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I Geositi della Provincia di Sondrio - Regione Lombardia

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21<br />

Ruinon<br />

delCurlo<br />

Motivo <strong>di</strong> interesse<br />

scientifico primario:<br />

geomorfologico<br />

Livello <strong>di</strong> interesse<br />

Accessibilità<br />

Valore estetico<br />

Rischio <strong>di</strong> compromissione<br />

Con il nome “Ruinon del Curlo” viene<br />

comunemente chiamata un’estesa area<br />

<strong>di</strong> frana <strong>della</strong> Valmalenco che interessa<br />

le località <strong>di</strong> Curada e Ponte, in Comune<br />

<strong>di</strong> Lanzada, e le frazioni <strong>di</strong> Curlo e Pedrotti<br />

in Comune <strong>di</strong> Chiesa Valmalenco.<br />

I termini Rovinajo, Rovinone e Ruinon,<br />

riportati anche dalle cartografie storiche,<br />

non lasciano dubbi sulla “vocazione”<br />

dell’asta torrentizia per lo meno da<br />

cent’anni a questa parte. La frana del<br />

Ruinon del Curlo, posta sulle pen<strong>di</strong>ci<br />

meri<strong>di</strong>onali del Monte Motta, occupa<br />

gran parte del piccolo bacino idrografico<br />

del torrente omonimo (poco più <strong>di</strong><br />

0,5 km 2 ) che si sviluppa tra le quote <strong>di</strong><br />

2142 metri <strong>della</strong> cima del Monte Motta e<br />

quota 1000 metri in corrispondenza <strong>della</strong><br />

confluenza del Ruinon con il Torrente<br />

Mallero.<br />

Nei settori settentrionale e occidentale<br />

del bacino affiorano serpentiniti e serpentinoscisti,<br />

mentre nel settore orientale<br />

sono presenti potenti depositi <strong>di</strong><br />

copertura rappresentati principalmente<br />

da depositi fluvioglaciali e morenici sui<br />

quali è impostato il terrazzo glaciale <strong>di</strong><br />

Ponte, antica soglia glaciale <strong>della</strong> valle<br />

del Lanterna, successivamente erosa.<br />

La secolare incisione torrentizia in atto<br />

ha posto in luce la potente sequenza <strong>di</strong><br />

depositi fluvioglaciali e glaciali - massi,<br />

blocchi, ciottoli inglobati in ghiaie,<br />

sabbie e talora argille - e depositi morenici<br />

- massi, blocchi e ciottoli immersi<br />

in una matrice fine predominante - che<br />

formano il terrazzo morenico <strong>di</strong> Ponte.<br />

Del <strong>di</strong>ssesto è ben visibile, dal fondovalle,<br />

la porzione superiore frastagliata e<br />

denudata che costituisce la testata <strong>della</strong><br />

frana con uno sviluppo altimetrico tra le<br />

quote 1800 e 1300 metri circa e una larghezza<br />

massima fino a 200 metri. Al suo<br />

interno si riconoscono incisioni minori<br />

con <strong>di</strong>verso grado <strong>di</strong> attività e <strong>di</strong> copertura<br />

vegetale che hanno generato con<br />

il tempo un caratteristico paesaggio calanchivo<br />

nel quale sono abbozzate forme<br />

simili alle pirami<strong>di</strong> <strong>di</strong> terra. Il confronto<br />

tra la cartografia attuale e quella<br />

storica ha posto in evidenza un progressivo<br />

e costante arretramento negli ultimi<br />

100 anni delle scarpate per effetto<br />

dell’erosione provocata dalle precipitazioni:<br />

il fenomeno ora si è praticamente<br />

arrestato sul fronte settentrionale,<br />

dove è visibile il contatto dei depositi<br />

con la roccia affiorante ed è quiescente<br />

sul fianco occidentale ove sono presenti<br />

depositi fluvioglaciali molto cementati<br />

più <strong>di</strong>fficilmente ero<strong>di</strong>bili. Alcuni stu<strong>di</strong><br />

geologici hanno ricostruito l’ipotetica<br />

superficie del terreno precedente l’innesco<br />

del fenomeno erosivo, evidenziando<br />

che le <strong>di</strong>mensioni attuali <strong>della</strong> frana<br />

sono dovute ad un’asportazione <strong>di</strong> materiale<br />

pari ad oggi a circa 5.000.000<br />

<strong>di</strong> metri cubi. L’ipotesi che il fenomeno<br />

si arresti una volta raggiunto il nuovo<br />

profilo d’equilibrio dell’alveo, ovvero<br />

dopo un arretramento del ciglio dell’orlo<br />

<strong>di</strong> scarpata verso Est <strong>di</strong> altri 50 metri<br />

circa, significa che possono ancora depositarsi<br />

sul conoide circa 2 o 3 milioni<br />

<strong>di</strong> metri cubi <strong>di</strong> materiale sciolto. Con-<br />

In alto: il maggengo<br />

dell’Alpe Ponte in posizione<br />

<strong>di</strong> terrazzo sulla sponda<br />

soleggiata <strong>della</strong> conca <strong>di</strong><br />

Chiesa in Valmalenco<br />

In basso: ortofoto realizzate<br />

nel 1998 (sopra) e nel 2003<br />

(sotto)<br />

Chiesa in Valmalenco<br />

siderando velocità me<strong>di</strong>e annue <strong>di</strong> regressione<br />

del ciglio tra 0,5 e 1 metro/<br />

anno, la fine del fenomeno avverrà forse<br />

tra 150 anni. L’asta me<strong>di</strong>ana del torrente<br />

non ha subito nel tempo significative<br />

evoluzioni: essa ha forma tortuosa<br />

e stretta, confinata tra le ripide pareti<br />

spondali ove sono localmente affioranti<br />

lembi <strong>di</strong> substrato o massi <strong>di</strong> origine<br />

fluvioglaciale entro copertura quaternaria<br />

e mantiene le funzioni <strong>di</strong> canale <strong>di</strong><br />

scorrimento delle perio<strong>di</strong>che colate detritiche.<br />

Oltre la gola stretta del canale compare<br />

a valle il conoide asimmetrico formato<br />

dall’originario scaricatore glaciale,<br />

in parte inciso e in parte ricoperto<br />

da nuovi depositi. In mezzo a queste<br />

opere compare l’imponente “pennello”<br />

costituito da un’arginatura con grossi<br />

massi a lato dei parcheggi <strong>della</strong> piscina<br />

comunale e in mezzo ai prati che venne<br />

realizzato dopo l’alluvione del 1911<br />

a protezione e deviazione dalle colate<br />

del Ruinon e del Mallero dalle abitazioni<br />

<strong>di</strong> Vassalini.<br />

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