Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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03.06.2013 Views

DIBaTTITo che la terza forma di noia è così forte e impegna nell’intimo la libertà, perchè ciò che annoia non si lascia individuare, è senza volto. Così è il contenuto della globalizzazione contemporanea; è ciò che serve a un fondamentalismo funzionale; questo, allora, sollecita a pensare il diritto, tema che si è sentito poco nella relazione di Cacciari. Cacciari fa riferimento a Kojève e ricorda forse bene che Kojève ha scritto Esquisse d’une phénoménologie du droit, tradotta in italiano a cura del collega Francesco D’Agostino. In questa fenomenologia del diritto Kojève si chiede se il diritto abbia una sua specificità, se non sia confondibile con gli altri fenomeni, se non sia niente altro che una macchina immunitaria del fondamentalismo funzionale, una macchina immunitaria che serve alla globalizzazione che come contenuto ha un’alterità, che non sono gli altri, ma è lo spettacolo di nessuno, davanti a cui ciascuno è assolutamente impotente. Una considerazione sulla globalizzazione, oggi, non può, quindi, che muovere dal prendere con serietà il fenomeno diritto e tornare proprio alle pagine di Kojève per leggere il diritto. Maria Rosaria Ferrarese Solo qualche brevissima considerazione, per riprendere soprattutto le cose dette dal professor Irti; farò qualche riferimento anche a qualcosa detto da Cacciari. Il professor Irti si è presentato con grande modestia, dicendo che è un giurista positivo, ma in realtà egli fa da sempre molte incursioni nel territorio dei giuristi che io chiamo «negativi». Io sono una giurista negativa, amo definirmi così, essendo una sociologa del diritto e proverò a muovere alcune considerazioni critiche a partire da una ricognizione di tipo sociologico in quello che sta accadendo nella sfera giuridica. Il professor Irti ci ha detto che è assurda la pretesa che l’economia si possa autoregolare ed io concordo del tutto con lui, ma anche con Cacciari che ha detto la stessa cosa nel definire assurda questa pretesa. Tuttavia, vorrei specificare che una cosa è definire l’assurdità di questa pretesa, altra cosa è dire che solo lo Stato 77

78 DIBaTTITo possa avere capacità normative nel campo economico, così come in campo sociale o in qualsiasi altro campo. Questo è il punto: oggi c’è una dissociazione tra questi due aspetti, l’economia non è in grado di autonormarsi e al contempo lo Stato ha perso poteri normativi nei confronti di un’economia che per altro è divenuta transnazionale. In realtà, io parlerei di una crisi del confine o comunque di una diversa funzionalità oggi dei confini, perché i confini non scompaiono, continuano a svolgere ancora una serie di funzioni molto rilevanti. Quello che cambia è – come dire – il tipo di funzionalità attribuibile ai confini, perché le funzioni dei confini possano essere variabili in rapporto a distanze diverse e questo accade anche nel campo dell’economia. L’economia si fa transnazionale, quindi attraversa i confini, definisce di volta in volta i propri confini. Da giurista negativa, non ho mai avuto la fortuna economica di fare grandi arbitrati privati, di quelli a cui è aduso il professor Irti, a cui credo non sia affatto sconosciuto quanto sia poco presente il diritto degli Stati in questo aspetto e quanto in esso i poteri normativi coercitivi o punitivi degli Stati abbiano poco ruolo. In realtà, in tutto questo settore ci sono quelli che sono stati definiti, a giusta causa, degli ordinamenti privati, che svolgono con efficacia la propria funzione; questo è vero soprattutto perché l’economia non si può autonormare, però, ha bisogno di funzionare, ha bisogno essa stessa di regole. Questo rende idiote le pretese di autonormazione assoluta, le pretese liberiste che l’economia si possa autonormare. La storia ci dice che le pretese normative degli Stati sono state soltanto un piccolo frammento storico nell’arco di un tempo molto lungo che ha visto il diritto esistere in forme molto diverse, non soltanto attraverso il formato statale. Inutile tornare qui soprattutto al precedente medievale, che, d’altra parte, ha coniato il termine lex mercatoria, materia nella quale il professor Irti è certo molto più competente di me.

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che la terza forma di noia è così forte e impegna nell’intimo la<br />

libertà, perchè ciò che annoia non si lascia individuare, è senza<br />

volto. Così è il contenuto <strong>della</strong> <strong>globalizzazione</strong> contemporanea;<br />

è ciò che serve a un fondamentalismo funzionale; questo, allora,<br />

sollecita a pensare il diritto, tema che si è sentito poco nella relazione<br />

di Cacciari. Cacciari fa riferimento a Kojève e ricorda forse<br />

bene che Kojève ha scritto Esquisse d’une phénoménologie du<br />

droit, tradotta in italiano a cura del collega Francesco D’Agostino.<br />

In questa fenomenologia del diritto Kojève si chiede se il diritto<br />

abbia una sua specificità, se non sia confondibile con gli altri<br />

fenomeni, se non sia niente altro che una macchina immunitaria<br />

del fondamentalismo funzionale, una macchina immunitaria che<br />

serve alla <strong>globalizzazione</strong> che come contenuto ha un’alterità, che<br />

non sono gli altri, ma è lo spettacolo di nessuno, davanti a cui<br />

ciascuno è assolutamente impotente. Una considerazione sulla<br />

<strong>globalizzazione</strong>, oggi, non può, quindi, che muovere dal prendere<br />

con serietà il fenomeno diritto e tornare proprio alle pagine di<br />

Kojève per leggere il diritto.<br />

Maria Rosaria Ferrarese<br />

Solo qualche brevissima considerazione, per riprendere soprattutto<br />

le cose dette dal professor Irti; farò qualche riferimento<br />

anche a qualcosa detto da Cacciari. Il professor Irti si è presentato<br />

con grande modestia, dicendo che è un giurista positivo, ma in<br />

<strong>realtà</strong> egli fa da sempre molte incursioni nel territorio dei giuristi<br />

che io chiamo «negativi». Io sono una giurista negativa, amo definirmi<br />

così, essendo una sociologa del diritto e proverò a muovere<br />

alcune considerazioni critiche a partire da una ricognizione di<br />

tipo sociologico in quello che sta accadendo nella sfera giuridica.<br />

Il professor Irti ci ha detto che è assurda la pretesa che l’economia<br />

si possa autoregolare ed io concordo del tutto con lui, ma<br />

anche con Cacciari che ha detto la stessa cosa nel definire assurda<br />

questa pretesa. Tuttavia, vorrei specificare che una cosa è definire<br />

l’assurdità di questa pretesa, altra cosa è dire che solo lo Stato<br />

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