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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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DIBaTTITo<br />

una sorta di eterogenesi dei fini in un quadro globale. A questo<br />

proposito, faccio due considerazioni, proprio sulla resistenza. Ieri<br />

gli informatici giuridici ci hanno parlato del potere informatico<br />

dell’impero; ma esiste un contropotere, che è quello, forse sì, spontaneo<br />

e dromico, cioè molto veloce, perché reagisce velocissimamente<br />

alle mosse del potere imperiale. Posso citare a questo proposito<br />

alcuni casi; faccio l’esempio di hasta la vista, che è un sito<br />

che fornisce crack per crackare i programmi che sono protetti dal<br />

diritto di autore, incide, quindi, sulla proprietà, ma anche sull’informazione.<br />

Faccio poi l’esempio dei postsituazionisti, di Luther<br />

Blissett, che molti di voi conosceranno; forse, in qualche modo, il<br />

contropotere imperiale in internet è velleitario; non so però se è più<br />

velleitario <strong>della</strong> moltitudo di arte e negro di Paolo Virno, il paradigma<br />

<strong>della</strong> moltitudine è S. Francesco, non so se questo sia rivoluzionario.<br />

Può darsi che sia cambiato l’apologo del contropotere<br />

rivoluzionario; il secolo scorso ci ha fornito il contropotere rivoluzionario<br />

come la tigre che aspetta nella foresta e attacca l’elefante<br />

una volta ogni tanto per farlo morire dissanguato, con l’inghippo<br />

che per una zampata la tigre era praticamente finita; ora l’apologo<br />

è cambiato nel senso che si può pensare a delle vespe che pungono<br />

l’elefante. Questa è una prima considerazione.<br />

Una seconda considerazione è questa: mi chiedo se sia così velleitario<br />

ripensare le città, nel senso che si pensa alla <strong>globalizzazione</strong><br />

per non pensare al proprio prossimo, inteso in senso spaziale e<br />

non temporale, cioè non colui che verrà, ma colui che ci sta vicino.<br />

Non so se pensare a Porto Alegre, non come il luogo del Forum<br />

<strong>sociale</strong> mondiale, ma come il luogo del bilancio partecipato, cioè<br />

<strong>della</strong> capacità dell’amministrazione di coinvolgere i propri cittadini;<br />

forse, è un’idea di democrazia diretta, un po’ vecchia. Anche su<br />

questo chiedo quanto ci sia di velleitario in queste proposte, penso<br />

appunto all’idea di ripensare il potere comunale, il fare comune,<br />

come suggerisce, per esempio, Alberto Magnaghi in un recente<br />

saggio sul progetto locale. Mi chiedo, infine, se questo non sia fare<br />

<strong>politica</strong> nel senso di Cacciari, cioè dire all’altro che non è solo.

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