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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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CaRLo MENghI<br />

Alla <strong>politica</strong> statuale si sostituiscono progressivamente la dromocrazia<br />

transnazionale degli interessi economici, le dinamiche e<br />

i processi delle società civili. Alla prima riduzione giuridica – nata<br />

nel secondo dopoguerra come reazione alla forza antagonistica<br />

dei diritti e dei princìpi di sovranità – si associa in modo evolutivo<br />

la nuova degiuridicizzazione economica o dromocraticamente<br />

finanziaria.<br />

Nella prospettiva dell’integrazione transnazionale sono fondamentalmente<br />

in discussione il concetto stesso di sovranità e la<br />

legittimazione di quel presupposto. Da questa osservazione nasce<br />

l’esigenza di ripensare o, meglio, fondare un diritto pubblico<br />

transnazionale come diritto essenzialmente <strong>sociale</strong>, compito<br />

tutt’altro che semplice che richiede – come meglio si vedrà più<br />

avanti – il superamento <strong>della</strong> logica <strong>della</strong> non-contraddizione o<br />

dell’identità in un rapporto tra dromocrazia e democrazia giuridica,<br />

in un processo di contraddizione compatibile tra enunciati<br />

di differenza e dispositivi di identità o di normalizzazione. Infatti,<br />

non si dà <strong>globalizzazione</strong> realisticamente possibile se non a partire<br />

dal superamento del principio dello Stato. Ma in che misura<br />

le istanze sociali <strong>della</strong> <strong>globalizzazione</strong> preparano questi diritti di<br />

differenza come effettive politiche di compatibilità?<br />

La nuova volontà globale deve essere volontà di certezza e la<br />

certezza deve soprattutto apparire per farsi riconoscere e imporre<br />

le sue strategie. La volontà di apparenza è strutturalmente legata<br />

alla sperimentazione che tende a realizzare il massimo grado di<br />

certezza. In questo circolo funzionale, il concetto di <strong>globalizzazione</strong><br />

è il medesimo del concetto di universale apparizione nella<br />

indiscussa e indiscutibile verità <strong>della</strong> sperimentazione tecnicoscientifica,<br />

dove la scientificità è «potente» se è tecnicamente certa<br />

e rappresentativamente pervasiva. Allora, il sapere scientifico<br />

diventa il concetto stesso <strong>della</strong> rappresentazione che non può ammettere<br />

dubbi, o bisogni diversi dal suo desiderio, giacchè questi<br />

introdurrebbero meccanismi di debolezza (distanza) all’interno<br />

dello stesso processo.<br />

Questa concezione <strong>della</strong> rappresentazione tecnocratica è per<br />

sua struttura essenzialmente amorale in quanto non può contem-

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