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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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MaSSIMo CaCCIaRI<br />

sia una pacifica unificazione; essa non si produce che per lacerazioni<br />

e frantumazioni. La fine dell’epoca di Yalta rende inevitabile<br />

tale esito; poteva darsi un relativo equilibrio solo all’ombra del<br />

terrore; l’attuale <strong>globalizzazione</strong> è invece, per sua natura, inquietudine<br />

permanente, contraddizione e conflitto. Ma, aggiungono<br />

sempre i nostri «realisti», si tratterà solo di conflitti locali, incapaci<br />

di contrapporsi al sistema effettuale di potere, all’«impero»,<br />

di minacciarlo seriamente.<br />

L’11 settembre non ha risvegliato costoro dal sonno dogmatico?<br />

È vero: nessuna grande potenza, nessun nuovo potere statuale,<br />

potrebbe oggi affermarsi contro la <strong>globalizzazione</strong> in atto.<br />

Ma un terrorismo globale forse sì. E questo terrorismo ha radice<br />

proprio in quei processi di frantumazione e nelle contraddizioni<br />

che l’ordine globale riproduce. Il nuovo terrorismo pensa localmente<br />

e opera globalmente. E poiché gli effetti delle sue operazioni<br />

globali possono comportare, se protratte nel tempo, la disarticolazione<br />

e destabilizzazione dell’«ordine» economico, con le più<br />

drammatiche conseguenze sociali e politiche, realismo vorrebbe<br />

che si facesse di tutto per superare quei conflitti «locali», per eliminare<br />

quelle contraddizioni. Nulla è più vacuamente utopistico<br />

che ritenerli inevitabili e pretendere insieme comunque assicurato<br />

l’«ordine» <strong>della</strong> occidentalizzazione del mondo.<br />

Dove andiamo? Ritornano allora le domande che, «metaphorice»,<br />

proponevo alla fine del saggio (e che mai avrei immaginato<br />

dover tradurre così immediatamente «in politicis»). La tellurica<br />

insicurezza di questi giorni impone l’idea e, conseguentemente, la<br />

ricerca di un’Autorità suprema? Si badi: tale Autorità potrebbe<br />

benissimo essere intesa anche pluralisticamente. Nelle grandi idee<br />

imperiali non domina una semplicistica «reductio ad unum», ma<br />

la relativizzazione di tutti gli organismi al Bene comune che necessariamente<br />

si incarna in una comune Autorità. Abbiamo vissuto<br />

e rivissuto in questi ultimi anni ogni sorta di pallide immagini<br />

secolarizzate di queste grandi idee. Quante volte ci si è appellati al<br />

Grande Arbitro capace di trascendere la sovranità dei singoli Stati,<br />

necessariamente dominati da interessi particolari! Non sembra<br />

naturale a molti che un Monarca sarebbe il difensore primo dei

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