PNEUMOLOGIA gg2 - Pneumonet
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FEDERAZIONE ITALIANA<br />
CONTRO LE MALATTIE POLMONARI<br />
SOCIALI E LA TUBERCOLOSI<br />
LA TUBERCOLOSI IN ITALIA<br />
DAL 1882 AL 1950<br />
Scritti, Congressi, Sanatori<br />
a cura di<br />
Mario De Palma
FEDERAZIONE ITALIANA<br />
CONTRO LE MALATTIE POLMONARI<br />
SOCIALI E LA TUBERCOLOSI<br />
LA TUBERCOLOSI IN ITALIA<br />
DAL 1882 AL 1950<br />
Scritti, Congressi, Sanatori<br />
a cura di<br />
Mario De Palma<br />
Presidente della Federazione Italiana contro<br />
le Malattie Polmonari Sociali e la Tubercolosi
PRESENTAZIONE<br />
CARLO FORLANINI INVENTORE<br />
DEL PNEUMOTORACE ARTIFICIALE<br />
SCRITTI DI CARLO FORLANINI<br />
INDICE<br />
I SANATORI PEI TUBERCOLOTICI<br />
Sono di danno ai villaggi vicini?<br />
pag. 7<br />
pag. 11<br />
pag. 19<br />
pag. 25<br />
PER LA COSTITUZIONE DELLA SOCIETA’ DEI SANATORI<br />
D’ITALIA E LA FONDAZIONE DEL PRIMO<br />
SANATORIO ITALIANO SUL LAGO MAGGIORE<br />
pag. 27<br />
IL PRIMO SANATORIO ITALIANO PER AMMALATI<br />
DI PETTO NELLA PINETA DI SORTENNA<br />
SOPRA SONDALO (ALTA VALTELLINA)<br />
IL SANATORIO POPOLARE UMBERTO I O<br />
IN PRASOMASO PER GLI AMMALATI DI PETTO<br />
DELLA CITTA’ E PROVINCIA DI MILANO<br />
3<br />
pag. 31<br />
pag. 35
I O CONGRESSO NAZIONALEPER LA LOTTA SOCIALE<br />
CONTRO LA TUBERCOLOSI TENUTO A MILANO<br />
DAL 24 AL 29 SETTEMBRE 1906<br />
ATTI DEL II o CONGRESSO NAZIONALE PER LA LOTTA<br />
SOCIALE CONTRO LA TUBERCOLOSI<br />
LE ISTITUZIONI ANTITUBERCOLARI<br />
IN ITALIA NEL 1914<br />
LA CURA DELLE FERITE TORACO – POLMONARI<br />
ATTI DEL I O CONVEGNO NAZIONALE<br />
ATTI DEL II o CONGRESSO NAZIONALE PER<br />
LA LOTTA SOCIALE CONTRO LA TUBERCOLOSI<br />
I PROBLEMI DELLA TUBERCOLOSI<br />
ATLANTE ANATOMO-RADIOLOGICO<br />
DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
4<br />
pag. 37<br />
pag. 41<br />
pag. 43<br />
pag. 47<br />
pag. 53<br />
pag. 57<br />
pag. 61<br />
pag. 65
LA TERAPIA CHIRURGICA<br />
DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
FISIOPATOLOGIA DELL’APPARATO<br />
RESPIRATORIO NELLA TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
IL BACILLO DI KOCH<br />
ATTI DEL PRIMO CONGRESSO NAZIONALE<br />
DEL DOPOGUERRA CONTRO LA TUBERCOLOSI<br />
RECETTIVITA’ E RESISTENZA<br />
nella TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
STREPTOMICINA E TUBERCOLOSI<br />
ASPETTI BIOLOGICI E CLINICI<br />
5<br />
INDICE<br />
pag. 71<br />
pag. 77<br />
pag. 87<br />
pag. 93<br />
pag. 97<br />
pag. 105
Presentazione<br />
Alla fine del XIX secolo, anche in Italia, la malattia tubercolare e le altre malattie dell’apparato<br />
respiratorio, come tutte le patologie di ambito medico, rientravano nel dominio della Medicina<br />
Interna, che aveva il compito di coordinare, correlare e sintetizzare le nozioni sulle varie patologie<br />
d’organo. Come per le altre discipline internistiche, l’esiguità e la scarsa specificità delle indagini diagnostiche e<br />
di laboratorio e la mancanza di mezzi terapeutici mirati, imponevano anche in campo respiratorio, competenze<br />
centralizzate, scarsamente settoriali e specialistiche.<br />
Proprio in quel periodo, la scoperta dell’agente eziologico della tubercolosi (R. Koch 1882) con la conseguente<br />
affermazione di specifici metodi diagnostici batteriologici, la scoperta dei raggi X (W. K. Roentgen 1895) con<br />
la diffusione della diagnostica radiologica, nonché l’affermazione delle teorie di C. Forlanini (1885 e 1888)<br />
con la progressiva affermazione del pneumotorace terapeutico per il trattamento della tisi polmonare, hanno reso<br />
indipendente la prima branca autonoma della pneumologia, la tisiologia, che ha avuto un ruolo determinante<br />
per contenere prima e controllare poi la malattia tubercolare.<br />
Sotto l’impulso e lo sviluppo di queste tre scoperte, la Tisiologia si è affermata in tutto il mondo, come<br />
specialità autonoma, sul piano della ricerca e sul piano assistenziale, rendendo possibili i primi successi nella<br />
lotta contro la malattia tubercolare, soprattutto a protezione delle classi sociali più deboli e più esposte, in<br />
occasione di eventi bellici e di calamità sociali. Sorgevano così in Europa i primi dispensari ed i primi sanatori<br />
antitubercolari con rapida diffusione nei paesi industrializzati.<br />
Anche in Italia nascevano le prime iniziative a carattere locale e privato e nel 1927 veniva strutturata, con<br />
legge dello stato, una rete consortile su base provinciale, comprensiva progressivamente di consorzi, dispensari,<br />
colonie, sanatori, preventori, forniti di personale sempre più specializzato, con funzioni assistenziali, preventive,<br />
di propaganda e di controllo epidemiologico.<br />
Dal 1923, la Federazione Italiana per la Lotta contro la Tubercolosi, costituita l’anno precedente dalla<br />
fusione di varie Associazioni settoriali, organizzava congressi scientifici annuali, coordinando tutta la vita<br />
scientifica e l’azione organizzativa sociale antitubercolare.<br />
L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, delegato dal 1930 a costituire una rete sanatoriale omogenea<br />
su tutto il territorio nazionale, realizzava, oltre ad un’assistenza specialistica efficiente, l’isolamento dei malati<br />
contagiosi; parallelamente alla rete sanatoriale, negli ospedali civili più grandi ed attrezzati, venivano attivate<br />
numerose divisioni tisiologiche.<br />
Attraverso questa moderna legislazione e parallelamente al miglioramento delle condizioni socio- economiche,<br />
l’organizzazione assistenziale si estendeva alla protezione delle famiglie e alla prevenzione delle classi più giovani<br />
ed esposte<br />
Al tempo stesso, la Scuola Tisiologica italiana, fondata da E. Morelli, ispirata al suo Maestro C. Forlanini<br />
con la collaborazione di numerosi altri studiosi, fu protagonista di fondamentali apporti dottrinari, scientifici<br />
e didattici.<br />
7
A Roma e a Napoli furono costituite le prime Scuole di Specializzazione in Tisiologia e Malattie<br />
dell’Apparato Respiratorio (1935 e 1939) che rappresentarono per anni la guida anche per numerosi studiosi<br />
stranieri. Parallelamente anche in Italia si affermava la Chirurgia della Tubercolosi che doveva costituire la<br />
base per l’odierna Chirurgia Toracica.<br />
Con la scoperta dei chemioterapici e degli antibiotici, nel secondo dopoguerra, anche in Italia, venivano studiati<br />
i primi farmaci attivi sul b. di Koch. Fondamentali sono stati gli studi italiani sulla streptomicina che apriva<br />
la via alla terapia antibiotica antitubercolare ed alla terapia razionale della tubercolosi degli anni successivi.<br />
Questo volume, che raccoglie una selezione di stralci di documenti dal 1882 al 1950, rappresenta un<br />
tentativo di testimonianza e di rivisitazione degli anni che hanno coinciso con la nascita della Tisiologia.<br />
Attraverso alcuni documenti originali o in ristampa, nei limiti imposti dalle esigenze editoriali, riaffiorano<br />
eventi, progetti, contributi, personaggi che hanno fatto la storia della Tisiologia italiana. Risalta, anche da questa<br />
documentazione, seppur limitata, come la ricerca scientifica e l’organizzazione italiane siano state all’altezza ed<br />
a volte punto di riferimento rispetto a quelle internazionali.<br />
I primi documenti, qui rappresentati, sono stralci di manoscritti di Carlo Forlanini con l’enunciazione dei<br />
suoi principi teorici e dei primi risultati terapeutici, seguiti dai primi progetti di sanatori e di istituzioni<br />
antitubercolari in Italia.<br />
I primi Congressi nazionali del 1906 e 1909 testimoniano l’attività scientifica e sociale delle prime<br />
Associazioni, sorte, nel periodo prebellico, per riunire gli operatori del settore: Federazione delle Opere<br />
Antitubercolari, Federazione Nazionale Ospizi marini e montani, Lega dei Medici Condotti contro la<br />
Tubercolosi, Lega Italiana contro la Tubercolosi, Lega dei Lavoratori Italiani per la Profilassi della Tubercolosi.<br />
È del 1918 (la ristampa qui pubblicata è del 1934) il volume “La cura delle ferite toraco- polmonari” di<br />
E. Morelli che costituisce l’evoluzione delle idee di Forlanini ed il compendio delle nuove concezioni<br />
fisiopatologiche sul torace, alla luce dell’esperienza bellica.<br />
Il 1° ed il 2° Congresso Nazionale (1923 e 1927), primi di una lunga serie, testimoniano l’attività<br />
iniziale della Federazione Italiana per la Lotta contro la Tubercolosi, in procinto di divenire il fulcro delle<br />
attività antitubercolari, scientifiche, editoriali e sociali. Sono infatti del 1933 e 1934, in rappresentanza di<br />
una vasta attività editoriale, le monografie della “collana scientifico- sociale” della Federazione sulla “Cura<br />
medica della tubercolosi” (G. Mendes) e sulla “Terapia chirurgica della tubercolosi” (R. Paolucci).<br />
Dal 1934 al 1938, citiamo alcune opere dei tre maggiori Collaboratori di E. Morelli: la prima edizione<br />
dello splendido “Atlante anatomo- radiologico della tubercolosi polmonare e malattie non tubercolari<br />
dell’apparato respiratorio” di A. Omodei- Zorini e Coll. (1934), la Fisiopatologia dell’apparato respiratorio<br />
nella tubercolosi polmonare” (1937) di V. Monadi (artefice anche del procedimento di aspirazione endocavitaria<br />
delle caverne tubercolari del polmone), primo testo nel mondo di fisiopatologia respiratoria, “Il bacillo di Koch”<br />
(1938) di G. Daddi, sintesi delle conoscenze sul Micobatterio tubercolare.<br />
8
La tubercolosi in italia dal 1882 al 1950 - scritti, congressi, sanatori<br />
Il 1945, dopo l’interruzione quinqennale del periodo bellico, è rappresentato dal “Primo Congresso<br />
Nazionale del dopoguerra contro la Tubercolosi” (che sarà seguito da una lunga serie di congressi), che rivede<br />
ancora la Federazione Italiana per la Lotta contro la Tubercolosi al centro del sistema organizzativo<br />
antitubercolare, “in continuità d’azione e di pensiero”.<br />
Nel 1946, “Recettività e Resistenza nella Tubercolosi polmonare” di G. Daddi e C. Panà, si presenta come<br />
contributo “all’inquadramento dei processi tubercolari del polmone per guidare l’interpretazione patogenetica<br />
delle singole forme”, basandosi su una mirabile sintesi tra i fattori eziologici, morfologici e patogenetici.<br />
Con il 1950, chiude la nostra presentazione “Streptomicina e Tubercolosi- aspetti biologici e clinici” di A.<br />
Omodei- Zorini e C. Cattaneo; ha il significato di chiudere un ciclo, perché con la chemioterapia della<br />
tubercolosi iniziano un nuovo periodo ed una nuova storia.<br />
Speriamo con questa raccolta, sicuramente incompleta, di pagine antiche ma memorabili, di aver ricordato un<br />
periodo glorioso e molte tappe della lotta contro la tubercolosi nella sua fase più difficile. Indubbiamente in questo<br />
arco di tempo si sono gettate le basi della Tisiologia moderna e per molti aspetti della Pneumologia odierna.<br />
Parlare ancora oggi della storia della nostra Specialità, degli ostacoli incontrati, dei successi ottenuti, degli errori<br />
eventualmente commessi e comprendere l’importanza del contributo italiano al progresso scientifico tisiopneumologico,<br />
costituisce un importante insegnamento e forse un utile orientamento per le future generazioni.<br />
L’odierna Federazione Italiana contro le Malattie Polmonari Sociali e la Tubercolosi, erede diretta della<br />
Federazione di allora, pur conscia delle difficoltà intrinseche di essere esaustivi e con i limiti imposti dalle<br />
esigenze editoriali, è lieta di presentare questo volume agli Pneumologi di oggi. La Federazione vuole così<br />
sottolineare il proprio impegno sociale, accanto alle Società Scientifiche Pneumologiche, nei confronti dei problemi<br />
e delle battaglie di ieri e di oggi. Molte sono infatti le analogie: l’epidemia da fumo di tabacco, l’inquinamento<br />
ambientale e le patologie ad esse correlate rappresentano, come in passato la tubercolosi, il nemico da fronteggiare<br />
e da battere.<br />
9<br />
Mario De Palma<br />
Presidente della Federazione Italiana contro<br />
le Malattie Polmonari Sociali e la Tubercolosi
1882<br />
11
1882<br />
Prime pagine del testo autografo della comunicazione di Carlo Forlanini all’Istituto Lombardo di<br />
Scienze e Lettere (7/1/1907)<br />
12
CARLO FORLANINI INVENTORE DEL PNEUMOTORACE ARTIFICIALE<br />
13
1882<br />
14
CARLO FORLANINI INVENTORE DEL PNEUMOTORACE ARTIFICIALE<br />
15
1882<br />
16
CARLO FORLANINI INVENTORE DEL PNEUMOTORACE ARTIFICIALE<br />
17
1882<br />
19
1882<br />
PRIMO CASO DI TISI POLMONARE MONOLATERALE AVANZATO<br />
CURATO FELICEMENTE COL PNEUMOTORACE ARTIFICIALE<br />
N<br />
el 1880 io proposi di curare la tisi polmonare col pneumotorace artificiale. Le ragioni della<br />
mia proposta erano due: primo; della natura del processo tisiogeno io ho un concetto che<br />
differisce sostanzialmente da quello che ne hanno tutti: per me il processo distruttivo del<br />
polmone ha per fattore principale lo stato di tensione forzata a cui il tessuto è sottoposto: una raccolta<br />
pleurica liquida o gassosa non importa, che detenga il polmone, arresta il processo: secondo, i<br />
fatti confermano queste vedute: la osservazione clinica prova che i versamenti pleurici, i piopneumotorace,<br />
possono rallentare il decorso della tisi, possono arrestarlo ed anche guarirlo, se il volume della<br />
raccolta ed il tempo in cui dura sono sufficienti.<br />
Nell’ultimo Congresso internazionale io presentai due casi esemplari di questa natura: nel primo la<br />
guarigione chiamiamola pure clinica, durò due anni: poi l’ammalato soccombette ad altra malattia: nel<br />
secondo si mantiene anche oggi e sono ormai quasi dieci anni.<br />
Nello stesso Congresso presentai anche dei preparati i quali indicano il meccanismo di queste guarigioni:<br />
erano sezioni di polmone d’un tisico nel quale un piopneumotorace arrestò, guarì anzi, il processo<br />
e che soccombette quattro anni dopo alla tisi dell’altro polmone, esistente già quando si produsse<br />
il pneumotorace: Il polmone era ridotto ad una massa cicatrizale di fasci di connettivo compatto<br />
intrecciati irregolarmente, nelle cui maglie giacevano dei focolai necrotici, ultimo residuo dell’antico<br />
processo.<br />
Con questi preliminari eseguii quest’anno, per la prima volta, il pneumotorace nelle condizioni volute<br />
dal problema: in un caso cioè di tisi, bensì avanzata, ma monolaterale: è appena necessario avvertire<br />
che non potendo eseguire il pneumotorace d’ambo i lati, sono appena questi i casi suscettibili di<br />
cura.<br />
La ragazza M. G. di 17 anni, nubile, entra in clinica il 16 ottobre 1894. La sua malattia incominciò<br />
due anni prima con una broncorraggia iniziale, dopo la quale si svolse gradatamente la forma comune<br />
della sindrome locale e generale della tisi polmonare. Al suo ingresso la M. G. era febbricitante: il<br />
ricambio assai scaduto: amenorroica; espettorato abbondante, purulento pretto, con bacilli assai<br />
numerosi. Localmente, tisi in periodo avanzato del polmone destro: sono colpiti principalmente i lobi<br />
superiore e medio, ma non ne è immune il lobo inferiore: nella regione scapolare e nella infraclavicolare<br />
si raccolgono i segni classici di una escavazione, la quale, per ciò solo che i suoi segni erano apparenti<br />
sulla parete anteriore e sulla posteriore del torace, doveva essere di un volume ragguardevole:<br />
attorno a questa altre ulcerazioni minori, epatizzazione del parenchima, ecc.: margine polmonare inferiore<br />
destro mobile, quindi pervietà della pleura. Polmone sinistro normale: nessuna complicazione.<br />
Provoco subito il pneumotorace con azoto filtrato e colla tecnica che esposi al congresso internazionale;<br />
poi con successive introduzioni nei giorni seguenti, ne aumento il volume sino ad ottenere il<br />
silenzio stetoscopico sul polmone destro: e così lo mantengo fino ad oggi sostituendo l’azoto quando<br />
a quando, man mano che viene riassorbito.<br />
Ed ecco ora quanto si osservò nell’anno di tempo così trascorso.<br />
Il pneumotorace ed i poco ragguardevoli spostamenti dei visceri circostanti sono perfettamente tollerati:<br />
la pleura non dà reazione di sorta. Cessazione della febbre: ricomparsa della mestruazione.<br />
20
Diminuzione e poi scomparsa della tosse e dell’espettorato: questo comincerà a modificarsi e farsi<br />
sempre più mucoso di carattere, poi cessò: parallelamente diminuirono gradatamente i bacilli; il 27<br />
febbraio erano scomparsi, ed esami ripetuti periodicamente in seguito, finchè si ebbe espettorato,<br />
dimostrarono definitivamente la scomparsa. Miglioramento del ricambio, più spiccato dopo che l’ammalata,<br />
chiusa la clinica in luglio, si recò in montagna a 1300 m. s. m. Qui stette due mesi, aumentò<br />
di chilogrammi 5 e fece numerose passeggiate, fra cui ascensioni con dislivelli fra 600-700 m.<br />
Localmente nessun nuovo reperto all’infuori di quello del pneumotorace: suono di scatola pieno,<br />
grave, su tutta la proiezione pleurica, e silenzio stetoscopico assoluto.<br />
Soggettivamente l’ammalata si sente bene come prima di ammalarsi, ed ora si è allogata al servizio di<br />
una famiglia adempiendovi le sue mansioni senza difficoltà.<br />
Si è costituito insomma uno stato di cose che si può considerare come una guarigione clinica della<br />
tisi. Io ignoro se sia compiuto il processo di connettivazione, di sclerosi del polmone; però io, a buon<br />
conto, intrattengo il pneuomotorace introducendo da 250 a 300 cc. di azoto, una volta ogni mese e<br />
mezzo; e ciò, da una parte, perché dovessi supporre che il processo di connettivazione del polmone<br />
sia assai lento, e dall’altra parte perché, come dissi, il pneumotorace è ben tollerato soggettivamente,<br />
pressoché inavvertito dalla ammalata, e l’eseguirlo è atto operativo di non maggiore entità di quello<br />
d’una semplice iniezione ipodermica.<br />
Il valore che il caso può avere lo ha per due aspetti: quello della terapia e quello dello studio dell’essenza<br />
della tisi polmonare.<br />
Per la terapia, il caso tende a provare che la tisi polmonare anche avanzata purchè monolaterale, può<br />
essere guarita dal pneumotorace artificiale: Si potrà dire che casi simili sono rari: ma è facile osservare<br />
che nella tisi lenta, l’inizio è per lo più monolaterale e tale si mantiene per un certo tempo. Io poi<br />
aggiungo che il pneumotorace svolge un’azione benefica anche sulla tisi dell’altro lato purchè non<br />
avanzata: Nei due casi che comunicai al Congresso internazionale la tisi era bilaterale e la guarigione<br />
del piopneumotorace fu completa, voglio dire d’ambo i lati. Altri casi, che ho tuttora in osservazione<br />
di pneumotorace artificiale, la tisi è bilaterale e tuttavia ottenni già risultati veramente notevoli.<br />
Per rispetto allo studio scientifico della natura della tisi, il caso che ho riferito, i due casi comunicati<br />
al Congresso internazionale, i due casi di tisi bilaterale a cui ora accennavo, l’osservazione clinica antica<br />
dell’influenza inibitrice sul processo tisiogeno delle raccolte pleuriche, ed infine la perfetta corrispondenza<br />
fra questi fatti ed il modo col quale, a priori, io sono venuto ad interpretare il processo<br />
tisiogeno, mi introdurrebbero ad abbozzare alcune conclusioni. Ma queste sarebbero in così stridente<br />
contrasto colla dottrina attuale della tisi che io debbo impormi per ora, il maggior riserbo. Perciò<br />
mi limito alla semplice esposizione dei fatti, perché i fatti sono la verità assoluta, e mi astengo da ogni<br />
deduzione dottrinale.<br />
Tratto dalla “Gazzetta medica di Torino” 1895 n. 41 e V Congresso di Medicina Interna Roma 1895<br />
Pubblicato dalla Clinica medica propedeutica della R. Università di Torino<br />
21<br />
SCRITTI DI CARLO FORLANINI
1882<br />
Trascrizione originale in lingua tedesca del funzionamento dell’apparecchio:<br />
Der Pneumothorax war hier viermal erzeug worden; die entsprechenden Volumina waren<br />
1600, 1800. 100, 1700 ccm. Und die betreffenden Zeitabstände 24, 54, 20 Tage. Der<br />
Haupterfolg bestand in dem der Pneumothoraxerzeugung folgenden Aufhören, bzw.<br />
Nachlassen des Fiebers: letzteres stellte sioch aber einige Zeit nachher wieder ein, welche<br />
Erscheinung wohl auf die wäherend der langen Zwischenzeit teilweise stattgefundene<br />
Resorption des Pneumothorax zurückzuführen ist.<br />
Es sei mir gestatten, der Ueberzeugung Ausdruck zu geben dass, wenn meine Methode in<br />
22
Deutschland bekannter gewesen und derselben in diesem Falle dr Vorzug gegeben worden<br />
wäre, der Erfolg ein vollständig befriedigender gewesen sein würde, wie ich ihn in manchen<br />
analogen Fällen erzierlt habe, sobald durch recht häufige Stickstoffeinführungen das<br />
Volumen des Pneumothorax konstant erhalten wurde. *<br />
* Il pneumotorace è stato instaurato con quattro modalità; i relativi volumi erano 1600, 1800, 100 e 1700 ccm. E i conseguenti<br />
intervalli di tempo erano di 24, 54, 20 giorni. L’effetto principale del pneumotorace è stata l’interruzione o cessazione<br />
della febbre: quest’ultima è ricomparsa dopo qualche tempo per il riassorbimento parziale del pneumotorace, avvenuto<br />
nel frattempo.<br />
Mi sia concesso, esprimere il convincimento che, se il mio metodo fosse conosciuto in Germania e allo stesso fosse data<br />
preferenza vi sarebbe stato un successo completo e soddisfacente, come io in altri casi analoghi ho ottenuto non appena<br />
è stato mantenuto costante il volume del pneumotorace attraverso frequenti introduzioni.<br />
23<br />
SCRITTI DI CARLO FORLANINI
1899<br />
25
1900<br />
27
1900<br />
LETTERE DI ILLUSTRI CLINICI<br />
DIRETTE AI PROMOTORI<br />
della Società pei Sanatori d’Italia<br />
28
PER LA COSTITUZIONE DELLA SOCIETA’ DEI SANATORJ D’ITALIA E<br />
LA FONDAZIONE DEL PRIMO SANATORIO ITALIANO SUL LAGO MAGGIORE<br />
Analoghe dichiarazioni per iscritto e verbali i promotori hanno ricevuto da molte altre illustri personalità<br />
della scienza e della pratica medica, fra le quali il Senatore Bizzozzero, Prof. Golgi, Prof. Foà,<br />
Stefanini, Cozzolino, Rampolli, Caporali ecc.<br />
29
1904<br />
31
1904<br />
È<br />
ormai dimostrato in modo non confutabile, e con argomenti teorici, e con prove anatomopatologiche,<br />
e con ineccepibili e diligentissime statistiche dei risultati pratici, che la tubercolosi<br />
polmonare, la - tisi, - che si ritenne sempre quale malattia assolutamente incurabile – il<br />
male che non perdona – è in quella vece, nella maggioranza dei casi, guaribile, e pertanto curabile.<br />
Questa rivoluzione nella moderna terapia, onde tanto vantaggio deriva all’umana collettività, è dovuta<br />
alla applicazione del sistema igienico-dialettico-morale, il quale ha per cardini fondamentali la cura dell’aria<br />
all’aperto, la buona ed abbondante alimentazione, il moto ed il riposo opportunamente regolati,<br />
le scrupolose misure igieniche di preservazione, e finalmente l’educazione igienica dell’ammalato.<br />
Tale sistema razionale di cura ha avuto origine in Germania, ove si è largamente sviluppato per merito<br />
del dott. Brehmer, ai quali è dovuta la fondazione e la fortuna dei primi Sanatori, di quegli Istituti<br />
cioè, che possono e devono anzi considerarsi come il vero campo esplicativo del sistema anzidetto.<br />
Quarantacinque anni ci separano ormai dalla data (1859) in cui sorse nella Slesia - a Goerbersdorf,<br />
- il primo Sanatorio per opera del Brehmer, e in questo non breve periodo d’anni l’istituto dei Sanatori<br />
ha preso in tutti i paesi civili considerevole sviluppo, sia per le iniziative volte alla fondazione di case<br />
di cura a pagamento per ammalati agiati, sia ancora per iniziative benefiche intese alla creazione di<br />
stabilimenti siffatti per la cura gratuita dei non abbienti.<br />
Citiamo in Germania i Sanatori classici e reputatissimi di Falkenstein, di Hohenhonnef, di Ruppertshain,<br />
quelli dell’Harz, della Foresta Nera: In Svizzera quelli non meno rinomati di Davos, - ove tali istituti si<br />
contano quasi a decine - di Arosa, di Leysin, di Heiligen-Schwendi; in Francia quelli di Durtol, di Arcachon,<br />
di Hauterville, di Angicourt, di Menton. E sanatori possiedono l’Austria, la Norvegia, la Russia,<br />
l’Inghilterra, l’America del Nord.<br />
Purtroppo, anche in questo ordine d’iniziative, l’Italia è arrivata pressoché ultima fra le altre nazioni<br />
sorelle, e il bel paese dal clima mite, dalle marine incantevoli, dai laghi ridenti, dai colli verdeggianti,<br />
che è sempre stato considerato dai ricchi stranieri come la meta più desiderabile per un soggiorno atto<br />
a prolungare di qualche poco la vita dei poveri ammalati di petto, o a mitigarne le sofferenze; l’Italia,<br />
che da un largo impianto di buoni Sanatori avrebbe avuto da guadagnare pecuniariamente, per l’utile<br />
ricavante che ne avrebbe ritratto, ed igienicamente per la profilassi della propria popolazione, sottraendola<br />
al contatto dei tubercolotici d’importazione, l’Italia si è messa per l’ultima sulla via per la<br />
quale avrebbe dovuto da gran tempo incamminarsi.<br />
Meglio tardi che mai!…occorre ripetere ancora una volta; l’essenziale si è arrivati un momento o l’altro!…<br />
Come italiani e come tecnici è quindi con grande piacere che noi ci occupiamo di parlare oggi ai nostri<br />
lettori del Primo Sanatorio Italiano, da pochi mesi aperto all’esercizio in Sondalo (Alta Valtellina) per iniziativa<br />
di un giovane, intelligente e valoroso medico. Il dottor Ausonio Zubiani.<br />
L’impianto di un sanatorio non è cosa semplice, né facile. Un istituto siffatto, il quale risponda veramente<br />
alle esigenze del caso implica anzi la risoluzione di molteplici problemi, tutti gravi e della maggiore<br />
importanza, dacchè vi hanno parecchie condizioni cui l’istituto medesimo deve soddisfare e che<br />
sono altrettanti requisiti essenziali per il suo efficace funzionamento.<br />
La scelta della località è un primo gravissimo problema. Poiché, lasciando a parte la questione dell’opportunità<br />
di una maggiore o minore altitudine – che è controversa fra i tisiologi e la cui discus-<br />
32
IL PRIMO SANATORIO ITALIANO PER AMMALATI DI PETTO<br />
NELLA PINETA DI SORTENNA SOPRA SONDALO (ALTA VALTELLINA)<br />
sione esorbiterebbe dal campo della nostra competenza e dall’indole di questo periodico – le condizioni<br />
locali dello stabilimento possono favorire o financo impossibile l’applicazione del principio fondamentale,<br />
sul quale la moderna dottrina di cura è basata.<br />
Qualunque sia l’altitudine, la località per un Sanatorio deve essere esposta direttamente a mezzodì,<br />
per godere la massima quantità di luce e di sole nella giornata, ed essere al riparo dei venti, e specialmente<br />
quelli del Nord, che sono dannosissimi per i tubercolotici; l’aria deve essere chimicamente<br />
buona, batteriologicamente pura, asciutta ma non eccessivamente secca; l’orizzonte vuole essere il più<br />
possibilmente aperto, la vista ridente e gradevole per bellezze naturali, poiché è evidente l’influenza<br />
benefica che la grandiosità e la bellezza del panorama esercitano sullo spirito dell’ammalato, il suolo<br />
deve essere permeabile, facilmente prosciugabile; i dintorni devono essere sani, piuttosto boscosi o<br />
forestali; la località vuol essere ancora quieta, non disturbata, lontana dall’addensamento della popolazione,<br />
da eventuali focolai di infezione; allo stesso tempo le comunicazioni devono essere piuttosto<br />
facili e non disagevoli.<br />
A tutte queste condizioni risponde egregiamente il Primo Sanatorio Italiano costruito a Sondalo.<br />
Esso si trova in provincia di Sondrio, nell’alta Valtellina a 1240 metri sul mare; esso è esposto in pieno<br />
mezzodì, completamente al riparo dei venti e specialmente da quelli del nord.<br />
33
1906<br />
35
1906<br />
37
1906<br />
38
I o CONGRESSO NAZIONALEPER LA LOTTA SOCIALE CONTRO LA TUBERCOLOSI<br />
TENUTO A MILANO DAL 24 AL 29 SETTEMBRE 1906<br />
39
1909<br />
41
1909<br />
ATTI DEL II o CONGRESSO NAZIONALE<br />
PER LA LOTTA SOCIALE CONTRO LA TUBERCOLOSI<br />
INDICE DELLE MATERIE<br />
Regolamento del congresso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. III<br />
Comitato d’onore del Congresso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . V<br />
Comitato ordinatore del Congresso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . VIII<br />
Elenco degli aderenti al Congresso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . IX<br />
Verbali delle Sedute del Congresso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XX<br />
Voti approvati dal Congresso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XXXVII<br />
RELAZIONI<br />
DI VESTEA Prof. ALFONSO. – Stato della Tubercolosi in Italia, influenza sul relativo<br />
andamento epidemiologico delle leggi e istituzioni sanitarie vigenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1<br />
Discussione sulla Relazione del Prof. Di Vestea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />
BORDONI - UFFREDUZZI Prof. GUIDO e FERRARI Dott. PIETRO<br />
Istituzione dei casellari ecografici (Wohnungsämter) e conforme disciplinamento<br />
delle Agenzie di locazione nelle grandi città, a servizio della lotta sociale contro la tubercolosi . . . . . . . . . . 36<br />
Discussione sulla Relazione del Prof. Bordoni – Uffreduzzi e del Dott. Ferrari. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43<br />
LUSTIG Prof. ALESSANDRO. – La tubercolosi fra gli insegnanti ed i relativi<br />
provvedimenti sociali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53<br />
Discussione sulla Relazione del Prof. Lustig. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69<br />
MYA Prof. GIUSEPPE. – La questione delle persone di servizio in rapporto<br />
colla diffusione della tubercolosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74<br />
Discussione sulla Relazione del Prof. Mya . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78<br />
PACCHIONI Prof. DANTE. – La pubblica assistenza dell’infanzia povera<br />
e l’opera degli Ospizi marini e delle Colonie estive come coefficiente di lotta<br />
antitubercolare in Italia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88<br />
Discussione sulla Relazione del Prof. Pacchioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96<br />
TESTI Prof. FRANCESCO. – La tubercolosi in genere e quella polmonare in ispecie<br />
nell’esercito italiano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112<br />
SESTINI Dott. LEONE. – Sulla tubercolosi nell’armata italiana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 153<br />
Discussione sulla Relazione del Prof. Testi e del Dott. Sestini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 171<br />
VIOLA Prof. GIACINTO. – La predisposizione alla tubercolosi e i segni che la rivelano . . . . . . . . . . . . 173<br />
Discussione sulla Relazione del Prof. Viola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 192<br />
PIERACCINI Prof. GAETANO. – Quale contributo alla lotta sociale contro la tubercolosi<br />
portano in Italia i dispensari profilattici, i servizi pubblici di disinfezione e l’assistenza ospedaliera? . . . . . 199<br />
Discussione sulla Relazione del Prof. Pieraccini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 213<br />
ROSSI – DORIA Prof. TULLIO. – Profilassi della tubercolosi nelle ferrovie. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 218<br />
Discussione sulla Relazione del Prof. Rossi - Doria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 224<br />
SCLAVO Prof. ACHILLE. – Lo stato attuale della questione dei Sanatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 233<br />
Discussione sulla Relazione del Prof. Sclavo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 243<br />
42
1914<br />
43
1914<br />
Gli Ospizi marini nel 1914<br />
Opera Pia a cui appartiene Bambini Età Durata Numero<br />
N. Sede dell'Ospizio Comitati che vi accedono accolti d'accettazione della cura dei letti<br />
Giorni<br />
1 Alghero (Sassari) D. Marino O. P. Sassari 300 7 - 16 20 80<br />
2 Anzio (Roma) Sanat. Marino O. P. Osp. Marini - Roma 460 m. 3 - 12<br />
f. 3 - 14<br />
3 Bagnoli (Napoli) O. M. Ravaschieri Napoli - O. P. 200 m. 5 - 12<br />
Duchessa Ravaschieri f. 5 - 15<br />
30 200<br />
30 80<br />
4 Bergeggi (Genova) O. M. P. Merello Ass. antitub., Genovese _ _ _ _<br />
(in costruzione)<br />
5 Bocca D'Arno (Pisa) O. M. Pisano Comitato O. M. Pisa 400 m. 5 - 12<br />
f. 5 - 15<br />
6 Celle Ligure (Genova) O. Milanese O. P. Scrofolosi Milano 1635 m. 5 - 16<br />
f. 5 - 18<br />
7 Id. " O. Bergamasco O. P. Scrofolosi Bergamo 300 m. 4 - 14<br />
f. 4 - 16<br />
30 200<br />
45 540<br />
30 280<br />
8 Id. " O. P. Cottolengo O. P. Torino 60 5 - 18 30 30<br />
9 Cesenatico (Forlì) O. Cremonese O. P. dell'Ospedale Magg. 250 5 - 12 30 - 90 120<br />
Cremona<br />
10 Civitavecchia (Roma) O. Marino O. M. Comunale Provvisorio 70 4 - 20 40 60<br />
11 Falconara (Ancona) O. Marino O. P. Scrofolosi Ancona 120 4 - 10 28 - 40 110<br />
12 Fano (Pesaro) O. M. Tonini Comitati Emiliani 450 4 - 16 30 - 45 350<br />
13 Fontespina (Macerata) O. Marino Comitato O. M. Macerata 230 6 - 12 30 110<br />
14 Giulianova (Pesaro) O. Marino Congregazione Carità Teramo 420 6 - 12 20 130<br />
15 Loano (Genova) O. M. Piemontese Comitato e O. P. Torino 583 m. 5 - 15<br />
f. 5 - 18<br />
45 250<br />
16 Massa-Marina (Massa) O. M. Quisisana Quisiana Seaside Home Firenze 120 5 -12 30 50<br />
17 Id. " O. M. Permanente O. P. Scrofolosi di Milano _ _ _ _<br />
(in costruzione)<br />
18 Id. " O. M. Andreina Marchetti O. P. di Carrara 150 5 - 15 30 50<br />
19 Numana (Ancona) O. Marino Congragazione Carità Osimo 65 5 - 12 20 35<br />
20 Palermo --- O. M. E. Albanese O. P. C. M. Palermo 260 m. 4 - 13<br />
f. 4 - 16<br />
30 180<br />
21 Pietra Ligure (Genova) O. Marino Municipio di Vigevano 125 5 - 20 30 50<br />
44
LE ISTITUZIONI ANTITUBERCOLARI IN ITALIA NEL 1914<br />
Opera Pia a cui appartiene Bambini Età Durata Numero<br />
N. Sede dell'Ospizio Comitati che vi accedono accolti d'accettazione della cura dei letti<br />
Giorni<br />
22 Porto Corsini D. Marino Municipio di Ravenna 80 5 - 10 20 - 40 80<br />
(Ravenna)<br />
23 Porto S. Giorgio D. Marino Comune di Fermo 70 4 - 11 25 40<br />
(Ascoli)<br />
24 Porto S. Stefano D. Marino Grosseto - Siena, etc. 320 m. 6 - 12<br />
(Grosseto) f. 6 - 18<br />
30 180<br />
25 Posillipo (Napoli) O. Marino Napoli 200 7 - 12 20 _<br />
26 Riccione (Forlì) ex Martinelli O. P. Reggio Emilia 500 5 - 12 20 - 45 350<br />
Comitati Emiliano Lombardi<br />
27 Id. " O. Barellai Comit. Emiliani e Lombardi 500 5 - 13 40 500<br />
28 Id. " O. M. Bresciano O. P. Brescia 500 5 - 15 40 500<br />
29 Id. " O. Romagnolo Comit. Faenza - Carpi etc. 400 5 - 15 30 - 45 350<br />
30 Rimini --- S. M. Comasco Istituto Prov. Scrofolosi Como 700 5 - 15 40 350<br />
31 Id. " O. M. Bologna O. P. O. M. Bologna Imola 400 1 - 15 40 350<br />
32 Id. " O. M. Matteucci Comitati vari Vicenza, Este, etc. 0 5 - 15 40 300<br />
33 S. Cataldo di Lecce D. Marino Comit. O. M. Lecce 40 6 - 12 15 20<br />
34 Senigallia (Ancona) O. M. Torre di Municipio Fabriano 30 4 - 12 30 40<br />
Montignano<br />
35 Sestri Levante (Genova) O. M. Tagliaferro O. P. Casale - Biella 160 m. 5 - 18<br />
f. 5 - 20<br />
40 160<br />
36 S. Marinella (Roma) O. M. Iolanda di Savoia Casa Reale - Roma 30 3½ - 12 _ 35<br />
37 Trapani O. M. R. Sieri Pepoli O. P. Trapani _ 4 - 16 _ 60<br />
38 Venezia Lido O. M. Veneto O. P. Venezia 600 6 - 14 45 450<br />
Comit. Veneti diversi<br />
39 Viareggio O. Vittorio Emanuele II° O. P. Osp. Maini Firenze 1600 m. 4 - 12<br />
f. 4 - 18<br />
30 215<br />
40 Id. O. M. Umberto I° Amministrazione provinciale 1200 4 - 14 20 180<br />
Firenze<br />
41 Id. O. M. Permanente Cassa risparmio - Lucca _ 4 - 14 _ _<br />
42 Voltri (Genova) O. M. De Rossi (privato) Comitati diversi 600 m. 5 - 15<br />
f. 5 - 18<br />
45<br />
30 300<br />
Edito dalla Tipografia Grafica d’Italia Fossati 1914 Milano<br />
su richiesta della Federazione Italiana Opere Antitubercolari<br />
Fondata in Genova 5 Novembre 1910
1918<br />
47
1918<br />
NEL QUADRO DELLE ONORANZE CHE IL PAESE TRIBUTA AD EUGENIO MORELLI<br />
NEL SUO SETTANTACINQUESIMO COMPLEANNO, LA FEDERAZIONE ITALIANA<br />
CONTRO LA TUBERCOLOSI PUBBLICA NUOVAMENTE L’EDIZIONE INTEGRALE<br />
DELL’OPERA DEL MAESTRO, CHE TRENTOTTO ANNI OR SONO, ISPIRATA AL PEN-<br />
SIERO DI CARLO FORLANINI, SEGNO’ IDEALMENTE L’AFFERMAZIONE DELLA<br />
SCUOLA TISIOLOGICA ITALIANA.<br />
Roma, 1956<br />
Presentazione autografa del Prof. Carlo Forlanini dalla Clinica Medica dell’Università di Pavia (maggio<br />
1918)<br />
48
LA CURA DELLE FERITE TORACO – POLMONARI<br />
49
1918<br />
50
LA CURA DELLE FERITE TORACO – POLMONARI<br />
51
1918<br />
52
NOTA REDAZIONALE<br />
Il 25 ottobre 1922, per iniziativa di Achille Sclavo, Giovanni Battista<br />
Motta e Federigo Bocchetti, nasceva presso la clinia Medica dell’Università<br />
di Firenze la Federazione Nazionale Italiana per la Lotta contro la<br />
Tubercolosi. L’Assemblea delle Società nazionali e locali operanti nel<br />
campo degli studi e dell’azione sanitaria e sociale antitubercolare ed i 28<br />
Consorzi Provinciali Antitubercolari esistenti, decidevano di collegare le<br />
loro attività scientifiche, assistenziali e sociali con una nuova istituzione<br />
moderna, conforme alle Federazioni già esistenti in altri paesi europei.<br />
La Federazione, presieduta dal Prof. Raffaele Paolucci, Segretario il Dott.<br />
Guido Mendes, aderiva all’Unione Internazionale per la Lotta contro la<br />
Tubercolosi e organizzava nel 1923 il I° Convegno Nazionale a Venezia<br />
intitolato alla “Necessità di un’inchiesta sulle Istituzioni antitubercolari”<br />
53<br />
ATTI DEL I O CONVEGNO NAZIONALE
1923<br />
55
1923<br />
CONSIGLIO DIRETTIVO<br />
(Eletto nell’Assemblea Generale il 29 giugno 1923)<br />
On. Dott. Raffaele Paolucci – Presidente<br />
Prof. Achille Sclavo – Vice Presidente<br />
Prof. Guido Mendes – Consigliere Segretario<br />
Prof. Arcangelo Ilvento – Consigliere<br />
Dott. Eschilo Della Seta – Consigliere Cassiere<br />
RESOCONTO SOMMARIO DELLE SEDUTE<br />
ATTI DEL I O CONVEGNO NAZIONALE<br />
I<br />
l giorno 29 giugno 1923 si sono iniziati i lavori dell’Assemblea della Federazione Nazionale<br />
Italiana contro la tubercolosi, che ha tenuto in Venezia il suo primo Convegno nazionale. La<br />
presidenza, assunta da prima dal prof. Abba, è stata poi ceduta al Prof. Maragliano, che l’ha<br />
mantenuta durante quasi tutto lo svolgersi dei lavori.: L’ultima seduta è stata presieduta dal prof.<br />
Fabio Vitali, presidente dell’Associazione antitubercolare veneziana.<br />
Fungeva da Segretario il prof. Guido Mendes segretario generale della Federazione.<br />
Il Presidente generale on. Raffaele Paolucci, trattenuto a Roma, perché membro della Commissione<br />
per la riforma parlamentare, ha inviato un vibrante telegramma di augurio e di adesione.<br />
Erano presenti il prof. Abba rappresentante la Crociata antitubercolare ed il Municipio di Torino, il<br />
prof. Sclavo presidente dell’Associazione Italiana per l’igiene, il prof. Sacchi per il Consorzio antitubercolare<br />
di Torino, il prof. Vitali per l’Assoc. Ant. di Venezia, il prof. Carpi di Milano, il prof. Caro<br />
per la Associaz. Napoletana, il dott. Salvini pel Comune di Milano, il prof. Fagioli per il Comitato<br />
antitub. di Verona e pel Sanatorio del Chievo, il prof. Gualdi pel Comune di Roma, i proff. Vittorelli<br />
e Ghiglione per l’Associazione genovese contro la tubercolosi, il dott. Nieddu per i tubercolotici trinceristi,<br />
il dott. Eschilo Della Seta per il Sanatorio del Giornale d’Italia, il dott. Bertolini direttore del<br />
Sanatorio di Prasomaso, il prof. Campani direttore del Sanatorio di Cuasso al Monte, il dott. Novello<br />
pel Sanatorio di Ponton (Verona), il dott. Bocchetti pel Sanatorio Militare di Anzio, e quello di<br />
Careggi, il prof. Romano pel Consorzio antitubercolare di Verona, il prof. Fornario per l’Associazione<br />
Milanese contro la tubercolosi, il prof. Levi per l’Istituto Ital. di Assistenza e Previdenza Sociale, il<br />
prof. Bellei per l’Assoc. antitubercolare bolognese, il prof. Sforza direttore del giornale “La tubercolosi”<br />
di Roma, il prof. Secchieri pel Consorzio prov. di Rovigo, il prof. Lurà pel sanatorio di Belfiore,<br />
il prof. Fici per l’Assoc. contro la Tubercolosi di Palermo, il dott. Trincassi per il Comune di Ravenna,<br />
Miss. Turner per il Consiglio Naz. Donne Italiane, il prof. Ilvento per la Croce Rossa Italiana, il prof.<br />
Cicconardi pei Dispensarii Antitubercolari di Napoli, il Comm. Cristofanini del Comitato<br />
Filantropia senza sacrifici di Livorno, il dott. Roatta pel dispensario di S. Domenico di Firenze, il<br />
dott. Corsini dell’Assoc. leccese contro la Tubercolosi.<br />
Avevano aderito inviando telegrammi nei quali scusavano la loro assenza: il senatore prof. Pio Foà, il<br />
prof. Vittorio Ascoli, il prof. Gaetano Ronzoni, il prof. Angelo Signorelli.<br />
La Direzione generale della Sanità Pubblica aveva mandato come suo rappresentante il Comm. Prof.<br />
Massone, e la Direzione di Sanità Militare il maggiore Dr. Gallotti.<br />
56
1927<br />
57
1927<br />
58
ATTI DEL II o CONGRESSO NAZIONALE PER LA<br />
LOTTA SOCIALE CONTRO LA TUBERCOLOSI<br />
59
1927<br />
ATTI DEL II o CONGRESSO NAZIONALE PER LA<br />
LOTTA SOCIALE CONTRO LA TUBERCOLOSI<br />
60
1933<br />
61
1933<br />
CAPITOLO II. IL TRATTAMENTO IGIENICO-DIETETICO SANATORIALE<br />
F<br />
in dalla metà dello scorso secolo il medico italiano Biagio Castaldi, ammalato egli stesso di<br />
tubercolosi polmonare, pubblicando nella Gazzetta medica degli Stati Sardi (1858) il riassunto<br />
delle sue osservazioni cliniche ed i dati che personalmente aveva potuto raccogliere dalla sua<br />
dolorosa esperienza di infermo, riaffermava la grande utilità di una vita razionalmente igienica, e<br />
sosteneva contro le opinioni allora dominanti che “il clima di alta montagna lungi dall’essere dannoso per il<br />
tubercolotico costituisce un potente mezzo per prevenire la malattia, per arrestarne lo sviluppo e per curare nei primi periodi<br />
del male i già colpiti”.<br />
Ed effettivamente, come, ben prima del Brehmer, del Dettweiler e degli altri, aveva riconosciuto questo<br />
nostro valoroso connazionale, al soggiorno in un determinato clima associato al trattamento igienico<br />
e dietetico sanatoriale deve attribuirsi un’azione che, pur non agendo direttamente sul germe<br />
tubercolare, vale a creare nell’organismo attaccato un ambiente contrario al suo proliferare, stimolando<br />
in esso quelle forze difensive e riparatrici che servono da prima ad arrestare lo sviluppo del morbo,<br />
ed in secondo tempo a sanare le lesioni locali ed i danni generali che si erano prodotti. Compito dunque<br />
indiretto, ma non meno importante, tanto importante anzi che fino a tutt’ora resta la difesa più<br />
utilmente e largamente usata contro le varie manifestazioni della tubercolosi.<br />
Errore grave che purtroppo assai spesso si compie è quello di voler separare i due trattamenti, il climatico<br />
dall’igienico-dietetico, trattamenti che debbono sempre invece essere unite completandosi a<br />
vicenda.<br />
Uno dei nuovi sanatorii sorti in Italia in seguito alla applicazione della legge per l’assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi (Ascoli Piceno).<br />
62
LA CURA MEDICA NELLA TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
Troppo di frequente ancor oggi, quando si intende ricorrere alla cura climatica ed igienica della tubercolosi,<br />
si inviano gli ammalati in montagna, alle spiagge marine o nei boschi, senza provvedere che al<br />
coefficiente climatico si associ quello del regime sanatoriale, e senza neppure pensare a dare agli infermi<br />
almeno qualche norma generale circa il genere di vita che debbono condurre, su come devono alimentarsi,<br />
in quali ambienti devono soggiornare. Se qualche eccezionale buon risultato si è talvolta<br />
ottenuto anche così, è certo che la maggior parte dei malati non conseguono in tal modo alcun vantaggio<br />
e vedono troppo spesso fatalmente evolversi la loro infermità.<br />
Si può dire anzi che dei due trattamenti che insieme debbono combinarsi il più importante, quello<br />
che dà risultati più sicuri e stabili, sia la cura igienico-dietetica senza negare l’importanza del clima<br />
come utile coadiuvante.<br />
In qualsiasi località infatti, a meno che non si tratti di plaghe infelici flagellate dal vento, o infestate<br />
dalla malaria, è possibile, almeno in certe stagioni, attuare una discreta cura igienica d’aria e di riposo,<br />
purchè gli apprestamenti lo consentano, cura igienica che raggiunge il maggior rendimento in quegli<br />
speciali istituti che si distinguono col nome di sanatori antitubercolari.<br />
I sanatori antitubercolari, dai quali bisogna distinguere gli ospedali sanatoriali, sono destinati ad ospitare<br />
infermi di tubercolosi polmonare in condizione di sanatoriabilità, neologismo che significa in altri termini<br />
infermi in stato da potersi realmente giovare di una terapia igienico-dietetica eseguita sotto un<br />
costante e vigilante controllo.<br />
Nei sanatori, nel corso di questo trattamento, tutte le risorse fornite dall’igiene applicata ad ogni atto<br />
della vita, dall’azione sanatrice e vivificante del permanere continuamente all’aria aperta, dal riposo<br />
saggiamente dosato fino ad una buona ed abbondante alimentazione, convergono a migliorare progressivamente<br />
le condizioni di salute del paziente e ad avviarlo alla guarigione.<br />
63
1934<br />
65
1934<br />
PREFAZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE 1934<br />
C<br />
on vero compiacimento presento al pubblico medico il libro di Omodei-Zorini. E’ una gioia grande<br />
per me vedere il migliore dei miei collaboratori avanzare con passo sicuro nella difficile via della<br />
scienza.<br />
La solida base di anatomia patologica ha permesso ad Omodei-Zorini di diventare padrone del campo clinico<br />
e di acquistarvi una sua particolare inconfondibile personalità. L’ottimo libro risente di questa solida cultura<br />
che lo fa rifuggire dalle inutili disquisizioni davanti alla potente realtà anatomo-patologica che egli dimostra in<br />
mirabili figure.<br />
L’autore con molta modestia presenta il suo libro come un atlante: per verità. Invece esso è un completo compendio<br />
di clinica della tubercolosi polmonare corroborato da indiscutibili documenti anatomo-patologici e radiologici.<br />
I grandi mezzi a disposizione e la perizia tecnica dell’autore e dei suoi ottimi collaboratori Scorpati e Cerutti<br />
hanno permesso una raccolta di preparati anatomo-patologici e radiologici che formano una vera ricchezza del<br />
Museo dell’Istituto. Le fotografie di una parte di essi hanno permesso ad Omodei-Zorini di svolgere davanti<br />
agli occhi dei lettori tutti i quadri patologici e clinici della tubercolosi polmonare. Sono figure così vere che s’imprimono<br />
nella memoria in modo incancellabile e perciò il libro diventa prezioso per i Maestri e per gli studenti.<br />
Ottima idea è stata quella di unire ai documenti anatomo-patologici anche i radiografici: ciò richiama i medici<br />
alla realtà, poiché da un lato si ha la dimostrazione del grande valore della ricerca radiologica, dall’altro viene<br />
provato che essa sarebbe insufficiente alla diagnosi qualora la clinica non la soccorresse.<br />
Desidero richiamare l’attenzione degli studiosi su alcuni capitoli che hanno una notevole originalità: cito il capitolo<br />
della tecnica, quello sulle caverne e la loro genesi, quello sull’infezione primaria e sugli infiltrati tisiogeni.<br />
Omodei-Zorini ha molto lavorato perché il volume uscisse alle stampe nello stesso giorno dell’inaugurazione del<br />
grande Istituto Carlo Forlanini: l’allievo devoto ha saputo iniziare la vita scientifica del nuovo istituto con un<br />
libro che fa onore alla scuola ed alla Nazione. Per questo suo atto di affetto gli sono personalmente riconoscente,<br />
per il suo grande contributo alla scienza gli saranno con me riconoscenti tutti gli studiosi di medicina.<br />
Roma, Dicembre 1934.<br />
66<br />
EUGENIO MORELLI
ATLANTE ANATOMO-RADIOLOGICO DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
PARTE ANATOMO-PATOLOGICA<br />
FOCOLAI ESSUDATIVI<br />
FOCOLAI ACINOSI, ACINO-NODOSI E LOBULARI<br />
C ol nome di focolai essudativi (o secondo alcuni AA: focolai nodulari) noi intendiamo riferirci ad<br />
alterazioni tubercolari elementari, a sede acinosa, caratterizzate essenzialmente da una essudazione<br />
plasmatica e da una precoce ed intensa necrosi caseosa, con scarsa o nulla partecipazione iniziale degli<br />
elementi cellulari specifici (cellule epitelioidi e giganti) propri dei tubercoli miliarici maturi e ben differenziati.<br />
Questi focolai essudativi, che possono essere, a seconda della loro estensione, acinosi o<br />
acino-nodosi, o globulari, isolati o confluenti, in forma pseudolobare o lobare, sarebbero l’esponente<br />
di uno stato di recettività quale si osserva nelle infezioni primarie del bambino e dell’adulto ed in alcune<br />
condizioni particolari delle tubercolosi post-primarie (DADDI e PANA’).<br />
Fig. 109 Fig. 110<br />
Focolai acinosi post-emottoici (pag. 86 del testo originale)<br />
67
1934<br />
Nelle sue espressioni più limitate, il focolaio occupa lo spazio di pochi acini finitimi e appare alla<br />
superficie di taglio come un nodetto del volume di una lenticchia o di un pisello, o irregolarmente<br />
rotondeggiante o a contorni festonati, di colorito grigio-giallastro, per lo più circondati da parenchima<br />
congesto (vedi fig. 109) e lievemente sporgente dalla superficie di taglio; in confronto ai conglomerati<br />
miliarici la sua sezione anatomica è relativamente liscia e compatta, invece che granulosa: E’<br />
frequente osservare un precoce rammollimento centrale della sostanza caseosa: Talora si può notare<br />
chiaramente come esso sia unito ad uno stelo o peduncolo, rappresentato da un piccolo bronco, come<br />
un piccolo grappolo è attaccato al suo picciolo: Più sovente invece il bronco viene sezionato in senso<br />
trasversale ed appare allora sotto forma di un piccolo foro, ben visibile con una lente di ingrandimento<br />
che corrisponde ad una estremità od al centro del focolaio; per questo particolare aspetto tale<br />
nodo tubercolare era chiamato dai vecchi patologi col nome di “peribronchite tubercolare”. Quando<br />
il focolaio invecchia esso presenta un rientramento grigio cicatriziale centrale con deposizione di pigmento<br />
antracotico (v. fig. 111) ed in periodo più avanzato, come si osserva in autopsie di soggetti<br />
morti per malattie intercorrenti, vere piccole cicatrici raggiate che vanno interpretate come ultimi residui<br />
del focolaio stesso.<br />
Fig. 111 Fig. 112<br />
Focolai acinosi con centro antracotico<br />
68
ATLANTE ANATOMO-RADIOLOGICO DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
Non è sempre facile la distinzione tra focolai acinosi e focolai miliarici lenticolari. Specie quando i<br />
primi assumono una tendenza diffusiva, bilaterale, simmetrica, come si osserva nelle tisi galoppanti;<br />
in genere, però, i focolai miliarici sono più piccoli, più numerosi e di forma rotondeggiante, con caseificazione<br />
e rammollimento meno spiccati e si associano a disseminazioni miliariche, anche negli altri<br />
organi (milza, fegato, ecc.).<br />
Fig. 113 Fig. 114<br />
Focolai acino-nodosi<br />
Per confluenza di vari elementi si passa per gradi ai focolai acino-nodosi e globulari che possono raggiungere<br />
il volume di una ciliegia od anche di una noce avellana, di forma rotondeggiante o poligonale<br />
ed a contorni frastagliati (v. fig. 113).<br />
69
1934<br />
71
1934<br />
Q uesto<br />
PRESENTAZIONE<br />
volume vede la luce quando già nella letteratura italiana e straniera esistono, da un paio di<br />
anni, numerose pubblicazioni sull’argomento. Tuttavia esso potrà non essere inutile, specialmente<br />
perché corredato da numerose e spesso chiare illustrazioni.<br />
L’opera è divisa in due parti; nella prima sono esposti i metodi oramai classici, nella seconda i tentativi di vario<br />
genere o rimasti nel campo sperimentale o non penetrati che scarsamente nella pratica clinica. E non sembri che<br />
a questa seconda parte sia stato riservato uno svolgimento immeritatamente notevole; ciò è stato fatto di proposito,<br />
perché io non credo che alcune delle operazioni proposte, come ad esempio quella della legatura dei vasi polmonari,<br />
meriti l’ostracismo cui è stata condannata.<br />
Da pochi anni è entrata nella pratica questa chirurgia della tubercolosi polmonare, e gli italiani che sono stati<br />
gli antesignani della collassoterapia pneumotoracica hanno perduto invece molto terreno nella collassoterapia chirurgica,<br />
cosicché si può dire che oggi ancora si contano sulle dita di una mano i chirurghi che in Italia si occupano<br />
di questa branca.<br />
Si tratta di uno scetticismo aprioristico che chiude gli occhi di fronte alla verità, e contro il quale è necessario<br />
reagire.<br />
Alla redazione di questo volume hanno contribuito i mie assistenti prof. Amorosi e dott. Ruggieri e Trincas; le<br />
illustrazioni originali sono opera del dott. Tommasi. Li ringrazio per il loro valido contributo, come ringrazio<br />
la Federazione Italiana Nazionale Fascista per la lotta contro la tubercolosi che ha curato la edizione del libro.<br />
72<br />
Prof. RAFFAELE PAOLUCCI<br />
Direttore della R.a Clinica Chirurgica<br />
Alla Facoltà di Medicina di Bologna
LA TERAPIA CHIRURGICA DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
INDICE GENERALE<br />
PRESENTAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 5<br />
PARTE PRIMA<br />
Cap. I _ I PRIMI TENTATIVI DELLA CHIRURGIA NELLA CURA<br />
DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />
Interventi diretti: Iniezioni intraparenchimatose ed intracavitarie, 13 _ Punture di caverne<br />
o pneumocentesi, 14 _ Apertura e drenaggio delle caverne, 14 _ Resezione del polmone<br />
o pneumectomia, 17 _ Interventi Indiretti, 21 _ Bibliografia, 22.<br />
Cap. II _ NOTIZIE GENERALI SULLA COLLASSOTERAPIA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25<br />
Principio dottrinale della collassoterapia, 29 _ Meccanismo di azione del collasso polmonare,<br />
30 _ Indicazioni generali alla collassoterapia, 34 _ Controindicazioni generali<br />
alla collassoterapia, 37 _ Il pneumotorace artificiale terapeutico, 40 _ Bibliografia, 42.<br />
Cap. III _ DIAGNOSI DELLE ADERENZE PLEURICHE – TORACOSCOPIA . . . . . . . . 45<br />
La toracoscopia, 50.<br />
Cap. IV _ TRATTAMENTO DELLE ADERENZE PLEURICHE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61<br />
Indicazioni alla resezione delle aderenze, 66 _ Operazione di Jacobaeus, 68 _ Sezione<br />
delle aderenze a cielo aperto (metodo Leotta) , 85 _ Bibliografia (per i capitoli III e IV),<br />
88.<br />
Cap. V _ LA FRENICO-EXERESI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91<br />
Anatomia del nervo frenico, 93 _ Frenico accessorio, 101 _ Anomalie del frenico, 104<br />
_ Indicazioni della frenico-exeresi, 106 _ Controindicazioni, 115 _ Frenico-exeresi<br />
bilaterale, 116 _ Metodi operativi, 116 – Tecnica della frenico-exeresi, 118 _ Incidenti<br />
operatori, 123 _ Effetti funzionali della frenico-exeresi, 126 _ Effetti della frenico-exeresi<br />
sugli organi limitrofi, 138 – Risultati clinici immediati, 140 _ Risultati clinici lontani,<br />
147 – Autori citati e consultati, 151.<br />
Cap. VI _ PNEUMOLISI EXTRA-PLEURICA CON PIOMBAGGIO . . . . . . . . . . . . . . . . 155<br />
Indicazioni, 159 _ Apicolisi extra-pleurica per via anteriore, 162 _ Apicolisi extrapleurica<br />
per via posteriore, 169 _ Incidenti operatori, 173 _ Complicazioni post-operatorie,<br />
174 _ Risultati clinici. 177- _ Autori citati e consultati, 181.<br />
73
1934<br />
Cap. VII _ LA TORACOPLASTICA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 183<br />
Scopo e meccanismo d’azione delle toracoplastiche: Meccanismo d’azione delle toracoplastiche<br />
totali, 187 _ Quale tipo di toracoplastica totale realizza meglio le condizioni del collasso?<br />
, 191 _ Appunti di tecnica sui tre tipi fondamentali di toracoplastica: I. Brevi ricordi anatomici,<br />
195 _ II. Strumentario, 199 _ III. Toracoplastica alla Brauer-Friedrich, 200 _ IV.<br />
Toracoplastica alla Wilms, 202 _ V. Toracoplastica alla Sauerbruch, 203 _ VI.<br />
Confronti tecnici fra i tipi fondamentali di toracoplastica, 209 _ Modificazioni ai tipi fondamentali<br />
di toracoplastica: I Modificazioni alla Sauerbruch nell’incisione delle parti molli,<br />
211 _ II toracoplastica per via ascellare, 213 _ III Toracoplastica allargata posteriormente,<br />
215 _ IV Toracoplastica allargata anteriormente o paravertebrale sottoscapolare,<br />
217 _ Note di tecnica per le toracoplastiche parziali: I. Toracoplastiche inferiori, 218_ II.<br />
Toracoplastiche superiori, 218_ III. Confronti tecnici fra le varie toracoplastiche parziali<br />
superiori, 224 _ Alcune questioni relative alla toracoplastica totale: I. Ordine di resezione<br />
delle coste, 226 _ II. Lunghezza dei segmenti costali da resecare, 227 _ III. E’ sempre<br />
necessario resecare la prima costa?, 227 _ IV. E’ necessaria la resecazione della XI costa?,<br />
229 _V. Operare in uno o più tempi?. 229 _ Preparazione dell’ammalato e anestesia: La preparazione,<br />
241 _ L’anestesia, 242 _ Rischi ed incidenti operatori: Ferite di vasi, 245 _ Lesioni<br />
di nervi., 245 _ Lesione della pleura, 246 _ Ernia del polmone, 247 _ Aspirazione<br />
bronchiale, 247 _ Spostamento e fluttuazione mediastinica, 248 _ Incidenti generici,<br />
249 _ Decorso clinico immediato e trattamento post-operatorio, 249 _ Complicazioni: Complicazioni<br />
pneumo-pleuro-parietali, 252 _ Complicazioni cardio-vascolari, 253 _ Spostamento e<br />
fluttuazione del mediastino, 254 _ Tossinfezione, 254 _ Complicazione di organi a<br />
distanza, 255 _ Esiti della toracoplastica e trattamento curativo tardivo: Esiti vicini infausti, 255<br />
_ Esiti lontani, 260 _ Esiti della toracoplastica nei riguardi della statica e dinamica toracica,<br />
264 _ Trattamento tardivo, 266 _ Indicazioni e controindicazioni della toracoplastica totale:<br />
Indicazioni assolute, 266 _ Indicazioni sotto condizione, 270 _ Controindicazioni<br />
assolute, 273 - Indicazioni alle toracoplastiche parziali, 274 _ Interventi associati alla toracoplastica:<br />
Toracoplastiche iterative, 276 _ Toracoplastiche parziali sussidiarie, 276 _<br />
Toracoplastica associata all’apicolisi extrapleurica, 277 _ Toracoplastica associata con la<br />
frenico-exeresi, 277 _ Toracoplastica associata al pneumotorace, 279 _ Conclusioni, 280<br />
_ Autori citati e consultati, 282.<br />
Cap. VIII _ CURE CHIRURGICHE DELLE COMPLICAZIONI<br />
PLEURICHE DELLA TUBER-COLOSI POLMONARE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 285<br />
Empiema tubercolare semplice, 287 _ Empiema da germi comuni, 290 _ Fistole parietali<br />
e fistole pneumo-pleuriche, 292 _ Autori citati e consultati, 294.<br />
74
LA TERAPIA CHIRURGICA DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
PARTE SECONDA<br />
Cap. I _ CHIRURGIA DEI VASI POLMONARI NEL TRATTAMENTO<br />
DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE (LEGATURA DELL’ARTERIA<br />
POLMONARE – LEGATURA DELLA VENA POLMONARE) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 297<br />
Legatura dell’arteria polmonare, 301 _ Indicazioni, 308 _ Tecnica, 308 _ Anestesia, 308 _<br />
Effetti funzionali conseguenti alla legatura dell’arteria polmonare, 310 _ Risultati clinici,<br />
311 _ Legatura della vena polmonare, 312 _ Indicazioni, 316 _ Tecnica, 317 _ Risultati<br />
clinici, 319 _ Autori citati e consultati, 320.<br />
Cap. II _ CONDROTOMIA DI FREUND<br />
RESEZIONE PARAVERTEBRALE-DECOMPRESSIVA DI HENSCHEN-<br />
OPERAZIONI SUI MUSCOLI SCALENI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 321<br />
Condrotomia di Freund: Indicazioni, 323 _ Tecnica, 325 _ Risultati clinici, 326 _ Resezione<br />
paravertebrale-decompressiva di Henschen, 327 _ Indicazioni, 328 _ Tecnica di Henschen, 328<br />
_ Risultati clinici, 329 _ Operazioni sui muscoli scaleni, 329 _ Indicazioni, 332 _ Tecnica,<br />
332 _ Risultati clinici, 336 _ Autori citati e consultati, 337.<br />
Cap. III _ LA CHIRURGIA DEI NERVI INTERCOSTALI NEL<br />
TRATTAMENTO DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 339<br />
Resezione dei nervi intercostali, 343 _ Indicazioni, 344 _ Tecnica, 345 _ Risultati funzionali<br />
e clinici, 347 _ Alcolizzazione dei nervi intercostali, 348 _ Indicazioni, 350 _ Tecnica operatoria,<br />
350 _ Effetti funzionali dell’alcoolizzazione, 356 – Risultati clinici, 358 _<br />
Autori citati e consultati, 360.<br />
INDICE DEI NOMI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 363<br />
75
1937<br />
77
1937<br />
L’EQUILIBRIO MECCANICO TORACO-POLMONARE<br />
Richiami anatomici della parete toracica.<br />
I<br />
l torace si suol raffigurare come due coni uniti per le basi a livello dell’ottava costa che è la più<br />
lunga, con due aperture: superiore e inferiore. L’apertura toracica superiore è limitata indietro<br />
dal corpo della prima vertebra dorsale, innanzi dall’incisura giugulare dello sterno, lateralmente<br />
dal margine interno della prima costa; ha conformazione elittica con diametro trasverso di 10-12<br />
cm. e diametro sagittale di 5-8 cm.<br />
L’apertura inferiore è limitata posteriormente dal corpo della 12a vertebra dorsale, anteriormente dal<br />
processo xifoide dello sterno, ai lati dalle ultime coste; ha un andamento obliquo dall’alto in basso,<br />
dall’avanti all’indietro con diametro sagittale di 8-12 cm. e diametro trasverso di 20-26 cm.<br />
Considerando a parte i due emitoraci si possono distinguere per ciascuno tre pareti modellate dall’impalcatura<br />
osteo-articolare: una anteriore dalla linea medio-sternale alla ascellare anteriore, una<br />
laterale da questa all’ascellare posteriore, una posteriore da questa alla mediana vertebrale; a tale divisione<br />
corrispondono tratti costali che per diversità di forma, lunghezza e andamento, imprimono le<br />
particolari note caratteristiche alle diverse regioni.<br />
Le coste impiantandosi sulla colonna vertebrale formano con la corrispondente vertebra un angolo<br />
acuto ad apertura inferiore; l’articolazione con le vertebre per le prime dieci coste è duplice, una centro-costale<br />
tra la testa della costa e due corpi vertebrali, essendo la testa della costa conformata a<br />
schiena d’asino con due versanti divisi da una cresta che corrisponde al disco intervertebrale, una trasverso-costale<br />
tra la tuberosità della costa e le apofisi trasverse; tra le due articolazioni è il cosiddetto<br />
collo della costa.<br />
Le coste partendo dalle vertebre dorsali si estendono all’esterno e in avanti a forma irregolarmente<br />
arcuata con estremità posteriori notevolmente più in alto di quelle anteriori: queste mediante le cartilagini<br />
si uniscono le prime sette allo sterno, le tre successive tra loro, mentre le ultime due rimangono<br />
libere.<br />
Le potenze muscolari che hanno valore per la respirazione possono raggrupparsi tenendo presente la<br />
precedente divisione del torace.<br />
Per l’apertura superiore gli scaleni in numero di tre, dei quali l’anteriore e il medio si fissano sulla<br />
prima costa, il posteriore sulla seconda; il trapezio, i cui fasci superiori vanno a finire al margine posteriore<br />
del terzo laterale della clavicola; il dentato postero-superiore che, originatosi dalle apofisi spinose<br />
delle ultime due vertebre cervicali e prime due o tre toraciche, termina con quattro digitazioni<br />
lateralmente all’angolo costale nella II, III, IV e V costa; lo sterno cleido-mastoideo che, dividendosi<br />
in due fasci terminali, si attacca al manubrio dello sterno e alla estremità sternale della clavicola; il<br />
succlavio teso dalla superficie inferiore della clavicola alla I° cartilagine costale. I primi quattro<br />
muscoli sono inspiratori e in modo diverso possono sollevare l’apertura toracica superiore, contemporaneamente<br />
dilatandola. Solo il succlavio agisce come depressore della I costa e della clavicola.<br />
Agiscono nella parete anteriore e latero-anteriore il grande pettorale, che nato dall’estremità sternale<br />
della clavicola e dalle cartilagini costali (dalla II alla VII) va a finire all’omero; il piccolo pettorale sottoposto<br />
al precedente, che originatosi dalla superficie esterna della II, III, IV e V costa va a finire alla<br />
scapola; gli intercostali esterni con direzione obliqua in avanti e in basso, estendendosi dal labbro<br />
78
FISIOPATOLOGIA DELL’APPARATO RESPIRATORIO NELLA TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
esterno della gronda della costa superiore al margine superiore della costa sottostante, tesi tra le tuberosità<br />
costali e le cartilagini costali; il grande dentato che occupa la superficie laterale del torace, inserito<br />
alla superficie esterna delle prime 8-9 coste finisce sul margine mediale della scapola; gli intercostali<br />
interni con direzione obliqua in basso e in dietro, estendentisi dal labbro interno della gronda<br />
della costa superiore, al margine superiore della costa sottostante, compresi tra il margine dello sterno<br />
e l’angolo costale posteriore, il triangolare dello sterno sito dietro il corpo dello sterno e la superficie<br />
interna delle cartilagini costali.<br />
I primi quattro hanno azione inspiratoria spostando in avanti e lateralmente le coste, e in parte elevandole<br />
verso l’alto. Gli ultimi due sono espiratori, riuscendo depressori delle coste dello sterno.<br />
Nella parete posteriore e latero-posteriore agiscono il grande dorsale che con tre-quattro digitazioni<br />
si inserisce alla superficie esterna delle ultime 3-4 coste; il latissimus dorsi che con fasci laterali si<br />
impianta alle coste tra l’angolo e la tuberosità; il dentato postero-inferiore che partendo dalle ultime<br />
vertebre toraciche e le prime lombari si fissa alla superficie esterna delle ultime quattro coste; i sottocostali,<br />
fasci sottili che vanno dalla superficie interna di una costa a quella della costa sottostante, e<br />
sono compresi tra corpo delle vertebre e intercostali interne. I primi due in particolari condizioni agiscono<br />
da sollevatori delle coste, gli ultimi due sono espiratori.<br />
L’apertura toracica inferiore è limitata dal diaframma, di cui agli effetti funzionali è necessario ricordare<br />
il centro tendineo trilobato, i fasci muscolari anteriori che, andando diretti allo sterno, ne impediscono<br />
i forti spostamenti, e i fasci laterali che si inseriscono obliquamente alle ultime sei coste,<br />
determinandone l’inspirazione parzialmente il sollevamento anteriore, è maggiormente lo spostamento<br />
laterale.<br />
Sull’apertura toracica inferiore agiscono anche i muscoli retti addominali, gli obliqui interni ed esterni<br />
ed il trasverso, i quali inserendosi tutti sulle ultime coste ne determinano nella espirazione l’abbassamento,<br />
e contribuiscono con la compressione del pacchetto viscerale addominale, al risollevamento<br />
del diaframma.<br />
Equilibrio statico idea<br />
L<br />
’equilibrio del torace va considerato sotto due aspetti: statico o di riposo e dinamico o di funzione;<br />
ambedue a loro volta vanno considerati sotto il duplice aspetto ideale ed effettivo.<br />
L’equilibrio ideale statico è quello risultante dalla posizione e conformazione dell’impalcatura<br />
osteo-articolare modificata unicamente dal tono delle potenze muscolari, e, per le parti limitate da<br />
formazioni molli, dalla posizione naturale di queste ultime. Si tratta quindi di un equilibrio essenzialmente<br />
anatomico o se si vuole, anatomo-funzionale, solo attribuendo ai muscoli inseriti sul torace<br />
quel grado di attività che svolgono in fase di riposo. E’ noto in fatti che i muscoli dell’organismo<br />
vivente si trovano costantemente, anche se in apparente inattività, in un certo equilibrio di tensione<br />
superficiale, a cui corrisponde un particolare comportamento del ricambio materiale, una particolare<br />
forma della fibra che può considerarsi intermedia fra i due stati estremi di massimo accorciamento e<br />
di massimo rilasciamento: è il cosiddetto tono del muscolo a cui è legato lo svolgersi continuo di una<br />
determinata funzione meccanica.<br />
Questo concetto da già una visione assai complessa dell’equilibrio toracico. Nelle parti limitate da<br />
79
1937<br />
formazioni rigide o quasi rigide, l’attività di riposo dei muscoli inseriti ha necessariamente un valore<br />
molto limitato; ben diverso è invece il comportamento delle parti interne dei muscoli il cui tono ne<br />
diventa regolatore fondamentale. Ma vi ha di più; i muscoli agenti sul torace possono considerarsi con<br />
uno sguardo d’insieme divisi in due gruppi, sollevatori e depressori, ad azione antagonista; se le loro<br />
azioni fossero equivalenti, in fase di riposo si neutralizzerebbero, viceversa è noto che le potenze inspiratorie<br />
sono di gran lunga superiori alle espiratorie: inoltre la conformazione e la resistenza osteoarticolare<br />
è diversa nelle diverse regioni, la distribuzione dei muscoli non è omogenea, e non esiste<br />
corrispondenza locale, sia pure entro limiti differenti, tra i gruppi antagonisti.<br />
Da questa somma di condizioni si dovrà dedurre già che il torace, considerato nell’insieme, avrà un<br />
equilibrio generico, con spostamento eccentrico, con differenze sensibili nelle diverse frazioni.<br />
Equilibrio statico effettivo.<br />
M<br />
a il problema diventa ancora più complesso quando si consideri l’equilibrio statico effettivo.<br />
Questo risulta dalla posizione ideale modificata dalle condizioni di ambiente attive o passive,<br />
interne od esterne, capaci di imprimere variazioni temporanee o permanenti: Si tratta<br />
in via generale, di condizioni ad azione depressiva: forza detraente polmonare, squilibrio fra pressione<br />
esterna atmosferica ed endopleurica negativa, squilibrio tra questa e pressione positiva endoaddominale,<br />
tensione degli organi cavi addominali: Sono tuttavia condizioni anche queste che si applicano<br />
in modo diverso alla parete, la quale a sua volta, in rapporto allo stato anatomico e anatomofunzionale,<br />
oppone una ben differente resistenza nelle singole sezioni. Ne conseguono fisionomie<br />
regionali diverse che debbono essere prese in particolare considerazione.<br />
Sull’apertura toracica superiore le forze agenti in senso depressivo sono assai limitate per la poca<br />
quantità del parenchima polmonare, per la quasi assenza di potenze muscolari espiratorie; d’altro<br />
canto per la rigidità della cintura toracica superiore, per il largo sostegno scheletrico postero-anteriore,<br />
per la molteplicità e valore dei muscoli inspiratori si avrà di questa parte un cospicuo spostamento<br />
eccentrico. Se di questa regione poi si esaminano le singole frazioni si trovano ancora particolari<br />
differenze, ad esempio la fossa sopraclaveare appare abnormemente depressa rispetto alla corrispondente<br />
parte posteriore.<br />
L’apertura toracica inferiore è in condizioni opposte alla precedente: la tensione dei visceri cavi sottostanti,<br />
il netto squilibrio tra pressione addominale positiva ed endopleurica negativa, la forte trazione<br />
della copiosa massa di parenchima polmonare, la presenza di numerosi muscoli ad azione espiratoria,<br />
la scarsa resistenza del sistema osteo-articolare circostante fanno si che prevalga sul diaframma<br />
l’azione delle potenze deprimenti, da cui un risollevamento statico di questo muscolo verso la<br />
cavità toracica. Anche qui poi, se si passa ad una disamina frazionata, si trovano le ragioni di un differente<br />
equilibrio di questa parete limitante, il cui massimo richiamo verso il torace è nella parte centrale.<br />
Sulla posteriore per la relativa rigidità delle vertebre, per la conformazione dei tratti costali, per la<br />
quasi assenza di potenze muscolari agenti direttamente su di essi, per la scarsa ripercussione di azioni<br />
interne deprimenti, per la presenza del mediastino e per la corrispondenza di gran parte dell’impalcatura<br />
semirigida del polmone, non si hanno cospicue modificazioni dell’equilibrio ideale.<br />
80
FISIOPATOLOGIA DELL’APPARATO RESPIRATORIO NELLA TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
Sulle pareti laterali e anteriori l’azione dei molteplici muscoli ad azione inspiratoria viene per gran<br />
parte neutralizzata dai muscoli espiratori, dalla trazione polmonare, dallo squilibrio tra pressione<br />
esterna ed endopleurica, da cui una posizione effettiva di queste parti concentrica, rispetto alla posizione<br />
ideale.<br />
E se si vorrà estendere ancora l’osservazione si troveranno gli spazi intercostali più o meno depressi<br />
rispetto agli archi costali, il medio-torace anteriore più spostato degli altri territori e la regione di<br />
MOHRENHEIM e il cavo ascellare più infossati e così via. E’ una fisionomia multiforme le cui<br />
caratteristiche sono già espressione della complessa funzione meccanica della respirazione.<br />
’<br />
Equilibrio dinamico.<br />
L<br />
equilibrio dinamico del torace è legato alla possibilità di spostamento dell’impalcatura osteo-articolare<br />
e alle potenze muscolari che possono sollevarla o deprimerla. Se nessun altro elemento<br />
interno od esterno intervenissero a modificare l’azione dei muscoli, noi potremmo parlare di<br />
posizione ideale inspiratoria od espiratoria. Ma già per effetto dell’antagonismo tra le diverse potenze<br />
muscolari e per le resistenze scheletriche, la posizione della parete toracica nelle due fasi appare<br />
spostata. Ed altri elementi intervengono che accenniamo appena: differenze fra la pressione esterna<br />
atmosferica e interna negativa, resistenza del polmone alla distensione, facilità entro certi limiti alla<br />
retrazione, differenza di sollevamento e alla depressione dell’impalcatura osteo-articolare, tensione dei<br />
gas addominali, pressione o rilasciamento dei visceri dell’addome e così via, elementi tutti che intervengono<br />
attivamente o passivamente a modificare quella posizione che assumerebbe la parete toracodiaframmatica<br />
se le potenze muscolari potessero esplicare in ogni momento in completa libertà la<br />
propria azione. Per tutto ciò in pratica dovrà sempre parlarsi di equilibrio dinamico effettivo.<br />
Fattori attivi e passivi dell’espirazione.<br />
E<br />
qui prima di addentrarci in una disamina più dettagliata, cade opportuno ricordare la dibattuta<br />
questione se in fase espiratoria la posizione assunta dalla parete toraco-diaframmatica sia<br />
il risultato di forze puramente passive o vi intervengano anche delle potenze attive. Gli elementi<br />
che passivamente favoriscono la posizione espiratoria sono molteplici: rilasciamento dopo la<br />
fase di attività dei muscoli inspiratori, tendenza dello scheletro a riportarsi nella posizione di riposo<br />
dopo il sollevamento inspiratorio, trazione del polmone che tende maggiormente a retrarsi dopo la<br />
distensione inspiratoria, maggiore squilibrio tra pressione esterna atmosferica e depressione del cavo<br />
pleurico divenuta più elevata in inspirazione tendono a rioccupare un maggiore spazio subito dopo<br />
risospingendo in alto il diaframma, e così via.<br />
Nonostante tutti questi coefficienti, i fisiologi ammettono che anche nell’espirazione tranquilla intervengono<br />
delle forze attive e propriamente gli intercostali interni, il triangolare dello sterno, il dentato<br />
postero-inferiore. E adducono molteplici ragioni; ne ricordiamo alcune: l’espirazione normale, benché<br />
favorita da molti elementi passivi è più lunga dell’inspirazione; avviene ugualmente dopo tolti gli<br />
elementi passivi; due espirazioni egualmente intense, una in vivo e una sul cadavere, danno modifica-<br />
81
1937<br />
zioni monometriche differenti, vale a dire minore quella eseguita sul cadavere (ADUCCO).<br />
Escludendo intenzionalmente i muscoli addominali dell’espirazione si può con i muscoli toracici eseguire<br />
un notevole abbassamento delle coste tanto che applicando un manometro ad acqua al cavo orale<br />
si può osservare un aumento di pressione di 4-5 cm., espressione dello sforzo dei muscoli toracici.<br />
Che questi intervengano anche nel ritmo ordinario si desume dal fatto che in qualunque momento per<br />
inibizione dei medesimi si può interrompere la fase espiratoria (FICK). Esaminando i tracciati della<br />
respirazione tranquilla, anche nel sonno, si nota che l’inspirazione e l’espirazione non sono sempre<br />
uguali e non decorrono sempre sulla stessa linea dominante. Si è inoltre dimostrato che nei cani l’espirazione<br />
è sempre attiva per intervento degli addominali (LUCIANI).<br />
Da queste osservazioni si è portati a concludere che anche nella espirazione tranquilla si ha l’intervento<br />
di potenze muscolari attive: resta però da dimostrare quanta parte debba essere attribuita agli<br />
elementi passivi e più specialmente alla ventosazione del polmone, che certamente occupa il posto più<br />
importante.<br />
Le linee dominanti.<br />
E<br />
ora torniamo alla disamina dell’equilibrio toracico durante le due fasi respiratorie. Anche qui<br />
come nel riposo non si può considerare il torace come unità fisiologica, ma come l’insieme di<br />
più unità agenti armonicamente, con fisionomia distinta. Nel gioco respiratorio tutta l’impalcatura<br />
toracica subisce dei movimenti, ma questi hanno valore ben diverso alle diverse altezze e<br />
secondo le diverse direzioni. Sorge così il concetto di linee dominanti, intendendo con questo di precisare<br />
i massimi di spostamento funzionale intorno ai quali il restante ambito toracico si adatta, in parte<br />
seguendoli passivamente, in parte cooperandovi attivamente.<br />
I nostri studi e quelli dei nostri collaboratori fino ad oggi hanno precisato abbastanza bene l’andamento<br />
di quattro dominanti: due verticali opposte, superiore e inferiore; una postero-anteriore e una<br />
traversa antero-laterale. La dominante verticale inferiore è regolata dal diaframma. Già si è visto che<br />
statisticamente questo muscolo per effetto di molteplici elementi passivi, assume una posizione che è<br />
al di sotto di quella ideale, cioè spostata verso l’espirazione. Il primo tempo della contrazione ha per<br />
effetto di vincere la resistenza degli elementi passivi e quindi di trasformare i fasci muscolari da<br />
arciformi in rettilinei. In secondo tempo, unitamente all’azione di spostamento laterale o latero-anteriore<br />
delle ultime coste, si ha un vero abbassamento del diaframma senza peraltro giungere ad una<br />
modificazione della fisionomia del muscolo come pretendevano FONTANA e HALLER che ammettevano<br />
nell’ispirazione profonda un rovesciamento verso l’addome. Secondo HASSE nelle profonde<br />
inspirazioni anche verso il centro tendineo si abbassa in grado differente nelle diverse parti il lobo<br />
destro cm. 2,5, il sinistro 2 e il medio 1 cm. HULTKRANTZ dà nella respirazione tranquilla uno<br />
spostamento della parte muscolare centrale del diaframma di 10-11 mm. E 42 nell’ispirazione<br />
profonda. Radioscopicamente le oscillazioni respiratorie medie del diaframma avvengono a destra tra<br />
la VI e VIII costa, a sinistra tra la VII e la IX.<br />
Nell’espirazione il diaframma diventa passivamente muscolo espiratorio per la spinta verso l’alto dei<br />
muscoli addominali, per la maggiore pressione dominante del cavo addominale, per il restringimento<br />
dell’apertura toracica inferiore, per la maggiore ventosazione del polmone. HULTKRANTZ dà nelle<br />
82
FISIOPATOLOGIA DELL’APPARATO RESPIRATORIO NELLA TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
espirazioni forzate un sollevamento della parte centrale del diaframma di 60-70 mm. Tali valori concordano<br />
con l’indice inspiratorio-espiratorio di Omodei-Zorini.<br />
La dominante verticale superiore è regolata dai muscoli dell’apertura toracica superiore. Le potenze<br />
muscolari di queste regioni sono quasi esclusivamente inspiratorie, ma per questo stesso fatto la posizione<br />
statica effettiva è già notevolmente spostata eccentricamente. D’altra parte a un ulteriore spostamento<br />
verso l’alto si oppongono validamente la relativa rigidità della cintura osteo-articolare superiore<br />
e la resistenza della dominante verticale inferiore più potente e antagonista. Per cui nella respirazione<br />
tranquilla lo spostamento verso l’alto è minimo e si accentua solo quando entrano in azione<br />
le potenze muscolari accessorie.<br />
In espirazione si ha quasi esclusivamente un ritorno all’equilibrio-statico<br />
non essendovi forze muscolari espiratorie di qualche<br />
valore.<br />
La dominante sagittale postero-anteriore e la traversa antero-laterale<br />
sono regolate dal gioco costale determinato dai muscoli<br />
agenti su queste pareti.<br />
A parte l’inclinazione delle coste, la diversa lunghezza e incurvatura,<br />
il fattore principale è nella possibilità che ha la costa di girare<br />
intorno a un asse passante per il collo della medesima e costituente<br />
un angolo di ampiezza diversa con il piano orizzontale.<br />
Per questo fatto la costa non avrà uguale movimento per tutta la<br />
sua lunghezza, ma avrà un massimo che cade sulla tangente all’arco<br />
costale, parallela all’asse di rotazione. Gli assi di rotazione di<br />
due coste corrispondenti convergono in avanti andando a costituire<br />
un cosiddetto angolo di rotazione. Se questo avesse un’apertura<br />
eguale per tutte le coste, si avrebbe il massimo di movimento<br />
lungo la stessa linea per tutta l’altezza del torace: esso<br />
invece decresce dall’alto in basso, con un’apertura che secondo<br />
WOLKMANN va da 125° alle prime coste a 88° alle decime.<br />
Ciò significherà che le tangenti agli archi costali parallele agli assi<br />
di rotazione, si sposteranno con graduale lateralizzazione dall’alto<br />
in basso, per cui, mentre a livello delle prime 4-5 coste, il massimo<br />
di movimento cadrà sulla parete anteriore con andamento<br />
lievemente obliquo dall’alto al basso dall’interno verso l’esterno,<br />
nella parete inferiore sarà più laterale anche qui con andamento<br />
obliquo decorrente dall’ascellare anteriore all’ascellare posteriore.<br />
In sintesi la linea di massimo movimento nell’ambito costale, per<br />
quanto riguarda lo spostamento scheletrico, sarà quella che riunisce<br />
tutti i punti delle tangenti agli archi costali parallele agli assi<br />
di rotazione delle singole coste (fig. 5). Questa linea decorre dall’alto<br />
in basso e dall’interno verso l’esterno dalla parasternale<br />
all’ascellare posteriore dando luogo a due spostamenti, uno in<br />
senso antero-posteriore e uno in senso trasversale (fig. 6).<br />
83<br />
FIG. 5 Proiezioni delle coste II, III, V, VII. Il disegno è<br />
schematico e riproduce le tangenti agli archi costali parallele<br />
agli assi di rotazione: Sul punto di tangenza si ha il<br />
massimo movimento della costa; mentre sulla seconda questo<br />
punto è vicino allo sterno, nelle susseguenti si allontana<br />
sempre più fino a portarsi, sulla settima, presso la<br />
medietà della lunghezza dell’arco costale, comprendendo in<br />
questa lunghezza la cartilagine sterno-costale. R=Asse di<br />
rotazione della costa; A=Angolo di rotazione di due coste<br />
corrispondenti; T=Linea parallela all’asse di rotazione;<br />
D=Punto di tangenza (movimento dominante).
1937<br />
FIG. 6 Schema delle linee dominanti del movimento toracico<br />
FIG. 7 Schema delle azioni svolgentisi nella metà inferiore dell’emitorace:<br />
Le linee unite rappresentano le forze principali, le linee tratteggiate<br />
le forze secondarie.<br />
I fattori determinanti la motilità osteo-articolare sono<br />
disposti in modo da svolgere la propria azione secondo<br />
questi principi: I muscoli intercostali esterni per la loro<br />
distribuzione e disposizione non possono che favorire il<br />
naturale movimento delle coste (I). Il grande e piccolo<br />
pettorale agiscono sulla parete anteriore, il grande dentato<br />
unitamente ai fasci muscolari diaframmatici inseriti<br />
sulle ultime sei coste modificano in modo particolare il<br />
diametro traverso. Perciò per l’inspirazione le potenze<br />
muscolari agiscono prevalentemente lungo la linea della<br />
massima spostabilità costale.<br />
Ma altrettanto avviene per l’espirazione; Gli intercostali<br />
interni hanno azione opposta ma parallela agli esterni e<br />
quindi favoriscono la depressione costale là dove questa<br />
è più facile, i sottocostali inseriti presso la doccia paravertebrale,<br />
e quindi distribuiti secondo l’inclinazione<br />
delle coste, con minimi accorciamenti determinano notevole<br />
depressione costale anteriore, il triangolare dello<br />
sterno adatterà questo e le cartilagini alle modificazioni<br />
delle coste, il dentato postero-inferiore deprimerà le ultime<br />
coste lateralmente, insieme alle potenze muscolari<br />
addominali. A questi elementi attivi si aggiungeranno i<br />
noti coefficienti passivi.<br />
La parete posteriore non ha una vera e propria dominante<br />
per la quale immobilità dei tratti costali e per la quasi<br />
assenza di potenze muscolari agenti su di essi: su essa<br />
invece si ripercuoteranno con azione a distanza gran<br />
parte dei movimenti dipendenti dalle altre dominanti.<br />
La fig. 6 dà un’idea approssimativa delle direzioni principali<br />
secondo le quali si svolge il movimento in un emitorace<br />
normale in posizione seduta, eretta o supina. E’ evidente<br />
che tale schema tiene conto solo dei massimi, mentre<br />
in realtà tutto intorno si svolgono movimenti di<br />
grado differente e in parte sovrapponentisi per le varie<br />
direzioni con intensità decrescente via via che ci si allontana<br />
dalle linee dominanti. Così per la metà inferiore del<br />
torace uno schema che si avvicina maggiormente alle<br />
condizioni reali può essere rappresentato come nella<br />
figura 7.<br />
Secondo tale schema il diaframma svolge un’azione massima<br />
lungo l’asse centrale: la sua azione poi degrada<br />
84
FISIOPATOLOGIA DELL’APPARATO RESPIRATORIO NELLA TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
andando verso la parte mediale e verso la parte laterale; in quest’ultima però si trova sovrapposta<br />
l‘azione delle coste che in questi territori è prevalentemente trasversale.<br />
Analogo ragionamento può farsi per il resto dell’ambito toracico. Ne risulta così nell’emitorace fisiologico<br />
un complesso di azioni che in parte interferendosi si neutralizzano parzialmente o interamente,<br />
in parte assumono la prevalenza senza tuttavia creare fisionomie caratteristiche, legate queste ultime<br />
solo a quei territori che godono del massimo di attività<br />
(I) A tale proposito la scuola di BAGLIONI ha recentemente dimostrato una differente morfologia dei muscoli intercostali<br />
in rapporto alle varie regioni del torace; e propriamente a livello dei punti nei quali le ricerche pneumografiche dimostrano<br />
un maggior movimento, gli intercostali presentano il massimo sviluppo in altezza, mentre a livello dei territori parietali meno<br />
attivi gli intercostali presentano un maggiore spessore ma un’altezza più limitata. Tali ricerche confermano anche l’esistenza<br />
in alcuni punti di un muscolo intercostale medio del quale hanno già parlato TESTUT e LATARJET.<br />
85
1938<br />
87
1938<br />
CAPITOLO II<br />
COMPOSIZIONE CHIMICA DEL CORPO DEL B. KOCH<br />
G<br />
li Studi sulla composizione chimica del bacillo Koch risalgono ormai a molto tempo e si<br />
sono moltiplicati nel corso degli anni, mantenuti vivi dalla duplice speranza di individuare<br />
i fattori selettivamente morbigeni del bacillo ed i suoi eventuali punti deboli dove attaccarlo<br />
direttamente e di trovare nei prodotti bacillari stessi le sostanze più attive e meno dannose adatte<br />
alla immunizzazione od alla terapia specifica antitubercolare.<br />
Passiamo senz’altro ad esporre brevemente i dati che oggi possediamo, alcuni dei quali dobbiamo ritenere<br />
come bene accertati.<br />
La densità del bacillo Koch oscillerebbe da 1010 a 1080; il suo peso sarebbe di circa 25-40 milionesimi<br />
di milligrammo: infatti secondo CALMETTE in 1 milligrammo di coltura pesato allo stato fresco<br />
(cioè bacilli asciugati solo con carta assorbente) si troverebbero circa 40 milioni di bacilli.<br />
Occorre rilevare, però, che circa il numero di germi presenti in mmgr. 1 di coltura le varie ricerche<br />
hanno dato risultati molto lontani: per BLUMENBERG e WIENING (1) il numero ascenderebbe a<br />
2840-4200 milioni; per CHIN KUK CHOUN (2) a 5000 milioni con oscillazioni fra 29 milioni<br />
e 32 milioni; per CORPER e COHN (3) a circa 100 milioni; per WILSON e SCHWABACHER<br />
(4) da 1000 a 1500 milioni. D’altro lato (e ciò vale specialmente per quelle ricerche condotte unicamente<br />
con metodi microscopici) occorre non dimenticare che solo parte dei germi presenti nelle culture<br />
sono vivi ed in grado di moltiplicarsi.<br />
CAPITOLO VI<br />
CARATTERISTICHE CULTURALI DEI B. TUBERCOLARI<br />
DEL TIPO UMANO, BOVINO ED AVIARIO<br />
B<br />
acilli tubercolari del tipo umano. – Nelle colture su mezzi solidi ed in particolare su terreni<br />
Petragnani i bacilli tubercolari umani danno origine a colonie rilevate, con contorno irregolarmente<br />
rotondeggiante, di colore bianco grigiastro, a superficie rugosa e asciutta, poco aderenti<br />
al terreno: quando le colonie siano molto numerose possono confluire in una patina spessa e<br />
molto rugosa.<br />
Nelle colture su mezzi liquidi il bacillo Koch generalmente nasce solo quando venga seminato in<br />
superficie, però in alcuni terreni (per esempio nel terreno Kirchner) può svilupparsi anche dalla<br />
profondità: Ad ogni modo, salvo pochi ceppi che come quello di Arloing e Courmont sviluppano<br />
omogeneamente nei liquidi di coltura, il bacillo Koch nei substrati liquidi forma solo un velo superficiale,<br />
che in circa un mese arriva ad essere ben compatto, rugoso, e possiede una manifesta tendenza<br />
a risalire lungo le pareti del recipiente. Nei trapianti successivi la velocità di accrescimento dei<br />
bacilli koch può aumentare notevolmente, tanto che, specie in alcuni terreni (Sauton, Kirchner, ecc.)<br />
già dopo 2-5 giorni si riesce ad apprezzare lo sviluppo della coltura. E’ opportuno tener presente che<br />
88
questa aumentata velocità di sviluppo si manifesta quasi esclusivamente quando le semine in serie vengano<br />
eseguite sempre e solo su uno stesso terreno [MAZZETTI (29)]. Talora occorre attendere qualche<br />
trapianto prima che un ceppo abituato a terreni solidi possa dare buone colture in terreni liquidi.<br />
E’ particolarmente il trapianto dai mezzi solidi a quelli liquidi che presenta le maggiori difficoltà, poiché<br />
i frammenti delle patine sviluppatesi su agar glicerinato, terreni all’uovo, ecc. difficilmente si mantengono<br />
a galla sul substrato liquido e spesso è necessario ricorrere ad artifizi vari, come quello di<br />
seminare i bacilli tubercolari su scagliette di sughero o simili. Siccome questa difficoltà a galleggiare<br />
sui liquidi di coltura va diminuendo con l’adattarsi ad essi degli stipiti, è verosimile che attraverso trapianti<br />
avvengano delle variazioni nella variazione e nel peso specifico dei bacilli tubercolari. Ciò è<br />
dimostrato anche dal fatto che quando i bacilli. tubercolari si siano sviluppati nei substrati liquidi essi<br />
posseggono la facoltà di moltiplicarsi anche se seminati al fondo e di risalire alla superficie, proprietà<br />
questa che in genere non si riscontra nei bacilli tubercolari coltivati solo su mezzi solidi.<br />
Un procedimento ottimo per passare dalle colture solide a quelle liquide è rappresentato secondo la<br />
nostra esperienza della semina intermedia nel Sy-Ser di Kirchner, nel quale tutti i ceppi danno già alla<br />
prima semina un forte sviluppo tanto in superficie che in profondità: dopo essersi sviluppati in Sy-<br />
Ser, i ceppi possono venire agevolmente trapiantati su terreno liquido.<br />
Bacilli tubercolari del tipo bovino. – Culturalmente il bacillo tubercolare Bovino si distingue per la sua limitata<br />
capacità di sviluppo: in confronto al tbc. Umano, sui terreni usuali cresce con ritardo ed assai più<br />
a stento, formando patine o veli poco rigogliosi e discontinui. Il bacillo tubercolare bovino venne perciò<br />
definito come “disgonico” rispetto all’umano “eugonico”.<br />
Un altro carattere differenziale si trova nel fatto che la presenza di glicerina nei terreni di coltura, mentre<br />
favorisce lo sviluppo del bacillo umano, ostacola invece il bacillo bovino al punto da inibirne l’accrescimento<br />
anche in concentrazione non troppo forte (5%). Mettendo alla prova questa glicerinofobia<br />
del bacillo bovino, per la sua identificazione e separazione dal bacillo umano, si usa seminare<br />
il materiale in esame contemporaneamente sui terreni con glicerina e su terreni senza glicerina.<br />
Molto impiegati a questo scopo sono i terreni all’uovo, fra cui il terreno di Dorset, quello di Lubenau,<br />
il terreno Z di Hohn (30), il terreno di Besredka, quello di Feldmann, quello di Löwenstein, ecc. [v.<br />
CUMMING (31)]. Anche i liquidi di Kirchner (Min-Ser e Minasser) si presterebbero allo sviluppo<br />
elettivo del bacillo Koch bovino.<br />
Il PETRAGNANI per l’isolamento e la coltura del bacillo tubercolare Bovino ha proposto una modificazione<br />
del suo terreno, dal quale si toglie la glicerina e si aggiunge invece l’1% o il 3% di cera vergine<br />
d’api. Su questo terreno gli stipiti bovini crescono agevolmente, come colonie rotondeggianti,<br />
lisce, non asportabili in toto dal terreno. Nei trapianti si ottiene una buona coltura in circa 30 giorni<br />
sotto forma di patine compatte, finemente rugose, poco rilevate, a consistenza cremosa, di colore<br />
giallastro, costituite da germi che generalmente danno sospensioni assai più omogenee che i bacilli del<br />
tipo umano.<br />
La cera sciolta al 10% in cloroformio deve essere aggiunta bollente alla miscela latte-fecola-peptone<br />
quando questa ha già assunto consistenza collosa e si trova ancora nel bagnomaria a 100°C.: si mescola<br />
accuratamente con una bacchetta di vetro fino a che non sia evaporato tutto il cloroformio (15-20’<br />
circa). Questa prolungata permanenza nel bagnomaria conduce talvolta ad una riduzione notevole<br />
della parte liquida del terreno e perciò, onde evitare che l’aggiunta di verde di malachite sia fatta in<br />
89<br />
IL BACILLO DI KOCH
1938<br />
quantità troppo forte, sarà particolarmente opportuno filtrare il terreno in un cilindro graduato e poi<br />
aggiungere il colore nella percentuale rispondente al volume del terreno stesso. E’ bene eseguire la filtrazione<br />
e la distribuzione del terreno, prima che esso si sia raffreddato, e procedere subito alla coagulazione.<br />
Ciò allo scopo di evitare che la cera nel raffreddamento prima della coagulazione si rapprenda<br />
formando dei granuli, che sporgendo poi alla superficie dei terreni possano simulare grossolanamente<br />
la presenza di colonie tubercolari.<br />
Nelle subculture i bacilli bovini possono, adattandosi gradualmente, svilupparsi anche in presenza di<br />
glicerina ed arrivare perfino al punto da non crescere più senza di essa. E’ necessario ricordare questa<br />
eventualità per non giudicare avventatamente circa l’identità di stipiti tubercolari.<br />
Abbiamo già visto come la curva delle modificazioni prodotte dallo sviluppo del bacillo. del tipo<br />
bovino nel pH del mezzo di coltura si distingua da quella ottenuta per i bacilli. del tipo umano per<br />
non scendere al di sotto del punto neutro.<br />
A – Bacilli di koch del tipo umano su terreno - Petragnani normale – coltura isolamento<br />
B – Bacilli di Koch del bovino su terreno - Petragnani con cera – coltura d’isolamento.<br />
C – Bacilli acido-resistenti non tubercolari (b. Timoteo) – coltura di trapianto.<br />
Bacilli tubercolari del tipo aviario. – I bacilli tubercolari aviari si sviluppano con maggiore rapidità degli<br />
umani e dei bovini. Su terreni solidi già in una settimana danno piccole colonie lisce, umide, rotonde<br />
che rapidamente si fondono assieme in una patina dapprima di colorito bianco-grigiastro, che poi<br />
diventa rapidamente giallo più o meno intenso. Sull’agar glicerinato i bacilli tubercolari aviari non si<br />
sviluppano molto bene: è quindi opportuno servirsi dei terreni all’uovo o dei terreni con siero.<br />
Nei mezzi liquidi i bacilli tubercolari aviari crescono in superficie con un velo abbondante, sottile,<br />
finemente rugoso ed in profondità con formazioni globose, lasciando limpido lo strato intermedio.<br />
Una caratteristica delle colture dei bacilli aviari consisterebbe nel fatto che su terreni solidi a sviluppo<br />
avanzato compaiono colonie le quali sorgono al di sopra della patina con forma di cratere o di<br />
bottone.<br />
90
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(31) CUMMING – Joun. Path a. Bact., vol. 36, n. 1, 1933.<br />
91<br />
IL BACILLO DI KOCH<br />
Semine eseguite da materiale tubercolare bovino<br />
A – Sviluppo abbondante su terreno Petragnani con cera.<br />
B – Scarso sviluppo su terreno Petragnani normale (presenza di alcune colonie con accentuata<br />
gliceronofilia).<br />
C – Sviluppo scarsissimo ed arretrato su terreno Petragnani con 5% di glicerina).
1945<br />
93
1945<br />
CAPITOLO II<br />
L<br />
a pubblicazione del presente volume è stata ritardata da difficoltà di varia indole, il che non<br />
diminuisce, tuttavia, il valore intrinseco dei lavori di questo Convegno, anche se prevedibili –<br />
ma a suo tempo non previste – situazioni di fatto hanno impedito che, per la mancata partecipazione<br />
dei Colleghi dell’Italia del nord, esso potesse assumere la veste e l’autorevolezza di un raduno<br />
nazionale.<br />
Comunque l’iniziativa – collocata nel momento storico in cui fu attuata – costituisce un’altra prova<br />
della sensibilità dei tisiologi nei riguardi di uno dei più gravi problemi che la guerra ha lasciato in triste<br />
retaggio al popolo italiano; mentre le adesioni forzatamente verbali date in quest’occasione dai<br />
Colleghi del nord, che proprio in quei giorni uscivano dall’incubo di una situazione drammatica, attestano<br />
l’aspirazione costante di quanti sono consapevoli delle reali esigenze del Paese, ad una unità di<br />
direttive e di azione anche nel nostro campo, che le opere successive hanno poi dilatato e rafforzato.<br />
Ma a questo significato morale e civile del Convegno non può essere disgiunta la concretezza delle<br />
discussioni a cui esso ha dato inizio, sicché è lecito affermare che la validità di molte delle cose allora<br />
dette permane tuttavia integra.<br />
Basta accennare, infatti, alla relazione del prof. Attilio Omodei Zorini, alla quale non può essere<br />
disconosciuto il merito di avere esplicitamente messo a fuoco il problema dell’assistenza post-sanatoriale,<br />
oggi ormai affermato nella coscienza del Paese, e riconosciuto urgente e indilazionabile dagli<br />
stessi organi del potere esecutivo, in virtù soprattutto dell’attività svolta dall’Istituto Nazionale<br />
Assistenza tubercolotici, sorto a breve intervallo da questo Convegno e al quale non è mancata l’autorevole<br />
adesione dell’Alto Commissariato per l’Igiene e la Sanità pubblica e la collaborazione attiva<br />
della Federazione italiana contro la tubercolosi.<br />
Nella sua giusta luce è pure agevole porre oggi la nutrita discussione cui diede luogo il tema relativo<br />
alla nostra organizzazione di difesa antitubercolare e alle esigenze della lotta contro la tubercolosi in<br />
un Paese, come il nostro, nel quale la guerra ha così profondamente inciso. E’ probabile che il riesame<br />
dell’esteso ordine del giorno votato in quell’occasione – ed al quale il tempo e le vicende della<br />
politica hanno assai più aggiunto di significazione, che non tolto di attualità – induca a meditare sulla<br />
irrazionalità di certa politica che si attiene troppo al contingente, attardando lo slancio necessario per<br />
realizzare una politica sanitaria costruttiva e socialmente utile anche e soprattutto per il domani.<br />
La relazione svolta sull’argomento dall’allora commissario della Federazione, dott. Malsani, e dal prof.<br />
Saladino Cramarossa va dall’altra parte segnalata perché in essa per la prima volta veniva richiamata<br />
con impegno l’attenzione dei nostri organi responsabili sulla necessità di riformare la nostra organizzazione<br />
sanitaria, della quale sempre più nettamente si è poi rivelata la insufficienza.<br />
Non meno proficuo insegnamento ci pare che possa trarsi anche dall’esame del terzo tema discusso<br />
nel convegno, con il quale per la prima volta è stata presentata una indagine sull’endemia tubercolare<br />
in Italia, nei suoi molteplici aspetti. Il relatore prof. L’Eltore ha mostrato come l’indagine statistica –<br />
94
ATTI DEL PRIMO CONGRESSO NAZIONALE<br />
DEL DOPOGUERRA CONTRO LA TUBERCOLOSI<br />
troppo spesso e troppo leggermente improntata a empirismo – possa aprire la via a proficue determinazioni<br />
nel campo dell’azione pratica, quando essa poggi saldamente sulle logiche premesse scientifiche<br />
e sia indirizzata a precisi scopi sociali.<br />
Le numerose comunicazioni che chiudono il volume, d’indole scientifica, clinica, sociale, organizzativa,<br />
se pur non possono presumere di offrire un documento compiuto dell’operosità delle nostre scuole,<br />
contribuiscono peraltro ad attestare come gli studiosi italiani abbiano perseverato nel lavoro anche<br />
quando una procellosa vicenda sembrava scuotere dalle fondamenta l’esistenza stessa del Paese.<br />
Per concludere, crediamo opportuno riportare, dal testo destinato ai paesi anglosassoni, la parte finale<br />
di un comunicato dell’United States Information Service, del quale autorevoli delegati seguirono<br />
con assiduità i lavori del Convegno: “Questo primo Congresso nazionale antitubercolare italiano ha<br />
avuto il compito di porre la prima pietra, non di un pomposo edificio di parole, ma di una diga consolidata<br />
da una volontà costruttiva, che valga ad arginare uno dei mali che tormentano l’umanità, contribuendo<br />
in tal modo al risanamento e alla ricostruzione materiale e spirituale dell’Italia”.<br />
Anche per questo il presente volume meritava, se pur con ritardo, d’essere dato alle stampe, per dimostrare<br />
la continuità di pensiero e d’azione dei tisiologi italiani nella lotta contro quella che è certamente,<br />
anche per i suoi vasti e profondi riflessi, la più grave delle malattie sociali.<br />
LA FEDERAZIONE ITALIANA<br />
PER LA LOTTA CONTRO LA TUBERCOLOSI<br />
95
1946<br />
97
1946<br />
“Morfologia, etiologia, patogenesi, sono tre anelli di una stessa catena, che sarebbe errore spezzare”<br />
GUIDO BANTI (prefazione a la Patologia del Polmone, Niccolai ed. Firenze 1902)<br />
PREMESSA<br />
A<br />
rduo è il compito di chi oggi si dedichi allo studio dell’infezione e della malattia tubercolare<br />
e specialmente della tubercolosi polmonare. La quanto mai vasta letteratura, che riassume<br />
lo sforzo appassionato di innumerevoli medici e biologi intenti alla ricerca della verità, pur<br />
fornendoci non poche sicure cognizioni fondamentali, è tuttavia ricca di dati contrastanti, solo apparentemente<br />
o addirittura sostanzialmente, nonché di interpretazioni più o meno discutibili. Riesce<br />
quindi difficile discernere le affermazioni sicuramente basate da quelle che non lo sono altrettanto, i<br />
risultati sperimentali certi da quelli incerti, tanto più che sotto l’influsso delle dottrine predominanti<br />
in varie fasi del pensiero scientifico e medico, alcuni argomenti di per sé limitati hanno subito un<br />
ampliamento sproporzionato rispetto a quello che poi si è dimostrato essere il loro reale valore.<br />
Fra i problemi teorici e pratici della tubercolosi polmonare tutt’ora insoluti, ha particolare importanza<br />
la identificazione delle varie forme ai fini di un loro logico ordinamento patogenetico.<br />
Il lavoro che presentiamo – iniziato dal 1942 e terminato solo ora – vuol portare un contributo alla<br />
soluzione di questo problema, basandosi sulla valutazione dei reperti morfologici riconosciuti come<br />
espressione di determinati momenti della lotta fra germe infettante ed organismo infettato. Infatti, la<br />
tubercolosi polmonare non può essere considerata altrimenti se non come l’espressione più o meno<br />
isolata, per quanto la più frequente, di un processo che direttamente o indirettamente, investe tutto<br />
l’organismo e ne cimenta le difese sia locali che generali, sia specifiche che aspecifiche, sia naturali che<br />
acquisite. E poiché tutti gli eventi morbosi, anche i più complessi, possono ricondursi al gioco di<br />
pochi fattori essenziali, ci siamo prefissi come compito principale di porre in rilievo tali fattori ed i<br />
segni morfologici delle condizioni biologiche che essi possono creare negli organismi infettati. A tale<br />
fine abbiamo preso in esame tanto ciò che può chiamarsi il patrimonio comune anatomo-clinicoradiologico<br />
e sperimentale della tisiologia, quanto le nostre osservazioni originali nel quadro dell’ampia<br />
impostazione data dal Prof. E. Morelli allo studio della tubercolosi, impostazione che è stata<br />
feconda di tanti risultati, utili ed interessanti sia in campo teorico che nella pratica. Inoltre, il nostro<br />
lavoro è stato facilitato dai grandi mezzi dell’Istituto Carlo Forlanini, che ci hanno consentito una larghissima<br />
esperienza clinica e di laboratorio.<br />
Le conclusioni alle quali siamo pervenuti ci hanno portato ad un molto semplice inquadramento dei<br />
processi tubercolari del polmone; inquadramento che, proprio per questa sua schematicità, riteniamo<br />
possa utilmente guidare a quella interpretazione patogenetica delle singole forme che è indispensabile<br />
non solo per una buona conoscenza della malattia e delle sue cause generali e particolari, ma anche<br />
per la scelta dei più rispondenti indirizzi e metodi terapeutici.<br />
Se nel testo si trovano solo le poche note cliniche indispensabili per meglio caratterizzare le singole<br />
forme, si tenga presente che non abbiamo voluto comporre un trattato di patologia e clinica della<br />
98
RECETTIVITA’ E RESISTENZA nella TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
tubercolosi, ma solo illustrare e discutere alcuni fondamentali aspetti di questa malattia nell’ambito<br />
dell’infezione tubercolare.<br />
Lo scarso numero delle citazioni bibliografiche non deve essere attribuito a trascuratezza né a volontaria<br />
omissione, ma unicamente al desiderio di alleggerire la nostra esposizione, tanto più che, essendo<br />
impossibile un completo aggiornamento della recente letteratura, le nostre citazioni si riferiscono<br />
a pubblicazioni già largamente conosciute.<br />
INDICE GENERALE<br />
Parte I<br />
DALL’INFEZIONE ALLA MALATTIA<br />
(G. Daddi)<br />
CAP. I – Recettività e resistenza nella patogenesi della malattia tubercolore . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />
Polimorfismo della malattia tubercolare e sue cause essenziali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />
Allergia ed iperergia tubercolare. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10<br />
Allergia ed immunità antitubercolare. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11<br />
Indipendenza dell’azione biologica delle eso e delle endo-proteine del bacillo<br />
di Koch . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13<br />
Possibile azione dannosa dell’allergia nella tubercolosi umana. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15<br />
I vari componenti dell’antigene tubercolare nella patogenesi della<br />
tubercolosi: loro rapporti con l’allergia, la resistenza e la recettività. . . . . . . . . . . . . . . 17<br />
Le vicende della malattia tubercolare derivano dai mutevoli stati di<br />
resistenza e di recettività dell’organismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21<br />
I° periodo primario: Importanza dell’immunità naturale<br />
nell’evoluzione dell’infezione primaria. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />
Importanza dell’immunità acquisita nell’evoluzione dell’infezione primaria. . . . . . . . . 25<br />
2° Periodo post primario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27<br />
Visione complessiva della successione morbosa tubercolare. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30<br />
CAP. II – I fattori batterici di malattia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33<br />
L’azione biologica dei componenti chimici del bacillo di Koch . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35<br />
I partigeni che esplicano azione simile negli organismi sani ed in quelli<br />
tubercolosi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36<br />
a) Lipoidi acetone insolubili: alterazioni istogene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36<br />
potere antigene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37<br />
b) Lipoidi acetone solubili: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38<br />
alterazioni istogene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38<br />
c) Cere. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39<br />
alterazioni istogene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39<br />
99
1946<br />
II Partigeni che esplicano azione molto più forte negli organismi tubercolosi<br />
che non in quelli sani. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39<br />
a) Proteine. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39<br />
alterazioni istogene. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39<br />
potere antigene, potere tossico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40<br />
b) Polisaccaridi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41<br />
alterazioni istogene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41<br />
potere antigene, potere tossico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41<br />
potere tossico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42<br />
Azione biologica dei componenti chimici del bacillo di Koch nell’infezione umana<br />
Caratteristiche ed evoluzione delle lesioni tubercolari in funzione dell’intervento<br />
dei diversi componenti chimici del bacillo di Koch . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44<br />
CAP. III – Le vie di penetrazione e di propagazione del bacillo tubercolare<br />
nell’organismo umano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47<br />
I) Le vie di penetrazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47<br />
o Infezione congenita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48<br />
o Infezione postnatale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48<br />
o a) per via aerogena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48<br />
b) infezione per via aerolinfogena o via aero linfoematogena . . . . . . . . . . . . . . . . 48<br />
c) infezione enterogena. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49<br />
d) infezione per via aero-entero-linfo-ematogena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51<br />
II) Le vie di propagazione nell’organismo infettato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52<br />
a) La propagazione linfoematogena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55<br />
b) endocanalicolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64<br />
Influenza del numero iniziale e della sede delle lesioni sulla figura e<br />
sull’andamento del processo morboso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65<br />
Via d’arrivo dei germi e caratteri macroscopici delle lesioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66<br />
CAP. IV – I fattori organici di malattia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67<br />
Nozioni sperimentali sulla recettività naturale e l’immunità acquisita nelle<br />
varie specie, razze ed individui e sulla influenza del fattore ereditario . . . . . . . . . . . . . 67<br />
Il diverso decorso della tubercolosi nelle razze umane e le ipotesi che lo<br />
interpretano. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69<br />
Influenza dei fattori ereditari sulla forma tubercolare dei singoli individuii. . . . . . . . . 73<br />
Costituzione e tubercolosi polmonare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76<br />
Età e tubercolosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77<br />
100
RECETTIVITA’ E RESISTENZA nella TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
Fattori organici locali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79<br />
a) fattori anatomobiologici locali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79<br />
b) locali funzionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81<br />
c) immunitari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85<br />
Influenza del numero iniziale e della sede delle lesioni sulla figura<br />
e sull’andamento del processo morboso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65<br />
Via d’arrivo dei germi e caratteri macroscopici delle lesioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66<br />
CAP. V – I fattori occasionali di malattia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87<br />
CAP. VI – Reinfezione endogena e superinfezione esogena nella patogenesi della<br />
tubercolosi polmonare post-primaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95<br />
Reinfezione endogena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96<br />
a) presenza di b. K. nei focolai preesistenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96<br />
b) caratteristiche e frequenza delle lesioni da reinfezione endogena. . . . . . . . . . . . . . . 99<br />
Superreinfezione endogena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100<br />
a) frequenza ed importanza del contagio esterno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100<br />
1. ricerche etiologiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100<br />
2. anatomo-patologiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101<br />
b) azione da reviviscenza su focolai preesistenti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 102<br />
c) ricerche epidemiologiche e statistiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103<br />
CAP. VII – Le lesioni elementari ed il loro significato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107<br />
Elemento miliare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109<br />
nodulare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 110<br />
CAP. VIII – Altre lesioni non elementari, indici di recettività 114<br />
A. Le infiammazioni perifocali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 115<br />
1. nel periodo primario. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 115<br />
2. nel periodo postprimario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 120<br />
B. Tubercolosi attiva dei gangli ilomediastinici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 123<br />
CAP. IX – Le manifestazioni morfologiche della recettività e della resistenza come<br />
fondamento ad una suddivisione patogenetica della tubercolosi polmonare . . . . . . . . . . . . . . . 129<br />
I due grandi periodi: primario e postprimario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 132<br />
Le singole forme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 133<br />
Valutazione patogenica e terapia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 136<br />
101
1946<br />
Parte II<br />
GLI ASPETTI ANATOMO-CLINICI DELLA RECETTIVITA’<br />
(G. Daddi – C. Panà)<br />
CAP. X – Generalità sulle tubercolosi polmonari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 145<br />
1. Le tubercolosi nodulari circoscritte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 147<br />
a) forme paucisintomatiche o silenti regredibili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 147<br />
b) forme evolutive . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 147<br />
2. Le tubercolosi nodulari diffuse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 148<br />
CAP. XI – Tubercolosi nodulari del periodo primario e di quello così detto subprimario . . . . 150<br />
1. Tubercolosi nodulare circoscritta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 150<br />
Forme mononodulari:<br />
Il focolaio primario e l’infezione primaria, semplice, regredibile o progressivo . . 150<br />
Infezione primaria, morbigena, semplice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 158<br />
Manifestazioni allergiche del periodo primario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 160<br />
Forme polmonari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 160<br />
Eritema nodoso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 162<br />
Infezione primaria morbigena ad evoluzione tisiogena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 163<br />
Infezione primaria tardiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164<br />
2. Tubercolosi plurinodulari circoscritte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 169<br />
3. Tubercolosi nodulari diffuse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 171<br />
CAP. XII – Tubercolosi nodulari del periodo post-primario. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 175<br />
1. Tubercolosi nodulari circoscritta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 175<br />
a) Infiltrato precoce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 176<br />
b) la lobite tubercolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 181<br />
2. Tubercolosi nodulari post – primarie diffuse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 189<br />
a) La broncopolmonite cosiddetta clinicamente primitiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 189<br />
b) Broncopolmoniti tubercolari ematogene secondarie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 193<br />
c) Polmonite caseosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 195<br />
CAP. XIII – La tubercolosi linfopolmonare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 199<br />
A.) La tubercolosi nelle lingoghiandole ilo-mediastiniche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 199<br />
a) Adenopatia tracheobronchiale caseosa massiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 200<br />
b) Adenopatia discreta tossica allergizzante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 203<br />
B.) La tubercolosi polmonare linfogena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 204<br />
CAP. XIV – La tubercolosi generalizzata areattiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 212<br />
102
RECETTIVITA’ E RESISTENZA nella TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
Parte III<br />
GLI ASPETTI ANATOMO-CLINICI DELLA RESISTENZA<br />
(G. Daddi – C. Panà)<br />
CAP. XV – La tubercolosi ad elementi miliari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 221<br />
A) Generalità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 221<br />
B) Disseminazioni miliari occulte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 223<br />
CAP. XVI – Tubercolosi miliari circoscritte del polmone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 226<br />
A) Le miliari polmonari circoscritte regredibili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 227<br />
B) Tubercolosi miliari circoscritte morbigene e ad andamento cronico . . . . . . . . . . . 227<br />
C) Tubercolosi miliare circoscritta polmonare ad andamento progressivo . . . . . . . . 231<br />
CAP. XVII – Tubercolosi miliari polmonari diffuse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 235<br />
A) Generalità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 235<br />
B) La tubercolosi miliare acuta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 236<br />
C) Pseudo miliare postemoftoica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 249<br />
D) Tubercolosi miliare acuta ad andamento protratto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 241<br />
E) Tubercolosi miliarica subacuta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 243<br />
F) Tubercolosi miliare cronica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 249<br />
CAP. XVIII – Il morbo di Besnier, Boeck, Schaumann . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 259<br />
Parte IV<br />
QUADRI COMPLESSI DI TUBERCOLOSI POLMONARE<br />
(G. Daddi – C. Panà)<br />
CAP. XIX – La tubercolosi cavitaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 265<br />
A) Le caverne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 266<br />
B) Le forme di tubercolosi cavitaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 272<br />
CAP. XX – La tubercolosi polmonare broncogena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 276<br />
1. La propagazione per aspirazione di materiale infettante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 276<br />
2. La propagazione intramurale per contiguità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 280<br />
Alcune forme di tubercolosi polmonare broncogena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 281<br />
Indice alfabetico degli Autori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 287<br />
Indice analitico delle materie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 293<br />
103
1950<br />
105
1950<br />
Capitolo II<br />
CENNI SULL’EVOLUZIONE DELLA CHEMIOTERAPIA DELLA TUBERCOLOSI<br />
I<br />
l problema della terapia della tubercolosi come terapia specifica dell’infezione nel senso di un’azione<br />
diretta sull’agente etiologico, fu impostato subito dopo la scoperta del bacillo di Koch, e<br />
la sua evoluzione può essere suddivisa in tappe successive, ognuna delle quali porta contributi<br />
nuovi, sempre utili allo studio del problema, anche se poi destinati al declino dal vaglio della sperimentazione<br />
clinica. Questa evoluzione può riassumersi nel seguente prospetto:<br />
PRIMO PERIODO (1882-1915)<br />
- Scoperta del bacillo tubercolare (1882).<br />
- Primi tentativi di cura della tubercolosi umana con estratti batterici (1885-1913).<br />
SECONDO PERIODO (1915 – 1935)<br />
- Tentativi non conclusivi di chemioterapia con sostanze sintetiche e naturali (azo-coloranti, olio di<br />
fegato di merluzzo, morruato di sodio, cinnamati, terpeni, etc., composti metallici).<br />
- Periodo di fioritura dell’aureoterapia.<br />
TERZO PERIODO (1938 AD OGGI)<br />
- Sulfamidici e derivati<br />
- Solfoni e derivati (promin, diamone, promizol, sulfetrone, etc.).<br />
- L’acido chaulmogrico ed altri derivati di acidi grassi superiori normali e ramificati.<br />
- Composti aromatici diversi (benzofenone, derivati del naftochinone e del benzotiazolo, vitamina PP,<br />
vitamina D, 5-nitro-2-furaldeidesemicarbazone, coloranti acridinici, derivati della tiazina, etc.).<br />
- Primi successi degli antibiotici nelle infezioni batteriche dell’uomo (penicillina-1940).<br />
- La streptomicina (1944) ed altri antibiotici antitubercolari.<br />
- L’acido p-aminosalicilico (PAS) ed altri composti di sintesi (TBI/698).<br />
Il primo tentativo di curare la tubercolosi umana con estratti batterici fu eseguito 3 anni dopo l’isolamento<br />
del bacillo tubercolare e fu merito di uno studioso italiano, il Cantani, clinico e terapista<br />
dell’Università di Napoli. Partendo dall’osservazione che i processi putrefattivi portano nel cadavere<br />
alla rapida scomparsa del bacillo di Koch, nel Cantani si maturò l’idea di una terapia della tubercolosi<br />
umana mediante inalazioni di colture di germi non patogeni e allo scopo egli usò un comune<br />
saprofita, classificato come Bacterium termo. Egli sottopose a questa cura una donna di 42 anni, portatrice<br />
di una vasta lesione cavitaria del lobo superiore del polmone sinistro, con febbre ed espettorato<br />
Koch positivo. Il risultato sembrò allo Sperimentatore veramente superiore ad ogni aspettativa: diminuì<br />
infatti la positività dell’espettorato, disparve la febbre e le condizioni generali della paziente<br />
migliorarono notevolmente. Da questo esperimento il Cantani trasse favorevoli auspici per una terapia<br />
generale delle varie infezioni mediante inalazioni di lisati di microbi non patogeni.<br />
106
STREPTOMICINA E TUBERCOLOSI ASPETTI BIOLOGICI E CLINICI<br />
Lo stesso anno Babès, essendo venuto a conoscenza del lavoro di Cantani, prospettò la convenienza<br />
di far precedere la terapia delle malattie infettive con lisati batterici, da uno studio in vitro, che desse<br />
la misura dei reciproci rapporti tra microbo patogeno e saprofita in coltura pura. Con questo intento,<br />
Babès studiò in vitro l’influenza di autolisati di piocianeo, tetragono, diplobacillo sullo sviluppo<br />
tubercolare: in tutti i casi lo sviluppo del bacillo di Koch risultava più o meno fortemente inibito.<br />
Nel 1887 un ricercatore svizzero, Garrè, esaminò l’antagonismo biologico tra Bacillo fluorescens e<br />
Staphylococcus pyogenes ideando il metodo delle semine su piastre in strisce parallele, ancora oggi usato<br />
per saggiare l’antagonismo microbico.<br />
Si può ben dire che fiorirono veramente, in quegli anni, le ricerche inerenti al fenomeno dell’antagonismo<br />
biologico, e furono studiosi di ogni parte d’Europa a dare il contributo della propria opera.<br />
Prescindendo dalle ricerche relative all’antagonismo batterico non inerenti ad un’azione sul bacillo<br />
tubercolare, ecco in breve riassunti i primi tentativi di batterioterapia della tubercolosi, che costituiscono<br />
i prodromi delle ricerche, l’evoluzione delle quali è culminata nell’isolamento della streptomicina.<br />
Negli ultimi anni del secolo scorso furono messe in evidenza le proprietà antitubercolari possedute<br />
da molti batteri. Proseguendo negli studi iniziati da Cantani e da Babès, Rongali (1892) riferì sull’antagonismo<br />
tra i vari microbi e il bacillo di Koch, e Nannotti (1893), avendo casualmente osservato<br />
che una gonilite tubercolare tendeva a risolversi per la spontanea sopravvenienza di una erisipela,<br />
prospettò l’utilità del trattamento della tubercolosi con colture di streptococco o con filtrati di colture<br />
di questo microbo.<br />
Facendo seguito a questi studi, Prudden (1894) analizzò l’antagonismo tra lo streptococco e il bacillo<br />
di Koch. Dalle esperienze in vitro risultò che quando il bacillo tubercolare e lo streptococco piogeno<br />
sono insemenzati sullo stesso terreno, lo streptococco cresce come nelle colture di controllo,<br />
mentre il bacillo di Koch non riesce a svilupparsi. Lo stesso brodo glicerinato, sul quale lo streptococco<br />
è cresciuto per 5 giorni, filtrato per candela e usato per la coltura dei bacilli tubercolari, dimostra<br />
di contenere sostanze che impediscono la moltiplicazione di questo microbo. In queste osservazioni<br />
vi è la prima dimostrazione di una azione antagonista, non legata alla presenza contingente dei<br />
due microbi, l’antagonizzante ed il recettivo, ma esplicata dai prodotti del metabolismo del microbo<br />
antagonizzante anche in assenza della sua cellula batterica.<br />
Successivamente Ramond e Ravaut (1899) osservarono come vari germi, quali il B. subtilis, lo St. albus,<br />
lo St. aureus, il Micrococcus tetragenus, impedissero con la loro presenza la moltiplicazione del bacillo di<br />
Koch. Bastava anche aggiungere soltanto qualche goccia del terreno di coltura di uno di questi microbi<br />
al terreno colturale del bacillo di Koch, perché questo non si riproducesse più.<br />
Nel 1902 Michelazzi ebbe modo di studiare la capacità che il Micrococcus tetragenus ha di inibire la moltiplicazione<br />
del bacillo di Koch non solo in vitro, ma anche negli animali da esperimento.<br />
Si può dire che queste ricerche trovino la loro conclusione nell’opera di Rappin sui batteri sporigeni<br />
e di Vaudremer sui funghi; questi lavori furono eseguiti tra il 1910 e il 1913 e chiudono il primo ciclo<br />
di studi sull’antagonismo microbico applicato al bacillo di Koch.<br />
107
1950<br />
STREPTOMICINA E TUBERCOLOSI ASPETTI BIOLOGICI E CLINICI<br />
Gli studi di Rappin si riferiscono all’azione di filtrati di coltura di numerosi germi sporigeni, quali il<br />
B. subtilis, il B. mesentericus ed il B. Megatherium. La moltiplicazione del bacillo di Koch è sempre considerevolmente<br />
inibita nella sperimentazione in vitro e le ricerche sugli animali infettati confermano<br />
queste esperienze.<br />
Vaudrem studiò l’azione antagonista tra bacillo di Koch e aspergilli (A. niger, A. fumigatus) e penicilli.<br />
Egli aveva trovato il presupposto per questi suoi studi nell’osservazione di un fatto particolare: la<br />
distruzione operata da questi microrganismi sull’attività tubercolinica di una tubercolina, fenomeno<br />
che egli giustamente riferì alla loro attività proteolitica. Vaudremer utilizzò l’estratto di uno di questi<br />
funghi (A. fumigatus) per la cura di circa 200 ammalati di tubercolosi e sebbene i risultati ottenuti fossero<br />
veramente incoraggianti, tali da giustificare l’entusiasmo posto da uno studioso nella sua comunicazione,<br />
tuttavia l’eco di un così promettente campo di lavoro non fu raccolta. E più di un quarto<br />
di secolo dovette trascorrere prima che tanta messe di ricerche venisse valorizzata. Sebbene anche dalle<br />
piante superiori siano stati isolati principi dotati di proprietà antitubercolari, tuttavia le ricerche successive<br />
si sono orientate soprattutto verso lo studio dei batteri, dei funghi, degli actinomiceti<br />
Tra i primi, uno dei più studiati è il B. subtilis, e la subtilina da esso isolata si è dimostrata tubercolostatica<br />
e tubercolicida in vitro, e dotata di una certa efficacia curativa nei confronti dell’infezione<br />
tubercolare della cavia (Van Canneyt, Olivier, Salle e Coll.).<br />
Tra i secondi le ricerche si sono particolarmente orientate sugli aspergilli, e ricordiamo che anche<br />
nell’Istituto Forlanini (Zorzoli) nel 1940 fu studiata l’azione antibatterica sul bacillo di Koch di autolisati<br />
di A. albus, A. niger, e di Monilia albicans. Più recentemente è stato osservato che l’A. fumigatus secerne<br />
4 antibiotici differenti di cuui uno, la fumigatine, è dotato di proprietà antitubercolari in vitro.<br />
Anche gli aspergilli ed alcuni penicilli producono sostanze attive sul bacillo tubercolare.<br />
Ma il campo più fertile per le ricerche sugli antibiotici antitubercolari si è dimostrato quello degli<br />
actinomiceti e soprattutto degli streptomiceti, da cui provengono, insieme con la streptomicina,<br />
numerosi altri composti, che in vitro ed in vivo antagonizzano con il bacillo di Koch.<br />
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