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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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I DIRITTI uMaNI NELLa gLoBaLIzzazIoNE<br />

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e comune, frutto <strong>della</strong> rapidità delle informazioni e comunicazioni<br />

che possono darsi in tempo reale, come si usa dire oggi,<br />

tra soggetti che risiedono in luoghi tra loro anche lontanissimi.<br />

Globalizzazione e non solo deterritorializzazione dell’identità e<br />

delle relazioni umane, ma anche defisicizzazione di queste, come<br />

ha scritto Domenico Farias, che preferisce parlare di mondializzazione;<br />

si tratta di un gigantesco processo di ridefinizione dei<br />

rapporti tra l’umanità e il territorio, più radicalmente, dei rapporti<br />

tra l’umanità e il mondo fisico di cui il territorio, nel senso<br />

comune del termine, è solo una piccola sezione.<br />

Il mio punto di partenza è ciò che chiamo la situazione normativa<br />

esistenziale o individuale, questa è data innanzitutto dal fatto<br />

che noi non sappiamo ciò che si debba fare. Mi spiego meglio.<br />

Una caratteristica antropologica dell’essere umano è quella di essere,<br />

per così dire, gettato nel mondo senza avere previamente ricevuto<br />

determinazioni istintuali univoche, tali da coprire l’intero<br />

spazio <strong>della</strong> sua esistenza. In molti casi non sappiamo alla lettera<br />

cosa dobbiamo fare; ogni piccola erba, ogni scarabeo, la formica,<br />

l’ape dorata, tutte le creature, conoscono in modo stupefacente<br />

la loro via, dice Dostojevskij; tutte, tranne l’uomo. Certo possiamo<br />

basarci, per ottenere un’indicazione, una direttiva, sui nostri<br />

bisogni, sulle nostre preferenze, laddove ci consideriamo esseri<br />

sociali, sulla tradizione e le norme del gruppo in cui ci troviamo<br />

ad operare; ma perché dovremmo poi seguire i nostri istinti, le<br />

nostre preferenze oppure le tradizioni e norme sociali? Ciò che<br />

dobbiamo fare non è ciò che possiamo fare. Lo spettro amplissimo<br />

di possibilità che si spalanca dinanzi a noi ci obbliga ad una<br />

scelta. Abbiamo bisogno di calpestare una sorta di luogo archimedico<br />

dell’obbligo, di sentire un terreno fertile sotto i piedi, di<br />

trovare insomma un limite che non si possa oltrepassare semplicemente<br />

spostandone i confini, come avviene nel caso dei vincoli<br />

naturali che possiamo modificare, oppure, come si dà nel caso<br />

delle tradizioni, delle norme sociali che risultano sempre mutevoli<br />

e relative, a causa <strong>della</strong> loro contingenza storica e <strong>della</strong> loro<br />

ambiguità semantica. Un vincolo naturale può essere spostato,<br />

mercé il progresso <strong>della</strong> scienza e <strong>della</strong> tecnica; oppure mediante

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