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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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DIBaTTITo<br />

in tal senso, dell ‘idea stessa del dovere e del diritto, del premio e<br />

<strong>della</strong> sanzione.<br />

Ciò chiarito, se ora c’interroghiamo circa il valore oggettivamente<br />

cognitivo, di verità, dei cosiddetti ‘diritti dell’uomo’, cioè<br />

sul loro fondamento di ragione in vista di un’ideale esigenza del<br />

‘bene comune’ universalmente partecipabile, condivisibile, uno<br />

sguardo al ‘vangelo’ dell’utilitarismo potrebbe, a contrario, qui<br />

riuscir d’aiuto; e intendo con questo riferirmi più precisamente,<br />

sulla linea <strong>della</strong> filosofia contrattualistica, alla soluzione suggerita<br />

dal principio <strong>della</strong> libera negoziazione, del libero scambio in rapporto<br />

a qualsivoglia oggetto o aspetto <strong>della</strong> vita umana; all’estensione,<br />

insomma, <strong>della</strong> logica del libero mercato – se non proprio<br />

del ‘supermercato’ –, come tale sempre potenzialmente riduttiva<br />

dell’uomo ad un mero ‘nodo’ di sensazioni ed impulsi da soddisfare,<br />

senza senso né fine al di fuori di quelli empiricamente dati<br />

e constatabili.<br />

Prima e non trascurabile conseguenza di siffatto riduttivismo<br />

sarebbe, sempre che potessimo assumerlo a criterio direttivo basilare<br />

e onnicomprensivo di condotta, l’impossibilità teoreticamente<br />

giustificata di assegnare qualunque condizione o limite alla<br />

logica <strong>della</strong> contrattazione, o del ‘mercato’, il cui successo verrebbe<br />

quindi a determinarsi, e ben conclusivamente, sulla base degli<br />

interessi in gioco, più o meno forti, e non certo soltanto di quelli<br />

economici o politici in senso stretto. Tale logica – non scritta, e<br />

tuttavia di valenza quasi giusnaturalistica – potrà naturalmente<br />

venire ricoperta e occultata con ‘panni’ anche molto eleganti,<br />

come per esempio quelli di un consenso esibito come democratico;<br />

tuttavia sappiamo anche come il criterio democratico di governo,<br />

per quanto preferibile ai fini soprattutto <strong>della</strong> pace <strong>sociale</strong>, ovverosia<br />

di una società bene ordinata – anche se solo in un senso soprattutto<br />

‘statistico’ di rilevazione dei comportamenti – in nessun<br />

caso può garantire le scelte davvero migliori: come argutamente<br />

Winston Churchill ebbe a rispondere, all’indomani dell’ultima<br />

guerra mondiale, ad un giornalista che gli aveva chiesto cosa ne<br />

pensasse <strong>della</strong> forma democratica di governo, essa certamente è...<br />

pessima, ma purtroppo non ve ne sono disponibili altre con cui

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