesso<br />
nome, secondo alcuni linguisti da porre in relazione con l‟imperatore Valeriano, recatosi in Rezia<br />
tra il 252 e il 253 d.C., mentre secondo altri sarebbe semplicemente interpretabile come “via <strong>di</strong><br />
valle”; a questo proposito viene in particolare fatto riferimento ad alcuni documenti del XVII<br />
secolo, che attribuirebbero il medesimo toponimo, via Valeriana, ad una strada <strong>di</strong> collegamento tra<br />
Albosaggia e Caiolo.<br />
Sempre durante il periodo romano, particolarmente importanti nel contesto valtellinese<br />
erano le vie d‟acqua lacustri e fluviali, che permettevano <strong>di</strong> risalire il Lario da Comum (= Como)<br />
fino, inizialmente, a Summus Lacus (= Samolaco), e poi, in seguito, più a Sud, a Riva <strong>di</strong><br />
Chiavenna 127 , con un tempo <strong>di</strong> percorrenza <strong>di</strong> circa 16 ore 128 ; le testimonianze dell‟esistenza <strong>di</strong><br />
126 Ve<strong>di</strong> capitolo sulla toponomastica.<br />
127 Probabilmente a causa dell‟arretramento delle acque, così che il Lago <strong>di</strong> Como e quello <strong>di</strong> Mezzola risultavano<br />
probabilmente uniti. La navigabilità dell‟Adda era inoltre garantita circa fino al castello <strong>di</strong> Domofole <strong>di</strong> Traona.<br />
49
questa rotta derivano da tre iscrizioni lapidee del Corpus inscriptionum latinarum, che fanno<br />
riferimento ad un Collegium nautarum comensium, dalla nomina, dopo il trasferimento della<br />
capitale imperiale a Milano (288-289 d.C.), <strong>di</strong> un Praefects classis comensis cum curis civitatis, e<br />
dalle citazioni del poeta Clau<strong>di</strong>ano (De Bello Gothico) del passaggio sul lago del generale vandalo<br />
Stilicone.<br />
Come attestato dalla Tabula Peutigeriana 129 e dall‟Itineraria Antonini 130 , in corrispondenza<br />
<strong>di</strong> Clavenna (= Chiavenna) l‟itinerario terrestre si <strong>di</strong>videva quin<strong>di</strong> in due percorsi alternativi,<br />
proseguendo verso Curia Raetorum (= Coira) da una parte attraverso la Val San Giacomo e il passo<br />
dello Spluga 131 , dall‟altra lungo la Val Bregaglia e i passi del Settimo 132 o del Maloia e dello<br />
Julier 133 .<br />
A sinistra, la Tabula peutingeriana, particolare del Lago <strong>di</strong> Como (da PEDRANA C. 2004, p. 13) e a destra il passo dello<br />
Julier (da MARIOTTI V. 2004, p. 8).<br />
Sempre lungo la Valchiavenna erano inoltre aperte anche numerose altre possibili vie <strong>di</strong><br />
transito attraverso i passi alpini, ed in particolare il passo della Forcola, il passo Bal<strong>di</strong>scio, il passo<br />
Curciusa, il passo Emet e il passo dell‟Acqua Fraggia.<br />
Tra gli altri passi valtellinesi <strong>di</strong> particolare importanza, sul versante retico, in Valmalenco, il<br />
128 A fronte <strong>di</strong> circa tre giorni <strong>di</strong> cammino via terra.<br />
129 La Tabula peutingeriana è un itinerarium pictum con le principali vie dell‟impero e le relative tappe in miglia<br />
realizzato su una tavola <strong>di</strong> bronzo trovata a Cles nel 1896, che riporta un e<strong>di</strong>tto emesso dall‟imperatore Clau<strong>di</strong>o nel 46<br />
d. C. per regolare i rapporti tra popolazioni alpine. Oggi è pervenuto in una copia del XII-XIII secolo.<br />
130 Della fine del IV secolo d.C.<br />
131 Forse il tracciato in selciato fu realizzato nel II secolo d.C. (PEDRANA C. 2004, p. 15). BAGIOTTI T. 1958, pp. 18-20;<br />
BUNDI M. 1969, p. 1; SCARAMELLINI G. 1971, pp. 263-264; MUFFATTI MUSSELLI G. 1985, p. 13; MONTEFORTE F.,<br />
CERETTI L. 1995, pp, 19-20; RAGETH J. 1995, pp. 363-364; TOZZI P. 1995, pp. 22-26; SCEFFER O. 2006, p. XV; RIEDI<br />
T. 2007, pp. 11-12. Per il tratto tra Montespluga e Campodolcino sono noti due possibili itinerari, uno verso Madesimo,<br />
detto “strada <strong>di</strong> sopra”, e l‟ altro lungo la così detta “via del Car<strong>di</strong>nello”, verso Isola, entrambi probabilmente già attivi<br />
durante il periodo romano (GIORGETTA G., JACOMELLA E. 2000, p. 38; RIEDI T. 2007, pp. 13-15). Forse il nome <strong>di</strong><br />
quest‟ ultimo è da ricollegarsi al sistema <strong>di</strong> cardo e decumano degli impianti stradali romani, dove i car<strong>di</strong>nes<br />
costituivano le strade parallele al cardo maximus: in questo senso la via del Car<strong>di</strong>nello costituirebbe un percorso<br />
secondario rispetto a quello passante per Madesimo.<br />
132 Probabilmente il maggior collegamento tra Murus (= Castelmur) e Tinnetio (= Tinzen); viene citato solo a partire dal<br />
IV secolo d.C. e la sua toponomastica è molto <strong>di</strong>scussa, forse dal latino saepire = recintare o set = luogo <strong>di</strong> sosta.<br />
133 Come attestato da un altro itinerarium adnotatum. Sopravvivono tracce <strong>di</strong> profon<strong>di</strong> binari incisi nella roccia, che<br />
attestano il passaggio <strong>di</strong> carri pesanti per il trasporto delle merci (BALATTI M., SCARAMELLINI G. 1995, p. 39).<br />
50
passo del Muretto 134 e il passo <strong>di</strong> Tremogge, da Tirano e Poschiavo il passo del Bernina e da Grosio<br />
i valichi della Val Grosina, mentre sul versante orobico il passo dell‟Aprica, il passo <strong>di</strong> Piangembro,<br />
il passo del Mortirolo, il passo <strong>di</strong> Fraele, il passo del Gallo, il passo della Val Viola, il passo della<br />
Forcola e il passo Gavia 135 . Quest‟ultimo, insieme probabilmente all‟Aprica, doveva essere una<br />
delle vie <strong>di</strong> comunicazione privilegiate per la Valcamonica.<br />
A partire dall‟arrivo dei Longobar<strong>di</strong>, lungo il Lario iniziò ad essere gradualmente<br />
privilegiato il percorso via terra della via Regina, sebbene le origini della strada risalgano<br />
probabilmente già al periodo preromano. Totalmente erronea è quin<strong>di</strong> la tra<strong>di</strong>zione che vuole<br />
attribuire la realizzazione <strong>di</strong> questo tracciato alla regina Teodolinda 136 e lo stesso toponimo viene<br />
menzionato solo a partire da documenti della metà dell‟XIII secolo 137 . Caduto in <strong>di</strong>suso durante i<br />
conflitti con i Franchi 138 , il tracciato venne rivalutato solo a partire dal XIII secolo 139 , ma, nel<br />
contesto valchiavennasco, in una sua variante più occidentale, in prossimità della valle Francesca,<br />
venendo così ribattezzato via Francisca 140 .<br />
Con l‟avvento dei Carolingi, si promosse l‟istituzione <strong>di</strong> pedaggi e dogane per il transito<br />
delle merci attraverso i passi alpini, dando così un nuovo impulso alla ristrutturazione <strong>di</strong> molte<br />
infrastrutture rimaste in stato <strong>di</strong> semiabbandono durante quasi tutto il precedente periodo<br />
altome<strong>di</strong>evale.<br />
Anche la progressiva affermazione della religione cristiana e la <strong>di</strong>ffusione capillare sul<br />
territori <strong>di</strong> numerosi e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto, concorsero allo sviluppo <strong>di</strong> determinati tracciati piuttosto che<br />
altri; in particolare, acquistarono sempre più importanza quelli passanti vicino agli xenodochia,<br />
strutture affiancate alle chiese e destinate all‟ospitalità dei pellegrini e dei forestieri. La religiosità<br />
<strong>di</strong>ventò inoltre sempre più ra<strong>di</strong>cata e trovò espressione anche attraverso la devozione itinerante<br />
delle processioni lungo i sentieri che collegavano un borgo all‟altro, costellati <strong>di</strong> piccole cappelle.<br />
Per quanto riguarda il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, ne sopravvivono ancora moltissime: tra i casi più<br />
interessanti, la piccola santella sul tracciato dell‟antica mulattiera tra San Giovanni e Ca‟ Frigeri, la<br />
cui presenza, proprio in corrispondenza delle incisioni preistoriche, sembra segnalare una volontà <strong>di</strong><br />
sovrapposizione del culto cristiano a quello pagano, o, ancora, quella al bivio della contrada La<br />
Cruseta (= Le Crocette), il cui toponimo deriva probabilmente dal latino crux, crucis = croce,<br />
facendo riferimento ad un incrocio <strong>di</strong> strade; ancor oggi, appena prima del nucleo abitato, in<br />
corrispondenza proprio della cappella, si imposta il bivio <strong>di</strong> un sentiero che prosegue verso<br />
Nord/Ovest, la cui esistenza deve probabilmente risalire all‟antichità.<br />
134 Frequentato probabilmente già durante la preistoria, ma particolarmente attivo soprattutto durante l‟Età romana e<br />
me<strong>di</strong>evale.<br />
135 Che, fin dall‟epoca preistorica, dovette costituire anche una valida alternativa a quello dell‟Aprica verso la<br />
Valcamonica.<br />
136 ALLEVI G., LONGATTI M., TAJANA L. 1995, p. 454. Teodolinda fu regina dei Longobar<strong>di</strong> nel VII secolo d.C.<br />
137 Prima come via Regia nel 1256, quin<strong>di</strong> via Regina nel 1335 (Statuti comunali <strong>di</strong> Como) e quin<strong>di</strong> Strada regale nel<br />
1352.<br />
138 BUZZETTI P. 1928, p. 5; BUNDI M. 1969, p. 1; BALATTI M., SCARAMELLINI G. 1995, p. 40.<br />
139 Scomparendo però dalla cartografia storica, lungo il Lario, fino al XVIII secolo e al Cessato Catasto.<br />
140 L’interpretazione del toponimo, piuttosto <strong>di</strong>ffuso nei contesti alpini, è molto <strong>di</strong>scussa: potrebbe far riferimento ad un<br />
percorso privilegiato dai Franchi durante gli scontri con i Longobar<strong>di</strong> o derivare dall‟antico francese franchir (=<br />
superare), in riferimento alla finalità <strong>di</strong> questi tracciati transalpini (BALATTI M. 1995, pp. 531-532; BALATTI M.,<br />
SCARAMELLINI G. 1995, p. 41). Non è tuttavia chiaro se questo tratto <strong>di</strong> antica via Regina sia da identificarsi con quello<br />
della via Francisca, oppure se il secondo subentrò al primo, rimarcandone in parte il percorso, ma non sostituendovisi<br />
totalmente.<br />
51
In alto, foto aerea dell’area della torre “de li beli miri” e <strong>di</strong> Ca’ Branchi<br />
con, in rosso, una parte del possibile tracciato antico della strada<br />
Sottocastello; sotto, cartolina storica con a<br />
Sud/Ovest della torre il percorso.<br />
52<br />
Sempre per quanto<br />
riguarda la viabilità minore del<br />
territorio, con lo sviluppo dei<br />
piccoli borghi me<strong>di</strong>evali delle<br />
frazioni è probabile che andò<br />
sviluppandosi un nuovo sistema<br />
viario <strong>di</strong> collegamento tra gli<br />
stessi.<br />
Per quanto riguarda<br />
<strong>Teglio</strong> in particolare, la<br />
toponomastica moderna<br />
conserva la voce <strong>di</strong> via Sotcastel<br />
(= Sottocastello), un tracciato<br />
tra Palazzo Besta e la frazione<br />
<strong>di</strong> Ca‟ Branchi, che taglia da<br />
Ovest verso Est il dosso della<br />
torre “de li beli miri”.<br />
Attualmente il percorso è stato<br />
in parte ricalcato e in parte<br />
sostituito da una strada asfaltata,<br />
ma rimangono ancora tracce <strong>di</strong><br />
parte della mulattiera che, con<br />
alcuni tornanti, passando<br />
attraverso i vigneti e la<br />
boscaglia, scendeva fino ai pie<strong>di</strong><br />
del dosso.<br />
Se con l‟Età<br />
altome<strong>di</strong>evale si aveva in genere<br />
assistito ad una generale trascuratezza della manutenzione dei tracciati viari e alla caduta in <strong>di</strong>suso<br />
<strong>di</strong> molti <strong>di</strong> essi, con il Basso Me<strong>di</strong>oevo iniziò invece una marcata inversione <strong>di</strong> tendenza, come<br />
appare evidente ad esempio con i lavori <strong>di</strong> ampliamento della sede stradale del passo del Settimo –<br />
uno dei più privilegiati delle Alpi centrali – nel 1387 141 .<br />
L‟avvento degli Sforza segnò inoltre un momento fondamentale per la ristrutturazione delle<br />
infrastrutture, <strong>di</strong> pari passo con il potenziamento delle fortificazioni del territorio per la <strong>di</strong>fesa dai<br />
Grigioni; vennero risistemate le strade <strong>di</strong> Desco, all‟imbocco della valle <strong>di</strong> Tartano, e della Sassella<br />
e, per garantire la transitabilità dei fiumi, costruiti nuovi ponti sul Masino e sull‟Adda, a San Pietro<br />
e a Ganda (a Morbegno), in <strong>di</strong>rezione della Valchiavenna e del passo dello Spluga.<br />
Con la conquista grigione della Repubblica delle Tre Leghe, <strong>di</strong>vennero invece infine sempre<br />
più importanti i rapporti commerciali con Venezia (allora sovrana sull‟intera provincia <strong>di</strong> Bergamo)<br />
e lo sfruttamento <strong>di</strong> vie alternative rispetto a quelle passanti sul territorio del Ducato <strong>di</strong> Milano (e<br />
quin<strong>di</strong> degli Asburgo, nemici dei Grigioni), come ad esempio la mulattiera della Strada dei<br />
Cavalli 142 che permetteva <strong>di</strong> collegare la via Valeriana con la Valchiavenna, transitando sopra il<br />
141 Venne così reso possibile il transito <strong>di</strong> carri con una massa maggiore, fino a crica 300 kg.<br />
142 L‟ origine del nome potrebbe essere dovuta al passaggio frequente <strong>di</strong> animali da soma per il trasporto del vino <strong>di</strong>
passo <strong>di</strong> Corbè (o sasso <strong>di</strong> Verceia), e si inseriva quin<strong>di</strong> sul tracciato della via Priula 143 da<br />
Morbegno verso la Bergamasca, passando probabilmente attraverso il passo San Marco verso la Val<br />
Brembana.<br />
A partire dal XV e dal XVII secolo anche il passo del Settimo entrò inoltre a far parte del<br />
sistema viario dei Grigioni, pur perdendo progressivamente preminenza, in favore del passo dello<br />
Spluga.<br />
A sinistra la strada Priula in corrispondenza <strong>di</strong> Mezzoldo (Bg) (da ) e a destra la cascata <strong>di</strong><br />
Pianazzo e la salita verso lo Spluga, acquatinta, stabilimento H. Füssli, Zurigo, sec. XIX (da GORFER A.1993, p. 46).<br />
origine valtellinese <strong>di</strong>retto verso Nord (GIORGETTA G., JACOMELLA E. 2000, p. 118 e p. 120; SCARAMELLINI G. 2002,<br />
p. 12). Paolo Giovio, stu<strong>di</strong>oso comasco del „500, ne descrive la realizzazione nella sua opera Descriptio Larii lacus.<br />
143 DE BERNARDI L. 1994, p. 37; BALATTI M., SCARAMELLINI G. 1995, p. 58. La strada fu costruita tra il 1592 e il 1593<br />
per or<strong>di</strong>ne del podestà <strong>di</strong> Bergamo, Alvise Priuli.<br />
53
2.4.3 – Analisi della toponomastica<br />
La toponomastica del comune <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> è molto complessa, sia per la profon<strong>di</strong>tà delle sue<br />
ra<strong>di</strong>ci storiche, che affondano nella preistoria, che per i molteplici fattori che hanno influito sulla<br />
stessa, arricchendola. In ambito archeologico in particolare essa costituisce un valido in<strong>di</strong>zio della<br />
storia passata e dei caratteri vocazionali <strong>di</strong> un territorio ed attraverso il suo stu<strong>di</strong>o è possibile<br />
risalire fino al ceppo della popolazione che lo ha frequentato.<br />
Le attestazioni relative al periodo preromano, probabilmente riferibili a popolazioni del<br />
ceppo celto-retico, sono abbastanza <strong>di</strong>ffuse e si possono rintracciare ad esempio nei toponimi<br />
Vangione, dalla tribù dei Vangiones 144 , come Ligone da quella dei Lingones 145 , entrambi con<br />
terminazione -one, sempre <strong>di</strong> ambito celtico (come anche Brione), oppure da vanzo = dosso <strong>di</strong><br />
terreno in zona acquitrinosa 146 , Dena, dal suffisso etrusco/retico -ena/-eno, Bondone (torrente),<br />
forse dal gallico bundos = suolo, conca, fondo 147 oppure dal germanico bondo o dal gallo-romano<br />
bondus, Posseggia e Panaggia, entrambe caratterizzate dal suffisso -aggia, tipico dell‟ambito<br />
celtico, e, infine, Crap, da *krappa / *klappa < *grepp = sasso, roccia 148 .<br />
L‟impronta romano-latina è particolarmente attestata e possono essere ricondotti a questo<br />
substrato numerosi toponimi, che, <strong>di</strong> volta in volta, traggono ispirazione da determinate<br />
caratteristiche del territorio o dalla sua storia. Una prima considerazione riguarda innanzitutto<br />
proprio il toponimo <strong>Teglio</strong>, che ha dato il nome all‟intera Valtellina; le ipotesi relative alla sua<br />
derivazione sono molteplici, ma etimologicamente tendono tutte a fare riferimento alla lingua<br />
latina: dal lat. tilia, ae = tiglio, attraverso il gentilizio Tillius o Tellius, o da attegia, ae = capanna,<br />
tettoia, casina oppure da tego, is, texi, tectum, tegere = coprire, proteggere o, infine, da teges, tegetis<br />
= stuoia <strong>di</strong> canne o giunchi 149 . É tuttavia da sottolineare come, in ogni caso, a parte il <strong>di</strong>scorso<br />
linguistico, sia molto <strong>di</strong>fficile trovare giustificazioni concrete <strong>di</strong> queste possibili derivazioni.<br />
Tra gli altri toponimi interessati da ritrovamenti archeologici: Ca‟ Frigeri, dal lat.<br />
frigidarium = luogo fresco 150 , Villanova, dal lat. villa, ae + nova = nuova <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> campagna o<br />
fattoria con podere 151 , Tresenda, dal lat. tardo transienda (transeunda) = luogo da attraversare<br />
Carona, dal lat. quadra, riferito ad appezzamenti <strong>di</strong> terreno, oppure da kar = pietraia + suffisso -<br />
ona, che in<strong>di</strong>ca città, paese 152 , Vallene, dal lat. vallis, is = valle 153 , Verida, dal lat. virectum, i =<br />
luogo verdeggiante 154 , Boalzo, dal lat. bos, bovis = bue oppure smottamento 155 , Le Crocette, dal lat.<br />
crux, crucis = croce, ad in<strong>di</strong>care un antico incrocio <strong>di</strong> strade, Crespinedo, dal lat. crispus, a, um =<br />
increspato, poi nel <strong>di</strong>aletto tellino crespìn = cono <strong>di</strong> deiezione dei fiumi 156 , Fulatin, dal lat. follis, is<br />
144<br />
Ipotesi <strong>di</strong> Don M. G. Simonelli.<br />
145<br />
É contemplata anche l‟ipotesi <strong>di</strong> una derivazione da ligonius o aliconius, termini riferiti a terreni privati <strong>di</strong> epoca<br />
romana, o dal lat. ligo, ligonis = zappa (GARBELLINI G. 2007, 147; BRACCHI R. 2011, p. 149).<br />
146<br />
Sebbene nella zona non siano presenti zone acquitrinose.<br />
147<br />
BRACCHI R. 2011, p. 80.<br />
148<br />
BRACCHI R. 2011, p. 71.<br />
149<br />
BOTTAZZI N. 1961.<br />
150<br />
In questo caso è molto interessante sottolineare come a volte sia il toponimo del luogo a dare il nome ad una<br />
determinata famiglia e a volte l‟opposto.<br />
151<br />
Poi acquista il significato <strong>di</strong> “paese” (BRACCHI R. 2011, p. 120).<br />
152<br />
In questo caso il toponimo avrebbe una derivazione celtica.<br />
153 BRACCHI R. 2011, p. 78.<br />
154 BRACCHI R. 2011, p. 113.<br />
155 BRACCHI R. 2011, p. 84.<br />
156 BRACCHI R. 2011, p. 84.<br />
54
= sacco + suffisso cumulativo –aceu + -one, Caven, dal lat. cavannus = civetta, un animale che<br />
avrebbe rievocato il mistero della morte 157 e quin<strong>di</strong> in questo caso compatibile con l‟ipotesi che i<br />
siti megalitici avessero anche una funzione funeraria 158 , Somasassa, dal lat. saxum, i = sasso +<br />
summum = sommità 159 , e infine Doss de la Forca, dal lat. furca, ae = passaggio ristretto 160 ; dalla<br />
forma greco-latina platta = <strong>di</strong> forma piatta, schiacciata, deriverebbero invece Piàte e Le Piatine, ad<br />
in<strong>di</strong>care uno spazio pianeggiante 161 .<br />
Rispetto al periodo longobardo sopravvivono invece pochi toponimi, ad esempio Ca‟<br />
Scranzi, dal germanico sckrane, poi skragia, latinizzato in scragium = sbarra, transenna, griglia o<br />
pescaia in un torrente, per il quale è possibile che il riferimento fosse al torrente vicino 162 .<br />
In ultimo, alcuni toponimi hanno una derivazione prettamente <strong>di</strong>alettale, come è evidente in<br />
Cornal, da còrn = corno <strong>di</strong> roccia, riferito ai grossi massi isolati caratteristici nella zona, Valgella,<br />
da valgel 163 , i numerosi corsi d‟acqua della frazione, La Quascia, da cuàsc, dalla voce lombarda<br />
coàsc = covo, caverna, riparo, e, infine Credè, dalla voce <strong>di</strong>alettale tellina créda = creta, argilla 164 .<br />
Oltre a queste osservazioni <strong>di</strong> carattere etimologico, è inoltre possibile in<strong>di</strong>viduare, delle<br />
tipologie <strong>di</strong> toponimi particolarmente <strong>di</strong>ffuse nel territorio, ed in particolare: eponimi, toponimi<br />
agiografici e toponimi inerenti le strutture <strong>di</strong> fortificazione.<br />
Tra gli eponimi, particolarmente frequenti sono quelli composti da “ca‟” e dal nome <strong>di</strong> una<br />
famiglia storica locale, come ad esempio Ca‟ Branchi, in<strong>di</strong>cata anche come cuntràda <strong>di</strong> mesèr,<br />
contrada dei proprietari terrieri, o Ca‟ Gianoli o Nigola, dall‟antica famiglia Nivola, originaria <strong>di</strong><br />
Gera <strong>di</strong> Chiuro (o forse da “nuvola”) 165 .<br />
Ancor più attestati sono i toponomi agiografici, legati quin<strong>di</strong> ai culti (e ai luoghi <strong>di</strong> culto) <strong>di</strong><br />
determinati santi, in particolare: Santa Maria a Ligone, Sant‟Antonio, San Sebastiano, San Martino,<br />
San Silvestro, San Giovanni, San Rocco e San Gervasio 166 e anche il toponimo Capitèl, che segnala<br />
la presenza <strong>di</strong> una cappella e viene spesso utilizzato, per estensione, per in<strong>di</strong>care tutta l‟area 167 ;<br />
molto interessante è inoltre la de<strong>di</strong>ca – unica in tutta la <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Como – della chiesa <strong>di</strong> Carona a<br />
Sant‟Omobono, che attesta forse un‟immigrazione <strong>di</strong> Cremonesi (il Santo è infatti il patrono della<br />
città) a seguito delle sconfitte subite nel XII secolo ad opera <strong>di</strong> Federico Barbarossa 168 . Tutti questi<br />
elementi, insieme alla presenza sul territorio <strong>di</strong> numerosissime chiese, santelle e cappelle,<br />
confermano l‟esistenza <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione religiosa profondamente ra<strong>di</strong>cata, che risale fino ad una<br />
delle più antiche chiese pievane della Valtellina, Sant‟Eufemia 169 .<br />
157 Ipotesi del Prof. R. Bracchi.<br />
158 Ipotesi del Prof. E. Anati. Tra le altre teorie, che il toponimo potesse derivare da càve = valle stretta e cupa o in<strong>di</strong>care<br />
un “luogo per far defluire le acque”.<br />
159 GARBELLINI G. 2007, p. 179. In questo caso si fa riferimento alla prospettiva particolarmente panoramica della<br />
località. Analogamente, anche la Val Belviso, deve il suo nome alla bellezza della zona (BRACCHI R. 2011, p. 132).<br />
160 Dal latino furca = forca (BRACCHI R. 2011, p. 132). Insieme a Ca‟ del Boia (in via Piatte n. 20, <strong>Teglio</strong>), anche il<br />
dosso De la Forca è un chiaro richiamo al periodo me<strong>di</strong>evale e all‟amministrazione della giustizia tramite la pena<br />
capitale.<br />
161 BRACCHI R. 2011, pp. 72-73.<br />
162 GARBELLINI G. 2007, p. 160.<br />
163 Dal latino vallis = valle (BRACCHI R. 2011, pp. 78-79).<br />
164 BRACCHI R. 2011, p. 73.<br />
165 BRACCHI R. 2011, pp. 69-70.<br />
166 BRACCHI R. 2011, pp. 135-136.<br />
167 BRACCHI R. 2011, p. 134.<br />
168 SOCIETÀ STORICA VALTELLINESE 2011, p. 203.<br />
169 La prima attestazione risale ad un documento del 1117 relativo alla consacrazione della chiesa <strong>di</strong> Sant‟Eufemia “in<br />
plebana Tilij”.<br />
55
Un <strong>di</strong>scorso a parte meritano i toponimi che rimandano alla sfera delle fortificazioni, in<br />
quanto il sistema <strong>di</strong>fensivo del comune doveva senza dubbio essere molto articolato 170 e prevedere<br />
sia il controllo del fondovalle, sia quello delle Orobie; la posizione più strategica era senza dubbio<br />
quella della torre “de li beli miri” <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, il cui campo visivo spaziava da tutte le frazioni ad una<br />
delle principali vie <strong>di</strong> comunicazione con la Valcamonica, il passo dell‟Aprica. I toponimi riferiti al<br />
tema delle fortificazioni sono particolarmente numerosi: Castèl, Castelàsc, Castelét, Castelino,<br />
Castelvetro 171 , Demignone e Vedescia 172 ; ad eccezione degli ultimi due, tutti gli altri derivano<br />
chiaramente dalla voce latina castrum = accampamento fortificato (nel caso <strong>di</strong> Castelvetro, castrum<br />
vetus = castello antico), mentre Vedescia da “torre <strong>di</strong> vedetta” e Demignone, secondo gli stu<strong>di</strong>osi,<br />
dal francese domignoneo, a sua volta dal termine longobardo domuicultilis = casa domnicata,<br />
ovvero casa abitata, poi fortificata dal periodo feudale 173 , oppure dal lat. dominio = palazzo della<br />
signoria, dongione = torre del castello in italiano 174 .<br />
La realtà delle evidenze archeologiche sembra in parte confermare e in parte smentire questi<br />
in<strong>di</strong>zi ed è dunque necessario procedere con cautela, per non farsi trarre in inganno dalla semplice<br />
attestazione <strong>di</strong> un toponimo, dandone per scontata l‟originalità: tramandati spesso attraverso la<br />
tra<strong>di</strong>zione orale, non è infatti insolito che i toponimi si evolvano nel tempo, sia dal punto <strong>di</strong> vista<br />
etimologico che contestualmente alla loro area <strong>di</strong> pertinenza, estendendola, contraendola o, a<br />
volte, ad<strong>di</strong>rittura mutandola. Se a Castèl (a <strong>Teglio</strong>), Castelàsc (a Somasassa e anche in contrada<br />
Bondone, lungo il percorso da Tresenda e Carona 175 ) e Castelvetro è infatti ancora possibile<br />
rintracciare i ruderi <strong>di</strong> antiche mura e torri, a Castelét, Castelino, Demignone e Vedescia non ci<br />
sono prove dell‟effettiva passata esistenza <strong>di</strong> fortificazioni; in particolare, per quanto riguarda il<br />
Castelino, è possibile che il toponimo facesse riferimento non tanto all‟esistenza <strong>di</strong> un castello,<br />
quanto a delle torri naturali <strong>di</strong> roccia presenti proprio nella località. É invece infine in altri contesti,<br />
privi <strong>di</strong> spunti toponomastici, che si riscontra chiara presenza <strong>di</strong> strutture riferibili al periodo<br />
me<strong>di</strong>evale e non solo, ed in particolare con i resti della torre <strong>di</strong> Carona ed il castelliere (forse <strong>di</strong><br />
origine protostorica) <strong>di</strong> La Quascia a Posseggia 176 .<br />
170<br />
É probabile che ne facesse parte anche la vicina torre <strong>di</strong> Nemina, oggi nel comune <strong>di</strong> Bianzone.<br />
171<br />
GARBELLINI G. 2007, pp. 168-160; SOCIETÀ STORICA VALTELLINESE 2011, pp. 206-207.<br />
172<br />
SOCIETÀ STORICA VALTELLINESE 2011, pp. 366-367; GARBELLINI G. 2007, p. 62. Forse anche dal tell. Vi<strong>di</strong>sciùn =<br />
sarmenti, tralci <strong>di</strong>sseccati della vite, che si usavano per accendere il fuoco (BRACCHI R. 2011, pp. 97-98).<br />
173<br />
GARBELLINI G. 2006, p. 37.<br />
174<br />
BRACCHI R. 2011, p. 123.<br />
175<br />
La tra<strong>di</strong>zione orale tramanda anche l‟esistenza <strong>di</strong> un‟antica chiesetta.<br />
176 GARBELLINI G. 2007, p. 62.<br />
56
3 - ELABORAZIONE E ANALISI DEI DATI<br />
3.1 – Pre<strong>di</strong>sposizione dei dati su piattaforma GIS<br />
Il progetto <strong>di</strong> valutazione del Rischio Archeologico, realizzato nell‟ambito del <strong>PGT</strong> del<br />
<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, ha previsto anche una sintesi finale <strong>di</strong> elaborazione dei dati gestibile in ambiente<br />
GIS. La finalità essenziale <strong>di</strong> tale valutazione è l‟in<strong>di</strong>viduazione della presenza dei siti e contesti<br />
archeologici, stimandone forma, natura, consistenza e stato <strong>di</strong> conservazione, in relazione ad<br />
interventi urgenti sul territorio determinati da piani urbanistici, pianificazione agraria e gran<strong>di</strong> opere<br />
infrastrutturali.<br />
I siti e i rinvenimenti archeologici sono stati in seguito georeferenziati sulla base<br />
cartografica vettoriale dell‟aereofotogrammetrico in scala 1:10.000 del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> fornita<br />
dal <strong>Comune</strong> stesso. I principali campi delle schede <strong>di</strong> Contesto Archeologico sono stati inseriti in<br />
un geodatabase collegato ad un tema puntuale in formato shape-file gestibile all‟interno delle più<br />
<strong>di</strong>ffuse piattaforme GIS. Tale tematismo è denominato: contesti_archeo.shp.<br />
La tabella degli attributi contiene i seguenti campi:<br />
ID_SITO: co<strong>di</strong>ce numerico del singolo contesto archeologico.<br />
LOCALITA’: campo testuale descrittivo relativo alla località principale del contesto<br />
TIPOLOGIA: campo testuale contenente le informazioni sintetizzate e in<strong>di</strong>cizzate relative<br />
alla tipologia del contesto archeologico. (campo In<strong>di</strong>cizzato)<br />
INTEPRETAZIONE: campo testuale contenente l‟in<strong>di</strong>cazione specifica della funzione del<br />
contesto archeologico. (campo In<strong>di</strong>cizzato)<br />
SPECIFICAZIONE: campo testuale contenente ulteriori informazioni specifiche circa il<br />
contesto archeologico.<br />
POSIZIONAMENTO: campo testuale contenente i livelli informativi circa la precisione della<br />
localizzazione del contesto. I gra<strong>di</strong> sono: georeferenziato, certo, incerto. (campo<br />
In<strong>di</strong>cizzato)<br />
CRONOLOGIA: campo testuale contenente la perio<strong>di</strong>zzazione del contesto archeologico.<br />
Nel caso <strong>di</strong> più fasi cronologiche in questo campo sintetico è stata presa in considerazione la<br />
cronologia caratterizzante il contesto archeologico stesso, rimandando alle schede <strong>di</strong> testo<br />
l‟approfon<strong>di</strong>mento relativo. (campo In<strong>di</strong>cizzato)<br />
CONSERVAZIONE: campo testuale contenente l‟informazione circa lo stato attuale del<br />
contesto archeologico, se si trova in situ o non in situ. (campo In<strong>di</strong>cizzato)<br />
57
GIACITURA: campo testuale contenente l‟informazione circa la giacitura del contesto<br />
archeologico al momento del ritrovamento. In questo caso la giacitura è primaria o<br />
secondaria. (campo In<strong>di</strong>cizzato)<br />
3.2 – Distribuzione dei contesti archeologici<br />
Il lavoro <strong>di</strong> censimento, schedatura e posizionamento ha restituito un totale <strong>di</strong> 77 evidenze<br />
archeologiche comprese all‟interno dei confini comunali. I contesti archeologici sono concentrati<br />
per la maggior parte sul versante retico del <strong>Comune</strong> (72 contesti), compresi principalmente tra il<br />
fondo valle e circa i 900 m <strong>di</strong> quota, e solo in piccolissima parte sul versante orobico (5 contesti).<br />
Quest‟ampia sproporzione <strong>di</strong>stributiva è sicuramente in parte influenzata dallo sviluppo delle<br />
ricerche sul territorio, che si sono concentrate per la maggior parte proprio nei <strong>di</strong>ntorni del dosso <strong>di</strong><br />
<strong>Teglio</strong> ed in parte è rappresentativa del reale popolamento del territorio tellino attuale e del passato.<br />
I ritrovamenti sono stati sud<strong>di</strong>visi in sei categorie principali sulla base della tipologia del<br />
contesto stesso.<br />
I contesti archeologici conosciuti sono rappresentati per quasi la metà del totale (44%) da<br />
incisioni rupestri presenti sia su affioramenti rocciosi sia su massi erratici. I petroglifi sono costituiti<br />
sia da incisioni semplici come coppelle o gruppi <strong>di</strong> coppelle sia da gran<strong>di</strong> complessi istoriati con<br />
elementi figurativi molto articolati. Molti <strong>di</strong> questi possono essere riferibili all‟Età pre/protostorica,<br />
anche se non sempre sono possibili datazioni precise in mancanza <strong>di</strong> soli<strong>di</strong> elementi datanti. Le<br />
incisioni rupestri hanno una <strong>di</strong>stribuzione abbastanza capillare su tutto il territorio, ma formano una<br />
grossa concentrazione nell‟area del Doss della Forca.<br />
La seconda categoria più rappresentata è quella delle stele dell‟Età del Rame (25% dei<br />
contesti totali). Questa categoria include i contesti archeologici relativi ad un fenomeno molto<br />
particolare e caratteristico dell‟area tellina, <strong>di</strong> cui si è già parlato nella prima parte della presente<br />
relazione. I contesti dove sono state ritrovate stele e frammenti <strong>di</strong> stele sono in tutto 19. C‟è da<br />
precisare che le schede <strong>di</strong> sintesi non corrispondono al numero effettivo <strong>di</strong> frammenti <strong>di</strong> stele<br />
rinvenuti ma raggruppano in alcuni casi in un unico contesto anche varie <strong>di</strong> queste o loro<br />
frammenti. Le stele si <strong>di</strong>stribuiscono in luoghi topografici ben precisi <strong>di</strong>sposti a corona intorno al<br />
dosso <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> e compresi in una fascia altimetrica tra i 400 m e i 700 m.<br />
La terza categoria rappresentata è costituita da quelli definiti come reperti spora<strong>di</strong>ci, ovvero<br />
quell‟insieme eterogeneo <strong>di</strong> manufatti rinvenuti generalmente fuori dal loro contesto originario.<br />
Fanno parte <strong>di</strong> questa tipologia 9 ritrovamenti (12% del totale), costituiti in genere da monete, armi<br />
e oggetti <strong>di</strong> corredo tombale, facenti parte <strong>di</strong> vecchi rinvenimenti occasionali.<br />
Nella quarta categoria sono invece inseriti gli scavi archeologici <strong>di</strong> emergenza effettuati a<br />
partire dagli anni ‟80, su iniziativa della Soprintendenza Archeologica della Lombar<strong>di</strong>a. Gli scavi<br />
(che rappresentano il 10% dei contesti totali) sono stati effettuati soprattutto all‟interno del centro<br />
storico e hanno e permesso <strong>di</strong> indagare nel dettaglio la lunga storia evolutiva dell‟abitato <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> a<br />
partire dall‟Età del Bronzo Finale fino ad oggi.<br />
I contesti che rientrano nella categoria delle strutture murarie sono in totale 6 (8% del totale)<br />
e rappresentano tutte quelle evidenze archeologiche costituite da resti <strong>di</strong> murature ancora in parte<br />
visibili, come fortificazioni ed e<strong>di</strong>fici.<br />
58
L‟ultima categoria è rappresentata da un unico contesto costituito dai resti documentati <strong>di</strong> un<br />
tratto <strong>di</strong> viabilità antica. Il tratto è la parte <strong>di</strong> un‟antica mulattiera che collegava San Giovanni a<br />
<strong>Teglio</strong>, e che, in alcuni punti, presenta ancora i solchi del passaggio delle ruote dei carri incisi nella<br />
pietra del fondo. Questo è l‟unico contesto <strong>di</strong> viabilità antica che potrebbe suggerire la sua origine<br />
romana.<br />
incisioni rupestri<br />
reperti spora<strong>di</strong>ci<br />
strutture murarie<br />
stele preistoriche<br />
scavo archeologico<br />
viabilità antica<br />
1<br />
6<br />
8<br />
9<br />
0 5 10 15 20 25 30 35<br />
Grafico a barre dei contesti archeologici documentati sud<strong>di</strong>visi per tipologia<br />
44%<br />
1%<br />
12%<br />
10%<br />
8%<br />
59<br />
25%<br />
Percentuali dei contesti archeologici documentati sud<strong>di</strong>visi per tipologia<br />
19<br />
viabilità antica<br />
34<br />
scavo archeologico<br />
stele preistoriche<br />
strutture murarie<br />
reperti spora<strong>di</strong>ci<br />
incisioni rupestri
ELENCO SITI<br />
ID LOCALITA' TIPOLOGIA POSIZIONAMENTO CRONOLOGIA CONSERVAZIONE GIACITURA<br />
1 <strong>Teglio</strong>, chiesa <strong>di</strong> San Pietro scavo archeologico georeferenziato Età me<strong>di</strong>evale in situ primaria<br />
2 <strong>Teglio</strong>, via Roma scavo archeologico georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
3 <strong>Teglio</strong>, via Roma - Albergo Meden scavo archeologico georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
4 <strong>Teglio</strong>, Via Roma - Hotel Combolo scavo archeologico georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
5 <strong>Teglio</strong>, Municipio scavo archeologico georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
6 <strong>Teglio</strong>, chiesa <strong>di</strong> Sant'Eufemia scavo archeologico georeferenziato Età me<strong>di</strong>evale in situ primaria<br />
7 <strong>Teglio</strong>, Prà della Resa scavo archeologico georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
8 <strong>Teglio</strong>, Palazzo Besta scavo archeologico georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
9 <strong>Teglio</strong>, Palazzo Besta stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
10 <strong>Teglio</strong>, torre strutture murarie georeferenziato Età me<strong>di</strong>evale in situ primaria<br />
11 <strong>Teglio</strong>, torre reperti spora<strong>di</strong>ci certo Età pre/protostorica non in situ primaria<br />
12 <strong>Teglio</strong>, Via Strada Bela strutture murarie georeferenziato Età me<strong>di</strong>evale in situ primaria<br />
13 Verida incisioni rupestri incerto Non definita in situ primaria<br />
14 Credè, Sottocastello incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
15 Caven stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />
16 Caven incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
17 Caven stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
18 Valgella stele preistorica certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />
19 Cornal stele preistorica certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />
20 Cornal stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
21 Cornal stele preistorica certo Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
22 Cornal stele preistorica certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />
23 Cornal stele preistorica certo Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
24 Vangione stele preistorica certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />
25 Vangione masso inciso incerto Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />
26 Ligone stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
27 Boalzo stele preistorica certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />
28 Boalzo stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
29 Boalzo stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
30 Boalzo incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
31 Somasassa stele preistorica georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
32 Somasassa incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
33 Castelvetro strutture murarie georeferenziato Età me<strong>di</strong>evale in situ primaria<br />
34 Castelvetro stele preistorica certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />
35 Le Crocette masso inciso certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />
36 Posseggia, La Quascia strutture murarie georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
37 Castellaccio incisioni rupestri certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />
38 Castellaccio strutture murarie georeferenziato Età romana in situ primaria<br />
39 Pozz reperti spora<strong>di</strong>ci incerto Età pre/protostorica non in situ primaria<br />
40 Doss de la Forca incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
41 Doss de la Forca incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
42 Doss de la Forca incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
43 Doss de la Forca incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
44 Doss de la Forca (San Giovanni-Villanova) incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
45 Doss de la Forca reperti spora<strong>di</strong>ci georeferenziato Età pre/protostorica non in situ primaria<br />
46 Ca' Frigeri incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
47 Panaggia incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica in situ primaria<br />
48 Panaggia reperti spora<strong>di</strong>ci certo Età pre/protostorica non in situ primaria<br />
49 Panaggia incisioni rupestri certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />
50 Villanova, San Giovanni viabilità antica georeferenziato Età romana in situ primaria<br />
51 Canove stele preistorica certo Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
52 Murènken stele preistorica certo Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
53 Branchi incisioni rupestri incerto Età romana non in situ secondaria<br />
54 Branchi reperti spora<strong>di</strong>ci incerto Età romana non in situ secondaria<br />
55 Tresenda reperti spora<strong>di</strong>ci certo Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />
56 Tresenda reperti spora<strong>di</strong>ci incerto Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />
57 Tresenda reperti spora<strong>di</strong>ci incerto Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />
58 San Gervasio incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica in situ primaria<br />
59 Dena incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
60 San Martino incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
61 Ca' Morei stele preistorica certo Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
62 Sant'Antonio incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
63 Casagli incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica incisioni <strong>di</strong>strutte primaria<br />
64 Nigola incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ primaria<br />
65 Nigola/Brione incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
66 Ca' Gianoli incisioni rupestri georeferenziato Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
67 Piàte reperti spora<strong>di</strong>ci certo Età romana non in situ secondaria<br />
68 Le Piatine incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica incisioni <strong>di</strong>strutte primaria<br />
69 Vallene incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica in situ secondaria<br />
70 Prato Valentino incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica non in situ secondaria<br />
71 Val de Bulun (Prato Valentino) incisioni rupestri incerto Età pre/protostorica in situ primaria<br />
72 Crespinedo, Crap de la Madonna incisioni rupestri certo Età pre/protostorica incisioni <strong>di</strong>strutte primaria<br />
73 San Sebastiano incisioni rupestri incerto Non definita in situ primaria<br />
74 Carona strutture murarie georeferenziato Età me<strong>di</strong>evale in situ primaria<br />
75 Caprinale incisioni rupestri certo Età pre/protostorica in situ primaria<br />
76 Va Belviso, Laghi <strong>di</strong> Torena incisioni rupestri certo Età pre/protostorica in situ primaria<br />
77 Val Belviso, Alpe Demignone incisioni rupestri certo Età pre/protostorica in situ primaria<br />
60
3.3 – Analisi dei principali contesti archeologici<br />
Il lavoro <strong>di</strong> schedatura e <strong>di</strong> posizionamento generale <strong>di</strong> ogni singolo contesto archeologico<br />
documentato all‟interno del comune permette <strong>di</strong> tracciare alcune linee generali sulle aree che hanno<br />
restituito la maggior parte dei dati a <strong>di</strong>sposizione e che meritano un‟attenzione particolare nella<br />
tutela.<br />
I dati emersi nel corso degli scavi archeologici effettuati negli ultimi trent‟anni nel centro<br />
storico <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> hanno permesso <strong>di</strong> documentare e <strong>di</strong> confermare in modo oggettivo l‟antichità e la<br />
continuità inse<strong>di</strong>ativa dell‟abitato oltre a permettere <strong>di</strong> effettuare alcune considerazioni spaziali. Nel<br />
centro storico sono stati effettuati scavi nelle seguenti aree:<br />
Area del cortile della chiesa <strong>di</strong> San Pietro: 1987, 1994<br />
Via Roma: 1998<br />
Cortile Albergo Meden: 2003, 2008<br />
Cortile Albergo Combolo: 1997, 2000, 2001<br />
Cortile Palazzo del Municipio: 1997-1998<br />
Chiesa <strong>di</strong> Sant‟Eufemia: 2011-2012<br />
Pra della Resa: 1997, 2003<br />
Cortile Palazzo Besta: 1995<br />
Senza entrare nel merito della complessa ricostruzione della storia evolutiva dell‟abitato <strong>di</strong><br />
<strong>Teglio</strong>, basata sullo stu<strong>di</strong>o comparato delle sequenze stratigrafiche e dei materiali ad essi associate,<br />
si è cercato in questa sede <strong>di</strong> riportare in modo sintetico alcune linee generali ricostruttive riguardo<br />
l‟estensione spaziale dello stesso, finalizzate alla tutela. Ogni area indagata ha restituito tracce <strong>di</strong><br />
contesti relativi a vari momenti <strong>di</strong> vita dell‟abitato <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong> che, <strong>di</strong>sposti sulla cartografia,<br />
permettono <strong>di</strong> osservare in modo sincronico l‟estensione dell‟abitato nelle varie epoche.<br />
I dati a <strong>di</strong>sposizione sono stati utilizzati per effettuare delle ipotesi ricostruttive circa<br />
l‟estensione areale dell‟abitato in Età protostorica, in Età romana e in Età me<strong>di</strong>evale. Ovviamente<br />
nuove scoperte e nuovi dati potrebbero contribuire a confermare o a rivedere il quadro fin qui<br />
delineato.<br />
A parte un in<strong>di</strong>zio relativo a tracce <strong>di</strong> frequentazione in età neolitica 177 è solo a partire<br />
dall‟età del Bronzo Finale/Età del Ferro che si hanno dati sufficienti per affermare l‟esistenza <strong>di</strong> un<br />
abitato stabile in questo periodo che presenta un quadro <strong>di</strong> occupazione stabile della stessa area<br />
negli ultimi 3000 anni.<br />
Gli scavi che hanno raggiunto e permesso <strong>di</strong> accertare la presenza <strong>di</strong> livelli <strong>di</strong> Età<br />
protostorica sono quelli <strong>di</strong> Prà della Resa, Municipio, Hotel Combolo, Hotel Meden oltre ai reperti<br />
rinvenuti fuori contesto nei pressi della Torre <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>. In base ai dati considerati sembra che<br />
l‟abitato presente in questa fase si estendesse all‟incirca per almeno 11 ettari nell‟area<br />
corrispondente al centro storico attuale, e comprendendo anche il dosso <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, sicuramente già<br />
sfruttato in questo periodo per la posizione dominante su tutta la me<strong>di</strong>a valle.<br />
177 Ci si riferisce qui al rinvenimento del raschiatoio latero-frontale rinvenuto nei livelli più bassi dello scavo dell‟Hotel<br />
Meden cui già si è accennato in precedenza.<br />
61
I dati sembrano suggerire una restrizione dell‟abitato in Età romana, essendo attestate fasi <strong>di</strong><br />
occupazione <strong>di</strong> questo periodo in un‟area più limitata. In questo caso le attestazioni provengono<br />
dalla parte alta <strong>di</strong> Pra della Resa, dal Cortile del Municipio, dal Cortile dell‟Hotel Combolo oltre ad<br />
una moneta romana rinvenuta nella zona detta delle Piate, nella parte Nord. Sembra che l‟estensione<br />
dell‟abitato in questa fase si fosse notevolmente ristretta arrivando ad occupare circa 5,6 ettari,<br />
ovvero la metà della superficie occupata in Età protostorica.<br />
In Età me<strong>di</strong>evale sembra potersi ravvisare un nuovo allargamento dell‟abitato rispetto<br />
all‟epoca precedente. In questo caso i dati archeologici attestano la presenza <strong>di</strong> livelli me<strong>di</strong>evali<br />
negli scavi <strong>di</strong> Palazzo Besta, <strong>di</strong> Pra della Resa, della chiesa <strong>di</strong> Sant‟Eufemia, del cortile dell‟Hotel<br />
Combolo e dell‟area della Chiesa <strong>di</strong> San Pietro, oltre ad alcune evidenze si strutture conservate<br />
ancora in elevato come la Torre “de li beli Miri” e il Castello <strong>di</strong> Ripa in contrada San Silvestro.<br />
L‟abitato in questo momento sembra raggiungere i 15 ettari estensione, tornando ad essere<br />
paragonabile, in termini <strong>di</strong> superficie, a quello <strong>di</strong> Età protostorica.<br />
Gli scavi archeologici effettuati nel centro storico hanno inoltre permesso <strong>di</strong> effettuare<br />
alcune considerazioni generali sulla stratigrafia generale dell‟area inse<strong>di</strong>ativa.<br />
Depositi alluvionali <strong>di</strong> spessore considerevole sono stati documentati in un‟ area compresa<br />
tra Palazzo Besta ad Ovest e l‟Albergo Meden ad Est. Caratteristica costante della stratigrafia <strong>di</strong><br />
tutti gli interventi archeologici effettuati in questa area è la presenza <strong>di</strong> uno strato <strong>di</strong> origine<br />
naturale (deposito alluvionale), con spessori variabili da 0,50 m a 1,20 m, che ricopre le sequenze<br />
archeologiche (già a partire da quelle altome<strong>di</strong>evali, cfr. scavo nel cortile dell‟ hotel Combolo),<br />
preservandole dagli interventi più recenti. Lo spessore <strong>di</strong> tale deposito è notevole in particolare<br />
nell‟area degli scavi del settore Est del paese.<br />
In particolare, in occasione dello scavo presso il parcheggio dell‟albergo Meden, si sono<br />
riconosciuti <strong>di</strong>versi eventi alluvionali, seguiti da riqualificazione e rioccupazione antropica dell‟area<br />
a testimoniare fin dall‟antichità il binomio alluvione naturale – rie<strong>di</strong>ficazione in Valtellina. In<br />
quest‟area il primo deposito alluvionale è databile al Bronzo Finale/I Età del Ferro. Si tratta in<br />
pratica <strong>di</strong> uno spesso strato <strong>di</strong> ghiaie <strong>di</strong>sorganizzate, mal selezionate, massive, che va a colmare una<br />
depressione. Tale strato contiene abbondante materiale ceramico datante, tra cui anche frammenti <strong>di</strong><br />
terracotta con fori passanti, che ancora conservano il cor<strong>di</strong>no utilizzato per una sorta <strong>di</strong> restauro in<br />
antico.<br />
Al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> queste ghiaie, si forma uno strato <strong>di</strong> limo sabbioso con presenza <strong>di</strong> fenomeni<br />
palesemente naturali (strutture se<strong>di</strong>mentarie, <strong>di</strong>rezione del flusso, grado <strong>di</strong> selezione del materiale),<br />
che in<strong>di</strong>cano come il deposito provenga dal conoide <strong>di</strong> deiezione sito a Nord-Ovest dell‟ area<br />
indagata.<br />
Sopra le ghiaie e i depositi fini alluvionali, l‟intento costruttivo dell‟uomo è attestato da<br />
almeno due piattaforme in pietra (probabilmente 3). Tali piattaforme altro non sono che la stesura <strong>di</strong><br />
un regolare ed omogeneo strato <strong>di</strong> pietre <strong>di</strong>sposte su una superficie quasi orizzontale (leggera<br />
pendenza da Sud verso Nord). L‟interpretazione data per tali strutture, é quella <strong>di</strong><br />
sottofondo/vespaio in una zona che, proprio per la presenza <strong>di</strong> un bacino interrato, doveva avere<br />
fenomeni <strong>di</strong> subsidenza.<br />
L‟instabilità geomorfologica dell‟area è però ancora una volta sottolineata da uno spesso<br />
strato <strong>di</strong> origine alluvionale che copre <strong>di</strong>rettamente l‟ultima fase d‟uso delle piattaforme (circa V<br />
sec. a.C.). La mancanza <strong>di</strong> tracce <strong>di</strong> abbandono in<strong>di</strong>ca che la causa della <strong>di</strong>smissione delle strutture<br />
sia proprio da correlare a tali fenomeni naturali traumatici. Dopo un altro periodo <strong>di</strong> occupazione<br />
62
dell‟area non vi sono tracce <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti <strong>di</strong> epoca storica al <strong>di</strong> sopra degli strati dell‟Età del<br />
Ferro, coperti da livelli che rappresentano un altro grande fenomeno <strong>di</strong> origine naturale (depositi <strong>di</strong><br />
ghiaie sabbiose, spessi fino a 1,2 m).<br />
Gli scavi presso il cortile dell‟Hotel Combolo hanno evidenziato una sequenza archeologica<br />
<strong>di</strong> estremo interesse, compresa tra la II età del ferro e l‟alto me<strong>di</strong>oevo. In particolare però, per la<br />
prima volta nel centro del paese, è stata scavata esaustivamente la fase cronologica compresa tra il<br />
periodo della romanizzazione (II sec. a.C.) e quello romano-imperiale. In particolare è stato messo<br />
in luce un e<strong>di</strong>ficio costruito in muratura e parzialmente in materiale deperibile che ha restituito<br />
reperti archeologici <strong>di</strong> grande interesse. Come per lo scavo “Meden” anche in questa area è stato<br />
documentato, al <strong>di</strong> sopra degli strati <strong>di</strong> epoca tardo-antica, uno spesso strato alluvionale che ha<br />
sigillato le fasi ultime dell‟inse<strong>di</strong>amento.<br />
Un ulteriore dato interessante è emerso dai recenti scavi effettuati all‟interno della chiesa <strong>di</strong><br />
Sant‟Eufemia dove invece al <strong>di</strong> sotto dei piani pavimentali delle strutture più antiche (resti<br />
pertinenti ad almeno tre e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto precedenti) non si è trovata traccia della alluvione presente<br />
in quasi tutto il centro storico, a <strong>di</strong>mostrazione che la chiesa, nelle sua prima fase, poteva in quel<br />
momento già essere e<strong>di</strong>ficata. Pertanto, in attesa dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>acronico delle fasi dello scavo e <strong>di</strong><br />
una datazione atten<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> quelle più antiche, si può generalmente ascrivere il fenomeno naturale<br />
all‟epoca storica e più precisamente all‟alto me<strong>di</strong>o evo.<br />
Spostandoci verso Ovest, confrontando i dati <strong>di</strong> scavo raccolti con gli interventi in Pra della<br />
Resa fino ai giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Palazzo Besta, si può notare come lo spessore del deposito alluvionale vada<br />
via via <strong>di</strong>minuendo.<br />
Oltre al centro storico un‟altra<br />
area che merita particolare attenzione<br />
per la quantità e qualità dei<br />
ritrovamenti è quella del Doss de la<br />
Forca.<br />
Il Doss de la Forca è un<br />
promontorio roccioso posto sul limite<br />
occidentale del Terrazzo <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>.<br />
Tutta l‟area circostante alla sommità<br />
propria del dosso, posta a quota <strong>di</strong> 862<br />
m slm <strong>di</strong> quota, ha restituito un<br />
complesso molto ricco <strong>di</strong> evidenze<br />
archeologiche. L‟area considerata Vista da Sud-Est del Doss de la Forca<br />
contestuale a questo insieme <strong>di</strong><br />
ritrovamenti occupa l‟ampio e articolato sviluppo collinare che, ascendendo da San Giovanni fino<br />
alla Motta culminale denominata anche Rigoletto, ri<strong>di</strong>scende fino a Cà Frigeri verso Est.<br />
In tutta quest‟area sono documentati 12 contesti archeologici costituiti, da nove complessi <strong>di</strong><br />
rocce con incisioni preistoriche, due aree con <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> reperti ceramici, e da un tratto <strong>di</strong> un<br />
tracciato viario antico.<br />
Le incisioni del Doss de la Forca sono <strong>di</strong>stribuite soprattutto lungo le pen<strong>di</strong>ci della sommità<br />
del dosso stesso e sono costituite soprattutto da superfici incise sul substrato micascistico affiorante.<br />
Le incisioni raffigurate sulle rocce vanno da insiemi complesse <strong>di</strong> coppelle e <strong>di</strong> micro coppelle, ai<br />
solchi ed incisioni lineari, fino alle raffigurazioni topografiche e antropomorfiche. L‟area dove si ha<br />
63
la maggior concentrazione delle incisioni è quella <strong>di</strong>slocata alle spalle del paese <strong>di</strong> Villanova, dove<br />
in un breve tratto sono concentrati otto settori che presentano decine <strong>di</strong> incisioni.<br />
I complessi incisi possono essere inquadrati genericamente in Età preistorica 178 , con alcuni<br />
segni che possono essere ricondotti alla cristianizzazione del luogo in Età storica.<br />
Come già riferito, il Doss de la Forca ha restituito due aree, da cui provengono frammenti<br />
ceramici dell‟Età del Ferro 179 , localizzate vicino all‟abitato <strong>di</strong> Panaggia. Entrambi i ritrovamenti<br />
sono il frutto <strong>di</strong> recuperi occasionali in concomitanza <strong>di</strong> sterri e<strong>di</strong>lizi non controllati, che non hanno<br />
quin<strong>di</strong> permesso <strong>di</strong> documentare la stratigrafia archeologica presente. I ritrovamenti sono comunque<br />
importanti perché attestano la presenza <strong>di</strong> un abitato al Doss de la Forca in un periodo a cavallo tra<br />
la I e la II Età del Ferro.<br />
Questi ritrovamenti oltre al tratto <strong>di</strong> strada antico, documentato nell‟area <strong>di</strong> San Giovanni-<br />
Villanova <strong>di</strong> cui si è già accennato in precedenza, sottolineano l‟importanza archeologica e l‟unicità<br />
che riveste tutta l‟area del Doss de la Forca.<br />
Il fenomeno particolare delle stele telline dell‟Età del Rame, è testimoniato sul terreno dai<br />
19 contesti schedati, nei quali sono state rinvenute stele o frammenti <strong>di</strong> stele. I frammenti <strong>di</strong> stele<br />
attualmente censite sono la testimonianza <strong>di</strong> veri e propri luoghi <strong>di</strong> culto attivi durante l‟Età del<br />
Rame e <strong>di</strong>slocati sul territorio intorno al dosso <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>. Come già riportato, tutte le stele rinvenute<br />
non provengono dai loro contesti originari ma da contesti <strong>di</strong> giacitura secondaria. La maggior parte<br />
delle stele sono state rinvenute allo stato frammentario reimpiegate come pietre da costruzione per i<br />
muretti delle vigne o delle mulattiere. Tuttavia, gli stu<strong>di</strong> specifici sul fenomeno hanno permesso <strong>di</strong><br />
localizzare sei principali aree dove le stele dovevano essere collocate originariamente e che<br />
fungevano da luoghi <strong>di</strong> culto durante l‟Età del Rame. Tali aree sono: quella meglio conosciuta del<br />
dosso <strong>di</strong> Caven, quella <strong>di</strong> Valgella, <strong>di</strong> Vangione, <strong>di</strong> Cornal, delle Crocette e infine quella più<br />
orientale <strong>di</strong> Boalzo. Come si vede dalla <strong>di</strong>stribuzione planimetrica, le aree <strong>di</strong> culto si <strong>di</strong>sponevano a<br />
semicerchio intorno al dosso <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>, all‟interno <strong>di</strong> una fascia altimetrica compresa tra i 400 e i<br />
700 m slm, in punti topografici ben precisi che dovevano rivestire un significato particolare alle<br />
comunità che le avevano e<strong>di</strong>ficate.<br />
178 Per alcune incisioni viene proposta una datazione che va dall‟Età del Rame all‟Età del Bronzo. Ve<strong>di</strong> schede relative.<br />
179 Ve<strong>di</strong> pp. 36-37<br />
64
3.4 – Carta del Rischio Archeologico del <strong>Comune</strong><br />
Il posizionamento puntuale <strong>di</strong> tutti i contesti archeologici schedati e l‟incrocio con le fonti<br />
complementari ha permesso <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere una carta delle potenziali aree a rischio archeologico del<br />
<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Teglio</strong>. A questo va premesso il fatto che l‟intero territorio comunale riveste un quadro<br />
unico nel paesaggio archeologico valtellinese, e che quin<strong>di</strong>, potrebbe essere considerato come<br />
un‟unica grande e contestuale “area archeologica <strong>di</strong>ffusa”, dove sono stratificati nel paesaggio<br />
attuale lembi sovrapposti <strong>di</strong> tutti i paesaggi antichi succedutisi.<br />
Le aree in<strong>di</strong>viduate come a potenziale rischio archeologico sono state sud<strong>di</strong>vise in due<br />
categorie: Aree ad Alto Rischio e Aree a Me<strong>di</strong>o Rischio sulla base della tipologia dei contesti<br />
rinvenuti, della giacitura primaria/secondaria del contesto, dello stato <strong>di</strong> conservazione attuale e<br />
della documentazione <strong>di</strong>sponibile.<br />
Sono state considerate:<br />
Aree ad Alto Rischio quelle che presentano un‟alta concentrazione <strong>di</strong> contesti archeologici,<br />
documentati e georeferenziati con precisione, sia quando essi sono depositi archeologici<br />
sepolti, sia quando si tratta <strong>di</strong> resti ancora visibili in superficie.<br />
Aree a Me<strong>di</strong>o Rischio quelle con attestazioni <strong>di</strong> ritrovamenti spora<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> materiale<br />
probabilmente in giacitura secondaria e fuori dal contesto originale oltre a quelle dove i<br />
contesti archeologici sono isolati e presentano una documentazione approssimativa.<br />
Aree ad Alto Rischio Archeologico:<br />
Centro Storico: considerato nella sovrapposizione degli areali relativi all‟estensione dell‟abitato<br />
nelle varie epoche.<br />
Doss de la Forca: considerato nella sua estensione compresa tra San Giovanni a Ovest, Panaggia a<br />
Nord, Cà Frigeri a Est e il tratto <strong>di</strong> viario <strong>di</strong> probabile origine romana a sud.<br />
Aree dei siti <strong>di</strong> culto dell‟Età del Rame: Caven, Cornal, Valgella, Vangione, Le Crocette e Boalzo.<br />
Altre aree con tracce inse<strong>di</strong>ative, <strong>di</strong> fortificazioni e <strong>di</strong> necropoli: Posseggia (La Quascia),<br />
Castelvetro, Cà Branchi, Cà Pozz, Carona.<br />
Area della Via Valeriana: considerata l‟area <strong>di</strong> rispetto che corre a ridosso del percorso ipotetico<br />
dell‟antica Via Valeriana.<br />
Incisioni Rupestri: considerate tutte le aree puntuali dove sono documentate incisioni rupestri<br />
conservate ancora in situ<br />
65
Aree a Me<strong>di</strong>o Rischio Archeologico:<br />
Area <strong>di</strong>ffusa intorno al centro storico<br />
Area <strong>di</strong> prato Valentino<br />
Area <strong>di</strong> Baite Bollone<br />
Area <strong>di</strong> San Sebastiano<br />
Area <strong>di</strong> Caprinale<br />
Area <strong>di</strong>ffusa intorno alla torre <strong>di</strong> Carona<br />
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1995, L’antica via Regina. Tra gli itinerari stradali e le vie d’acqua del comasco<br />
75
ELENCO SCHEDE DI CONTESTO ARCHEOLOGICO<br />
ID LOCALITA' TIPOLOGIA<br />
1 <strong>Teglio</strong>, chiesa <strong>di</strong> San Pietro scavo archeologico<br />
2 <strong>Teglio</strong>, via Roma scavo archeologico<br />
3 <strong>Teglio</strong>, via Roma - Albergo Meden scavo archeologico<br />
4 <strong>Teglio</strong>, via Roma - Hotel Combolo scavo archeologico<br />
5 <strong>Teglio</strong>, Municipio scavo archeologico<br />
6 <strong>Teglio</strong>, chiesa <strong>di</strong> Sant'Eufemia scavo archeologico<br />
7 <strong>Teglio</strong>, Prà de la Resa scavo archeologico<br />
8 <strong>Teglio</strong>, Palazzo Besta scavo archeologico<br />
9 <strong>Teglio</strong>, Palazzo Besta stele preistorica<br />
10 <strong>Teglio</strong>, torre strutture murarie<br />
11 <strong>Teglio</strong>, torre reperti spora<strong>di</strong>ci<br />
12 <strong>Teglio</strong>, via Strada Bela strutture murarie<br />
13 Verida incisioni rupestri<br />
14 Credè, Sottocastello incisioni rupestri<br />
15 Caven stele preistorica<br />
16 Caven incisioni rupestri<br />
17 Caven stele preistorica<br />
18 Valgella stele preistorica<br />
19 Cornal stele preistorica<br />
20 Cornal stele preistorica<br />
21 Cornal stele preistorica<br />
22 Cornal stele preistorica<br />
23 Cornal stele preistorica<br />
24 Vangione stele preistorica<br />
25 Vangione incisioni rupestri<br />
26 Ligone stele preistorica<br />
27 Boalzo stele preistorica<br />
28 Boalzo stele preistorica<br />
29 Boalzo stele preistorica<br />
30 Boalzo incisioni rupestri<br />
31 Somasassa stele preistorica<br />
32 Somasassa incisioni rupestri<br />
33 Castelvetro strutture murarie<br />
34 Castelvetro stele preistorica<br />
35 Le Crocette incisioni rupestri<br />
36 Posseggia, La Quascia strutture murarie<br />
37 Castellaccio incisioni rupestri<br />
38 Castellaccio strutture murarie<br />
39 Pozz reperti spora<strong>di</strong>ci<br />
40 Doss de la Forca incisioni rupestri<br />
41 Doss de la Forca incisioni rupestri<br />
42 Doss de la Forca incisioni rupestri<br />
43 Doss de la Forca incisioni rupestri<br />
44 Doss de la Forca (San Giovanni-Villanova) incisioni rupestri<br />
76
45 Doss de la Forca reperti spora<strong>di</strong>ci<br />
46 Ca' Frigerio incisioni rupestri<br />
47 Panaggia incisioni rupestri<br />
48 Panaggia reperti spora<strong>di</strong>ci<br />
49 Panaggia incisioni rupestri<br />
50 Villanova, San Giovanni viabilità antica<br />
51 Canove stele preistorica<br />
52 Murènken stele preistorica<br />
53 Branchi incisioni rupestri<br />
54 Branchi reperti spora<strong>di</strong>ci<br />
55 Tresenda reperti spora<strong>di</strong>ci<br />
56 Tresenda reperti spora<strong>di</strong>ci<br />
57 Tresenda reperti spora<strong>di</strong>ci<br />
58 San Gervasio incisioni rupestri<br />
59 Dena incisioni rupestri<br />
60 San Martino incisioni rupestri<br />
61 Ca' Morei stele preistorica<br />
62 Sant'Antonio incisioni rupestri<br />
63 Casagli incisioni rupestri<br />
64 Nigola incisioni rupestri<br />
65 Nigola/Brione incisioni rupestri<br />
66 Ca' Gianoli incisioni rupestri<br />
67 Piàte reperti spora<strong>di</strong>ci<br />
68 Le Piatine incisioni rupestri<br />
69 Vallene incisioni rupestri<br />
70 Prato Valentino incisioni rupestri<br />
71 Val de Bulun (Prato Valentino) incisioni rupestri<br />
72 Crespinedo, Crap de la Madonna incisioni rupestri<br />
73 San Sebastiano incisioni rupestri<br />
74 Carona strutture murarie<br />
75 Caprinale incisioni rupestri<br />
76 Va Belviso, Laghi <strong>di</strong> Torena incisioni rupestri<br />
77 Val Belviso, Alpe Demignone incisioni rupestri<br />
77
SCHEDE DI CONTESTO ARCHEOLOGICO<br />
78