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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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DIBaTTITo<br />

Luigi Lombardi Vallauri<br />

Ho l’impressione che l’interpretazione di Azzoni sia il frutto di<br />

una graziosa mente eccitata e che questa eccitazione, molto graziosa,<br />

dipenda dal fatto che a tutti noi piacciono le belle ragazze,<br />

soprattutto quando coperte di veli trasparenti. Lo dimostra il fatto<br />

che citi Goethe, senza accorgersi che Anmut in Goethe vuol dire<br />

leggiadria e non riconoscenza. Questo mi fa supporre che, quando<br />

Seneca criticava l’interpretazione di Aristotele, fosse un po’ difficile<br />

considerare Seneca il capostipite di coloro che non avevano<br />

capito. Egli, in <strong>realtà</strong>, aveva perfettamente compreso che le Grazie<br />

indicavano la graziosità, la Anmut. Credo infatti che Seneca e<br />

Dante fossero persone in grado di capire molto più di altri.<br />

Marcello Fracanzani<br />

La lettura di Aristotele, per noi moderni, sconta delle ambiguità<br />

e queste influiscono sul rapporto tra universale e particolare. Per<br />

esempio, la citazione di Azzoni a pagina otto, nota trentatre, traduce<br />

universalità con astrattezza. Questa traduzione, suggerita anche<br />

da Berti, è data dal fatto che astrattezza non è concepita come antitesi<br />

dell’esperienza, ma va ricollegata all’astrazione come veicolo<br />

dell’universalità attraverso il problema dei numeri in Platone, cioè<br />

attraverso la capacità dell’intelletto di cogliere l’universale. Il procedimento<br />

di astrazione si mostra come lo strumento per cogliere<br />

l’universale; da cui è derivata la polemica degli universali, passando<br />

da Alano di Lilla, Roberto Grossatesta, attraverso Ruggero Bacone<br />

e giunge ad Avicenna fino a San Tommaso. La domanda per Chiodi.<br />

Berti precisa che l’universalità degli endoxa sia rintracciabile<br />

nella filosofia pratica, non nella teoretica e non nella poetica, ma<br />

nella praxis, luogo dell’arte del diritto e anche dell’arte militare.<br />

Ci sono però due modi di intendere la praxis, quello comune a<br />

tutti e quello che Berti traduce come proprio di Pericle. Chiodi si<br />

riferisce nell’universalità all’uno o all’altro o a tutte e due?<br />

Palombella ha lanciato, a mio parere, una suggestione importantissima<br />

parlando di <strong>globalizzazione</strong> e quindi di universalità

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