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Diritto, politica e realtà sociale nell'epoca della globalizzazione

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DIBaTTITo<br />

un “atteggiamento – che è anche quello attuale – di degiuridicizzazione”.<br />

Su queste affermazioni di Menghi occorre – io credo – intendersi.<br />

Probabilmente, a meno che non mi inganni, esse contengono<br />

un aspetto condivisibile, nella loro prima parte, ed un aspetto<br />

meno condivisibile, nella loro seconda parte. Vediamo.<br />

Quando si dice che il secondo dopoguerra ha posto la <strong>politica</strong><br />

a fondamento del diritto si dice cosa esatta se si pensa alla costituzionalizzazione<br />

del diritto e alla figura dello Stato costituzionale.<br />

È ben noto, anzitutto, che la storia degli stretti e alterni rapporti<br />

tra diritto e <strong>politica</strong> registra tra Ottocento e Novecento una progressiva<br />

presa di possesso da parte del potere politico del diritto<br />

e delle sue fonti. Nell’epoca <strong>della</strong> codificazione, così rilevante nell’improntare<br />

di sé il modello del diritto nell’Europa continentale, il<br />

diritto è totalmente politico o, almeno, questo rappresenta il suo<br />

modello ideale. La statualità del diritto, l’esclusività delle fonti del<br />

diritto, la territorialità del diritto, ossia il possesso di una sfera di<br />

dominio delimitata nello spazio ed esclusiva, sono tutti aspetti che<br />

rinviano ad una forte e stretta dipendenza del diritto dalla volontà<br />

<strong>politica</strong>. L’imperativismo giuridico costituisce lo specchio fedele di<br />

questo modo di configurare i rapporti tra diritto e <strong>politica</strong>. Nella<br />

concezione kelseniana, com’è noto, il territorio altro non è che un<br />

elemento del contenuto normativo dello Stato e il pensiero normativistico<br />

considera lo spazio, i luoghi e le cose come meri ambiti,<br />

orizzonti applicativi di norme: è la volontà <strong>politica</strong> tradotta in norme<br />

che provvede a stabilire e determinare tali orizzonti applicativi.<br />

È vero: Kelsen aspira a liberare il diritto ed il sistema giuridico da<br />

questa dipendenza dalla volontà <strong>politica</strong>, ma la sua pur lucida teoria<br />

non riesce su questo punto ad avere successo. La volontà <strong>politica</strong><br />

è bensì esercizio di potere normativo se è conforme ad una norma<br />

superiore, ma resta piuttosto incerto, per dirla con le parole di Norberto<br />

Bobbio, se al vertice del sistema kelseniano si trovi una norma<br />

giuridica fondamentale o un atto fondamentale e strutturante di decisione<br />

<strong>politica</strong>, nel senso ben noto di Carl Schmitt.<br />

Notoriamente il processo di costituzionalizzazione del diritto<br />

ha mutato però profondamente i termini del problema. A segui-

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