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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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MaSSIMo CaCCIaRI<br />

che afferrò, uguali e insieme «la vergine Cammilla, Eurialo e Turno<br />

e Niso» (Dante, Inferno I, 107-108), tragiche persone del destino,<br />

il cui dettato ci appare finalmente manifesto. I superbi sono<br />

coloro che ne rifiutano oggi irragionevolmente l’impero. Dunque,<br />

i nemici <strong>della</strong> Pace che esso soltanto può assicurare. Coloro che<br />

vogliono dividere ancora ciò che finalmente si è composto, spezzare<br />

l’armonia raggiunta. La guerra contro di essi non è pertanto<br />

la guerra di una potenza <strong>politica</strong> contro un’altra, ma <strong>della</strong> Pace<br />

stessa contro il principio <strong>della</strong> divisione, l’eresia. E per questa via,<br />

di nuovo, la metafora romana sembrerebbe perfettamente calzante<br />

per illustrare le tendenze imperiali <strong>della</strong> nostra epoca.<br />

2. Questo procedere per avvicinamenti, che conducono a più<br />

radicali distinzioni, che a loro volta illuminino nuove analogie,<br />

esprime la nostra «lotta» col passato e dunque la nostra ricerca di<br />

«identità» del presente. Ma per sviluppare questo «gioco» in tutte<br />

le sue potenzialità, non basta riflettere sull’idea di impero così<br />

come va elaborandosi in età imperiale, e cioè sulla sua matura<br />

ideologia. Occorre comprenderne origini e genesi. E ciò rimanda<br />

all’origo stessa <strong>della</strong> civitas romana, a quella origo che vale sempre<br />

come potissima pars 7 come l’archè in ogni senso, di un organismo.<br />

Per caratterizzarla con la più lapidaria efficacia bastano le<br />

parole di Sallustio e di Livio. Una «multitudo diversa atque vaga»<br />

dà vita alla civitas romana. Incredibile a ricordarsi («incredibile<br />

memoratu») come genti distanti per stirpe, per lingua, per costumi<br />

e tradizioni abbiano potuto «in una moenia convenire» e fare<br />

una città. Che cosa opera un simile miracolo? «Concordia civitas<br />

facta erat»: è in forza dell’unità d’intenti, del comune interesse,<br />

dei comuni fini, che si produce la civitas. La civitas è il prodotto<br />

dell’agire politico retto dall’idea di concordia (Sallustio, De coniuratione<br />

Catilinae VI, 1-2). Soltanto attraverso le leggi, dettando<br />

iura, Romolo può «coalescere in populi unius corpus» quella<br />

moltitudine dispersa. È l’obbedienza alla legge che fa il cittadino,<br />

7 L. Lantella, Potissima pars principium est, in Studi in onore di Cesare Sanfilippo,<br />

Milano, 1983.

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