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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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L’EPoCa DELLa gLoBaLIzzazIoNE<br />

né terra, né sangue, né religione 8 . Cittadino è chi accetta l’artificio<br />

<strong>della</strong> legge e vi si rifugia, «sine discrimine liber an servus esset».<br />

E proprio questo fu il primo segno dell’incipiente potenza <strong>della</strong><br />

civitas romana (Livio, Ab Urbe condita I, 8).<br />

Un foedus fonda la potenza romana, un comune sentire (concordia)<br />

che non si origina da alcuna identità di ghénos, ma che si<br />

esprime nella forza <strong>della</strong> legge, nell’inviolabilità degli iura. I dati<br />

documentari linguistici confermano «la natura composita <strong>della</strong><br />

popolazione romana» 9 , l’ampia influenza sia greca sia etrusca,<br />

così come lo stesso «elemento cardine» delle istituzioni politiche<br />

di Roma arcaica, le curie, testimonia come in esse le relazioni<br />

di sangue, le distinzioni etniche, non avessero peso. Siamo agli<br />

antipodi <strong>della</strong> pólis greca – e tutta la storia dell’idea di impero è<br />

illuminata da questa originaria opposizione. Da un lato, il valore<br />

dell’autoctonia; dall’altro, «Aborigenes… sine legibus» e i troiani<br />

(gli eredi <strong>della</strong> sacra Troia!), che costituiscono concordi la loro<br />

città. Da un lato, l’homonóia greca come conservazione di equilibri<br />

preesistenti, come custodia <strong>della</strong> struttura organica <strong>della</strong> pólis;<br />

dall’altra, la concordia come processo, come dinamica attraverso<br />

cui si accolgono «cuori diversi», si estendono progressivamente a<br />

genti nuove privilegi e diritti 10 . Da un lato, il grande timore con<br />

cui tutta la paidéia greca guarda ai processi di crescita <strong>della</strong> polis;<br />

dall’altro, la civitas romana in quanto civitas augescens 11 , città<br />

che esiste in virtù <strong>della</strong> sua capacità di incorporare in sé nuove<br />

genti e nuovi territori, che neppure potrebbe sopravvivere se non<br />

tendesse all’«imperium sine fine».<br />

Perciò quella di «civitas augescens» rappresenta l’idea chiave<br />

per comprendere lo stesso mito dell’impero universale. Poi-<br />

8 M. Sordi, Universalità e aeternitas di Roma, in Da Roma alla Terza Roma, XVI<br />

Seminario internazionale di studi storici, Roma, 1996.<br />

9 A. Momigliano, op. cit., p. 183.<br />

10 Ivi, p. 272.<br />

11 M.P. Baccari, «Il concetto giuridico di civitas augescens. Origine e continuità»,<br />

in Studia et documenta historiae et iuris, LXI/1995. Da questo studio e da altri, in<br />

particolare di P. Caralano, richiamati in nota, ho tratto gli spunti essenziali per il mio<br />

«Il mito <strong>della</strong> civitas augescens», in Il Veltro, 2-4/1997.<br />

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