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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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DIBaTTITo<br />

Bruno Romano e in parte anche Chiodi: è giusto, noi abbiamo<br />

due modelli di antropologia nella <strong>globalizzazione</strong>, un modello di<br />

uomo che è tale soltanto nel momento in cui è ridotto a merce,<br />

un modello di primato <strong>della</strong> merce quale modello di uomo. Non<br />

amo le problematiche neo personalistiche di Baumann, anzi a me<br />

Baumann dà fastidio e gli auguro di andare a dire a Varsavia le<br />

cose che dice tranquillamente ad Oxford, dove lo inseguirebbero<br />

a sediate, perché evoca cose che a Varsavia con lacrime e sangue<br />

sono riusciti a cacciare via. Baumann evoca un mondo che, con la<br />

scusa del neo confessionalismo, evoca gli orrori di Jaruzelski. Però,<br />

qual è il nuovo modello antropologico sul quale lavorare per la<br />

<strong>globalizzazione</strong> ? Ce lo ha indicato Amartya Sen, che è un personaggio<br />

molto ambiguo, come si diceva negli anni ’60. Amartya Sen<br />

traduce la proprietà di Locke in proprietà virtuale, cioè in lavoro; il<br />

lavoro è potenzialità di produzione di ricchezze, quindi, il modello<br />

antropologico è quello di un uomo che abbia diritto a costruire il<br />

proprio destino attraverso la possibilità di operare e di scegliere<br />

il lavoro, è una scelta oggi rivoluzionaria. Se leggete Rifkin, noi<br />

andiamo incontro ad una società dove la minoranza lavorerà; il<br />

grande problema etico e sociologico del millennio è, invece, quello<br />

di garantire a tutto il corpo <strong>sociale</strong> il diritto, se scelto, di poter lavorare,<br />

di poter costruire un proprio destino, perché non è possibile<br />

che una parte soltanto del mondo abbia il diritto di poter lavorare<br />

e l’altra certo sopravviva, ma come ricaduta del lavoro altrui.<br />

Gambini; grazie dell’intervento, è vero che le costituzioni islamiche<br />

hanno un diritto positivo laico, ma su due temi c’è un ritorno<br />

al fondamentalismo che è la libertà religiosa, che significa anche<br />

libertà di innovazione scientifica. Mi ricordo sempre che Nasser, in<br />

un bellissimo discorso, disse che il mondo arabo doveva rendersi<br />

conto di non aver fatto nessuna delle grandi scoperte scientifiche<br />

e finché non avesse creato quel clima di libertà di pensiero – e,<br />

quindi, religiosa – tale da consentire la libera investigazione non<br />

avrebbe mai potuto svilupparsi; l’altro ritorno indietro è nel rapporto<br />

uomo-donna, c’è un netto ritorno indietro, c’è un’espulsione<br />

<strong>della</strong> donna dal mondo produttivo nell’Islam, ormai la norma fondamentale<br />

nei paesi islamici è l’articolo 7 <strong>della</strong> Costituzione egizia-

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