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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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DIBaTTITo<br />

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Allora dico, forse non vale la pena di fare un lavoro di questo<br />

genere; forse, dobbiamo chiederci: ci sono alcune cose che ancora<br />

vanno bene? Però, tutti questi diritti sono il frutto di una mentalità<br />

occidentale dei diritti umani, dei diritti naturali e già noi abbiamo<br />

avuto dei grandi problemi a passare da un concetto di legge<br />

naturale ad un concetto di diritti naturali; problemi, che, tutto<br />

sommato, abbiamo risolto fino ad un certo punto. Mettendoci<br />

noi al lavoro: prima definiamo questi diritti, poi ne definiamo altri,<br />

continuando all’infinito, ma in relazione a che cosa? Dobbiamo,<br />

forse, pensare che, mentre questa bella commissione di saggi<br />

integrata democraticamente, con tutte le belle cose che siamo<br />

abituati a pensare, va avanti in questi lavori, il mondo sta lì che<br />

attende che si risolva il problema e, una volta risolto il problema<br />

di aver definito quali sono i diritti naturali, noi iniziamo tutto<br />

daccapo. Non è possibile, non è neanche immaginabile che sia<br />

così. D’altra parte, se noi applicassimo anche a questi problemi<br />

uno schema abbastanza banale di quello che è il neoistituzionalismo<br />

ci troveremmo di fronte a quella curva in cui l’acquisizione<br />

di conoscenza produce dei vantaggi fino ad un certo punto, ma,<br />

arrivati ad un altro punto, quanti più sono i soggetti che entrano<br />

in ballo, il costo di acquisizione <strong>della</strong> conoscenza è più alto dei<br />

risultati che se ne possono ottenere. Ma tutto sommato i neoistituzionalisti<br />

sono ingenui, perché la situazione è anche peggiore,<br />

perché ragionano in una dimensione senza tempo.<br />

È la vecchia storia kantiana: comportatevi bene che il resto<br />

verrà di conseguenza; quando, per chi, per quali soggetti? Se noi<br />

riconosciamo che il problema <strong>della</strong> <strong>globalizzazione</strong> è l’ingresso di<br />

un numero sconsiderato, immane, che non possiamo più controllare<br />

di soggetti in un’arena di discussione <strong>politica</strong>, di discussione<br />

economica, di discussione sui valori, a questo punto cosa facciamo,<br />

quanto tempo ci vuole per trovare qualche cosa di comune e<br />

vale la pena di trovare qualche cosa di comune, se non semplicemente<br />

il reciproco riconoscimento? Allora mi sembra che la filosofia<br />

<strong>politica</strong> sia nella stessa fase che descrive Oakeshott quando<br />

riflette, nel terzo capitolo <strong>della</strong> Condotta umana, sulla nascita<br />

dello Stato occidentale europeo e dice che nasce casualmente riu-

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