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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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DIBaTTITo<br />

sostituirla! E in effetti, data la complessità odierna dei problemi,<br />

politici e sociali, soprattutto quando in riferimento a questioni<br />

eticamente ‘scottanti’ – ad esempio, in tema di bioetica e in specie<br />

di trapianti d’organo – possiamo oggi cogliere con inedita lucidità<br />

la ben drammatica veridicità di quell’affermazione.<br />

La seconda e parimenti non trascurabile conseguenza è che se,<br />

in quanto comuni cittadini, ‘uomini <strong>della</strong> strada’, come anche si<br />

dice- di sicuro possiamo, e dobbiamo, fare affidamento sul metodo<br />

democratico di governo come quello più affidabile almeno per<br />

assicurare un’accettabile pace <strong>sociale</strong>, ossia una pace funzionale<br />

ad una società bene ordinata nel rispetto maggiore possibile <strong>della</strong><br />

persona e <strong>della</strong> sua autonomia, in quanto filosofi siamo tuttavia<br />

tenuti, per ‘obbligo d’ufficio’, ad una prudente diffidenza nei confronti<br />

di tale metodo, soprattutto quando in gioco vi siano scelte<br />

etiche fondamentali, di principio: cosa fare, ad esempio, come<br />

cittadini-filosofi dell’ideale pòlis platonica, nel caso di un Parlamento<br />

che approvasse, magari all’unanimità o anche solo con<br />

larga maggioranza, una legge manifestamente ingiusta, come ad<br />

esempio in favore di metodi violenti, o in qualunque modo coercitivi,<br />

allo scopo di scoraggiare qualunque espressione di dissenso<br />

politico; e non si tratta d’ipotesi tanto strampalata, come tutta la<br />

storia insegna, e in particolare quella del ‘famigerato’ Novecento,<br />

con i suoi totalitarismi ed i suoi razzismi: se come cittadini sempre<br />

saremo tenuti ad ubbidire alle leggi come se – Locke direbbe –<br />

fossero state volute da ciascuno di noi, come filosofi invece, e in<br />

specie filosofi del diritto, mai dovremmo disconoscere che princìpi<br />

etici ed imperativi morali non negoziabili si trovano in certi<br />

casi, più che soltanto minacciati, palesemente conculcati, pur se<br />

in forza di decisioni formalmente, proceduralmente ineccepibili!<br />

E le conseguenze da trarre, allora, sul piano pratico e politico,<br />

paiono di per sé abbastanza intuitive, almeno in prima battuta,<br />

a cominciare dall’uso da fare del diritto di voto, per non dovervi<br />

qui particolarmente insistere.<br />

La linea del confronto sembra allora passare tra, da una parte,<br />

una prospettiva utilitaristica come di anzi accennato, e dall’altra<br />

una prospettiva di tipo invece ontologico e quindi significa-<br />

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