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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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L’EPoCa DELLa gLoBaLIzzazIoNE<br />

capace di dare un’«anima», come si dice, all’Unione europea. In<br />

quale altro quadro – che non sia quello del «destino» dell’universale<br />

depoliticizzazione – interpretare lo sforzo per la costruzione<br />

dell’unità delle nationes, gentes, civitates d’Europa? Potrebbe<br />

l’Europa darsi altra missione <strong>politica</strong> – ammesso che l’unione<br />

<strong>politica</strong> sia il suo fine – che quella di dimostrare la perconibilità,<br />

su scala planetaria, dell’idea di una coesistenza, di un foedus, tra<br />

grandi spazi culturali concepiti come autonomi e «necessari»? Al<br />

di fuori di questa prospettiva non vi è che la sua trasformazione in<br />

«penisola atlantica» – processo strategicamente cieco per gli stessi<br />

Stati Uniti. È realistico, infatti, ritenere che la <strong>politica</strong> americana<br />

avrà sempre più bisogno di alleati capaci di farle intendere i propri<br />

limiti e i rischi <strong>della</strong> propria esposizione «imperiale», piuttosto<br />

che di obbedienti vassalli. Comunque, neppure nella sua attuale,<br />

precaria composizione; neppure come decisiva area di scambio e<br />

mercato, l’Europa potrebbe sopravvivere, se incapace di qualsiasi<br />

strategia politico-culturale autonoma e di grande respiro.<br />

È necessario riconoscere che nel suo attuale assetto l’Europa<br />

non potrebbe svolgere una <strong>politica</strong> «imperiale», nel senso più volte<br />

indicato. Solo un’Europa perfettamente «bilanciata» tra mondo<br />

atlantico, Mediterraneo e «grande terra» russa lo potrebbe. È<br />

fatale che un’Europa centrata sul presunto asse franco-carolingio<br />

finisca alla fine, per inesorabile eterogenesi dei fini, col trasformarsi<br />

in appendice delle potenze anglosassoni. Questa considerazione<br />

non ha nulla a che fare con anti-atlantismi velleitari.<br />

Si tratta ancora una volta di sapere se si vuole un’Europa come<br />

grande spazio capace di autonoma iniziativa <strong>politica</strong>, oppure no.<br />

Se questo è il senso dell’Unione europea, allora esso potrà essere<br />

realisticamente conseguito soltanto se l’Europa diverrà uno spazio<br />

plurale, saprà mostrare in sé la pluralità stessa dell’idea di<br />

Occidente – e cioè apparire davvero erede delle tre Rome, delle<br />

translationes imperii che ne hanno segnato la storia, nel loro vitale<br />

dialogo-conflitto con le altre civiltà mediterranee 43 . Nessun<br />

43 Sulla «mente mediterranea» d’Europa, cfr. F. Cassano, Il pensiero meridiano,<br />

Bari 1996; negli aspetti di più drammatica attualità <strong>politica</strong> ed economica cfr. B.<br />

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