Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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03.06.2013 Views

TavoLa RoToNDa. SCENaRI fuTuRI DELLa gLoBaLIzzazIoNE sviluppo sostenibile”. Capisco che tutto questo si presta ad una obiezione, cioè che non basta, che tutt’al più può essere una prospettiva ed una rete protettiva che riguarda il mondo e la cultura europea. Allora è chiaro che ci dobbiamo domandare quale può essere e debba essere il ruolo della Comunità Internazionale, cioè se anche la comunità internazionale possa in prospettiva creare una rete protettiva in favore dei diritti e questo come. Qui sorgono una serie di interrogativi. Riprendendo il discorso di Maffettone, attraverso l’eliminazione della struttura timocratica delle sue organizzazioni, questo può essere già un avvio; oppure possiamo ipotizzare un nuovo Ius gentium; però, quali ne possono essere le basi in un mondo che vede ancora convivere relativismi e fondamentalismi? Pongo una serie di interrogativi a cui non so dare risposte. Oppure possiamo rinvenire una soluzione di questo problema nella molla degli altruismi egoistici. Dobbiamo anche pensare che, in fondo, se prendiamo due ambiti, quello delle imprese che inquinano o quello dei grandi detentori della finanza internazionale, con il problema del debito dei paesi in via di sviluppo, vuol dire che queste due realtà debbono farsi carico anche dell’esistenza della società che diventa funzionale anche ai loro obiettivi. Qui dirò soltanto questo (come compete al giurista positivo, cioè registrare l’evoluzione degli ordinamenti): in tutto questo scenario, di fronte a questi interrogativi, a cui difficile dare risposte, vedo degli elementi positivi. Uno è l’istituzione del Tribunale Penale internazionale, che certamente non è la conferma dell’esistenza di valori universalmente condivisi -come dovrebbe essere-, però, per lo meno gode di una larga condivisione da parte di coloro che hanno aderito. Sono 69 Stati e forse sarebbe anche interessante vedere la composizione degli Stati aderenti a questa iniziativa di Roma. Un altro elemento che potrebbe avere rilievo è il fenomeno della New Economy; è un altro fenomeno che andrebbe studiato, anche nella prospettiva, che diceva Romano, del valore simbolico o meno della comunicazione, perché qui, forse, un pò si riequilibria il rapporto dialogico, poiché, secondo alcuni, la New Economy mette capo ad una sorta di supremazia del consumatore. 417

418 TavoLa RoToNDa. SCENaRI fuTuRI DELLa gLoBaLIzzazIoNE Un’ultima considerazione, visto che abbiamo parlato di una prospettiva di un nuovo Ius gentium; questo può essere il compito dei giuristi, qui credo che vi sia l’occasione per un richiamo ed una esortazione ai giuristi dal guardarsi da un fenomeno tipico della nostra epoca, cioè quello delle elaborazioni dottrinali di derivazione codicistica e dall’astrazione di queste elaborazioni, che hanno eliminato la concretezza dei rapporti naturali, comportando equivoci ed errori. Questo perché non è da escludere che l’uso di una terminologia sempre più astratta serva a nascondere manipolazioni concettuali o, comunque, ad edulcorare situazioni antigiuridiche e a sottrarsi al rigore del diritto, per far diventare docili strumenti nelle mani dei poteri statali e dei poteri privati, oggi soggetti alla globalizzazione o soggetti della globalizzazione. Pensiamo, ad esempio, agli interventi umanitari, che poi sono in realtà delle vere e proprie azioni di guerra; pensiamo a leggi che tutelano la maternità fin dal concepimento e che, invece, disciplinano l’aborto; pensiamo al testamento biologico, che non ha nulla a che vedere con la vita, ma che è contro la vita e contro natura. Consentitemi il richiamo al Diritto romano, perché mi pare che contro tutto questo stia l’ars boni et aequi dei Romani. Perché questo richiamo? Perché credo che sia anche utile ricostruire la memoria storica dei giuristi, tornando alle fonti ed alle antiche consapevolezze, cioè quelle consapevolezze che parlavano del diritto come un’arte.

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TavoLa RoToNDa. SCENaRI fuTuRI DELLa gLoBaLIzzazIoNE<br />

Un’ultima considerazione, visto che abbiamo parlato di una<br />

prospettiva di un nuovo Ius gentium; questo può essere il compito<br />

dei giuristi, qui credo che vi sia l’occasione per un richiamo ed<br />

una esortazione ai giuristi dal guardarsi da un fenomeno tipico<br />

<strong>della</strong> nostra epoca, cioè quello delle elaborazioni dottrinali di derivazione<br />

codicistica e dall’astrazione di queste elaborazioni, che<br />

hanno eliminato la concretezza dei rapporti naturali, comportando<br />

equivoci ed errori. Questo perché non è da escludere che<br />

l’uso di una terminologia sempre più astratta serva a nascondere<br />

manipolazioni concettuali o, comunque, ad edulcorare situazioni<br />

antigiuridiche e a sottrarsi al rigore del diritto, per far diventare<br />

docili strumenti nelle mani dei poteri statali e dei poteri privati,<br />

oggi soggetti alla <strong>globalizzazione</strong> o soggetti <strong>della</strong> <strong>globalizzazione</strong>.<br />

Pensiamo, ad esempio, agli interventi umanitari, che poi sono in<br />

<strong>realtà</strong> delle vere e proprie azioni di guerra; pensiamo a leggi che<br />

tutelano la maternità fin dal concepimento e che, invece, disciplinano<br />

l’aborto; pensiamo al testamento biologico, che non ha<br />

nulla a che vedere con la vita, ma che è contro la vita e contro natura.<br />

Consentitemi il richiamo al <strong>Diritto</strong> romano, perché mi pare<br />

che contro tutto questo stia l’ars boni et aequi dei Romani. Perché<br />

questo richiamo? Perché credo che sia anche utile ricostruire<br />

la memoria storica dei giuristi, tornando alle fonti ed alle antiche<br />

consapevolezze, cioè quelle consapevolezze che parlavano del diritto<br />

come un’arte.

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