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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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30<br />

MaSSIMo CaCCIaRI<br />

ancora una volta con Toynbee, come l’esistenza <strong>della</strong> Rus stia<br />

sotto il segno <strong>della</strong> costante minaccia da Oriente e Occidente,<br />

stretta tra due fuochi, tra gli assalti che provengono dalle sterminate<br />

pianure asiatiche e quelli dei «lupi affamati» europei (come<br />

Bisanzio aveva imparato a conoscere e chiamare franchi e latini<br />

ben prima di crollare sotto i colpi ottomani). La piena integrazione<br />

tra Chiesa e Stato, secondo una prospettiva che resterà<br />

essenzialmente estranea all’Europa occidentale, alla sua «teologia<br />

<strong>politica</strong>», e che è il vero fondamento dell’idea stessa di Stato<br />

«totalitario», viene da Bisanzio, o, meglio, da un’interpretazione<br />

<strong>della</strong> tragedia <strong>della</strong> seconda Roma, che coglie la ragione del<br />

suo disintegrarsi nella debolezza dell’imperium, nel frantumarsi<br />

«feudale» del potere politico, visto come fonte di ogni corruzione,<br />

nella perdita del ruolo di supremo custode dell’ortodossia da<br />

parte dell’imperatore 21 . L’autocrazia russa va interpretata, cioè,<br />

sia in chiave <strong>politica</strong> che nella prospettiva <strong>della</strong> terza Roma, che<br />

in quella escatologica cui già s’è fatto cenno.<br />

Ma come può questa translatio apparire fedele all’idea di impero<br />

fondata sulla civitas augescens? L’elemento di resistenza nei<br />

confronti di altre potenze, di contenimento e difesa, anche utilizzando<br />

linguaggi, tecniche, istituzioni che da esse provengono<br />

(come sarà nel caso di Pietro il Grande e poi ancora nel Novecento),<br />

è prepotente rispetto all’energia espansiva. L’autocrazia<br />

contraddice nella sostanza quella concordia dinamicamente intesa<br />

come estensione di diritti, la cui idea non viene meno in età<br />

imperiale. La «sinfonia» bizantina tra Chiesa e Stato, imperium e<br />

sacerdotium, è sostenuta da una concezione sostanzialmente diversa,<br />

che subordina la Chiesa alle esigenze di concentrazione del<br />

potere politico. La terza Roma pretende di valere, in <strong>realtà</strong>, come<br />

l’ultima, come il luogo dove la civitas augescens si compie. Ma<br />

questo luogo non potrebbe essere che il luogo <strong>della</strong> sua fine, non<br />

del suo rinnovarsi. L’ultima Roma non è più Roma; l’impero che<br />

vuol durare stabile su se stesso, difendendo la propria ortodossia,<br />

21 Ivan il Terribile, Un buon governo nel Regno. Il carteggio con Andrej Kurbskij,<br />

con saggi di P. Pera e J.S. Lur’e, Milano, 2000.

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