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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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DIBaTTITo<br />

zione, almeno come tentativo. A questo proposito, mi è piaciuto<br />

molto il termine del prof. Romano di prendere tempo, cioè di<br />

un rallentamento di questa dromocrazia, di creare meccanismi<br />

antisistemici per certi versi, che realizzino proprio un rallentamento<br />

dei procedimenti. Perché la società civile? Perché il modo<br />

in cui si sta realizzando questo rallentamento passa attraverso<br />

procedure: le rinnovate esigenze di trasparenza nei comitati,<br />

l’apertura al pubblico, l’idea di partecipazione. Ci sono dei lavori<br />

interessantissimi, in questo senso molto europei come modello<br />

di regolazione dei rischi ex ante, che cercano di ricomprendere<br />

la società civile, non come mera partecipazione referendaria, ma<br />

come idea di ripensare il diritto in termini davvero di terzietà e<br />

non di intermediazione, nel creare nuove strutture. Il lavoro <strong>della</strong><br />

Commissione europea sull’idea di Governance, dove, per esempio<br />

si parla dell’estensione dell’expertise scientifico alle frazioni<br />

minoritarie <strong>della</strong> comunità scientifica, del raggiungere i cittadini<br />

anche individualmente, realizzando una rinnovata soggettività<br />

e capacità di essere partecipi del diritto. Non credo che questo<br />

potrebbe essere in contrasto con l’idea di efficienza economica,<br />

non lo è necessariamente. Forse il rallentamento può non essere<br />

accusato di inefficienza, se è il modo di pensare il diritto come<br />

possibilità di partecipazione e non esclusivamente come un modo<br />

per rallentare una procedura.<br />

Daniele Cananzi<br />

Preliminarmente voglio scusarmi per ciò che andrò a dire e,<br />

per rendere effettive queste mie scuse, sarò molto breve. Quello<br />

che voglio esporre è un quesito che nasce dall’ascolto delle relazioni<br />

di ieri e di oggi, che indirizzo per ragioni meramente disciplinari<br />

al prof. Menghi, ma che certo matura dall’ascolto attento<br />

<strong>della</strong> relazione <strong>della</strong> prof.ssa Ferrarese. Ritengo che, se il diritto<br />

ha una forza coercitiva, questo non debba significare necessariamente<br />

che il diritto sia la forza. Da questo punto di vista, infatti,<br />

trattare la <strong>globalizzazione</strong> in modo critico mi sembra significhi<br />

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