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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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TavoLa RoToNDa. SCENaRI fuTuRI DELLa gLoBaLIzzazIoNE<br />

principale. Ho detto che l’avrei fatto in ‘filosofese’. Credo che<br />

questo comporti una revisione del kantismo dominante nelle teorie<br />

<strong>della</strong> giustizia <strong>della</strong> filosofia <strong>politica</strong> contemporanea. Credo<br />

che bisogni prendere il meglio <strong>della</strong> critica di Hegel a Kant, e mi<br />

riferisco soprattutto allo Hegel del periodo di Jena e alla teoria<br />

del riconoscimento; perché Hegel è uno dei pochi filosofi che ha<br />

cercato di conciliare tradizione e ragione, storia e normatività.<br />

Da questo punto di vista la sua visione è molto stimolante. Certo<br />

che non è lo Hegel <strong>della</strong> filosofia del diritto o <strong>della</strong> filosofia <strong>della</strong><br />

storia, ma lo Hegel del periodo di Jena, ma è anche uno Hegel<br />

che, secondo me, va rivisto e rivisitato attraverso Kant, per cui il<br />

concetto di riconoscimento assume un significato normativo che<br />

non c’è nell’originale impianto hegeliano. Ma questa è una storia<br />

complicata che racconteremo altrove, per venire all’esito finale di<br />

questa duplicazione, anzi triplicazione di sfide e problemi.<br />

I diritti, la stabilità economico-<strong>sociale</strong>, la religiosità che riemerge,<br />

le categorie di libertà, eguaglianza, identità; tutto questo<br />

è quello che io chiamo ‘teoria <strong>della</strong> governanza globale’. Questa<br />

teoria <strong>della</strong> governanza globale è una teoria che concede qualcosa<br />

allo scetticismo con cui abbiamo aperto la discussione, mi<br />

riferisco al prof. Baldassarre. La mia idea è che non dobbiamo<br />

rendicontare soltanto le crisi del mondo, ma anche provvedere a<br />

qualche spunto intellettuale, non nel senso empirico, ma nel senso<br />

trascendentale. Si vive nell’idea di una falsa dicotomia per cui si<br />

è o assolutisti o relativisti; o c’è Dio o tutto è permesso. Invece la<br />

mia idea è proprio quella che nessuno di noi vive come Tommaso<br />

o Nietzsche; tutti quanti vivono vite piuttosto moderate, in cui<br />

cercano di farsi una regola, né dal punto di vista dell’assolutismo,<br />

né da quello del relativismo. Credo che il punto sia chiaro, perché<br />

lo ritengo appunto molto comune nella percezione di noi stessi.<br />

Da questo punto di vista, la teoria <strong>della</strong> governanza complessa,<br />

in sostanza, cerca di farsi una ragione <strong>della</strong> sovranità esistente. La<br />

sovranità non sarà quella che voleva Carl Schmitt – lui che aveva<br />

la fissazione <strong>della</strong> sovranità. Ma non sarà neanche uno “zero”,<br />

come vogliono i postmoderni. Sarà qualcosa che starà tra l’una e<br />

l’altro; immagino, in sostanza, una sorta di quasi ordine mondia-

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