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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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DIBaTTITo<br />

gli americani, cioè imporre a soggetti, persone o più spesso imprese<br />

continentali di sottoscrivere contratti dettagliati come sono<br />

i contratti <strong>della</strong> tradizione anglosassone. L’eccesso di dettaglio è<br />

soltanto la premessa per l’esplosione di un contenzioso che, infatti,<br />

puntualmente si verifica e dà abbondantemente pasto a noi<br />

avvocati. Questo vuol dire, nella prospettiva di cui si diceva, non<br />

tener conto del dialetto giuridico, cioè non tener conto del fatto<br />

che un disciplinare contrattuale, che nel sistema di Common law<br />

deve essere dettagliato, deve essere, invece, estremamente sintetico<br />

in un sistema di diritto scritto.<br />

L’ultimo punto nel quale ho tentato di compendiare il libro<br />

di Maria Rosaria Ferrarese è questo: il diritto è più al servizio<br />

di un negoziato permanente tra gli attori dell’economia, magari<br />

per ridurne, predisponendo delle regole residuali, i costi di negoziato<br />

– transaction costs, come si dice bene in inglese, ma male<br />

in italiano –, che non una istituzione che serve ad aggiudicare<br />

autoritativamente beni a questo o a quell’attore. Il diritto è in<br />

funzione di una riduzione dei costi o di un incremento delle economie<br />

di negoziatori permanenti e non già la voce del sovrano<br />

che aggiudica beni. Questo processo, secondo la mia lettura <strong>della</strong><br />

Ferrarese, esibisce una crisi <strong>della</strong> concezione continentale del<br />

diritto e cioè delle regole autoritarie, scritte, l’applicazione delle<br />

quali è legittimata dal rispetto <strong>della</strong> retorica e comporta una<br />

mondializzazione <strong>della</strong> concezione anglosassone, regole ricavate<br />

dalla generalizzazione di regole di giudizio orali, l’applicazione<br />

delle quali è legittimata non già dal rispetto <strong>della</strong> retorica, ma dal<br />

rispetto <strong>della</strong> razionalità economica. Direi che la grossa contrapposizione<br />

è proprio questa: il giurista continentale va alla ricerca<br />

di una legittimazione retorica <strong>della</strong> decisione, mentre il giurista<br />

anglosassone, oggi più di ieri, va alla ricerca di una legittimazione<br />

in termini di razionalità economica.<br />

Essendo questo il modo in cui ho concepito il libro che ho<br />

letto, direi che l’atteggiamento dell’autrice è sostanzialmente di<br />

ottimismo, atteggiamento che ho visto confermato anche oggi e<br />

che, se mi passa una congettura, che mi guardo bene dal tentare<br />

di provare, scaturisce anche da una forte simpatia per la cultura

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