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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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DIBaTTITo<br />

la soluzione di questi anche i modelli normativi non riescono a<br />

funzionare, a stare in piedi. Io forse più volte ho richiamato un<br />

aneddoto che mi sembra molto espressivo; era l’aneddoto di quel<br />

famoso capo indiano che quando il territorio <strong>della</strong> sua tribù era<br />

stato incorporato, per così dire, sequestrato – non mi ricordo più<br />

chi fosse il presidente degli Stati Uniti, non ricordo la data di<br />

questo avvenimento – ebbe a dire questo: “quando un popolo<br />

perde il suo territorio, finisce per lui la vita e incomincia la sopravvivenza”.<br />

Mi fa pensare molto questa espressione, perché la perdita del<br />

territorio è in fondo il criterio di base <strong>della</strong> <strong>globalizzazione</strong>, territorio,<br />

non dico in senso solo fisico- geografico. La perdita di una<br />

territorialità è connessa anche a sistemi di valori, sistemi di idee,<br />

principi ispiratori di una vita etica, principi ispiratori proprio di<br />

una forma di civiltà; il processo <strong>della</strong> <strong>globalizzazione</strong> opera decisamente<br />

in questa situazione, sradica da una serie di fattori che<br />

sono orientativi dei nostri comportamenti, delle nostre scelte. Da<br />

questo punto di vista, quali possono essere le risposte? Certo, i<br />

modelli normativi tendono ad attingere, come nel caso prospettato<br />

da La Torre, ad un problema sostanzialmente morale, coniugando<br />

moralità e razionalità. Io personalmente ho molta difficoltà<br />

a coniugarla, se non al di fuori di certi schemi kantiani. In certi<br />

schemi kantiani, può funzionare, ma al di fuori è difficile poterli<br />

vedere in chiave <strong>politica</strong>, in chiave <strong>sociale</strong>, in chiave storica. Razionalità<br />

e moralità mi danno molte difficoltà di coniugazione;<br />

l’aspetto discorsivo, l’uomo, l’io, l’altro, la parola, il discorso<br />

pongono grossi problemi, che sono stati sottolineati dall’intervento<br />

di De Sanctis; gli individui che parlano sono parlati, gli<br />

individui che agiscono sono agìti. Chi sono io, domando, se sono<br />

sradicato da una territorialità? Cosa dico? Che lingua parlo? Che<br />

lingua parla l’altro? Come capisce l’altro la mia lingua? Chi parla,<br />

in fondo, attraverso me, o chi parla attraverso l’altro?<br />

In una situazione come quella che viviamo, in una società di<br />

massa in cui l’individuo è difficilmente riconoscibile come tale,<br />

l’io non è più un individuo e l’altro un individuo; sono un sistema<br />

di relazioni complesse di cui sensi e significati sono difficili da co-<br />

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