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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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MaRIa RoSaRIa fERRaRESE<br />

da “meno formale” <strong>della</strong> contrattazione. Quest’ultima si è diffusa<br />

sempre più anche nel diritto internazionale, insieme a una<br />

progressiva spinta alla giudiziarizzazione del diritto, laddove le<br />

aspettative di giustizia sono molto più presenti nel nostro mondo<br />

di quanto fossero una volta, fino al punto che sono oggi queste<br />

aspettative a produrre il diritto, mentre si può dire che nel passato<br />

forse era più il diritto a produrre la giustizia.<br />

La prassi <strong>della</strong> negoziazione incide anche sulla temporalità del<br />

diritto, il quale è sempre più esposto alla logica dei short terms,<br />

propria di un’economia globale finanziaria. La cosiddetta finanziarizzazione<br />

dell’economia è un aspetto cruciale per comprendere<br />

le trasformazioni del vecchio capitalismo a base industriale,<br />

fondato sulla proprietà come suo istituto centrale. Tutto ciò è<br />

profondamente rimo<strong>della</strong>to dal capitalismo finanziario, che persegue<br />

obiettivi di rapidità decisionale, secondo la logica del breve<br />

periodo che differenzia il modello americano da quello europeo<br />

(detto anche renano), una logica che vive <strong>della</strong> contaminazione<br />

– già sottolineata da Menghi nella sua relazione – tra diritto e<br />

rischio e la istituzionalizza. Si pensi ad alcune forme di contratto<br />

come i future – caso paradigmatico di preminenza dell’economia<br />

finanziaria – attraverso i quali non si pone un argine contro l’incertezza<br />

del futuro, ma anzi si accetta che sia proprio l’incertezza<br />

del futuro a determinare l’esito <strong>della</strong> prestazione finanziaria.<br />

Questa forma di contrattualizzazione permanente si traduce in<br />

una scommessa continua che fa cortocircuitare ogni ipotesi di<br />

progettazione del presente. Così, accanto al tradizionale soggetto<br />

razionale, l’Homo oeconomicus, si profila l’Homo ludens, l’uomo<br />

che scommette e rischia, e quanto sia pervasiva e seducente<br />

questa induzione al rischio – che già Keynes denuncia nel suo<br />

Paese – trova conferma nel fatto che persino persone di bassa<br />

condizione economica partecipano a questa euforia collettiva “da<br />

scommessa”. Questa storia di seduzione dal rischio evoca quel<br />

bellissimo racconto di Borges in cui egli descrive la lotteria di Babilonia<br />

come una lotteria che si perfeziona sempre di più alimentando<br />

il desiderio di rischio dei soggetti, che si trovano a dover<br />

fare i conti con prospettive sempre più terribili di perdite.

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