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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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DIBaTTITo<br />

Massimo Cacciari<br />

Volevo partire da questa idea ripresa anche nell’ultimo intervento;<br />

che non si sorvoli su questa questione, non si creda di dire<br />

cosa da poco nel constatare la sconfinatezza, in tutte le nostre categorie,<br />

non soltanto quelle giuridiche. Anche in Schmitt era chiarissima<br />

la drammaticità <strong>della</strong> cosa, cioè che il venir meno del Nomos<br />

der Erde, non significa soltanto il venir meno, lo sradicamento del<br />

diritto; è anche lo sradicamento del nostro linguaggio. Il linguaggio<br />

filosofico europeo si costruisce giocando sulla differenza tra limite e<br />

illimite, ápeiron e l’essente; l’essente ha valore, ha forma, ha bellezza,<br />

ha pregio nella misura in cui presenta una grandezza determinata,<br />

un méghethos, diceva Aristotele. C’è quel passo importante<br />

che fa capire che il dio infinito è un assurdo, non sarebbe perfetto<br />

se fosse infinito; qualunque organismo, lo stesso organismo divino,<br />

per essere perfetto deve essere finito, compiuto. L’infinito non sta<br />

dopo il finito, sta prima del finito, l’infinito è il finito in potenza;<br />

badate che tutta la nostra forma mentis si costruisce intorno a ciò;<br />

ápeiron è l’Asia, sono gli eserciti del Gran re, è il barbaro che non<br />

ha finitezza nel suo discorrere, nella sua parola. Quindi, quando<br />

noi diciamo sconfinatezza, diciamo qualcosa che non riusciamo<br />

neanche a dire, perché le forme del nostro linguaggio sono tutte<br />

costruite per sottrarci al fascino barbarico dell’infinito.<br />

Quando appare l’America – se voi leggete le pagine di Hegel<br />

sull’America o anche di Tocqueville, ma ancora più quelle di<br />

Hegel – ecco i nuovi barbari, perché lì, appunto, si viene sedotti<br />

di nuovo da questa infinitezza e tutto il nostro destino, non nel<br />

senso deterministico del termine, viene da lì: appare una potenza,<br />

erede dell’Europa certamente, ma metaeuropea, al di là dell’Europa,<br />

che di nuovo mette in gioco nella forma <strong>politica</strong> l’idea di<br />

sconfinatezza fin dalle sue origini. Fin dalle sue origini, la <strong>politica</strong><br />

americana verso West, è una <strong>politica</strong> che si muove ápeiron, escludendo<br />

il limite, tendendo ad escludere il limite; porte aperte, le<br />

porte devono essere tutte aperte, la porta chiusa fa impazzire la<br />

<strong>politica</strong>, la cultura, la mentalità americana; non possono trovarsi<br />

porte chiuse, le porte chiuse vanno sfondate. È una forma mentis

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