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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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MaSSIMo CaCCIaRI<br />

Quanto questa cecità e questa impotenza europea siano destinate<br />

a pesare sul nostro futuro, lo diranno i prossimi anni; temo<br />

non si dovrà aspettare molto. Quanto esse abbiano contribuito<br />

a rafforzare posizioni fondamentaliste nelle comunità musulmane,<br />

fino a giungere al «capolavoro» di «islamizzare» la lotta del<br />

popolo palestinese (il popolo con maggiore presenza di cristiani<br />

e con le più forti tradizioni politiche laiche), già lo possiamo misurare.<br />

Addirittura, senza suscitare scandali clamorosi, in amplissimi<br />

settori delle comunità islamiche può essere accettata l’idea<br />

che la jihād abbia a che fare con crudeli attacchi a innocenti, con<br />

atti di terrorismo realizzati attraverso il suicidio: cose totalmente<br />

estranee ad ogni tradizione islamica, ad ogni possibile e immaginabile<br />

interpretazione <strong>della</strong> Legge. La radicale esclusione di<br />

ogni forma di crudeltà, l’obbligo tassativo di risparmiare donne,<br />

vecchi, fanciulli, infermi, religiosi nella conduzione <strong>della</strong> guerra,<br />

a meno che non abbiano combattuto in prima persona, contraddistinguono<br />

l’idea di jihād nel suo significato militare (poiché è<br />

noto, o dovrebbe esserlo, che il significato essenziale del termine<br />

è quello puramente religioso di «sforzarsi sul cammino di Dio»<br />

contro le tendenze e gli appetiti personali). Il nuovo terrorismo<br />

attuale può fingere fondamenti religiosi soltanto nella misura in<br />

cui la <strong>politica</strong> e la cultura dell’Occidente non sono riuscite in alcun<br />

modo a comprendere gli Islam e a dialogare al loro interno.<br />

E così che, come ha dimostrato Gilles Kepel, sulle rovine dei<br />

nazionalismi occidentalizzanti, dei loro fallimenti in una <strong>politica</strong><br />

di sviluppo e di superamento delle tremende disuguaglianze interne,<br />

si è assistito all’espansione di un islamismo fondamentalista,<br />

capace di usare spregiudicatamente <strong>della</strong> religione come arma<br />

di identità e mobilitazione. Nel raffrontare il Nemico assoluto,<br />

l’Occidente è giunto ad allevare «sapientemente» nel suo grembo<br />

questo islamismo. Attraverso di esso ha condotto quella guerra afghana,<br />

che probabilmente ha rappresentato il colpo di grazia alla<br />

potenza sovietica. Alla fine di quel conflitto la diaspora di combattenti<br />

afghani ha interessato tutto l’Occidente; insieme a loro erano<br />

in quegli anni (e cioè fino a pochi anni fa!) graditi ospiti a New<br />

York come a Londra alcuni tra i più feroci oppositori dei regimi

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