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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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DIBaTTITo<br />

parte più intensa e più estesa <strong>della</strong> giornata quotidiana, non è più<br />

l’altro uomo. Sono, come si dice in certa letteratura, gli infoggetti,<br />

sono le macchine o le nanomacchine che hanno microchips che<br />

hanno una qualche presenza di un’intelligenza artificiale, per cui<br />

l’uomo sostituisce, in questa condizione contemporanea, alle alterità<br />

dell’altro parlante un’alterità tecnico-informatica.<br />

Bisogna allora cominciarsi a chiedere se, forse, non sia l’alterità<br />

tecnico-informatica il contenuto attuale presente <strong>della</strong> <strong>globalizzazione</strong>;<br />

ciò che viene globalizzato, che spezza i confini, i<br />

territori, dalla telefonia cellulare all’accesso ad Internet, a quanto<br />

contiene un’ibridazione tra intelligenza umana e intelligenza artificiale.<br />

Questo porta a considerare che la <strong>globalizzazione</strong> contemporanea,<br />

alimentandosi a questa alterità tecnico informatica,<br />

si alimenta ad una trasformazione dell’uomo che diventa, come si<br />

dice in molta letteratura attuale, una entità ibrida, una parte <strong>della</strong><br />

sensienza, indicando con il concetto di sensienza sia i computer<br />

sia i viventi, cioè sia i sistemi biologici sia i sistemi informatici.<br />

Bene, a partire da questa alterità così trasformata, si può rispondere,<br />

con qualche preoccupazione di rigore, a che cos’è il<br />

contenuto <strong>della</strong> <strong>globalizzazione</strong> cercando di non nominarla; questo<br />

processo così descritto non appartiene ad un uomo definito,<br />

a un gruppo di uomini, a qualcuno che ha un potere, a un luogo<br />

<strong>della</strong> terra. Un paese, un mercato, un’economia non sono capaci<br />

di questo; sono i collettivi cognitivi e nessun singolo attualmente<br />

è in grado di trattare e di governare i dati; la memoria di ogni<br />

cervello, di ogni massa cerebrale, è insufficiente per trattare una<br />

quantità di dati minima che possa consentire la stessa continuazione<br />

<strong>della</strong> vita <strong>sociale</strong>. Sono dunque i collettivi cognitivi; ma<br />

i collettivi cognitivi sono senza volto, sono ciò che in qualche<br />

modo era stato già annunciato da Sartre nella Critica alla ragion<br />

dialettica; essi rendono l’uomo una mediazione inessenziale, così<br />

come descritto nell’analisi <strong>della</strong> noia, rendono l’uomo un indifferente<br />

nessuno, impotente davanti al potere. Il potere è così questo<br />

spettacolo degli infoggetti, dell’ibridazione tra intelligenza umana<br />

e intelligenza artificiale, è uno spettacolo che non appartiene<br />

a nessuno e che è difficile da contrastare. Lo stesso Sartre dice

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