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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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DIBaTTITo<br />

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come tra fratelli, per la genealogia comune, ma, come i fratelli,<br />

essi non appaiono più coniugabili senza compiere incesto nel<br />

mondo <strong>della</strong> secolarizzazione, che sorregge il paradigma teologico-politico<br />

<strong>della</strong> modernità. Così, il diritto positivo diventa il<br />

prezzo dell’impossibilità di affidarsi alla morale e alla razionalità<br />

mansueta che la sorregge, quale mezzo di elusione o esonero dalla<br />

violenza e dal conflitto naturali all’uomo. Senza voler scomodare<br />

l’individualista Weber, si potrebbe dire che solo per il tramite del<br />

disciplinamento <strong>sociale</strong>, dentro un ordine che articola potere ed<br />

obbedienza, si produce la bontà, che rende possibile la morale<br />

come disciplina a sé, sia come prassi che come teoria. Il disciplinamento,<br />

infatti, crea l’orizzonte di senso al cui interno le azioni<br />

individuali dispongono di uno spazio opzionabile, ossia, il disciplinamento,<br />

inteso come prestazione fondamentale dell’ordine,<br />

seleziona e decide possibilità di azioni oggetto di possibili scelte<br />

individuali; dunque, gli individui, mentre parlano, sono anche<br />

parlati dal linguaggio e, mentre agiscono, sono anche agìti dai<br />

contesti di senso che precostituiscono lo spazio delle azioni.<br />

Chi meglio rappresenta il dramma <strong>della</strong> modernità, relativamente<br />

alla parentela inconiugabile di diritto e morale è, a mio avviso,<br />

proprio Kant, che è alla base del recupero attuale dell’etica<br />

discorsiva. Nella misura in cui si disinteressa dell’interiorità del<br />

cittadino, considera il buono e il giusto come decisive prestazioni<br />

positive di sovranità. Lo stesso Rousseau, che vuole riscattare il<br />

mostro hobbesiano, degiuridifica la morale, ma moralizza il diritto.<br />

Kant, invece, rappresenta nel modo più compiuto la tensione<br />

moderna tra morale e diritto. Il soggetto autonomo <strong>della</strong> morale<br />

è un vettore deontico che non incrocia l’uomo storico che vive la<br />

speranza <strong>della</strong> salvezza nella religione e il timore <strong>della</strong> sanzione<br />

nel diritto. L’eteronomia è la condizione a cui appartiene il legno<br />

storto, la forza <strong>della</strong> legge morale è come quella del magnetismo<br />

che orienta le bussole nella navigazione, navigazione che ha come<br />

telos un regno, il cui confine rappresenta lo sfondamento dei confini<br />

<strong>della</strong> storia affidata al progresso. Certo, si può dire che morale<br />

e diritto sono per Kant come le rette parallele che si incontrano<br />

all’infinito, ma bisogna aver chiaro che è da questo punto, da

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