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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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CaRLo MENghI<br />

si mo<strong>della</strong>va insieme al terrore e alla depressione storica – essere<br />

state le cause di quel fallimento <strong>sociale</strong> umano. Il secondo dopoguerra<br />

è caratterizzato pertanto principalmente da una reazione<br />

alla legge nella sua complessa fondazione. Il secondo dopoguerra<br />

assume, per rifondare i «diritti umani», una categoria extragiuridica<br />

a principio del diritto: il concetto essenzialmente politico di<br />

democrazia.<br />

Il secondo dopoguerra ha posto la <strong>politica</strong> a fondamento del<br />

diritto e, nello stesso tempo, ha preparato consistentemente l’attuale<br />

atteggiamento di degiuridicizzazione. È nato così quel riduzionismo<br />

giuridico i cui frutti sono cresciuti nelle attuali tendenze<br />

di destatualizzazione. Ma questa discrasia che ha sostituito, attraverso<br />

operazioni normative, la fonte del diritto con una fonte<br />

extragiuridica, ha prodotto la iperstatualizzazione <strong>politica</strong> degli<br />

Stati attraverso la forza delle ideologie.<br />

Il moderno legato al secondo dopoguerra ha una data di morte<br />

riconosciuta che coincide con la caduta del muro di Berlino.<br />

Questo evento inaugura l’inizio del nuovo moderno che nasce<br />

all’insegna <strong>della</strong> sfiducia nel politico, anche qui in reazione ai fallimenti<br />

delle politiche ideologiche.<br />

C’è nell’Europa attuale tutta una vasta, e da non sottovalutare,<br />

rete micro<strong>politica</strong> di rinascenti spiriti antidemocratici e persino<br />

totalitari che con mille ambiguità tendono a coniugare l’individualismo<br />

con l’antipartitico e l’antidemocratico. Ma c’è una tendenza<br />

tanto rilevante da essere già un’effettiva <strong>realtà</strong>: uno spirito<br />

antidemocratico che sostituisce al giuridico fallito nel secondo<br />

dopoguerra e al politico fallito alla fine del secolo un’economia<br />

planetaria transnazionale, oltrestatale: il Finanziario come nuova<br />

economia. Questa <strong>realtà</strong> vive di micropolitiche che labilmente<br />

ma potentemente si molarizzano preconfezionando stili e gusti<br />

del desiderio. Il finanziario lavora sul privato individuale e promette<br />

di incoronare l’anarchia dei produttori, dei consumatori e<br />

dei risparmiatori come nuovi attori appagati dalla produzione,<br />

dall’acquisto, dal servizio. In termini più propriamente critici, il<br />

giuoco tra identità e differenza ha attraversato tutto il ventesimo<br />

secolo. Esso ha contrassegnato il superamento dell’identità

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