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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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MaSSIMo CaCCIaRI<br />

un assetto per «grandi spazi» 2 del pianeta, poiché essi costituirebbero<br />

necessariamente polarità antagonistiche, in contraddizione<br />

con la ragione di quelle potenze. L’«impero» potrebbe, invece,<br />

configurarsi come una sorta di «governance mondiale», proprio<br />

perché esso rifiuta ogni rappresentanza <strong>politica</strong> tradizionale e<br />

dunque ogni determinazione di luoghi «autonomi» del Politico,<br />

e il suo dominio è quello «informale» <strong>della</strong> capillare subordinazione<br />

delle «parti» al «tutto», <strong>della</strong> perfetta informazione delle<br />

«parti» da parte del linguaggio unico del «tutto». E nella logica<br />

<strong>della</strong> «governance mondiale» anche i luoghi, riprodotti come artificio<br />

dell’intero, del globale, potrebbero essere opportunamente<br />

«risarciti» o consolati … Una retorica del luogo è affatto compatibile<br />

con l’«impero» – sia esso quello «spirituale» <strong>della</strong> Tecnica,<br />

sia esso quello americano, sia esso, più realisticamente, un’ancora<br />

instabile mescolanza tra i due.<br />

Credo tuttavia che queste «profezie imperiali» pecchino di<br />

qualche impazienza. È davvero solo utopia razionalistico-massonica<br />

quella kantiana <strong>della</strong> «confederazione»? La prospettiva federalistica<br />

è capace soltanto di esprimere vaghi riformismi funzional-organizzativi<br />

interni alla logica del vecchio Stato? I «grandi<br />

spazi» non sono che precarie determinazioni di ambiti di mercato,<br />

tutte interne all’affermarsi del Globale, niente affatto perciò confondibili<br />

con civiltà o culture? E la decadenza degli Stati è così deterministicamente<br />

descrivibile, come il rotolare di un grave lungo<br />

un piano inclinato, oppure lo Stato potrebbe ancora valere come<br />

centro di decisione nei confronti <strong>della</strong> forma <strong>della</strong> <strong>globalizzazione</strong>?<br />

Insomma: potrebbe ancora darsi una <strong>politica</strong> degli Stati? Non<br />

è possibile, temo, che cercare di «corrispondere» metaforicamente<br />

a simili interrogativi, «aggirandoli» fino a render più circoscritto<br />

il loro spazio. «Saggiare» il senso dello stesso termine «impero»<br />

apparirà, allora, in questo contesto, come un compito prioritario.<br />

2 Il riferimento d’obbligo al tema dei «grandi spazi» (che non potrà qui essere adeguatamente<br />

sviluppato) rimane, a mio avviso , Carl Schmitt (oltre al Nomos der Erde,<br />

Terra e mare, trad. it. a cura di A. Bolaffi, Milano, 1986; i saggi raccolti da A. Campi,<br />

L’unità del mondo, Roma, 1994; Il nodo di Gordio, con E. Jünger, trad. it. a cura di C.<br />

Galli, Bologna, 1987).

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