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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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DIBaTTITo<br />

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in termini di istituti e di principi il solito diritto, questa volta però<br />

più unificato di quanto non fosse prima. Lo Stato, quindi, territorializzando<br />

il diritto, lo fa in <strong>realtà</strong> a fini di universalizzazione,<br />

per una esigenza <strong>della</strong> dominante classe borghese. Sotto questo<br />

profilo, l’ottica nella quale si sono mosse le relazioni di Maria<br />

Rosaria Ferrarese e anche del professor Galgano, concernenti i<br />

mercati finanziari e i processi di <strong>globalizzazione</strong>, è in <strong>realtà</strong> l’ottica<br />

del diritto civile che ci conduce alla conclusione che, per il<br />

diritto civile, l’epoca dell’universalità c’è sempre stata, non si è<br />

mai creata una situazione di frantumazione reale, anzi, tutti gli<br />

sforzi sono stati sempre indirizzati alla creazione di universalità.<br />

Del resto, come diceva anche Ascarelli in un saggio degli anni ’50,<br />

vi era la convinzione <strong>della</strong> naturalità dell’equilibrio economico,<br />

cosa che escludeva a sua volta che il sistema privatistico fosse<br />

considerato come comportante una reale attribuzione di potere.<br />

Dunque, quando nasce lo Stato di cui stiamo parlando, non<br />

nasce con il compito di creare uno sconquasso nel diritto civile,<br />

ma, al contrario, per certificarlo e questo è un punto che, secondo<br />

me, consente di cominciare a esaminare questo problema in un<br />

altro modo, non perché l’altro, cioè il primo, non palesi la <strong>realtà</strong>,<br />

ma perché la <strong>realtà</strong> è in questo senso anche prismatica e mai come<br />

in questo caso, mai come sul tema di questo convegno, la <strong>realtà</strong> è<br />

veramente prismatica.<br />

Ora mi sorge un dubbio sulla funzione. Non si può parlare di<br />

una storia dissolutoria dell’unità del diritto nella prima fase dello<br />

Stato moderno; in <strong>realtà</strong>, questa funzione viene svolta successivamente,<br />

con un salto di qualità, che si ha non per il fatto che lo<br />

Stato produca la legge, ma per un’altra ragione, ossia per il fatto<br />

che lo Stato intervenga attraverso le politiche pubbliche, perché<br />

questo intervento è veramente un intervento artificiale che non<br />

si basa più sulla naturalità del diritto civile; quindi introduce dei<br />

mezzi giuridici che permettono di governare i mercati e soprattutto<br />

di operare in quella che sappiamo essere stata una legislazione<br />

redistributiva. Dico ciò anche per un’altra ragione; se facciamo<br />

riferimento alla discussione nell’Unione europea relativa alla duplice<br />

cittadinanza europea, una delle affermazioni più frequenti,

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