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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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L’EPoCa DELLa gLoBaLIzzazIoNE<br />

ne e <strong>della</strong> Decisione <strong>politica</strong>? L’impero attuale non si esprime nell’imperativo<br />

dell’universale de-politicizzazione di ogni rapporto,<br />

ovvero nella sua riduzione a scambio tecnicamente calcolabile?<br />

Proprio l’idea regolativa <strong>della</strong> trasformazione del Politico in Economico<br />

contrasta metafisicamente con le idee di hegemonía e di<br />

imperium. Nell’impero attuale, in altri termini, tutti reciterebbero<br />

da legati nei confronti di un imperator, che non funge più da «parte»,<br />

ma da naturale e presupposta totalità.<br />

Ma la forza <strong>della</strong> metafora che collega <strong>globalizzazione</strong> a idea<br />

imperiale romana (non appena ci si sforzi di intendere la <strong>globalizzazione</strong><br />

tecnico-economica come destino politico oltre lo Stato)<br />

è lungi dall’esaurirsi in tali necessarie distinzioni. L’idea di imperium<br />

come Stato capace di porre termine al dramma <strong>della</strong> decisione<br />

<strong>politica</strong> è anche romana. L’ecumenicità dell’impero è garanzia<br />

per Virgilio che possa concludersi l’età del bellum nefandum.<br />

L’istituzione dell’impero è creazione di un Ordine sovrano, non<br />

tanto di una sovranità <strong>politica</strong> determinata. «Imperium sine fine»<br />

significa sia che le imprese <strong>della</strong> potenza politico-militare romana<br />

hanno ormai raggiunto i confini dell’Orbe (e dunque non hanno<br />

più limite), sia che la sua durata non è più minacciata da rotture,<br />

eccezioni. L’Italia «gravida imperiis» (Virgilio, Eneide IV, 229)<br />

ha finalmente prodotto il suo effettivo dominio: esso si manifesta<br />

come destino, assecondato dall’agire politico, non certo come<br />

effetto di quest’ultimo. Esattamente in questa forma, potremmo<br />

dire, pretenderebbe di presentarsi l’«impero» attuale.<br />

Tuttavia, l’impero con cui si reggono i popoli (con cui si informano<br />

e guidano secondo destino-ragione) è anche la potenza<br />

che debella i superbi (Virgilio, Eneide VI, 851-853); «debellare<br />

superbos» implica, letteralmente, la necessità del bellum, e perciò<br />

anche di un condottiero, in grado di affrontare l’«emergenza»<br />

libere, non costretto da quelle norme efficaci, appunto, per la situazione<br />

normale. Ma chi sono i «superbi»? Non più gli inimici<br />

o gli hostes dell’antico bellum nefandum 6 , di quel vortice creativo<br />

6 F. Sini, Bellum nefandum. Virgilio e il problema del «diritto internazionale<br />

antico», Sassari, 1991.<br />

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