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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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L’EPoCa DELLa gLoBaLIzzazIoNE<br />

nell’idea di civitas augescens implichi anche la mobilità di Roma.<br />

Roma non si espande semplicemente, ma si trasferisce là dove<br />

abitano i suoi cives. Poiché perennemente rinnovantesi, poiché<br />

perennemente nell’atto di transire ad meliora, anche la translatio<br />

<strong>della</strong> sede dell’imperium è compresa nella sua origine, nelle sue<br />

originarie possibilità.<br />

Poiché «senza radice» fissa, poiché mobilis, anche la translatio<br />

può apparire una delle forme del suo essere in perenne transizione<br />

(che rimane fedele all’origine, poiché l’origine ha il carattere che<br />

abbiamo visto: civitas augescens). Ma la traslazione esprime anche<br />

il supremo pericolo, la facies più minacciosa del transire, proprio<br />

perché essa rende evidente come il crescere sempre <strong>della</strong> città<br />

non possa esser ridotto a «moderata» espansione, ma debba procedere<br />

per rotture, per salti, per ri-collocazioni <strong>della</strong> sua potenza.<br />

Siamo qui al punto centrale <strong>della</strong> nostra analogia: l’idea romana<br />

di impero deve anche esprimersi in quella di translatio imperii (e<br />

il cristianesimo lo comprese benissimo, applicando alla Chiesa<br />

questa prospettiva) 18 , ma la translatio non può non mettere in<br />

crisi l’unità dell’imperium. Se l’assetto istituzionale dell’impero<br />

(ivi comprese le sue mitologie) esclude l’eventualità <strong>della</strong> translatio,<br />

esso non potrà neppure coerentemente perseguire quella<br />

concordia, quella crescita, quel rinnovarsi che caratterizzano la<br />

civitas romana; ma il coerente e radicale perseguimento di tali fini<br />

è decisione <strong>politica</strong>, che nessuna radice assicura, e dunque aperta<br />

al rischio di sconvolgere l’organismo precedente, il suo equilibrio.<br />

Certamente essa distruggerà l’immagine di destino o di «natura»<br />

che quest’ultimo offriva di sé. Un impero accentrato, immobile,<br />

non sarà mai sine fine, non sarà mai eterna Renovatio; sarà dominio<br />

e basta. Ma un impero che si distingue-articola per luoghi,<br />

per territori specifici, per grandi spazi, non potrà che trasformarsi-disfarsi<br />

nella logica degli Stati? Può l’auctoritas <strong>della</strong> civitas<br />

augescens produrre sempre nuove individualità, nuove forme di<br />

potere, estendere a sempre nuovi soggetti il proprio potere, accrescerlo<br />

dividendolo? La storia romana <strong>della</strong> traslatio imperii<br />

18 P. Siniscalco, Il cammino di Cristo nell’Impero romano, Bari, 1987.<br />

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