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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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DIBaTTITo<br />

termine ambiguo, perché ne esistono due di concetti di umanità,<br />

almeno per il nostro discorso, poi possono essere infiniti, da altri<br />

punti di vista. Di interesse per il nostro discorso, ce ne sono due:<br />

un’idea morale di umanità come l’insieme di individui appartenenti<br />

alla stessa specie e viventi in un certo momento; l’altra è<br />

un’idea di umanità come la società di tutte le società esistenti,<br />

la società che racchiude tutte le società umane esistenti. Quindi,<br />

se noi forse dobbiamo rinunciare all’idea di un’umanità in quel<br />

senso, non per questo dobbiamo rinunciare all’idea di un’umanità<br />

come di una lega dei popoli, di una forma giuridica che mette<br />

insieme le società umane sulla terra, per come sono realmente<br />

esistenti, quelle democratiche e quelle non democratiche, dando<br />

uguali spazi a queste diverse società. Questo è un progetto secondo<br />

me non utopistico, ma realizzabile.<br />

Ringrazio anche Viola per la sua osservazione sui diritti con<br />

cui concordo totalmente. Il concetto di diritto sarebbe distrutto,<br />

se venisse omologato a un compromesso tra parti che trovano<br />

consenso, se fosse omologato alla mediazione <strong>politica</strong>, al compromesso<br />

politico tra parti, sarebbe distrutta la forza di un diritto in<br />

quanto diritto. Concordo pienamente: i diritti sono dei paletti che<br />

vengono posti, degli steccati, dei paletti resi indisponibili al gioco<br />

di maggioranza e minoranza. Il punto però è chi li deve mettere<br />

questi paletti; questo era il senso <strong>della</strong> mia critica a Rawls. Non<br />

che non debbano esistere i paletti, perché sono assolutamente<br />

d’accordo; ma il punto è chi li deve mettere questi paletti: il filosofo<br />

morale, il filosofo derivandoli da una costruzione filosofica?<br />

Chi è che li deve porre? Secondo me, nella nostre intuizioni sta il<br />

fatto che il soggetto che può porre questi paletti è un soggetto che<br />

li autopone, è una volontà democratica costituente che, prima<br />

che inizi il gioco in cui interessi diversi si contrappongono in una<br />

arena secondo regole, pone gli steccati nell’arena. Si può illustrare<br />

il problema a partire dalla critica che ho esposto a proposito di<br />

un quadro istituzionale vecchio, in cui un filosofo pone, dall’alto<br />

di una teoria normativa sua, questi paletti e indica autoritamente<br />

ad altri dove devono collocare il loro gioco, pena l’irrazionalità o<br />

qualunque altro disvalore filosofico. Il discorso che invece possia-

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