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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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50<br />

MaSSIMo CaCCIaRI<br />

5. In questo contesto assume ancora tutta la sua importanza<br />

ragionare intorno alla «metafora romana» 35 , combinando, se<br />

possibile, memoria, realismo e immaginazione.<br />

Per tutta la sua storia Roma 36 si mantiene fedele ad un’idea di<br />

città come energia, forza creatrice (civitas augescens), qualcosa<br />

di metafisicamente opposto allo stesso termine di stato. Anche<br />

l’orbis imperiale non avrebbe fondamento senza la memoria viva<br />

di tale origine (origo: potissima pars!): l’individualità dell’urbe.<br />

Questa città non è la pòlis ellenistica, che anche nei suoi momenti<br />

più «cosmopoliti» non riesce a superare l’idea delle proprie radici<br />

etnico-razziali e a dar vita con le altre ad associazioni stabili.<br />

Roma è ab origine asylum di assolutamente distinti e si regge<br />

sulla capacità di rinnovare la concordia tra le genti e i gruppi che<br />

la abitano. Il concetto tutto politico di cittadinanza ne domina<br />

la storia. Così l’orbis, sul modello dell’urbe, viene inteso come<br />

pluralità di civitates, nationes, gentes, riconosciute nella loro individualità,<br />

nella concretezza delle proprie tradizioni, e federate<br />

nello stesso comune romano secondo diverse, specifiche modalità<br />

37 . Questo sforzo di assimilazione e integrazione «federalistica»<br />

fallisce 38 ? Roma communis patria è anche ideologia? Ciò non toglie<br />

sia vissuta anche come idea regolativa <strong>politica</strong>mente efficace,<br />

senza cui non sarebbe spiegabile il processo di allargamento <strong>della</strong><br />

cittadinanza, l’assenza di ogni forma di vera e propria religione<br />

di Stato, ma neppure la tecnica amministrativa che per secoli regge<br />

l’impero, dove le diverse città continuavano a godere di larghissima<br />

autonomia per tutte le questioni interne. Certo, Roma<br />

«si convince» anche di essere predestinata ad ordinare il mondo<br />

(«debellare superbos») e che la sua guerra è perciò giusta (anche<br />

35 Che io sappia, a prender sul serio la «metafora romana», al di là di alcuni tra i più<br />

intelligenti e innovativi romanisti di professione (come P. Catalano e la sua «scuola»), vi<br />

è stato di recente soltanto R. Brague, Il futuro dell’Occidente, Milano, 1998.<br />

36 Rinvio per questa parte alle indicazioni bibliografiche contenute nel mio già<br />

citato Digressioni su Impero e tre Rome.<br />

37 È A. Toynbee nel suo Hellenism (1959) che insiste particolarmente su queste<br />

caratteristiche <strong>della</strong> «polis» romana.<br />

38 Sembra affermarlo S. Mazzarino nel suo La fine del mondo antico, Milano,<br />

1988.

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