Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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03.06.2013 Views

LIBERTà E CoNTRoLLo gIuRIDICo NELLo SPazIo gLoBaLE minata dalla rappresentazione dell’Occidente. Non sappiamo ancora quanto questo processo sia stato pensato e pianificato ma è mia convinzione che il vero problema del secondo Novecento, che prepara l’attualità della globalizzazione, sia l’informazione: il sistema occidentale o, meglio, nordico dell’informazione (modello statunitense-europeo-giapponese). Questa informazione è massiccia e capillare come una pubblicità estesa e invasiva che promette desideri molecolari e contemporaneamente si organizza intorno a investimenti molari e globali, rilanciandoli. La caratteristica comune di tutte queste realtà che agiscono in trasversale e invasiva direzione è la molecolarizzazione sociale e informativa di fronte a cui sembrano assai poco rilevanti i neonazionalismi di Beck. Tutto ciò costituisce il quadro dell’attualità come un insieme seriale di semisovranità di tipo sartriano dove ognuno è potente e impotente, ricco e povero, desidera e ha bisogno del desiderio per avvertirsi protagonista di un progetto che non è il suo. Tutto ciò delinea un processo di flessibilità, di integrazioni e disintegrazioni rapide, dove compaiono società civili non autodeterminate, tra le rovine dello Stato o, meglio, sulla fine dei blocchi contrapposti di Stato. Piace pensare che siamo agli inizi di una nuova èra, in un punto altamente significativo del diagramma storico che è il moderno politico in attesa di una giuridicità adeguata. Riflessioni sul nesso tra Società Stato Economia A partire dal secondo dopoguerra è accaduto per lo spirito della legge costituzionale un fatto fondamentale. Criticamente o inconsapevolmente, l’uomo occidentale, reduce dalla seconda guerra mondiale, ha ritenuto come una delle cause fondamentali del disastro la forza delle costituzioni fondate su princìpi giusnaturalistici e/o giuspositivistici, quindi tutta la complessa fondazione del diritto. Entrambe queste radici del diritto, e dei diritti costituzionali in particolare, sembravano non a torto – ma il giudizio 95

96 CaRLo MENghI si modellava insieme al terrore e alla depressione storica – essere state le cause di quel fallimento sociale umano. Il secondo dopoguerra è caratterizzato pertanto principalmente da una reazione alla legge nella sua complessa fondazione. Il secondo dopoguerra assume, per rifondare i «diritti umani», una categoria extragiuridica a principio del diritto: il concetto essenzialmente politico di democrazia. Il secondo dopoguerra ha posto la politica a fondamento del diritto e, nello stesso tempo, ha preparato consistentemente l’attuale atteggiamento di degiuridicizzazione. È nato così quel riduzionismo giuridico i cui frutti sono cresciuti nelle attuali tendenze di destatualizzazione. Ma questa discrasia che ha sostituito, attraverso operazioni normative, la fonte del diritto con una fonte extragiuridica, ha prodotto la iperstatualizzazione politica degli Stati attraverso la forza delle ideologie. Il moderno legato al secondo dopoguerra ha una data di morte riconosciuta che coincide con la caduta del muro di Berlino. Questo evento inaugura l’inizio del nuovo moderno che nasce all’insegna della sfiducia nel politico, anche qui in reazione ai fallimenti delle politiche ideologiche. C’è nell’Europa attuale tutta una vasta, e da non sottovalutare, rete micropolitica di rinascenti spiriti antidemocratici e persino totalitari che con mille ambiguità tendono a coniugare l’individualismo con l’antipartitico e l’antidemocratico. Ma c’è una tendenza tanto rilevante da essere già un’effettiva realtà: uno spirito antidemocratico che sostituisce al giuridico fallito nel secondo dopoguerra e al politico fallito alla fine del secolo un’economia planetaria transnazionale, oltrestatale: il Finanziario come nuova economia. Questa realtà vive di micropolitiche che labilmente ma potentemente si molarizzano preconfezionando stili e gusti del desiderio. Il finanziario lavora sul privato individuale e promette di incoronare l’anarchia dei produttori, dei consumatori e dei risparmiatori come nuovi attori appagati dalla produzione, dall’acquisto, dal servizio. In termini più propriamente critici, il giuoco tra identità e differenza ha attraversato tutto il ventesimo secolo. Esso ha contrassegnato il superamento dell’identità

LIBERTà E CoNTRoLLo gIuRIDICo NELLo SPazIo gLoBaLE<br />

minata dalla rappresentazione dell’Occidente. Non sappiamo ancora<br />

quanto questo processo sia stato pensato e pianificato ma<br />

è mia convinzione che il vero problema del secondo Novecento,<br />

che prepara l’attualità <strong>della</strong> <strong>globalizzazione</strong>, sia l’informazione:<br />

il sistema occidentale o, meglio, nordico dell’informazione (modello<br />

statunitense-europeo-giapponese). Questa informazione è<br />

massiccia e capillare come una pubblicità estesa e invasiva che<br />

promette desideri molecolari e contemporaneamente si organizza<br />

intorno a investimenti molari e globali, rilanciandoli.<br />

La caratteristica comune di tutte queste <strong>realtà</strong> che agiscono in<br />

trasversale e invasiva direzione è la molecolarizzazione <strong>sociale</strong> e<br />

informativa di fronte a cui sembrano assai poco rilevanti i neonazionalismi<br />

di Beck. Tutto ciò costituisce il quadro dell’attualità<br />

come un insieme seriale di semisovranità di tipo sartriano dove<br />

ognuno è potente e impotente, ricco e povero, desidera e ha bisogno<br />

del desiderio per avvertirsi protagonista di un progetto che<br />

non è il suo.<br />

Tutto ciò delinea un processo di flessibilità, di integrazioni e<br />

disintegrazioni rapide, dove compaiono società civili non autodeterminate,<br />

tra le rovine dello Stato o, meglio, sulla fine dei blocchi<br />

contrapposti di Stato.<br />

Piace pensare che siamo agli inizi di una nuova èra, in un punto<br />

altamente significativo del diagramma storico che è il moderno<br />

politico in attesa di una giuridicità adeguata.<br />

Riflessioni sul nesso tra Società Stato Economia<br />

A partire dal secondo dopoguerra è accaduto per lo spirito<br />

<strong>della</strong> legge costituzionale un fatto fondamentale. Criticamente<br />

o inconsapevolmente, l’uomo occidentale, reduce dalla seconda<br />

guerra mondiale, ha ritenuto come una delle cause fondamentali<br />

del disastro la forza delle costituzioni fondate su princìpi giusnaturalistici<br />

e/o giuspositivistici, quindi tutta la complessa fondazione<br />

del diritto. Entrambe queste radici del diritto, e dei diritti costituzionali<br />

in particolare, sembravano non a torto – ma il giudizio<br />

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