Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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03.06.2013 Views

DIBaTTITo 235 vera Rivoluzione francese è quella, è quell’articoletto sul principio di uguaglianza tra i coeredi. Le risorse si sono rese accessibili alla nuova classe sociale, quindi rivoluzione culturale, rivoluzione sociale, politica ed economica profondissima sulla base di un principio giuridico di uguaglianza: questo è il potere che può avere il diritto nelle trasformazioni sociali ed economiche. Può essere un potere immenso quando è utilizzato nella maniera corretta e con un obiettivo razionalmente mirato. Sul piano dei diritti, la condizione della donna era quella che era a quel tempo, ma non dimentichiamo che il Code Napoleon nella sua versione originaria del 1804 introdusse anzitutto il matrimonio civile, quindi, spezzò il monopolio ecclesiastico sul matrimonio, introdusse il divorzio, quindi, spezzò un dogma del diritto della Chiesa, ma stabilì anche un altro principio, che poi fu dimenticato perché fu abrogato nel 1836, il principio in base al quale il marito non poteva più chiedere il divorzio dalla moglie se la moglie aveva compiuto 46 anni. Si voleva cioè evitare così l’uso, per così dire, utilitaristico del divorzio; perciò, se i coniugi erano già maturi di età, il divorzio non era più consentito perché si pensava che il marito avrebbe scelto una moglie più giovane. Si voleva evitare che il divorzio venisse utilizzato allo scopo – per così dire – del ringiovanimento dell’altro coniuge. Questa norma fu soppressa, quindi, c’è stato un arretramento sul fronte della conquista dei diritti di libertà e dell’uguaglianza tra i sessi. Il Code Napoleon aveva anche queste nobili intenzioni nella sua formulazione originaria; il fatto che quella dichiarazione del 1893 fosse così aperta al nuovo, al punto che siamo ancora noi oggi a rivendicarla come il fondamento di una nuova società, dimostra che era stato visto molto lontano dagli uomini della Rivoluzione francese. Vorrei poi dire – è stato giustamente criticato il concetto di Imperium – delle strane profezie delle moltitudini che travolgeranno il capitalismo globalizzante, anche perché tutto questo è frutto delle semplificazioni a cui si è fatto riferimento ieri, ma anche di un’altra semplificazione, che mi pare si attagli al discorso di oggi, la distinzione tra mondo capitalistico e terzo mondo, che omette il riferimento al secondo mondo. Le masse

236 DIBaTTITo che travolgeranno, a quanto pare, sono le masse diseredate dei paesi islamici, forse, o dei paesi così detti in via di sviluppo, ma si dimentica l’enorme potenziale che esiste nei paesi così detti del secondo mondo, la Cina soprattutto. La capacità industriale che già sta manifestando la Cina è notevolissima e la Cina consta di un miliardo e 300 milioni di persone, che stanno agendo in maniera razionale, costruttiva, con un programma a lungo termine, ma è un programma che cambierà il mondo, quando sarà realizzato. Pensiamo anche al potenziale culturale che ha una vastissima area come è l’ex Unione Sovietica, civiltà affine alla nostra e in grado di accelerare il processo di sviluppo in senso industriale e in senso capitalistico; perciò, non possiamo semplificare la realtà attuale pensando soltanto ai due poli estremi con USA e Europa, da un lato, e, dall’altro, il terzo mondo diseredato, formato da moltitudini che invadono. Certo, esiste questo fatto della globalizzazione, che è una globalizzazione delle merci ad alto livello tecnologico e non è, invece, una globalizzazione intesa anche come libertà di stabilimento; circolano le merci, circolano anche le imprese, le imprese si ramificano, si dislocano in tutti i continenti, non circolano solo le merci lungo i confini, ma la stessa impresa, che nella sua organizzazione abbraccia l’intero globo terracqueo. Però, non c’è la libertà di circolazione tra le entità globalizzate; il lavoro non si è globalizzato, il lavoro resta fortemente nazionale. Ogni Stato, al tempo stesso, ha bisogno di immigrati, ma oppone resistenza all’immigrazione; vive questa costante contraddizione perché deve salvare certi valori propri della civiltà del paese e non può contaminare oltre un certo limite, proprio perché c’è questa coesistenza di laicità e diritto divino, di religiosità, questa alterazione di valori, che riteniamo fondamentali della civiltà occidentale. Questi poi sono fenomeni che vanno studiati nei paesi stessi dai quali provengono, perché, ad esempio, tutti i paesi islamici hanno al proprio interno un diritto confessionale, un diritto di ispirazione divina, che affonda le sue radici nel Corano, un diritto, che è soltanto la traduzione in norma dei principi del Corano, il cui fondamento è, appunto, la volontà divina; però hanno

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vera Rivoluzione francese è quella, è quell’articoletto sul principio<br />

di uguaglianza tra i coeredi. Le risorse si sono rese accessibili<br />

alla nuova classe <strong>sociale</strong>, quindi rivoluzione culturale, rivoluzione<br />

<strong>sociale</strong>, <strong>politica</strong> ed economica profondissima sulla base di un<br />

principio giuridico di uguaglianza: questo è il potere che può avere<br />

il diritto nelle trasformazioni sociali ed economiche. Può essere<br />

un potere immenso quando è utilizzato nella maniera corretta e<br />

con un obiettivo razionalmente mirato. Sul piano dei diritti, la<br />

condizione <strong>della</strong> donna era quella che era a quel tempo, ma non<br />

dimentichiamo che il Code Napoleon nella sua versione originaria<br />

del 1804 introdusse anzitutto il matrimonio civile, quindi,<br />

spezzò il monopolio ecclesiastico sul matrimonio, introdusse il<br />

divorzio, quindi, spezzò un dogma del diritto <strong>della</strong> Chiesa, ma<br />

stabilì anche un altro principio, che poi fu dimenticato perché<br />

fu abrogato nel 1836, il principio in base al quale il marito non<br />

poteva più chiedere il divorzio dalla moglie se la moglie aveva<br />

compiuto 46 anni. Si voleva cioè evitare così l’uso, per così dire,<br />

utilitaristico del divorzio; perciò, se i coniugi erano già maturi<br />

di età, il divorzio non era più consentito perché si pensava che il<br />

marito avrebbe scelto una moglie più giovane. Si voleva evitare<br />

che il divorzio venisse utilizzato allo scopo – per così dire – del<br />

ringiovanimento dell’altro coniuge. Questa norma fu soppressa,<br />

quindi, c’è stato un arretramento sul fronte <strong>della</strong> conquista dei<br />

diritti di libertà e dell’uguaglianza tra i sessi.<br />

Il Code Napoleon aveva anche queste nobili intenzioni nella<br />

sua formulazione originaria; il fatto che quella dichiarazione<br />

del 1893 fosse così aperta al nuovo, al punto che siamo ancora<br />

noi oggi a rivendicarla come il fondamento di una nuova società,<br />

dimostra che era stato visto molto lontano dagli uomini <strong>della</strong> Rivoluzione<br />

francese. Vorrei poi dire – è stato giustamente criticato<br />

il concetto di Imperium – delle strane profezie delle moltitudini<br />

che travolgeranno il capitalismo globalizzante, anche perché tutto<br />

questo è frutto delle semplificazioni a cui si è fatto riferimento<br />

ieri, ma anche di un’altra semplificazione, che mi pare si attagli<br />

al discorso di oggi, la distinzione tra mondo capitalistico e terzo<br />

mondo, che omette il riferimento al secondo mondo. Le masse

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